20 anni: un nuovo volto?

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1 Associazione con il patrocinio di Volontari Ospedalieri H REGGIO EMILIA 20 anni: un nuovo volto? Ventennale dell Associazione Volontari Ospedalieri di Reggio Emilia Domenica 10 Ottobre 2004 presso le Aule di Formazione dell Azienda Ospedaliera Santa Maria Nuova Programma: ore 8.30 Santa Messa Celebrata nella Cappella dell Ospedale ore 9.45 accoglienza dei partecipanti ore brevi saluti introduttivi ore presentazione dei risultati dell indagine svolta dalla Dott.ssa Antonella Morlini sul tema: Alla ricerca di apprendimenti utili per la riprogettazione del servizio offerto dall Associazione Volontari Ospedalieri di Reggio Emilia ore pausa ore dibattito ore riconoscimento ai volontari che festeggiano i 20 anni di servizio Avo ore pranzo presso i locali della mensa dell Azienda Ospedaliera Santa Maria Nuova In concomitanza con il nostro ventennale sarà inoltre visibile nei percorsi di collegamento tra il corpo centrale ed il nuovo edificio ospedaliero la mostra fotografica permanente Coloriamo di immagini il nuovo ospedale promossa dall Avo di Reggio Emilia con la collaborazione dell Azienda Ospedaliera e realizzata grazie al contributo di fotografi professionisti e foto-amatori che hanno donato una o più opere per arricchire di colore le attuali pareti bianche dei corridoi.

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4 Di seguito riportiamo le relazioni della Dott.ssa Morlini e gli appunti presi durante il percorso di ricerca iniziato nell Ottobre del 2003: Progetto: Alla ricerca di apprendimenti utili per la riprogettazione del servizio offerto dalla Associazione Volontari Ospedalieri di Reggio Emilia Periodo di svolgimento : Ottobre 2003 Aprile 1. A cosa può servire il percorso di ricerca? Intraprendere un lavoro di ricerca azione significa ingaggiarsi nella progettazione di percorsi utili per comprendere la situazione del servizio A.V.O. sia riguardo alle esigenze specifiche delle unità operative ospedaliere e delle case protette, sia nel merito del funzionamento organizzativo dell Associazione. Si tratta di approfondire cosa richiedono gli interlocutori dei diversi servizi sanitari e socio-assistenziali, cosa può offrire l Associazione, quali contenuti è utile elaborare per favorire lo sviluppo organizzativo dei gruppi e dell AVO di Reggio Emilia nel suo insieme. Si tratta di andare alla ricerca di dati, informazioni, riflessioni per produrre sguardi conoscitivi approfonditi, parzialmente inediti, e quindi possibile fonte di riprogettazione dei contenuti, dello stile, della cultura di fondo del servizio offerto dai volontari AVO. In questo senso la ricerca-azione è un percorso di apprendimento orientato a ricomprendere per riorientare e riprogettare l azione concreta del servizio volontario ospedaliero. La costruzione di apprendimento può suscitare interesse e curiosità, ma anche distanza e fatica, l apertura a nuove logiche di impostazione può essere da un lato molto desiderata, dall altro lato può suscitare diffidenza e incertezza. Il nostro percorso di ricerca consiste nel tenere insieme sia i contenuti sia le percezioni emotive, accompagnando la elaborazione di una più approfondita visione associativa. 2. Gli obiettivi: confrontarsi e apprendere dalla esperienza Nello specifico gli obiettivi sono principalmente quattro: a) Sviluppo di un confronto progettuale con i servizi ospedalieri e socio-assistenziali all interno dei quali opera l Associazione Volontari Ospedalieri di Reggio Emilia; b) Comprensione delle implicazioni contenutistiche e organizzative derivanti dal confronto con gli interlocutori dei servizi e con i volontari A.V.O.; c) Elaborazione delle piste strategiche e operative utili per riprogettare la effettiva consistenza dell associazione; Condivisione degli apprendimenti emersi dal percorso di ricerca-azione con i volontari e i responsabili AVO, oltre che con i diversi interlocutori dei servizi. 2.1 Le fasi di lavoro: contenuti e metodi Il percorso di ricerca-azione si articola in tre fasi: a) Progettazione iniziale orientata all approfondimento degli orientamenti culturali di fondo riguardo alla costruzione di un percorso di ricerca-azione: cosa intendiamo per oggettività, cosa significa progettazione, come organizziamo il lavoro. Individuazione dei principali interlocutori del percorso a partire da criteri di significatività per il servizio A.V.O. sia dal punto di vista istituzionale sia nel merito dei contenuti tecnici specifici. Il lavoro sarà condotto a piccolo gruppo e si terrà tra ottobre e novembre 2003;

5 a) Preparazione e realizzazione delle interviste a testimoni privilegiati direttamente e/o istituzionalmente coinvolti nella costruzione del servizio AVO. Progettazione e conduzione di tre focus group con volontari A.V.O., con operatori e professionisti in ambito sanitario e socio-assistenziale, con alcune persone sensibili alle problematiche sociali, ma non implicate in un servizio di volontariato. I contenuti riguardano: le ipotesi e la cultura del servizio A.V.O., le diverse rappresentazioni del servizio a partire dalle funzioni organizzative specifiche, le idee e gli ideali più radicati, le aspettative concrete di continuità e/o di cambiamento. Le interviste e i focus group saranno realizzati tra dicembre 2003 e febbraio 2004; b) Elaborazione dei contenuti e dei dati raccolti, discussione e ricomposizione scritta del percorso di ricerca con particolare interesse agli esiti di riprogettazione del servizio e quindi dell associazione nel suo insieme. Il lavoro si articolerà in alcune riunioni di approfondimento nel periodo marzo-aprile La redazione del report scritto conclusivo sarà curata dalla ricercatrice con i contributi dei diversi interlocutori del percorso. Dott. Antonella Morlini Reggio Emilia, ottobre 2003 Percorso: Resoconto da parte della Dott.ssa Antonella Morlini delle interviste ai caposala delle Unità Operative dell Arcispedale Santa Maria Nuova 30 Gennaio 2004 A seguito dei dialoghi intercorsi tra la Dott.ssa Morlini e i caposala delle Unità Operative in cui prestano servizio i volontari Avo emerge quanto segue: - Sembra esistere più stima del personale sanitario verso i volontari Avo che dei volontari verso il personale stesso - Il personale sanitario ha molta stima e considerazione per il lavoro svolto dai volontari - Gli errori commessi in passato da parte dei volontari sono stati dimenticati dal personale - I caposala chiedono uno o due incontri annui con i volontari per la progettazione del servizio - La presenza al momento del pasto da parte dei volontari è utile, ma il servizio del volontario non deve limitarsi a questo: si possono trovare, concordate con il personale, altre attività da svolgere - C è richiesta di una maggiore attenzione al singolo malato: in alcuni reparti i volontari sono abituati a visitare tutti i pazienti per poco tempo disperdendo energie e concentrandosi poco sulle necessità di chi ha realmente bisogno di maggiore aiuto o attenzione - Si denota molta rigidità nel servizio svolto dai volontari - In molte Unità Operative il caposala non conosce il nome del responsabile Avo, perciò si richiede un incontro di conoscenza e valutazione del servizio - Si vorrebbe avere dell Avo una idea evoluta: i volontari, individuati e sentiti i bisogni, svolgono attività concordate con il personale - Attualmente dell Avo si ha questa idea: l Avo è l Avo, una istituzione ed ha ormai una sua identità ben precisa, va per la sua strada e comunica con rigidità - In alcuni reparti, come in pneumologia, i volontari sono pochi ma per il personale ed i degenti quelli che ci sono, anche se pochi, sono un regalo

6 - Il volontario è per il personale una risorsa non prevista e ben accolta - I volontari aperti che si inseriscono spontaneamente nell attività delle Unità Operative sono i più accolti - Alcuni volontari vengono per se stessi e da parte del personale sono monitorati affinchè non facciano danni nelle relazioni - Alcuni volontari durante il servizio non sanno cosa fare per il malato e fanno gruppo tra loro lungo i corridoi del reparto criticando il personale sanitario quando in realtà ci sarebbe molto da fare per il malato - I volontari non sanno cosa fare quando hanno finito di fare ciò che loro pensano di dover fare - Richiesta di specificità di servizio nelle diverse Unità Operative - Il cambio degli orari dei pasti ha causato difficoltà a tutti, il personale richiede al volontario una maggiore flessibilità senza però avere la pretesa che sia il volontario ad occuparsi di tutto - Il personale non si aspetta la copertura totale del servizio, anche per quanto riguarda il momento dei pasti, ma la parzialità perché anche la parte, nell insieme, è comunque tanto ed è importante - Occorre maggiore fiducia tra volontari e personale e volontari e volontari - Fare il giro delle camere e dei letti è quello che alcuni volontari si limitano a fare - C è la richiesta di rimodernizzare l Avo con volontari che sappiano dialogare e che abbiano buon senso - Pare che alcuni volontari controllino ciò che accade in ospedale e questo risulta essere un elemento negativo poiche l atteggiamento dei volontari non è di critica costruttiva ma critica negativa - L associazione deve sforzarsi di avere la massima correttezza nelle relazioni, deve essere meno diffidente e meno rigida nei rapporti interpersonali, deve avere e dare più fiducia - I volontari devono essere meno egocentrici e più riservati, meno rigidi nei loro ruoli * La nostra vuole essere un Avo che si interroga su come costruire conoscenza e progettualità? * Come Avo come possiamo stare a servizio dei nostri servizi? Traccia di lavoro riguardo ad alcuni degli apprendimenti emersi dal percorso di ricerca con l Associazione Volontari Ospedalieri di Reggio-Emilia utilizzata durante il ventennale del 10 Ottobre 2004 a) Le/i caposala, i medici dell ospedale, i volontari in servizio, i volontari in servizio con funzioni di responsabilità hanno espresso soddisfazione, interesse e gratitudine per il contributo offerto/per l esperienza vissuta. Nell insieme c è entusiasmo, voglia di investire, propensione ad apprendere e comprendere la complessità delle diverse situazioni. Il senso di appartenenza al servizio è consistente, il sentirsi parte dell Associazione è troppo intenso o troppo blando, a tratti alcuni volontari lasciano emergere un appartenenza significativa, che accoglie l impegno e anche il limite, l interesse a fare e anche a riflettere con toni pacati e incuriositi. Le criticità più immediatamente evidenti sembrano comuni ad altre organizzazioni di volontariato in ambito sociale, di relazione con la sofferenza: la continuità nel servizio, la difficoltà ad incuriosire e ad entrare in un legame costruttivo con i giovani, le risorse umane e di tempo limitate rispetto alle effettive esigenze del servizio, la partecipazione altalenante e parziale alle riunioni di gruppo e agli incontri associativi di informazione/formazione, il riconoscimento a tratti consistente, a tratti fragile del lavoro dell Associazione da parte dei diversi professionisti delle Unità Operative Ospedaliere, il rapporto complesso/complicato con i cambiamenti del contesto sociale e del contesto organizzativo nel quale l Associazione opera.

7 a) I diversi punti di osservazione (caposala/medici, volontari A.V.O. e alcuni volontari di altre associazioni) ci permettono di intravedere alcuni temi/problemi ed altrettanti apprendimenti/orientamenti operativi: Ogni Unità Operativa è un contesto organizzativo specifico, con peculiarità legate alla tipologia di malati, di percorsi di cura, di storia operativa e di cultura radicata nel tempo. Forse la progettazione e la realizzazione di due/tre incontri all anno in alcune Unità Operative con la caposala e una/due altre/i infermiere/i, per approfondire l andamento del servizio, eventuali problemi, proposte migliorative, hanno bisogno di estendersi e rafforzarsi quale possibile stile di interazione organizzata tra l A.V.O. e le diverse Unità Operative dell Ospedale. Si tratta di una progettazione dialogica, contestualizzata, nel rispetto dell identità, dei limiti, delle risorse dell A.V.O. eppure in relazione con le esigenze specifiche delle Unità Operative; La consistenza del servizio A.V.O. ha bisogno di essere descritta e comunicata alle Unità Operative, all interno dell Associazione, nelle occasioni di incontro con interlocutori esterni con parole e sensibilità piane, orientate alla comprensione, allo sviluppo di interazioni miti e rispettose. L eccessiva idealizzazione o lamentela non sempre sostengono e accompagnano la conoscenza effettiva del servizio offerto dall Associazione Volontari Ospedalieri di Reggio-Emilia. É nel servizio stesso che possiamo rintracciare fili di approfondimento, di riconoscenza, di vitalità semplice e inaspettata; L appartenenza all Associazione lascia intravedere fili molteplici, diversi per intensità e prospettiva: c è chi costruisce l A.V.O. da molti anni, reggendone alcune delle principali responsabilità, c è chi ha avuto funzioni di coordinamento in passato e ora opera solo come volontario nelle Unità Operative, c è chi offre con attenzione, continuità e competenza il servizio da molti o da alcuni anni, c è chi ha iniziato e poi ha lasciato, c è chi partecipa volentieri alle riunioni, c è chi proprio non ne vuole sapere, c è chi parla sempre e di tutto, c è chi ha bisogno di essere sollecitato per esprimere le proprie riflessioni, c è chi pensa e rielabora volentieri, c è chi preferisce fare senza soffermarsi. È possibile accompagnare la compresenza di molteplici sguardi e orientamenti? È interessante progettare e costruire le possibili interazioni fra persone, gruppi con diverse aspettative? A quali competenze possiamo fare riferimento? Dott.ssa Antonella Morlini Reggio Emilia, ottobre 2004

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