CAMPIONAMENTO e STANDARD di RIFERIMENTO. nell ambito della verifica del piano di autocontrollo. aziendale ( D.Lgs. 155/1997 )

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Sezione Provinciale di Bologna CAMPIONAMENTO e STANDARD di RIFERIMENTO nell ambito della verifica del piano di autocontrollo aziendale ( D.Lgs. 155/1997 ) DIPARTIMENTO DI SANITA PUBBLICA - U.O. IGIENE ALIMENTI E NUTRIZIONE Progetto e realizzazione grafica:rosa Domina DSP Azienda USL Città di Bologna

CAMPIONAMENTO e STANDARD di RIFERIMENTO nell ambito della verifica del piano di autocontrollo aziendale ( D.Lgs. 155/1997 ) DIPARTIMENTO DI SANITA PUBBLICA U.O. IGIENE ALIMENTI E NUTRIZIONE II

INDICE Prefazione............................................ 1 Verifica.............................................. 3 Indicatori ed indici........................................ 5 Campionamento......................................... 5 Superfici............................................. 7 Standard di riferimento...................................... 9 Alcuni standard di riferimento in matrici alimentari di largo consumo............. 10 Bibliografia........................................... 29 III

Prefazione Negli ultimi decenni nel nostro Paese, così come nel mondo industrializzato, si è assistito ad un notevole incremento delle malattie collegate al consumo di alimenti che i sistemi di prevenzione tradizionali non erano più in grado di controllare. Ne è conseguita la necessità di adeguare gli interventi di sanità pubblica a nuove modalità operative suggerite da conoscenze scientifiche ormai consolidate in materia di prevenzione delle malattie trasmesse da alimenti. Le strategie per il controllo delle malattie trasmesse da alimenti, secondo quanto indicato anche dall Organizzazione Mondiale della Sanità, prevedono 1) sorveglianza delle malattie di origine alimentare, 2) formazione degli addetti alle attività alimentari, 3) adozione di un sistema di controllo dei pericoli lungo tutta la catena di produzione, distribuzione, conservazione, vendita, consumo (secondo il sistema Hazard Analysis and Critical Control Point H.A.C.C.P. ovvero Analisi del Pericolo e Controllo dei Punti Critici), 4) informazione ed educazione della popolazione. Tale strategia si è concretizzata sul piano normativo con il recepimento delle Direttive Comunitarie che affidano la prevenzione del rischio delle malattie trasmesse da alimenti non solo al controllo ufficiale, ma anche all autocontrollo da parte delle aziende ed all educazione sanitaria della popolazione. Il recente Decreto Legislativo 155/97, in difesa della Salute e degli interessi dei consumatori, nonché della lealtà delle transazioni commerciali impegna chi produce e fornisce alimenti a farsi garante della qualità igienica degli stessi mediante piani di autocontrollo in grado di individuare e controllare i pericoli nelle diverse fasi di produzione, commercializzazione e somministrazione degli alimenti. Ai Servizi di prevenzione delle Aziende USL,deputati al controllo ufficiale, compete verificare che ciò avvenga attraverso sopralluoghi e campionamenti. Il campionamento e l'analisi degli alimenti nell'ambito dell autocontrollo, secondo il metodo HACCP, si colloca nella fase di verifica, fase a carico tanto dell'industria Alimentare quanto degli Enti addetti al controllo ufficiale. Presupposto all'azione di verifica e quindi di campionamento è la disponibilità di standard di riferimento, intesi come valori normali cui l'alimento deve tendere per avere la garanzia della qualità del processo e della salubrità. 1

Questo manuale si preoccupa di fornire un percorso sintetico relativo alla fase della verifica, con particolare riferimento al campionamento per l'esame microbiologico ed agli standard di riferimento. In particolare, l'elenco degli standard deve essere inteso come un elenco aperto, in fase di naturale e continua evoluzione, a fronte dei nuovi quadri normativi e delle nuove conoscenze scientifiche. Giuseppe Poda Responsabile Specializzazione Prevenzione Collettiva ARPA Emilia Romagna Emilia Guberti Direttore Unità Operativa Igiene degli Alimenti e Nutrizione Azienda U.S.L. Città di Bologna 2

Verifica La verifica è la fase dell autocontrollo tesa a valutare, nel tempo, se i criteri individuati sono ancora in grado di minimizzare i pericoli. La verifica per sua natura è retrospettiva e periodica, diventa straordinaria solo quando il processo subisce cambiamenti sostanziali, ad esempio l acquisizione di grandi apparecchiature non valutate in fase di implementazione o l assunzione contemporanea di numerose unità di personale non ancora addestrate e formate. L azione correttiva della verifica non è sul prodotto ma sull intero processo o su parti di esso ad esempio se in sede di verifica viene valutato che il personale addetto alla sanificazione non si comporta come stabilito nel manuale, occorrerà cambiare la procedura di formazione, che evidentemente non risulta più adeguata alle condizioni originarie, oppure se un determinato strumento od una procedura qualsiasi è sempre in azione correttiva occorrerà cambiare i criteri di esercizio dello strumento o della procedura. In fase iniziale (primo anno di applicazione dell autocontrollo) è opportuno eseguire almeno 2 verifiche (una a semestre) in date da programmare; gli anni successivi è sufficiente eseguire una sola verifica. La verifica è eseguita dal Responsabile dell Autocontrollo che, a sua volta, può delegare tutta o parte della verifica a personale esterno (consulenti). I risultati della verifica devono essere verbalizzati e siglati dal/dai verificatori e diventano parte integrante della documentazione, in caso di azioni correttive proposte, queste devono essere valutate dal team di progetto per gli eventuali cambiamenti. La verifica si articola in 5 tappe: 1. Audit del personale. Il personale addetto è interrogato allo scopo di valutare se la conoscenza dei criteri con cui esegue le procedure rispecchia quanto stabilito se non nella forma almeno nella sostanza. Qualora il 30% del personale dimostra di non conoscere i criteri e le procedure, l azione correttiva consiste in una diversa articolazione del percorso formativo, allo scopo di responsabilizzare e motivare gli addetti. 3

2. Osservazione delle modalità comportamentali del personale mentre svolge la normale attività, allo scopo di valutare se quanto stabilito nel manuale si traduce in azioni coerenti. Qualora il 30% del personale dimostri di non applicare le procedure individuate, l azione correttiva consiste in una diversa articolazione del percorso formativo, allo scopo di responsabilizzare e motivare gli addetti. 3. Misurazioni del valore dei parametri chimico/fisici individuati nei criteri (ph, tempo, temperatura, ecc.) a livello dei critical control point, da eseguirsi con strumenti di riferimento, allo scopo di verificare se esistono discrepanze sostanziali tra quanto stabilito e quanto viene fatto. 4. Valutazione di congruità di tutta la documentazione (da eseguirsi con la documentazione presente tra una verifica e la successiva) allo scopo di valutare non solo la diligenza con cui la documentazione è riempita e conservata, ma anche e soprattutto per valutare se un processo od uno strumento è frequentemente in azione correttiva. In quest ultimo caso evidentemente per il processo o per lo strumento sono stati scelti criteri poco gestibili in modo tale da risultare non gestibili. L azione correttiva consiste o nell individuare criteri più gestibili o nel cambiare l attrezzatura evidentemente non idonea (il caso più frequente è quello del frigorifero non più in grado di mantenere le temperature di esercizio). 5. Esecuzione di campioni di materie prime, di superfici e di matrici alimentari sia in fase di lavorazione che pronti per il consumo, allo scopo di valutare se le misure adottate si traducono in contenuto analitico in linea con i processi e con la salubrità dei prodotti. L azione correttiva in questo caso coinvolge i criteri utilizzati per la gestione delle matrici alimentari e per la sanificazione. 4

Indicatori ed indici In campo alimentare fin dal 1977 Ingram e Mossel proposero l uso di batteri marker la cui ricerca informasse non tanto sulla salubrità diretta del prodotto quanto sul processo con cui il prodotto era stato trattato e sulla probabilità che il prodotto potesse albergare germi patogeni. Un buon marker deve godere di determinate caratteristiche, quali: - essere presente nell alimento in quantità tale da non costituire problemi per la ricerca, - essere semplice da ricercare, - essere rappresentativo del tipo di processo cui è stato sottoposto l alimento in esame (in questo caso l organismo marker deve avere caratteristiche di resistenza al processo tali da essere reperito in quantità rappresentativa del buon esito del trattamento), - avere metodologie di ricerca poco costose. In campo alimentare i marcatori della qualità sono differenziati in due categorie con significato diverso: indicatori di processo ed indici di salubrità. Gli indicatori di processo informano in merito alle procedure cui l'alimento è stato sottoposto (manipolazione, stato di conservazione, trattamenti termici, ecc.); gli indici di salubrità informano in merito alla possibile presenza di germi patogeni. Non necessariamente un microrganismo marker appartiene ad una sola delle due sopra citate categorie ma è possibile che possa avere funzione doppia e quindi essere sia un indicatore sia un indice come nel caso di E.coli. Esempi di indicatori di processo sono: conta dei germi mesofili aerobici, conta dei germi psicrotrofi, coliformi (gruppo), Enterobacteriaceae, Enterococcus (gruppo), stafilococchi coagulasi e termonucleasi positivi, batteriofagi. Esempi di indici di patogeni sono: Staphylococcus aureus, Escherichia coli. Campionamento Il campionamento, inteso come il momento di verifica del sistema HACCP, perché sia utile deve essere rappresentativo. In microbiologia e, più in generale, in biologia non è semplice garantire la rappresentatività di un campione in quanto la distribuzione dei microrganismi all interno di un alimento (sia saprofiti che patogeni) non è normale ovvero non è omogenea in quanto i microrganismi tendono ad occupare nell alimento posizioni che presentano caratteristiche chimiche, fisiche, nutrizionali ideali per la crescita e sviluppo del microrganismo stesso. 5

Questo fenomeno fa sì che il numero dei campioni da analizzare per evidenziare la presenza di un germe indesiderato sia elevato per ciascun lotto, intendendo per lotto un insieme di unità di vendita di una derrata alimentare prodotte, fabbricate o confezionate in circostanze praticamente identiche (stesso giorno, stessa linea di produzione senza interruzione di continuità). Studi di natura statistica hanno permesso di stabilire un criterio di campionamento sufficientemente rappresentativo (per lotti non superiori a 1.000 pezzi) con una probabilità del 95% di avere il lotto esente da difetti. Secondo questo approccio, il numero di campioni (n) da esaminare è legato al tipo di microrganismi che si devono ricercare o, meglio, è legato al tipo di pericolo sanitario (gravità) che la presenza del microrganismo nell'alimento comporta. Sono stati individuati 5 livelli di gravità del pericolo, così suddivisi: 1. pericolo assente (deterioramento e vita di scaffale), 2. pericolo basso indiretto (organismi indicatori), 3. pericolo moderato diretto a diffusione limitata (es. intossicazione da St. aureus o da B. cereus), 4. pericolo moderato diretto a diffusione potenzialmente ampia (es. salmonellosi), 5. pericolo elevato acuto (es. botulismo, colera). In particolare il numero di campioni (n) può variare da un minimo di 5, in caso di pericolo assente, ad un massimo di 60, in caso di pericolo elevato (tab. 1). In condizioni operative normali (il caso di processi già avviati, di controlli routinari, ecc.) è prassi consolidata fare riferimento ad un campionamento per n=5. Il piano di campionamento può essere a 2 classi quando si considerano due intervalli di valori, ad esempio presenza od assenza di un ceppo batterico patogeno; oppure a 3 classi quando vengono considerati tre intervalli di valori: - fino ad m, - da m a M, - maggiore di M dove m rappresenta il valore guida di riferimento (standard atteso) ed M rappresenta il valore massimo consentito (valore da non superare mai) (tab. 1). 6

Tab. 1 : Criterio di campionamento GRADO DI PERICOLO Assente Basso indiretto Moderato/diretto a limitata diffusione Moderato/diretto ad ampia diffusione Acuto/diretto CONDIZIONI CHE MUTANO IL GRADO DEL PERICOLO Riducono Non cambiano Aumentano 3 classi n=5 c=3 3 classi n=5 c=3 3 classi n=5 c=2 2 classi n=5 c=0 2 classi n=15 c=0 3 classi n=5 c=2 3 classi n=5 c=2 3 classi n=5 c=1 2 classi n=10 c=0 2 classi n=30 c=0 3 classi n=5 c=1 3 classi n=5 c=1 3 classi n=10 c=1 2 classi n=20 c=0 2 classi n=60 c=0 Glossario: m= valore guida M= valore da non superare n= numero di campioni da prelevare all'interno del lotto c= numero di campioni che possono avere valori compresi tra m ed M Infine per ogni classe di pericolo elencata nella tabella 1 è possibile avere 3 condizioni, che possono far oscillare il pericolo individuato in un range che va da un minimo ad un massimo: - condizioni che riducono il pericolo; - condizioni che non mutano il pericolo; - condizioni che aumentano il pericolo. A seconda delle condizioni che si possono verificare si ha un diverso valore di c, dove c rappresenta il numero di campioni che esprimono risultati compresi tra m ed M. All'interno del lotto i campioni devono essere prelevati utilizzando un "criterio random" (riferimento tavole di numeri random). Superfici Se le pratiche di pulizia e le abitudini igieniche del personale non sono sufficienti, si ha facilmente un accumulo di microrganismi che possono essere trasferiti dall ambiente all alimento e qui, in condizioni opportune, moltiplicarsi fino a raggiungere la quantità in grado di provocare l infezione o il deterioramento dell alimento. Poiché non è possibile misurare l effetto delle pratiche di pulizia e di sanificazione è importante verificarne l efficacia. 7

Per questo motivo è necessario un programma di monitoraggio microbiologico ambientale finalizzato alla verifica dell efficacia del protocollo di sanificazione, alla valutazione della presenza di patogeni nonché alla quantificazione dei microrganismi responsabili del deterioramento. Il campionamento microbiologico ambientale prevede di eseguire prelievi sulle superfici dei piani di lavoro e delle attrezzature dopo che sono state effettuate le normali pratiche di pulizia, con valutazioni quantitative (espresse in Unità Formanti Colonie ovvero U.F.C./cm 2 ) per gli indicatori e qualitative (espresse in presenza/assenza) per i patogeni ricercati. Per eseguire i prelievi esistono metodi di lavaggio e metodi di contatto; questi ultimi si dividono in: a. metodo del tampone di cotone, b. metodo della garza, c. metodo dell impronta con substrati agarizzati. Il metodo del tampone di cotone è un metodo quantitativo e può essere utilizzato per prelievi da ogni tipo di superficie, sia piana che a morfologia irregolare: un tampone di cotone sterile è strofinato in un area di 100 cm 2. Il metodo della garza è un metodo qualitativo che permette di campionare grandi superfici ed è particolarmente adatto alla ricerca di patogeni: una garza sterile è strofinata diverse volte su tutta la superficie in esame. Il metodo dell impronta con substrato agarizzato è un metodo quantitativo utilizzato per eseguire campionamenti su superfici piane: la piastra, contenente terreno agarizzato non nutritivo e distribuito in modo tale da formare una sporgenza convessa verso l esterno, viene appoggiata sulla superficie da esaminare, si esercita una modica pressione, quindi la piastra è ruotata di 360 sulla superficie stessa tenendone fisso il centro; la zona centrale viene incisa con un tagliente delimitando un area di 10 cm 2. I principali parametri microbiologici ricercati sono la carica batterica (indicatore di processo), per avere un quadro generale dello stato igienico e per valutare se le pulizie eseguite sono efficaci e contribuiscono a contenere il livello di contaminazione e di crescita batterica e, nel caso di superfici a contatto con matrici critiche (es. carni avicunicole), Salmonella spp. e Listeria monocytogenes. 8

Standard di riferimento Gli standard di riferimento, intesi come valori che informano sulla qualità del processo nonché sulla salubrità dell alimento, sono ricavati da: 1. norme italiane e/o europee (si tratta di valori cogenti da non superare); 2. fonti autorevoli (letteratura scientifica o linee guida di organizzazioni accreditate come International Commission on Microbiological Specification for Foods, Organizzazione Mondiale della Sanità, Istituto Superiore di Sanità, ecc.); 3. standard aziendali, se individuati e calcolati nell ambiente oggetto del controllo in funzione dell attività svolta (standard interni di qualità); ovviamente devono essere inferiori allo standard di legge, quando esistente, o a quelli derivanti da fonti autorevoli. Lo standard aziendale di qualità è calcolato sperimentalmente in relazione al rispetto delle Good Manufacturing Practice (G.M.P.) ovvero Pratiche di Corretta Prassi Igienica e del sistema HACCP (Hazard Analysis and Critical Control Point). Per costruire lo standard aziendale occorre: - controllare che la produzione avvenga osservando regolarmente le Pratiche di Corretta Prassi Igienica ( G.M.P. osservate ad un livello del 100%); - prelevare una serie di campioni da più lotti (almeno 10 campioni da 10 lotti) ed analizzarli; - ordinare i risultati ottenuti secondo una distribuzione di frequenza; - prendere in considerazione il valore che è inferiore al novantacinquesimo percentile dei valori ottenuti o al novantanovesimo percentile; - individuare il valore di riferimento ad un livello uguale o appena superiore a quello prima calcolato. Il valore standard ottenuto deve comunque essere distante almeno 2 logaritmi dai livelli di rischio per la salute o dalla dose in cui iniziano fenomeni degenerativi del prodotto. I valori di riferimento individuati devono essere controllati costantemente ed aggiornati in funzione dei dati epidemiologici, microbiologici, chimici e dei riferimenti normativi. 9

Alcuni standard di riferimento in matrici alimentari di largo consumo Pasticceria artigianale farcita (Decreto Netherlands n.563/79; Deliberazione n.5310/94 della Giunta Regionale dell'umbria; Tiecco-2000) Carica batterica a 30 C 5 2 10 5 U.F.C./g 10 6 U.F.C./g Coliformi 5 2 10 2 U.F.C./g 10 3 U.F.C./g E.coli 5 2 0 U.F.C./g 10 U.F.C./g Staphylococcus aureus 5 2 10 U.F.C./g 10 2 U.F.C./g Salmonella spp. 5 0 Assente in 25 g Pasticceria industriale farcita (Decreto Netherlands n.563/79; Deliberazione n.5310/94 della Giunta Regionale dell'umbria; Tiecco-2000) Carica batterica a 30 C 5 2 10 5 U.F.C./g 10 6 U.F.C./g Coliformi 5 2 10 2 U.F.C./g 10 3 U.F.C./g E.coli 5 2 0 U.F.C./g 10 U.F.C./g Staphylococcus aureus 5 2 10 U.F.C./g 10 2 U.F.C./g Spore anaerobi solfito riduttori 5 2 10 U.F.C./g 10 2 U.F.C./g Salmonella spp. 5 0 Assente in 25 g Gelati (D.P.R. n.54 del 14/1/1997) Carica batterica 5 2 10 5 U.F.C./g 5.10 5 U.F.C./g Coliformi 5 2 10 U.F.C./g 10 2 U.F.C./g Staphylococcus aureus 5 2 10 U.F.C./g 10 2 U.F.C./g Listeria monocytogenes 5 0 Assente in 1 g Salmonella spp. 5 0 Assente in 25 g 10

Formaggi a pasta molle (D.P.R. n.54 del 14/1/1997) Coliformi a 30 C 5 2 10 4 U.F.C./g 10 5 U.F.C./g E.coli 5 2 10 2 U.F.C./g 10 3 U.F.C./g Staphylococcus aureus 5 2 10 2 U.F.C./g 10 3 U.F.C./g Listeria monocytogenes 5 0 Assente in 25 g Salmonella spp 5 0 Assente in 25 g Latte Pastorizzato (D.P.R. n. 54 del 14/1/1997-Allegato C/B) Coliformi a 30 C 5 1 0 U.F.C./ml 5 U.F.C./ml Carica batterica a 21 C dopo incubazione a 6 C per 5 gg 5 1 5.10 4 U.F.C./ml 5.10 5 U.F.C./ml Listeria monocytogenes 5 0 Assente in 25 g Salmonella spp 5 0 Assente in 25 g Latte U.H.T. e sterilizzato (D.P.R. n. 54 del 14/1/1997-Allegato C/A) Carica batterica a 30 C (dopo incubazione a 30 C per 15 gg.) 5 0 100 ml 11

Paste all uovo industriali secche (Circolare del Ministero della Sanità n.32 del 03/08/85) Carica batterica a 32 C 5 2 10 4 U.F.C./g 10 6 U.F.C./g Staphylococcus aureus 5 2 10 2 U.F.C./g 10 3 U.F.C./g Salmonella spp. 5 0 Assente in 25 g Paste farcite industriali fresche confezionate (Circolare del Ministero della Sanità n.32 del 03/08/85) Carica batterica a 32 C 5 2 10 5 U.F.C./g 10 6 U.F.C./g Clostridium perfringens 5 1 10 2 U.F.C./g 10 3 U.F.C./g Staphylococcus aureus 5 2 10 2 U.F.C./g 5.10 2 U.F.C./g Salmonella spp. 5 0 Assente in 25 g Paste all uovo artigianali fresche non confezionate (Circolare del Ministero della Sanità n.32 del 03/08/85) Carica batterica a 32 C 5 2 10 5 U.F.C./g 10 6 U.F.C./g Coliformi 5 2 10 3 U.F.C./g 10 4 U.F.C./g Staphylococcus aureus 5 2 10 3 U.F.C./g 10 4 U.F.C./g Salmonella spp. 5 0 Assente in 25 g Paste farcite artigianali fresche non confezionate (Circolare del Ministero della Sanità n.32 del 03/08/85) Carica batterica a 32 C 5 2 10 5 U.F.C./g 10 6 U.F.C./g Staphylococcus aureus 5 2 10 3 U.F.C./g 10 4 U.F.C./g Salmonella spp. 5 0 Assente in 25 g 12

Paste farcite precotte surgelate (Circolare del Ministero della Sanità n.32 del 03/08/85) Carica batterica a 32 C 5 2 10 5 U.F.C./g 3.10 5 U.F.C./g E.coli 5 0 assente assente Clostridium perfringens 5 <30 U.F.C./g Staphylococcus aureus 5 <10 2 U.F.C./g Salmonella spp. 5 0 Assente in 25 g Carni bovine e suine fresche (Tiecco-1997; I.S.S., 1985; *Ordinanza del Ministero della Sanità del 7/12/93, G.U. n.291 del 13/12/93) Carica batterica (in toto) 10 5 U.F.C./g 10 6 U.F.C./g E.coli 5 2 10 U.F.C./g 10 2 U.F.C./g Staphylococcus aureus 5 2 10 U.F.C./g 10 2 U.F.C./g Salmonella spp. 5 0 Assente in 25 g Listeria monocytogenes* 3 2 11/g in 1 u.c. 110/g in 2 u.c. Carni bovine fresche (Tiecco-2000; I.S.S., 1985; *Ordinanza del Ministero della Sanità del 7/12/93, G.U. n.291 del 13/12/93) Carica batterica (in toto) 10 5 U.F.C./g 10 6 U.F.C./g E.coli 5 2 10 U.F.C./g 10 2 U.F.C./g Staphylococcus aureus 5 2 10 U.F.C./g 10 2 U.F.C./g Salmonella spp. 5 0 Assente in 25 g Listeria monocytogenes* 3 2 11/g in 1 u.c. 110/g in 2 u.c. 13

Carni suine fresche (Tiecco-2000 ;I.S.S., 1985; *Ordinanza del Ministero della Sanità del 7/12/93, G.U. n.291 del 13/12/93) Carica batterica (in toto) 10 5 U.F.C./g 10 6 U.F.C./g E.coli 5 2 10 U.F.C./g 10 3 U.F.C./g Staphylococcus aureus 5 2 10 U.F.C./g 10 2 U.F.C./g Salmonella spp. 5 0 Assente in 25 g Listeria monocytogenes* 3 2 11/g in 1 u.c. 110/g in 2 u.c. Carni avicunicole (Dossier 37-Regione Emilia-Romagna, CDS Az. USL Città di Bologna e Ravenna, "Centri di Produzione Pasti, Guida per l'applicazione del sistema HACCP", 1998; Gelosa L. in Industrie Alimentari 1998; *Ordinanza del Ministero della Sanità del 7/12/93, G.U. n.291 del 13/12/93) Carica batterica (in toto) 5 2 10 6 U.F.C./g 10 7 U.F.C./g E.coli 5 2 10 2 U.F.C./g 10 3 U.F.C./g Staphylococcus aureus 5 2 10 2 U.F.C./g 10 3 U.F.C./g Salmonella spp. 5 0 Assente in 25 g Listeria monocytogenes* 11/g in 1 u.c. 110/g in 2 u.c. Carni macinate (D.P.R. del 3 agosto 1998 n. 309) Carica batterica 5 2 5.10 5 U.F.C./g 5.10 6 U.F.C./g Colibacilli E.coli 5 2 50 U.F.C./g 5.10 2 U.F.C./g Staphylococcus aureus 5 2 10 2 U.F.C./g 10 3 U.F.C./g Salmonella spp. 5 0 Assente in 10 g 14

Preparazioni a base di carni (hamburger, spiedini, polpette, salsiccia fresca) (Gelosa L. in Industrie Alimentari 1998;* D.P.R. n. 309 del 3 agosto 1998) Carica batterica 5 2 10 6 U.F.C./g 10 7 U.F.C./g Colibacilli "E.coli" * 5 2 5 10 2 U.F.C./g 5.10 3 U.F.C./g Staphylococcus aureus * 5 1 5.10 2 U.F.C./g 5.10 3 U.F.C./g Salmonella spp. * 5 0 Assente in 1 g Preparazioni multingredienti pronte per il consumo (insalata russa, insalate di pollo, ecc.) (Mossel - Essential of Microbiology of food, Edizioni John Wiley & Sons, 1995) Carica batterica a 30 C 5 2 10 6 U.F.C./g 10 7 U.F.C./g E.coli 5 2 0 U.F.C./g 10 U.F.C./g Bacillus cereus 5 2 10 2 U.F.C./g 10 3 U.F.C./g Staphylococcus aureus 5 2 10 2 U.F.C./g 10 3 U.F.C./g Listeria monocytogenes 5 0 Assente in 25 g Salmonella spp 5 0 Assente in 25 g Primi piatti cotti, secondi piatti cotti, verdure cotte (Decreto Netherlands n.563/79; Deliberazione n.5310/94 della Giunta Regionale dell'umbria;; Gelosa L. in Industrie Alimentari 1998; Tiecco-2000) Carica batterica 5 2 10 5 U.F.C./g 10 6 U.F.C./g Coliformi 5 2 10 2 U.F.C./g 10 3 U.F.C./g E. coli 5 2 0 U.F.C./g 10 U.F.C./g Bacillus cereus 5 2 10 2 U.F.C./g 10 3 U.F.C./g Staphylococcus aureus 5 2 10 U.F.C./g 10 2 U.F.C./g Clostridium perfringens 5 2 10 U.F.C./g 10 2 U.F.C./g Salmonella spp. 5 0 Assente in 25 g Listeria monocytogenes 5 0 Assente in 25 g 15

Verdure lavate (Decreto della Repubblica Francese del 22/03/1993) Carica batterica a 30 C 5 2 5.10 5 U.F.C./g 5.10 6 U.F.C./g E.coli 5 2 10 U.F.C./g 10 2 U.F.C./g Salmonella spp. 5 0 Assente in 25 g Listeria monocytogenes 5 0 Assente in 25 g Prodotti della IV gamma (Decreto della Repubblica Francese del 22/03/1993) Carica batterica a 30 C 5 0-5.10 7 U.F.C./g E.coli 5 2 10 U.F.C./g 10 2 U.F.C./g Salmonella spp. 5 0 Assente in 25 g Listeria monocytogenes 5 0 Assente in 25 g Manipolati misti crudi da cuocere (pietanze/contorni con più ingredienti di origine vegetale e animale) (D.P.R. del 3 agosto 1998 n. 309; *Ordinanza del Ministero della Sanità del 7/12/93, G.U. n.291 del 13/12/93) Staphylococcus aureus 5 2 10 3 U.F.C./g 10 4 U.F.C./g E. coli 5 2 50 U.F.C./g 500 U.F.C./g Salmonella spp. 5 0 Assente in 25 g Listeria monocytogenes* 3 2 11/g in 1 u.c. 110/g in 2 u.c. Ovoprodotti (D.Lgs. n. 65 del 04/02/93) Carica batterica 10 5 U.F.C./g o ml Enterobatteri 10 2 U.F.C./g o ml Staphylococcus aureus Assente in 1 g o ml Salmonella spp. Assente in 25 g o ml 16

Uova intere fresche (Circolare telegrafica Min. Sanità n. 55753 del 3/12/91) Salmonella spp. La ricerca deve essere effettuata su n.10 uova. Assente sul guscio Assente nel tuorlo Molluschi bivalvi (D. Lgs. N. 530/92) Coliformi fecali < 300/100 g E.coli < 230 /100 g Salmonella spp assente in 25 g Devono possedere requisiti di freschezza, essere vivi e vitali, presentare gusci privi di sudiciume, presentare reazione adeguata alla percussione e livelli normali di liquido intervalvare Prodotti della pesca congelati o surgelati (Dossier 37-Regione Emilia-Romagna, CDS Az. USL Città di Bologna e Ravenna, Centri di Produzione Pasti, Guida per l applicazione del sistema HACCP, 1998; Raccomandazione 022/93 Istituto Italiano Alimenti Surgelati; *Ordinanza del Ministero della Sanità del 7/12/93, G.U. n.291 del 13/12/93) Carica batterica 5 2 10 5 U.F.C./g 10 6 U.F.C./g Coliformi 5 2 10 2 U.F.C./g 10 3 U.F.C./g E.coli 5 1 10 U.F.C./g 10 2 U.F.C./g Salmonella spp 5 0 Assente in 25 g Listeria monocytogenes* 11/g in 1 u.c. 110/g in 2 u.c. 17

Carni e preparazione a base di carne surgelati (Raccomandazione 022/93 Istituto Italiano Alimenti Surgelati; *Ordinanza del Ministero della Sanità del 7/12/93, G.U. n.291 del 13/12/93) Carica batterica 5 2 5.10 5 U.F.C./g 5.10 6 U.F.C./g E.coli 5 1 50 U.F.C./g 5.10 2 U.F.C./g Staphylococcus aureus 5 1 50 U.F.C./g 5.10 2 U.F.C./g Anaerobi solfito riduttori 5 1 10 U.F.C./g 10 2 U.F.C./g Listeria monoyitogenes * 11/g in 1 u.c. 110/g in 2 u.c. Salmonella spp 5 0 Assente in 25 g Piatti precucinati surgelati (Raccomandazione 022/93 Istituto Italiano Alimenti Surgelati; *Ordinanza del Ministero della Sanità del 7/12/93, G.U. n.291 del 13/12/93) Carica batterica 3. 10 5 U.F.C./g Coliformi 10 5 U.F.C./g E.coli 10 U.F.C./g Staphylococcus aureus 10 2 U.F.C./g Listeria monocytogenes * 11/g in 1 u.c. 110/g in 2 u.c. Salmonella spp Assente in 25 g Vegetali semplici surgelati (Raccomandazione 022/93 Istituto Italiano Alimenti Surgelati; *Ordinanza del Ministero della Sanità del 7/12/93, G.U. n.291 del 13/12/93) Carica batterica 5 2 10 5 U.F.C./g 10 6 U.F.C./g Coliformi 5 2 3.10 2 U.F.C./g 3.10 3 U.F.C./g E.coli 5 2 10 U.F.C./g 10 2 U.F.C./g Listeria monocytogenes * 5 2 11/g in 1 u.c. 110/g in 2 u.c. 18

Snacks salati e dolci, pizze, crepes (Raccomandazione 022/93 Istituto Italiano Alimenti Surgelati) Carica batterica 5 2 5.10 5 U.F.C./g 5.10 6 U.F.C./g Coliformi 5 2 3.10 2 U.F.C./g 3.10 3 U.F.C./g E.coli 5 1 10 U.F.C./g 10 2 U.F.C./g St.aureus 5 2 10 U.F.C./g 10 2 U.F.C./g Listeria monocytogenes Assente in 1g Frutta surgelata (Raccomandazione 022/93 Istituto Italiano Alimenti Surgelati; *Ordinanza del Ministero della Sanità del 7/12/93, G.U. n.291 del 13/12/93) Carica batterica 5 2 10 5 U.F.C./g 10 6 U.F.C./g Coliformi 5 2 10 2 U.F.C./g 10 3 U.F.C./g E.coli 5 2 10 U.F.C./g 10 2 U.F.C./g Lieviti e muffe 5 2 10 3 U.F.C./g 10 4 U.F.C./g Listeria monocytogenes * 11/g in 1 u.c. 110/g in 2 u.c. Alimenti surgelati precucinati (Circolare Min. Sanità n.81 del 21/09/78) Carica batterica Coliformi 300.000 microrganismi./g <1000 microrganismi / g E.coli <10 microrganismi / g (assenti in 0,1 g) Staphylococcus aureus <100 microrganismi /g (assenti in 0,01 /g) Anaerobi solfito riduttori <30 microrganismi/ g (forme vegetative e spore a 46 C) Salmonella spp assente in 25 g 19

Yogurt (D.P.R. n. 54 del 14 /1/1997; Rondinini G. Igiene Alimenti-Disinfestazione & Igiene Ambientale-Luglio/Agosto 1997) Coliformi a 30 C per 20-24 ore 5 2 0 U.F.C././g 5 U.F.C./g Miceti 5 1 10 U.F.C./g 10 2 U.F.C./g Salmonella 5 0 Assente in 25g Listeria monocytogenes 0 Assente in 1g Prodotti liquidi o gelificati a base di latte (budini, dessert, panna, besciamella, ecc.) (D.P.R. n. 54 del 14 /1/1997) Carica batterica a 30 C per 68-72 h 5 2 10 4 U.F.C./g 10 5 U.F.C./g Coliformi a 30 C per 20-24 h 5 2 0 U.F.C./g 5 U.F.C./g Salmonella 5 0 Assente in 25 g Listeria monocytogenes 0 Assente in 1 g Nota: dopo conservazione per 15 gg a 30 C devono avere caratteri organolettici normali e carica microbica a 30 C 100/ml Prodotti cotti e stufati (prosciutto cotto, mortadella, wurstel, ecc.) (Rondinini G. Igiene Alimenti-Disinfestazione & Igiene Ambientale-Luglio/Agosto 1997; Gelosa L. in Industrie Alimentari-Maggio, 1998) Carica batterica a 32 C per 44-48 h 5 2 10 3 U.F.C./g 10 4 U.F.C./g Clostridi solfito riduttori 5 2 10 U.F.C./g 10 2 U.F.C./g E.coli a 37 C per 20-24 e 44-48 h 5 2 3 MPN/g 11 MPN/g Staphylococcus aureus 5 2 10 U.F.C/g 10 2 U.F.C./g Clostridium perfrigens 5 2 10 U.F.C/g 10 2 U.F.C./g Listeria monocytogenes 5 0 Assente in 25 g Salmonella spp 5 0 assente in 25 g 20

Prosciutti crudi stagionati, salumi a maturazione (salami, coppe, ecc.) (Rondinini G. Igiene Alimenti-Disinfestazione & Igiene Ambientale-Luglio/Agosto 1997; Gelosa L. in Industrie Alimentari-Maggio, 1998) Carica batterica a 32 C per 44-48 h 5 2 10 4 U.F.C./g 10 5 U.F.C./g Clostridi solfito riduttori a 37 C 5 2 10 U.F.C./g 10 2 U.F.C./g per 20 h E.coli 5 2 3 MPN/g 11 MPN/g Staphylococcus aureus 5 2 5.10 U.F.C/g 5.10 2 U.F.C./g Clostridium perfrigens 5 2 10 U.F.C/g 10 2 U.F.C./g Listeria monocytogenes 5 0 Assente in 25 g Salmonella spp 5 0 assente in 25 g Superfici sanificate a contatto con alimenti (Dossier n. 17, Regione Emilia-Romagna / SEDI, "Metodi analitici per lo studio delle matrici alimentari", 1993) Ricerche n. germi in significato giudizio U.F.C./cm 2 Carica batterica Staphylococcus aureus Salmonella spp. Listeria monocytogenes < 5 Carica batterica accettabile Sanificazione ottima 5-25 Carica batterica accettabile Sanificazione buona 25-10 2 Valore superiore di accettabilità Sanificazione sufficiente 10 2-10 4 Carica batterica alta Sanificazione non adeguata > 10 4 Carica batterica non accettabile Sanificazione non accettabile Assente in superfici correttamente sanificate Assente in superfici correttamente sanificate Assente in superfici correttamente sanificate 21

Micotossine in frutta secca, semi oleaginosi, cereali e legumi (Circolare Min. Sanità n.10 del 9/6/99) Ricerche Standard di riferimento Aflatossina B1 < 2 µg/kg Aflatossine totali (B1+B2+G1+G2) < 4 µg/kg Micotossine in spezie ed erbe infusionali (Circolare Min. Sanità n.10 del 9/6/99) Ricerche Standard di riferimento Aflatossina B1 < 10 µg/kg Aflatossine totali (B1+B2+G1+G2) < 20 µg/kg Metalli pesanti nei vegetali in scatola (Decreto Min. Sanità del 25/6/81; Decreto Min. Sanità n.243 del 1/6/88) Ricerche Standard di riferimento Piombo (Pb) < 1,2 mg/kg Cromo (Cr) < 0,4 mg/kg Metalli pesanti nei pomodori in scatola (Decreto Min. Sanità 25/6/81; Decreto Min. Sanità n.243 del 1/6/88) Ricerche Standard di riferimento Piombo (Pb) < 1,25 mg/kg Cromo (Cr) < 0,4 mg/kg Nitrati nei vegetali freschi (Regolamento (CE) n. 194/97 della Commissione del 31/1/97) Ricerche Standard di riferimento Nitrati (NO - 3 ) < 2000 mg/kg 22

(D.L. Min. Sanità del 14/12/71) Ricerche Mercurio (Hg) Piombo (Pb) Istamina Prodotti ittici Standard di riferimento < 1 mg/kg < 1,5 mg/kg < 200 mg/kg Conservanti nei prodotti da forno (Decreto Min. Sanità n.209 del 27/2/96) Ricerche Standard di riferimento Acido sorbico < 2000 mg/kg Acido benzoico non consentito Anidride solforosa negli alimenti confezionati (fiocchi di patate) (Decreto Min. Sanità n.209 del 27/2/96) Ricerche Standard di riferimento Anidride solforosa (SO 2 ) < 400 mg/kg Vini rossi (Decreto Min. Sanità 29/12/86; D.P.R. n.162 del 12/2/65) Ricerche Standard di riferimento Piombo (Pb) < 0,3 mg/l Rame (Cu) < 1 mg/l Zinco (Zn) < 5 mg/l Metanolo < 0.25% Anidride solforosa (SO 2 ) <200 mg/l 23

Vini bianchi (Decreto Min. Sanità 29/12/86; D.P.R. n.162 del 12/2/65) Ricerche Standard di riferimento Piombo (Pb) < 0,3 mg/l Rame (Cu) < 1 mg/l Zinco (Zn) < 5 mg/l Metanolo < 0.20% Anidride solforosa (SO 2 ) <200 mg/l Composti polari negli oli di frittura (Circolare Min. Sanità n. 1 del 11/01/91) Ricerche Standard di riferimento Composti polari < 25 g/100 g Ftalati in pellicole per alimenti (Decreto Min. Sanità n. 538 del 17/12/99 pubblicato il 4/2/00) Ricerche Standard di riferimento Ftalati Nessuna emissione Diossine in carni suine, carni avicunicole, sostanze grasse Ricerche Diossine (PCDD+PCDF) su base lipidica Standard di riferimento < 4 pg TE/g Diossine nel latte e derivati Ricerche Standard di riferimento Diossine (PCDD+PCDF) su base lipidica < 5 pg TE/g 24

Policlorobifenile in carni suine, carni avicunicole, sostanze grasse Ricerche Standard di riferimento PCB su base lipidica < 200 ng /g Policlorobifenile nel latte e derivati Ricerche Standard di riferimento PCB su base lipidica < 100 ng /g 25

Bibliografia Codex (1991). Draft principles and application of the HACCP system. Codex Alimentarius Commission Document Alinorm 93/13, appendix VI, FAO/WHO, Rome. FAO/OMS (1995). Application of risk analysis to food standard issue, Geneve. International Commission on Microbiological Specification for Food (I.C.M.S.F.) (1986). Microorganism in Food 2. Sampling for microbiologically analysis: Principles and specific applications. Blackwell Scientific Pubblications. Microbiology and Food Safety Committee of the National Food Processor Association Washington, DC 20005 (1993). Implementation of HACCP in a food processing plant. Journal of Food Protection 56. Mossel D.A.A., Corry J.E.I., Struijk C.B., Baird R.M. (1995). The control microbial safety and quality of food. In: "Essential of the Microbiology of Foods", John Wiley & Sons Editor, part VI. Mossel D.A.A., Corry J.E.I., Struijk C.B., Baird R.M. (1995). The Microbiological Monitoring of Foods. In: "Essential of the Microbiology of Foods", John Wiley & Sons Editor, part VII. Mossel D.A.A., Leclerc M. (1989). Microbiologie des aliments. In: "Microbiologie le tube digestif l'eau et les aliments", Doin Editien Paris, partie IV. Mossel D.A.A., Struijk C.B. (1993). Workshop on risk assessment of human exposure to pathogenic microorganism. International Journal of Food Microbiology 18. The National Advisory Committee on Microbiological Criteria for Foods (1992). Hazard Analysis Critical Control Point System. International Journal of Food Microbiology 16. 26

BeaneGriffin (1990). Foodborne disease outbreaks in the United States, 1973-1987: pathogenes, vehicles and trends. Journal of Food Protection, 53. International Commission on Microbiological Specifications for Foods (I.C.M.S.) (1986). Microorganisms in Foods 2. Sampling for microbiological analysis principles and specific application. University of Toronto Press. Orefice L. (1984). Monitoraggio microbiologico a livello di locali, attrezzature e personale nell industria alimentare. In Aspetti igienici della produzione degli alimenti. Istituto Superiore di Sanità, Rapporto ISTISAN 8-5. Orefice L, Vaiolatesi R., Di Virgilio A. (1988). Indagini sulla contaminazione microbica delle superfici di alcuni ambienti di produzione e di vendita degli alimenti. Igiene e Sanità Pubblica, 44. Sveum W.H., Morberg L.J., Ruder R.A., Frank J.F. (1992). Microbiological monitoring of the foods processing environment. In Compendium of Methods for the Microbiological Examination of Foods. American Public Health Association Washington. Tiecco G. (2000) Microbiologia degli alimenti di origine animale. Calderini edagricole 27

Hanno collaborato alla stesura: Dott.ssa Lucia Di Gregorio Dott.ssa Leonarda Chetti Dott.ssa Maria Antonietta Bucci Sabattini Dott. Giuseppe Poda Arpa Sez. Provinciale di Bologna Dott.ssa Emilia Guberti Dott. Ruggero Borgogno Dipartimento di Sanità Pubblica Az. USL Città di Bologna Ha coordinato i lavori: Dott. Giuseppe Poda Grafica a cura di Rosa Domina Dipartimento di Sanità Pubblica AZ. USL Città di Bologna Stampa Grafiche MDM Spa Forlì (FO) Dicembre 2001

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