LA COMUNICAZIONE NON VERBALE

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1 LA COMUNICAZIONE NON VERBALE 1

2 La comunicazione interpersonale comunicazione in tempo reale regolata da feedback fra soggetti tendenzialmente compresenti 1) Verbale (o SIMBOLICA-CONVENZIONALE): i soggetti, animati da intenzionalità comunicativa, traducono i messaggi in un codice la lingua, condiviso per evitare problemi di asimmetria; 2) Non verbale (o ANALOGICA): prescinde dalle parole; presenta delle analogie con il contenuto (intensità grido->intensità di dolore); 2

3 Natura della comunicazione non verbale modalità non verbali di dare forma al discorso (tratti paralinguistici) elementi non verbali che non riguardano direttamente l emissione vocale (cinesica, aptica, prossemica, cronemica) veicola contenuti inconsci (secondo E.T. Hall è il luogo dell INCONSCIO CULTURALE) veicola contenuti consci (sull immagine di sé, sulle relazioni, sulle situazioni ) Prospettive sulla comunicazione non verbale Prospettiva culturalista: la CNV è espressa in maniera differente da ciascuna cultura e ne rende possibile il funzionamento; Prospettiva innatista: la CNV ha carattere universale e viene mantenuta e utilizzata in funzione di adattamento e risposta all ambiente; 3

4 Relazione fra livello verbale e non verbale CONVERGENZA: i due livelli si sostengono a vicenda (es. uso dei gesti per sottolineare il procedere del discorso); DIVERGENZA: i due livelli si contraddicono in modo inconsapevole o incontrollabile (es. rossore a seguito di menzogna); REGOLAZIONE: la comunicazione non verbale disciplina quella verbale (es. distribuzione turni di parola con gesti); SOSTITUZIONE: la comunicazione non verbale si fa carico di veicolare dei contenuti (es. sordomuti); METACOMUNICAZIONE: una delle due forme di comunicazione viene consapevolmente utilizzata per consentire l interpretazione dell altra (es. strizzare l occhio); 4

5 Importanza della comunicazione non verbale La maggior parte degli aspetti della propria cultura vengono appresi in modo non-verbale, per imitazione; In alcune occasioni, la CNV ha importanza superiore alla CV (es. cerimonie, momenti di intimità); La CNV è inevitabile e spesso non intenzionale; La CNV generalmente precede la CV; La CNV è ritenuta particolarmente affidabile (in virtù delle sue componenti inconsapevoli); La CNV può generare profonde incomprensioni (segni non verbali diversi hanno valore diverso in culture diverse); La CNV è centrale nelle dinamiche di comunicazione interculturale: conoscere le regole di CNV proprie di ogni cultura consente di mantenere la comunicazione fluida anche in situazioni di difficoltà linguistica; 5

6 Universalità delle espressioni Esistono costanti (universali transculturali) nella GAMMA delle espressioni; AMPIEZZA e PERTINENZA delle espressioni sono invece terreno di significative variazioni fra culture; Ciascuna cultura definisce gli STANDARD della propria CNV stabilendo, nei riguardi di pensieri, stati d animo e sentimenti: quali gesti ne siano espressione quando è appropriato vengano comunicati 6

7 I CANALI DELLA COMUNICAZIONE VERBALE: la CINESICA Studio del linguaggio del corpo e dei suoi vocaboli (cinèmi) come fatti culturali; si articola in studio della mimica facciale: studio della gestualità studio della postura 7

8 STUDIO DELLA MIMICA FACCIALE Trova origine nella fisiognomica deterministica lombrosiana; Gli atti comunicativi trasmessi attraverso la mimica facciale si inseriscono in due registri la FISIONOMIA (legata all eredità biologica e sedimento del vissuto) le ESPRESSIONI (declinazione dello stato d animo), che si manifestano CONTEMPORANEAMENTE; 8

9 Area Frontale scarsa mobilità (contrazione/rilassamento); massima nobiltà nella cultura occidentale; Area Mediana grande espressività; Occhi forte connettore umano (reciprocità dello sguardo); strumento di oggettivazione, quindi origine di inquietudine; indicatore di intensità relazionale; strumento di proposta e sottrazione relazionale canale di feedback nella comunicazione quotidiana; Area Inferiore notevole espressività; minore nobiltà culturale; Sorriso promotore di affinità relazionale; regolatore di rapporti sociali; 9

10 STUDIO DELLA GESTUALITA Gesti: azioni motorie coordinate e circoscritte, volte a generare un significato ed indirizzate ad un interlocutore al fine di raggiungere uno scopo (Anolli) Legati a fattori individuali, situazionali e culturali; Secondo Ekman e Friesen, si distinguono in emblemi (gesti con significato verbale traducibile), regolatori (gesti con funzione fatica), ostentatori di affetti (gesti legati alla mimica facciale che indicano stati d animo) e adattatori (disciplinano la postura, la relazione fra corpi e fra corpi e oggetti); Possono codificarsi e strutturarsi in linguaggi (es. linguaggio dei sordomuti), forme idiolettali (personali) e gerghi (professionali o subculturali); L iper-ritualizzazione che caratterizza, in ciascuna cultura, alcuni gesti, produce secondo Goffmann, un repertorio di strumenti utili ai membri del gruppo per comprendere, interpretare e allinearsi rapidamente al contesto e salvare così la faccia (es. saluto militare); 10

11 STUDIO DELLA POSTURA Postura: modalità di disposizione e controllo del corpo nello spazio Sulla postura esercitano influenza fattori legati al soggetto (salute, patrimonio genetico, uso del corpo, atteggiamenti psichici, stato d animo) e alla cultura (i criteri di appropriatezza posturale relativi a situazione, gender, età e tipo di relazione) TRATTI PARALINGUISTICI Componenti non verbali del parlato: riflessi (reazioni fisiche incontrollate la tosse, il russare ), caratterizzatori vocali (riflettono sentimenti: riso, pianto, singhiozzo ), vocalizzazioni ( pause piene ) caratteristiche extralinguistiche (caratteristiche anatomiche proprie dell individuo) caratteristiche paralinguistiche (tratti acustici transitori: accento, tono, inflessione ) 11

12 IL POTERE COMUNICATIVO DELLO SPAZIO: LA PROSSEMICA Prossemica: uso sociale e comunicativo di spazio e distanza interpersonale La relazione con lo spazio può essere sia PASSIVA (percezione) che ATTIVA (organizzazione); lo spazio è insieme condizione e prodotto dell azione; Gli stimoli sensoriali passano attraverso filtri di condizionamento specifici di ogni cultura; oltre a ciò, ciascun senso viene utilizzato diversamente da ogni cultura. La percezione è un processo interpretativo (e non di pura registrazione) basato sulle ASPETTATIVE costruite dall appartenenza culturale. 12

13 I TERRITORI DEL SÉ [GOFFMAN] Spazio personale: lo spazio (la cui estensione è influenzata dal contesto) circostante l individuo, il travalicare non autorizzato dei cui confini è vissuto dall individuo come un usurpazione;. Posto: spazio, dai confini visibili e difendibili, oggetto di rivendicazione temporanea; Spazio d uso: spazio prossimo all individuo reclamato per un evidente necessità strumentale; Turno: l ordine in cui, in una situazione, un rivendicante riceve, rispetto ad altri, un bene di qualche tipo [Goffman] Rivestimento: pelle o vestiti Territorio di possesso: l area che l individuo ha in uso esclusivo o controlla Riserva di informazioni: l insieme difendibile dei fatti che riguardano un individuo Riserva di conversazione: i processi attraverso i quali l individuo o il gruppo proteggono sé stessi dall interazione con l altro. 13

14 I TERRITORI DOMESTICI Territori legati al senso di identità di gruppi di persone che li frequentano abitualmente; territorialità geografica: territori delimitati dai confini nazionali, ove il senso di appartenenza è rinforzato dalle retoriche legate all apparato simbolico-nazione e indebolito dalla permeabilità dei confini; territorialità pubblica: aree accessibili ma regolate da un sistema di sanzioni; territorialità sociale: i territori relativi a segmenti o strati specifici della società; territorialità domestica: lo spazio (determinato da una soglia e quindi da processi di inclusione/esclusione) percepito dal soggetto come controllabile (riduzione dell imprevisto) ed emotivamente coinvolgente; 14

15 LA DISTANZA SOCIALE l etologia ha codificato quattro tipi di distanza in natura: di fuga, critica, personale e sociale; il territorio personale si organizza secondo quattro tipi di distanza: intima (50cm) personale (50cm -1m) sociale (1 3 / 4 m) pubblica (4m+) la distanza appropriata viene definita in funzione dell attività: attività specifiche richiedono distanze specifiche (es. il medico) della relazione: in proporzione diretta alla formalità e asimmetria della situazione della cultura: variabili culturali definiscono i criteri di lontananza e vicinanza i media ridefiniscono i modelli della distanza sociale, estendendo nello spazio e nel tempo ambienti e possibilità relazionali; 15

16 L AZIONE CREATRICE DI TERRITORI: RISPAZIALIZZAZIONE E FLUSSI Lo spazio è prodotto e modellato da movimento e reti di relazione dell individuo, che può attivare tattiche di ridefinizione dei significati e dei paradigmi di azione legati agli spazi; Percorsi e traiettorie degli attori sociali definiscono, ridefiniscono, indeboliscono o scardinano ordine e senso dello spazio; Essendo necessariamente intersecanti, i percorsi e i flussi danno origine, tramite conflitti e negoziazioni, a nuovi regimi d ordine più o meno transitori; Lo stato di incertezza legato alla continua ridefinizione spaziale produce nella contemporaneità rivendicazioni localistiche e retoriche di rifiuto della contaminazione cui sono strumentali quelle stesse logiche di delimitazione territoriale (legate a processi di inclusione/esclusione) da sempre utilizzate per definire e rimarcare l alterità (il ghetto, ri-declinato nel modello della emergency temporary location); 16

17 LA CRONEMICA Cronemica: disciplina di analisi dell'organizzazione del tempo secondo due possibili direttrici di studio: studio della rilevanza delle tre dimensioni temporali: culture legate al passato: legate a retoriche di ritorno a una golden age idealizzata; culture legate al presente: legate al management di scadenze a breve termine, onde minimizzare il senso di impotenza verso il futuro; culture legate al futuro: legate a pianificazione e innovazione, velocità e progresso; studio dell'orientamento relativo al tempo: orientamento monocronico: tempo vettoriale, orientato all'azione; maschile; segmentato in unità discrete, standardizzate e omogenee, possedibili e gestibili, da riempire con una sola attività per volta (sanzione verso l'interruzione); organizzato tramite la pianificazione; orientamento policronico: tempo circolare, orientato alla relazione, femminile; non controllabile, flessibile; contenuto più che contenitore; sono possibili più attività e ruoli nello stesso momento; organizzato in relazione con il contesto; 17

18 LE DIMENSIONI DELLA VARIABILITA CULTURALE L analisi crossculturale si basa su alcune variabili, utilizzate a fini comparativi - se non altro con valore di orientamento generale: immediatezza ed espressività: culture ad alto e basso contatto presentano disponibilità differenti a comunicare, specialmente per via non verbale, calore e vicinanza; individualismo e collettivismo: le culture individualiste prediligono indipendenza, individuazione, distanze sociali (e prossemiche) più alte, monocronia, orientamento verso il futuro; le culture collettiviste prediligono l integrazione con il gruppo, la vicinanza, la conformità a modelli condivisi, la collaborazione, la policronia; 18

19 LE DIMENSIONI DELLA VARIABILITA CULTURALE (2) gender: differenti culture presentano gradi diversi di rigidità relativa alla compartimentazione degli ambiti sociali in relazione al gender e alla rigidità della codificazione degli attributi relativi; distribuzione del potere e distanza sociale: culture ad alta e bassa distanza di potere ne enfatizzano in modo diverso la centralità sociale e le dinamiche coercitive; tolleranza dell incertezza: culture diverse presentano livelli di tolleranza verso il rischio diversi (basso per quelle collettiviste, alto per quelle individualiste); alto e basso contesto: culture a basso contesto esplicitano la maggior parte dei propri contenuti e significati attraverso le forme della comunicazione verbale, producendosi in messaggi brevi, logici e chiari; il tempo della relazione è transitorio e strumentale; culture ad alto contesto presentano una maggiore tendenza all implicitizzazione, che si riflette in messaggi densi, ambigui, più legati all emotività e alla comunicazione Prof. Sergio non Severino verbale; il tempo della relazione è dilatato e duraturo; 19

20 L AGIRE COMUNICATIVO Il contesto riveste un ruolo centrale nei processi di interpretazione della comunicazione interculturale; è possibile distinguere fra contesto culturale: analizzabile dall interno (approccio emico) o dall esterno (approccio etico); contesto sociale/relazionale: cornici comunicative (più o meno codificate), che consentono all osservatore esterno di interpretare le modalità di interazione e all attore di disporsi correttamente all interno della situazione comunicativa; contesto situazionale: condizioni contingenti dell ambiente (più o meno intenzionalmente organizzate) che influenzano le modalità di comunicazione; 20

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