BORSE DI FORMAZIONE LAVORO PER ADOLESCENTI E GIOVANI A RISCHIO

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1 EQUAL IPOTESI DI LAVORO BORSE DI FORMAZIONE LAVORO PER ADOLESCENTI E GIOVANI A RISCHIO Valutazione quanti-qualitativa dell implementazione del progetto obiettivo "Inserimento socio-lavorativo con borsa di formazione lavoro di minori e giovani adulti (15-21 anni) a rischio di devianza e criminalità" sul territorio della provincia di Pordenone. Anni Provincia di Pordenone Servizio Programmazione Sociale

2 PIC Equal Ipotesi di lavoro Cod P.S. IT-S2-MDL-293 BORSE DI FORMAZIONE LAVORO PER ADOLESCENTI E GIOVANI A RISCHIO Valutazione quanti-qualitativa dell implementazione del progetto obiettivo "Inserimento socio-lavorativo con borsa di formazione lavoro di minori e giovani adulti (15-21 anni) a rischio di devianza e criminalità" sul territorio della provincia di Pordenone. Anni A cura di: Comunità San Benedetto Istituto don Calabria Coordinamento Nazionale Comunità di Accoglienza (CNCA) Ministero della Giustizia Dipartimento della Giustizia Minorile Centro per la Giustizia Minorile per il Veneto e il Friuli Venezia Giulia Provincia di Pordenone Servizio Programmazione Sociale Osservatorio delle Politiche Sociali Comune di Pordenone Cooperativa Sociale Il Piccolo Principe Pordenone, Gennaio

3 Capofila Progetto EQUAL IPOTESI DI LAVORO : Partenariato nazionale: DIPARTIMENTO GIUSTIZIA MINORILE CENTRO PER LA GIUSTIZIA MINORILE per il VENETO e il FRIULI - VENEZIA GIULIA Partenariato locale: Provincia di Pordenone Comune di Pordenone 2

4 Il rapporto di ricerca è il frutto collettivo ed integrato di più autori appartenenti a diverse organizzazioni: Martina Contin (Cooperativa Sociale Il Piccolo Principe) ha effettuato il lavoro di scouting, ha raccolto i dati sulle borse lavoro e realizzato le interviste; ha inoltre contribuito alla stesura dei capitoli 2, 6 e 7; Luciano Innocente (Comune di Pordenone) ha progettato e coordinato l indagine; ha curato la stesura dei capitoli 2, 3, 5, 7 e 8; Andrea Satta (Provincia di Pordenone Servizio Programmazione Sociale) ha raccolto i dati sulle borse lavoro e svolto un ruolo di facilitatore di relazioni istituzionali; ha contributo inoltre alla stesura del capitolo 6; Paolo Tomasin (Provincia di Pordenone Servizio Programmazione Sociale - Osservatorio delle Politiche Sociali) ha effettuato l elaborazione statistica, curato l impostazione finale del documento nonché la stesura dei capitoli 2, 4, 6 e 8. Difficilmente il processo di ricerca sarebbe approdato a qualche tangibile risultato senza il contributo di: Giuliana Colussi (Cooperativa Sociale Il Piccolo Principe) che ha svolto un ruolo di raccordo tra i vari partner locali del progetto EQUAL Ipotesi di lavoro ; Carla Vit (USSM) che ha contribuito all impostazione del disegno di ricerca e a fornire chiavi di lettura ai risultati emersi; Miralda Lisetto (Coordinatrice del SSC dell Ambito Distrettuale 6.5 di Pordenone). Un sincero riconoscimento viene esteso a quanti hanno dato la loro disponibilità fornendo informazioni e sottoponendosi alle interviste: - Margherita Donnarumma (dirigente della Direzione Regionale alle politiche Sociali nel periodo di formulazione del progetto obiettivo); - Daniela Gregori (dirigente USSM - Dipartimento Giustizia Minorile del Ministero di Giustizia); - Raffaella Pianca (funzionario della Provincia di Pordenone Servizio Programmazione Sociale); - Elena Beltrame (assistente sociale della Provincia di Pordenone nel periodo di attuazione del progetto obiettivo); - Francesca Fracassi e Nadia Naibo (assistenti sociali dell Ambito Distrettuale 6.1 di Sacile); - Chiara Bozza e Rita Cappettini (assistenti sociali dell Ambito Distrettuale 6.3 di Azzano Decimo); - Maria Luisa Campagnolo, Maria Grazia Susanna (assistenti sociali dell Ambito Distrettuale 6.2 di San Vito al Tagliamento); - Elisabetta Turani (assistente sociale dell Ambito Distrettuale di Maniago); - Mario Pradella (educatore di OrientaLavoro - Comune di Pordenone); - Donatella Miniutti (assistente sociale dell Ambito Distrettuale di Pordenone); - G. Zanini, C. De Marchi, Marchini, L. Rizzardi, G. Razzi (imprenditori e i responsabili di unità aziendali). La stampa del rapporto è stata realizzata dalla Provincia di Pordenone nel gennaio

5 Indice 1. PRESENTAZIONI SUMMARY REPORT / SINTESI DEL RAPPORTO OBIETTIVI DI RICERCA PROCESSO DI RICERCA EVOLUZIONE NORMATIVA E GENESI DEGLI INTERVENTI UNA VALUTAZIONE QUANTITATIVA DELLE BORSE I dati complessivi Dati I dati delle borse ai minori Dati relativi al periodo Dati al I dati di flusso economico I dati finanziari provenienti dagli Ambiti Distrettuali I dati finanziari provenienti dal Servizio regionale Le aziende coinvolte UNA VALUTAZIONE QUALITATIVA DEGLI INTERVENTI ATTIVATI La voce dei Servizi Sociali La voce delle imprese CONCLUSIONI E INDICAZIONI Un tentativo di sintesi Limiti dell indagine e possibili piste di ricerca future Proposte ALLEGATI Bibliografia ragionata Fonti normative Modelli di convenzione-tipo adottati Elenco aziende ospitanti Strumenti per la raccolta dei dati Scheda dati quantitativi Tracce d intervista

6 1. PRESENTAZIONI Il progetto EQUAL IPOTESI DI LAVORO Il Progetto Equal Ipotesi di lavoro si è rivolto al tema dell occupabilità di minori e giovani (14-25 anni) inseriti nel circuito penale minorile, soggetti che risentono delle condizioni di privazione dovute alla situazione giuridica, che vivono stati di forte esclusione a causa delle carenze socio-famigliari alla base del compimento dei reati, alla condizione di straniero e di clandestinità. Gli elementi di discriminazione hanno riguardato anche la bassa scolarità, l appartenenza a gruppi emarginati e a contesti di illegalità. Gli ambiti di intervento del progetto sono stati: - sperimentazione di percorsi integrati e personalizzati di occupabilità - innovazione e flessibilizzazione dell offerta di orientamento e formazione - promozione di nuovi accordi tra imprese e attori locali che supportino l inserimento occupazionale e l inclusione sociale - promozione di un collegamento stabile tra i sistemi della formazione, del lavoro e del welfare, attraverso il coinvolgimento attivo dei servizi competenti. Il progetto ha coinvolto a livello di sistema l intero territorio nazionale che rappresenta il livello di competenza del Dipartimento per la Giustizia Minorile del Ministero della Giustizia, mentre le sperimentazioni locali si realizzano nei territori di competenza dei Centri per la Giustizia Minorile di: Milano, Venezia, Roma, Catanzaro e Palermo. Nel territorio della provincia di Pordenone il progetto Equal Ipotesi di lavoro ha affrontato tre aspetti specifici: il percorso di orientamento e formazione con esperienze di inserimento lavorativo per i minori e giovani dell area penale; i modelli e metodi di accompagnamento dei minori coinvolti nella fase di inserimento e nella dimensione delle capacità di relazione adeguata nell ambiente aziendale; i raccordi e le sinergie operative tra le varie Istituzioni coinvolte nelle attività. In particolare ha inteso quali strategie da implementare: l avvio di percorsi di orientamento al lavoro per i giovani che abbiano la finalità di sviluppare specifiche competenze basandosi sulle potenzialità reali del giovane; il coinvolgimento delle aziende attraverso azioni di promozione, supporto e confronto; la sperimentazione di attività di accompagnamento dei minori e giovani dell area penale nel mondo del lavoro, integrate nella dimensione generale del progetto educativo; lo sviluppo della 5

7 rete territoriale a supporto dei percorsi di inclusione, coinvolgendo un maggior numero di associazioni, aziende, enti pubblici, con particolare attenzione alle Istituzioni che si occupano in modo specifico delle politiche attive del lavoro. Provincia di Pordenone, Comune di Pordenone, USSM (Ufficio Servizi Sociali Minori) di Trieste e Il Piccolo Principe cooperativa sociale, in qualità di rete di partenariato locale, dopo un attenta valutazione hanno orientato l attività in un percorso di ricerca volto a fare il punto sull esperienza di realizzazione sul territorio provinciale delle attività di cui al Progetto Obiettivo "Inserimento socio-lavorativo con borsa di formazione lavoro di minori e giovani adulti (15-21 anni) a rischio di devianza e criminalità" della L.R. 33/88, con la finalità di cogliere elementi a supporto di un processo di riflessione e di revisione del Progetto Obiettivo stesso. Verificare quanto effettivamente realizzato nella Provincia di Pordenone nel quinquennio , individuare le variabili ed i reali processi che si sono sviluppati ed hanno inciso nei progetti individualizzati realizzati, costituiscono la prima parte del lavoro di ricerca che va poi ad approfondire, con interviste dirette a servizi sociali ed imprese, i fattori che hanno permesso la concreta realizzazione di questi progetti caratterizzati da un target di beneficiari particolarmente sensibile. Oggetto della ricerca è anche rilevare le nuove forme di disagio con la finalità di sviluppare uno spazio di ri-progettazione che tenga conto anche delle nuove problematiche, dei nuovi bisogni e delle nuove prospettive di adolescenti e giovani a rischio. Alessandro Padovani Coordinatore e capofila del progetto EQUAL Ipotesi di lavoro Provincia di Pordenone L Amministrazione Provinciale di Pordenone ha partecipato con interesse al partenariato locale del progetto EQUAL Ipotesi di lavoro, intravedendo in questa iniziativa un ulteriore opportunità per svolgere il proprio ruolo istituzionale di raccordo tra politiche del lavoro e politiche sociali. Fin dall inizio i Servizi afferenti al mio Assessorato hanno profuso energie per favorire percorsi di inserimento lavorativo riguardanti persone caratterizzate da svantaggio sociale, fondandosi sulla convinzione del lavoro come strategia per l inclusione sociale e sulla certezza dell esistenza di un tessuto imprenditoriale sensibile non solamente al profitto, ma al benessere e dunque alla qualità della vita della comunità di appartenenza. 6

8 Il rapporto di ricerca qui presentato offre una valutazione dell applicazione su scala provinciale di uno strumento - le borse di formazione lavoro per i minori ed i giovaniadulti a rischio di devianza - dimostrando che è necessario continuare e semmai rafforzare il dialogo tra istituzioni e imprese. Un dialogo che deve fondarsi su un forte patto territoriale e su logiche d azione di tipo reticolare tra tutti gli attori in gioco. Solo intraprendendo questo percorso sarà possibile contribuire alla crescita del territorio e alla sua coesione sociale. L Amministrazione provinciale, dal suo canto, riconferma il proprio impegno nel rimuovere gli ostacoli che riducono questo dialogo, favorendo forme di promozione delle imprese socialmente responsabili e offrendosi quale spazio di armonizzazione e coordinamento tra i Servizi Sociali territoriali coinvolti. Alessandro Ciriani Assessore Politiche del Lavoro, Programmazione Sociale, Sport della Provincia di Pordenone Il Piccolo Principe Cooperativa Sociale Onlus A quasi venti anni dalla sua fondazione la cooperativa sociale Il Piccolo Principe, cresciuta in termini numerici e nella propria capacità di rispondere ai bisogni del territorio, ha maturato una peculiare esperienza nel settore dell integrazione lavorativa di persone in difficoltà. Il Progetto Equal Ipotesi di lavoro è stato un ambito privilegiato in cui individuare, a partire da un lavoro di ricerca, strade nuove per definire e sperimentare nuovi modelli e dispositivi a sostegno dell inserimento sociale e lavorativo di giovani entrati nel circuito della giustizia. Per il Piccolo Principe è stata l occasione in cui mettere in gioco la professionalità maturata e le reti di partnership costruite negli anni al fine di sostenere azioni progettuali e promuovere l azione congiunta dei diversi attori istituzionali coinvolti. Le riflessioni ricche ed approfondite emerse dal confronto con i servizi sociali e con il mondo delle imprese rappresentano per noi un grande valore aggiunto che andrà capitalizzato per immaginare, progettare e sostenere nuovi contesti di corresponsabilità. Giuliana Colussi Presidente della Cooperativa Sociale Il Piccolo Principe 7

9 2. SUMMARY REPORT / SINTESI DEL RAPPORTO Il progetto EQUAL Ipotesi di Lavoro ha offerto l opportunità di effettuare un analisi valutativa sull esperienza di implementazione, nel territorio della provincia di Pordenone durante il periodo , del Progetto Obiettivo Inserimento sociolavorativo con borsa formazione lavoro di minori e giovani adulti (15-21 anni) a rischio di emarginazione, devianza e criminalità. La finalità che ha guidato l indagine, illustrata nel capitolo terzo, è stata quella di cogliere elementi utili ad approfondire la riflessione sul rapporto servizi sociali contesti lavorativi, in grado di fornire suggerimenti ed indicazioni per iniziative diverse la cui realizzazione pone come variabile cruciale questo stesso rapporto. Una eventuale ridefinizione del progetto obiettivo; l imminente attivazione sperimentale del reddito di base per la cittadinanza; i percorsi di reintegrazione lavorativa a seguito di crisi occupazionali; l inserimento di soggetti difficilmente occupabili; la consolidata esperienza dei percorsi di integrazione lavorativa a favore delle persone disabili possono senza dubbio essere considerati i possibili orizzonti di riferimento a cui destinare i risultati emersi dalla presente ricerca. Il processo di analisi empirica, presentato nel capitolo quarto, ha inteso integrare dati quantitativi e qualitativi. Cogliendo l opportunità di un monitoraggio regionale su tutte le borse lavoro attivate dai servizi sociali dei comuni, la ricognizione effettuata per Ipotesi di lavoro ha potuto esaminare e confrontare dal punto di vista statistico dati di natura sociale ed economica relativi alla specifica categoria dei giovani a rischio di criminalità. La parte qualitativa dell indagine è stata realizzata invece con alcune interviste in profondità a referenti dei Servizi Sociali comunali di tutti e cinque gli Ambiti Distrettuali, e a datori di lavoro o responsabili di contesti produttivi resisi disponibili all attivazione delle borse di formazione lavoro. Un capitolo del rapporto di ricerca (il quinto) è stato dedicato alla ricostruzione dell iter normativo. La genesi di questo intervento si fonda sulla LR n 33/88 e i quattro progetti obiettivo collegati. Successivamente il DGR 2870/1990 ha attivato il progetto pilota e il DGR 1646/1997 il progetto obiettivo triennale. Alla scadenza del triennio l iniziativa è continuata, sostenuta economicamente attraverso una specifica previsione di spesa inserita nelle leggi finanziarie regionali. Con l introduzione della LR 6/2006 i progetti obiettivo introdotti con la LR 33/88 vengono abrogati ad esclusione del progetto obiettivo a favore di minori e giovani adulti a rischio di 8

10 emarginazione, devianza e criminalità, oggetto dello studio di Ipotesi di lavoro. La finanziaria regionale del 2007 ha abrogato anche quest ultimo progetto finalizzandolo alle attività per le persone a rischio di esclusione sociale e detenute ed ex detenute. Con l anno in corso questa iniziativa trova dunque la sua conclusione per essere però ricollocata in un contesto più generale, sancendo di fatto quello che effettivamente è avvenuto nelle prassi di erogazione delle borse di formazione-lavoro attivate dai Servizi Sociali dei Comuni 1. La ricostruzione quantitativa illustrata nel capitolo sesto ha permesso di rilevare che nel periodo sono state attivate nel territorio della Provincia di Pordenone 103 borse di formazione lavoro dando un opportunità a 62 beneficiari compresi nella fascia d età del progetto obiettivo. I finanziamenti erogati dalla Regione hanno subito un incremento nel periodo, mentre oltre 50 aziende hanno dato la loro disponibilità per l inserimento dei giovani a rischio di devianza. Si sottolinea però che lo strumento non è stato impiegato per le ragioni originarie: solo 4 beneficiari, infatti, sono risultati facenti parte del circuito penale. Le borse di formazione lavoro ideate per adolescenti e giovani-adulti a rischio di devianza e criminalità, nel corso degli anni, sono state quindi estese ad altre fasce d età e soprattutto ad altre tipologie di utenti gravitanti per lo più nell area dello svantaggio sociale adulto. La ricostruzione qualitativa dell esperienza illustrata nel capitolo settimo è suddivisa in due parti: la prima volta a raccogliere le riflessioni degli operatori sociali e la seconda attenta a registrare la voce, finora mai ascoltata, dei datori di lavoro. I principali elementi emersi dall ascolto dei Servizi Sociali sono stati: l attenzione al caso (è l elemento prevalente che contraddistingue l assistenza sociale); le difficoltà pratiche nel reperire contatti con le aziende; le paure suscitate dai contesti lavorativi, in termini di distanza dalle problematiche e dalle metodologie del lavoro sociale; la personalizzazione dei rapporti con l imprenditore (che diviene dunque patrimonio personale dell assistente sociale). I principali elementi emersi dall ascolto dei datori di lavoro sono risultati: il non essere lasciati soli, ovvero l importanza dell accompagnamento del borsista durante il percorso di formazione lavoro; la necessità che l operatore sociale conosca in modo adeguato i bisogni dell azienda (di produttività, di sicurezza, di codici di 1 Come si dirà in modo più esaustivo nel capitolo quinto, a chiusura del presente rapporto, in data 7 novembre 2007, è apparso nel BUR della Regione Friuli Venezia Giulia il decreto che prevede un regolamento di transizione, a valere per il solo anno 2007, a sostegno di progetti aventi lo scopo di contrastare l esclusione sociale, al devianza e la criminalità (Decreto del Presidente della Regione 5 novembre 2007 n 0352/Pres.). 9

11 comportamento, ecc..); l inaspettata sensibilità dei referenti aziendali anche per aspetti pedagogico-educativi ( imparare le regole ). Nelle conclusioni si rileva dunque come centrale la questione del rapporto operatore sociale contesto di lavoro. Si rileva come i Servizi Sociali, nell implementare questo progetto obiettivo, abbiano di fatto acquisito un metodo ed un area di lavoro, sperimentandolo a favore di minori e giovani-adulti. Questa attività ha consentito il sedimentarsi di una significativa esperienza di rapporto con il mondo delle imprese e di gestione di percorsi di integrazione lavorativa, fatta principalmente di una capacità di coinvolgere e motivare singoli imprenditori ed i loro collaboratori in attività di accoglienza e formazione nei confronti di persone portatrici di problematicità talvolta importanti. L integrazione dell analisi quantitativa e di quella qualitativa tende a sottolineare come vi sia stata una forte diversificazione dell impiego dello strumento borsa: per finalità, tipo di beneficiari, ammontare economico, tempi di erogazione, ecc..; ovvero è risultata assente una omogeneizzazione/armonizzazione dello strumento borsa di formazione lavoro, anche per il venir meno del coordinamento provinciale esistente nel periodo La ricerca si propone anche di offrire alcune indicazioni per piste operative ed ulteriori approfondimenti. Due percorsi in particolare sono evidenziati nel capitolo conclusivo: - si richiama la necessità di una nuova veste giuridica dello strumento borsa formazione-lavoro che: a) mantenga un attenzione specifica alla devianza minorile, condizione che ha importanti e peculiari risvolti educativo-pedagogici, anche alla luce dei cambiamenti socio-demografici dei nuovi potenziali beneficiari (immigrati, giovani benestanti); b) configuri un nuovo assetto istituzionale ripristinando il ruolo di coordinamento, armonizzazione e monitoraggio della Provincia (integrando quello dei processi di supporto alla governance nei Piani di Zona); c) consideri alcuni aspetti operativi: aggiornamento del valore degli assegni, diversificazione secondo le finalità, personalizzazione degli interventi, aumento delle risorse per le funzioni di accompagnamento (sorta di tutorship); - si auspica un supporto ai processi di dialogo tra istituzioni ed impresa, attraverso modalità plurime in grado, da un lato, di sedimentare e formalizzare quanto è stato fino ad oggi fatto, prevalentemente grazie alla capacità relazionale dei 10

12 singoli operatori; dall altro di aumentare l integrazione attraverso processi di promozione e valorizzazione della responsabilità sociale delle imprese. Il rapporto di ricerca, perseguendo anche un obiettivo squisitamente documentale, termina con un ricco apparato di allegati proponendosi dunque come strumento al tempo stesso di memoria e lavoro per tutti gli operatori ed amministratori che intendono in futuro rendere operative le indicazioni emerse da questa ricerca. 11

13 3. OBIETTIVI DI RICERCA La ricerca empirica sviluppata all interno del progetto EQUAL Ipotesi di lavoro ha inteso verificare ed analizzare le attività svolte sul territorio della provincia di Pordenone nel periodo relativamente alla realizzazione del progetto obiettivo Inserimento socio-lavorativo con borsa di formazione lavoro di minori e giovani adulti (15-21 anni) a rischio di devianza e criminalità definito nel DGR del 6 giugno 1997 n Campi di verifica sono stati identificati ne: il contesto programmatorio che ha portato alla ideazione ed alla attuazione del progetto obiettivo; le attività svolte sul territorio della provincia di Pordenone nel periodo relativamente alla realizzazione dei progetti individuali previsti; i fattori che hanno permesso la concreta realizzazione di questi interventi caratterizzati da un target di beneficiari particolarmente sensibile con l obiettivo di individuare quali sono stati i fattori che hanno condizionato il loro successo/insuccesso. La ricerca documentale e testimoniale relativamente alla genesi dei progetto pilota e del successivo progetto obiettivo ha consentito di ricostruire il senso ed i processi, sia a livello programmatorio regionale che a livello attuativo provinciale, che hanno consentito la progettazione e la realizzazione della progettualità oggetto di indagine. Si ricorda che tale progetto obiettivo è stato già oggetto di valutazione da parte del Coordinamento tecnico-provinciale, ma solo relativamente al periodo (vedasi bibliografia), in prossimità della conclusione del triennio sperimentale. A tutt oggi, infatti, non è stata prodotta alcuna documentazione recante informazioni sull andamento delle borse di formazione lavoro per giovani a rischio di devianza e criminalità attivate nel periodo che di fatto coincide con la fase finale di questa iniziativa progettuale. Gli obiettivi specifici dell indagine sono così enucleabili: - descrivere, dal punto di vista quantitativo, le modalità e l andamento del ricorso allo strumento della borsa di formazione lavoro da parte dei Servizi Sociali Comunali (SSC); l indagine si è intersecata con una parallela attività svolta dal Servizio Programmazione Sociale/SISS della Provincia di Pordenone che ha realizzato una ricognizione di tutte borse di formazione lavoro attivate dai comuni della provincia di Pordenone nel periodo di riferimento. E stato così possibile contestualizzare l attività a favore dei minori a rischio di disadattamento, devianza e criminalità nel più ampio 12

14 contesto delle attività di formazione-lavoro realizzate in questi anni dai comuni a favore dei loro beneficiari giovani ed adulti; - individuare i fattori che hanno permesso la concreta realizzazione di progetti di inserimento socio-lavorativo caratterizzati da un target di beneficiari particolarmente sensibile: il rapporto con gli utenti, il coinvolgimento delle imprese e degli altri servizi territoriali (USSM in particolare); - capire gli elementi che hanno inciso nel favorire il successo o l insuccesso di questi interventi di accoglienza e di formazione in situazione; - fornire alcune indicazioni per la costruzione di uno stabile e fruttuoso rapporto istituzioni ed imprese utili a tutte le iniziative che riconoscono nell inserimento lavorativo una delle possibili strategie di integrazione sociale. 13

15 4. PROCESSO DI RICERCA La ricerca attivata nell ambito del progetto EQUAL Ipotesi di lavoro si configura come analisi valutativa mirata dell implementazione di uno specifico intervento pubblico fondandosi su fonti secondarie (indagine documentale) e primarie (ricerca sul campo). Le informazioni raccolte e utilizzate ai fini della stesura del presente rapporto hanno natura sia quantitativa (dati economici e performance di attività), sia qualitativa (descrizioni, opinioni e giudizi). Operativamente il processo si è svolto durante l anno 2007 attraverso le seguenti azioni: 1) ricognizione documentale di base al fine di disporre un quadro il più possibile esaustivo degli atti normativi, progetti, relazioni di verifica e valutazione, studi ed analisi prodotti sull oggetto d indagine; 2) realizzazione di alcune interviste esplorative a testimoni privilegiati in grado di fornire informazioni sulla genesi del progetto obiettivo; 3) raccolta sistematica di dati quantitativi sulle borse di formazione lavoro erogate nel periodo , effettuata su schede opportunamente predisposte e somministrate agli Ambiti Distrettuali della provincia di Pordenone; in questa azione si è colta l opportunità di raccogliere anche la lista dei contesti di inserimento lavorativo dei beneficiari della borsa (aziende ospitanti), nonché i costi sostenuti dalla Regione; 4) raccolta delle convenzioni-tipo impiegate dagli Ambiti Distrettuali; 5) somministrazione di interviste agli operatori sociali che nei cinque Ambiti Distrettuali hanno impostato e accompagnato i beneficiari dell iniziativa delle borse di formazione lavoro per adolescenti e giovani a rischio; 6) individuazione di alcuni significativi contesti lavorativi e somministrazione dell intervista al corrispettivo tutor o referente aziendale. Ragioni di difficoltà oggettiva e di opportunità hanno sconsigliato la realizzazione delle interviste con persone che hanno beneficiato in prima persona degli interventi previsti dal progetto obiettivo in materia di disadattamento, devianza e criminalità per minori e giovani adulti. Gli strumenti impiegati nelle diverse azioni sono riportati in allegato al presente rapporto. Anche gli esiti della ricognizione documentale sono qui presenti, 14

16 precisando che, stando alle difficoltà incontrate e ai tempi limitati di questa ricerca, si tratta di un lavoro rimasto in progress, che non vanta alcuna pretesa di esaustività. Le interviste ai testimoni privilegiati 2 sono state impiegate per la ricostruzione del percorso normativo regionale e di attuazione degli interventi così come delineati nel terzo capitolo. L analisi dei dati quantitativi sull attivazione delle borse raccolti presso gli Ambiti Distrettuali si è rivelata piuttosto faticosa per diversi aspetti: - mancanza di una omogeneità nell archiviazione delle informazioni; - effettiva varietà di impiego dello strumento della borsa formazione lavoro, non sempre riconducibile a variabili comuni; - persistenza, nonostante un miglioramento compiuto di recente, della scarsa cultura del dato statistico presso i Servizi Sociali Comunali; - resistenze alla condivisione e diffusione dei dati; in particolare esse si sono registrate nella raccolta della lista dei contesti di inserimento socio-lavorativo, ritenuti non comunicabili per problemi di privacy. Queste difficoltà possono trovare riscontro in alcune inesattezze presenti nelle tabelle riportate nel sesto quinto. Le convenzioni tipo sono state raccolte in tutti gli Ambiti Distrettuali e inserite negli allegati. Le interviste agli operatori sociali sono state effettuate in ogni Ambito Distrettuale della provincia e hanno coinvolto 7 referenti (vedasi tabella n 1). 2 In particolare si è avuto modo di ascoltare: la dirigente della Direzione Regionale in carica nel periodo di avvio dell iniziativa; la referente USSM per questi progetti dei primi anni 90; la coordinatrice del progetto della Provincia di Pordenone. 15

17 Tabella n 1: operatori sociali intervistati per Amb ito Distrettuale Ambito Distrettuale Operatore sociale intervistato Data intervista Note 6.1 SACILE Francesca Fracassi lunedì 18 giugno 1 intervista 6.2 SAN VITO AL T. Maria Luisa Campagnolo mercoledì 27 giugno 1 intervista 6.3 AZZANO DECIMO Chiara Bozza e Rita Cappettini lunedì 11 giugno 2 interviste 6.4 MANIAGO Elisabetta Turani giovedì 2 agosto 1 intervista 6.5 PORDENONE Mario Pradella e Elena Miniutti lunedì 17 settembre 1 intervista con entrambi gli operatori Le interviste alle figure dei contesti di inserimento lavorativo hanno raggiunto cinque imprese piuttosto differenti dal punto di vista del settore economico e dimensione (vedasi tabella n 2), ascoltando sei persone, titol ari dell azienda o responsabili di unità. Tabella n 2: contesti produttivi di attivazione del le borse raggiunti dall intervista Azienda Sede Settore Fatturato ( ) Dipenden ti Intervistato (ruolo) Trattoria/Piz zeria da Gildo Zoppola (Orcenigo Inferiore) Ristorazione , la titolare e la co-titolare G. Zanini (cotitolare dell azienda) Decoro Srl Spilimbergo Mosaico artistico nd 13 C. De Marchi (titolare) Sodexo Spa Porcia Ristorazione per mense Pulizie Vigilanza ,00 35 nella sede Electrolux 3 Marchini (responsabile di unità) Giardino in città Eco Espansi Srl Udine Florovivaistico ,00 6 fissi e 3-4 stagionali San Vito al T. Chimica ,00 25, suddivisi in due turni L. Rizzardi (titolare) G. Raggi (titolare) e collega (responsabile di reparto) 3 Il totale dei dipendenti in Italia raggiunge quota unità. 16

18 5. EVOLUZIONE NORMATIVA E GENESI DEGLI INTERVENTI Anticipata da un progetto innovativo di inserimento con borse lavoro per i ragazzi dell area penale sperimentato verso la fine degli anni 80 dall Ufficio Servizio Sociale per i Minorenni (USSM) del Dipartimento Giustizia Minorile del Ministero di Giustizia in convenzione con la Provincia di Trieste, che a quei tempi gestiva l area minori, la progettualità regionale a favore dei minori a rischio di devianza trova il suo sviluppo nei circa venti anni che intercorrono fra il 1988, anno della promulgazione della legge regionale n 33 Piano socio-assistenziale della reg ione Friuli Venezia Giulia ed il 2007, che nella legge finanziaria determina la chiusura del progetto obiettivo per minori e giovani adulti (15-21 anni) a rischio di devianza e criminalità, assegnandolo alle finalità definite dalla legge regionale n 6/20 06 Sistema integrato di interventi e servizi per la promozione e la tutela dei diritti di cittadinanza sociale agli articoli 50 4 e Da un punto di vista normativo la storia della progettualità a favore dei minori a rischio di devianza si sviluppa attraverso i seguenti passi normativi fondamentali: La promulgazione della legge regionale n 33/88 Pia no socio-assistenziale della regione Friuli Venezia Giulia che in tema di disadattamento, devianza e criminalità, all art. 22 comma 4 dà mandato alla Giunta Regionale di definire un progetto pilota per l'avvio in tale campo di iniziative di recupero e reinserimento. Tale Progetto pilota in tema di disadattamento, devianza e criminalità verrà definito nel D.G.R. 13 giugno 1990, n 2870; L emanazione del progetto obiettivo "Inserimento socio-lavorativo con borsa di formazione lavoro di minori e giovani adulti (15-21 anni) a rischio di devianza e criminalità" definito nel D.G.R. 6 giugno 1997, n 1646, di durata triennale ( ). Da un punto di vista culturale la nascita di questa progettualità trova radici nel più ampio movimento culturale che in quegli anni affrontava il tema delle carceri e del sistema penale nei loro rapporti con il territorio. È infatti del 1986 la legge Gozzini 6, che affrontava il tema delle carceri ed incominciava ad individuare una presa in carico da parte del territorio del problema penitenziario. Nel tempo infatti si era assistito ad uno scollegamento totale del mondo penitenziario dal territorio di appartenenza. Quella legge cominciava a prevedere sia misure alternative (per 4 Politiche per le persone a rischio di esclusione sociale 5 Politiche per le persone detenute ed ex detenute 6 Legge 10 ottobre 1986, n. 663 Modifiche alla legge sull ordinamento penitenziario e sulla esecuzione delle misure privative e limitative della libertà. 17

19 detenuti che potevano goderne) sia una presa in carico da parte dei comuni, degli enti locali, del territorio in generale, delle problematiche dei detenuti che fino ad allora erano invece erano stati vissuti in maniera separata. A livello nazionale era stata costituita una commissione Stato-Regioni che prevedeva la presenza del Ministero di grazia e giustizia, delle Regioni e le Province autonome. Era un gruppo tecnico strutturato in due sottocommissioni: adulti e minori. In analogia con quanto si faceva a livello nazionale, in ogni regione, compreso il Friuli Venezia Giulia, era stata avviata una Commissione regionale devianza e criminalità, composta dai direttori delle case circondariali, il direttore del Servizio Sociale Adulti, il direttore del centro USSM, la Procura del Tribunale per i Minorenni, i quattro comuni capoluogo di provincia, le quattro Province e la sanità. Anche a livello regionale la commissione era suddivisa in adulti e minori. Per quanto riguarda i minori da subito si è puntato sulla prevenzione, con l idea di inserire i minori problematici nei servizi già esistenti. In un primo momento non si è voluto quindi entrare negli aspetti di cura della devianza, quanto piuttosto di promuovere la prevenzione, sensibilizzando chi doveva gestire il settore minori ad intervenire in maniera precoce. Nel corso del tempo tuttavia a fronte dell aumentare dei fenomeni di disadattamento (abbandoni scolastici, disadattamento con conseguenze penali) si è stretta sempre di più una collaborazione fra USSM e Comuni per progetti integrati non solo di prevenzione ma anche di intervento in situazioni di disadattamento in atto. La Regione Friuli Venezia Giulia allora si è fatta carico di progetti specifici sui minori che erano entrati in percorsi di devianza, già nel circuito civile o penale, magari con provvedimenti di messa alla prova. Da qui ha previsto l avvio di interventi per borse di formazione lavoro. Si è quindi passati da interventi di prevenzione primaria e di intervento culturale ad interventi di natura riabilitativa sul disagio conclamato di natura deviante. La sottocommissione minori ha iniziato a lavorare pensando alle linee guida delle iniziative previste dalla LR n 33/88. Inizialmente puntando ad una attività di conoscenza del fenomeno del disadattamento giovanile strutturando un flusso informativo dedicato con l adozione di una scheda di rilevazione (abbandono scolastico, assunzione di droghe, tentativi di suicidio, reati penali ), con gli istituti scolastici ed i servizi presenti in regione. Dagli esiti di questa attività sono nati il primo progetto obiettivo e quindi il progetto pilota del L assetto istituzionale del progetto prevedeva l attivazione di due livelli di coordinamento tecnico: Regione Province e Province Ambiti Distrettuali. La Regione è intervenuta a sostegno della sperimentazione con un finanziamento ad hoc, trasferito alle Province per la gestione tecnico-operativa e finanziaria del progetto. Le Province hanno quindi svolto un ruolo di coordinamento con i tecnici 18

20 individuati dagli Ambiti socio assistenziali, con compiti di quantificazione del fabbisogno, assegnazione a ciascun ambito del numero di borse, assegnazione delle singole borse attraverso la definizione di procedure, strumenti (indicatori di rischio, schede di rilevazione, contratto tipo di lavoro, ecc.), gestione delle graduatorie, accompagnamento alla realizzazione dei singoli progetti. Con l approvazione del regolamento n. 233/R-Pres del la Regione ha fissato i termini per la presentazione delle domande direttamente da parte degli ambiti socio assistenziali alla regione stessa, di fatto non rinnovando l assetto organizzativo della sperimentazione centrato sulla funzione di coordinamento tematico territoriale attivato dalle Province. Nel contempo le commissioni nazionale e regionale hanno funzionato almeno fino al 2000, andando quindi diradando via via la propria attività. La legge finanziaria regionale del 2007 (LR 1/2007) ha abrogato il progetto pilota previsto dalla LR 33/88 in materia di disadattamento, devianza e criminalità finalizzandolo alle attività per le persone a rischio di esclusione sociale e detenute ed ex detenute previste dalla LR 6/2006. Oltre a ciò la finanziaria ha previsto altresì, nelle more della compiuta definizione di un regolamento di finanziamento dei progetti rientranti nelle finalità previste dagli articoli 50 e 51 della LR 6/2006, l emanazione di un regolamento di transizione, a valere per il solo anno 2007, allo scopo di concedere e ripartire le risorse disponibili a bilancio per l anno in corso. Tale regolamento per la concessione dei finanziamenti per l anno 2007 a sostegno di progetti aventi lo scopo di contrastare l esclusione sociale, la devianza e la criminalità (Decreto del Presidente della Regione 5 novembre 2007 n 0352/Pres.) è stato pubblicato nel BUR in data 7 novembre

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