Forze elastiche e Molla elicoidale versione 1.02 preliminare

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1 Forze elastiche e Molla elicoidale versione 1.02 preliminare MDV April 18, Elasticità L elasticità è la proprietà dei corpi soldi di tornare nella loro forma originale dopo avere subito una deformazione generata dall applicazione di una forza. Se la forza supera un certo valore, dipendente dal corpo, detto limite di elasticità la deformazione diviene permanente e si parla di deformazione plastica o addirittura di rottura. Un corpo solido si dice perfettamente elastico se torna nella sua forma originale una volta rimossa la forza che causa la deformazione restituendo tutta l energia spesa per provocare la deformazione. La legge fondamentale dell elasticità è la legge di Hooke: la deformazione (δ) generata da una forza (F ) applicata ad un corpo solido, una volta raggiunto l equilibrio, è proporzionale alla sua intensità: δ F (1) Il corpo perfettamente elastico è un idealizzazione che tuttavia descrive in modo sufficientemente accurato il comportamento di molti corpi solidi reali in un ampio intervallo di intensità di forze. Esistono vari tipi di elasticità dei corpi solidi in funzione di come è applicata la forza deformante: elasticità di trazione, di compressione e di scorrimento. Per una trattazione teorica approfondita della teoria dell elasticità si veda il testo [1]. Nel prossimo paragrafo descriveremo l elasticità di scorrimento. 2 Elasticità di scorrimento Se un solido di superficie S e altezza l è sottoposto a trazione con una forza F (vedi figura 1) si ottiene sperimentalmente x = 1 lf G S (2) La costante 1/G è detta coefficiente di scorrimento ed è una caratteristica del materiale 1

2 Figure 1: Elasticità di scorrimento con cui è fatto il corpo. Il suo inverso, G, è detto modulo di scorrimento e ha le dimensioni di una forza per unità di superficie. L angolo φ, la cui definizione è deducibile dalla figura 1, è dato da φ = 1 F G S = 1 M G ls Dove si è ipotizzato che φ sia sufficientemente piccolo da poter confondere la tangente con il suo angolo e si è introdotto il momento M della coppia delle forze F di braccio l. Nella tabella seguente sono riportati i valori del modulo di scorrimento (in inglese shear modulus) per alcuni materiali. 3 Elasticità di torsione Materiale Modulo di Scorrimento (GP a 10 9 N/m 2 ) Acciaio 79.3 Alluminio 25.5 Diamante 478 Gomma Polietilene Consideriamo un filo rettilineo omogeneo di sezione circolare fissato ad una estremità. Applichiamo all altra estremità un momento torcente M t, si osserva che il filo sarà torto, ovvero il cerchio delle base a cui è applicato il momento M t sarà ruotato di un angolo θ attorno all asse longitudinale del filo. Questa deformazione è detta torsione. (3) 2

3 Per una deformazione di torsione la legge di Hooke prende la forma M t = fθ (4) Il coefficiente f detto alle volte modulo di torsione dipende anche dalle caratteristiche geometriche del filo 1. L elasticità di torsione non rappresenta un nuovo tipo di elasticità ma può essere descritta attraverso il parametro che descrive l elasticità di scorrimento. Allo scopo, consideriamo un filo di raggio r e di lunghezza l tra le cui basi sia applicato un momento torcente M t come indicato in figura. Consideriamo, un parallelepipedo elementare di area di base ds = dρ ρdω ed altezza l prima dell applicazione del momento torcente. L applicazione del momento torcente per il parallelepipedo considerato è descrivibile con una deformazione di scorrimento per cui utilizzando la (3) possiamo scrivere: φ = 1 dγ (5) G l ds dove dγ è il momento torcente infinitesimo che agisce sull area elementare ds. La relazione precedente si può scrivere come: dγ = Gφ ρdρdω (6) dalla (6) è possibile ricavare l espressione della forza che agisce sulla superficie elementare ds: infatti dγ = l df con df forza elementare che agisce su ds; tenendo conto che φ = ρθ/l, la (6) diviene df = G θ l ρ2 dρdω (7) Il momento di questa forza elementare rispetto all asse passante per il centro del cilindro, è il momento torcente elementare, e vale: dm t = ρ df = G θ l ρ3 dρdω (8) Per ottenere il momento totale dovremo integrare la (8) sia in ω sia in ρ: M = 2π 0 dω r 0 dρ G θ l ρ3 = πgθ l Confrontando la relazione precedente con la (4) otteniamo per il modulo di torsione f = πg 2 Si noti che come detto all inizio del paragrafo, il parametro f dipende dalla geometria del filo: raggio e lunghezza. In particolare si deve notare la dipendenza dalla quarta potenza del raggio che permette di misurare forze dell ordine 2 di N. 1 I parametri associati all elasticità di trazione, di compressione e di scorrimento dipendono unicamente dalle caratteristiche del materiale di cui è costituito il corpo soggetto alla deformazione e non dalla forma geometrica del corpo. 2 La misura di queste debolissime forze tipicamente si affronta con la bilancia di torsione nella quale possono essere utilizzati fili del diametro di 1µm. r 4 l r 4 2 (9) 3

4 Figure 2: Elasticità di torsione La relazione precedente può essere scritta evidenziando la deformazione subita dal filo in funzione del momento torcente applicato: 4 La Molla θ = 2 Ml πg r 4 (10) Una molla elicoidale per piccole deformazioni genera una forza di tipo elastico: F = k x (11) la costante di proporzionalità k tra l allungamento e la forza generata k è detta costante elastica della molla e si misura, nel SI, in N/m. Analizzando la modalità con cui la molla si deforma si comprende che la forza generata dall allungamento della molla è dovuta ad elasticità di torsione. Calcoliamo ora la relazione tra la costante k e il modulo di torsione f. Supponiamo di tagliare il filo con con cui è costruita la molla con un piano passante per l asse della molla e per un generico punto A della molla (vedi la figura 3). Sia F 1 la forza che la parte inferiore della molla esercita nel punto A sulla parte superiore. In condizioni statiche F 1 = F. Le due forze F 1 e F formano una coppia di momento 3 M = F R. Consideriamo il momento M come applicato al punto A (nell approssimazione di spira piana M è tangente alla spira), se consideriamo M come 3 Si è ipotizzato che l angolo formato dal piano della spira con l orizzontale sia piccolo. In altre parole le spire della molla sono considerate giacere su piano perpendicolare all asse della molla 4

5 momento torcente dell elemento di filo dx nel punto A potremo scrivere, a causa della (4), dφ = M/f 1, dove f 1 è il modulo di torsione dell elemento dx considerato. Indichiamo con f il modulo di torsione dell intero filo con cui è costruita la molla, poiché dalla (9) risulta che il modulo di torsione è inversamente proporzionale alla lunghezza del filo, potremo scrivere f = f 1 dx/l e quindi dφ = M fl dx A causa della torsione dell angolo dφ, l estremità del filo si abbassa di dx = Rdφ. Figure 3: Molla elicoidale. A sinistra lo schema che mette in evidenza la torsione del filo della molla Integrando si ottiene lo spostamento finito x L F R 2 x = dx = f 0 dx L = F R2 f Da questa relazione si può ottenere la costante elastica della molla con la dipendenza esplicita dal suo raggio: k = f R 2 Esercizio 1. Due molle 1 e 2 di costanti elastiche k 1 e k 2 sono collegate in serie. Si calcoli la costante elastica k eq della molla equivalente alle due collegate in serie. Soluzione. Se F è la forza applicata alle due molle collegate in serie, in condizioni statiche, F è la stessa forza applicata sia alla molla 1 sia alla 2, quindi F = k 2 x 2 = k 1 x 1 L allungamento totale è x = x 1 + x 2. Il k equivalente delle due molle in serie è quindi: k = F x = F = k 1k 2 x 1 + x 2 k 1 + k 2 5

6 oppure 1 k = k 1 k 2 Esercizio 2. Due molle 1 e 2 di costanti elastiche k 1 e k 2 sono collegate parallelo. Si calcoli la costante elastica k eq della molla equivalente alle due collegate in parallelo. 5 Moto di un grave connesso ad una molla Consideriamo una massa m (assimilabile ad un punto materiale) connessa ad una molla ideale di costante elastica k in un campo di gravità g. Indichiamo con x un asse parallelo all accelerazione di gravità e diretto verso l alto (in direzione opposta a g). Sia x o la coordinata del punto in cui si trova l estremità libera della molla quando è a riposo (con carico nullo). Con questa scelta la forza esercitata dalla molla si scrive k(x x o ). Trascurando gli attriti e supponendo che il moto sia monodimensionale, la legge del moto della massa m si scrive come: mẍ = k(x x o ) mg (12) Metodo statico. Iniziamo cercando la posizione di equilibrio statico della massa m definita da accelerazione e velocità nulle. Si ottiene immediatamente che la posizione di equilibrio si ha quando il grave si trova nella posizione: x e = mg/k + x o (13) La relazione (13) permette di determinare la costante della molla k con il cosiddetto metodo statico. Questo metodo consiste nella misurazione di un certo numero di posizioni di equilibrio x ei in corrispondenza del valore delle masse m i. L uso del metodo dei minimi quadrati con un fit lineare permette la determinazione di k e x o con relative incertezze. Metodo dinamico. La relazione (12) è un equazione differenziale del secondo ordine a coefficienti costanti, la cui soluzione (come per tutte le equazioni differenziali lineari) è data dalla soluzione dell equazione differenziale omogenea associata (quella che si ottiene ponendo a zero il termine noto) più una soluzione particolare. Riscriviamo la (12) isolando il termine noto, dividendo la relazione per m e definendo il parametro ωo 2 = k/m (le cui dimensioni fisiche sono [T ] 2 ): ẍ + ω 2 ox = ω 2 ox o g (14) Una soluzione particolare è data dalla funzione costante x = x o g/ωo, 2 che coincide con la posizione di equilibrio statico della massa m. Come è noto dalla teoria delle equazioni differenziali lineari a coefficienti costanti, la soluzione dell equazione omogenea associata è data da C 1 e s1t + C 2 e s 2t (15) 6

7 dove s 1 e s 2 sono le soluzioni dell equazione algebrica che si ottiene sostituendo alla funzione incognita x(t) la variabile di appoggio s elevata alla potenza pari al grado della derivata e C 1 e C 2 sono due costanti di integrazione. Per la (12) l equazione algebrica è s 2 + ω 2 = 0, le cui soluzioni sono: s 1,2 = ± k ω 2 = ±iω = ±i m In conclusione la soluzione cercata è: x(t) = C 1 e iωot + C 2 e iωot + x o g/ω 2 o Per semplificare la notazione trasliamo l origine dell asse x nel punto x o g/ω 2 o, ovvero x x (x o g/ω 2 o). Con questa posizione la relazione precedente diviene x(t) = C 1 e iωot + C 2 e iωot Per determinare le costanti C 1 e C 2 si devono imporre le condizioni iniziali, ad esempio che all istante scelto come iniziale t = 0 la massa m sia nel punto x = 0 e che la elongazione massima della molla sia A. Dalla prima condizione si ricava facilmente che C 1 = C 2, da cui, x(t) = C 1 (e iωot e iωot ) = C 1 (cos ω o t + i sin ω o t cos ω o t + i sin ω o t) = 2iC 1 sin ω o t dove, nella seconda uguaglianza, si è fatto uso della formula di Eulero. Per imporre la seconda condizione iniziale, notiamo che il valore massimo che può assumere la funzione seno è 1 per cui potremo scrivere A = 2iC 1 e C 1 = A/2i e infine la soluzione cercata è: x(t) = A sin ω o t (16) Questa soluzione descrive, come aspettato, un moto sinusoidale o armonico attorno alla posizione di equilibrio. Introducendo il periodo del moto sinusoidale T = 2π/ω o, la (16) può essere scritta come: x(t) = A sin 2π T t = A sin k m t ; m Periodo del moto T = 2π k (17) Moto armonico smorzato. In presenza di attriti viscosi, in prima approssimazione propozionali alla velocità, la legge del moto descritta nel paragrafo precedente (vedi la (12) ), diviene: mẍ = k(x x o ) mg βẋ (18) dove β è un coefficiente di dimensioni fisiche [M][T ] 1. Utilizzando la stessa traslazione dell origine di x fatta nel paragrafo precedente e introducendo i parametri ω o = k/m (pulsazione in assenza di attrito) e ζ = β/(2 mk) (parametro adimensionale che caratterizza l intensità della forza viscosa), la (18) diviene: ẍ + 2ζω o ẋ + ω 2 o = 0 (19) 7

8 questa relazione, come la (14), è un equazione differenziale a coefficienti costanti del secondo ordine, il cui polinomio associato: s 2 + 2ζω o s + ωo 2 si annulla per ( s 1,2 = ω o ζ ± i ) 1 ζ 2 Procedendo in modo analogo al caso precedente otteniamo la soluzione cercata: x(t) = e ωoζt ( C 1 e ωo 1 ζ 2 t + C 2 e ωo 1 ζ 2 t ) Imponendo le condizioni iniziali, ad esempio come quelle nel caso privo di attrito (x(0) = 0 e amp[iezza massima pari ad A), otteniamo x(t) = Ae ωoζt sin ω o 1 ζ 2 t (20) La (20) descrive il moto di un grave soggetto ad una forza elastica in presenza di attrito viscoso le cui caratteristiche principali sono Il moto è di tipo oscillatorio modulato da un esponenziale decrescente. La frequenza con cui il grave oscilla dipende dal parametro ζ e in particolare m T = 2π k(1 ζ 2 ) = 2π 1 ω = T o (21) o 1 ζ 2 1 ζ 2 il valore del parametro ζ in molti casi genera correzioni trascurabili al periodo di oscillazione (vedi esempio numerico nel seguito) 6 Costante della Molla Esperimento La misurazione della costante elastica di una molla k può essere affrontato in due modi che brevemente indichiamo con modo statico che sfrutta la relazione F = k x e con modo dinamico che sfrutta la relazione T = 2π m/k. 6.1 Modo statico. La molla viene caricata con diverse masse di valore noto e in corrispondenza di ogni massa si misura la posizione della stessa rispetto ad un asse parallelo all asse della molla e solidale con il punto di sospensione della molla. Si noti che se le spire della molla a riposo sono a contatto tra di loro, la misura di questa posizione è affetta da un errore sistematico che si annulla appena le spire iniziano a separarsi. Analisi dati. Il fit dei dati sperimentali con una retta permette di ricavare sia k sia lo zero, ovvero la posizione virtuale assunta dalla molla scarica. 8

9 6.2 Modo dinamico La molla caricata con una massa m i viene messa in oscillazione, si attende che le componenti non verticali del moto si attenuino e quindi si misura il corrispondente periodo di oscillazione T i. Analisi dati. In questo caso un esame più accurato del fenomeno mette in evidenza la presenza di alcuni effetti sistematici che possono influenzare la misurazione. In dettaglio: A La massa oscillante muovendosi nell aria subisce un attrito viscoso per cui il moto non è unicamente sinusoidale ma i) la sua ampiezza diminuisce nel tempo e ii) il periodo di oscillazione dipende anche dal valore della massa oscillante come mostrato dalla relazione (21). B La massa 4 della molla del materiale con cui è fatta la molla partecipa, in modo diseguale, al moto. Infatti, l elemento di molla prossimo al punto di sospensione della massa oscilla come la massa mentre l elemento di molla prossimo al punto di sospensione è fermo. Effetto A. In molte circostanze l effetto sistematico A è trascurabile come accade ad esempio se l ampiezza delle oscillazione si riduce di un fattore 1/e (e costante di Nepero) dopo un numero di oscillazioni dell ordine di 10 2 con un valore del periodo dell ordine di 1 s, da cui si ricava ζ Dalla (21) si valuta un effetto sistematico sul valore del Figure 4: Valutazione dell energia cinetica della molla periodo di oscillazione del periodo dell ordine di 3 parti per milione. Effetto B. Per valutare quale frazione della massa della molla partecipi al moto oscillatorio calcoliamo quando vale l energia cinetica di una molla massiva di massa m m. Come ipotesi semplificativa supponiamo la molla come un corpo omogeneo 5 di densità 4 Si noti che la massa coinvolta in questa analisi è la massa inerziale della molla. Si dimostra facilmente che la massa gravitazionale della molla non influenza il moto se non per la traslazione del punto di equilibrio. 5 L allungamento della molla si distribuisce uniformemente lungo tutta la molla 9

10 lineare di massa λ(l) = m m /L, dove L è la lunghezza della molla (variabile nel tempo). Se V è la velocità della massa collegata alla molla, nell ipotesi di allungamento uniforme, la velocità v m (x) dell elemento di massa della molla dm = λdx = (m m /L)dx, che si trovi ad una distanza x dal punto di sospensione è v m (x) = V x/l. L energia cinetica elementare dell elemento di massa dm è quindi dk m = (1/2) dm v 2 m(x): K m = dk m = mm 0 1 L 1 V 2 2 v2 m(x) dm = m 0 2 L 2 x2 m L dx = 1 m m 2 3 V 2 (22) Questo calcolo mostra che, nelle approssimazioni fatte, la molla partecipa al moto del sistema massa più molla con una massa equivalente m eq pari a 1/3 della massa della molla. Per tenere conto di questo effetto bisogna aggiungere alla massa m, che compare nella relazione (17), il contributo m eq dovuto alla massa della molla. La relazione che può essere usata nel fit dei dati sperimentali è quindi: T 2 = 4π2 k (m + m eq) (23) dove i parametri da stimare sperimentalmente sono sia k sia m e q, quest ultimo da confrontare con il valore m m /3 ottenuto dal calcolo. Riferimenti bibliografici [1] Lev D. Landau, Evgenij M. Lifsits Teoria dell elasticità Editori Riuniti 10

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