I DISTURBI DELLA DEGLUTIZIONE GIORNATA EUROPEA DELLA LOGOPEDIA 06 MARZO 2017 OPUSCOLO INFORMATIVO PER IL PAZIENTE E LA FAMIGLIA

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1 I DISTURBI DELLA DEGLUTIZIONE OPUSCOLO INFORMATIVO PER IL PAZIENTE E LA FAMIGLIA PER QUALSIASI INFORMAZIONE RIVOLGERSI AL N O INVIARE UNA MAIL AL SEGUENTE INDIRIZZO DI POSTA ELETTRONICA GIORNATA EUROPEA DELLA LOGOPEDIA 06 MARZO 2017

2 LA DISFAGIA LE CAUSE La disfagia è definita come la perdita, o la riduzione, della capacità di masticare e/o deglutire liquidi e altro cibo, di diversa consistenza, con gravi conseguenze come l aspirazione, la polmonite, la disidratazione e la malnutrizione che possono portare a serie complicanze fino al decesso. E un disturbo invalidante che crea serie complicazioni per la salute e per la qualità della vita. Malattie neuro-muscolari: Ictus, Traumi Cranici, Malattia di Parkinson, Sclerosi Multipla, SLA, Morbo di Alzheimer; Senilità Anomalie strutturali come tumori della testa e del collo, ingrossamento della tiroide, stenosi benigne Infezioni come HIV, candida o herpes Condizioni infiammatorie: faringite, tonsillite o ulcere aftose della bocca

3 Avvelenamento e ustioni per ingestione di prodotti Cause iatrogene come nella perforazione dell esofago in seguito a intubazione I SINTOMI Voce gorgogliante Colpo di tosse durante i pasti o poco dopo Bronchite cronica o polmonite da aspirazione Perdurare del cibo in bocca Sensazione di soffocamento Sensazione di corpo estraneo in gola Paura e/o scarso interesse per il cibo Graduale perdita di peso Anoressia Pirosi e reflusso acido

4 ASPIRAZIONE E POLMONITE MALNUTRIZIONE E DISIDRATAZIONE Proprio a causa delle difficoltà deglutitorie, i cibi possono passare attraverso la faringe in maniera incontrollata e deviare verso le vie aree. Tale fenomeno, conosciuto come aspirazione, si manifesta attraverso i seguenti sintomi: tosse, febbre intermittente e sviluppo della polmonite che in alcuni casi può portare al decesso. La malnutrizione è uno degli effetti conseguenti a disfagia. La difficoltà a masticare, deglutire, la fuoriuscita di cibo e acqua, la facilità a sporcarsi e la perduta autonomia nell alimentarsi possono portare la persona a rifiutare cibo e bevande necessarie al fabbisogno nutritivo giornaliero. La disidratazione può, inoltre, portare a una scarsa perfusione cerebrale e quindi a un alterata manifestazione di sintomi neurologici.

5 COSA FARE? La disfagia è un disturbo che va affrontato fin dalla fase acuta e in équipe. Già dalle prime fasi, è importante valutare quale sia lo stato cognitivo generale del paziente (stato di veglia, collaborazione, attenzione, consapevolezza, ecc) prima di somministrare del cibo. E importante svolgere delle indagini diagnostiche strumentali e delle prove di alimentazione svolte da specialisti che si occupano di tale disturbo: infermieri, logopedisti, foniatri, otorini, radiologi, dietologi. E inoltre importante che i familiari siano ben informati per imparare a gestire le difficoltà del proprio congiunto fin da subito. Per minimizzare i rischi di disfagia, è importante che: venga assunta la posizione corretta nel momento dei pasti ci sia la maggior condizione di tranquillità possibile il paziente senta l esigenza e la serenità di alimentarsi

6 la consistenza dei cibi venga modificata: i liquidi addensati con particolari prodotti (gelatine, farina, fecola, fiocchi di patate o dei preparati commerciali quale l amido di mais modificato che permette di mantenere la stessa consistenza nel tempo, mantiene le caratteristiche organolettiche dell alimento e può essere utilizzato sia nei cibi caldi che nei cibi freddi) e i solidi ridotti a purè o ammorbiditi (per diluire si consiglia l utilizzo di brodi, centrifugati, succhi di frutta, latte); nel confezionare le preparazioni nutrizionali, si consiglia l utilizzo di sostanze lubrificanti quali condimenti tipo burro, olio, panna, ecc. la temperatura, colore, sapore, appetibilità risultano indispensabili per favorire l innesco del riflesso deglutitorio. è sconsigliato assumere alimenti di consistenza doppia, per esempio pastine in brodo o minestra a pezzettini oppure caffelatte con il pane; è necessario controllare frequentemente la presenza o meno di residui di cibo in bocca; eseguire, ad intervalli regolari, alcune deglutizioni a vuoto ; monitorare la qualità vocale: se la

7 voce è umida o gorgogliante significa che c è stata penetrazione e cioè residui di cibo sono presenti in corrispondenza delle corde vocali; in caso di stanchezza interrompere immediatamente il pasto limitare al massimo l assunzione di farmaci sedativi della tosse; monitorare costantemente ogni eventuale rialzo febbrile anche se minimo. assistere sempre il paziente durante l alimentazione ottimizzare lo stato nutrizionale per prevenire malnutrizione e disidratazione una volta terminato il pasto bisogna lasciare il paziente in posizione seduta per circa 20/30 minuti è utile annotare qualsiasi anomalia e comunicarla all équipe alimentarsi non è solo un bisogno primario ma ha anche un importante significato socializzante!

8 .e bene sapere che: la maggior parte delle persone deglutisce più di un migliaio di volte al giorno la deglutizione prevede la coordinazione di circa 25 muscoli e 5 nervi cranici la vista, l odore e il sapore del cibo attivano la produzione della saliva la deglutizione normale si articola in quattro fasi: nella fase iniziale (volontaria) i cibi vengono portati alla bocca e bloccati da labbra e mascelle; la fase orale (volontaria) prevede masticazione e formazione del bolo che poi verrà spinto dalla lingua in faringe; fase faringea (involontaria o automatica) inizia con il passaggio del bolo dai pilastri del palato al faringe. In questa fase si contraggono i muscoli per far passare il bolo nello sfintere esofageo superiore, la laringe si sposta verso l alto per impedire il passaggio del bolo nelle vie aeree e il palato molle si chiude per impedire il passaggio nel rinofaringe. Nello stesso tempo l epiglottide si abbassa e le corde vocali si chiudono per assicurare una maggiore protezione; la fase esofagea (involontaria) inizia con il rilassamento dello sfintere esofageo superiore e una peristalsi che sposta il bolo verso lo stomaco.

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