Propagazione delle varianze, conosciuta come propagazione degli errori.

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1 Propagazione delle varianze, conosciuta come propagazione degli errori. Siano x 1, x 2, x n n variabili casuali e poniamo,, ) = y ( ) Supponiamo inoltre nota la matrice delle covarianze delle x e vogliamo determinare la varianza di y. Se facciamo uno sviluppo in serie di Taylor, bloccata al primo ordine, intorno al valore = (,, ) di (x 1, x 2, x n ), abbiamo y ( ) = y( ) + - ) più termini di ordine superiore e dove la derivata è calcolata in =. Il valore atteso di questa espressione vale { ( )} )

2 più termini di ordine superiore, poiché ogni termine del primo ordine vale zero. Solo nel caso in cui le quantità ( x i μ i ) siano piccole, i termini di ordine superiore possono essere trascurati. A questo punto si può ottenere la varianza di y. V{ ( )}=E{ ( ) [ ( )]} 2 { ( ) ( )} Per quanto detto prima, sempre trascurando i termini di ordine superiore, si ha che V{ ( )} ( ) dove le derivate sono calcolate in =. Per n variabili indipendenti tutti i termini di covarianza sono zero e la varianza di y vale V{ ( )} ( )² ( )

3 Un esempio. Consideriamo la media aritmetica di n variabili indipendenti x 1, x 2, x n aventi tutti la stessa varianza σ²: = Le derivate parziali di y rispetto ad ogni x i valgono 1/n e le derivate di ordine più alto sono nulle. Ne consegue, senza nessuna approssimazione che la varianza della media aritmetica vale ) = ( )² σ² ²

4 Campione e popolazione Una funzione di densità di probabilità f(x) per una variabile continua o, equivalentemente, un insieme di probabilità nel caso discreto descrivono le proprietà di una popolazione. In fisica si associa una variabile casuale all esito di una osservazione e la p.d.f. f(x) descriverebbe l esito di tutte le possibili misure su un sistema se le misure fossero ripetute infinite volte nelle stesse condizioni sperimentali. Poiché ciò è impossibile, il concetto di popolazione per un fisico rappresenta un'idealizzazione che non può essere ottenuta nella pratica. Un reale esperimento consiste di un numero finito di osservazioni e una successione x 1, x 2, x n di una certa quantità costituisce un campione di dimensione n. Per questo campione possiamo definire la media aritmetica o media del campione =

5 e la varianza del campione = - )² la cui distribuzione dipenderà dalla distribuzione parente e dalla dimensione del campione Le due quantità sono funzioni di variabili casuali e sono anche esse variabili casuali. Infatti se prendiamo un nuovo campione di dimensione n otterremo in generale una nuova media aritmetica e una nuova varianza : ossia queste grandezze avranno una loro distribuzione, che dipenderà dalle proprietà della distribuzione parente e dalla dimensione n del campione. Il nostro obiettivo è adesso come ricavare, a partire dalle informazioni che ricaviamo da un campione, informazioni che riguardano l intera popolazione. Naturalmente il campione deve essere rappresentativo della popolazione, altrimenti, come accade spesso nei sondaggi, si ottengono risultati sbagliati.

6 Per la legge dei grandi numeri la media del campione tende alla media della popolazione al tendere di n all infinito. Infatti questa legge ( nella forma debole ) prevede che, dato un intero positivo ε, la probabilità che la media del campione differisca da μ di una quantità maggiore di ε tende a zero nel limite di n infinito : Si può anche dimostrare che il valore atteso della media del campione coincide con la media della popolazione e che il valore atteso di s 2 coincide con σ 2.

7 Distribuzioni di probabilità Si possono diverse distribuzioni di probabilità: quelle di cui parleremo per il momento è la distribuzione binomiale, quella di Poisson, quella uniforme, quella normale e quella del χ². Distribuzione binomiale. Supponiamo di avere due esiti esclusivi A e Ā di un certo esperimento: A è chiamato un successo e Ā un insuccesso. Per ogni esperimento sia p ( 0 p 1 ) la probabilità che si verifichi un successo e q=1-p la probabilità di un insuccesso. Allora per una successione di n prove indipendenti, la probabilità di avere r successi e n-r insuccessi è data : ) ( ) p r ( 1-p) n-r dove il coefficiente binomiale ( ) = )

8 tiene conto che non è importante l ordine con cui si verificano gli r successi. Questa distribuzione si dice anche di Bernoulli, dal nome dello scienziato svizzero Jakob Bernoulli. Si può dimostrare ( vedi Severi ) che μ= E(r) = np e che la varianza V(r) =np(1-p). Il grafico che segue mostra l andamento di una binomiale per diversi valori di p e di n: all aumentare di n tende ad una distribuzione normale.

9 Distribuzione di Poisson In una distribuzione binomiale può capitare che p sia molto piccola ed n molto grande, sicché il valore atteso μ = np può essere considerevole. Nel caso limite che p tenda a zero ed n tenda all infinito con μ finito, si dimostra che la binomiale può essere scritta come ) con r=1,2,. che costituisce la distribuzione scoperta da Siméon_Denis Poisson. Un tipico caso in cui si applica questa distribuzione è quella degli eventi rari. Si può dimostrare che E(r) = μ e che la varianza vale ancora μ. La prossima figura illustra la distribuzione di Poisson per diversi valori di p: anche essa tende ad una distribuzione normale al crescere di μ.

10

11 Distribuzione uniforme Immaginiamo di avere una variabile continua x che abbia p.d.f. costante sull intero intervallo in cui essa sia definita. Allora ) = con a x b fornisce una p.d.f. costante. Si può vedere che ) ) ) )² ) dove F(x) è la funzione di distribuzione cumulativa. La prossima figura illustra f(x) e F(x).

12 Distribuzione normale ( o di Gauss ) Questa distribuzione deriva da una binomiale quando n tende all infinito. Fu trovata inizialmente da Abraham de Moivre e da Pierre-Simon de Laplace; deve il suo nome anche a Gauss in quanto egli l ha applicata agli errori di misura. La p.d.f. normale ad una dimensione ha la forma generale : ) con - x ) Si può dimostrare che E(x) = μ e che V(x) = σ 2. Quindi i parametri μ e σ 2 che compaiono nella distribuzione hanno il solito significato di valore medio e varianza della distribuzione. La distribuzione normale è simmetrica intorno a μ e quindi la mediana coincide con μ. Inoltre ha la sua moda ( ossia il suo massimo) per x = μ. Si può vedere inoltre che

13 ad una distanza ± σ da μ si hanno due punti di flesso. La figura successiva illustra differenti distribuzioni normali aventi la stessa media. La distribuzione normale N(μ, σ 2 ) può essere trasformata in una forma più conveniente

14 mediante l introduzione della variabile ridotta z = (x-μ)/σ. Questo dà origine alla p.d.f. normale N(0,1) = 1/ 2π exp( -1/2 z 2 ) con z compreso fra - e +. Questa forma di p.d.f. è più semplice da tabellare perché dipende dalla sola variabile z. La distribuzione cumulativa G(z) gode della proprietà che G(-z) = 1 G(z). La successiva figura illustra N(0,1) e la sua funzione di distribuzione cumulativa.

15 La funzione di distribuzione cumulativa standard G(z) è usata per determinare il contenuto di probabilità di un dato intervallo per un valore distribuito normalmente e viceversa per determinare un intervallo corrispondente ad una certa probabilità. Sia x una variabile casuale distribuita secondo N(μ, σ 2 ). Vogliamo determinare la probabilità che x cada entro un certo intervallo [a,b]. Ora P( a x b) = P( x b) P( x a), che è equivalente a scrivere che P( a x b) = G[(b-μ)/σ] - G[(a-μ)/σ]. Usando le opportune tavole si trova che : P( - ) 2 G(1) -1 = 0,6827 P( - ) 2 G(2) -1 = 0,9545 P( - ) 2 G(3) -1 = 0,9973

16 La prossima figura mostra N(μ, σ 2 ) con le varie zone che corrispondono a scarti da μ pari a 1 σ, 2 σ e 3 σ. È interessante sapere che la media aritmetica di un campione di dimensione n, estratto da una popolazione normale, si distribuisce normalmente con media μ e varianza σ 2 /n. È interessante sapere inoltre che (n-1) s 2 / σ 2 si distribuisce come un χ 2 con n-1 gradi di libertà, come vedremo in seguito.

17 Concludiamo con l enunciare il teorema del Limite Centrale dovuto sempre a Laplace. Se x 1, x 2, x N sono un insieme di N variabili casuali indipendenti, ognuno aventi media della popolazione μ i e varianza finita, allora la variabile ha, come distribuzione limite, una distribuzione normale, centrata su zero e varianza pari ad 1. In particolare la media aritmetica di n misure x i della stessa grandezza fisica x nelle stesse condizioni tende ad una distribuzione normale con media µ e varianza σ² per n anche se la distribuzione di x non è normale: la cosa importante è che la varianza sia finita.il motivo per cui in laboratorio è consigliabile effettuare misure ripetute è proprio legato al Teorema del Limite Centrale.

18 La distribuzione del χ 2 Consideriamo una grandezza x, che si distribuisca secondo una distribuzione normale, centrata intorno a X con varianza σ². Introduciamo il concetto di variabile standard z definendola come z = (x-x)/σ. Si può dimostrare che z si distribuisce secondo una distribuzione normale, centrata sullo zero e con varianza pari ad 1. Consideriamo ora ν variabili standard z i. Possiamo definire allora la grandezza χ 2 come la somma dei quadrati di ν variabili standard: Il parametro ν viene chiamato numero di gradi di libertà. Si può ricavare la funzione di distribuzione f ν (χ 2 ), tale che f ν (χ 2 ) d χ 2 dia la probabilità di

19 trovare un valore del chi quadro compreso fra χ 2 e χ 2 +d χ 2 : dove C è un fattore di normalizzazione. Si può vedere che C= 2 ½ν Γ(½ν) dove Γ è la funzione Gamma di Eulero, che le seguenti proprietà : Γ(x+1) = x Γ(x) Γ(½) = π Γ(1) = 1 A questo punto è possibile ricavare la probabilità P(χ 2 > χ 2 0 ), ossia la probabilità di trovare un valore di χ 2 maggiore di uno fissato χ 2 0. e quindi ottenere il valore atteso e la varianza del chi quadro :

20 In alcune situazioni è più opportuno usare il cosiddetto chi quadro ridotto, definito come rapporto fra il chi quadro e il numero di gradi di libertà. Si ha in tal caso La tabella A.16 del Severi mostra i valori del χ 2 ridotto ordinati per righe, individuate dai valori di ν e per colonne individuate dai valori di P(χ 2 / χ 2 0/ν ). La tabella D del Taylor illustra i valori di P(χ 2 / χ 2 0/ν ) in funzione di ν e di χ 2 0/ν.

21 Nella figura seguente sono riportati gli andamenti della funzione di distribuzione f ν (χ 2 )=f(u,ν) al variare di χ 2 per diversi valori di ν.

22 In particolare si nota che f 1 (χ 2 ), essendo proporzionale a exp(-χ 2 /2)/ χ 2, diverge per χ 2 tendente a zero. Inoltre si nota che f 2 (χ 2 ), essendo proporzionale a exp(- χ 2 /2 ), ha l'andamento di un esponenziale decrescente. Per ν maggiore di due, la funzione vale zero per χ 2 uguale a zero, manifesta un massimo per un valore del χ 2 pari a ν-2 e poi decresce con una coda, più o meno lunga, verso lo zero al divergere di χ 2. Come si vede, la funzione non è simmetrica, ma tende, al crescere di ν ad una distribuzione normale di pari valore atteso e varianza. Nella pratica questo limite si ritiene raggiunto per ν pari a circa 30. È opportuno rimarcare infine che, quando viene usato ai fini di test di ipotesi, il χ 2 sperimentale χ 2 0 deve essere tale che P(χ 2 > χ 2 0 ) 0.05

23 ( ossia l'area sottesa dalla funzione di distribuzione fra χ 2 0 e deve essere maggiore od uguale al 5 per cento ), affinché l'ipotesi non sia rigettata. Talora questo taglio del 5 per cento viene portato al 10 per cento. Il motivo di questo taglio è dovuto al desiderio di ridurre la possibilità di accettare per buona un'ipotesi falsa a costo di perdere un'ipotesi buona ma avente bassa probabilità di verificarsi.

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