Pietro A. Vagliasindi Le basi economiche della competition policy.

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1 UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PARMA Dipartimento di Diritto, Economia e Finanza Internazionale Pietro A. Vagliasindi Le basi economiche della competition policy. Appunti del modulo B del corso Economia dei Mezzi di Comunicazione Master in Relazioni Pubbliche e Istituzionali [Marpi] UNIVERSITÀ DI BOLOGNA, UNIVERSITÀ DI PARMA, ALMAWEB, A.A Prima versione, non diffondere, Parma, febbraio 2005 Lezione 1. Sistema Economico, Competizione e Benessere Sommario: 1. Comportamento economico e mercato: una breve sintesi. 2. La curva di domanda ed il benessere consumatore. A. Il comportamento razionale del consumatore individuale (un approfondimento) 3. La curva di offerta e l equilibrio del mercato 4. Il mercato concorrenziale: efficienza e benessere B. Efficienza complessiva del sistema e mercati concorrenziali (un approfondimento) 5. Monopolio profitto e surplus dei consumatori. C. Monopolio ed intervento pubblico (un approfondimento). 6. L innovazione ed i benefici dei consumatori. 7. Esternalità e benessere, tecnologia delle informazioni ed effetti di rete. 8. L economia dei diritti di proprietà intellettuale. 9. Premesse sulla politica della concorrenza. 1. Comportamento economico e mercato: una breve sintesi L efficienza dell economia concorrenziale di mercato (e la tutela della concorrenza) è stato il tema centrale di molti dibattiti economici e politici anche nelle ultime due decadi, per non risalire ad Adam Smith. L approccio economico tradizionale è statico, in quanto le imprese considerano automaticamente le combinazioni produttive più efficienti ed i consumatori scelgono le combinazioni di consumo per loro più soddisfacenti. In sostanza, in questi modelli di equilibrio; date le dotazioni iniziali, le preferenze e le tecnologie produttive, in teoria si possono predire tutti gli sviluppi di un sistema economico con mercati concorrenziali. In particolare, secondo i teoremi fondamentali del benessere, un economia di mercato perfettamente competitiva rende massimo il benessere dei consumatori ed è Pareto efficiente. Non è infatti possibile aumentare il benessere di alcun individuo senza danneggiarne altri, ovvero non è possibile un miglioramento paretiano. In altre parole, si raggiunge il massimo di ofelimità per la collettività dove sono gli individui a giudicare le proprie soddisfazioni. Ciò vale con mercati sufficientemente flessibili, ovvero in assenza di sindacati di produttori e consumatori e di interventi pubblici distorsivi. In questo caso, se è possibile definire correttamente i diritti di proprietà (come richiesto da Coase), i problemi di efficienza ed equità (ineguaglianza e povertà) si possono separare (in base 1

2 al secondo teorema del benessere). L efficienza dei risultati di mercato non dipende dalla distribuzione della ricchezza e gli economisti possono concentrarsi a disegnare sistemi economici più efficienti. Con informazioni perfette, l analisi economica ha mostrato come i mercati concorrenziali siano efficienti ed aumentino il benessere della collettività. 1 In pratica, uno scambio volontario rappresenta un vantaggio per tutti. Gli individui, infatti, possono infatti trarre beneficio dalla possibilità di intrattenere dei rapporti di scambio. Il libero commercio di solito permette a ognuno di specializzarsi in ciò che fa meglio, e la competizione si risolve riduzione dei costi e in aumento del benessere quando vi è possibilità di scambio. Considerando beni e servizi privati, i mercati rappresentano quindi uno strumento efficace per organizzare l attività economica. Individui e imprese che interagiscono su un mercato comportandosi come guidati da una mano invisibile. In una economia di mercato, gli individui decidono a chi offrire il proprio lavoro e che cosa acquistare con il reddito che ne ricavano. Le imprese decidono chi assumere e che cosa produrre. Al di là della garanzia del rispetto delle regole del gioco, l intervento pubblico, a volte, può anche migliorare il risultato del mercato, quando questo fallisce. In generale, si può intervenire per aumentare l efficienza e l equità. Non sempre, infatti, il mercato riesce ad allocare le risorse in modo efficiente (od equo). Rispetto ai problemi di efficienza, il fallimento del mercato può essere causato dal potere di mercato di un singolo (o da un abuso di posizione dominante) o di un gruppo (accordi di cartello), ovvero quando un soggetto economico può influenzare sostanzialmente e indebitamente i prezzi di mercato. Esiste poi un problema di esternalità, quando l azione di un agente economico (consumo o produzione) ha un effetto (positivo o negativo) sul benessere di altri individui non coinvolti e tale effetto non è debitamente considerato dall attore. Le forze che fanno funzionare le economie di mercato sono l offerta e la domanda. Esse sono forse i due strumenti più usati di analisi economica, che di seguito introduciamo brevemente. Un mercato è un gruppo di venditori e compratori di un determinato bene o servizio. I termini offerta e domanda fanno riferimento al comportamento di agenti economici che interagiscono su un mercato. I compratori generano la domanda; i venditori l offerta. L analisi economica parte dall offerta e dalla domanda per determinare l equilibrio di mercato (l incontro della domanda e dell offerta in corrispondenza al prezzo per il quale il mercato è in equilibrio). Vista la rilevanza degli strumenti economici nei nostri successivi ragionamenti ed in particolare dell economia del benessere è utile svolgere una breve digressione. Secondo la visione individualista, gli individui sono razionali (e gli unici giudici del proprio benessere) e le preferenze collettive derivano semplicemente dall aggregazione di quelle individuali. Due criteri giocano un ruolo fondamentale: l efficienza (e.g. valutata secondo il criterio paretiano) e l equità (e.g. giudicata rispetto alle posizioni finali, i.e. in relazione ad un criterio di distribuzione equilibrata delle risorse tra gli individui). Nel seguito, focalizzeremo la nostra attenzione sull efficienza, partendo dall esame del comportamento degli agenti economici (consumatori e produttori). 2. La curva di domanda ed il benessere del consumatore La curva di domanda è un grafico che illustra la relazione tra il prezzo di un bene e la quantità domandata. Essa dipende dalle preferenze del consumatore dal suo reddito e dai prezzi. Ceteris paribus si ipotizza una relazione inversa tra prezzo e quantità domandata. 2 A parità di prezzo di mercato gli altri fattori che determinano la domanda sono il reddito del consumatore ed il prezzo degli altri beni. Se il reddito aumenta la domanda di un bene normale 1 Per anni, la modellistica economica si è concentrata su questi modelli con informazioni perfette, ignorando le preoccupazioni che informazioni imperfette potessero alterare i risultati dell analisi. Il modello Arrow-Debreu, incorpora l incertezza, mostrando come i mercati competitivi siano concorrenziali e Pareto-efficienti. 2 Ceteris paribus significa che tutte le variabili rilevanti, con l eccezione di quelle analizzate in quel momento, sono considerate costanti. 2

3 aumenta e la domanda di un bene inferiore diminuisce (figura 2 box A). 3 Altri fattori che influenzano la curva di domanda complessiva sono le aspettative ed il numero di compratori. Il surplus (rendita) del consumatore considera la disponibilità a pagare per acquistare ogni data quantità addizionale di bene. Il surplus lordo esprime il massimo ammontare che un compratore è disposto a pagare per ottenere un bene e misura quindi il valore che il compratore attribuisce al bene o al servizio, in base ai benefici attesi da questi. Il surplus lordo si può misurare con la curva di domanda, che descrive le varie quantità che i compratori sarebbero disposti ad acquistare a differenti prezzi. Il surplus netto del consumatore è la differenza tra il massimo che un compratore è disposto a pagare per un bene e il prezzo che paga effettivamente. La rendita del consumatore è l area compresa tra la curva di domanda e il livello del prezzo. È chiaro come un prezzo più basso farà aumentare la rendita del consumatore mentre un prezzo più alto la farà ridurre. A. Il comportamento razionale del consumatore individuale (un approfondimento) Consideriamo in termini intuitivi le scelte di un consumatore in relazione a due beni, X e Y. le preferenze sono rappresentate dagli economisti partendo da una funzione di utilità U P = U P (X, Y) (in generale il valore U P non ha importanza in termini assoluti quanto in termini relativi). In pratica, dati due panieri x = (X, Y ) e y = (X*, Y*) la relazione U(x) U(y) equivale a dire che il paniere x è preferito od indifferente a y. Quando vale anche U(y) U(x) i due panieri sono indifferenti e fanno parte di una curva di indifferenza, rappresentabile in un grafico bidimensionale (fig. 1). Data l ipotesi di non sazietà, le curve di indifferenza non possono essere inclinate positivamente; infatti rispetto ad x panieri come v che contengono quantità superiori di X ed Y hanno un utilità superiore, e sono preferiti. Non possono neppure intersecarsi; ove U 0 ed U 2 si intersecassero in y questo sarebbe indifferente a x e ad z e sarebbe violata la transitività della relazione di preferenza. Ovvero se Paula è indifferente tra x ed y, ma preferisce strettamente z a x dovrebbe anche preferire strettamente z ad y. A curve di indifferenza più lontane dall origine corrispondono livelli di utilità più elevati; z da utilità superiore ad x. Le curve di indifferenza sono convesse verso l origine poiché quando il consumatore si dispone di grandi quantità di un bene il suo valore diminuisce in termini del bene scarso. 4 Supponiamo ora che il consumatore disponga di un reddito E da spendere. Egli può consumare tutti i panieri il cui costo p X X + p Y Y è minore della somma complessiva che può spendere E. L area compresa tra gli assi e l isospesa p.x = p X X + p Y Y = E (in fig. 1) indica tutte le combinazioni che il consumatore può comprare. Si noti come se il consumatore non acquista il bene X può destinare l intera somma ad Y (ovvero p Y Y = E ) comprendo una quantità pari a Y* = E /p Y. Lo stesso vale per X; la quantità massima che il consumatore può acquistare è X* = E /p X. Graficamente, congiungendo tali punti otteniamo l isospesa (o vincolo di bilancio del consumatore). La sua inclinazione, che indica la quantità del bene Y a cui il consumatore deve rinunciare in cambio di un unità di X per mantenere costante la spesa E, è infatti costante e pari al rapporto tra i prezzi p Y /p X. 5 Un aumento del prezzo di X diminusce la quantità del bene e, fermo restando gli altri prezzi, fa ruotare il vincolo di bilancio attorno a E /p Y in senso orario. La razionalità implica che il consumatore massimizza l utilità U(x). Graficamente, dato un livello di spesa E il consumatore sceglie il paniere A sulla curva di indifferenza più elevata, quella tangente al vincolo di bilancio (ossia U(x)=U ). Con la non sazietà, il paniere ottimo x (indicato da A ) è sull isospesa; il vincolo di bilancio vale quindi come eguaglianza. In equilibrio, il rapporto tra i prezzi indica le unità di Y che Paula offre in cambio di un unità di X. 3 Quando la diminuzione del prezzo di un bene induce una contrazione della domanda di un altro bene, i due beni sono chiamati sostituti. Quando la diminuzione del prezzo di un bene induce un aumento nella domanda di un altro bene, i due beni sono chiamati complementari. 4 Ad ogni paniere z combinazione di x e y (z = t x + (1-t) y con 0<t<1, e.g. metà di x e y) è associato un livello maggiore di utilità. Come si vede in fig. 9, man mano che il consumatore dispone di quantità addizionali di X (dx), passando da x a y, per compensarlo servono quantità decrescenti del bene Y (dy > dy). 5 Imponendo l eguaglianza della somma spesa dy p Y = dx p X otteniamo infatti Y/ X = p X /p Y. 3

4 Dalla soluzione del problema otteniamo la domanda di mercato x(p, E) o marshalliana, e per sostituzione l utilità indiretta V(p, E) = U(x(p, E)), che indica il livello massimo di utilità raggiungibile, per ogni livello di prezzi p e spesa E. Quello che conta è il rapporto tra i prezzi, ovvero i prezzi reali ed il reddito reale. L utilità raggiunta cresce al crescere della spesa - non al crescere dei prezzi non potendosi più raggiungere il paniere ottimo x, riducendosi i livelli massimi di bene X (E /p X ) e/o Y (E /p Y ) che il consumatore può acquistare. Resta invece costante se i prezzi e il reddito variano nella stessa proporzione (essendo invariati E /p X, E /p Y e quindi x ). Y U(X,Y)=U U(X,Y)=U E /p Y x z A v A X X E /p y Fig. 1 p X X+p Y Y = E Isospesa E /p X X La domanda marshalliana rappresentata in fig. 2 x(p, E) dipende dal reddito monetario E. Sia, per semplicità, il bene Y il bene numerario (p Y =1). In fig. 1, un aumento del prezzo di X (che sposta l equilibrio da A ad A ). Facendo riferimento al medesimo grafico, la domanda marshalliana x(p, E ) si ricava riportando nello spazio (X, p X ) in fig 2 i punti di equilibrio (sulla A - A, fig.1) in corrispondenza al variare del prezzo (al ruotare del vincolo di bilancio). Nel caso di utilità quasi-lineare U = u(x) + Y, il bene Y - il numerario (p Y =1) ha utilità marginale costante e pari all utilità marginale del reddito α = U Y = 1 costante al crescere della spesa. Il surplus può essere calcolato così direttamente dalla domanda di mercato. Nel seguito, per semplificare l analisi ricorreremo a tale ipotesi, usando direttamente le curve di domanda marshalliane. Quando l utilità dell ultima unità di reddito non si modifica il surplus del consumatore offre un utile strumento di valutazione del benessere del consumatore in termini monetari. Ad esempio, ad un livello dei prezzi pari a p* Paula che dispone di una dotazione pari ad X troverà vantaggioso scambiare parte di tale bene X -X* contro il numerario con Alberto che ha invece una dotazione pari ad X. Infatti, Paula valuta p l ultima unità del bene X, mentre Alberto lo valuta p. La vendita della quantità X -X* contro moneta al prezzo p* aumenta il benessere di Paula di CA B e quello di Alberto di DBA. Si raggiunge così l efficienza nello scambio. 3. La curva di offerta e l equilibrio del mercato Consideriamo in termini intuitivi le scelte del produttore di un bene che opera in un economia perfettamente competitiva. La funzione di produzione di un bene X = f(l, K) è il massimo livello di output X corrispondente ad una data combinazione produttiva (L, K). Per ogni livello di capitale K la massima produzione raggiungibile è una funzione dell input di lavoro L. Assumendo che il capitale sia un fattore di produzione fisso, otteniamo la funzione di produzione di breve periodo X = f(l, K ). L ipotesi di razionalità implica che il produttore massimizzi il profitto: Π = R - C = p X - w L - r K, la differenza tra ricavi (R= p X = prezzo per quantità venduta) e costi (C = w L +r K = somma delle remunerazioni dei fattori produttivi). Essendo dato il capitale K, nel breve periodo avremo Π = p X - w L(X) - C. Ciò equivale a massimizzare il surplus del produttore (la differenza tra ricavi ed il valore minimo a cui il produttore è disponibile a vendere), che è pari al profitto più i costi fissi, ovvero ai ricavi meno i costi variabili SP = Π + C = p X - w L(X). Dato il livello del capitale K (ed il relativo costo C ) e dei prezzi (p, w) il produttore sceglie il livello ottimo di input L e di output X in modo tale che il prodotto marginale del fattore produttivo lavoro PM L = w/p sia pari alla remunerazione reale del fattore produttivo. In equilibrio, la remunerazione reale del fattore produttivo L indica le unità di X che il produttore è disposto ad offrire in cambio di un unità di input L. L analisi può essere sviluppata considerando i costi in funzione dell output. Partendo dalla funzione di costo di breve periodo C = C + c(x) (con capitale dato pari a K ) è possibile costruire la funzione p X p p* p x C X A B X* A X Fig. 2 X 4

5 dei costi medi C M = C/X = c(x)/x + C /X = CV M + CF M dati dal rapporto tra costo totale output, dei costi variabili medi CV M = c(x)/x, dei costi fissi medi CF M = C /X e dei costi marginali C mg = dc/dx, che misurano i costi addizionali dc necessari per ottenere un unità addizionale di output dx. Esiste una relazione tra queste curve, dato che al crescere dell output di dx il peso dei costi fissi medi C /(X+dX) e il costo variabile medio (c(x)+c mg dx)/(x+dx) cresce se C mg >c(x)/x il costo marginale lo supera. Inizialmente, la curva dei costi variabili medi ha inclinazione negativa, se questi ultimi sono decrescenti. In questo caso CV M > C mg essendo la media di valori che decrescono, maggiore dell ultimo valore. Analogamente, C M > C mg essendo pari ai costi variabili più una quantità positiva CF M =C /X decrescente al crescere di X. Anche C M inizialmente decresce, riducendosi i costi fissi e variabili medi. I costi medi e variabili medi, continuano a decrescere anche dopo che i costi marginali hanno superato il loro valore minimo, finché superano i costi marginali, essendo comunque il loro apporto inferiore al valore medio precedentemente registrato. In particolare, la curva dei costi marginali interseca tali curve nel punto di minimo. Poi tale curve aumentano predominando l effetto crescente dei costi marginali. Tale situazione è rappresentata in fig. 3. In un mercato competitivo l offerta dell impresa nel breve periodo coincide con quella dei costi marginali, una volta superati i costi variabili medi, ovvero a destra di M (in fig. 3), non avendo senso altrimenti produrre vendendo a prezzi inferiori al costo dei fattori variabili. In corrispondenza al prezzo di mercato p la quantità offerta è X ed il profitto è l area del rettangolo p c FB. Il profitto è positivo a destra di C l intersezione tra costo marginale e medio, ossia per quantità superiori a X, quando il prezzo è maggiore del costo medio. Il surplus del produttore è invece pari all area compresa tra il prezzo (segmento pb) e la curva del costo marginale. L impresa sceglie di produrre se il surplus del produttore è positivo, i.e. a destra di M l intersezione tra costo marginale e medio. L impresa quindi nel breve periodo produce anche in perdita, sempre che il livello dei prezzi sia in grado di coprire almeno i costi variabili medi, e P > CV M (X). In sintesi: la quantità offerta è la quantità di un bene che i venditori vogliono e possono vendere. La curva di offerta MO (fig.3) illustra la relazione tra prezzo e quantità offerta. È usuale ipotizzare che la quantità offerta di un dato bene aumenti all aumentare del prezzo. L offerta dipende dalla tecnologia e dal costo dei fattori (che determinano il costo di produzione delle successive unità di beni: costo marginale), dalle aspettative e, come vedremo, dal numero di venditori (che determinano la struttura del mercato). C, p p c p c M A C CV M X F C mg B A X C M Fig. 3 O X P X p p E p D O Surplus consumatore X A C Surplus produttore E X E B A X Fig. 4 X L offerta descrive le quantità che i produttori sarebbero disposti a vendere ai differenti prezzi (X al prezzo p ed X al prezzo p ). Può essere vista come misura del costo di produzione, che è il valore di tutto ciò a cui il produttore deve rinunciare per poter produrre un bene. Il costo del produttore è il più basso prezzo che egli accetta, al di sotto di tale livello egli riduce la quantità offerta, od al limite (al di sotto di c ) trova conveniente non produrre. Il costo addizionale dell ultima unità prodotta (costo marginale C mg ) misura la sua propensione a vendere essendo per tale livello di prezzo indifferente tra vendere o meno l unità addizionale del bene. Il surplus netto del produttore è la differenza tra il prezzo pagato al venditore e il costo da lui sostenuto. Tale rendita, misura il beneficio di cui il venditore gode in virtù della sua partecipazione al mercato. Si ha equilibrio di offerta e domanda in corrispondenza del prezzo di equilibrio p E. A tale livello offerta e domanda si equivalgono, incontrandosi nel punto E. Graficamente, p E è il prezzo in 5

6 corrispondenza del quale le curve di domanda e offerta si intersecano. I venditori sono in grado di vendere quanto vorrebbero per quel dato livello di prezzo ed i compratori riescono ad acquistare tutto quello che vorrebbero a quel prezzo. Offerta e domanda insieme determinano i prezzi di beni e servizi disponibili nell economia. 4. Il mercato concorrenziale: efficienza e benessere Un mercato concorrenziale non è controllato da nessun singolo agente economico essendo un mercato con molti compratori e venditori. Ne segue che ogni venditore non ha, in pratica, alcun controllo sul prezzo. In particolare, nei mercati perfettamente concorrenziali i prodotti sono perfettamente sostituibili e c è una molteplicità di compratori e venditori che presi singolarmente non possono influenzare il prezzo di mercato. Essi sono quindi dei price taker, determinano le quantità che intendono offrire e domandare del bene per un dato livello dei prezzi. In monopolio è invece presente un solo venditore, che determina il prezzo. In Oligopolio abbiamo pochi venditori, che non sempre si fanno concorrenza in modo aggressivo. Possono infatti cercare di fissare obiettivi in termini di quote di mercato, invece di farsi una forte concorrenza di prezzo, o al limite colludere tra di loro per comportarsi come un solo venditore. L equilibrio di mercato riflette il modo in cui i mercati allocano le risorse scarse. Compratori e venditori traggono benefici dal partecipare a un mercato. L analisi economica studia l allocazione determinata dai mercati e mostra come essa sia desiderabile. Per mostrare come l equilibrio di mercato concorrenziale giunga al prezzo ed alle quantità che massimizzano il benessere totale dei compratori e venditori è necessario considerare i benefici individuali degli agenti economici. Gli strumenti dell analisi sono: (i) la rendita (surplus) del consumatore misura in termini economici il benessere del compratore, (ii) la rendita del produttore misura invece in termini economici il benessere dal lato del venditore. Ciò consente di discutere correttamente del problema dell efficienza (e delle distorsioni dovute a monopolio ed esternalità) che possiamo definire in termini di: (1) surplus del consumatore a là Bentham-Marshall (un beneficio netto positivo; i.e. somma della variazione dei benefici individuali espressi in termini monetari) e (2) Pareto-ottimalità (dove non è possibile aumentare il benessere di alcun individuo senza danneggiare altri) o miglioramento paretiano (una situazione nella quale il benessere individuale di alcuni aumenta, senza che si riduca quello degli altri). Il libero-scambio soddisfa entrambe i criteri, dato il potenziale beneficio che la disposizione del bene implica per tutte le parti. In presenza di pari potere contrattuale ed in assenza di frizioni, tale situazione conduce a soluzioni di ottimo paretiano, non essendovi incentivo ad interrompere gli scambi finché sono mutuamente benefici. La transazione è infatti volontaria; ognuno riceve un beneficio netto e per ipotesi non vi sono errori di valutazione né costi. L efficienza a là Bentham-Marshall guarda al risultato (il massimo beneficio netto) ed è interessata solo alle conseguenze delle regole - giudicandole in base alle posizioni finali di benessere raggiunte dagli individui. Si assume che gli individui siano i migliori giudici del proprio benessere, attraverso le proprie azioni. I giudizi di valore sono generalmente basati sulla disponibilità a pagare degli attori (in quanto possibili approssimazioni delle misure del benessere) che servono per confrontare costi e benefici individuali per trovare una sorta di beneficio netto. Il concetto è piuttosto debole in termini redistributivi (se i surplus sono monetari), ma non rifiuta a priori redistribuzioni volontarie di risorse tra i soggetti. Ovviamente, valutare le regole legali in termini monetari può favorire i ricchi rispetto ai poveri. Tuttavia, come visto, le regole possono favorire entrambe le categorie, aumentando le dimensioni della torta. L ottimo paretiano non si pone invece il problema di massimizzare il benessere collettivo, ne redistribuire risorse tra i soggetti. Nel tentativo di prescindere il più possibile da giudizi di valore: (i) solo gli individui giudicano il proprio benessere e (ii) la situazione 1 è preferita alla 2 se almeno un individuo la preferisce l allocazione che ne consegue e nessuno preferisce quella che consegue dalla 2. Da (i) segue il criterio di valutazione individualistico e da (ii) il criterio di miglioramento paretiano (e.g. se la scelta di 1 migliora la situazione di Paula senza peggiorare quella degli altri). 6

7 Questi sono comunque giudizi di valore che si oppongono: (i) al paternalismo ed (ii) ai confronti interpersonali intermini di benessere (i.e. non è possibile confrontare il benessere di Paula ed Alberto). Benchè apparentemente generali, tali criteri possono avere implicazioni non sempre condivisibili; ad es. se non è possibile delegare ad altri la responsabilità della scelta, non esistono beni (de)meritori. La società non è vista in modo organico (come nell analisi sociologica) e non vi sono interessi superiori a quelli individuali, l analisi si orienta sulle posizioni finali di benessere e non sul processo e si tende a privilegiare lo status quo. B. Efficienza complessiva del sistema e mercati concorrenziali (un approfondimento) L efficienza nel consumo e nello scambio isolatamente non bastano. In termini intuitivi possiamo esaminare l efficienza complessiva del sistema. Essa implica che il costo di opportunità di X sia eguale per imprese e consumatori. Altrimenti vi sarebbero difformità tra i costi opportunità dei consumatori e del sistema produttivo. Abbiamo quindi infinite combinazioni efficienti dei livelli di utilità di due operatori (A e P) corrispondenti alle allocazioni pareto ottimali, ovvero tutti i punti di ottimo paretiano, per cui valgono contemporaneamente tutte le condizioni di efficienza, come rappresentato in Fig. 5 della grande frontiera delle utilità (la curva F che indica le utilità massime raggiungibili massimi paretiani). Il mercato potrebbe portarci in un punto E così come in E, dove i surplus monetari sono massimi. Partendo dal presupposto che le utilità individuali non sono comparabili, resta aperto il problema di come confrontare in termini di benessere collettivo le diverse possibili situazioni. Considerando il benessere a là Bentham, come somma delle utilità individuali U A (X A, Y A ) + U P (X P, Y P ), possiamo tracciare delle curve di indifferenza sociale B, pari a rette inclinate negativamente a 45 gradi. Come indicato dalla 5 il benessere a là Bentham è massimo il quando frontiera e curve di indifferenza sociale sono tangenti. In fig. 5 con una frontiera simmetrica esso si realizza con equidistribuzione. A U F B E Fig. 5 E P P U U Abbiamo sostanzialmente svolto tutto il lavoro di base necessario per esaminare i teoremi fondamentali dell economia del benessere e i loro limiti. A U F F* F B* B E B E Fig. 6 E E* E Il primo teorema fondamentale dell economia del benessere afferma che (ove si verifichino una serie di condizioni) il mercato operando in concorrenza perfetta è in grado, senza alcun intervento pubblico, di pervenire all ottimo paretiano (ossia può portarci in un equilibrio come E ed E sulla frontiera F). Essendo i costi minimizzati, si ha efficienza nella produzione. L equilibrio del consumatore implica, invece, la tangenza tra curve di indifferenza e vincolo di bilancio. Essendo ciò valido per tutti i consumatori otteniamo, la condizione di efficienza nel consumo. La massimizzazione dei profitti di un impresa price-taker implica che il costo marginale di ogni bene sia pari al prezzo di mercato. Da tali condizioni segue P X /P Y = C X mg/c Y mg, che, essendo il rapporto dei prezzi lo stesso per tutti i consumatori ed i produttori avremo la condizione di efficienza complessiva del sistema. Le principali condizioni, che devono verificarsi in contemporanea, perché l ottimo possa essere raggiunto attraverso i meccanismi di mercato sono, in termini operativi: 1) la salvaguardia delle reali preferenze personali, 2) l ottima distribuzione di consumi e investimenti nel tempo, 3) l assenza di rischio ed incertezza su gusti e tecnologie, 4) input ed output perfettamente divisibili, 5) l esistenza e la completezza dei mercati concorrenziali (con fattori perfettamente mobili e non 7

8 specifici, libertà di entrata, beni omogenei, perfetta informazione), 6) l assenza di esternalità nel consumo e nella produzione, 7) produttività decrescenti e rendimenti di scala non crescenti. Ciò mostra come sia difficile raggiungere l ottimo affidandosi ai meccanismi di mercato. Varie ragioni possono portare al fallimento del mercato. Quando tali condizioni non sono rispettate, ad es. dei beni non sono forniti dal mercato, il benessere di A e P può aumentare con interventi correttivi che consentono di raggiungere la grande frontiera F (in fig. 6). Inoltre, partendo da differenti distribuzioni delle risorse iniziali disponibili si può giungere a diversi punti di ottimo sulla frontiera del benessere, con evidenti conseguenze in termini di equità e si pone il problema di come misurare e confrontare guadagni e perdite dei differenti individui. Il secondo teorema fondamentale dell economia del benessere assicura la possibilità di giungere a qualsiasi situazione di ottimo, modificando opportunamente la distribuzione iniziale delle risorse disponibili, con trasferimenti personalizzati in somma fissa (lump sum). In pratica, con i trasferimenti in somma fissa possiamo spostarci da un equilibrio come E ad E sulla frontiera F (in fig.5), senza alterare le scelte di mercato e distorcere le scelte degli operatori. È così possibile separare, teoricamente, il problema dell efficienza e quello dell equità interpersonale. Se le condizioni del primo teorema non sono rispettate, con opportuni interventi correttivi, possiamo raggiungere col mercato la grande frontiera del benessere F e con trasferimenti in somma fissa possiamo giungere in E (con un guadagno di benessere B -B ) anche se il mercato ci porta in E. Se non sono disponibili trasferimenti in somma fissa, la frontiera raggiungibile è F*, con ottimi paretiani vincolati all uso dei trasferimenti distorsivi disponibili. Ne segue che solo E* è raggiungibile con una perdita di benessere B -B*. Dove c è perfetta concorrenza e non ci sono esternalità, il benessere di una società è misurato dalla somma della rendita del consumatore e del produttore. L efficienza del mercato è raggiunta quando l allocazione delle risorse massimizza la rendita totale. In un libero mercato abbiamo molti compratori e venditori motivati dal proprio interesse. Un bene è acquistato dai compratori che gli attribuiscono il valore più elevato e prodotto dai venditori che hanno i costi più contenuti. Si ottiene così un processo di coordinazione e di comunicazione in modo che compratori e venditori allocano le risorse in maniera efficiente. La mano invisibile del mercato conduce compratori e venditori ad allocare le risorse in maniera efficiente. Quindi il libero mercato produce la quantità di beni che massimizza la somma della rendita del consumatore e di quella del produttore. I mercati perfettamente competitivi non descrivono situazioni reali ma sono uno standard di riferimento (viste le loro proprietà ottimali) ed uno strumento utile a comprendere meglio la realtà. Infatti, è difficile analizzare i mercati imperfetti, essendo questi complessi e diversi a seconda del paese e del bene scambiato. I più imperfetti sono forse i più importanti: quello del lavoro e quello finanziario, cui è utile dare subito un breve sguardo. Il lavoro non è considerato una merce, essendo le relazioni sul lavoro anche relazioni sociali. I prezzi assoluti e relativi sono quindi, per natura, vischiosi e non riflettono rapidamente la congiuntura economica. La situazione è complicata dalla presenza di norme sociali e legali, che incoraggiano la contrattazione collettiva, regolano i salari minimi e i licenziamenti. 6 I mercati della liquidità finanziaria hanno usualmente forte volatilità, registrando oscillazioni, ritenute a volte irrazionali, che superano i livelli di equilibrio. Ciò dipende dalla difficoltà di stimare i valori di equilibrio delle azioni (diritti su insiemi estremamente complessi di beni reali eterogenei quali le imprese), il cui valore dipende da andamenti futuri interni e esterni all impresa (prezzi, redditi, ), dai bassi livelli delle commissioni di acquisto, che rende profittevole realizzare i 6 Una maggiore flessibilità sarebbe importante, specie se sono necessari aggiustamenti verso il basso delle retribuzioni reali, per evitare una disoccupazione lunga e persistente. Con mercati non flessibili è necessario svalutare invece il cambio (ridurre il valore dell euro rispetto al dollaro, lo yen, ) per aumentare la competitività internazionale e neppure questa misura è efficace se le retribuzioni poi seguono l andamento dei prezzi esteri. 8

9 guadagni anche di piccole oscillazioni, e da asimmetrie nei rischi di molti operatori, con forti benefici in caso di guadagni e costi modesti in caso di perdite su operazioni speculative. 7 Simile il comportamento del mercato dei prestiti bancari, data la necessità di abbandonare le posizioni perdenti prima che si rivelino tali agli altri. Ciò crea un rischio sistemico e le note fughe di capitali, volte ad alleggerire la posizione nei confronti imprese e banche sospette, che peggiorano notevolmente anche situazioni non particolarmente gravi. 8 L evidenza non smentisce l efficienza del mercato borsistico, se liquido e ben gestito, con un governo societario (di corporate governance) trasparente e in grado di trasferire il controllo societario. Infatti, i prezzi traducono velocemente in termini operativi le nuove informazioni che si diffondono rapidamente (non è possibile arricchirsi utilizzando modelli basati su conoscenze precedenti) e i prezzi relativi sono corretti, sicché il capitale è allocato efficientemente tra le varie imprese. Perciò, tale mercato assicura un allocazione più rapida e corretta alle nuove imprese innovatrici rischiose, rispetto al finanziamento bancario (senza considerare corruzione e cattive politiche delle banche pubbliche). 5. Monopolio profitto e surplus dei consumatori. Se un mercato non è perfettamente concorrenziale vi può essere potere di mercato. Ciò si verifica quando compratori o venditori sono in grado di esercitare un controllo sui prezzi di mercato. Quando un agente ha potere di mercato ne segue il fallimento del mercato a realizzare la precedente allocazione efficiente. Il potere di mercato può quindi generare risultati inefficienti. Le basi economiche dell antitrust partono dalla perdita di benessere sociale, collegata, a parità di condizioni di domanda e di costo, al monopolio, che rispetto al mercato perfettamente concorrenziale genera minore produzione e prezzi più elevati. Quando il monopolista determina il prezzo di un bene, alzandolo per aumentare i propri profitti, la quantità di equilibrio del bene diminuisce, così come la dimensione del mercato per quel bene. Si genera così una differenza (profitto unitario) tra il prezzo pagato dal compratore e costo del monopolista. La quantità venduta e la dimensione del mercato si riducono al di sotto del livello ottimo, dato il più alto prezzo per i consumatori. La rendita persa dai consumatori eccede il profitto che il più alto prezzo genera, portando così a una perdita secca di benessere (deadweight loss). La perdita secca è la riduzione della rendita totale dovuta ad una riduzione della quantità venduta e non è catturata dal profitto del monopolista. La superficie del triangolo, compreso tra le curve di domanda e dei costi marginali e delimitato dal livello della quantità venduta, è la misura della perdita secca. Il profitto dapprima aumenta all aumentare del prezzo da p l a p c (e del profitto unitario da zero a p l - p c ), nonostante la domanda si riduca da q c a q l ; poi per valori superiori a p m, a causa della contrazione delle dimensioni del mercato, comincia a diminuire. A fronte quindi di incrementi del profitto unitario (prezzo), il profitto totale aumenta velocemente (da zero a p l p c FL) fino a raggiungere il massimo (per p m p c DM) e, poi, comincia a diminuire (a p h p c GH). La perdita secca aumenta più rapidamente del profitto unitario (da zero a CLF, a CMD, a CHG). Se si raddoppia l ammontare dell aumento di prezzo, l area del triangolo si moltiplica per quattro. Il monopolista provoca una perdita secca perché induce i consumatori a modificare il proprio comportamento, dato che impedisce ad alcuni potenziali compratori di realizzare uno scambio e trarne il relativo beneficio monopolista, nonostante la loro disponibilità a pagare più del costo 7 Infatti, il prezzo da determinare dipende dall andamento futuro del mercato che l opinione media si attende in base agli umori degli investitori. Di qui la tendenza a comportamenti imitativi e eccessi di volatilità, dato che ogni mossa genera altre mosse, gli umori degli investitori cambiano e vince chi esce dal gioco prima degli altri. 8 Quando tali mercati non sono ben regolati, crisi di sfiducia possono provocare crolli della liquidità, con forti instabilità periodiche. L eventuale supporto pubblico se da un lato risolve il problema non elimina le imperfezioni, creandone di nuove; e.g. la protezione dei depositanti crea inefficenza e rischio, dato che: (i) i depositanti non indagano più sulla corretta politica della banca e (ii) queste sono incentivate a correre maggiori rischi sui prestiti. S impone quindi una attenta e vigile regolamentazione, su entrambe i mercati, possibilmente indipendente dai poteri politici e finanziari. 9

10 marginale (nel tratto CM). Un prezzo più alto induce infatti i compratori ad acquistare di meno. 9 L importanza della perdita secca dipende dalla riduzione della quantità di equilibrio del bene provocata dal monopolista, che dipende dalla elasticità rispetto al prezzo della domanda. p Fig. 7 p Fig. 8 A A p h H p m M p m M p l p c O L C D C M =C p c C G F mg D C M =C mg q h q m R mg q l q c q Quanto minore il valore dell elasticità della domanda rispetto al prezzo (meno inclinata la domanda), tanto maggiore è il profitto e la perdita secca provocata. Accanto alla perdita secca può essere però rilevante anche il costo sociale relativo alla creazione e al mantenimento di posizioni di monopolio, e dagli investimenti che altri operatori farebbero se potessero entrare nel mercato. Tale valore è tanto più grande quanto più alte sono le barriere all entrata e più gli assetti sono specializzati, durevoli e costosi. Salvo nei casi di monopolio naturale o legale il monopolista deve difendersi da possibili nuove entrate. 10 Infine, un altra area di perdita di benessere, dipende dai minori incentivi all innovazione tecnologica cui sono generalmente associati diminuzioni di costi ed aumenti del benessere dei consumatori. Gli incentivi ad innovare sono infatti più forti nelle industrie concorrenziali. Il monopolio ritarda il progresso tecnologico, avendo minori pressioni concorrenziali e godendo di extraprofitti. Come vedremo, il discorso si estende anche alle situazioni simili di oligopolio. Gli interventi regolatori ed antitrust partono da un controllo sulle concentrazioni, sono quindi volti ad evitare la creazione ed il rafforzamento di posizioni dominanti. Occorre anche prevenire intese di cartello che riproducono gli effetti del monopolio ed i comportamenti abusivi che ostacolano l indebolimento, ad opera dei concorrenti, delle posizioni dominanti. All operatore dominante sono vietate azioni possibili ai suoi concorrenti; ad esempio la determinazione di prezzi inferiori ai propri costi medi configura una fattispecie di abuso di posizione dominante, lecita per i concorrenti. La definizione del mercato rilevante ai fini antitrust è cruciale per valutare il comportamento di un operatore dominante, intesa e operazioni di concentrazione. Una definizione di mercato rilevante troppo ristretta da luogo all identificazione di posizioni dominanti non presenti, mentre una definizione troppo allargata fa scomparire posizioni dominanti esistenti. Occorre quindi definire i confini del mercato rilevante, sia dal punto di vista merceologico che geografico e tenere presente che questo può evolversi nel tempo, modificandosi la struttura del mercato e la tecnologia. Serve misurare il potere di mercato di un impresa. L indice di Lerner L = (p-c mg )/p = 1- C mg /p, quantificare il potere di mercato in base alla capacità di un impresa di deviare dal prezzo concorrenziale, i.e. dai costi marginali. In concorrenza perfetta, il prezzo eguaglia il costo marginale è l indice ha un valore pari a zero. Il valore massimo 1 è raggiunto quando il rapporto C mg /p si avvicina a zero. Se il prezzo è doppio rispetto al costo marginale, il suo potere di mercato misurato dall indice di Lerner è 0,5. L utilizzo dell indice di Lerner è in realtà molto difficoltoso, poiché vale in concorrenza perfetta, con beni omogenei e le aziende non rivelano il costo marginale. O q m R mg q* q c q 9 La perdita secca ha luogo perché il monopolio spinge alcuni consumatori a intraprendere altre transazioni che producono meno valore sociale di quello che si sarebbe creato con la scelta più efficiente. 10 La teoria della dissipazione della rendita di monopolio suggerisce che il monopolista spende parte dei profitti per difendere la sua posizione dai potenziali concorrenti che cercano di entrare nel mercato. Il monopolista potrebbe anche spendere tutti i profitti attesi per proteggere la propria posizione e avere un rendimento pari a quello del regime competitivo. Tale perdita di benessere è quindi potenzialmente il doppio della perdita secca. 10

11 C. Monopolio ed intervento pubblico (un approfondimento) Esaminiamo in dettaglio i benefici della competizione rispetto al monopolio. I monopoli naturali si determinano per cause di origine tecnologica come le economie di scala che inducono a concentrare in un unica impresa la produzione di un industria. Quando non c è competizione sul mercato il monopolista pratica politiche di prezzo che non compatibili con l efficienza allocativa (ossia con la condizione di ottimo paretiano P = C mg ). Legato al monopolio naturale c è spesso un intervento pubblico regolamentatore, diretto a regolare i prezzi per ristabilire l efficienza allocativa. Un industria è un monopolio naturale se, nell intervallo rilevante di produzione (individuato dalla domanda di mercato), la tecnologia di produzione è una funzione di costo sub-additiva; ovvero facendo sostenere il costo complessivo di un dato livello produttivo ad unica impresa questo è minore rispetto al caso in cui il livello produttivo fosse suddiviso tra più imprese (a parità di livello produttivo complessivo). Ciò avviene quando siamo in presenza di costi fissi: se a produrre è una sola impresa c è un solo costo fisso da sostenere, se la produzione è affidata a due imprese ci sarà invece una duplicazione costi fissi A p Fig. 9 A p Fig. 10 p m p c O D M q m R mg C C M =C mg q c q p m p* p c O M C D E F In fig.7 si ipotizza C(q) = C + C mg q (per q > 0), la presenza dei costi fissi C (con costi fissi unitari decrescenti) e costi marginali C mg costanti. Una configurazione industriale, è realizzabile quando le imprese (o nel nostro caso il monopolista) esistenti sul mercato (incumbent) sono in grado di produrre la quantità domandata e conseguire profitti non negativi. Perché il monopolio sia sostenibile, bisogna che nessun entrante possa conseguire profitti positivi con un prezzo inferiore a quello stabilito dal monopolista (incumbent). Assumendo costi variabili e marginali costanti pari a c indichiamo il profitto al lordo dei costi fissi dell impresa con π = (p - c) D(p). In questo caso c rappresenta anche i costi variabili medi ovvero c = (C(q) - C )/q. Confrontiamo la soluzione con bilancio in pareggio (p*, q*) a quella che massimizza il profitto di monopolio (p m, q m ), dove p m = Argmax Π = Π m. p* < p m è un livello sostenibile di prezzo, con profitti nulli, Π* = (p*-c)q* = C dove q* = D(p*). Infatti con p < p* l impresa ha una perdita se produce un output positivo, mentre p > p* non è sostenibile poiché un entrante abbassando il prezzo consegue un profitto. Ciò avviene con il prezzo perfettamente concorrenziale pc = C, una situazione di ottimo paretiano che comporta un saldo negativo di bilancio. In questo caso, in assenza di discriminazione, la sostenibilità della configurazione industriale implica un unica impresa nell industria (solo un mopolista garantisce l efficienza data la sub-additività dei costi), l azzeramento della rendita (profitti nulli) e un prezzo di equilibrio pari al costo medio, p* = AC. Nel caso monoprodotto, dal vincolo di bilancio: q(p-β) - C = 0 (β è il costo marginale), avremo una tariffa pari al costo medio p = (β +C /q). Nella soluzione pareto efficiente (first-best) la somma di profitti e surplus del consumatore al netto dei costi fissi ACpc - p*bepc è massima quando il prezzo ottimale uguaglia il costo marginale, come nella soluzione (qc; pc) in fig. 7. q m q* B q c AC C mg q 11

12 In second-best, l impresa deve soddisfare il pareggio di bilancio Π - C 0. Tale vincolo è cogente nella soluzione di second-best e quindi in essa si conseguono profitti normali e il prezzo è uguale al costo medio in (q*;p*). Nel passaggio dal first al second best per il consumatore c è una perdita di surplus pari a BCE. Il surplus totale è ora pari all area ABp*. Il surplus totale in first-best era ACpc meno l area p*bepc che individua i costi fissi (in first-best, l impresa incorre in una perdita pari ai costi fissi). Per rimediare a questa perdita si deve ricorrere a sussidi o trasferimenti in somma fissa, che ricadono sui consumatori sotto forma di tassazione o di un canone fisso non distorsivo. Si può così realizzare il first-best con una tariffa a due parti; un prezzo pc uguale al costo marginale e con un canone fisso (pari a p*bepc/n) la cui somma complessiva è uguale al costo fisso. Se alcuni non pagano il canone fisso (essendo il loro surplus netto negativo) e non usufruiscono del servizio; abbiamo una perdita secca di utilità e siamo nuovamente in una situazione di second-best. Anche il second-best, come il first-best, può richiedere forme di intervento pubblico, se non abbiamo un mercato perfettamente contendibile o un asta. Con un asta l intervento pubblico si limita a organizzare e supervisionare l asta tra potenziali entranti, senza un intervento diretto nella produzione e/o distribuzione. La competizione a là Demsetz consegue un risultato di second best, se i partecipanti sono in grado di acquisire gli inputs in un mercato competitivo e il costo di eventuali collusioni tra loro è proibitivo. Sia p i l offerta di prezzo del produttore i (con p i p* per non incorrere in profitti negativi). Con un numero di partecipanti sufficiente a garantire un asta effettivamente competitiva, avremo offerte pari a p* = AC, il prezzo di second best, con profitti normali. L asta cioè consente una estrazione della rendita del monopolista. 11 Simile risultato si ottiene consideriamo una regolamentazione che fissi un tetto massimo al prezzo pari al costo, con la regola del price-cap (ceiling average price) che possiamo così formulare il monopolista non può vendere un bene ad un prezzo superiore al costo di produzione. Nel caso di costi fissi nulli, si può eguagliare il prezzo al costo marginale P = C mg (come in concorrenza). Ciò è possibile, senza incorrere in un deficit, essendo i ricavi pari ai costi e quindi i profitti nulli. Vediamo di analizzare costi e benefici di tale mutamento di regime. In corrispondenza a q c l area del triangolo Ap c C (al di sotto della curva di domanda) misura la rendita dei consumatori. Analogamente, in monopolio, la propensione a pagare dei consumatori era Ap c M e p m MDp c. Sicché BN = MDC è il beneficio netto ottenuto con l intervento pubblico. Si tenga presente come Π =p m MDp c, la rendita persa dal monopolista (i ricavi estratti dai consumatori), pur configurando un trasferimento, possa essere considerato, quantomeno in prima istanza, un effetto pecuniario. In presenza di individui differenti, monopolista privato e consumatori è possibile attribuire un valore maggiore al benessere dei consumatori (pari a Ω > 0) rispetto al benessere del monopolista privato. In tal caso, il trasferimento della rendita dal monopolista ai consumatori è un beneficio pari a Ω volte il valore attuale del flusso dei profitti Ω Π > 0. Il teorema della mano invisibile debole (weak invisible hand), proposto da Baumol, Panzar e Willing nel 1982, sostiene che una configurazione industriale è sostenibile con un prezzo pari al costo medio (eguale a quello marginale in assenza di costi fissi) e che in questo caso si consegue una soluzione di second (first) best, senza alcun intervento pubblico. Il teorema presuppone un mercato contendibile in cui la minaccia di concorrenza hit and run è credibile: dove sono nulli i sunk-cost (costi non recuperabili che si devono affrontare per entrare e far parte per un periodo del 11 La soluzione di Demsetz può fallire in presenza di: 1) collusione tra le imprese (una volta vince una, poi un altra) con prezzi più elevalti di p*, 2) un vantaggio strategico di un impresa, dovuto alla conoscenza della funzione di produzione (e.g. processo di learning), che permette una riduzione dei costi ed il conseguente sorgere di una rendita, 3) assenza di commitment, i.e. l impresa non rispetta gli impegni contrattuali assunti al momento della stipula del contratto, 4) costi di transazione, dovendosi nel contratto specificare complessi elementi qualitativi ed avendo questo una durata nel tempo, 5) capture, ovvero collusione tra un partecipante e il supervisore dell asta (che lo favorisce indebitamente tra i potenziali entranti), 6) costi di specificazione del contratto che intervengono per prevedere più fattispecie possibili, anche se restano incompleti dato che non tutti i casi possono essere previsti. Infine, se la prestazione è ripetuta l asta dovrebbe ripetersi ogni volta, tenendo conto del fatto che l incombente è avvantaggiato rispetto alle altre imprese avendo diretta esperienza dei costi. 12

13 mercato) e i costi sono legati al livello di produzione. In pratica, un mercato è detto contendibile se per qualsiasi impresa risulta possibile entrarvi e uscirvi senza costo: ciò implica che tutti i concorrenti abbiano accesso alla stessa tecnologia delle imprese esistenti (incumbent) e che non si manifestino sunk-cost, ovvero che i beni capitali impiegati nel processo produttivo possano essere impiegati in altre attività senza aggravio di costo. Le condizioni di contendibilità (assenza di sunk-costs) rendono possibile una concorrenza hit and run. Ovvero, un entrante per mezzo di reazioni istantanee nei prezzi praticati, può ottenere profitti temporanei vendendo a prezzi inferiore rispetto a quello praticato dal monopolista esistente (e superiore al costo medio) per poi uscire rapidamente prima che il monopolista possa reagire. Infatti, in questo caso, gli eventuali entranti avrebbero una reale convenienza ad attuare un prezzo inferiore a quello dell incumbent, quando quest ultimo fosse superiore a quello sostenibile. La condizione di tale credibilità vale se il tempo necessario all incumbent per rivedere il proprio prezzo una volta entrata la nuova impresa è inferiore al tempo durante il quale i costi del concorrente potenziale entrante non sono recuperabili. Ciò equivale a dire che di fatto non vi sono sunk-costs, poiché l elevato tempo di revisione del prezzo da parte dell impresa esitente permette all entrante di recuperare i costi sostenuti. Quando l incumbent si rende conto della strategia razionale dell entrante troverà conveniente praticare un prezzo pari al costo medio (o marginale), da cui la soluzione di second (o first) best. Tuttavia, nella realtà l incumbent può aggiustare i prezzi rapidamente e i sunk-costs sussitono. In tal caso il teorema della mano invisibile non è più valido e non è quindi garantito che gli incumbent operino in second best. Non è detto che chi opera ad un prezzo superiore a quello sostenibile di second best sia estromesso dal mercato dall entrante. In questo caso nel fenomeno del monopolio e dell oligopolio si pongono all attenzione alcuni aspetti strategici, che possono essere esaminati solo grazie alla teoria dei giochi. Per la misurazione del potere di mercato, si fa quindi affidamento sull esistenza di una relazione positiva tra quota di mercato e potere di mercato. Se Alberto ha una quota di mercato pari al 90%, un aumento di prezzo è molto più proficuo che con una quota di mercato del 10%. Il concorrente Paula deve aumentare molto la produzione per mantenere il prezzo di mercato. Nel lungo periodo, la quota di mercato di Alberto è però erosa dai concorrenti se non riesce ad escludere i rivali. Per l antitrust sono perciò importanti le barriere all entrata, ossia i fattori che permettono alle imprese già presenti sul mercato di avere profitti di monopolio, scoraggiando l entrata di altre imprese. Esse misurano il limite fino al quale, si possono alzare i prezzi al di sopra dei costi senza che vi sia un entrante. La più importante barriera all entrata sono le economie di scala, cioè i costi unitari di produzione decrescenti in funzione della quantità prodotta. Altri fattori che creano barriere all entrata, sono l esistenza di forti investimenti rischiosi (sunk cost), la presenza di prodotti differenziati e di marchi, che implicano pubblicità, promozioni, restrizioni verticali alla distribuzione, accordi, distribuzione esclusiva e pratiche anticompetitive. Anche la presenza di licenze e restrizioni legali all entrata può rappresentare una barriera, che limita la concorrenza e va giustificata da ragioni oggettive, come la scarsità delle risorse (frequenze per radio e cellulari). 6. L innovazione ed i benefici dei consumatori. Prima di evidenziare i limiti del precedente paradigma è utile evidenziare come esso offra gli strumenti per misurare i benefici della competizione e delle innovazioni per i consumatori. I miglioramenti della produttività hanno condotto a migliori standard di vita. I consumatori hanno tratto profitto anche dalla competizione in vari modi, grazie al miglioramento della qualità, all espansione dei servizi, alla maggiore varietà, ed ai prezzi sempre più ridotti. Questi guadagni non provengono solo dall offerta degli entranti ma anche dalla risposta delle imprese esistenti (incumbent) alle sfide economiche poste dai nuovi concorrenti. Lo sviluppo tecnologico tuttavia fa sorgere complesse questioni di misurazione per le statistiche pubbliche che cercano misurare la dimensione dell economia o la sua crescita. Se i miglioramenti tecnologici elevassero semplicemente la quantità di un prodotto standard (per un dato input) si potrebbe contare semplicemente la produzione supplementare. Ma spesso migliora la qualità dei prodotti esistenti o se ne creano nuovi (come servizi di Internet). 13

14 Aumentando la produttività dei lavoratori, l innovazione ha reso possibile alla società produrre di più con il lavoro e capitale disponibili. Ciò vuol dire che la rendita del consumatore aumenta come si vede in figura 11, riducendosi il costo marginale e quindi il prezzo a causa della pressione concorrenziale. La domanda passa da q a q* e la rendita del consumatore da pba a p*ca. A p Fig. 11 A* p Fig. 12 p B C mg A p C C* C mg p* C C* mg O q q* q Anche l aumento della qualità a parità di prezzo aumentando la disponibilità a pagare dei consumatori aumenta la quantità acquistata da q a q* e la rendita del consumatore da pca a p*c*a. Esistono tecniche statistiche che provvedono misure di alcuni dei miglioramenti qualitivi, incorporando rettifiche per i miglioramenti nel calcolare potere d acquisto. In molte industrie, però i problemi di misurazione non trovano facili soluzioni statistiche. I problemi più ambigui di misurazione riguardano ad es. medicine nuove, apparecchiature, e trattamenti che hanno rinnovato radicalmente le cure elevando il tasso di sopravvivenza dei pazienti e la loro qualità di vita e le industrie che sono grandi utenti di tecnologie delle informazioni, come media, finanza, assicurazione, e servizi di affari. L estesa introduzione di macchine automatiche, per esempio rende possibile ottenere servizi bancari (non solo depositi o prelievi) a ogni ora del giorno o della notte (24h/7g) impensabili alcune decadi fa, dando agli investitori possibilità di diversificazione inconcepibili appena 30 anni fa. L uso esteso di tecnologia delle informazioni quali l e-commerce in una serie di operazioni e servizi - dalla fabbricazione al dettaglio - rende difficile stabilire cambi, miglioramenti e quote di un prodotto o servizio finale dovute all uso delle tecnologie delle informazioni. Queste difficoltà di misurazione possono oscurare il reale contributo della tecnologia all economia; è perciò importante migliorare le misure per capire e guidare l impatto di questi cambiamenti. Le nuove tecnologie stanno trasformando l economia, anche se è difficile predire i cambiamenti futuri, è chiaro che l economia delle informazioni può cambiare il modo in cui le imprese competono fra loro, la loro natura e modo di operare e quindi il funzionamento dei mercati ed analogamente le condizioni in cui opera il settore pubblico. 7. Esternalità e benessere, tecnologia delle informazioni ed effetti di rete. Un problema per il funzionamento dei mercati, anche in condizioni di perfetta concorrenza, è dato dalle esternalità. Si hanno esternalità quando le decisioni di compratori e venditori in un mercato hanno degli effetti anche su soggetti che non partecipano a quel mercato. Le esternalità sono benefici o costi che si realizzano in un mercato e non dipendono solo dal valore per il consumatore e dal costo per il produttore. Le esternalità generano risultati inefficienti e, di conseguenza, fallimenti. Ciò si verifica quando il consumo o la produzione di dati beni comporta costi o benefici per individui diversi dai loro consumatori o produttori. Queste esternalità tecnologiche, che modificano le possibilità tecniche di produzione e consumo, non devono essere confuse con quelle monetarie che influenzano unicamente i prezzi. Un esempio tipico di esternalità negativa nella produzione è l inquinamento. In questo caso, in assenza di vincoli normativi o sociali, il produttore privato tiene conto solo dei propri costi privati di produzione CP mg. Come si vede in fig.19, il bene è prodotto in eccesso, rispetto ai costi sociali CS mg (somma di quelli privati CP mg ed esterni CE mg, O q q* q 14

15 causati a individui diversi dal produttore). Per semplificare l esposizione possiamo supporre che l emissione sia proporzionale al livello produttivo E = eq. Per far sì che il livello di produzione coincida con Q* (l ottimo dal punto di vista collettivo) è necessario che il produttore sostenga i costi dell esternalità CE mg (Q*), ad esempio con un imposta pari a CE mg (Q*). Se il produttore sostiene i costi dell esternalità, essi sono internalizzati ed il danneggiato può essere risarcito del danno subito. 12 Coase mostra come un effetto esterno (nel consumo o nella produzione) non richieda necessariamente un intervento correttivo tipo imposte-sussidi a là Pigou. Fig. 13 D CS mg CP mg +CE mg (Q*) A* A p CP mg } CE mg (Q*) Q* Q p CE mg X Il mercato sarebbe in grado di risolvere il problema una volta assegnati i diritti su tutte le risorse ad uno degli utilizzatori (in questo caso al produttore che inquina, o al danneggiato dall inquinamento), di modo che il costo esterno venga internalizzato. Se viene riconosciuto il diritto ad inquinare, il danneggiato sarà indifferente tra offrire un importo unitario di pari entità CE mg (Q) purché questa riduca le quantità prodotte al di sotto di Q. Tale importo sarà vantaggioso per l impresa per quantità maggiori od eguali a Q*. Viceversa, se si riconosce il diritto del danneggiato esso dovrà essere rimborsato di un importo pari CE mg (Q) e il produttore non avrà alcun incentivo a produrre quantità maggiori di Q*. Naturalmente, le due possibilità non sono indifferenti dal punto di vista distributivo, ma solo da quello allocativo (ovvero dell efficienza). Inoltre, nella realtà si può ridurre l inquinamento anche senza modificare la produzione attraverso adeguati investimenti tecnologici (ad es. in depuratori). Questi hanno però di norma costi marginali differenti e sorge il problema di ottimizzarli nel loro complesso. Seguendo il suggerimento di Coase è stato proposto l uso di diritti trasferibili (assegnati inizialmente dallo Stato) e la creazione di un mercato per il loro scambio tra le imprese. Alcune imprese potrebbero emettere più esternalità rispetto alle loro dotazioni iniziale acquistando i diritti, ma nel complesso le esternalità sono vincolate al livello totale ottimo assegnato inizialmente. In presenza di informazioni complete, è indifferente operare con imposte a là Pigou o con i diritti trasferibili, anche se è necessario che imposte e diritti siano correttamente disegnati. Essendo molti elementi dell economia di carattere fisico, l impatto del sistema economico sull ambiente può entrare in conflitto con la domanda collettiva dei consumatori per standard ambientali più elevati. In pratica, i consumatori individuali, realizzano i propri bisogni in conflitto con le loro esigenze collettive di migliorare l ambiente in cui vivono. Questo è un ambito dove il mercato non funziona, non è possibile comprare il godimento dell ambiente in porzioni individuali. S impongono quindi scelte collettive che soppesino i benefici attribuiti al miglioramento ambientale con i costi in termini di beni privati cui rinuncia. Ad una corretta soluzione si oppongono sia la retorica del libero mercato (il peso delle regolamentazioni rende l economia meno efficiente e competitiva), che la retorica verde (che vede nel mercato stesso il problema, dimenticando che le economie collettivizzate hanno avuto ancor minore rispetto dell ambiente). Il mercato è lo 12 Lo stesso risultato viene raggiunto se il produttore riceve un sussidio unitario di pari entità CE mg (Q*) purché non produca quantità maggiori di Q*. In quest ultimo caso, tuttavia, lo Stato dovrà finanziare tale sussidio attraverso imposte addizionali su altri beni e/o servizi, opportunità che si rivelerà più difficoltosa in assenza di imposte in somma fissa e comporterà un costo aggiuntivo in termini di distorsione del sistema economico. Tale analisi presuppone informazioni complete su costi e benefici, difficili da quantificare da parte dell autorità. 15

16 strumento principe per fare scelte efficienti, anche se necessita di regole o correttivi per considerare costi e benefici esterni. È utile servirsene, per minimizzare i costi sociali, informando gli operatori in anticipo sugli obiettivi, che si perseguono, in modo da poter riconsiderare le proprie attività. Segnali di prezzo ed altri incentivi portano ad un processo continuo di ottimizzazione, che riduce i costi e accresce i profitti col tempo. I costi si riducono drasticamente nel tempo, dato che il mercato, con l innovazione e la ricerca, seleziona i processi meno costosi per produrre beni con le qualità desiderate, realizzando gli obiettivi desiderati nel modo meno costoso. Il problema è in genere complesso, perché - come mostra il teorema di Coase con la soluzione di attribuire dei diritti (e.g. a non essere inquinato o ad inquinare) - esiste un problema redistributivo e quindi un trade-off distributivo tra gruppi diversi, va quindi trovato un equilibrio tra sacrifici individuali e benefici collettivi. Inoltre, è difficile misurare i benefici (costi) dovuti alla riduzione dell inquinamento, devastazione del paesaggio, congestione, rumore,...; beni che non si acquistano sul mercato. Eppure, i costi esistono e sono riflessi nei diversi prezzi di mercato, e.g. delle proprietà private nelle zone meno degradate. È anche difficile valutare i costi della perdita di competitività a livello internazionale e riduzione (temporanea) dell occupazione. Un problema particolare di esternalità legato alla nuova economia è l effetto di rete. In particolare nella nuova economia dei network, nuove tecnologie dell informazioni collegano insieme computer, telefoni e altri apparecchi di telecomunicazione, gli effetti della rete sono perciò sempre più importanti nel determinare utilità, successo e fallimento dei prodotti. Mentre in industrie non sottoposte a tali effetti, il valore totale di un prodotto è semplicemente la somma del suo valore per ciascuno utente, con i servizi collegati in rete, il valore per i partecipanti aumenta al crescere delle connessioni nella rete. Un solo telefono sarebbe destinato a restare muto, per funzionare richiede almeno un secondo strumento connesso, ma anche due telefoni sarebbero una pura curiosità. Un utile servizio di telecomunicazione che sia parte del grande meccanismo di comunicazione nazionale (o universale) deve essere comprensivo di un sistema di linee, scambi, pannelli di distribuzione e equipaggiamenti ausiliari, in ordine e funzionanti sempre a dovere. Col collegamento di nuove tecnologie dell informazioni (computer, telefoni e gli altre apparecchiature delle comunicazioni) gli effetti di rete divengono sempre più importanti nel determinare il successo o fallimento dei prodotti. Quando effetti di rete sono presenti, come nei servizi Internet, il valore del prodotto per ciascun utente, inclusi quelli esistenti aumenta al crescere del numero totale di utenti. Più collegamenti ha la rete, più ne aumenta il valore per ciascun partecipante, perché la rete può essere usata per contattare più persone, visitare più siti, ottenere più servizi etc.. Questo tipo di effetto è una esternalità di rete e crea reazioni positive e un circolo virtuoso di crescita. Più persone si connettono alla rete, più è attraente per membri nuovi e potenziali, più aumentano le sue dimensioni. Gli stessi effetti creano reazioni negative in una rete che si restringe. Essa diviene sempre meno preziosa più i membri si disconnettono; si innesta così un circolo vizioso che ne riduce il valore. Mercati con forti effetti di rete finiscono spesso preda dell impresa che genera le prime reazioni positive, vincendo la fedeltà della maggioranza dei consumatori. L impresa vincente domina la rete e può stabilire uno standard di fatto per l industria. Imprese impegnate in tale guerra per lo standard possono inizialmente offrire gratis il loro prodotto per aumentare la probabilità di possedere la tecnologia dominante. Vinta la guerra dello standard, cambiare è costoso per i consumatori, seguono potere di mercato ed extraprofitti. Come dimostra la storia del sistema telefonico, effetti di rete possono avere un impatto drammatico sul mercato, quando una rete diviene molto grande rispetto ai suoi concorrenti. Usando la sua dimensione e il suo superiore servizio interurbano, l operatore dominante conquista facilmente aree dove competeva alla pari con compagnie indipendenti, rifiutando di interconnettersi con i sistemi che competono, si può sfruttare il vantaggio della grande rete a detrimento dei concorrenti. In estrema sintesi: la rendita del consumatore è uguale alla differenza tra la disponibilità a pagare del compratore e l ammontare che egli effettivamente paga per un bene. La rendita del produttore è 16

17 uguale alla differenza tra il prezzo che il venditore riceve per un bene e il costo che ha sostenuto per produrlo. Il potere di mercato e le esternalità possono causare mercati inefficienti. La rendita sociale è uguale alla differenza tra la disponibilità a pagare del compratore per un bene e il costo privato ed esterno che la collettività sostiene per produrlo/consumarlo. Un libero mercato alloca: (i) l offerta di un bene a favore di quei compratori che gli attribuiscono un valore più elevato, (ii) la domanda di un bene tra i venditori che possono produrlo al costo più contenuto. Quindi il libero mercato produce la quantità di beni che massimizza la somma della rendita del consumatore e di quella del produttore. In assenza di esternalità, tale allocazione delle risorse massimizza la somma della rendita del consumatore e di quella del produttore e quindi la rendita totale ed è efficiente. Tuttavia a tale situazione può corrispondere una distribuzione sperequata delle risorse. I governanti e i governati sono spesso preoccupati sia dell efficienza (ampiezza della torta) che dell equità (suddivisione della torta tra i componenti la collettività). 8. L economia dei diritti di proprietà intellettuale. La proprietà intellettuale rientra di norma in due categorie distinte: (i) gli scritti protetti dal copyright (così come la musica, i programmi dei pc, etc.) e (ii) invenzioni le protette dai brevetti. Nel primo caso ad essere regolato è il diritto a fare una copia (o lavori derivati, quali una traduzione), ad essere protetto è quindi l espressione e non l idea. Al limite, un espressione identica creata indipendentemente non è soggetta a copyright, come i pc cloni dell IBM, aventi la medesima specificazione funzionale, ma con codici non copiati dagli originali protetti. La funzione dei codici essendo un idea. Lo stesso dicasi per i programmi dove il divieto di copiare impone un costo limitato a nuovi creatori di programmi. Viceversa, il brevetto protegge l idea, ad essere brevettato è un insieme di idee che possono essere incorporate in diverse macchine e non una specifica macchina. Naturalmente, la distinzione tra idea ed espressione non è sempre così netta. La differenza tra un idea espressa in un modo specifico e l espressione di un idea specifica può essere a volte piuttosto sottile. Nel caso dei programmi ad esempio l innovazione dei comandi a menù (presente originariamente in Lous 123), oggi comune in tutti i programmi è stata imitata da tutti i successivi fogli di calcolo concorrenti (spesso nel medesimo ordine per facilitare gli utenti nel passaggio) costituisce un esempio particolarmente calzante. Non a caso la Suprema Corte US si è trovata spaccata a metà nel decidere il confine esatto dove un espressione protetta dal copyright si trasforma in un idea generale non protetta. Analogo il caso dell interfaccia Macintosh ed Atari poi adottata da Windows dove l argomento per proteggere il diritto di autore divengono evanescenti, essendo invece nella sostanza idee simili a quelle protette dai brevetti. Inoltre, il copyright si ottiene facilmente, non è necessario registrarlo e dura a lungo (50 anni oltre la durata delle vita) ed usualmente ha lo scopo di proteggere da una copiatura più o meno identica di un opera scritta (o altre fattispecie) una fatto piuttosto improbabile se involontario. Il brevetto ha una durata più limitata (sui 15 anni) protegge l idea, non un oggetto specifico e non si ottiene facilmente. Può essere rifiutato da un esaminatore se l idea non risponde ai requisiti di novità (non è stata già pensata), non-ovvietà (relativamente geniale, ossia non realizzabile su ordinazione da persona competente) ed utilità (originariamente non perniciosa o immorale). Una volta inquadrate le differenze base tra le due tipologie possiamo iniziare la nostra analisi economica, considerando le differenze rilevanti in termini di sistema dei diritti proprietari. Il primo problema è perché estendere il diritto di proprietà ad un espressione od un idea. Il sistema dei diritti di proprietà - stabilendo chi ha diritto all utilizzo del bene ed incentivando la produzione - mira a portarci verso una situazione di efficienza. Applicare tale idea al diritto di copiare un bene o di applicare un idea ad una data nuova macchina, il fatto Paula abbia avuto un idea e Alberto la utilizzi non interferisce in linea di principio con l azione di Paula. Non è come un panino che o lo mangia Paula o Alberto. In sostanza richiedere ai consumatori il pagamento delle royalty, dal punto di vista dell efficienza significa richiedere un sovrapprezzo, creare una rendita. In realtà quindi un espressione od un idea hanno le caratteristiche del bene pubblico. Quindi, nel primo contesto la prima funzione non solo non è essenziale ma è dannosa. Impedire l utilizzo di un idea a chi ne ha 17

18 un utilità positiva (ma inferiore al prezzo richiesto) è inefficiente. Resta quindi solo la seconda funzione l incentivo alla produzione indubbiamente utile perché l esistenza del bene (e la possibilità di duplicarlo o di riutilizzarlo) crea valore (ma come abbiamo visto non sempre per questo vengono protette, e.g. IBM, Lotus) e quindi è efficiente incentivarla. La protezione del diritto intellettuale è quindi utile nella misura in cui assicura questo beneficio in modo relativamente efficiente; ovvero il beneneficio netto è massimo. Passiamo quindi ad analizzare gli incentivi economici alla produzione, per vedere le ragioni delle diverse fattispecie. Il problema non è incentivare nuovi libri, canzoni, programmi o invenzioni ma farlo nella misura corretta. Come già visto, un bene viene prodotto se il suo costo è inferiore alla valutazione di chi lo domanda, sicché con un sistema efficiente di diritti di proprietà si vuole raggiungere di norma questa situazione di efficienza. Se il produttore viene espropriato dei benefici la produzione non avrà luogo. Questo conclude sostanzialmente il ragionamento nel caso del copyright. Ad es. nel caso di una canzone in realtà l autrice non riduce le possibilità degli altri autori di scrivere la sua canzone, perché difficilmente avrebbero scritto esattamente la stessa canzone. Il discorso è leggermente diverso nel caso dell invenzione. La corsa al brevetto dimostra quanto sia forte l incentivo a produrre una nuova invenzione. Per semplicità, supponiamo che si confrontino solo due inventori. Chi arriva prima ottiene il brevetto ed i benefici. Il secondo sostiene i costi inutilmente. Tuttavia, se avesse raggiunto il traguardo un anno dopo il valore sociale dell invenzione del primo è un anno e non i 15 in cui ne beneficia come monopolista. In questo caso abbiamo un forte aspetto di rendita dato che il primo inventore beneficia di un trasferimento da dal secondo avrebbe realizzato la stessa idea un anno dopo. Quindi l incentivo sembra eccessivo e finisce per configurare un eccesso di costi sostenuti per godere di una rendita. Quando abbiamo considerato il sistema dei diritti di proprietà tra gli elementi di costo abbiamo rilevato il problema del confine del diritto. Questo è particolarmente rilevante nel caso delle invenzioni, dove è forse il problema principale. Infatti, è complesso descrivere l idea che si presume aver inventato, se l ambito viene descritto in termini troppo generali è probabile che non sia una novità (esistendo già qualcosa di simile), se invece si restringe troppo l ambito dell idea è possibile che un inventore successivo sia in grado di agirare l ambito coperto dal brevetto con una nuova invenzione. In più la proprietà di un ambito sostanziale permette di sviluppare ulteriormente l invenzione. Non è sorprendente che inventore ed esaminatore spendano normalmente molto tempo su quali pretese debbano essere incluse in un particolare brevetto. Rispetto al problema dell enforcement, far valere il diritto non è semplice dato che spesso non è così chiaro quali siano i confini del suo diritto e se una specifica macchina incorpori o meno le idee protette dal brevetto. È quindi più difficile stabilire che qualcuno abbia sconfinato nel caso del brevetto, rispetto a quello del copyright e ciò probabilmente ingenera maggiore litigiosità. È inoltre probabile che un inventore rischi di reinventare parti di brevetti esistenti, o che qualche produttore chieda una licenza non realmente necessaria per il suo prodotto, od operi nel senso opposto. Ciò è all opposto del copyright dove l ambito è strettamente definito dall espressione ed è quindi relativamente facile far valere il diritto. A confronto i problemi del copyright anche se esistono sono realmente minori. L invenzione indipendente costituisce un buco nella protezione dei diritti d autore attraverso il copyright. Analoghe scappatoie si aprono quando: (I) esiste un solo o pochi modi di rappresentare un idea, visto che in tal caso la protezione si estenderebbe all idea stessa, (II) la copia avviene in numero limitato è per un uso educativo non finalizzato al profitto ed ha effetti limitati sul titolare del diritto. Queste sembrano quindi giustificate dai costi di transazione e una funzione di sussidio date le probabili esternalità nel campo dell istruzione. Al di là del problema della pirateria, ancora piuttosto diffusa nel nostro ed in altri paesi, il problema della tutela del diritto di autore ed in particolare di evitarne la duplicazione è spesso una questione di natura tecnica, come quando, non esistendo il diritto di autore, questo era garantito dall alto costo fisso di fare una edizione diversa e la guerra di prezzo dell editore iniziale. In effetti, dal punto di vista economico duplicare un programma, senza scopo di lucro, è al momento abbastanza semplice così come utilizzare un programma su più pc senza comprare la dovuta licenza aggiuntiva. Infatti, 18

19 in pratica il costo di tale comportamento è ridotto, essendo la probabilità di essere scoperti e perseguiti praticamente nulla. Inizialmente si era provato a superare il problema con dischi non copiabili dai pc con le normali procedure (richiedendo la presenza del cd per girare il programma o immettendo nei programmi prova una scadenza), ma tale tentativo è stato superato con la distribuzione di programmi in grado di superare il problema. Con il progresso della tecnologia è possibile che essa offra una protezione superiore a quella in grado di fornire la legge in tali casi senza che debbano essere sostenuti i costi di scoprire chi viola il diritto e di eventuali contenziosi. È possibile che nel futuro i programmi funzionino solo dopo una verifica dell utente ed un suo pagamento on-line con l ampiezza dell accesso dipendente dal pagamento, sempre che sia possibile resistere all attacco dei programmatori che provano a superare tale protezione tecnologica. In conclusione, l estensione del copyright al caso del software sembra infine difendibile sotto il profilo economico, dati i benefici connessi. Analogo il divieto di riprodurre copie esatte di un prodotto di un concorrente con un calco (e.g. una chip del pc od una barca), trattandosi di una forma di duplicazione con caratteristiche economiche analoghe alla duplicazione di scritti. Inoltre, mentre i diritti d autore costituiscono una forma di proprietà, facile da definire, economica da far valere, facile da trasferire e relativamente esente da problemi di rendita, il brevetto da luogo ad un diritto difficile da definire e far valere, costoso da trasferire ed con elementi di inefficienza e rendita (data la possibilità di duplicarla). È quindi logico che non si abbiano problemi a concedere il primo e per un lungo periodo, mentre il secondo dovrebbe essere concesso a malincuore (solo quando esistono requisiti di originalità e genialità) e per il periodo minimo necessario. Il caso di un sistema proprietario per le idee dal punto di vista dell analisi economica è quindi relativamente debole, rispetto a molte altre cose. Specie quando il valore dell invenzione diminuisce, essendo facilmente riproducibile con costi minimi dato il progresso tecnico. Una possibile alternativa utile in alcuni casi è il segreto commerciale, che definisce i diritti che il possessore del segreto contro chi lo abbia ottenuto scorrettamente (e.g. rompendo un contratto o dal tradimento degli impiegati o col furto). La protezione è quindi molto ridotta rispetto al diritto proprietario; non vi è alcun brevetto e quindi nessuna protezione è data contro chi ottiene la conoscenza senza il suo permesso ma senza violare i suoi diritti. Non sarebbe infatti accettabile la protezione piena quando la qualità della pretesa invenzione non è valutata dal revisore. Si creerebbe, inoltre, in questo caso uno spreco di risorse nella corsa ad assicurarsi per primi la rendita e nel momento di perseguire o difendere la violazione del diritto. Nel contempo anche in questo caso incentivare la produzione è utile migliorare parzialmente la difesa dei segreti commerciali quindi aumenta l efficienza del sistema e ne favorisce la diffusione aumentando la produttività, rendendo ad esempio possibile darne in licenza l utilizzo senza che esso venga sottratto al possessore. La protezione, condizionata alla presenza di un azione scorretta illecita, sarebbe potuta essere estesa ma ciò avrebbe potuto interferire con ricerche volte a migliorare il prodotto e dall altro aumentare la probabilità di contenzioso. Questo costituisce una regola chiara è netta ed ha perciò un vantaggio al momento dell applicazione. L ambito di copertura è giustamente più ampio che nel caso del brevetto (non si richiede alcun requisito) quindi sono comprese invenzioni non brevettabili, inoltre comprende beni che non varrebbe la pena brevettare per motivi economici. Inoltre, la struttura degli incentivi può essere più efficiente dei brevetti, perché si riduce col diminuire del costo di duplicazione. 9. Premesse sulla politica della concorrenza Avendo concluso l analisi dei mercati (in concorrenza ed in monopolio) può essere utile svolgere alcune brevi considerazioni sugli obiettivi e realizzazioni della politica della concorrenza in Italia ed in Europa. La politica della concorrenza ha come scopo primario risolvere possibili fallimenti del sistema di libero mercato, oggi alla base della maggior parte dei sistemi economici sviluppati. Essa si basa sull economia ed è probabile che documentazioni e testimonianze abbiano carattere economico. Serve comprendere l economia per porre le giuste domande e comprendere le risposte. Come abbiamo visto non sempre la mano invisibile di Adam Smith da sola produce gli effetti benefici attesi realizzando una situazione di ottimo paretiano. In date situazioni c'è spazio per una 19

20 sola impresa nel mercato, e, a meno che si regoli la sua condotta, questa può agire a detrimento dell economia. Altre volte la competizione pone i semi della sua propria distruzione. Alcuni imprenditori riescono a realizzare posizioni dove possono prevenire altri dal competere e con ciò danneggiare il processo complessivo. Lo Sherman Act del 1890 in America è stato preso come il punto iniziale della moderna legazione sulla competizione (o antitrust) ma le radici sono molto antiche. Lo stesso Senatore Sherman disse che non enunciava un principio nuovo di legge, ma applicava il vecchio e noto principio di diritto comune. Già la legislazione Romana tratta con aspetti della competizione. Anche al tempo della Magna Carta (1215) la legislazione considerava tutti i monopoli contrari alla legge a causa del loro effetto pernicioso sulla libertà individuale. In Italia la politica della concorrenza è attuata a livello europeo e nazionale dalle giurisdizioni e dalle autorità nazionali competenti. Essa mira a mantenere e a sviluppare una concorrenza efficace nel mercato, intervenendo sulla struttura dei mercati e sul comportamento degli operatori economici. La politica comunitaria della concorrenza persegue lo scopo di preservare e sviluppare una concorrenza efficace nel mercato comune. Essa è definita nei suoi punti essenziali dal Trattato di Roma 1957 e dagli articoli dal 81 al 90 del Trattato di Amsterdam. In 4 pilastri fondamentali sono: (i) l Antitrust che reprime gli accordi restrittivi della concorrenza (81) e gli abusi di posizione dominante (82), (ii) il controllo delle Fusioni (concentrazioni) tra imprese per evitare di creare posizioni dominanti, (iii) la liberalizzazione dei settori economici soggetti a monopolio (e.g. le telecomunicazioni), (iv) il controllo degli aiuti di Stato vietando sovvenzioni che mantengono in attività imprese in difficoltà senza prospettive di ripresa. Oggi l Europa è di sicuro nell antitrust anche più che nell Euro o nei trattati di Mastricht e Schengen. L euro stesso, una moneta senza Stato, lo si spiega come figlio della necessità di evitare distorsioni concorrenziali in un mercato integrato. Non è un caso che Mario Monti sia stato definito esagerando dal Wall Street Journal l uomo più potente d Europa. È stato il commissario più forte perché l antitrust è forse la parte più solida della costruzione europea e può comminare sanzioni ai privati di tutta Europa e di tutto il mondo. La politica e la giurisprudenza della concorrenza hanno costituito in questi 50 anni lo strumento principale per realizzare il mercato integrato europeo. Molto è stato realizzato attraverso regolamenti e direttive, o attraverso l armonizzazione dei sistemi legali dei singoli Stati Membri, ma le maggiori realizzazioni hanno avuto luogo grazie alla politica della concorrenza che ha progressivamente abbattuto barriere pubbliche e private che segmentavano il mercato unico. La politica della concorrenza è la più efficace nel determinare integrazioni, perché impone alle attività economiche le regole più uniformi, quelle della concorrenza. Le altre discipline delle attività economiche non della concorrenza, tendono a differenziare attività da attività, settore da settore, in qualche modo mercato nazionale da mercato nazionale. La giurisprudenza antitrust europea è segnata dalla finalità prioritaria di realizzare l integrazione e questa genera più forte concorrenza riducendo le differenze tra i mercati nazionali. Si passa dall uniformità delle regole della concorrenza (o del mercato, senza interventi settoriali o di varia natura) all armonizzazione del mutuo riconoscimento, per definizione vede coesistere regole compatibili ma diverse. Mentre discutiamo del futuro federale dell Europa, su questo versante la costruzione va avanti con aspettative superiori, integrazione e concorrenza. È cambiata perfino la legge antitrust negli UK, padre storico come tradizione giuridica. Dal 1998 si è uniformata allo schema degli articoli ora 81 e 82 del Trattato. Dall ottobre 1990, a conclusione di un dibattito iniziato a fine anni 50 e maturato negli 80, 13 la legge 287, ha dato vita in Italia all Autorità garante della concorrenza e del mercato e ad una normativa del tutto aderente a quella europea, salvo alcuni limiti temporali e sanzionatori 13 Nel 1984, Zanone, Ministro dell Industria, aveva insediato una Commissione per la concorrenza, presieduta dal prof. F. Romani, per verificare la compatibilità tra una possibile normativa antitrust italiana e quella europea. Si profilava entro il 92 l unificazione del mercato europeo, e quindi la necessità di adeguare il mercato italiano alle regole europee della concorrenza. La Commissione Romani (contraria a norme di controllo delle concentrazioni) evidenziò l opportunità di una politica antimonopolistica nazionale armonica con quella europea, guidata da un autorità centralizzata diversa dalla magistratura civile. Tra gli altri, anche se non unici, artefici del successo possiamo ricordare il senatore prof. G. Rossi, estensore principale del disegno di legge n.1012, e il senatore R. Cassola, presidente della Commissione parlamentare. 20

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