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4. Informazione asimmetrica (Tratto dal capitolo 8 di di I. Lavanda e G. Rampa, Microeconomia. Scelte individuali e benessere sociale, Roma, Carocci, 2004) L informazione posseduta da compratori e venditori può essere distribuita in maniera asimmetrica. È possibile, infatti, che prima che avvenga una transazione il venditore sia meglio informato del compratore. Per esempio, chi vende un automobile usata probabilmente è meglio informato sulla qualità dell automobile rispetto a chi la compra. È anche possibile, d altra parte, che prima che avvenga la transazione il compratore sia meglio informato del venditore. Chi si avvale dei servizi di un assicurazione sanitaria, per esempio, probabilmente è meglio informato sui propri rischi di chi vende quei servizi. In tutti questi casi diciamo che vi è un problema di informazione nascosta. Possiamo pensare, però, a una situazione diversa, nella quale il venditore oppure il compratore non conosce qualcosa che può accadere dopo che la transazione è stata effettuata e che può avere qualche conseguenza su ciò che egli ottiene dalla transazione. Per esempio, chi vende un assicurazione che copre il rischio di incendio non può sapere se l assicurato, dopo aver pagato la polizza, prenderà le precauzioni necessarie per rendere meno probabile l incendio e il risarcimento del danno da parte dell assicuratore; oppure chi assume un dipendente e non ne può controllare il comportamento, non può sapere se il dipendente s impegna come dovrebbe nel proprio lavoro. In questo caso possiamo dire che siamo di fronte a un problema di azione nascosta. Quando i compratori oppure i venditori non hanno le medesime informazioni su ciò che comprano è vendono, l allocazione delle risorse può essere diversa da quella ottima, anche se il mercato, è concorrenziale. 4.1. Selezione avversa: un problema di informazione nascosta Per capire perché è possibile un fallimento dell efficienza del mercato quando vi è un problema di informazione nascosta, consideriamo il mercato delle automobili usate, illustrato nelle Fig. 11a e 11b. Supponiamo che le automobili usate possano essere solamente di due qualità, alta oppure bassa. Supponiamo, per il momento, che venditori e compratori possano sapere, prima che l automobile sia venduta, se è di qualità alta oppure bassa. Le curve di domanda delle automobili di qualità alta e bassa, rispettivamente D A e D B, sono diverse, perché per un automobile di qualità alta i compratori sono disposti a pagare un prezzo superiore a quello che pagherebbero per un automobile di qualità bassa. Figura 11 La selezione avversa Prezzo (a) Prezzo (b) P S A D A S B D M D N D B R D M D N D B 0 D B A Quantità 0 A F C Quantità Anche le curve di offerta delle automobili di qualità alta e bassa, rispettivamente S A e S B, sono diverse, perché i proprietari di automobili di qualità alta vogliono venderle a un prezzo superiore a quello che sono disposti ad accettare coloro che possiedono un automobile di qualità bassa. In queste circostanze in equilibrio saranno vendute OA automobili di qualità alta al prezzo OP, come si può vedere nella Fig. 11a dove è illustrato il mercato delle automobili di qualità alta, e OA automobili di qualità bassa al prezzo OR,

come si vede nella Fig. 11b dove è illustrato il mercato delle automobili di qualità bassa. Quindi metà delle automobili scambiate sono di qualità alta e metà di qualità bassa. Supponiamo, invece, che i venditori sappiano se la loro automobile è di qualità alta oppure bassa, mentre i compratori possono capire se un automobile è di qualità alta oppure bassa solamente dopo averla acquistata, perché i venditori di auto di qualità bassa riescono a rendere la propria merce indistinguibile da quella di qualità alta. Supponiamo, però, che i compratori sappiano che metà delle automobili usate sono di qualità alta e metà di qualità bassa. Poiché i compratori possono pensare che vi sia la medesima probabilità che un automobile usata sia di qualità alta oppure bassa, saranno disposti a pagare un prezzo medio, cioè inferiore a quello che pagherebbero per un automobile di qualità alta e superiore a quello che sarebbero disposti a pagare per un automobile di qualità bassa. La curva di domanda in entrambi i mercati diventa D M, che è in posizione intermedia tra D A e D B (nonostante una possibile illusione ottica dovuta alle diverse posizioni delle curve S A e S B, le curve D M, D N e D B sono le stesse nelle due parti della figura). Quando la curva di domanda diventa D M su entrambi i mercati, alcuni proprietari di un automobile di qualità alta rinunceranno a venderla, e alcuni proprietari di un automobile di qualità bassa, che prima non avrebbero venduto la loro automobile, decideranno di venderla. Infatti ora si venderanno solo OB < OA automobili di qualità alta e OC > OA automobili di qualità bassa. Dopo che sono state acquistate queste automobili, però, si scoprirà che la maggior parte delle automobili che sono state acquistate sono di bassa qualità. I potenziali compratori, quindi, non penseranno più che vi sia la stessa probabilità di comprare un automobile di qualità alta e un automobile di qualità bassa, ma penseranno che sia più probabile che un automobile usata sia di qualità bassa. Il prezzo che i compratori vorranno pagare per qualsiasi automobile usata, quindi, diminuirà, e la curva di domanda diventa D N su entrambi i mercati. Se la domanda in entrambi i mercati diventa D N, però, saranno vendute OD < OB automobili di qualità alta e OF < OC automobili di qualità bassa. In proporzione, però, la diminuzione delle auto di qualità alta è stata superiore alla diminuzione della auto di qualità bassa. È ancora aumentata, dunque, la quota delle automobili usate che si rivelano di bassa qualità. I potenziali compratori dovranno allora concludere che ora la probabilità di comprare un automobile di qualità alta è inferiore, e la probabilità di acquistare un automobile di qualità bassa è superiore, a quanto si riteneva in precedenza. Il prezzo che costoro sono disposti a pagare per un automobile usata, quindi, diminuirà ulteriormente e la quota di automobili acquistate che sono di qualità bassa aumenterà ulteriormente. Tutto ciò continuerà fino a quando la domanda e il prezzo diventeranno così bassi che si venderanno solamente automobili di qualità bassa. Quando i compratori se ne accorgono, la curva di domanda diventa D B in entrambi i mercati, perché ora gli acquirenti sono certi che esistono solo auto di qualità bassa, e si comportano come quando l informazione è simmetrica ma esiste il solo mercato della qualità bassa. Dunque si venderanno OA automobili di qualità bassa al prezzo OR, ma nessuna automobile di qualità alta. Dunque, se i compratori di automobili usate non hanno le stesse informazioni dei venditori, non vi sarà un mercato delle automobili di buona qualità, anche se i proprietari di quelle automobili vorrebbero venderle e i compratori vorrebbero acquistarle. Per la società, quindi, non è possibile ottenere il surplus che l esistenza del mercato delle auto di alta qualità garantirebbe in caso di informazione simmetrica. Per tale ragione l informazione asimmetrica è fonte di inefficienza. Quello che abbiamo appena descritto è un caso estremo di cosiddetta selezione avversa, dovuta a una distribuzione asimmetrica delle informazioni sulla qualità del prodotto: più in generale, se i compratori non possono riconoscere i prodotti di buona qualità, possiamo aspettarci che la quantità di prodotti di buona qualità offerta dai venditori e acquistata dai consumatori sia inferiore a quella che sarebbe stata offerta e acquistata se tutti avessero avuto le stesse informazioni. La scomparsa di un mercato (quello della buona qualità) o la sua significativa riduzione sono, del nostro punto di vista, un problema poiché scompare tutto o parte del surplus sociale che si sarebbe potuto ottenere: si tratta, quindi, di un problema di mancata efficienza. Il problema della selezione avversa è molto diffuso: gli acquirenti di automobili usate non sono i soli compratori ad avere meno informazioni dei venditori sul prodotto che vogliono comprare. Chi decide di acquistare una bottiglia di vino, per esempio, non può sapere con la stessa sicurezza del venditore se il vino è di buona qualità. Chi deve scegliere l albergo dove stare ha meno informazioni dell albergatore sulla qualità del servizio che riceverà. Chi richiede i servizi di un idraulico non può conoscere con la stessa certezza dell idraulico se costui effettuerà una riparazione accurata. Molto spesso, però, i venditori di prodotti di buona qualità riescono ad evitare che il mercato sia servito solamente da chi vende prodotti di cattiva qualità, perché riescono ad informare i compratori sulla qualità del

prodotto. I venditori di automobili usate di cattiva qualità, per esempio, non possono permettersi di garantirvi che ripareranno eventuali guasti, cosicché potete comprare con fiducia un automobile usata da chi offre quella garanzia. I consorzi del vino D.O.C.G. assicurano che il vino prodotto dagli aderenti al consorzio è di buona qualità, per cui i consumatori sono disposti a comprarlo anche a prezzi più alti. Poiché molte catene di alberghi, sostenendo un certo costo, assicurano lo stesso servizio in tutti i loro alberghi, sapete quale servizio riceverete se scegliete un albergo di quella catena. Se i vostri vicini vi assicurano che la loro doccia funziona regolarmente, potete rivolgervi con fiducia all idraulico che ha aggiustato la doccia dei vostri vicini, per il quale siete disposti a pagare un po di più. Garanzie sulla qualità del prodotto, standardizzazione del prodotto e una buona reputazione talora consentono ai venditori di evitare i problemi creati dalla selezione avversa. Naturalmente, poiché queste istituzioni sono costose, qualcuno, produttore o consumatore, dovrà pagare per la loro esistenza. 4.2. Comportamento negligente: un problema di azione nascosta L asimmetria nella distribuzione delle informazioni non riguarda necessariamente ciò che ciascuno conosce prima di effettuare uno scambio, ma può riguardare anche ciò che qualcuno può fare dopo che è stato effettuato lo scambio. Per capire quali problemi derivano da questa asimmetria informativa, consideriamo la situazione, illustrata nella Fig. 12, nella quale si trova chi compra da un assicuratore una polizza che gli assicura il rimborso, totale oppure parziale, del danno che egli può subire per l incendio della propria casa. Figura 12 Il comportamento negligente Costo Beneficio D C F E BMaP 0 B A BMaS Precauzioni Il danno che il proprietario di una casa si attende di subire quando considera l eventualità di un incendio è uguale al valore della casa moltiplicato per la probabilità che vi sia un incendio. Quando aumentano le precauzioni prese per impedire l incendio, però, il danno atteso diminuisce, perché diminuisce la probabilità che la casa bruci. Allora, il beneficio marginale che si ottiene da qualche precauzione addizionale è uguale alla diminuzione del danno atteso conseguente alla diminuzione della probabilità di un incendio. Questo beneficio è rappresentato dalla retta DE, che è decrescente perché si può supporre che la possibilità di ridurre ulteriormente la probabilità di un incendio prendendo qualche precauzione addizionale diminuisca quando aumentano le precauzioni prese. Il costo addizionale che il proprietario sostiene quando prende qualche precauzione addizionale, invece, è rappresentato dalla retta CE, che è orizzontale perché si può supporre per semplicità che il costo di una precauzione addizionale non dipenda dalle precauzioni già prese dal proprietario della casa. Se non è assicurato, il proprietario della casa è interessato a prendere la quantità OA di precauzioni, perché questa è la quantità dove il beneficio marginale è uguale al loro costo marginale. Cosa succede se il proprietario si assicura? Se vi è un incendio il proprietario subisce un danno più basso, perché il danno sarà risarcito almeno in parte dall assicuratore. Poiché il danno che può essere evitato da qualche precauzione addizionale è più basso, anche il beneficio ottenuto da qualche precauzione addizionale è più basso. Allora, se la sua curva del beneficio marginale diventa DF, il proprietario sarà interessato a prendere solamente la quantità OB di precauzioni. Il proprietario, naturalmente, non ridurrà le precauzioni se l assicuratore può controllare quali precauzioni sono state prese per evitare l incendio, perché l assicuratore potrebbe rifiutarsi di risarcire il danno sostenendo che il comportamento dell assicurato ha fatto aumentare la probabilità di un

incendio. Se l assicuratore, invece, non può controllare le precauzioni prese dal proprietario, costui prenderà meno precauzioni per evitare l incendio. Tutto ciò è importante perché il comportamento dell assicurato produce un risultato insoddisfacente per la società. Infatti, se i proprietari sono assicurati e l assicuratore non può controllare come si comportano gli assicurati, i proprietari prendono una quantità di precauzioni inferiore a quella socialmente ottima e la collettività deve affrontare un rischio di incendio superiore a quello socialmente ottimo. Proviamo a capire le ragioni di questo risultato. Quando il proprietario paga per qualche precauzione che serve ad evitare un incendio, tutti coloro che devono sostenere il costo dell incendio ne ottengono un beneficio. La retta DE, quindi, rappresenta il beneficio marginale sociale delle precauzioni prese dal proprietario per evitare l incendio. Se il proprietario non è assicurato, il costo dell incendio è sostenuto solamente dal proprietario, che riceve tutto il beneficio derivante da una precauzione addizionale che egli ha pagato. In questo caso, dunque, la retta DE rappresenta anche il beneficio marginale privato. Se il proprietario è assicurato, invece, il costo dell incendio è sostenuto anche dall assicuratore, che quindi riceve una parte del beneficio derivante da qualche precauzione addizionale pagata dal proprietario. In questo caso, dunque, il beneficio marginale privato dell assicurato è rappresentato dalla retta DF. Il proprietario, naturalmente, prende la precauzioni che comportano l uguaglianza tra il suo costo marginale e il suo beneficio marginale privato. Quando il proprietario non è assicurato, dunque, la quantità di precauzioni prese, OA, è quella socialmente ottima, perché il beneficio marginale privato coincide con il beneficio marginale sociale ed entrambi sono uguali al costo marginale delle precauzioni. Se il proprietario è assicurato e l assicuratore non può controllare il suo comportamento, la quantità di precauzioni prese dall assicurato, OB, è inferiore a quella socialmente ottima, perché il beneficio marginale privato è inferiore al beneficio marginale sociale. Il problema del comportamento negligente, determinato dall impossibilità di sapere come si comporta chi ha stipulato un contratto, è molto diffuso, perché caratterizza anche i rapporti di lavoro nei quali il datore di lavoro non può controllare come si comportano i propri dipendenti, oppure i rapporti tra una banca e un cliente quando la banca non può controllare il comportamento di un cliente al quale ha concesso un prestito. Poiché le difficoltà che sorgono in queste situazioni derivano sostanzialmente dalla presenza di un esternalità positiva, che induce qualcuno a produrre uno sforzo inferiore a quello che sarebbe desiderabile, molto spesso si tenta di risolvere questo problema offrendo qualche incentivo che dovrebbe rendere interessante un comportamento più diligente. Per esempio, molti assicuratori inseriscono nel contratto qualche forma di franchigia, cioè un livello del danno al di sotto del quale esso non viene risarcito, assieme a qualche forma di massimale, cioè un livello del danno al di sopra del quale esso non viene risarcito. In tal modo rimangono a carico dell assicurato i piccoli danni dovuti a disattenzioni minori, ma l assicurato stesso ci penserà due volte prima di comportarsi in modo poco cauto ed esporsi a danni molti gravi. Altri assicuratori, invece, inseriscono nei contratti condizioni di bonus/malus, che prevedono un aumento del premio periodico da pagarsi da parte dell assicurato se costui si dimostra poco attento ad evitare i danni. *** 3.1. Il rapporto fra un principale e un agente (Tratto dal capitolo 9 di I. Lavanda e G. Rampa, Microeconomia. Scelte individuali e benessere sociale, Roma, Carocci, 2004) Il problema dell azione nascosta è rilevante anche per quello che in economia si chiama rapporto di agenzia. In un rapporto di agenzia esiste un primo soggetto, chiamato principale, il quale persegue degli obiettivi sulla base delle proprie preferenze, ed un secondo soggetto, detto agente, che viene delegato dal primo a prendere le decisioni quotidianamente necessarie a perseguire gli obiettivi del principale. I motivi per cui un principale decide di delegare un agente a svolgere certi compiti possono essere molteplici: il principale potrebbe non aver tempo da dedicare all attività esecutiva; può darsi che l agente sia uno specialista in faccende di amministrazione e di governo; oppure può accadere che convenga avere pochi agenti che rappresentino una popolazione la quale, a causa dell elevata numerosità, non potrebbe prendere decisioni continue. La relazione di agenzia non è specifica della sola azione pubblica, ma ha luogo in

moltissimi rapporti tra privati: un avvocato rappresenta il suo cliente, un consiglio di amministrazione opera in nome degli azionisti, un amministratore delegato in nome del consiglio, un dirigente lavora per l amministratore, un impiegato svolge operazioni che il dirigente non ha tempo seguire. Nel rapporto di agenzia il principale ha per contratto il vantaggio di prevalere dal punto di vista gerarchico sull agente. Tuttavia gli ordini del principale non possono prevedere ogni dettaglio di ciò che l'agente deve fare, e il principale non può controllare l esecuzione di questi ordini nei minimi particolari. Dunque l agente può perseguire in vari modi l'obiettivo che gli è stato assegnato dal principale, il quale non è interessato ad indagare sull'operato dell agente se costui raggiunge quell'obiettivo. Ma proprio per questa ragione l agente è più informato del principale circa gli accadimenti quotidiani e le specifiche tecnologie che sono implicate dalle sue mansioni. Inoltre è probabile che non tutti i risultati siano riconducibili in modo univoco all operato di qualche specifico agente: qualche risultato avverso potrebbe invece dipendere dalla sorte. Il rapporto tra principale e agente, dunque, è un caso di informazione asimmetrica. Nei rapporti di agenzia privati l obiettivo del principale è usualmente definito in termini di qualche grandezza sintetica, per esempio il profitto dell impresa oppure qualche indicatore calcolato dal centro di costo di un reparto, o ancora il guadagno o la perdita monetari del cliente coinvolto in una causa civile. Il contratto di agenzia prevede un pagamento a favore dell agente per il fatto che costui esegue le mansioni assegnate. Ma l'agente non è interessato solamente al pagamento: egli può impegnarsi di più o di meno, e se può scegliere usualmente preferirà la seconda alternativa. L agente, quindi, ha un incentivo a non impegnarsi adeguatamente, perché il principale non può controllare il suo impegno, ed egli può far credere che i risultati negativi non dipendano da lui. La conseguenza, nei contratti di agenzia privati, è che tipicamente occorre sovra pagare l agente per indurlo ad impegnarsi come vorremmo, prospettando nel contempo una severa punizione nel caso in cui si scopra una sua colpa, cosa che però è costosa e comunque non è sempre possibile. Stiamo cioè dicendo che il contratto ottimale in questi casi è un contratto a paga variabile: la paga viene aumentata o diminuita a seconda dell impegno dell agente, usualmente misurato in modo indiretto per mezzo di qualche risultato (per esempio, il profitto di impresa). A ben vedere, i problemi creati dai rapporti di agenzia sono il nucleo essenziale di quelli che in economia vengono chiamati costi di organizzazione (si veda il punto successivo). Un impresa, per evitare i molti costi di transazione connessi con un uso continuo dei mercati, potrebbe preferire svolgere una certa parte delle proprie attività al suo interno, per mezzo di contratti di lungo periodo con chi apporta i diversi fattori della produzione. Ma ciò instaura un gran numero di rapporti gerarchici o di agenzia, il cui costo in termini di monitoraggio e contratti incentivanti va attentamente confrontato con i costi di transazione. *** 11.3. I costi di transazione e la dimensione dell impresa (Tratto dal capitolo 4 di I. Lavanda e G. Rampa, Microeconomia. Scelte individuali e benessere sociale, Roma, Carocci, 2004) L esecuzione delle operazioni necessarie all impresa per svolgere il suo compito, cioè combinare fattori di produzione per ottenere un profitto, richiede in generale qualche costo aggiuntivo che può non essere evidente quando si immagina l impresa come un puro luogo logico di trasformazione dei fattori in prodotti. Altri esempi di questo tipo di costi possono essere la necessità di controllare i flussi interni di beni da una linea all altra, i flussi di informazione da un reparto all altro, le operazioni svolte dai dipendenti, e così via. Questi costi interni aggiuntivi esistono in quanto l impresa è un organizzazione o, come alcuni dicono, una gerarchia. In un organizzazione l attività non è regolata da segnali a cui i soggetti rispondono in modo automatico, come sembra invece accadere quando i consumatori e le imprese reagiscono ai prezzi dei beni attraverso curve di domanda e offerta. Un organizzazione richiede progettazione, sperimentazione e controllo delle routine interne, cioè richiede una struttura gerarchica che è costosa. La causa principale di questi costi è che molte relazioni interne sono relazioni di lungo periodo, stabilite con contratti per così dire generici, che non prevedono l intera sequenza delle operazioni che ogni partecipante dovrà eseguire: tali contratti prevedono solo che i partecipanti dovranno eseguire di volta in volta le azioni che qualche superiore richiederà loro, a seconda delle esigenze del momento. Naturalmente, ci deve essere un insieme di garanzie per il dipendente, per evitare che egli si trovi ad eseguire attività irragionevoli o per lui impossibili. Non esistono, quindi, sistemi di segnalazione che automatizzano tutte le attività, se non in una futuribile impresa dove operano solo

robot. Si pongono quindi dei problemi di monitoraggio delle attività svolte dai partecipanti, e anche il monitoraggio è costoso. Tutti questi costi interni, sostenuti dall impresa in quanto organizzazione e non in quanto acquirente di fattori, possono essere chiamati costi di organizzazione. Di fronte a queste osservazioni, ci si potrebbe domandare perché le attività dell impresa non vengano invece svolte in modo più flessibile, quale era quello descritto implicitamente nella prima parte di questo capitolo: ogni giorno ci si informa sui prezzi dei fattori e dei prodotti, si va al mercato dei fattori e se ne compra la quantità desiderata, si svolge la produzione, e infine si liquida tutto la sera. Ciò potrebbe accadere solo se l utilizzo continuo dei mercati non fosse esso stesso un attività costosa. Si considerino, però, i seguenti fatti. Per poter utilizzare in modo continuo i mercati, in alternativa a contratti interni di lungo periodo, occorre in primo luogo trovare i fornitori e i clienti. Occorre poi verificare la qualità dei fattori necessari per la produzione, far rispettare i termini di consegna e più in generale i contratti della loro fornitura, produrre e consegnare i prodotti come concordato con i clienti, avere certezza riguardo ai diritti di proprietà sui beni e servizi scambiati sui mercati, affrontare spese assicurative o legali in caso di mancato o manchevole rispetto dei termini contrattuali. Tutte queste attività collaterali comportano costi, chiamati costi di transazione. Essi sono aggiuntivi rispetto al pagamento dei fattori, e dipendono solo dal fatto che si utilizzano i mercati per svolgere la propria attività. È ragionevole supporre che i costi che abbiamo chiamato organizzativi crescano in modo più che proporzionale man mano che cresce l internalizzazione, cioè la percentuale di attività svolte tramite contratti di lungo periodo anziché tramite l uso dei mercati. Viceversa, i costi di transazione crescono in modo più che proporzionale man mano che aumenta il decentramento produttivo, cioè quando l impresa si rivolge più intensamente ai mercati per le sue necessità. La Fig. 22 può rappresentare queste idee in modo appropriato. Figura 22 La quota di internalizzazione Costi C TOT 0 C OR Attività internalizzate x Attività decentrate C TRA 100 % Man mano che l internalizzazione passa da 0 al 100%, e dunque il decentramento produttivo passa dal 100% a zero, i costi organizzativi, indicati con C ORG, aumentano in modo più che proporzionale, mentre i costi di transazione, indicati con C TRA, diminuiscono sempre più lentamente. Si ricordi che i costi qui indicati non sono i costi per l acquisto dei fattori, ma sono i soli costi collaterali di organizzazione interna oppure di transazione. La posizione ottima per l impresa è quella in cui i costi totali, C TOT = C ORG + C TRA, sono minimi, cioè quella in cui l internalizzazione è pari a x%. Questa analisi può costituire una spiegazione del fatto stesso che esistano imprese, cioè gerarchie, e non solo sequenze di pure transazioni di mercato. Dal punto di vista non qualitativo, cioè relativamente al problema di quanto decentrare, essa ci insegna che le imprese possono decidere di decentrare semplicemente perché i costi di organizzazione sono elevati, e non solo perché i prezzi del lavoro e delle macchine sono elevati. Dunque comprendiamo anche perché, pur in presenza di costi di transazione che rendono oneroso l uso dei mercati, non accade che una singola impresa si espanda fino a raggruppare l intera economia, che diventerebbe una sorta di economia pianificata da un unico centro: in questa evenienza i costi organizzativi aumenterebbero infatti in modo proibitivo.