La dermatofitosi nel gatto: metodiche diagnostiche*

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1 La dermatofitosi nel gatto: metodiche diagnostiche* Veterinaria, Anno 9, n. 1, Marzo 1995 PATOLOGIA FELINA C. TIEGHI Libero Professionista Specialista in Clinica dei Piccoli Animali Centro Medico Veterinario Viale Aguggiari, l Varese *Relazione tenuta in occasione del corso di aggiornamento sulle malattie del gatto organizzato dal Gruppo di Studio SCIVAC di Medicina Felina (Milano, 28/11/1993). La micosi cutanea è una delle cause più frequenti di dermatite nella specie felina, particolarmente nei gattili e negli allevamenti di gatti persiani dove può assumere carattere endemico. Secondo i dati riportati in letteratura, sia in Europa che negli Stati Uniti, l agente causale più frequentemente isolato è Microsporum canis (94-99%). M. canis, infatti, riconosce il gatto come suo serbatoio naturale (il termine canis è fuorviante), ne deriva che entra nell economia di questa specie fungina il causare, nell animale serbatoio, una patologia poco infiammatoria così da poter perpetuare la propria sopravvivenza e distribuzione. Non avendo ancora un assetto immunitario definitivo (in modo particolare l immunità cellulo-mediata) i soggetti giovani sono i più frequentemente affetti da forme cliniche. Le sedi maggiormente coinvolte sono quelle più esposte al contatto: padiglioni auricolari, dorso del naso e arti. Nei gatti, la lesione micotica classica: tonda, alopecica, eritematosa o con alone eritematoso periferico, ricoperta da scaglie a cenere di sigaretta, non è frequente come lo è nel cane e nell uomo (Fig.1). Le lesioni di più frequente riscontro sono relativamente poco infiammate e si presentano come aree circoscritte caratterizzate da diradamento e rottura dei peli più che da vera e propria alopecia. La cute in queste sedi è spesso iperpigmentata e ricoperta da forfora. In alcuni soggetti le uniche lesioni riscontrabili sono croste circolari. Nei gatti persiani non sono infrequenti i quadri papulocrostosi di dermatite miliare. Non raramente si hanno gatti asintomatici (portatori sani) con presenza di lesioni cliniche solo sui proprietari. Quadri meno frequenti sono rappresentati da dermatite eritematosa-pruriginosa (solitamente la micosi è considerata una patologia non accompagnata da prurito), onicomicosi, otite ceruminosa (caratterizzata da cerume marrone scuro) e pseudomicetomi (reazioni da corpo estraneo a frammenti di pelo infetto intrappolato nel derma) 1,2,3. Poiché i quadri clinici sono estremamente variabili, la micosi va sempre inserita nella lista di diagnosi differenziali di ogni manifestazione dermatologica felina (quanto meno in quelle a carattere non pruriginoso). È bene, inoltre, tenere sempre presente quanto affermato da Scott & 61

2 La dermatofitosi nel gatto: metodiche diagnostiche Horn 4 nella loro celebre massima: la maggior parte delle lesioni che sembrano micosi non sono micosi...molte lesioni che sembrano altro sono micosi. Gli autori concludono quindi affermando che :... la dermatofitosi è il disturbo cutaneo che più si presta ad errate diagnosi. Non va dimenticato infine, che la dermatofitosi è un infezione facilmente trasmissibile all uomo. Diventa quindi essenziale confermare o escludere con certezza ogni caso dubbio, senza dimenticare di mantenere alto il nostro indice di sospetto in tutti i quadri dermatologici. Per tutte le ragioni elencate si è cercato in questa rassegna di dare particolare risalto alle metodiche diagnostiche. Tecniche diagnostiche Le tecniche diagnostiche a nostra disposizione sono di facile attuazione e richiedono un attrezzatura alla portata di tutti. Il costo dell attrezzatura è rapidamente indennizzabile in quanto, qualunque proprietario, è disposto a spendere una cifra relativamente modesta per degli esami collaterali che possano permettere anche solo di escludere con certezza una malattia zoonosica. Le procedure che verranno descritte non si escludono a vicenda, ma sono spesso complementari. L esame alla lampada di Wood è utile come test di screening. Almeno nel 50% delle infestazioni da Microsporum canis i peli infestati emettono una caratteristica fluorescenza verde mela. Essendo il gatto quasi sempre infestato da Microsporum canis la lampada di Wood ci fornisce un orientamento diagnostico almeno nella metà dei casi presi in esame. È quindi sempre meglio confermare il sospetto con l osservazione microscopica diretta di un pelo fluorescente per evidenziare la presenza delle caratteristiche artrospore. Ovviamente l assenza di fluorescenza non ci dà alcuna indicazione: può trattarsi di una lesione non micotica come pure di una micosi sostenuta da un ceppo non fluorescente. L ultima tappa diagnostica è l evidenziazione di una colonia di dermatofiti ottenuta mediante esame colturale e tipizzazione dei macroconidi. Lampada di Wood: consigli per un uso correto Si consiglia l acquisto di una lampada munita di lente d ingrandimento. Preriscaldare la lampada per almeno 5 minuti. L osservazione deve protrarsi per alcuni minuti poiché la fluorescenza non è sempre immediata. Il locale dove si esegue l esame deve essere completamente oscurato. Il gatto non deve aver subito trattamenti topici in precedenza. È sempre utile strappare alcuni peli sospetti per evidenziare la fluorescenza nella porzione intrafollicolare. Poiché possono essere normalmente presenti altre fluorescenze (per es. quella azzurra delle scaglie di forfora) è indicativa di micosi solo la fluorescenza verde mela dei peli 1,3. È molto facile farsi l occhio sulla giusta fluorescenza, semplicemente confermando routinariamente ogni caso sospetto mediante l uso degli altri ausili diagnostici. Esame microscopico del pelo L esame microscopico del pelo è utile per evidenziare, oltre allo scompaginamento della cuticola esterna, la presenza delle caratteristiche artrospore di M. canis : numerose sferule dalle dimensioni uniformi di 2 µ distribuite a grani di pannocchia attorno al pelo (Fig. 2). Al fine di avere reperti significativi è importante scegliere con molta cura i peli da esaminare. I criteri per la scelta dei peli sono: peli fluorescenti (se ci sono); peli con il fusto spezzato (Fig. 3); peli intatti alla periferia della lesione con l accortezza di esaminare la loro porzione intrafollicolare recidendo tutto ciò che eccede il mezzo centimetro; è utile inoltre, strappare i peli nel senso di crescita per facilitare la fuoriuscita della radice. I peli scelti possono essere osservati immediatamente al microscopio, semplicemente ponendoli su di un vetrino in una goccia di paraffina. La lettura di questo preparato richiede però peli chiari e un occhio relativamente esperto (è utile chiudere l otturatore del microscopio). Può essere più semplice leggere i preparati allestiti ponendo i peli in alcune gocce di KOH al 10% deposte su di un vetrino, dopo aver atteso il tempo necessario per la chiarificazione della cheratina. In ultimo, può essere consigliabile per chi possiede le colorazioni ematologiche (Diff Quick o Emacolor) far aderire dei peli a un pezzetto di scotch ancorato ad un vetrino e sottoporre questo prepa- FIGURA 1 - Lesione micotica classica, sostenuta da M. canis. Notare la rotondità, l alone eritematoso periferico e le scaglie di forfora a cenere di sigaretta. FIGURA 2 - Esame microscopico del pelo in paraffina: artrospore di M. canis disribuite a grani di pannocchia attorno al pelo (per gentile concessione di D. W. Scott Cornell University, Ithaca, N.Y.). 62

3 Veterinaria, Anno 9, n. 1, Marzo 1995 PATOLOGIA FELINA FIGURA 3 - Caratteristiche macroscopiche che ci possono guidare nella scelta di reperti significativi nella diagnosi di micosi: peli con il fusto spezzato (in alto a destra). FIGURA 4 - Artrospore di M. canis evidenziate con colorazione Emacolor: sferule basofile di dimensioni uniformi circondate da un alone otticamente vuoto (per gentile concessione della Clinica Veterinaria Papiniano, Milano). rato alle normali procedure di colorazione, quindi stendere lo scotch con i peli rivolti in basso su di un nuovo vetrino ed effettuare l osservazione microscopica. Con questa tecnica anche un occhio inesperto riconosce perfettamente le artrospore di M. canis: sferule basofile di 2 µ circondate da un alone otticamente vuoto (Fig. 4). Personalmente ritengo sufficiente l evidenziazione delle artrospore ottenuta in uno di questi tre modi per rilasciare un certificato attestante che il gatto è affetto da micosi. La rapidità diagnostica di questo test è utilissima durante le visite di compravendita e permette di allertare il proprietario in tempi utili. In ogni caso è sempre consigliabile completare l iter diagnostico con l esame colturale che permette anche di identificare la specie micotica coinvolta. Esame colturale Per la semina in piastra i peli vengono scelti come precedentemente descritto, è inoltre necessario: appurare che nessuna sostanza anti-micotica sia stata applicata sui peli per evitare risultati falsi negativi; tamponare delicatamente con alcool i peli (se provenienti da lesioni con essudato) per evitare la crescita di colonie batteriche; seminare in piastra solo la porzione intrafollicolare dei peli per evitare la crescita di funghi saprofiti albergati sul fusto del pelo; seminare in piastra anche alcune scaglie di forfora; fiammeggiare con un accendino o altro le pinze e le forbici utilizzate, sia prima dell uso, al fine di evitare il rischio di seminare spore ambientali, che dopo l uso, per evitare di lasciare in giro materiale contaminato; qualora il gatto con sospetto di micosi fosse asintomatico, pettinarlo vigorosamente con uno spazzolino da denti sterile per 2-3 minuti e quindi seminare il materiale raccolto in piastra. I terreni di coltura, comunemente reperibili in commercio sono confezionati in piastre di Petri o in contenitori di vetro con il terreno disposto a becco di clarino. Le piastre sono sicuramente da preferirsi perché rendono più semplice la semina dei peli e la raccolta delle ife e dei macroconidi da tipizzare. Hanno l inconveniente di disidratarsi rapidamente, per cui, è raccomandabile tenere le confezioni ben sigillate fino al momento dell uso e, una volta seminate, incubarle in vicinanza di un contenitore d acqua. Le piastre vanno incubate in aerobiosi (il tappo va appena appoggiato) a temperatura ambiente (idealmente a 27 C). È necessario un termostato solo se la temperatura dell ambulatorio è troppo bassa durante la notte o in inverno. Il terreno di coltura più usato è il DTM (Dermatophite Test Medium). Questo terreno ha il vantaggio di essere addizionato con sostanze che prevengono la crescita di molti saprofiti, oltre a contenere un indicatore colorimetrico di ph. Il DTM è un terreno color ambra che vira al rosso, se la colonia che cresce su di esso produce cataboliti alcalini. I tre patogeni cutanei: Microsporum canis, Microsporum gypseum e Trichophyton mentagrophytes inducono il viraggio di colore precocemente, durante le prime fasi di crescita, mentre i saprofiti, solo più tardivamente. È intuibile che per sfruttare al meglio questo aspetto diagnostico è bene iniziare l osservazione delle piastre fin dai primi giorni dalla semina. Le colonie dei tre dermatofiti sono invariabilmente bianche o beige chiaro. Ne segue che tutte le colonie di colore scuro non sono di patogeni cutanei superficiali. Inoltre, da quanto esposto precedentemente, si può anche dedurre che le colonie chiare che non determinano un rapido viraggio del colore del terreno del DTM molto probabilmente non sono colonie di dermatofiti. FIGURA 5 - Macroconidi di M. canis colorati con blu cotone lattofenolo. Si noti lo spessore della capsula con sei o più celette (per gentile concessione della Clinica Veterinaria Papiniano, Milano). 63

4 La dermatofitosi nel gatto: metodiche diagnostiche Figura 6A Figura 6B FIGURA 6 - Caratteristiche macroscopiche delle colonie di M. Canis in piastra doppia (DTM a sinistra e Sabouraud a destra). A-Lato superiore: una colonia bianca ha indotto nel DTM un ampio viraggio di colore (rosso). B-Lato inferiore: nel Sabouraud è evidenziabile il caratteristico pigmento retrocoltura giallo intenso. La diagnosi definitiva, comunque, si ha solo dopo aver tipizzato il fungo osservandone i caratteristici macroconidi al microscopio. Anche questa è un indagine molto semplice, basta toccare la colonia con dello scotch trasparente e quindi farlo aderire ad un vetrino sul quale sono state deposte alcune gocce di blu cotone lattofenolo. Dopo aver atteso alcuni minuti in modo che i macroconidi assorbano il colorante è molto facile la loro evidenziazione microscopica a 400X. I macroconidi di M. canis sono lunghi, con capsula spessa e contengono più di sei cellette (Fig. 5) (per una descrizione dettagliata dei macroconidi dei funghi patogeni e saprofiti si rimanda alla seconda edizione di Dermatologia dei piccoli animali, Muller-Kirk) 5. Ad un costo relativamente limitato è possibile reperire in commercio piastre doppie contenenti sia il DTM che il Sabouraud. Quest ultimo terreno di coltura permette la crescita anche di contaminanti, non vira di colore, ma ci permette l evidenziazione del pigmento retrocoltura che per M. canis è di un giallo caratteristico. Inoltre, nel Sabouraud, le colonie a volte formano più rapidamente i macroconidi. Di regola, se i peli sono molto tipici, si semina nei due terreni contemporaneamente. Diversamente, se c è il sospetto che i peli abbiano adesi dei saprofiti, è meglio seminare prima nel DTM, quindi, una volta avuta la crescita di una colonia chiara, che ha determinato un rapido e ampio viraggio del colore del terreno, se ne trapianta un frammento a castone nel Sabouraud. Raramente si incontrano colonie che non producono i caratteristici macroconidi (colonie che sono andate incontro a pleomorfismo cotonoso). In questi casi è utile avere a disposizione entrambi i terreni di coltura. L insieme delle indicazioni ottenute permette in genere l identificazione della specie fungina (Fig. 6). Nei rari casi in cui non sia stata possibile la tipizzazione è consigliabile rivolgersi ad un micologo il quale tramite trapianti in altri terreni di coltura o mediante la tipizzazione delle ife, dei microconidi ci aiuterà ad identificare la colonia che gli abbiamo inviato. La tipizzazione esatta del dermatofita non ha un semplice valore accademico, in quanto ci permette un prognostico circa la possibilità che il proprietario possa contrarre l infestazione: M. canis, infatti, viene trasmesso facilmente all uomo, non altrettanto M. gypseum e T. mentagrophytes. Inoltre, ci mette in condizione di esprimere un parere sulla probabile fonte di contagio in quanto M. canis, come detto, riconosce il gatto come suo serbatoio naturale, M. gypsem e T. mentagrophytes riconoscono, come loro serbatoio-fonte di infestazione, rispettivamente il terreno ricco di materiale organico e i roditori 1. È importante un accurata indagine anamnestica sulla eventuale presenza di lesioni nei proprietari in quanto, oltre ad aumentare il nostro indice di sospetto, ci permette di essere più convincenti circa la necessità di una drastica disinfestazione ambientale. A tale proposito, va ricordato che il periodo di incubazione sembra essere solo di sette giorni, ma le spore possono rimanere vitali e infestanti nell ambiente per più di un anno. Nel 30% dei casi almeno una delle persone in contatto con l animale infestato contrae la micosi e circa la metà delle micosi dell uomo sono di origine animale 4. Questa rassegna vuole incentivare l allestimento di colture micologiche nelle strutture ambulatoriali, tuttavia, va sottolineato che è sempre necessario adottare tutti quei presidi utili al fine di evitare la contaminazione. È necessario avere sempre a disposizione una fiamma e dell ipoclorito di sodio. Le piastre vanno sempre sigillate prima di essere eliminate e vanno considerate come rifiuti speciali. Come ultima raccomandazione va ricordato che è meglio evitare l inspirazione accidentale di spore durante una osservazione troppo ravvicinata delle colonie, poiché, in particolari condizioni di immunosoppressione, potremmo andare incontro a spiacevoli complicanze polmonari (evento stocastico!). Esami bioptici Non è prassi comune ricorrere a questa metodica diagnostica. Per altro è l unica tecnica che permetta la diagnosi di micosi in corso di pseudomicetoma non fistolizzato. Il campione prelevato va esaminato sia istologicamente che seminato in terreni di coltura per poter giungere alla tipizzazione dell agente causale. Da ultimo l esame bioptico in alcuni casi può permettere la diagnosi di micosi per lesioni non sospette e quindi non testate 64

5 Tabella I Veterinaria, Anno 9, n. 1, Marzo 1995 Rappresentazione schematica della porzione di pelo che alberga i dermatofiti (porzione nera) A = Infezione iniziale B = Infezione cronica C = Infezione dopo alcune settimane di terapia sistemica (senza tosatura dell animale): guarigione clinica con infezione ancora in atto. PATOLOGIA FELINA A B C mediante le metodiche specifiche precedentemente descritte. Accenni terapeutici Nella maggior parte degli animali in buone condizioni di salute, la dermatofitosi è una patologia autolimitante che si risolve spontaneamente col tempo senza alcuna terapia, ma, dato il rischio di diffondere il contagio ad altri animali e all uomo ogni caso di micosi dovrebbe ricevere una terapia specifica. L utilità della terapia sarà quindi quella di abbreviare la durata dell infezione, di minimizzare il rischio di contagio e, nella specie felina, di evitare che l animale guarito clinicamente si trasformi in un portatore sano. Nonostante i maggiori rischi di effetti collaterali, in Italia, si preferisce la terapia sistemica (griseofulvina o ketoconazolo). Questo perché non sono ancora disponibili in commercio presidi considerati efficaci ed innocui per la terapia topica generalizzata nel gatto (spugnature a base di solfuro di calce o clorexidina gluconato 2%). Da poco è presente in commercio un prodotto applicabile mediante spugnatura a base di enilconazolo dotato di un eccellente efficacia antimicotica. Purtroppo il suo utilizzo nella specie felina è controverso anche se impiegato routinariamente da alcuni dermatologi veterinari. Sono segnalati infatti, episodi di tossicità in alcuni casi anche mortali, anche in seguito ad un solo trattamento. Al di là della controversia, il prodotto non è attualmente registrato in alcun paese per l uso nella specie felina. È facilmente intuibile che i farmaci sistemici sono incapaci di determinare la morte dei miceti presenti a livello delle parti esterne del pelo, al di fuori dei follicoli piliferi, per cui può essere utile, abbinare, alla terapia sistemica, la tosatura del pelo, la terapia topica locale o, meglio ancora, la terapia topica generale. Questo contribuisce a ridurre significativamente la diffusione di materiale infettante e la durata della terapia sistemica (Tab. I). Soprattutto nei gatti a pelo lungo, in corso di micosi generalizzata, è sempre auspicabile la tosatura completa, mentre, è sempre necessaria la tosatura delle lesioni e Tabella II Terapia sistemica Prima scelta: griseofulvina mg/kg/die (raddoppiare la dose se in 2 sett. non c è miglioramento) Dose unica o refratta Con cibo grasso Per...(è solo fungistatico) Controllo prima di sospendere (es. colturale) Rari fenomeni di resistenza Effetti collaterali: intolleranza g/i danno epatico (check-up periodici!?) mielosoppressione letale (in gatti FIV pos.?) atassia (se abbinata a vaccinazione?) teratogenicità Seconda scelta: ketoconazolo 10 mg/kg/die Dose unica! Con cibo acido Per...(è solo fungistatico) Controllo prima di sospendere (es. colturale) Fenomeni di resitstenza da parte di alcuni ceppi di M. canis Effetti collaterali: anoressia intolleranza g/i danno epatico (check-up se anoressia) soppressione ormoni steroidei (transitoria) Terza scelta (in futuro): itraconazolo 5-10 mg/kg/die Minori effetti collaterali del ketoconazolo Con il cibo Fenomeni di resistenza da parte di alcuni ceppi di M. canis Costoso! Per ora riservato alla medicina umana Effetti collaterali simili al ketoconazolo, ma di entità inferiore 65

6 La dermatofitosi nel gatto: metodiche diagnostiche Tabella III Terapia locale Tosare l animale o almeno la periferia delle lesioni Diversamente il proprietario si assume il rischio di contagio o recidiva Terapia locale focale In commercio esistono moltissimi prodotti Terapia locale generale Enilconazolo 0,2% (nel gatto?!) Diclorofene ( candeggia il pelo) Iodio/povidone (irrita e tinge il pelo) Clorexidina gluconato 2% (ulcere corneali) Solfuro di calce Tabella IV Risanamento ambientale Aspirazione dei peli (essenziale) Ipoclorito di sodio 0,5% (dil. 1/10) Enilconazolo (fumigazioni) Formalina 1% È sempre consigliabile trattare tutti gli animali in contatto (anche gli asintomatici) della loro periferia. Nelle Tabelle II, III, e IV vengono riportati, in modo schematico, i vari presidi terapeutici. Monitoraggio della terapia: esame colturale di controllo Non è possibile stabilire a priori la durata della terapia. È sempre necessario ricontrollare l animale o quando al proprietario sembra clinicamente guarito o, indicativamente, giorni dopo l inizio della terapia, verificando, con un esame micologico di controllo l effettiva negativizzazione micologica, non solo clinica. È importante spiegare al proprietario che deve portare l animale al controllo ancora sotto terapia sistemica. La terapia topica, invece, dovrà essere sospesa almeno 7 giorni prima del controllo. Diversamente, si correrebbe il rischio di seminare oltre ai peli il prodotto usato topicamente ottenendo così dei falsi negativi o, comunque, notevoli ritardi nella crescita fungina. È utile annotare la localizzazione delle lesioni e l eventuale fluorescenza. Se il ceppo era fluorescente si riesaminerà l animale alla lampada di Wood, mentre, se sono presenti ancora evidenze di infezione (per es. peli spezzati o forfora) si ripeterà l esame microscopico del pelo. Coinvolgendo il proprietario nell osservazione di questi reperti non dovremo spendere tempo per convincerlo a continuare la terapia! Qualora vengano evidenziate fluorescenza o artrospore è consigliabile rinviare l esame colturale di controllo di 2-3 settimane. In caso contrario si prelevano dei peli per la semina in piastra dalla periferia delle sedi originariamente coinvolte dalle lesioni, avendo la cura di scegliere le aree che sono andate in risoluzione clinica per ultime. Nei casi in cui le lesioni erano generalizzate si deve seminare il materiale ottenuto pettinando il gatto con uno spazzolino da denti sterile. Se non si era tosata la lesione è bene seminare la porzione apicale del pelo evitando eventualmente di seminare la sua porzione intrafollicolare poiché se l antimicotico sistemico ha effettivamente agito, non sarà certo la porzione di pelo cresciuta sotto il suo influsso ad avere ancora elementi fungini: questi saranno ancora presenti nel tratto di pelo vecchio (quello che avremmo voluto-dovuto recidere) (Tab. I). Normalmente dopo gg si comunica al proprietario l esito dell esame colturale e solo allora, se l esame è risultato negativo, potrà essere sospesa la terapia sistemica. Non prima! Si potrebbe obbiettare che la maggior parte dei proprietari non è disposta a seguire questo iter. Personalmente ritengo che questo non sia totalmente vero, molto dipende dalla sicurezza e dalla chiarezza con cui abbiamo esposto il problema e da quanto siamo riusciti a responsabilizzare il proprietario circa i rischi zoonosici di questa patologia. Per quanto riguarda il risanamento dei gattili e degli allevamenti si rimanda a trattazioni specifiche 6. Bibliografia 1. Foil C.S.: Dermatophytosis. In: Griffin C.E., Kwochka K.W., Macdonald J.M., Current Veterinary Dermatology -The science and art of therapy -, pag. 22. J.M. Mosby Year Book, London Medleau L., White-Weithers N.L.: Dermatophytosis in cat. Comp Cont Ed., Vol 13, n. 4, pag. 557, Muller G.H., Kirk R.W., Scott D.W.: Small Animal Dermatology. W.B. Saunders Co., Philadelphia, 4 ed., Scott D.W., Horn R.T.: Dermatologic Zoonosis of dog and cat- Dermatophytosis. In: August J.R., Loar A.S.: The Veterinary Clinics of North America - Zoonotic Disease, pag.445. W.B. Saunders Co., Philadelphia, Muller G.H., Kirk R.W.: Dermatologia dei Piccoli Animali. Marrapese Ed. Roma, 1 ed. Italiana della 2 ed. Americana, Carney H.C., Moriello K.A.: Dermatophytosis: cattery management plan. In: Griffin C.E., Kwochka K.W., Macdonald J.M., Current Veterinary Dermatolog The science and art of therapy, pag. 35 J.M. Mosby Year Book, London

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