Classe di Chern di un fibrato lineare
|
|
- Angelo Pozzi
- 7 anni fa
- Visualizzazioni
Transcript
1 Classe di Chern di un fibrato lineare Silvia Ghinassi 30 aprile 2013 (Per gli argomenti trattati si veda Griffiths-Harris, Ch.1, Sect.1.) Prima di iniziare a parlare di fibrati lineari abbiamo bisogno di un importantissima osservazione. Lemma 0.1. Data M varietà complessa, e una famiglia di applicazioni {g α : U α U GL(k, C)} subordinate a un ricoprimento aperto U = {U α } α A di M tali che per ogni p U α U, { g α (p) = g α (p) 1 ; (1) g α (p)g γ (p) = g αγ (p). è univocamente definito un fibrato complesso di rango k π : E M per il quale U è un ricoprimento banalizzante e le cui funzioni di transizione coincidono con le g α. Dimostrazione. Definiamo Ẽ = α AU α C k. Introduciamo ora una relazione di equivalenza su tale insieme; diciamo che (p, v) (p, v ) se e solo se p = p e v = g α (p)v. Dalle condizioni (1) (dette condizioni di cociclo) è ovvio che tale relazione è di equivalenza. Definiamo dunque E = Ẽ/. È naturalmente definita un applicazione suriettiva π : E M [(p, v)] p e inoltre possiamo definire E p = π 1 (p) = {[(p, v)] v C k } = {p} C k = C k (l isomorfismo è dato dal fatto che le g α (p) sono matrici invertibili). Infine, definiamo ϕ α : π 1 (U α ) U α C k come ϕ α ([(p, v)]) = (p, v). Anche in questo caso è di immediata verifica la relazione g α (p) = (ϕ α ϕ 1 ) E p cioè che la mappa ϕ α ϕ 1 : (U α U ) C k (U α U ) C k è data da (p, v) (p, g α (p)v) e il fatto che tali applicazioni siano banalizzazioni locali per il fibrato (E, π, M). L unicità segue dal fatto che non abbiamo fatto alcuna scelta. Osservazione 0.1. Tale risultato è ovviamente vero anche in un contesto molto più generale, per fibrati vettoriali qualsiasi. 1 Fibrati lineari D ora in poi tutti i fibrati sono assunti essere olomorfi di rango 1 (detti fibrati lineari o in rette), π : L M su una varietà complessa M. Ricordiamo che, per definizione, abbiamo un 1
2 ricoprimento aperto di M, U = {U α } α A banalizzante per il fibrato L, con banalizzazioni locali ϕ α : π 1 (U α ) U α C. Le funzioni di transizione g α : U α U C sono definite, per ogni p M, g α (p) = (ϕ α ϕ 1 ) L p. Per definizione le funzioni di transizione sono olomorfe, non nulle e soddisfano (1). Dato un tale fibrato, per ogni collezione di funzioni olomorfe mai nulle {f α O (U α )} α A possiamo definire banalizzazioni locali per (L, π, M), ponendo ψ α = f α ϕ α. Le relative funzioni di transizione h α sono legate alle precedenti dalla relazione h α = f α f g α. (2) Viceversa, se supponiamo che {ψ α } α A siano altre banalizzazioni locali per (L, π, M) subordinate a U, allora sono ottenute in questo modo; infatti, definiamo f α dalla relazione Allora f α : U α C olomorfe e vale h α = ψ α ψ 1 Abbiamo quindi dimostrato ψ α ϕ 1 α : U α C U α C = ψ α ϕ 1 α (p, v) (p, f α (p)v). ϕ α ϕ 1 ϕ ψ 1 = f α g α f 1 Proposizione 1.1. Due famiglie {g α } e {h α } definiscono lo stesso fibrato se e solo se esistono f α O (U α ) tali che valga (2). Grazie al Lemma 0.1 e alla Proposizione 1.1 possiamo dare un interpretazione di teoria dei fasci ai fibrati lineari. Molto probabilmente molti di voi non conoscono la definizione di fascio, ma per quello che concerne questo seminario possiamo dare una descrizione di quello che interessa senza usare questa nozione. Limitiamoci a fornire la nozione di germe di una funzione. Per quello che ci interessa, consideriamo funzioni olomorfe mai nulle su un aperto di una varietà M (f è olomorfa se lo è ogni sua composizione con le carte di M). Date dunque f : U M C e g : V M C con U e V aperti, diciamo che f x g se esiste un aperto x W U V tale che f W = g W. Essendo ovviamente x una relazione di equivalenza, definiamo la classe di equivalenza di f, [f] x = {g : V M C g x f} e definiamo l insieme dei germi di funzioni nel punto x come l insieme di tali classi di equivalenza. Definiamo ora la coomologia di Čech a valori in un fascio, nel nostro caso il fascio delle funzioni olomorfe mai nulle. Questo fascio sulla varietà M, altro non è che l insieme dei germi di tali funzioni, e per ogni U M, l insieme O (U) ha una struttura di gruppo data dalla moltiplicazione punto per punto e una restrizione naturale per ogni V U (data dalla restrizione di funzioni). Per definire una coomologia, abbiamo bisogno di definire un complesso. Definiamo le 0-cocatene, C 0 (U, O ) = Π α A O (U α ), le 1- cocatene, C 1 (U, O ) = Π α< O (U α U ) e allo stesso modo possiamo definire le q-cocatene. Definiamo ora un differenziale δ : C 0 (U, O ) C 1 (U, O ) come δ({f α }) = {f f α }, analogamente δ : C 1 (U, O ) C 2 (U, O ) come δ({g α }) = {g γ g αγ + g α } e allo stesso modo le successive; gli elementi a destra delle uguaglianze sono intesi ristretti ad un opportuna intersezione. È proprio questa necessità di usare delle restrizioni che ci porta a considerare i germi di funzioni, che sono 2
3 ciò che si generalizzerà a un fascio. Si dimostra che (C q (U, O ), δ) è un complesso di coomologia, infatti δ 2 = 0, ad esempio δ 2 ({f α }) = δ({f f α }) = {(f γ f ) (f γ f α ) + (f f α )} = 0. Definiamo quindi i cocicli (ciò che è chiuso ), i cobordi (ciò che è esatto ) e dunque consideriamo H q (M, O ) come il quoziente cocicli su cobordi (osserviamo che a priori c è una forte dipendenza dal ricoprimento U; si dimostra però che sotto opportune ipotesi, tale coomologia è indipendente dal ricoprimento). Per approfondire questi argomenti (fasci e coomologia di Čech), rimandiamo a [?], [?]. Torniamo quindi al nostro fibrato lineare. Per quanto detto sopra, abbiamo quindi che le funzioni di transizione {g α O (U α U )} per un fibrato lineare rappresentano una 1-cocatena di Čech su M a coefficienti nel fascio O, C 1 (M, O ); le relazioni di cociclo (1), se scritte in notazione additiva, cioè { g α = g α g α + g γ g αγ = 0, dicono che δ({g α }) = 0, cioè, per l appunto, che le {g α } rappresentano un cociclo di Čech. Infine, per la Proposizione 1.1, due cocicli {g α } e {h α } definiscono lo stesso fibrato lineare se e solo se la loro differenza {g α h 1 α } è un cobordo di Čech; ancora, in notazione additiva {g α h α } = {f f α } = δ({f α }). Allora l insieme dei fibrati lineari su una varietà M altro non è che H 1 (M, O ). Osserviamo che, parlando qui di gruppi abeliani, stiamo usando una terminologia additiva nonostante la notazione sia in modo naturale moltiplicativa. Possiamo dare ai fibrati lineari una struttura di gruppo, con operazione di gruppo il prodotto tensoriale e inverso il duale, infatti L L = Hom(L, L) = M C, il fibrato banale, perché abbiamo una sezione mai nulla del fibrato (data dall identità). Poiché se {g α } sono le funzioni di transizione di L e {g α } quelle di L, abbiamo che le funzioni di transizione di L L e L sono, rispettivamente, {g α g α } e {g 1 α }, la struttura di gruppo sui fibrati coincide con quella del gruppo di coomologia. Allora definiamo il gruppo di Picard di M, Pic(M) = H 1 (M, O ). 2 Classe di Chern di un fibrato lineare Sia M una varietà complessa compatta di dimensione n. La successione esatta di fasci 0 Z O exp O 0, la prima mappa data dall inclusione, dà una mappa di cobordo in coomologia H 1 (M, O ) δ H 2 (M, Z). Se L Pic = H 1 (M, O ), definiamo la prima classe di Chern c 1 (L) = δ(l) H 2 (M, Z). Poiché H 2 (M, Z) = HdR 2 (M), come vedremo meglio in seguito, con un abuso di notazione scriveremo 3
4 c 1 (L) HdR 2 (M) intendendo l immagine tramite l isomorfismo. Ovviamente anche in questo caso potremmo definire la classe totale di Chern, come c(l) = c 0 (L) + c 1 (L), ma essendo c 0 = 1 per ogni fibrato, nel caso di un fibrato in rette parlare di classe totale o prima classe di Chern è assolutamente identico; ci riferiamo quindi a c 1 (L) semplicemente come classe di Chern di L. Dalla definizione, seguono immediatamente le relazioni c 1 (L L ) = c 1 (L) + c 1 (L ), c 1 (L ) = c 1 (L). Inoltre, se f : M N è un applicazione olomorfa tra varietà complesse allora il diagramma H 1 (M, O ) f δ H 2 (M, Z) f H 1 (N, O ) δ H 2 (N, Z) commuta, e quindi se L N è un fibrato lineare, c 1 (f L) = f c 1 (L). Esempio 2.1. Per cercare di capire di cosa stiamo parlando, facciamo un esempio di fibrato lineare. Consideriamo M = P n C e su di essa il fibrato tautologico, L = {([Z], v) P n C C n+1 v CZ}, che è un fibrato lineare (la fibra su [Z] è la retta generata da Z). Qui e di seguito, per comodità di notazione scriviamo [Z] = [Z 0,..., Z n ], coordinate omogenee e v = (v 0,..., v n ). Consideriamo il classico ricoprimento di P n C, U = {U α } n α=0, con U α = {[Z] P n C Z α 0}. Le banalizzazioni del fibrato tautologico sono date da ϕ α : L Uα U α C ([Z], v) ([Z], v α ) con inversa ϕ 1 α ([Z], w α ) = ([Z], wα Z α (Z 0,..., Z n )). Abbiamo quindi che le funzioni di transizione sono ϕ α ϕ 1 ([Z], v ) = ϕ α ([Z], v (Z 0,..., Z n )) = ([Z], v Z α ) Z Z cioè Se consideriamo ora la successione esatta g α = Z α Z. H 1 (P n C; O) H 1 (P n C; O ) δ H 2 (P n C; Z) essendo però H 1 (P n C; O) = 0 e H 2 (P n C; Z) = Z (il primo diamolo per buono, per il secondo possiamo invece ricordare l isomorfismo con la coomologia di de Rham e il fatto che P n ha una 2-cella, che è un P 1 ), otteniamo che la mappa di cobordo è δ : Pic(M) H 2 (P n C; Z) = Z, cioè un fibrato lineare sul proiettivo è univocamente determinato, a meno di isomorfismo, dalla sua classe di Chern. In letteratura, il fibrato tautologico sul proiettivo si indica con O P n( 1), e il motivo è che la sua classe di Chern corrisponde proprio a -1. Vedremo meglio questa corrispondenza nel prossimo seminario. 4
5 Facciamo ora un interessante osservazione. Se leviamo da quanto detto fino ad ora l aggettivo olomorfo e consideriamo quindi i fasci delle funzioni C A, e quelle delle funzioni lisce mai nulle A tutto continua a funzionare allo stesso modo; le funzioni di transizione rappresentano un cociclo di Čech, {g α } C 1 (M, A ) e a meno di isomorfismo un fibrato è determinato in modo unico dalla classe di coomologia [{g α }] H 1 (M, A ). Anche in questo caso abbiamo la successione esatta corta di fasci 0 Z A exp A 0, che dà luogo a successione esatta lunga in coomologia con una mappa di cobordo δ e possiamo dunque definire, per un fibrato lineare C, la sua classe di Chern come c 1 (L) = δ (L) H 2 (M, Z). Poiché O A e O A e le inclusioni sono funtoriali (cioè si comportando bene passando in coomologia), otteniamo il diagramma commutativo H 1 (M, A) H 1 (M, A ) δ H 2 (M, Z) H 1 (M, O) H 1 (M, O ) δ H 2 (M, Z) in cui entrambe le righe sono esatte (gli oggetti che appaiono in questo diagramma sono coomologie a valori in un fascio; ora, non non abbiamo detto cosa significhino esattamente, ma per quello che ci interessa possiamo sorvolare anche su questo). Allora la definzione appena data di classe di Chern coincide con quella precedente nel caso L sia un fibrato olomorfo. Ma il fascio A è fine (non ci curiamo di cosa significhi in questo contesto), e quindi H 1 (M, A) = 0 e quindi δ è una mappa iniettiva. Riassumendo quanto abbiamo detto, otteniamo Proposizione 2.1. Un fibrato lineare complesso è determinato, a meno di isomorfismi C dalla sua classe di Chern. 3 Relazione tra le due definizioni di classe di Chern Riprendiamo ora gli argomenti che abbiamo trattato a lezione. Abbiamo visto che se π : E M è un fibrato di rango k e una connessione su E, allora abbiamo un operatore di curvatura K = K che localmente, relativamente ad una banalizzazione del fibrato ϕ α si rappresenta come una matrice di 2-forme Ω α (l α che usiamo qui sta ad indicare che ci troviamo nell aperto U α, quindi il nostro Ω α corrisponde alla matrice Ω, non alle sue componenti che abbiamo denotato in aula come Ω α). Se ϕ è un altra banalizzazione, abbiamo dunque in notazione matriciale Ω = g α Ω α g 1 α, infatti, se prendiamo come riferimento S α (p) = ϕ 1 α (p, 1), il cambio di riferimento è dato proprio dalle funzioni di transizione. In particolare, nel nostro caso, k = 1, quindi GL(1, C) = C è commutativo e quindi Ω = Ω α = Ω è una 2-forma ovunque definita detta forma di curvatura di E. Inoltre, tale forma è chiusa, perché come abbiamo visto a lezione, se ω α è la 1-forma (ricordiamo che siamo nel caso lineare) associata a in U α, abbiamo Ω = dω α ω α ω α = dω α. 5
6 Infine, la definizione di classe di Chern data in classe per un fibrato lineare, in cui abbiamo osservato la forma di curvatura essere globalmente definita e chiusa, si riduce a c 1 (L) = [ Ω 2πi] H 2 dr (M). Come ci si può aspettare, le due definzioni di classe di Chern per un fibrato lineare coincidono. Per dimostrarlo, abbiamo però bisogno di utilizzare l espressione esplicita dell isomorfismo di de Rham tra la coomologia a valori nel fascio costante Z e la coomologia di de Rham. L isomorfismo richiede però ulteriori strumenti di coomologia a valori in un fascio che non è di nostro interesse sviluppare, quindi cercheremo, nella dimostrazione, di evitare alcune parti tecniche riguardandi la forma esplicita dell isomorfismo, usando al suo posto un idea più intuitiva. Teorema 3.1. Per ogni fibrato lineare π : L M con forma di curvatura Ω, [ c 1 (L) = 1 ] 2πi Ω HdR(M). 2 Dimostrazione. Come al solito, abbiamo U = {U α } α A un ricoprimento aperto di M, banalizzante per L con banalizzazioni {ϕ α } e funzioni di transizione associate {g α }. Possiamo assumere che gli U α siano semplicemente connessi e definiamo Per definizione di δ, se poniamo h α = 1 2πi log g α. z αγ = h α + h γ h αγ = 1 2πi (log g α + log g γ log g αγ ), {z αγ } è un 2-cociclo che rappresenta c 1 (L); i logaritmi sono complessi, quindi le relazioni di cociclo (1) non implicano che la somma faccia 0, ma che quello che otteniamo è un multiplo intero di 2πi e quindi che [z αγ ] H 2 (M, Z). Sia ora una connessione su L e, rispetto al riferimento S α (p) = ϕ 1 α (p, 1), abbiamo visto che localmente si rappresenta con la matrice di connessione, nel nostro caso una 1-forma ω α. In U α U, abbiamo visto che, cambiando riferimento S, vale e quindi ω α = g α ω g 1 α + dg αg 1 α = ω + dg α g 1 α ω ω α = dg α g 1 α = d(log g α), e ricordiamo che abbiamo visto che Ω = dω α. Poichè Ω è una 2-forma chiusa e c 1 (L) è un cociclo di Čech, abbiamo bisogno dell isomorfismo di de Rham per arrivare alla tesi. Nella dimostrazione del Teorema di de Rham si vede che tale isomorfismo è dato in due passi da due mappe di cobordo, grazie a due successioni esatte di fasci. I fasci in questione sono i fasci di k-forme differenziali e l osservazione fondamentale per recuperare la classica coomologia di de Rham è che la coomologia a valori nel fascio delle 2-forme chiuse, quozientata per l immagine della coomologia a valori nel fascio delle 1-forme altro non è che HdR 2 (M), come l intuito ci avrebbe potuto suggerire. Alla luce di ciò, le due mappe di cobordo δ 1 e δ 2 (la cui composizione non è nulla perché sono date da due differenti successione esatte) le possiamo pensare in maniera puramente formale, come 6
7 simili a quella che abbiamo visto in questa sezione, detto grossolanamente tolgo il differenziale e faccio la differenza ciclando gli indici. Abbiamo dunque date da δ 2 δ 1 : H 2 dr(m) = H 2 (M, Z) δ 2 (δ 1 (Ω)) = δ 2 (δ 1 ({dω α })) = δ 2 ({ω ω α }) = il che conclude la dimostrazione. = δ 2 ({ d(log g α )}) = { (log g α + log g γ log g αγ )} = = 2πi[z αγ ] = 2πic 1 (L), 7
LEZIONE 12. Y = f(x) = f( x j,1 f(e j ) = x j,1 A j = AX = µ A (X),
LEZIONE 1 1.1. Matrice di un applicazione lineare. Verifichiamo ora che ogni applicazione lineare f: R n R m è della forma µ A per un unica A R m,n. Definizione 1.1.1. Per ogni j 1,..., n indichiamo con
DettagliCorso di Superfici di Riemann e curve algebriche. Programma
Corso di Superfici di Riemann e curve algebriche Programma (1) Carta complessa, compatibilità di carte complesse, atlante complesso. Definizione di superficie di Riemann. Primi esempi di superfici di Riemann:
DettagliX Settimana = 0 R. = 0 R x, x R. + (x 0 R. ) x 0 R = = x 0 R
X Settimana 1 Elementi basilari della teoria degli anelli (I parte) Un anello (R, +, ) è un insieme non vuoto R dotato di due operazioni (binarie), denotate per semplicità con i simboli + e + : R R R,
DettagliCorso di Laurea in Fisica. Geometria. a.a Canale 3 Prof. P. Piazza Magiche notazioni
Corso di Laurea in Fisica. Geometria. a.a. 23-4. Canale 3 Prof. P. Piazza Magiche notazioni Siano V e W due spazi vettoriali e sia T : V W un applicazione lineare. Fissiamo una base B per V ed una base
DettagliSviluppi e derivate delle funzioni elementari
Sviluppi e derivate delle funzioni elementari In queste pagine dimostriamo gli sviluppi del prim ordine e le formule di derivazioni delle principali funzioni elementari. Utilizzeremo le uguaglianze lim
DettagliLEZIONE 4. { x + y + z = 1 x y + 2z = 3
LEZIONE 4 4.. Operazioni elementari di riga. Abbiamo visto, nella precedente lezione, quanto sia semplice risolvere sistemi di equazioni lineari aventi matrice incompleta fortemente ridotta per righe.
Dettagli1 Definizione di sistema lineare omogeneo.
Geometria Lingotto. LeLing1: Sistemi lineari omogenei. Ārgomenti svolti: Definizione di sistema lineare omogeneo. La matrice associata. Concetto di soluzione. Sistemi equivalenti. Operazioni elementari
DettagliLEZIONE 8. k e w = wx ı + w y j + w z. k di R 3 definiamo prodotto scalare di v e w il numero
LEZINE 8 8.1. Prodotto scalare. Dati i vettori geometrici v = v x ı + v y j + v z k e w = wx ı + j + k di R 3 definiamo prodotto scalare di v e w il numero v, w = ( v x v y v z ) w x = v x + v y + v z.
DettagliLEZIONE Equazioni matriciali. Negli Esempi e si sono studiati più sistemi diversi AX 1 = B 1, AX 2 = R m,n, B = (b i,h ) 1 i m
LEZIONE 4 41 Equazioni matriciali Negli Esempi 336 e 337 si sono studiati più sistemi diversi AX 1 = B 1, AX 2 = B 2,, AX p = B p aventi la stessa matrice incompleta A Tale tipo di problema si presenta
DettagliProdotto scalare e ortogonalità
Prodotto scalare e ortogonalità 12 Novembre 1 Il prodotto scalare 1.1 Definizione Possiamo estendere la definizione di prodotto scalare, già data per i vettori del piano, ai vettori dello spazio. Siano
DettagliALGEBRE DI BOOLE. (d) x, y X x y oppure y x.
ALGEBRE DI BOOLE Un insieme parzialmente ordinato è una coppia ordinata (X, ) dove X è un insieme non vuoto e " " è una relazione binaria definita su X tale che (a) x X x x (riflessività) (b) x, y, X se
DettagliNOTE DI ALGEBRA LINEARE v = a 1 v a n v n, w = b 1 v b n v n
NOTE DI ALGEBRA LINEARE 2- MM 9 NOVEMBRE 2 Combinazioni lineari e generatori Sia K un campo e V uno spazio vettoriale su K Siano v,, v n vettori in V Definizione Un vettore v V si dice combinazione lineare
Dettagli2. I numeri reali e le funzioni di variabile reale
. I numeri reali e le funzioni di variabile reale Introduzione Il metodo comunemente usato in Matematica consiste nel precisare senza ambiguità i presupposti, da non cambiare durante l elaborazione dei
DettagliINSIEMI E RELAZIONI. 1. Insiemi e operazioni su di essi
INSIEMI E RELAZIONI 1. Insiemi e operazioni su di essi Il concetto di insieme è primitivo ed è sinonimo di classe, totalità. Sia A un insieme di elementi qualunque. Per indicare che a è un elemento di
DettagliLEZIONE 12. v = α 1 v α n v n =
LEZIONE 12 12.1. Combinazioni lineari. Definizione 12.1.1. Sia V uno spazio vettoriale su k = R, C e v 1,..., v n V vettori fissati. Un vettore v V si dice combinazione lineare di v 1,..., v n se esistono
DettagliRiassumiamo le proprietà dei numeri reali da noi utilizzate nel corso di Geometria.
Capitolo 2 Campi 2.1 Introduzione Studiamo ora i campi. Essi sono una generalizzazione dell insieme R dei numeri reali con le operazioni di addizione e di moltiplicazione. Nel secondo paragrafo ricordiamo
DettagliForme bilineari simmetriche
Forme bilineari simmetriche Qui il campo dei coefficienti è sempre R Definizione 1 Sia V uno spazio vettoriale Una forma bilineare su V è una funzione b: V V R tale che v 1, v 2, v 3 V b(v 1 + v 2, v 3
Dettagli8. Completamento di uno spazio di misura.
8. Completamento di uno spazio di misura. 8.1. Spazi di misura. Spazi di misura completi. Definizione 8.1.1. (Spazio misurabile). Si chiama spazio misurabile ogni coppia ordinata (Ω, A), dove Ω è un insieme
DettagliRELAZIONI, FUNZIONI, INSIEMI NUMERICI. 1. Relazioni. Siano X e Y due insiemi non vuoti. Si definisce il prodotto cartesiano
RELAZIONI, FUNZIONI, INSIEMI NUMERICI C. FRANCHI 1. Relazioni Siano X e Y due insiemi non vuoti. Si definisce il prodotto cartesiano X Y := {(x, y) x X, y Y } dove con (x, y) si intende la coppia ordinata
DettagliLEZIONE 3. Typeset by AMS-TEX
LEZIONE 3 3 Risoluzione di sistemi Supponiamo che AX = B sia un sistema di equazioni lineari Ad esso associamo la sua matrice completa (A B Per la Proposizione 236 sappiamo di poter trasformare, con operazioni
Dettagli1 Funzioni reali di una variabile reale
1 Funzioni reali di una variabile reale Qualche definizione e qualche esempio che risulteranno utili più avanti Durante tutto questo corso studieremo funzioni reali di una variabile reale, cioè Si ha f
DettagliProdotto scalare e norma
Capitolo 7 Prodotto scalare e norma Riprendiamo ora lo studio dei vettori da un punto di vista più geometrico. È noto, per esempio dalla Fisica, che spesso è comodo visualizzare un vettore del piano o
DettagliQuadriche Maurizio Cornalba 7/6/2016
Quadriche Maurizio Cornalba 7/6/2016 Sia K un campo. Informalmente, una ipersuperficie (algebrica) nello spazio proiettivo P n K è il luogo dei punti [t 0 : t 1 : : t n ] tali che (t 0, t 1,..., t n )
DettagliVi prego di segnalare ogni inesattezza o errore tipografico a Spazi metrici, spazi topologici, applicazioni continue ed omeomorfismi
ESERCIZI DI GEOMETRIA 3 Vi prego di segnalare ogni inesattezza o errore tipografico a mll@unife.it Spazi metrici, spazi topologici, applicazioni continue ed omeomorfismi Esercizio 1. Sia (X, d) uno spazio
DettagliTUTTO (o quasi tutto ) SULLA RETTA di Leonardo Calconi
TUTTO (o quasi tutto ) SULLA RETTA di Leonardo Calconi LA RETTA COME INSIEME CONTINUO La retta è una delle più antiche espressioni di continuità, definita da Euclide mediante i postulati 1, che affermano
DettagliGeometria I- Diario delle lezioni L. Stoppino, Università dell Insubria, a.a. 2015/2016
Geometria I- Diario delle lezioni L. Stoppino, Università dell Insubria, a.a. 2015/2016 Martedì 29 settembre (2 ore). Introduzione del corso. Definizione di spazio topologico. Primi esempi: 1) topologia
DettagliComplementi di Analisi Matematica Ia. Carlo Bardaro
Complementi di Analisi Matematica Ia Carlo Bardaro Capitolo 1 Elementi di topologia della retta reale 1.1 Intorni, punti di accumulazione e insiemi chiusi Sia x 0 IR un fissato punto di IR. Chiameremo
DettagliElementi di Algebra Lineare Applicazioni lineari
Elementi di Algebra Lineare Applicazioni lineari Cristina Turrini UNIMI - 2015/2016 Cristina Turrini (UNIMI - 2015/2016) Elementi di Algebra Lineare 1 / 18 index Applicazioni lineari 1 Applicazioni lineari
DettagliFUNZIONI. y Y. Def. L insieme Y è detto codominio di f. Es. Siano X = R, Y = R e f : x y = 1 x associo il suo inverso). (ad un numero reale
FUNZIONI Siano X e Y due insiemi. Def. Una funzione f definita in X a valori in Y è una corrispondenza (una legge) che associa ad ogni elemento X al piú un elemento in Y. X Y Def. L insieme Y è detto codominio
DettagliLEZIONE 27. C = { P = (x, y) x 2 /a 2 y 2 /b 2 = 1 }. C si dice iperbole di semiassi a e b (in forma canonica). L equazione
LEZIONE 27 27.1. Ellisse, iperbole, parabola. Nelle prossime lezioni illustreremo come la teoria delle forme quadratiche e della riduzione ortogonale si applichi allo studio di alcuni oggetti geometrici
DettagliAnalisi Matematica 1 e Matematica 1 Geometria Analitica: Rette
Analisi Matematica 1 e Matematica 1 Geometria Analitica: Rette Annalisa Amadori e Benedetta Pellacci amadori@uniparthenope.it pellacci@uniparthenope.it Università di Napoli Parthenope Contenuti Nel Piano
Dettaglix 1 Fig.1 Il punto P = P =
Geometria di R 2 In questo paragrafo discutiamo le proprietà geometriche elementari del piano Per avere a disposizione delle coordinate nel piano, fissiamo un punto, che chiamiamo l origine Scegliamo poi
DettagliLe derivate parziali
Sia f(x, y) una funzione definita in un insieme aperto A R 2 e sia P 0 = x 0, y 0 un punto di A. Essendo A un aperto, esiste un intorno I(P 0, δ) A. Preso un punto P(x, y) I(P 0, δ), P P 0, possiamo definire
DettagliLEZIONE 1 C =
LEZIONE 1 11 Matrici a coefficienti in R Definizione 111 Siano m, n Z positivi Una matrice m n a coefficienti in R è un insieme di mn numeri reali disposti su m righe ed n colonne circondata da parentesi
Dettaglimisura. Adesso, ad un arbitrario punto P dello spazio associamo una terna di numeri reali x
4. Geometria di R 3. Questo paragrafo è molto simile al paragrafo : tratta infatti delle proprietà geometriche elementari dello spazio R 3. Per assegnare delle coordinate nello spazio, fissiamo innanzitutto
DettagliIntroduciamo ora un altro campo, formato da un numero finito di elementi; il campo delle classi resto modulo n, con n numero primo.
Capitolo 3 Il campo Z n 31 Introduzione Introduciamo ora un altro campo, formato da un numero finito di elementi; il campo delle classi resto modulo n, con n numero primo 32 Le classi resto Definizione
DettagliFUNZIONI. }, oppure la
FUNZIONI 1. Definizioni e prime proprietà Il concetto di funzione è di uso comune per esprimere la seguente situazione: due grandezze variano l una al variare dell altra secondo una certa legge. Ad esempio,
DettagliLimiti di successioni
Capitolo 5 Limiti di successioni 5.1 Successioni Quando l insieme di definizione di una funzione coincide con l insieme N costituito dagli infiniti numeri naturali 1, 2, 3,... talvolta si considera anche
DettagliLezione 7: Il Teorema di Rouché-Capelli
Lezione 7: Il Teorema di Rouché-Capelli In questa lezione vogliamo rivisitare i sistemi lineari e dare alcuni risultati che ci permettono di determinare dato un sistema lineare se ammette soluzioni e da
DettagliDerivate. Rette per uno e per due punti. Rette per uno e per due punti
Introduzione Rette per uno e per due punti Rette per uno e per due punti Rette secanti e tangenti Derivata d una funzione in un punto successive Derivabilità a destra e a sinistra Rette per uno e per due
DettagliSomma diretta di sottospazi vettoriali
Capitolo 8 Somma diretta di sottospazi vettoriali 8.1 Introduzione Introduciamo un caso particolare di somma di due sottospazi vettoriali: la somma diretta. Anche questo argomento è stato visto nel corso
DettagliPrecorsi di matematica
Precorsi di matematica Francesco Dinuzzo 12 settembre 2005 1 Insiemi Il concetto di base nella matematica moderna è l insieme. Un insieme è una collezione di elementi. Gli elementi di un insieme vengono
Dettagli4 0 = 4 2 = 4 4 = 4 6 = 0.
Elementi di Algebra e Logica 2008. Esercizi 4. Gruppi, anelli e campi. 1. Determinare la tabella additiva e la tabella moltiplicativa di Z 6. (a) Verificare dalla tabella moltiplicativa di Z 6 che esistono
Dettagli0.1 Spazi Euclidei in generale
0.1. SPAZI EUCLIDEI IN GENERALE 1 0.1 Spazi Euclidei in generale Sia V uno spazio vettoriale definito su R. Diremo, estendendo una definizione data in precedenza, che V è uno spazio vettoriale euclideo
DettagliIndice. 1 Cenni di logica. 2 Elementi di teoria degli insiemi. 3 Relazioni e funzioni. 4 Strutture algebriche
Indice 1 Cenni di logica 2 Elementi di teoria degli insiemi 3 Relazioni e funzioni 4 Strutture algebriche Silvia Pianta - Laura Montagnoli Geometria I - Prerequisiti - UCSC A.A. 2015/2016 1 / 36 1. Cenni
DettagliVETTORI. Finora abbiamo considerato uno spazio di Hilbert H con elementi f, g,... tra i quali è definito un prodotto scalare indicato con il simbolo,.
2/6 NOTAZIONE DI DIRAC 11/12 1 VETTORI Finora abbiamo considerato uno spazio di Hilbert H con elementi f, g,... tra i quali è definito un prodotto scalare indicato con il simbolo,. È possibile costruire
DettagliLezione 15. Omomorfismi di anelli e loro proprietà.
Lezione 15 Prerequisiti: Lezioni 3, 9, 14 Rierimenti ai testi: [FdG] Sezione 54; [H] Sezioni 33-34; [PC] Sezione 44 Ricordiamo la seguente Omomorismi di anelli e loro proprietà Deinizione 151 Dati due
DettagliInversa di una matrice
Geometria Lingotto. LeLing: La matrice inversa. Ārgomenti svolti: Inversa di una matrice. Unicita e calcolo della inversa. La inversa di una matrice. Il gruppo delle matrici invertibili. Ēsercizi consigliati:
Dettagli1. equivalenze e implicazioni logiche. Esercizio 1.2. Trovare le implicazioni che legano i seguenti enunciati (x, y R):
. equivalenze e implicazioni logiche Esercizio.. Trovare le implicazioni che legano i seguenti enunciati (x, y R): () x < y, () x = y, () x y, () x y, () (x y) > 0. Osserviamo subito che (x y) > 0 equivale
Dettagli13 LIMITI DI FUNZIONI
3 LIMITI DI FUNZIONI Estendiamo la nozione di ite a funzioni reali di variabile reale. Definizione caratterizzazione per successioni) Si ha fx) = L x 0, L R) se e solo se per ogni successione a n x 0 con
DettagliFunzioni Complesse di variabile complessa
Funzioni Complesse di variabile complessa Docente:Alessandra Cutrì Richiami sui numeri complessi Indichiamo con C il campo dei Numeri complessi z = x + iy C, ses x, y R i := 1 (Rappresentazione cartesiana
Dettagli3. Successioni di insiemi.
3. Successioni di insiemi. Per evitare incongruenze supponiamo, in questo capitolo, che tutti gli insiemi considerati siano sottoinsiemi di un dato insieme S (l insieme ambiente ). Quando occorrerà considerare
DettagliVolumi in spazi euclidei 12 dicembre 2014
Volumi in spazi euclidei 12 dicembre 2014 1 Definizioni In uno spazio euclideo reale V di dimensione n siano dati k n vettori linearmente indipendenti e sia Π := Π(v 1 v 2... v k ) il parallelepipedo generato
Dettagli1 Ampliamento del piano e coordinate omogenee
1 Ampliamento del piano e coordinate omogenee Vogliamo dare una idea, senza molte pretese, dei concetti che stanno alla base di alcuni calcoli svolti nella classificazione delle coniche. Supponiamo di
DettagliIl Theorema Egregium di Gauss
Università degli studi di Torino Corso di Studi in Matematica Geometria 3 Il Theorema Egregium di Gauss In queste note diamo una dimostrazione del Theorema Egregium di Gauss, che afferma che la curvatura
DettagliCapitolo IV SPAZI VETTORIALI EUCLIDEI
Capitolo IV SPAZI VETTORIALI EUCLIDEI È ben noto che in VO 3 si possono considerare strutture più ricche di quella di spazio vettoriale; si pensi in particolare all operazioni di prodotto scalare di vettori.
DettagliSPAZI METRICI COMPLETI
Capitolo 1 SPAZI METRICI COMPLETI Sia dato uno spazio metrico (X, d). Definizione 1.1 Una successione {x n } si dice successione di Cauchy se ε > 0 n 0 n, m n 0 = d(x n x m ) < ε (1.1) Esercizio 1.1 Dimostrare
DettagliSistemi lineari. Lorenzo Pareschi. Dipartimento di Matematica & Facoltá di Architettura Universitá di Ferrara
Sistemi lineari Lorenzo Pareschi Dipartimento di Matematica & Facoltá di Architettura Universitá di Ferrara http://utenti.unife.it/lorenzo.pareschi/ lorenzo.pareschi@unife.it Lorenzo Pareschi (Univ. Ferrara)
DettagliAppunti su Indipendenza Lineare di Vettori
Appunti su Indipendenza Lineare di Vettori Claudia Fassino a.a. Queste dispense, relative a una parte del corso di Matematica Computazionale (Laurea in Informatica), rappresentano solo un aiuto per lo
DettagliSuperfici di Riemann, teorema di Riemann-Roch e applicazioni
Scuola Normale Superiore - Colloquio del terzo anno Superfici di Riemann, teorema di Riemann-Roch e applicazioni Denis Nardin Divisori su di una superficie di Riemann Definizione di divisore. Grado di
DettagliI numeri complessi. Andrea Corli 31 agosto Motivazione 1. 2 Definizioni 1. 3 Forma trigonometrica di un numero complesso 3
I numeri complessi Andrea Corli 3 agosto 009 Indice Motivazione Definizioni 3 Forma trigonometrica di un numero complesso 3 4 Radici di un numero complesso 4 5 Equazioni di secondo grado e il teorema fondamentale
DettagliAppendice A. Temi d esame Topologia. 1. Anno accademico 2011/12.
Appendice A Temi d esame Topologia 1. Anno accademico 2011/12. 1.1. prima prova parziale. (a) Dare la definizione di omotopia e di nullomotopia per funzioni continue. (b) Dimostrare che due funzioni continue
DettagliPiccolo teorema di Fermat
Piccolo teorema di Fermat Proposizione Siano x, y Z, p N, p primo. Allora (x + y) p x p + y p (mod p). Piccolo teorema di Fermat Proposizione Siano x, y Z, p N, p primo. Allora (x + y) p x p + y p (mod
DettagliL aritmetica degli insiemi infiniti Parte I
L aritmetica degli insiemi infiniti Parte I Stefano Baratella Versione L A TEX realizzata in collaborazione con Tullio Garbari 1 Prerequisiti La relazione di equipotenza tra insiemi. Definizione 1. Si
DettagliAppunti su Z n. Alessandro Ghigi. 2 febbraio Operazioni 1. 2 Gruppi 4. 4 Permutazioni 12. Riferimenti bibliografici 19
Appunti su Z n Alessandro Ghigi 2 febbraio 2006 Indice 1 Operazioni 1 2 Gruppi 4 3 La somma su Z n 9 4 Permutazioni 12 5 Il prodotto su Z n 13 Riferimenti bibliografici 19 1 Operazioni Definizione 1 Una
DettagliAutovalori e autovettori, matrici simmetriche e forme quadratiche (cenni) (prof. M. Salvetti)
Autovalori e autovettori, matrici simmetriche e forme quadratiche (cenni) (prof. M. Salvetti) April 14, 2011 (alcune note non complete sugli argomenti trattati: eventuali completamenti saranno aggiunti)
DettagliCORSO DI LAUREA IN FISICA
CORSO DI LAUREA IN FISICA ANALISI MATEMATICA I BREVI RICHIAMI DELLA TEORIA DEI LIMITI. Confronto di infinitesimi. Sia A sottoinsieme di R, sia 0 punto di accumulazione di A nella topologia di R quindi
DettagliProdotti scalari e matrici
Prodotti scalari e matrici 1 Forme bilineari e matrici In questa sezione vogliamo studiare la corrispondenza biunivoca che esiste tra l insieme delle forme bilineari su di un certo spazio vettoriale V
Dettagli0.1 Coordinate in uno spazio vettoriale
.1. COORDINATE IN UNO SPAZIO VETTORIALE 1.1 Coordinate in uno spazio vettoriale Sia V uno spazio vettoriale di dimensione finita n costruito sul campo K. D ora in poi, ogni volta che sia fissata una base
DettagliDipendenza e indipendenza lineare (senza il concetto di rango)
CAPITOLO 5 Dipendenza e indipendenza lineare (senza il concetto di rango) Esercizio 5.1. Scrivere un vettore w R 3 linearmente dipendente dal vettore v ( 1, 9, 0). Esercizio 5.2. Stabilire se i vettori
Dettagli1 Relazione di congruenza in Z
1 Relazione di congruenza in Z Diamo ora un esempio importante di relazione di equivalenza: la relazione di congruenza modn in Z. Definizione 1 Sia X = Z, a,b Z ed n un intero n > 1. Si dice a congruo
DettagliTEORIA DEI SISTEMI SISTEMI LINEARI
TEORIA DEI SISTEMI Laurea Specialistica in Ingegneria Meccatronica Laurea Specialistica in Ingegneria Gestionale Indirizzo Gestione Industriale TEORIA DEI SISTEMI SISTEMI LINEARI Ing. Cristian Secchi Tel.
DettagliEsercizi sul Principio d Induzione
AM110 - ESERCITAZIONI I - II - 4 OTTOBRE 01 Esercizi sul Principio d Induzione Esercizio svolto 1. Dimostrare che per ogni n 1, il numero α(n) := n 3 + 5n è divisibile per 6. Soluzione. Dimostriamolo usando
Dettagli1 Se X e Y sono equipotenti, Sym(X) e Sym(Y ) sono isomorfi
In ogni esercizio c è la data del giorno in cui l ho proposto. 1 Se X e Y sono equipotenti, Sym(X) e Sym(Y ) sono isomorfi Se X è un insieme indichiamo con Sym(X) l insieme delle biiezioni X X. Si tratta
DettagliFunzioni Esercizi e complementi
Funzioni Esercizi e complementi e-mail: maurosaita@tiscalinet.it Novembre 05. Indice Esercizi Insiemi ininiti 6 Suggerimenti e risposte 9 Esercizi. Scrivere la deinizione di unzione e ornire almeno un
DettagliEsercizi e complementi di Analisi Complessa - 2
Esercizi e complementi di Analisi Complessa - 2 Samuele Mongodi - s.mongodi@sns.it 16 maggio 2011 1 Varietà complesse Consideriamo uno spazio topologico X, che sia una varietà reale di dimensione 2, paracompatto
DettagliDAI NUMERI NATURALI AI NUMERI RAZIONALI
DAI NUMERI NATURALI AI NUMERI RAZIONALI 1. L insieme dei numeri naturali Nel sistema assiomatico ZF, l Assioma dell infinito stabilisce che: Esiste un insieme A, i cui elementi sono insiemi e tale che
Dettagli1 Relazioni. Definizione Una relazione R su un insieme A si dice relazione d ordine se gode delle proprietà 1), 3), 4).
1 Relazioni 1. definizione di relazione; 2. definizione di relazione di equivalenza; 3. definizione di relazione d ordine Definizione Una corrispondenza tra due insiemi A e B è un sottoinsieme R del prodotto
DettagliAlgebre di Lie in caratteristica 0. Denis Nardin
Algebre di Lie in caratteristica 0 Denis Nardin 21 febbraio 2012 Capitolo 1 Proprietà generali In questo seminario parlerò di algebre di Lie su di un campo k algebricamente chiuso e di caratteristica 0.
Dettagli(2) se A A, allora A c A; (3) se {A n } A, allora +
1. Spazi di misura In questo paragrafo accenneremo alla nozione di spazio di misura. Definizione 1. Sia X un insieme non vuoto. Una famiglia A di sottoinsiemi di X è una σ-algebra se : (1) A; (2) se A
DettagliLezione 7. Relazione di coniugio. Equazione delle classi. { x} C( x) { } { }
Lezione 7 Prerequisiti: Lezioni 2, 5. Centro di un gruppo. Struttura ciclica di una permutazione. Riferimenti ai testi: [H] Sezione 2.; [PC] Sezione 5. Relazione di coniugio. Equazione delle classi. Definizione
Dettagli1 Primitive e integrali indefiniti
Analisi Matematica 2 CORSO DI STUDI IN SMID CORSO DI ANALISI MATEMATICA 2 CAPITOLO 2 CALCOLO INTEGRALE Primitive e integrali indefiniti. Definizione di primitiva e di integrale indefinito Data una funzione
DettagliLEZIONE 9. Figura 9.1.1
LEZIONE 9 9.1. Equazioni cartesiane di piani. Abbiamo visto come rappresentare parametricamente un piano. Un altro interessante metodo di rappresentazione di un piano nello spazio è tramite la sua equazione
DettagliSi consideri il sistema a coefficienti reali di m equazioni lineari in n incognite
3 Sistemi lineari 3 Generalità Si consideri il sistema a coefficienti reali di m equazioni lineari in n incognite ovvero, in forma matriciale, a x + a 2 x 2 + + a n x n = b a 2 x + a 22 x 2 + + a 2n x
DettagliEsercizi di Algebra Commutativa Moduli 1 Tracce delle soluzioni
Esercizi di Algebra Commutativa Moduli 1 Tracce delle soluzioni 1. Sia A un anello A 0. Provare che: A n A m m = n. Soluzione. Sia m A un ideale massimale. Sia m m = ma m e m n = ma n. Se ϕ : A m A n e
DettagliCapitolo 1. Gli strumenti. 1.1 Relazioni
Capitolo 1 Gli strumenti Consideriamo un insieme X. In geometria siamo abituati a considerare insiemi i cui elementi sono punti ad esempio, la retta reale, il piano cartesiano. Più in generale i matematici
DettagliLEZIONE 23. ax 2 + bxy + cy 2 + dx + ey + f
LEZIONE 23 23.1. Riduzione delle coniche a forma canonica. Fissiamo nel piano un sistema di riferimento Oxy e consideriamo un polinomio di grado 2 in x, y a meno di costanti moltiplicative non nulle, diciamo
DettagliRiconoscere e formalizzare le dipendenze funzionali
Riconoscere e formalizzare le dipendenze funzionali Giorgio Ghelli 25 ottobre 2007 1 Riconoscere e formalizzare le dipendenze funzionali Non sempre è facile indiduare le dipendenze funzionali espresse
DettagliALGEBRA I: SOLUZIONI QUINTA ESERCITAZIONE 9 maggio 2011
ALGEBRA I: SOLUZIONI QUINTA ESERCITAZIONE 9 maggio 2011 Esercizio 1. Usando l algoritmo euclideo delle divisioni successive, calcolare massimo comune divisore e identità di Bézout per le seguenti coppie
DettagliSui determinanti e l indipendenza lineare di vettori
Sui determinanti e l indipendenza lineare di vettori 1 Si dice che m vettori v 1, v 2,,v m di R n sono linearmente indipendenti, se una loro combinazione lineare può dare il vettore nullo solo se i coefficienti
DettagliVettori e geometria analitica in R 3 1 / 25
Vettori e geometria analitica in R 3 1 / 25 Sistemi di riferimento in R 3 e vettori 2 / 25 In fisica, grandezze fondamentali come forze, velocità, campi elettrici e magnetici vengono convenientemente descritte
DettagliCORSO DI LAUREA IN MATEMATICA
CORSO DI LAUREA IN MATEMATICA ESERCITAZIONI DI ANALISI MATEMATICA I BREVI RICHIAMI DELLA TEORIA DEI LIMITI. Confronto di infinitesimi. Sia A sottoinsieme di R, sia 0 punto di accumulazione di A nella topologia
DettagliForme differenziali lineari e loro integrazione
Forme differenziali lineari e loro integrazione Integrazione di una forma differenziale in due variabili Siano L(, ) e ( ) consideriamo l espressione M, due funzioni definite e continue in un insieme connesso
DettagliDIFFERENZIAZIONE. Sia f una funzione reale di variabile reale con dominio un intervallo. Se f è derivabile in un punto x 0, allora: f(x) f(x 0 ) lim
DIFFERENZIAZIONE 1 Regola della catena Sia f una funzione reale di variabile reale con dominio un intervallo. Se f è derivabile in un punto x 0, allora: f(x) f(x 0 ) lim = f (x 0 ). x x 0 x x 0 Questa
DettagliEsercitazione di Analisi Matematica II
Esercitazione di Analisi Matematica II Barbara Balossi 06/04/2017 Esercizi di ripasso Esercizio 1 Sia data l applicazione lineare f : R 3 R 3 definita come f(x, y, z) = ( 2x + y z, x 2y + z, x y). a) Calcolare
DettagliTeorema delle Funzioni Implicite
Teorema delle Funzioni Implicite Sia F una funzione di due variabili definita in un opportuno dominio D di R 2. Consideriamo l equazione F (x, y) = 0, questa avrà come soluzioni coppie di valori (x, y)
DettagliUniversità degli Studi del Piemonte Orientale Facoltà di Scienze M.F.N. Precorso di Matematica APPUNTI (preparati da Pier Luigi Ferrari)
Università degli Studi del Piemonte Orientale Facoltà di Scienze M.F.N. Precorso di Matematica APPUNTI (preparati da Pier Luigi Ferrari). Piano cartesiano Per piano cartesiano si intende un piano dotato
DettagliA Analisi Matematica 1 (Corso di Laurea in Informatica e Bioinformatica) Simulazione compito d esame
COGNOME NOME Matr. A Analisi Matematica (Corso di Laurea in Informatica e Bioinformatica) Firma dello studente Tempo: 3 ore. Prima parte: test a risposta multipla. Una ed una sola delle 4 affermazioni
DettagliEsercitazioni di geometria /2009 (Damiani) Il polinomio minimo. I) Definizione del polinomio minimo.
Esercitazioni di geometria 2-2008/2009 (Damiani) Il polinomio minimo I) Definizione del polinomio minimo. Siano k un campo, A un anello (associativo) unitario, k Z(A) A un omomorfismo di anelli unitari
DettagliFunzioni derivabili (V. Casarino)
Funzioni derivabili (V. Casarino) Esercizi svolti 1) Applicando la definizione di derivata, calcolare la derivata in = 0 delle funzioni: a) 5 b) 3 4 c) + 1 d) sin. ) Scrivere l equazione della retta tangente
Dettagli