Distretto Vitivinicolo della Sicilia Occidentale Province di Trapani e Palermo

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1 Patto per lo sviluppo del Distretto Vitivinicolo della Sicilia Occidentale Province di Trapani e Palermo 1

2 INDICE DEGLI ARGOMENTI 1. Identificazione del Distretto Premessa Denominazione del Distretto produttivo Localizzazione del Distretto produttivo Rappresentante del Distretto Sede Legale, domicilio e sedi operative Supporto Tecnico I soggetti sottoscrittori del Patto del Distretto I soggetti economici Enti di Ricerca Enti di Formazione Le Amministrazioni locali Altri Enti Pubblici: Caratteristiche della filiera vitivinicola regionale Cenni storici La viticoltura siciliana Viticoltura da vino La struttura della Filiera vitivinicola regionale La superficie vitata Le produzioni Le produzioni DOC e IGT Import/Export del vino siciliano I consumi di vino: tendenze e prospettive I consumi di vino in Italia Il consumo di vino in alcune regioni italiane Il consumo di vino all estero Il consumo di vino per fasce di prezzo Indicatori di rilevanza della filiera produttiva del Distretto (Province di Trapani e Palermo) La superficie vitata Densità aziende di produzione Specializzazione per tipologie di uve Il grado di specializzazione viticola del Distretto La dimensione aziendale per superficie Densità imprese di produzione e trasformazione Densità Organismi associativi (Cantine sociali,etc) Densità aziende di fabbricazione di vino di uve non di produzione propria Unita locali Addetti Import-export dell area del Distretto Il turismo enogastronomico in Sicilia: le Strade del Vino Le Strade del Vino in Sicilia Le Strade del Vino nel Distretto Vitivinicolo della Sicilia Occidentale Strada del Vino Alcamo Doc Strada del Vino di Marsala Terre d'occidente Strada del Vino Erice Doc Strada del Vino Val di Mazara Strada del Vino DOC Monreale Sviluppare il potenziale delle Strade Il panorama delle Strade: i perchè dei successi e i per come delle delusioni Nuovi scenari e nuovi mercati: la necessita di un soprassalto

3 6. Punti di eccellenza e punti di criticità del distretto Punti di eccellenza La produzione agricola Trasformazione e commercializzazione Punti di criticità La produzione agricola Trasformazione e commercializzazione Minacce ed opportunità Le linee di azione per il sostegno e lo sviluppo del distretto La strategia del Patto di sviluppo del Distretto vitivinicolo Sezione I - Strategie per la promozione del territorio Sezione II - Strategie per la qualità della produzione Sezione III - Strategie per la qualità della trasformazione Sezione IV - Strategie per la qualità della commercializzazione Budget generale Appendici CONGIUNTURA MONDIALE E PROSPETTIVE DEL SETTORE VINO STRATEGIE PER IL RILANCIO DEL VINO FRANCESE ALLEGATI AL PATTO Protocollo di Intesa dei sottoscrittori del Patto Firme soggetti sottoscrittori Delibere e lettere d intenti Enti Pubblici Schede soggetti sottoscrittori Firme imprenditori agricoli Elaborazione dati : CRESM Elaborazione progetto: CRESM, Società Alto Belice Corleonese SpA, Rallo Consulting sas 3

4 1. Identificazione del Distretto 1.1 Premessa Attraverso un analisi dettagliata dei dati relativi al comparto vitivinicolo che caratterizza il territorio siciliano e in particolare le province di Trapani e Palermo verrà presentato l andamento del settore a livello sia regionale che provinciale al fine di mettere in evidenza come il settore in questione è testimonianza di una identità molto importante del territorio di riferimento, e come le due province citate possano a tutti gli effetti essere considerate un unico Distretto Produttivo per ciò che riguarda la produzione e la trasformazione di uve da vino. Per rispondere a tutte le esigenze conoscitive, rappresentare correttamente la realtà e rilevare le necessità di costituire nella Sicilia occidentale un distretto vitivinicolo che rappresenti l elemento principale di sviluppo dell economia agroalimentare siciliana, sarà necessario far riferimento a indicatori statistici relativi sia ai produttori di vite e uva (n. aziende agricole viticole, occupati e giornate di lavoro, superficie vitata, grado di specializzazione viticola rispetto al resto delle coltivazioni, quantità di produzione per tipologia di uve, etc.) che ai trasformatori (n. imprese, quantità di uva da vino, mosto e vino prodotto). Si farà riferimento a dati aggiornati e provenienti da diverse soggetti produttori di statistiche, come istituti statistici (ISTAT, Unità Operativa n 29 Repressione Frodi Vinicole dell AAFF (Regione Sicilia), Osservatorio regionale Vite e Vino, etc.), enti istituzionali, enti di ricerca e di supporto alle attività di pubblico interesse e organismi privati Denominazione del Distretto produttivo La denominazione scelta è: Distretto Vitivinicolo della Sicilia Occidentale Province di Trapani e Palermo 1.3. Localizzazione del Distretto produttivo Il Distretto, si colloca geograficamente nelle province di Trapani e Palermo e pertanto può essere di fatto identificato come Distretto della Sicilia Occidentale. Ha una superficie complessiva di 7.452,31 km 2 (il 30% del dato regionale) con una popolazione complessiva di abitanti (33% della popolazione residente in Sicilia). 1.4 Rappresentante del Distretto L assemblea del Distretto, costituitasi il 13 aprile 2006 a Giibellina, ha eletto all unanimità quale rappresentante del Distretto vitivinicolo della Sicilia Occidentale il sig. Fabio Foraci nato a Palermo il 04/06/1962, residente in Piazza Mokarta n. 4 Mazara del Vallo. 1.5 Sede Legale, domicilio e sedi operative Data la maggiore concentrazione in provincia di Trapani di imprese, produzione e fatturato complessivi sede legale e domicilio vengono fissati a Marsala (TP) presso i locali messi a disposizione dal Comune di Marsala e siti in via Dante Alighieri 92b. Come sedi operative del Distretto vengono invece scelte, a Marsala presso la Rallo Consulting & C. sas in via Isolato Egadi 14, a Gibellina viale Empedocle n. 5 presso il 4

5 CRESM e a Palermo presso i locali della Società Alto Belice Corleonese in via Bergonzoli n Supporto Tecnico L attività di supporto tecnico al Distretto, è fornita dal CRESM (Centro Ricerche Economiche e Sociali per il Meridione) con sede a Gibellina Via Empedocle 5, dalla Rallo Consulting sas con sede a Marsala in via Isolato Egadi 14/A e la Società Alto Belice Corleonese SpA con sede a Piana degli Albanesi via Kastriota 213 5

6 2. I soggetti sottoscrittori del Patto del Distretto Nell ambito dell area del Distretto i soggetti promotori e sottoscrittori 1 del Patto distrettuale, alla data del 15 aprile 2006 sono complessivamente 172 (Tab. 1), suddivisi come di seguito riportato: 2.1. I soggetti economici Relativamente alla struttura produttiva, nella distribuzione delle aziende aderenti al Patto secondo la tipologia si distinguono 44 Cantine sociali (cooperative di produttori), 26 Industrie vinicole, 32 aziende vitivinicole, 5 aziende agricole, 4 Consorzi di cantine, 3 distillerie, 3 produttori MCR, 1 laboratorio analisi, 1 produttore di etichette, 1 produttore di botti, 5 aziende di commercio di vino, 7 aziende di commercializzazione macchine/prodotti enologici, 3 consorzi di tutela, 1 organizzazione di produttori, 8 Associazioni di categoria, 5 Agenzie di sviluppo, 3 Enti di ricerca, 4 enti di formazione, 2 associazioni Strade del Vino, 3 altre associazioni, 2 società di servizi, 1 banche e 8 aziende appartenenti alla categoria altro.(tab.2;graf.1). E importante sottolineare come tra le aziende aderenti a prevalere è il numero delle cantine sociali (44, il 25%) (numero di soci: ), rispecchiando lo stesso andamento a livello regionale e provinciale rilevato dai dati dell U.O. n 29 Repressione e frodi vinicole secondo i quali sono gli organi associativi che gestiscono quasi interamante l attività di produzione vitivinicola (Tab.16). Nella distribuzione dei soggetti aderenti al Patto del Distretto per territorio di appartenenza emerge che il 73% appartiene alla provincia di Trapani (di cui il 42% nel comune di Marsala, il 10% nel comune di Trapani, 10% nel comune di Mazara del Vallo) e il 27% alla provincia di Palermo (di cui il 31% nel comune di Partinico e il 22% nel comune di Palermo) Tab 1 Numero soggetti aderenti al Patto del Distretto e Numero addetti dichiarati N Soggetti N addetti Fonte: dati distretto Sicilia Occidentale - CRESM Allo stato attuale non sono presenti soggetti sovventori 6

7 Tab 2 Distribuzione imprese per tipologia SOGGETTI N % Cantina Sociale 44 25% Azienda Vitivinicola 32 19% Industria Vinicola 26 15% Associazioni di categoria 8 5% Azienda Agricola 5 3% Commercializzazione macchine/prodotti enologici 7 4% Agenzia di sviluppo 5 3% Commercio di vino 5 3% Consorzio di Cantine 4 2% Enti di formazione 4 2% Distilleria 3 2% Ente di ricerca 3 2% Produzione MCR 3 2% Società di servizi 2 1% Altre associazioni 3 2% Associazioni Strade del Vino 2 1% Banca 1 1% Consorzio tutela 3 1% Laboratorio di analisi 1 1% Organizzazione di produttori 1 1% Produttore etichette 1 1% Produttori botti 1 1% Altro 8 4% Totale % Fonte: dati distretto Sicilia occidentale - CRESM 2005 Graf 1 Distribuzione percentuale dei soggetti aderenti al Patto del Distretto per tipologia Aziende aderenti al Patto del Distretto della Sicilia Occidentale Valori Assoluti Cantina Sociale Azienda Vitivinicola Industria Vinicola Associazioni di Azienda Agricola Commercializzazion Agenzia di sviluppo Commercio di vino Consorzio di Cantine Enti di formazione Distilleria Ente di ricerca Produzione MCR Società di servizi Altre associazioni Associazioni Strade Banca Consorzio tutela Laboratorio di analisi Organizzazione di Produttore etichette Produttori botti Altro 7

8 2.2 Enti di Ricerca 1. Dipartimento Ingegneria. Chimica dei Processi e dei Materiali, Università di Palermo 2. CO.RI.S.S.I.A. (Consorzio di Ricerca per lo Sviluppo dei Sistemi Innovativi Agro- Ambientali), Università di Palermo 3. CRES (Centro Ricerche Elettroniche per la Sicilia) di Monreale (PA) 2.3 Enti di Formazione 1. Istituto Agrario "Don Calogero Di Vincenti" di Bisacquino (PA) 2. Istituto Femminile Maria Antonietta Genna Spano' di Marsala (TP) 3. Istituto Superiore Ettore Majorana di Palermo 4. Il Consorzio Universitario Sintesi di Palermo 2.4 Le Amministrazioni locali Al Patto del Distretto aderiscono le seguenti amministrazioni locali: Provincia di Trapani 1. Alcamo 2. Castelvetrano 3. Gibellina 4. Poggioreale 5. Salaparuta 6. Salemi 7. Vita Provincia di Palermo 1. Camporeale 2. Corleone 3. Monreale 4. Partinico 5. Piana Degli Albanesi 6. Roccamena 7. San Cipirrello 8. Santa Cristina Gela 9. San Giuseppe Jato 10. Valledolmo 2.5 Altri Enti Pubblici: Camera di Commercio di Trapani 8

9 3. Caratteristiche della filiera vitivinicola regionale 3.1. Cenni storici Spetta ai Fenici il primato per aver introdotto l uso e il commercio del vino in tutto il Mediterraneo e, naturalmente, anche in Sicilia. Ma il ritrovamento di viti selvatiche fossili dette "ampelidi" risalenti all Era Terziaria, scoperte alle falde dell'etna e nell'agrigentino, dalla documentazione letteraria (Od. IX , Od. IX, ) e archeologica (i ritrovamenti di ceramica micenea) rivela che tale commercio esisteva già, grazie alle veloci navi micenee nelle coste italiane dell Adriatico, del Tirreno ed in Sicilia, dall ultimo quarto del sec. XII a.c. Con l'arrivo dei Greci nell'isola ( VIII sec. a.c.), la cultura enoica di questo grande popolo trovò terreno fertile in Sicilia. In 500 anni di permanenza nell'isola, trascorsi in armonia con la gente del posto, trasformarono le abitudini dei Siciliani, che divennero veri esperti non solo nella coltivazione della vite, ma anche dell'olivo e del grano. Sotto i Romani ( III sec. a.c. ), sebbene ristretta a poche zone, la coltura della vite era piuttosto importante: la Malvasia delle Eolie, il Pollio di Siracusa, il Mamertino di Messina venivano esportati ed apprezzati in tutto il mondo latino. Nei primi secoli dopo l'avvento del Cristianesimo, molte terre della Sicilia passarono nelle mani della Chiesa, che continuò a sostenere la viticoltura. Con le invasioni barbariche ( V sec. d.c. ) si ebbe una battuta d'arresto nella produzione, ma l'arrivo del bizantino Belisario nel 535 d.c. permise ai Siciliani, anche se ancora per poco, di dedicarsi all'agricoltura. Nell'827 gli invasori musulmani dell'isola, uniformandosi al Corano, azzerarono la produzione di vino, senza mai però vietarla tanto che si incrementò la produzione di uve da tavola pregiate, come il Moscato d'alessandria ( Zibibbo ) dell'isola di Pantelleria. Con i Normanni giunti nell'isola nel 1061, la Sicilia vitivinicola rinacque a nuova vita fino a quando nel 1266 Carlo d'angiò per le eccessive tassazioni, spinse il popolo a non impiantare più vigne. Con gli Aragonesi e successivamente con gli Spagnoli, l'agricoltura e la coltura della vite si svilupparono enormemente; ma è dal 1773 che la produzione del vino in Sicilia registra un vero e proprio "boom" grazie alla commercializzazione su scala industriale dei vini di Marsala con l'inglese Woodhouse. Nel una spaventosa epidemia di Fillossera ridusse la superficie coltivata dell'isola da ettari a circa ettari, causando un grave disastro economico. Fu necessario il reimpianto delle viti europee innestate sull'immune ceppo americano provenienti da un vivaio creato a Palermo apposta per fronteggiare l'emergenza. I primi veri frutti si ebbero solo intorno al 1920, con la realizzazione di portainnesti detti "siciliani", ma l'avvento del fascismo in Italia e la lentezza burocratica negli espropri ai proprietari latifondisti, bloccò il tanto aspettato rilancio del settore vitivinicolo. Il ripristino dei vigneti colpiti dalla fillossera durò oltre mezzo secolo e terminò durante gli anni Durante questo periodo il mercato cambiò notevolmente e la richiesta di vini da taglio diminuì fortemente. Questo evento costrinse le cantine Siciliane ad un drastico cambiamento di produzione, ma fu durante gli anni 1970 che si registrò il nuovo sviluppo dell'enologia siciliana verso i traguardi oramai consolidati dei giorni nostri. Lo sviluppo degli ultimi venti anni della produzione vinicola in Sicilia ha consentito ai vini dell'isola di affermarsi in tutto il mondo. 9

10 3.2 La viticoltura siciliana La viticoltura siciliana presenta nel 2000, per il V Censimento Generale dell Agricoltura, aziende agricole con vite (il 22% delle aziende agricole, zootecniche e forestali presenti nel territorio siciliano), e ettari di superficie vitata, risultando la Regione italiana con il più elevato patrimonio viticolo Viticoltura da vino La viticoltura siciliana, dall analisi dei dati relativi al numero di aziende con vite e la superficie vitata investita, risulta particolarmente orientata alla produzione di uve da vino in quanto: 1) la distribuzione del numero di aziende con vite secondo la tipologia di uva è caratterizzata per il 95% da aziende con vite per vino, di cui circa il 2% per vini DOC e DOCG e il restante 5% da aziende per uva da tavola; 2) la distribuzione della superficie vitata investita è caratterizzata per il 91% da superficie investita per uva da vino di cui circa il 4% risulta investita per uve da vino DOC e DOCG. Il settore vitivinicolo siciliano rappresenta, uno tra i più rilevanti dell economia della nostra regione, sia in termine di occupazione che di fatturato, ma soprattutto delle prospettive di crescita in futuro. Dall analisi dei dati svolta si è potuto notare come questo settore negli ultimi anni si è fatto spazio nel panorama internazionale dando degli ottimi risultati, sia in ambito economico, sia di immagine del made in Italy nel mondo. La vitivinicoltura siciliana negli ultimi decenni è stata coinvolta in un processo di cambiamento, che ha consentito il riorientamento strategico del settore e di definire il proprio ruolo all interno del sistema competitivo nazionale ma soprattutto internazionale. Fino agli anni settanta la nostra vitivinicoltura era caratterizzata da una produzione complementare cosiddetta da taglio ad elevata gradazione e bassa acidità. Una svolta si è verificata negli anni ottanta, anni in cui si è passati progressivamente ad una produzione di vini da tavola a minore gradazione alcolica e a mediocre acidità, realizzata mediante l introduzione dell irrigazione di soccorso, la diffusione dei sistemi di allevamento a maggiore espansione, l anticipazione della raccolta e la diffusione del controllo termico della fermentazione. Gli anni novanta invece hanno rappresentato gli anni dell innovazione e la crescita delle produzioni che hanno portato alla creazione di vini di elevate caratteristiche organolettiche, apprezzate a livello mondiale. Grazie anche all aiuto fornito dall Istituto Regionale della Vite del Vino, che attraverso la propria attività nei campi d orientamento varietali, ha potuto suggerire l introduzione di particolari vitigni internazionali, la valorizzazione dei vitigni autoctoni di pregio, l ottimizzazione delle rese per ettaro e il perfezionamento delle tecniche enologiche di trasformazione anche grazie ad una cantina di microvinificazione. Oggi il settore sembra che abbia perso la sua forza dei primi anni novanta; tale frenata da addebitare alla crisi dei consumi, all aumento dei competitors mondiali, agli umori volubilissimi del mercato, ma anche alla difficoltà delle aziende siciliane a penetrare i mercati esteri a causa soprattutto delle carenze strutturali. Un fenomeno del tutto contrastante si verifica nelle aziende cosiddette private o meglio a gestione manageriale, in cui si registra un forte aumento nelle vendite di bottiglie dovuto soprattutto al forte apprezzamento dei propri prodotti sullo scenario internazionale, dovuto a forti investimenti effettuati nel marketing strategico. L interesse verso tale settore è cresciuto anche, così come testimoniato dai numerosi premi vinti dalle aziende siciliane presso le più importanti fiere internazionali (Vinitaly di Verona, 10

11 fra tutte), ove si riscontrano, altresì incrementi significativi della partecipazione di aziende siciliane; è interessante procedere più nello specifico trattando gli aspetti prevalenti del settore. 11

12 3.3 La struttura della Filiera vitivinicola regionale La filiera vitivinicola regionale presenta un elevato grado di integrazione produttiva e di servizio. Infatti se si esclude un percentuale trascurabile, in termini di hl lavorati, di aziende vitivinicole che gestiscono in proprio tutte le fasi della lavorazione fino all imbottigliamento, la stragrande quantità di uve lavorate e di vino prodotto all interno della filiera regionale può essere riassunta dal seguente schema sia in termini di fasi della lavorazione che in termini di tipologie imprenditoriali specifiche per ciascuna fase: VINI DA TAVOLA COMUNI VINI D.O.C. VINI I.G.T. SOTTOPRODOTTI 12

13 Rispetto al precedente schema può essere utile accostare i seguenti dati relativi al 2003 (Tab ) (fonte: Elaborazione CORERAS su dati U.O. n 29 - Repressione Frodi vinicole dell'aaff, Regione Siciliana) che confermano la totale integrazione, a livello regionale, fra le fasi della produzione e della prima lavorazione. Tab 3 Provincia Totale (Ha) Dall uva (dati 2003) Superficie (Ha) di cui: UVA UVA UVA comune IGT DOC Quantità Uva (Q.li) n Comune IGT DOC imprese Colore B Agrigento , ,08 208, N B Caltanissetta , ,38 31, N B Catania ,99 385,64 357, N B Enna 69 39,42 29,98 0,00 31 N B Messina ,65 171,17 35, N B Palermo , ,18 502, N B Ragusa ,57 489,70 190, N B Siracusa ,51 532,99 86, N B Trapani , , , N B Totale Distretto , , , N B N Totale Totale Sicilia , , , TOT Tab. 3.1 Al mosto (dati 2003) Ettolitri di mosto ottenuti dalle uve lavorate Provincia Comune IGT DOC Agrigento Caltanissetta Catania Enna Totale

14 Messina Palermo Ragusa Siracusa Trapani Totale Distretto Totale Sicilia Tab. 3.2 al vino (2003) Ettolitri di vino ottenuti al 30/11/2001 Provincia Comune IGT DOC Agrigento Caltanissetta Catania Enna Messina Palermo Ragusa Siracusa Trapani Totale Distretto Totale Totale Sicilia

15 3.4 La superficie vitata La superficie coltivata ad uva da vino in Sicilia è di circa , essa infatti risulta la Regione italiana con il più elevato patrimonio viticolo, che rappresenta il 17% del totale nazionale, seguita dalla Puglia 13% e dal Veneto 11%. Data la configurazione Regionale del territorio i vigneti vengono coltivati in prevalenza in collina circa il 65%, il 30% in pianura e per il 5% in montagna. La classifica però cambia quando si considera il segmento relativo alla Denominazione d origine, infatti in questo caso nelle prime posizioni troviamo solo Regioni del Nord e del Centro, quali il Piemonte che detiene il 17% delle superficie iscritti agli albi, seguito dalla Toscana con il 15%, dal Veneto con il 14% e l Emilia Romagna l 11%. Il comparto vitivinicolo siciliano contribuisce alla Produzione Lorda Vendibile agricola regionale con un valore che negli ultimi anni, dal 1997 al 2003, ha oscillato tra il 9% e il 12%, costituendo uno dei settori più rappresentativi dell agricoltura regionale. Nella regione la provincia che presenta una maggiore estensione di superficie vitata è la provincia di Trapani dove si concentra circa il 50%, a seguire troviamo Agrigento 18% e Palermo con il 13% 3. Superficie uva da vino. Sicilia e Province (Migliaia di ha). Fonte:Istat Inoltre è opportuno rilevare che la superficie investita ad uve a bacca bianca è ancora predominante, essa rappresenta il 77% del totale, contro il 22% di quelle a bacca nera 4. Negli ultimi anni tuttavia si assiste ad una crescente tendenza al reimpianto con varietà a bacca nera, soprattutto a causa della maggiore richiesta del mercato sia Nazionale che estero, di vini rossi siciliani. Passando alla composizione ampelografica, in base ai risultati del censimento Istat del 2000, in riferimento al totale degli ettari investiti ad uva da vino, si evince che la cultivar più diffusa è il Cataratto bianco comune, che copre il 46% della superficie seguita dal Trebbiano Toscano che ne rappresenta il 12% e dal Nero d Avola o Calabrese 10,5%, che principale cultivar a bacca nera, con il 47% della superficie vitata ad uve nere. Anche nella composizione varietale dei vigneti si sta determinando un graduale cambiamento rispetto al passato, infatti, sono attualmente in atto lavorazioni per impiantare varietà alloctone o autoctone molto pregiate, di cui attualmente non essendo ancora in produzione non si dispone di dati da potere inserire nelle statistiche ufficiali. 2 Fonte Agea Regione Siciliana. 2002/ Fonte dati Agea Regione Siciliana2002/ Dati forniti da: Istituto Regionale della Vite e del Vino. 15

16 Tipica presenza delle cultivar del passato era il Trebbiano, negli anni in cui si produceva più per la quantità che per la qualità, oggi la sua presenza sarà destinata a scomparire. 3.5 Le produzioni Passando ad esaminare le produzioni, la situazione è consequenziale a quella configurata per le superficie, infatti, la nostra Regione si contende, secondo le annate, il primato produttivo con il Veneto e la Puglia. Negli ultimi cinque anni (1999/2003) nella nostra terra sono stati prodotti, in media, 9,3 milioni di uve da vino e circa 7 milioni di ettolitri di vino e mosto 5. Le produzioni negli ultimi anni hanno subito un brusco calo, in particolare nella campagna 2003/2004 si è avuta una produzione di circa 6 milioni di ettolitri di cui si stima 1,7 milioni di ettolitri di mosto muto. Tale andamento delle rese medie annue di uva da vino, sono caratterizzati da valori fortemente variabili negli anni in funzione dell andamento climatico incostante, sia agli orientamenti generali di politica comunitaria, sia alle strategie di mercato delle aziende, entrambe volte verso una maggiore attenzione alla qualità delle produzioni di vino. La composizione della produzione di vino per colore manifesta la presenza più accentuata di vini bianchi e meno rossi, anche se oggi sembra che la tendenza è verso i rossi di qualità. I dati provinciali relative alle varietà impiegate mostrano, come esiste un differente orientamento nella parte occidentale dell isola, per quanto riguarda il colore dell uva prodotta, con Trapani, Palermo ed Agrigento che coltivano prevalentemente varietà a bacca bianca (Catarratto, Trebbiano, Inzolia e Grecanico nelle prime posizioni), rispetto alla parte Centro-Orientale che produca maggiormente uva da vitigni a bacca rossa (Nero d Avola e Nerello Mascalese). Per quanto riguarda la produzione totale di vini, la maggior parte sono destinati a essere commercializzati sfusi piuttosto che confezionati, infatti la quota di mosto muto e di vino sfuso rimane costante negli anni. Dal punto di vista quantitativo, al confezionamento viene dirottato una minore percentuale, che si aggira intorno al 15% 6, la rimanente parte rimane impiegata per la realizzazione di prodotti a basso valore giunto. Altra possibilità di sbocco per i vini siciliani, soprattutto nell ambito delle cooperative, è rappresentata dalla distillazione che riesce a fornire i mezzi di sostentamento necessari ai piccoli produttori. 3.6 Le produzioni DOC e IGT E interessante procedere nell analisi della dinamica dei vini a denominazione d origine (DOC), oggi si assiste all aumento del numero delle denominazioni riconosciute, che sono passate da 9 nel 93 alle attuali 20. L incidenza della produzione di vino a DOC siciliano sulla produzione di vino a DOC in Italia, sempre inferiore al 2% negli ultimi dieci anni, risulta dieci volte inferiore all incidenza della produzione di vino siciliano sul totale prodotto in Italia, e denuncia una bassa qualificazione delle produzioni enoiche siciliane. La maggior parte della produzione siciliana di vini a denominazione d origine è concentrata nella Sicilia occidentale con il Marsala, che occupa la prima posizione con il 59,1% del totale, seguita dall Alcamo DOC con il 10,5%, dall Etna e Menfi DOC, con, rispettivamente il 5,8% ed il 5%, dal Moscato di Pantelleria con il 4,8% e dal Cerasuolo di Vittoria con il 3,8%. 5 Dati forniti da: Istituto Regionale della Vite e del Vino. 6 Dato fornito: dall Istituto Regionale della Vite e del Vino. 16

17 La Sicilia ha una superficie iscritta all albo dei vigneti dei vini Doc pari a ettari 7, a differenza dei circa ettari di superficie vitata totale all interno dell isola. Quelle delle Doc è, dunque, un segmento di mercato ancora poco sfruttato,soprattutto in vista delle nuove esigenze del consumatore, che non è più ignaro della qualità dei prodotti acquistati e che invece mostra sempre più attenzione nei confronti di quest ultima. Possiamo concludere dicendo che, attraverso l incremento delle Doc, si possono attirare nell ambito del mercato siciliano sempre più consumatori, e si può procedere a rilanciare l immagine dei nostri vini anche all estero, contribuendo ad un miglioramento dell economia dell isola. Se facciamo riferimento alla bassa incidenza delle produzioni Doc, possiamo dedurre che la maggior parte del vino prodotto nella nostra isola e destinato all imbottigliamento è rappresentato dalla produzione ad Igt, la cui produzione totale, a livello nazionale, è altrettanto data per il maggior quantitativo dalla Igt Sicilia. La prevalenza delle produzioni Igt rispetto alle Doc è dovuta principalmente a due fattori: Maggiore incisività che le Igt hanno sull impatto con il mercato nazionale, rispetto a denominazioni d origine, fatta eccezione per le più famose (Marsala, Etna, Pantelleria, Monreale). Minori vincoli burocratici della Igt rispetto alle denominazioni d origine, in termini di rese, di controlli, di certificazioni. In riferimento all ultimo aspetto bisogna dire che in Sicilia esistono solo quattro commissioni per effettuare le analisi relativi alla concessione della denominazione d origine, istituite presso la CCIAA delle province di Trapani, Ragusa, Catania e recentemente anche quella di Palermo. Allo stato attuale risulta impensabile che per valorizzare la produzione vinicola della Sicilia, in Italia e nel mondo, si possa prescindere dalla denominazione di origine, poiché la sigla Doc, influisce molto sulle scelte dei consumatori, diventati ormai sempre più esigenti e sensibili alla qualità dei vini. Possiamo, quindi, affermare che nella nostra isola le Doc sono scarsamente valorizzate e questo fattore emerge sia dal numero esiguo di consorzi di tutela, sia dalle vendite. In Sicilia, infatti, esistono solo sette consorzi di tutela, e di questi solo il Consorzio Volontario per la tutela dei vini Doc dell isola di Pantelleria e quello per la tutela del vino di Marsala hanno avuto riconosciuto, da parte del MIPAF, lo statuto e l incarico di operare svolgendo funzioni di tutela, di valorizzazione e di cura degli interessi relativi alle Doc, ma anche la possibilità di fare proposte alla Pubblica Amministrazione o di essere da quest ultima consultati in caso di necessità (da quanto stabilito con D.M. 5/4/2002 e con D.M.13/2/2003). Di recente è stata presentata una bozza di riforma, che attualmente deve ancora essere discussa, della Legge 164 relativa alla disciplina delle denominazioni d origine dei vini, in base alla quale ai consorzi dovrebbero essere affidati nuovi e più ampi poteri, permettendogli così di diventare dei veri e propri promotori e custodi delle denominazioni dette prima. 3.7 Import/Export del vino siciliano 7 Fonte dati:cciaa. 17

18 L Italia, che insieme alla Francia è il principale Paese produttore di vino nel mondo, ha un interscambio con l estero strutturalmente attivo in questo comparto. Le esportazioni tradizionalmente oscillano tra 10 milioni e 20 milioni di ettolitri, ma a partire dal picco di 19 milioni di ettolitri del 1999 hanno registrato una progressiva contrazione. Nel 2001 e 2002 in particolare si sono attestate sotto la soglia di 16 milioni di ettolitri (per la precisione prima a 15,86 e poi a 15,63 milioni di ettolitri). A diminuire sono state soprattutto le spedizioni di vino da tavola sfuso, e in particolare quelle dirette verso la Francia. Il Paese d Oltralpe ha infatti preferito stornare le proprie richieste verso il più concorrenziale mercato spagnolo, riducendo gli acquisti in Sicilia e Puglia, che storicamente sono la sue fonti di approvvigionamento in Italia. L incidenza del Mezzogiorno sul volume complessivo dell export nazionale di vino è andata diminuendo negli ultimi anni. Pari al per cento nel , è scesa al 20% nel 2001 e infine al 15% nel La Sicilia, pur essendo tra le regioni maggior produttrici di vino in Italia non è tra i primi posti per quanto riguarda i quantitativi di vino esportato. Infatti nel 2002, la Sicilia è soltanto al settimo posto con hl circa, rappresentanti il 4% delle esportazioni nazionali. In particolare se si esaminano le quote dell esportazione vinicola siciliana sul totale nazionale si evidenzia un calo di circa 5 punti percentuali passando dal 2001 al Il calo riguarda soprattutto il vino sfuso la cui quota passa dal 17% al 4%. (tab.4) Tab. 4 Incidenza quantitativa Export Sicilia/Export Italia Totale vino Vino Confezionato Vino sfuso ,3% 2,9% 17,5% ,1% 2,9% 7,5% ,3% 2,7% 6,2% ,1% 3,4% 4,1% Per quanto riguarda il rapporto tra la quantità di vino esportato rispetto a quello prodotto, comunemente chiamata propensione all esportazione, a livello regionale negli ultimi anni ( ) sono stati registrati valori non superiori al 10%.(Tab 4.1) Tab. 4.1 Propensione all esportazione vinicola siciliana (ettolitri) Esportazione (hl) Produzione Esportazione /Produzione % % % Esaminando i quantitativi di vino siciliano esportato si evidenzia che dopo il picco del 1999 l andamento dell esportazione è stato caratterizzato da tassi di decremento elevati soprattutto passando dal al Ciò è imputabile essenzialmente al crollo delle richieste di sfuso da parte dei francesi che hanno rivolto le loro attenzioni al prodotto sfuso spagnolo in quanto più conveniente in termini di prezzo (Tab. 4.2) Tab 4.2 Esportazioni di vino siciliano in quantità (ettolitri) SICILIA Ettolitri di vino esportato Tasso di decremento , , , , ,60 18

19 Per quanto concerne la composizione dell esportazione del vino siciliano, dai dati relativi agli ultimi tre anni risulta che l esportazione riguarda prevalentemente il vino sfuso tranne per l anno 2004 dove si ha un cambio di tendenza: la percentuale di vino esportato sfuso passa dall 83% del 2001 al 53% nel 2003, mentre per il 2004 si registra una percentuale pari a 39%. Dalla tabella riportata di seguito (Tab.4.3) è interessante mettere in evidenza che la maggior parte del quantitativo di vino siciliano esportato interessa i paesi dell Unione Europea infatti anche se in lieve diminuzione dal 2001 al 2004 la percentuale di vino esportato in UE passa dal l 89% al 75%. Di conseguenza si registra un aumento della quota extra- europea legata all esportazione verso l America settentrionale e segnatamente all esportazione di vino confezionato (totale vino esportato in America Settentrionale: ettolitri, di cui confezionato) Tab 4.3 Quantità di vino esportato Quantità in ettolitri PAESI ESPORTAZIONE VINO SFUSO ESPORTAZIONE VINO CONFEZIONATO ESPORTAZIONE VINO SFUSO ESPORTAZIONE VINO CONFEZIONATO Anno 2001 Anno 2001 Anno 2002 Anno 2002 UE Altri paesi Mondo Anno 2003 Anno 2003 Anno 2004 Anno 2004 UE Altri paesi Mondo Fonte: dati ISTAT L interscambio con l estero della Sicilia è risultato sempre attivo; le importazioni vinicole della Sicilia sono state sempre irrisorie e riguardano per circa l 80% vini sfusi. Per quanto riguarda la loro provenienza è interessante notare come negli ultimi anni ai paesi dell UE si siano affiancati i paesi del Nord Africa, in particolare la Tunisia (Tab. 5) Tab. 5 Importazioni siciliane di vino dal 2002 al 2004 Importazioni siciliane di vino dal 2002 al 2004 in quantità e valore Anno Tipologia prodotto Area geografica Valore (euro) Quantità (hl) 2002 Vino spumante U.E vino confezionato U.E vino confezionato Altri paesi europei vino confezionato America settentrionale vino sfuso U.E vino sfuso America settentrionale TOT vino spumante U.E vino confezionato U.E vino confezionato Altri paesi europei vino confezionato America settentrionale vino confezionato Asia Orientale vino sfuso U.E vino sfuso Africa Settentrionale vino sfuso America settentrionale TOT vino spumante UE vino confezionato UE vino confezionato Altri Paesi europei vino sfuso Africa Settentrionale vino sfuso America settentrionale

20 TOT Fonte: elaborazione CORERAS su dati ISTAT 3.8 I consumi di vino: tendenze e prospettive I consumi di vino in Italia Lo scenario dei consumi alimentari (tab.6) è in continua evoluzione sotto l'influsso di molteplici fattori, quali l'incremento della popolazione anziana, che rappresenta sempre più un target commerciale specifico per il settore agro-alimentare, il maggior numero di donne impegnate nel lavoro, che assumono maggior peso sulle scelte e gli orientamenti, la frammentazione dei nuclei familiari, la crescente scolarizzazione e l aumento del numero di single, solo per citare alcuni dei più importanti. I consumatori sono sempre meno riconoscibili in stili di vita rigidi e soprattutto quelli stranieri, sono più informati e attenti alla qualità, articolano la spesa in una maggiore varietà di luoghi e di tempi, valutano gli acquisti in funzione di diversi fattori che interagiscono fra loro: l'attenzione alla salute, il risparmio di tempo, la convenienza ed anche la piacevolezza del consumo. L aspetto più evidente della domanda di vino in Italia, come peraltro in tutti i paesi europei forti produttori di vino, è la forte riduzione del consumo pro-capite. Secondo uno studio del Censis Servizi pubblicato dal Sole 24 ore nel 2002, negli ultimi trent anni il consumo di vino ha subito un decremento dai 116 litri del 1968 ai valori attuali inferiori ai 60 litri pro-capite per anno. Tale andamento è imputabile soprattutto al vino da tavola, che continua sempre di più a perdere i favori dei consumatori, sia che si tratti di vino confezionato o di vino sfuso: nel decennio trascorso i consumi totali di vino da tavola sono diminuiti del 19% ed i consumi pro capite del 20%, e ciò sembra dovuto all affermazione sempre più consistente delle attività di servizio ed intellettuali, ai mutati ritmi ed orari di lavoro, al cambiamento della struttura demografica, alla scomparsa di un certo tipo di ristorazione tradizionale ed alla affermazione di esercizi e punti di ristoro più consoni ad una alimentazione moderna e destrutturata, ma anche frammentata e frettolosa. Nel mercato delle bevande, il vino, proprio per l effetto dei fenomeni accennati, ha trovato forti concorrenti non tanto nel consumo di birra ed altri alcolici leggeri, il cui incremento non ha sostituito il decremento del consumo di vino, quanto nelle bevande analcoliche, che hanno occupato la quota di consumo lasciata libera dal vino e, tra esse l acqua minerale più idonea a ritmi di lavoro intensi ed impegnativi. La diminuzione del consumo pro-capite di vino ha infatti una motivazione di tipo fisiologico legata alla perdita di interesse della caratterizzazione tradizionale del vino come prodotto quotidiano da pasto ed alla sua sostituzione nelle diverse occasioni di consumo ordinario con prodotti alternativi. Il consumatore ha modificato la sua concezione del vino, da alimento quotidiano e consueto, comprato a poco prezzo e possibilmente sfuso, ad alimento speciale, fonte di emozioni e di sensazioni forti legate al territorio di provenienza, di piaceri che richiamano ricordi sopiti. Il vino va assumendo sempre più significati di piacere e diventa bevanda ad alto contenuto simbolico ed edonistico, ricca di cultura ed offre spunti di socialità e di incontro a chi lo beve; il consumatore sceglie dunque il vino sulla base di un gusto sempre più raffinato ed attento alla tipicità intesa come legame con il territorio e con le tradizioni enoiche della zona di provenienza. Tali considerazioni sono avvalorate dal trend al consumo dei vini a DOC, DOCG ed IGT che manifesta un aumento del 21% rispetto al totale e del 19% nel consumo pro-capite. 20

21 Tab. 6 Consumo di vino in Italia Nel confezionato è inoltre diminuito il consumo di vino da tavola del 14 % circa con 11 milioni di ettolitri, mentre è aumentato il consumo di vino di qualità del 18%, attestandosi su circa 8 milioni di ettolitri Il consumo di vino in alcune regioni italiane Il consumo medio annuo di vino per abitante varia molto a seconda delle regioni (Fonte: Salone del Gusto di Torino 2002): il più alto è in Veneto con 76 litri mentre la Sicilia occupa il gradino più basso con 27 litri; la Toscana ed il Piemonte, due regioni importanti per l enologia italiana, si attestano sui 58 litri; il Friuli Venezia Giulia è sui 44 litri ed il Trentino Alto Adige è intorno ai 42 litri; tale aspetto è molto importante considerando il fatto che generalmente esiste un elevata correlazione tra la concentrazione delle strutture produttive ed il consumo di vino all interno di un dato territorio e lascia intravedere potenzialità di rilievo nella crescita del consumo di vino all interno del territorio siciliano. I dati sulla spesa media delle famiglie italiane (tab.7) confermano una minore propensione dell Italia meridionale ed insulare ad acquistare vino rispetto al resto d Italia, con valori mensili di 7,74 euro per le isole, contro i 12,56 euro del Nord ed i 10,24 euro dell Italia (Tab. 29). Tab. 7 Spesa media mensile familiare per ripartizione geografica e gruppi e categorie di consumo-anno 2000 (lire) Il consumo di vino all estero Informazioni molto interessanti sul consumo di vino in Italia e nei principali mercati europei, sono fornite da una ricerca condotta da Eurisko (graf.2) su commissione del MIPAF; lo studio, che si riferisce ai consumi domestici in Francia, Italia, Germania e Gran Bretagna, indica buone possibilità di successo dei vini italiani sui mercati internazionali, ma mostra anche come la competizione con i paesi emergenti si stia facendo più incalzante. Sul mercato tedesco, dove l Italia è il primo fornitore, seguito dalla Francia, i vini californiani, australiani e cileni, cominciano a conquistare un loro spazio, con una quota che si attesta intorno al 5% per ciascuna delle provenienze. 21

22 Graf.2 Consumo di vino durante i pasti Il mercato inglese, che rappresenta un mercato interessantissimo sul fronte dei prezzi e delle forniture vede la Francia come protagonista, seguita dall Australia e quindi dall Italia, e dal Sud-Africa in quarta posizione a pochissima distanza. I segnali della globalizzazione vitivinicola, cominciano quindi a manifestarsi sugli scaffali dei supermercati e nei wine bar europei. Gli stessi francesi, nel 4% dei casi hanno consumato vino californiano. Graf. 3 Quantità di vino consumata per pasto Le indicazioni complessive della ricerca di mercato Eurisko sui consumi nei principali mercati europei mostrano che il 59% dei consumatori italiani consuma il vino durante i pasti, contro il 69,5% della Francia, il 60% del Regno Unito ed il 59% della Germania. Le dosi per pasto risultano maggiori per i paesi continentali, Germania e soprattutto Gran Bretagna, rispetto alla Francia ed all Italia (Graf. 3) Il consumo di vino per fasce di prezzo Il prezzo del vino (Graf.4-5) consumato più spesso in Italia risulta pari a 2,26 euro ed è il più basso dei quattro paesi, mentre la Germania registra il dato più alto con 7,50 euro; tale dato risulta interessante considerando l Italia occupa la principale quota del mercato tedesco. L Italia invece spicca nella frequenza dei consumi, con il 51% dei consumatori del campione che consumano vino tutti i giorni, contro il 26% della Francia, il 7% della Gran Bretagna ed il 9% della Germania. Da questo risulta che i consumatori italiani, preferiscono bere vini meno costosi, ma più assiduamente ed in piccoli dosi, contrariamente ai consumatori del 22

23 Nord Europa che bevono vino più raramente, ma spendendo di più e bevendone maggiori quantità per pasto. Graf.4 Prezzo del vino consumato più spesso Graf 5 Frequenza di consumo di vino durante i pasti a casa I fedeli al vino di qualità in Italia, secondo il Censis (Tab. 8) cercano e consumano etichette di qualità, comprano guide e riviste specializzate, frequentano enoteche, wine-bar e corsi di degustazione, partono per weekend alla scoperta di territori ricchi d arte, storia, ambiente, ma anche di cantine; i consumatori italiani di vino stabili sono 24 milioni e di questi, quasi 18 milioni hanno disponibilità a casa di uno stock di vino. 23

24 Tab.8 Come gli italiani vivono il rapporto con il vino 24

25 4. Indicatori di rilevanza della filiera produttiva del Distretto (Province di Trapani e Palermo) 4.1 La superficie vitata Rispetto allo scenario regionale il Distretto delle province di Trapani e di Palermo gioca un ruolo sempre più rilevante dato che nel 2000 ne vede consolidare la posizione giungendo a coprire, più del 60% (il 49% circa sito nel trapanese, 14% nel palermitano) della superficie vitata regionale e il 43% circa di aziende agricole con vite. In particolare, dal confronto tra la struttura della viticoltura che caratterizza le due province di riferimento e quella dell intera Isola, facendo riferimento ai dati riportati nella Tab 9 risulta che le due province complessivamente presentano, relativamente all anno 2000, una superficie vitata di ettari (che fanno riferimento a aziende) di cui ettari nella provincia di Trapani e nella provincia di Palermo. 4.2 Densità aziende di produzione Relativamente alle tipologie di vigneti, dai dati riportati di seguito (Tab 10) emerge che per le province di Trapani e Palermo la percentuale di superficie vitata investita per uve da vino risulta mediamente pari al 95% della superficie vitata investita. Tenendo conto delle particolari tipologie di vini, della superficie vitata rilevata nelle due province di riferimento, quasi ettari (1.917 provincia di Trapani, 891 Palermo) che fanno riferimento a 881 aziende (790 provincia di Trapani, 91 Palermo), sono dedicati alla coltivazione della vite per DOC e DOCG. Dai dati riportati di seguito, anche nel segmento delle DOC emerge la provincia di Trapani, con il 46% delle superfici regionali iscritte agli albi. Tab 9 Distribuzione territoriale delle aziende agricole con vite e superficie vitata Anno 2000 Aziende Agricole con Vite % Superficie vitata investita % (val.assoluti) (ettari) Sicilia , Trapani , ,43 48,83 Palermo , ,03 13,82 Totale , ,65 Distretto* *territorio delle due province (Trapani, Palermo) Fonte: V Censimento dell Agricoltura ISTAT Tab 10 Distribuzione territoriale delle aziende agricole con vite per vino e superficie vitata per uve da vino Anno 2000 Aziende con Vite per vino (val.assoluti) Aziende con Vite per vino DOC e DOCG (val.assoluti) Superficie investita per uve da vino (ettari) Superficie investita per uve da vino DOC e DOCG (ettari) Sicilia Trapani Palermo Distretto Fonte: V Censimento dell Agricoltura ISTAT 25

26 4.3 Specializzazione per tipologie di uve Inoltre è opportuno rilevare che, la viticoltura siciliana nel corso degli anni è stata decisamente orientata verso le varietà bianche, impiantate nel 75% dei vigneti (anno 2000). In particolare, per le province di Trapani e Palermo tale percentuale sale rispettivamente all 82% e al 91% (Tab 11). Tab 11. Superficie di uva da vino in Sicilia: Composizione per colore Superficie (ettari) quota nera bianca rosata altra totale nera bianca rosata altra totale Trapani ,7% 90,9% 0,0% 0,4% 100,0% Palermo ,0% 82,5% 0,0% 3,5% 100,0% Distretto ,91% 89,02% 0,01% 1,07% 100,00% Sicilia ,8% 74,9% 0,1% 1,2% 100,0% Fonte: Elaborazione dati Censimento Istat 2000 Passando alla composizione ampelografica, in base ai dati del censimento Istat del 2000, in riferimento al totale degli ettari regionali investiti ad uva da vino, si evince che la cultivar più diffusa è il Cataratto bianco comune. Infatti, esso costituisce il principale vitigno impiantato in Sicilia con ettari e il 39% delle superfici regionali. Se si aggiunge anche il Catarratto bianco Lucido, in quarta posizione con ettari, si arriva a coprire complessivamente oltre il 45% del vigneto regionale. E interessante comunque rilevare come in seconda posizione si attesti uno dei vitigni su cui la vitivinicoltura siciliana ripone le sue speranze: si tratta dell autoctono Nero d Avola, che assomma ettari corrispondenti al 10% delle superfici vitate dell isola. Molto rilevanti sono anche le estensioni di Ansonica (8.790 ettari), Trebbiano Toscano (6.404 ettari), Grecanico Dorato (5.129 ettari), Nerello Mascalese (4.261 ettari) e Albarola (2.780 ettari). Tra i mille e i 2 mila ettari troviamo, in ordine decrescente di importanza, Grillo, Manzoni bianco, Sangiovese, Nerello Cappuccio e Zibibbo. Da rilevare poi come la Sicilia sia la regione meridionale con le maggiori superfici di vitigni internazionali, in particolare 908 ettari di Merlot, 791 ettari di Syrah, 721 ettari di Chardonnay e 700 di Cabernet Sauvignon. In particolare, l isola ha in assoluto le maggiori superfici impiantate a Syrah (su un totale nazionale corrispondente di ettari). 4.4 Il grado di specializzazione viticola del Distretto Un altro elemento rilevante ai fini della identificazione del Distretto (come richiesto dal art. 3, comma 1b del D.A 1 dicembre 2005) riguarda l incidenza viticola del territorio di riferimento rispetto al resto delle coltivazioni presenti nell Isola. Come si evince dalla tabella riportata di seguito (Tab.12), il rapporto tra il numero di aziende agricole con vite sul numero totale di aziende agricole risulta pari al 21% mentre è pari a 9,5% il rapporto percentuale tra la superficie vitata investita e la superficie agricola totale utilizzata (SAU). A livello provinciale, è ancora la provincia di Trapani ad avere valori percentuali più elevati sia in termini di aziende che di superficie: a) sul numero totale delle aziende agricole presenti nel territorio provinciale il 59% circa (vs il dato regionale pari a 21,8%) è costituito da aziende agricole con vite; b) il 46% circa (vs il dato regionale pari a 9,5%) della superficie 26

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