Corinna Ligorio. Pragmatica della comunicazione umana. Laboratorio Montessori ISSN

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1 Corinna Ligorio Pragmatica della comunicazione umana Laboratorio Montessori ISSN

2 1. Presupposti teorici Gli studi riguardanti la comunicazione umana possono essere divisi in tre sottosettori: sintassi, semantica e pragmatica. Il primo di questi comprende le problematiche legate alla codifica e decodifica dell informazione, ai canali, alla ridondanza ed al rumore (problemi sintattici); la semantica si occupa del significato della comunicazione per i comunicanti, il terzo sottosettore, la pragmatica, si occupa dell influenza della comunicazione sul comportamento dei parlanti. Watzlawick e la scuola di Palo Alto si sono concentrati su questo terzo aspetto della comunicazione: la pragmatica. Bisogna, tuttavia, precisare che la scuola di Palo Alto considera comunicazione e comportamento come sinonimi. 1.1 Il primo aspetto da analizzare è quello di funzione e di relazione. Il concetto matematico di funzione offre un valido modello per rappresentare quello di relazione, infatti una funzione matematica si può definire come una relazione tra variabili e la stessa sostanza delle nostre percezioni non è costituita da cose, ma da relazioni con le cose; da ciò quindi si evince che la consapevolezza che l uomo ha di se stesso è costituita dalla consapevolezza delle funzioni, ciò delle relazioni in cui si trova implicato. 1.2 Importante è anche il concetto di informazione e retroazione. La tradizione psicoanalitica basa le proprie teorie sui principi di conservazione di materia ed energia negli scambi comunicativi. Poniamo qui l esempio del sasso e del cane: dando un calcio al sasso, esso si muove esclusivamente grazie all energia che noi trasmettiamo dal nostro piede al sasso. Al contrario dando un calcio al cane, esso prenderà dal suo metabolismo l energia necessaria a muoversi e contemporaneamente il calcio gli trasmetterà informazioni, che gli faranno decidere di allontanarsi o di morderci. È questo il centro della pragmatica: lo scambio di informazioni, e non di energia, ed è proprio in ciò che consta la differenza fra la psicodinamica freudiana e la teoria della comunicazione. Ponendo al centro dell attenzione l informazione, viene introdotto anche il concetto di feedback, ossia di retroazione, il ritorno all emittente di alcune informazioni relative al messaggio che è stato appena ricevuto dall emittente. La retroazione può essere sia positiva che negativa: nel primo caso, essa causerà cambiamento cioè la perdita di stabilità e di equilibrio, nel secondo caso, essa aiuterà il mantenimento della stabilità delle relazioni (omeostasi). 1.3 I sistemi a retroazione posseggono un grado di complessità più elevato di altri sistemi non retroattivi, ed inoltre non sono assoggettabili alle leggi della meccanica classica, per cui è impossibile isolare una variabile e studiarla isolatamente, poiché il sistema risulterebbe deformato in modo tale da non essere più lo stesso sistema. 1.4 Gli schemi comportamentali che osserviamo durante l interazione costituiscono la ridondanza. Watzlawick contrappone l interazione umana all omeostato, infatti quest ultimo è il risultato di una ricerca casuale tra tutti gli stati possibili, ma ogni volta che si verifica un cambiamento nel sistema, riparte in maniera del tutto casuale, mentre nell interazione umana una volta che viene raggiunto l equilibrio è mantenuto con comportamenti ridondanti, che costituiscono la memoria storica dell interazione e che non vengono annullati in occasione di modificazioni. Ciò significa che il sistema umano a differenza dell omeostato non riparte ogni volta da zero, ma ma mantiene i risultati ottenuti anche quando deve adattarsi a nuove situazioni. 2

3 1.5 Infine abbiamo la metacomunicazione, in analogia con la matematica, quando questa non viene usata come strumento di calcolo, ma diventa oggetto di studio, si ha un linguaggio che Hilbert ha definito metamatematico, cioè un linguaggio sulla matematica; allo stesso modo quando comunichiamo sulla comunicazione, cioè ci occupiamo di studiarla nei suoi vari aspetti, allora stiamo metacomunicando. Analizzati i criteri necessari per studiare la comunicazione umana, bisogna assumere nuovi schemi concettuali: a) La scatola nera. La scuola di Palo Alto fa notare la paradossale autoreferenzialità di discipline come la psicologia e la psichiatria, i cui studiosi studiano la mente con la propria mente. Perciò la mente deve essere considerata alla stregua di una scatola nera: essa non può essere esplorata. Possiamo interpretare il comportamento umano esclusivamente grazie all osservazione dei suoi effetti pragmatici, lasciando da parte ogni ipotesi intrapsichica. b) Consapevolezza e non consapevolezza. L intenzionalità viene messa in secondo piano in un contesto di teoria della comunicazione. È qui evidenziato un aspetto fortemente costruittivista di Watzlawick: l intenzionalità è indifferente perché sarà sempre il ricevente a interpretare il messaggio e a decidere come interpretarlo, indipendentemente dalle intenzioni iniziali dell emittente. Con questo metodo non si ricercano dunque significati simbolici, cause nel passato, o motivazioni, ma modelli qui-e-ora. c) Presente e passato. Come già detto il metodo pragmatico ha l obiettivo di determinare, rilevare e possibilmente risolvere problemi comunicativi qui ed ora. Non si ricercano significati simbolici, né cause nel passato o motivazioni, ma modelli per capire qui-ed-ora quello che sta succedendo nell interazione, poiché solo la struttura di questa interazione è in grado di rivelarci tutto quello che evidenzia le patologie comunicative (ecco perché le sedute di terapia non coinvolgono mai solo il paziente, ma tutta la famiglia, poiché il problema è a livello sistemico). d) Causa ed effetto. Diventa essenziale analizzare gli effetti, piuttosto che ricercare le cause di un comportamento. È centrale capire qual è lo scopo per cui viene adottato un determinato comportamento, piuttosto che chiederci il perché dello stesso comportamento. Alcuni comportamenti possono infatti essere inspiegabili se analizziamo il soggetto come singolo, ma acquistano immediatamente senso se collocati all interno di un contesto più ampio in cui il soggetto normalmente vive. Ovviamente il concetto di causalità che coinvolge i comunicanti è un concetto circolare (la circolarità dei modelli di comunicazione), poiché in sistemi con circuiti di retroazione non esiste né un principio né una fine, esattamente come in un cerchio. e) La relatività delle nozioni di "normalità" e "anormalità": si mostra come un comportamento acquisisca un senso specifico all'interno del contesto in cui si attua; "sanità" e "insanità" perdono così il loro significato, poiché ciò che è sano in un contesto può non esserlo in un altro, e l'osservatore può giudicare un dato comportamento come "normale" o "anormale" a seconda della sua ottica preconcetta. 2. Tentativo di fissare alcuni assiomi della comunicazione l impossibilità di non comunicare. Il comportamento non ha un suo opposto: non è possibile non avere un comportamento. In 3

4 ogni caso, abbiamo sempre un comportamento. Se concordiamo nel definire come messaggio l intero comportamento di una situazione di interazione, allora ne consegue che è impossibile comunque ci si sforzi non comunicare, perché anche l inattività ed il silenzio hanno valore di messaggio. Non possiamo sottrarci alla comunicazione. Una singola unità di comunicazione (comportamento compreso) è chiamata messaggio, una serie di messaggi scambiati fra persone viene chiamata interazione. Le interazioni possono essere sussunte in modelli di interazione, cioè una unità della comunicazione umana di livello ancora più elevato. Livello di contenuto e di relazione. Una comunicazione non soltanto trasmette informazione, ma al tempo stesso impone un comportamento. Dentro un messaggio esiste quindi sia una componente di informazione (l aspetto di notizia, report), sia una componente di comando (command). L aspetto di notizia di un messaggio trasmette informazione ed è quindi sinonimo nella comunicazione umana del contenuto del messaggio. L aspetto di comando si riferisce invece alla relazione tra i comunicanti. L aspetto di comando non viene quasi mai negoziato apertamente. Sembra anzi che, quanto più una relazione è spontanea e sana, tanto più l aspetto relazionale della comunicazione recede sullo sfondo, mentre le relazioni malate sono caratterizzate da una lotta costante per definire la natura della relazione, mentre l aspetto di contenuto della relazione recede sullo sfondo. Il problema consiste allora nel definire la relazione che intercorre tra l aspetto di comando e quello di notizia del messaggio. Watzlawick utilizza l analogia del calcolatore: per operare, la macchina ha bisogno non solo di dati (informazione), ma anche di dati sui dati, ovvero di metainformazione. Portando l analogia nel mondo della comunicazione umana, possiamo identificare l aspetto di notizia del messaggio come comunicazione, e l aspetto di comando come metacomunicazione. La punteggiatura della sequenza di eventi. L osservatore esterno considera una serie di comunicazioni come una sequenza ininterrotta di scambi. Tuttavia chi partecipa all interazione, ed è quindi calato nella comunicazione, legge lo scambio e reagisce ad esso secondo quella che Bateson e Jackson hanno definito punteggiatura della sequenza di eventi (ricordarsi l esempio dello sperimentatore e del topolino). È importante rilevare come spesso i conflitti relazionali siano semplicemente basati su una punteggiatura conflittuale della suddetta sequenza degli scambi. Ogni parlante interpreta lo scambio in modo tale da vedere il proprio comportamento come causato dal comportamento dell altro, e mai come causa della reazione dell altro, e viceversa: in breve, ogni parlante accusa l altro di essere la causa del proprio comportamento. È evidente che il problema della punteggiatura è risolvibile solo a livello di metacomunicazione, cioè ad un livello in cui si parla della relazione, e non dei contenuti degli scambi comunicativi. La natura di una relazione dipende dalla punteggiatura delle sequenze di comunicazione tra i comunicanti. Comunicazione numerica ed analogica. Nella comunicazione umana si hanno due possibilità di far riferimento agli oggetti: in modo analogico, attraverso una rappresentazione; in modo numerico, attraverso un assegnazione simbolica. Bateson e Jackson hanno osservato che non c è nulla di assolutamente simile ad un tavolo nella parola tavolo. Nella comunicazione analogica invece c è qualcosa di specificamente simile alla cosa rappresentata. Ad esempio, l esperienza ci insegna che capire 4

5 una lingua straniera ascoltandola alla radio risulta molto più difficile del capirla osservando un parlante: in quest ultimo caso, possiamo inferire il significato delle parole attraverso l uso sia del linguaggio dei segni che dei movimenti di intenzione che il parlante usa. La comunicazione analogica è dunque ogni comunicazione non verbale, intesa nel senso esteso proprio di Watzlawick, che quindi include posizioni del corpo, gesti, espressioni del viso, inflessioni della voce, sequenza e ritmo delle parole, il contesto in cui avviene la comunicazione. L uomo è l unico essere vivente ad usare sia il modulo analogico che quello numerico per comunicare con i suoi simili. Il linguaggio numerico serve a scambiare informazione sugli oggetti e a trasmettere la conoscenza nel tempo. Gli animali usano il modulo analogico per comunicare tra loro e con l uomo, ma la natura della loro comunicazione, come dimostrato da Bateson, ha carattere relazionale e non assertivo: vale a dire che la comunicazione animale è una comunicazione legata alla definizione della natura delle proprie relazioni con gli altri soggetti. Gli animali, quando parliamo loro, non capiscono il significato delle nostre frasi, ma al contrario capiscono benissimo la ricchezza analogica con cui comunichiamo loro queste frasi. Quindi tutte le volte che la relazione è il problema dei comunicanti, il modulo numerico è privo di forza, ed in realtà risulta solo strumentale ad una lotta che ha come obiettivo ristabilire una regola, ovvero una definizione condivisa della relazione in crisi. In ogni comunicazione coesistono sia un aspetto di relazione che uno di contenuto, il modulo numerico è quindi quello più adatto a veicolare il contenuto, l aspetto di notizia, mentre il modulo analogico è quello più idoneo a veicolare la definizione della relazione, l aspetto di comando della comunicazione. Questo a causa delle limitazioni fisiologiche incontrate dal modulo analogico nella comunicazione di concetti astratti, oppure nell affrontare connettivi logici come la negazione, o l esclusione, oppure ancora nella gestione della temporalità. L uomo ha quindi la necessità di combinare i due moduli, compiendo continue traduzioni dall uno all altro. Gli esseri umani comunicano sia con il modulo numerico che con quello analogico. Il linguaggio numerico ha una sintassi logica assai complessa e di estrema efficacia ma manca di una semantica adeguata nel settore della relazione, mentre il linguaggio analogico ha la semantica ma non ha nessuna sintassi adeguata per definire in un modo che non sia ambiguo la natura delle relazioni. Interazione complementare e simmetrica. Tutti gli scambi di comunicazione possono essere simmetrici o complementari, a seconda che siano basati sull uguaglianza o sulla differenza. Nel primo caso, un parlante tende a rispecchiare il comportamento dell altro, mentre nel secondo, il comportamento di un parlante è opposto a quello dell altro e costituisce un tipo diverso di Gestalt comportamentale. In quest ultimo caso, un partner assume una posizione primaria, detta one-up, primaria; mentre l altro partner completa per così dire la configurazione assumendo una posizione one-down, secondaria. Non bisogna attribuire giudizi di valore come buono e cattivo o forte e debole alla precedente distinzione: l assunzione di una posizione o l altra potrebbe essere determinata semplicemente da contesti culturali o sociali. Ci sono anche ipotesi su un terzo tipo di relazione detta complementare in cui A consente a B di assumere la direzione del proprio comportamento o lo costringe a farlo, creando una relazione pseudosimmetrica. 3. La comunicazione patologica 5

6 Ogni assioma precedentemente illustrato implica precise patologie comunicative. L impossibilità di non-comunicare Non comunicare è impossibile, poiché è impossibile non assumere un comportamento. Si avranno tentativi di non comunicare ogni volta in cui si cercherà di evitare l impegno inerente ad una comunicazione. Se si prendono come esempio due soggetti che siedono in posti adiacenti su un aereo e si osserva che non vogliono intraprendere una conversazione probabilmente si avranno le seguente opzioni pragmatiche: 1. Rifiuto della comunicazione: un passeggero fa capire all altro che non vuole conversare, comportamento che certo richiede coraggio ed un certo disprezzo delle buone maniere ; 2. Accettazione della comunicazione: un passeggero cede alla conversazione dell altro e cominciano a comunicare, in seguito odierà se stesso e l altro; 3. Squalificazione della comunicazione: il passeggero che non voleva comunicare si abbandona ad una sorta di comunicazione inconcludente, adottando metodi come il cambio argomento, la contraddizione e fraintendendo l altro nel tentativo di invalidare la comunicazione tra loro (la cosiddetta arte gentile di non dire nulla dicendo qualcosa ); 4.Usare un sintomo come comunicazione: un passeggero manifesta un sintomo, dietro il quale nasconde la propria volontà di non impegnarsi in una comunicazione, come far finta di aver sonno, di non conoscere la lingua, essere sordo o ubriaco. Definizione di sé e dell altro. Spesso accade che il motivo scatenante di una discussione consista in un disaccordo a livello di relazione (metacomunicazione), mentre la discussione rimane centrata a livello di contenuto. Questa confusione tra l aspetto di contenuto e quello di relazione scaturisce dalla difficoltà di parlare sulla relazione, e lascia i parlanti a litigare su aspetti su cui spesso sono già d accordo (il contenuto, appunto), mentre l aspetto relazionale resta fuori portata. Spesso risolvere un problema di contenuto implica creare un problema di relazione: una volta che il disaccordo sul contenuto è chiarito, restano due persone di cui una aveva ragione e l altra torto. Evidentemente, a questo punto le due persone devono lasciare il contenuto, su cui si sono accordate, e cominciare a parlare della loro relazione, e di cosa comporti avere ragione o torto a quel livello. E quindi devono definire, dopo il disaccordo, se la loro relazione è simmetrica o complementare. A livello della relazione, i parlanti definiscono la relazione stessa e implicitamente se stessi. In questa ottica, sono possibili tre reazioni a questa definizione di se stessi: Conferma: il rispondente conferma all emittente la versione che questo ha dato di sé. C è riconoscimento e conferma per l emittente, che quindi può consolidare l immagine di se stesso che costruisce dentro di sé; Rifiuto: il rispondente rifiuta l immagine proposta dall emittente. Questo rifiuto presuppone riconoscimento, e quindi, sebbene sia in disaccordo con l emittente, ne conferma la realtà come emittente; Disconferma: in questo caso l emittente non viene preso in considerazione dal ricevente. Il problema non è più confermare o rifiutare una definizione, ma negare che una definizione, giusta o sbagliata che sia, sia mai stata prodotta dall emittente, negando altresì la realtà dell emittente. Questa ultima possibilità comporta per l emittente il fenomeno della perdita del Sé, ovvero all alienazione. La disconferma dell altro è spesso prodotta dal fenomeno dell impenetrabilità, ovvero dall incapacità di acquisire consapevolezza delle percezioni interpersonali degli altri: ogni parte non si accorge del punto di vista dell altra, creando una catena patologica di reciproci non prendersi in considerazione, poiché nessuno considera l altro come valido emittente. La punteggiatura della sequenza di eventi La sequenza di eventi viene punteggiata dai parlanti secondo il loro punto di vista, come 6

7 abbiamo precedentemente osservato. Generalmente si suppone che l altro abbia le stesse informazioni che abbiamo noi, e che da queste trarrà le nostre stesse conclusioni. Anche nel caso di punteggiature differenti, non sarà possibile risolvere i conflitti comunicativi fino a che la comunicazione stessa, e quindi la definizione della relazione tra i comunicanti, non diventerà l oggetto della loro comunicazione, ossia fino a che non cominceranno a metacomunicare. L aspetto patologico di confusione nella punteggiatura della sequenza di eventi consiste nel fenomeno delle profezie che si autodeterminano, ovvero in quegli atteggiamenti che il soggetto crede di subire dagli altri, comportandosi di conseguenza, ma che in realtà è lui stesso a provocare: i comporta- menti che osserva negli altri li imputa (immotivatamente) a cause del proprio comportamento, mentre questi sono in realtà reazioni al comportamento del soggetto. 4. L organizzazione della interazione umana Definizione di sistema. Nell ambito di teoria della comunicazione, Watzlawick definisce il concetto di modello come ridondanza di eventi: solo se si verifica una ridondanza nell interazione, possiamo delineare la struttura di tale interazione, e quindi costruire un modello dinamico di quel contesto interattivo. L interazione comunicativa è pensata come un sistema, e come tale ricade sotto il dominio della Teoria Generale dei Sistemi. Un sistema ha un senso solo all interno di una dimensione temporale dentro la quale possa svilupparsi. Definiamo un sistema come un insieme di oggetti e di relazioni tra gli oggetti e tra i loro attributi, in cui gli oggetti sono parti del sistema, gli attributi sono proprietà degli oggetti (che concorrono alla loro specificazione) e le relazioni tengono insieme il sistema, rappresentando il punto di vista che adottiamo sul sistema: le relazioni che dobbiamo considerare nel contesto di un dato insieme di oggetti dipendono dal problema in questione poiché vengono incluse le relazioni importanti o interessanti ed escluse quelle banali o irrilevanti. Un sistema interattivo è quindi costituito da due o più comunicanti impegnati nel processo di definire la natura della loro relazione. Quando definiamo un sistema, dobbiamo anche definire il suo ambiente, ovvero il contesto nel quale il sistema si forma. L ambiente è definito come tutti gli oggetti che possono modificare il sistema, e venire modificati dal sistema. Non è possibile delineare un confine netto tra sistema ed ambiente. Quest ultimo concetto acquista pieno senso nei sistemi aperti, ovvero in quei sistemi che scambiano con l ambiente materiali, energia e informazione. Proprietà di un sistema aperto. Le proprietà di un sistema aperto sono tre: 1.Totalità. Questa proprietà implica che ogni parte del sistema sia in rapporto con il tutto: una modificazione del sistema influisce sulla parte, così come una modificazione della parte influisce sul tutto. Il sistema è un tutto inscindibile, non un semplice agglomerato di parti indipendenti. Il principio di totalità ha come corollario la non-sommatività: il risultato a livello di sistema dell interazione delle parti non è semplicemente la somma del contributo parziale di ogni parte del sistema, ma è qualcosa che implica l emergenza di comportamenti a livello di sistema non predicibili dai comportamenti delle parti. Questa emergenza di proprietà inesistenti a livello delle parti è quello che fa di un sistema un sistema complesso. Nel contesto di analisi pragmatica della comunicazione, questo presupposto teorico implica, ancora una volta, che i comunicanti non devono essere considerati isolatamente l uno 7

8 dall altro, pena non riuscire ad analizzare il sistema in tutta la sua complessità, ed in tutte le sue emergenze. 2. Retroazione. La retroazione è il fenomeno che lega insieme le parti e permette l emergenza del sistema. L avvento della teoria della comunicazione ha concentrato l attenzione sullo scambio di informazioni, e quello della cibernetica sul meccanismo di retroazione. In questo contesto teorico abbiamo inoltre la possibilità di adottare uno schema causale circolare, adatto a rappresentare le interazioni in un sistema aperto. 3. Equifinalità. I risultati a livello di sistema non sono predicibili conoscendo semplicemente le condizioni iniziali del sistema. Quando parliamo di sistemi complessi, generalmente concordiamo sul fatto che le condizioni iniziali di tali sistemi siano di basilare importanza per i risultati a cui tali sistemi arriveranno nel tempo. Watzlawick inserisce un altro aspetto, quello dei parametri del sistema: egli suggerisce, seguendo Von Bertanlanffy, che siano i parametri del sistema a giocare un ruolo fondamentale nel definire lo stato di equilibrio del sistema, e non tanto le condizioni iniziali dello stesso. Per questo motivo, non soltanto dalle stesse condizioni iniziali possiamo ottenere risultati diversi, ma anche da condizioni iniziali identiche possiamo ottenere risultati diversi. La ricaduta di questo principio sulla pragmatica della comunicazione umana consiste nel considerare, in un contesto di analisi della comunicazione, l organizzazione in corso del processo interattivo molto più importante degli elementi specifici costituiti dalla genesi e dal risultato. Il sistema è allora la migliore spiegazione di se stesso, e lo studio della sua organizzazione attuale è la metodologia più appropriata. Sistemi aperti nel tempo: i sistemi interattivi. I sistemi in stato stazionario sono quei sistemi considerati stabili rispetto a certe variabili poiché queste tendono a rimanere, nel tempo, entro limiti definiti. I sistemi caratterizzati dalla stabilità sono quelli in cui le relazioni in corso sono importanti per entrambe le parti e di lunga durata. Questi sistemi hanno una grande importanza dal punto di vista della pragmatica della comunicazione. Quando sussistono le condizioni sopra elencate, si ha l occasione di ripetere le sequenze di comunicazione in contesti stabili (famiglia, gruppo di pari, ecc...) e le ridondanze di questi sistemi sono molto più significative di quelle che potremmo trovare analizzando incontri casuali tra estranei. Quando questi tipi di interazioni hanno delle evidenti risultanti patologiche e, se ci si chiede perché mai, nonostante tutto, l interazione venga comunque portata avanti, è bene allora riflettere su un aspetto fondamentale di questo approccio di ricerca: non ci interessa il perché, ma il come un sistema interattivo opera. Quindi non cerchiamo cause scatenanti, ma fini a cui il comportamento comunicativo assolve, cercando di comprenderne la struttura interattiva. Regole di relazione. In una sequenza comunicativa, ogni scambio di messaggi restringe il numero delle possibili mosse successive: i messaggi palesi che sono stati scambiati entrano a far parte del particolare contesto interpersonale e pongono le loro limitazioni all interazione successiva, esattamente come in una partita a scacchi. Quando questo scambio ha raggiunto una stabilità, ovvero quando i parlanti si sono in qualche modo accordati nel tempo sulla natura della loro relazione, emerge quello che Jackson ha definito regola della relazione. A conclusione di questa sezione, dobbiamo ricordare un altro concetto prodotto dalla Scuola di Palo Alto, ovvero quello di omeostasi familiare. La genesi di questo concetto risiede nelle osservazioni cliniche di comportamenti ricorrenti in famiglie disturbate: ogni volta che il paziente migliorava, peggioravano i familiari. Da qui l intuizione di Jackson di considerare 8

9 questi comportamenti (sia dei familiari che del paziente) come meccanismi omeostatici che resistevano al cambiamento, in modo da permettere alla famiglia di mantenere un equilibrio, per quanto precario. Questi meccanismi sono così efficaci che, in ogni caso, lavorano per mantenere lo status quo, anche quando questo è patologico e il cambiamento porterebbe giovamento. Questo tipo di resistenza è prettamente negativo, e contrapposto al fenomeno della calibrazione (attraverso funzioni a gradino), ovvero a quel meccanismo che invece permette di affrontare il cambiamento attraverso una ricalibrazione, appunto, dei parametri del sistema (da ricordare l esempio del termostato): in altre parole, ricalibrare il sistema significa ridefinire le regole della relazione, accordandosi su una nuova definizione della natura della relazione stessa. 5. La comunicazione paradossale Il paradosso ha per tutti noi un importanza immediatamente pragmatica ed esistenziale, sfida la nostra fede nella coerenza, e quindi nella fermezza ultima, del nostro universo. Definiamo paradosso una contraddizione che deriva dalla deduzione corretta da premesse coerenti. Elenchiamo tre tipi di paradosso: 1. paradossi logico-matematici (antinomie): Il più famoso paradosso di questo gruppo è sulla classe di tutte le classi che non sono membri di se stesse. Ora è evidente che le classi possono essere e non essere membri di se stesse, ma questa contraddizione dimostra semplicemente che è stata violata una legge della logica e la logica stessa ne soffre. La classe di tutti i concetti è ovviamente essa stessa un concetto, mentre la classe ad esempio di uomo non è essa stessa un uomo. La divisione dell universo in classi che contengono se stesse (self.membership) e in classi che non contengono se stesse (non self-membership) è esaustiva. 1. definizioni paradossali (antinomie semantiche): la più famosa antinomia è Io sto mentendo. Russel è stato il primo a risolvere questo paradosso con la teoria dei livelli di linguaggio: egli postula, infatti, che al livello più basso del linguaggio le asserzioni vengano fatte sugli oggetti e ciò costituisce il linguaggio oggetto, ma quando vogliamo dire qualcosa su questo linguaggio, dobbiamo usare un metalinguaggio e un metametalinguaggio se vogliamo parlare su questo metalinguaggio, e così via in una catena regredente teoricamente infinita. 1. paradossi pragmatici (ingiunzioni paradossali e predizioni paradossali): Ingiunzioni paradossali Il famoso paradosso del barbiere che rade tutti gli uomini che non si radono da soli acquista un significato particolare se lo si colloca in uno scenario di realtà, ad esempio militare, in cui quest ordine viene dato da un superiore ad un soldato. La relazione ufficiale e subordinato crea una forte relazione complementare, entro lo schema di questa relazione, viene data un ingiunzione che deve essere obbedita ma deve essere disobbedita per essere obbedita e la persona che in questa relazione è nella posizione one down non è in grado di uscir fuori dallo schema e quindi di dissolvere il paradosso commentandolo, cioè metacomunicando su di esso. Una persona presa in una simile situazione è in una posizione insostenibile, come mostrato in numerosi esempi riportati, non è possibile comportarsi in modo logico e coerente in un contesto illogico e coerente, le alternative infatti sono o adempiere all ordine, ma nello stesso osservarlo si andrà contro di esso, e quindi essere accusati di incompetenza o tirarsi fuori dalla situazione prendendo la via dell inazione, e così si sarà accusati di insubordinazione. 9

10 La storia del genere umano mostra che ci sono due tipi di persone che vogliono sottomettere la mente degli altri: coloro che ritengono una soluzione accettabile la distruzione fisica dei loro oppositori senza preoccuparsi affatto di ciò che pensano veramente le loro vittime, e coloro che per un interesse escatologico degno di miglior causa se ne preoccupano moltissimo. La teoria del doppio legame Bateson, Jackson, Haley e Weakland hanno scritto per primi gli effetti del paradosso nella interazione umana, in un saggio intitolato Per una teoria della schizofrenia, essi si chiedono quali conseguenze di esperienza interpersonale provocherebbero il comportamento che giustificherebbe la diagnosi di schizofrenia. Lo schizofrenico, ipotizzano, deve vivere in un universo in cui le sequenze di eventi sono tali che le sue abitudini di comunicazione non convenzionali in qualche modo saranno appropriate. È un ipotesi che li ha portati a postulare certe caratteristiche di tale interazione a cui hanno dato il nome di doppio legame. Tali caratteristiche sono: 1. la relazione intensa in cui sono coinvolte due o più persone; 2. in questo contesto viene dato un messaggio per cui (a) asserisce qualcosa, (b) asserisce qualcosa sulla propria asserzione e (c) queste due asserzioni si escludono a vicenda. Se il messaggio è un ingiunzione, l ingiunzione deve essere disobbedita per essere obbedita; 3. si impedisce al ricettore di uscir fuori dallo schema stabilito da questo messaggio. Una persona in una situazione di doppio legame è quindi probabile che si trovi punita per aver avuto percezioni corrette, e che venga definita cattiva, folle per aver magari insinuato che esiste una discrepanza tra ciò che vede e ciò che dovrebbe vedere. Il doppio legame non causa la schizofrenia, ma ciò avviene solo quando diventa il modello predominante della comunicazione. Inoltre, quando si ha un doppio legame di lunga durata esso si trasformerà in qualcosa che ci si aspetta, qualcosa di autonomo e abituale. I doppi legami non sono semplici ingiunzioni contraddittorie, ma veri paradossi: l ingiunzione offre almeno la possibilità di compiere una scelta logica, il paradosso invalida la scelta stessa. L effetto sul comportamento umano dei doppi legami è la conclusione del ricevente d essersi lasciato sfuggire qualche elemento d importanza vitale che era inerente alla situazione, sarà ossessionato dal bisogno di scoprire tali elementi, di dare un significato a ciò che continua ad accadere in lui e attorno a lui e alla fine sarà costretto ad estendere la sua ricerca ai fenomeni più improbabili e senza alcuna attinenza col significato e gli elementi che cerca di rintracciare. Un elemento essenziale del doppio legame è la proibizione di essere consapevoli della contraddizione che la situazione comporta. 6. Il paradosso in psicoterapia L illusione di alternative Weakland e Jackson notarono che nel tentativo di fare la scelta giusta tra due alternative, i pazienti schizofrenici incontrano un dilemma tipico: non possono prendere la decisione giusta, perché entrambe le alternative sono parte integrante di un doppio legame e quindi il paziente è dannato se la prende ed è dannato se non la prende. È un illusione l intera ipotesi che la scelta sia possibile. Rendersi conto dell assenza di scelta equivarrebbe a riconoscere non solo quelle che sono evidentemente le alternative offerte, ma anche la vera natura del doppio legame ed il blocco di ogni via d uscita dalla situazione di doppio legame e l impossibilità di guardarla dall esterno sono elementi fondamentali del doppio legame. Dall interno non si può provocare nessun cambiamento, ma soltanto uscendo fuori dal modello. 10

11 Il gioco senza fine Nessuna asserzione fatta entro uno schema dato può essere al tempo stesso una asserzione valida sullo schema, bisogna che ci sia un outiseder a provocare quello che il sistema stesso non è in grado di produrre: un cambiamento delle proprie regole. L irreversibilità di un gioco senza fine sta nel fatto che è governato da regole, ma non ha metaregole per cambiare le regole. Prescrivere il sintomo Per sua natura il sintomo è qualcosa di involontario e quindi di autonomo. Se un terapeuta insegna al paziente a rappresentare il proprio sintomo, egli gli sta insegnando un comportamento spontaneo e con questa ingiunzione paradossale impone al paziente di cambiare comportamento. Il comportamento sintomatico non è più spontaneo; assoggettandosi all ingiunzione del terapeuta il paziente è uscito fuori dallo schema del suo sintomatico gioco senza fine, che fino a quel momento non aveva metaregole per cambiare le proprie regole. Doppi legami terapeutici Dal punto di vista della comunicazione le comunicazioni paradossali sono gli interventi più complessi e efficaci che conosciamo, perché è difficile immaginare che doppi legami sintomatici possano essere interrotti da qualsiasi altra cosa che non sia un contro-doppio legame: similia similibus curantur. Un doppio legame terapeutico è l immagine allo specchio di quello patogeno: infatti presuppone una relazione intensa da cui il paziente si aspetta una ragione per sopravvivere, in questo contesto viene data un ingiunzione in modo tale da (a) rafforzare il comportamento che il paziente si aspetta che sia cambiato, (b) implicare che questo rinforzo sia un veicolo del cambiamento, e perciò (c) creare il paradosso perché il paziente si dice di cambiare restando com è. Il paziente quindi viene messo in una situazione impossibile riguardo alla sua malattia: se egli accondiscende non può più non farci niente ; egli può farci qualcosa e questo rende impossibile la situazione di non poterci fare niente (lo scopo della terapia). Se, al contrario, si oppone all ingiunzione, può farlo soltanto non comportandosi sintomaticamente (lo scopo della terapia). In conclusione, la situazione terapeutica impedisce al paziente di chiudersi in se stesso o altrimenti di dissolvere il paradosso commentandolo. Perciò anche se l ingiunzione è assurda da un punto di vista logico, è una realtà pragmatica: il paziente non può non reagire ad essa, ma non può neppure reagire ad essa nel suo modo consueto, sintomatico. Epilogo Esistenzialismo e teoria della comunicazione umana non sono le cose in se stesse a preoccuparci, ma le opinioni che ci facciamo di esse. - Epitteto Se si considera l uomo soltanto come animale sociale si trascura il suo nesso esistenziale, di cui i rapporti sociali in cui l uomo è coinvolto sono soltanto un aspetto, anche se molto importante. Qualche teoria della pragmatica della comunicazione umana può anche valere nell ambito dell esistenziale e in che modo può essere utile? Non è possibile dare una risposta definitiva, 11

12 perché bisognerebbe abbandonare il campo della scienza e assumere posizioni soggettive, ma l uomo non può andare contro i limiti stabiliti dalla sua mente e soggetto e oggetto in questo caso coincidono, finendo per generare il paradosso del fenomeno della riflessività. Secondo la Teoria generale dei sistemi, gli organismi sono sistemi aperti che mantengono il loro stato stazionario (stabilità) e si evolvono verso stati di complessità più elevata mediante uno scambio costante sia di energia che di informazione con il loro ambiente. L esperienza soggettiva dell ambiente è una serie di istruzioni relative all esistenza dell organismo. L impatto dell ambiente su un organismo comprende una serie di istruzioni il cui significato non è affatto lampante e che l organismo deve decodificare come meglio può. Le reazioni dell organismo a loro volta influenzano l ambiente dando luogo a interazioni complesse e continue che non sono mai causali e che sono quindi governate da un programma o, per usare un termine esistenzialista, da un significato. L esistenza è una funzione della relazione tra l organismo e il suo ambiente. Ci sono due tipi di conoscenza: delle cose e sulle cose. La prima è consapevolezza che viene trasmessa dai sensi, la seconda è metaconoscenza, perché è conoscenza sulla conoscenza di primo ordine. È raro che un essere umano adulto abbia solo la conoscenza di primo ordine, l uomo non smette mai di cercare di conoscere gli oggetti della propria esperienza e di reagire ad essi a seconda di quello che ne capisce. Infine, dalla somma totale dei significati che ha dedotto dai contatti con numerosi oggetti singoli del suo ambiente si sviluppa una visione unitaria del mondo in cui si trova gettato, e questa visione è di terz ordine. L uomo opera in base a una serie di premesse sui fenomeni che percepisce e che la sua interazione con la realtà, nel senso più esteso del termine (cioè non solo con gli altri esseri umani), sarà determinata da tali premesse. In larga misura la realtà è ciò che facciamo essere. I filosofi esistenzialisti propongono una relazione molto simile fra l uomo e la sua realtà: essi concepiscono l uomo come un essere gettato in un mondo opaco, privo di forma e di significato, da cui è l uomo stesso a creare la sua situazione. Il suo modo specifico di essere-nel-mondo è quindi il risultato della sua scelta, è il significato che egli dà a quello che presumibilmente è al di là di ogni oggettiva comprensione umana. Una branca della teoria dell apprendimento postula che insieme con l acquisizione della conoscenza e di una certa destrezza si verifica anche un processo che rende l acquisizione stessa progressivamente più facile. Non ci si limita ad imparare, ma si impara ad imparare. Quello che Bateson chiama deutero-apprendimento. L uomo ha una capacità quasi incredibile di adattarsi ai cambiamenti al secondo livello, e tutti potranno confermare di avere avuto occasione di osservare la resistenza umana alla sofferenza nelle circostanze più atroci. Ma sembra che tale resistenza sia possibile soltanto finché restano intatte le premesse di terzo ordine sulla sua esistenza e il significato del mondo in cui vive. Nietzsche doveva avere in mente qualcosa del genere quanto postulò che chi ha un perché per vivere quasi sempre sopporterà il come vivere. L uomo non può sopravvivere psicologicamente in un universo che le sue premesse di terzo ordine non riescono a spiegare, in un universo che per lui è assurdo. L assenza di significato è l orrore del Nulla esistenziale. È la soggettività in cui la realtà si è allontanata o è completamente scomparsa, e con essa ogni consapevolezza del Sé e degli altri. Che la vita abbia perso il suo significato ( o ne sia priva) è forse il denominatore comune di tutte le forme di angoscia; è soprattutto la malattia moderna su cui si è scritto tanto. Dolore, malattia, perdita, fallimento, disperazione, delusione, paura di morire, o semplicemente noia, tutto porta ad 12

13 avere la sensazione che la vita è priva di significato. Se l uomo vuole cambiare le sue premesse di terzo ordine, il che è una funzione essenziale della psicoterapia, egli può farlo soltanto da un livello quarto. Ma al livello quarto non si può avere che un barlume di intelligenza e l articolazione diventa estremamente difficile se non impossibile. Soltanto da questo livello si può vedere che la realtà non è qualcosa di oggettivo, inalterabile, che ha per la nostra sopravvivenza un significato benevolo o sinistro, ma che la realtà è costituita dall esperienza soggettiva che ci facciamo dell esistenza, dalle nostre intenzioni e dai nostri scopi - la realtà è il nostro modellare qualcosa che probabilmente l uomo non è in grado di sottoporre a nessuna verifica oggettiva. Il lavoro di Godel sulle proposizioni formalmente indicibili ( è possibile costruire una formula, G, che (1) è dimostrabile partendo dalle premesse e dagli assiomi del sistema, ma che (2) dice di se stessa che non è dimostrabile. Ciò significa che G è dimostrabile nel sistema, è dimostrabile anche la sua indimostrabilità (ciò che dice di sé). Ma se sia la dimostrabilità che l indimostrabilità si possono dedurre dagli assiomi del sistema, e gli assiomi stessi sono coerenti, allora G è indecidibile nel termini del sistema) costituisce l analogia matematica di ciò che vorremmo chiamare il paradosso ultimo dell esistenza umana. L uomo è soggetto e oggetto della sua ricerca. Wittgenstein mostra come potremmo sapere qualcosa sul mondo nella sua totalità soltanto se potessimo uscir fuori da esso; ma se ciò fosse possibile, questo mondo non sarebbe più tutto il mondo. Tuttavia la nostra logica non conosce nessuna cosa che sia fuori di esso. Il mondo, dunque, è limitato e al tempo stesso senza limiti, senza limiti proprio perché non c è nulla fuori e non c è nulla dentro che possa costituire un confine. Ma se è così ne consegue che Mondo e vita sono una sola cosa. Io sono il mio mondo. Soggetto e mondo sono governati dall ausiliare esistenziale essere: il soggetto non appartiene al mondo, ma è un limite del mondo. Ma la soluzione dell enigma della vita nello spazio e nel tempo si trova al di fuori dello spazio e del tempo. Perché, come ormai dovrebbe essere ben chiaro, non c è nulla dentro uno schema che possa asserire, o anche chiedere, qualcosa su quello schema. La soluzione, dunque, non sta nel trovare una risposta all enigma dell esistenza, ma nel prendere atto che non c è alcun enigma. 13

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