Lezione 13- I due teoremi fondamentali dell economia del benessere e il second best

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1 Lezione 13- I due teoremi fondamentali dell economia del benessere e il second best La mano invisibile e i due teoremi fondamentali dell economia del benessere Nel 1776 Adam Smith nella Ricchezza delle Nazioni definì il concetto di mano invisibile, in base al quale il libero operare delle forze di mercato, a loro volta dirette dall agire di individui egoisti, promuove la crescita economica e con essa l interesse pubblico. A metà degli anni 50 del secolo scorso è stato dimostrato che solo se sono soddisfatte alcune condizioni specifiche la mano invisibile consente il raggiungimento automatico del massimo benessere collettivo. Tali condizioni sono formalizzate nei due teoremi fondamentali dell economia del benessere, che si riconducono principalmente ai contributi di Pareto e Walras 1 e alle dimostrazioni di Wald (1951), McKenzie (1954) e di Arrow e Debreu (1954). Il primo teorema fondamentale dell economia del benessere stabilisce che in presenza di mercati completi ogni equilibrio walrasiano di concorrenza perfetta, se esiste, è un ottimo paretiano. Pertanto, in assenza di esternalità, ogni situazione nella quale per ogni bene esiste un prezzo, considerato come dato dagli operatori, a cui domanda e offerta si uguagliano, e il regime di mercato è caratterizzato, sia dal lato della domanda che dell offerta, da omogeneità del prodotto, ampia numerosità degli operatori, assenza di cartelli, intese o accordi fra essi, libertà di entrata e di uscita dal mercato senza costi (contendibilità) e perfetta informazione che possa scongiurare la segmentazione dei mercati, corrisponde a un ottimo paretiano. La completezza dei mercati implica: - l assenza di esternalità, ovvero di vantaggi o svantaggi che un operatore produce su un altro operatore senza riceverne un corrispettivo o pagarli (si tratta di vantaggi o svantaggi che non sono oggetto di scambio e quindi non compaiono nel bilancio di chi li produce). - l assenza di beni pubblici e di beni di merito; - la presenza di mercati per tutti i beni sia presenti che futuri (ma ciò è possibile solo tenendo conto che essi sono accompagnati da costi di transazione, da asimmetria informativa e da incertezza). L equilibrio walrasiano di concorrenza perfetta è la situazione nella quale esiste un vettore di prezzi tale che l eccesso di domanda su ogni mercato è nullo. Questo equilibrio assicura la massimizzazione delle utilità dei consumatori e dei profitti degli imprenditori garantite dalle assunzioni di continuità e non saziabilità delle preferenze e della convessità degli insiemi di produzione. Quest ultima assunzione implica l assenza di rendimenti crescenti che ridurrebbero il costo totale medio all aumentare della produzione nel lungo periodo favorendo, come aveva 1 Cfr. Pareto V., (1906), Manuale di Economia politica, Società Editrice Libraria, Milano; Walras L., (1900), Éléments d'économie politique pure, Leipzig.

2 intravisto con preoccupazione Marshall e successivamente precisato Sraffa 2, la tendenza dei mercati verso forme di concorrenza monopolistica (Figura 21). Negli anni successivi, la realtà dei mercati ha ampiamente mostrato lo scarso realismo dell assunzione di regimi di costi costanti e prospettato di conseguenza l allontanamento progressivo dei mercati dalla concorrenza perfetta. Per il primo teorema, se i prezzi fungono da indicatori della scarsità per i produttori e dell utilità sociale per i consumatori, l esistenza di prezzi perfettamente concorrenziali consente di produrre la combinazione migliore di beni e servizi avvalendosi delle risorse e della tecnologia a disposizione della società. Tuttavia l importanza pratica del teorema è alquanto limitata per la difficoltà di soddisfare nelle economie concrete le condizioni che garantiscano l esistenza, l unicità e la stabilità di un equilibrio di concorrenza perfetta. D altra parte, l ottimo paretiano, per come è definito, può essere raggiunto con qualsiasi distribuzione delle risorse politicamente accettabile. Il primo teorema ha quindi natura descrittiva e astratta, in quanto mostra le conseguenze di una ben definita situazione di mercato in termini di un dato principio di ordinamento sociale. Esso può essere visto come una precisazione del concetto smithiano di mano invisibile oltre che dei suoi limiti concreti. Esso trascura i profili di equità nella distribuzione delle risorse: il mercato opera sulla base di una distribuzione delle risorse già esistente, che non riesce a modificare, se non marginalmente, attraverso l efficientamento (Figura 2). Pertanto, l operare della concorrenza perfetta rende efficiente il sistema produttivo data la distribuzione delle risorse tra i produttori e ottimizza il benessere dei consumatori data la distribuzione del reddito. In altre parole, ciascun individuo massimizza la sua utilità nei limiti del proprio reddito. Gli aspetti più problematici dell equilibrio walrasiano di concorrenza perfetta sono la sua stabilità oltre all esistenza e all unicità. In un mercato di concorrenza perfetta le condizioni per l ottimo paretiano sono tutte soddisfatte perché la legge del prezzo unico implica l unicità dei prezzi relativi (sms eguali e smt eguali) e la minimizzazione dei costi di produzione se le combinazioni produttive eguagliano i smst ai rapporti tra i prezzi dei fattori per ogni settore. Se l efficienza di un sistema produttivo dipende dal meccanismo dei prezzi in mercati di concorrenza perfetta, la sua equità è connessa, invece, alla distribuzione del reddito che è associata a un giudizio di valore. Per i marginalisti essa è invece legata alla corrispondenza tra produttività marginale e remunerazione dei fattori. Il secondo teorema fondamentale dell economia del benessere, quello detto prescrittivo, stabilisce che in un economia convessa (ovvero se le curve di indifferenza e gli isoquanti sono convessi), in presenza di mercati completi, un equilibrio economico generale concorrenziale consente di raggiungere una allocazione Pareto-efficiente (una posizione di ottimo paretiano) una volta raggiunta una distribuzione opportuna della dotazione iniziale dei beni disponibili. Esiste un ottimo paretiano per ogni distribuzione ma qui un punto fondamentale da comprendere riguarda la definizione opportuna della distribuzione delle dotazioni iniziali. In un 2 La questione viene ripresa successivamente in relazione alla definizione di esternalità. In presenza di rendimenti crescenti di scala, il costo totale medio decrescerebbe continuamente senza eguagliare mai il costo totale medio (Figura 21). L eguaglianza del prezzo al costo marginale darebbe luogo a produzioni in perdita.

3 contesto di individualismo etico, che insieme alla inconfrontabilità delle utilità è un presupposto dei due teoremi, l equità definita politicamente può rendere necessario uno spostamento sulla frontiera delle utilità ottenuto attraverso imposte o sussidi a somma fissa (sulla cui base imponibile il contribuente non può influire attraverso il suo comportamento). Il secondo teorema implica che considerazioni distributive e di efficienza possano essere vagliate separatamente. I due teoremi dell economia del benessere sono stati interpretati da molti economisti nel senso di suggerire una divisione di compiti fra Stato e mercato: al primo si assegnerebbe un obiettivo redistributivo mentre il secondo assolverebbe un ruolo allocativo nel caso in cui il mercato producesse una distribuzione inaccettabile. I due teoremi fondamentali hanno rilevanti implicazioni dal punto di vista della politica economica. Se esiste una configurazione di mercati perfettamente concorrenziali e completi, e quindi un equilibrio di mercato di concorrenza perfetta in assenza di esternalità, l operatore pubblico non dovrebbe intervenire, se non per una modifica previa della distribuzione delle dotazioni: infatti, qualunque altro intervento porterebbe il sistema in una posizione sub-ottimale, cioè di minore efficienza. Tuttavia, secondo il pensiero liberale, siccome qualunque allocazione Pareto-ottimale può essere raggiunta attraverso un equilibrio di mercato di concorrenza perfetta e un trasferimento a somma fissa, è meglio che il mercato sia lasciato a sé stesso (e realizzare una crescita più sostenuta del reddito), per redistribuirlo successivamente attraverso i trasferimenti. Dunque, la conclusione che discende dai due teoremi è che per far crescere più velocemente l economia è meglio che il mercato concorrenziale sia lasciato a sé stesso: la ricetta è quella del laissez faire, del free trade e del free market. Ma la realtà dei mercati è diversa. I due teoremi sono stati estesi, anche sulla base di contributi precedenti alla loro dimostrazione (Arrow, 1953), per tener conto sia della uniperiodalità sia dell incertezza che li accompagna. Il primo problema è stato affrontato con la creazione dei mercati dei beni futuri. Il secondo problema è stato affrontato considerando i mercati contingenti in cui i beni sono definiti in relazione al periodo e alla situazione che si verificherà nel periodo stesso. Entrambi questi tipi di mercati possono servire per effettuare coperture dei rischi legati all incertezza ma possono essere utilizzati anche per motivi speculativi. Il modello di Milton e Savage mostra che l incertezza dà luogo a un costo che può essere coperto dai mercati assicurativi (Figura 22). Nonostante le estensioni suddette, la realtà in cui viviamo è ancora caratterizzata da mercati incompleti che lasciano spazio sia alle esternalità che all incertezza. In conclusione, la presenza di mercati non perfettamente concorrenziali, beni pubblici, beni di merito, costi di transazione, asimmetrie informative e mercati incompleti danno luogo alla formazione di prezzi diversi da quelli di Arrow e Debreu e quindi a situazioni inefficienti (Figura 23). L esistenza di tanti ottimi paretiani quante sono le possibili distribuzioni delle dotazioni iniziali conduce a mettere in dubbio una convinzione molto radicata nella corporazione degli economisti e cioè che tra equità ed efficienza esista un trade-off ovvero un modo di scambiare l una con l altra come se esse condividessero la natura di obiettivo. Questa posizione trascura la diversa natura dell equità e dell efficienza e cioè che mentre la prima è un obiettivo che dipende da giudizio di valore, e in questo senso essa è lasciata alla scelta politica, la seconda ha solo natura di vincolo. In

4 altre parole, una volta scelta una qualsivoglia distribuzione delle dotazioni iniziali (prius), si procede a rendere efficiente il sistema economico (posterius). Tuttavia ogni situazione distributiva deve essere associata a un allocazione efficiente delle risorse. L efficienza I concetti di efficienza sono molteplici. Una prima distinzione si può fare tra i concetti di efficienza statica (allocativa o paretiana, x), e quelli di efficienza dinamica (adattiva, innovativa). L efficienza allocativa è associata alla concorrenza perfetta e prevede l uguaglianza tra prezzo di vendita e costo marginale di produzione. L efficienza x, dovuta a Leibenstein, consiste nella scelta dei programmi di produzione tecnicamente efficienti. Per questo, ogni individuo tenderà a perseguire un massimo relativo compatibile con le informazioni di cui dispone e i valori etici cui fa riferimento, laddove cause specifiche di inefficienza sono date dai contratti di lavoro incompleti (a causa di asimmetrie informative), dall imperfetta specificazione della funzione di produzione e dalla mancanza di motivazioni. L efficienza x mette in evidenza le carenze della teoria tradizionale neoclassica nell analizzare i meccanismi interni all impresa, pur rivalutando il ruolo della concorrenza e, in particolare, l eguaglianza dei saggi marginali di sostituzione tecnica tra i fattori produttivi lavoro e capitale (dati dal rapporto tra le loro remunerazioni: tasso di salario e tasso di interesse) nella promozione dell efficienza produttiva 3. L efficienza dinamica adattiva di Alchian 4 prevede la minimizzazione del costo medio di produzione nel tempo in presenza di apprendimento graduale nel modo di affrontare i problemi (learning by doing) e nella capacità di dare risposte corrette ai problemi stessi. L efficienza dinamica innovativa consiste, infine, nella capacità di introdurre innovazioni di processo o di prodotto che consentono di modificare il sentiero dei crescita dell economia. Su questo punto si ricorda la posizione di Schumpeter il quale sosteneva che l innovazione, in quanto legata all investimento, era favorita dalla grande impresa oligopolistica e monopolistica piuttosto che dalla piccola impresa concorrenziale che non poteva godere di extra profitti peraltro importanti proprio per favorire l attività innovativa. Una posizione opposta è stata invece argomentata da Arrow. Si può comunque osservare che proprio l acquisizione di quote di mercato crescenti fino alla posizione di monopolio può far venire meno una motivazione importante dell innovazione. L equità L'equità in economia è una situazione di equilibrio nell'allocazione delle risorse in cui nessun individuo preferisce la situazione degli altri individui alla propria. Nell economia del benessere, l equità può essere intesa come molto vicina al concetto di giustizia distributiva. In tale chiave, 3 Cfr. Leibenstein H., (1989), Efficienza X e sviluppo economico: una teoria generale, UTET, Torino. 4 Cfr. Alchian A., (1950), Uncertainty, Evolution and Economic Theory, Journal of Political Economy, June.

5 l equità è associata a un giudizio di valore con cui interpretare gli equilibri di ottimo paretiano a cui giunge un sistema economico e attraverso il quale giustificare un eventuale intervento pubblico di carattere redistributivo. Come si è visto per l efficienza, anche i concetti di equità sono molteplici e possono avere come obiettivo l egualitarismo del reddito, della ricchezza, delle opportunità (o dei punti di partenza) per tutti, oppure condizionarlo al merito, all impegno, alla produttività. Si osserva che in un economia di scambio l ottenimento di una situazione perfettamente egualitaria è temporalmente instabile e dovrebbe essere continuamente ricostituita. Inoltre, superato il punto di massimo consumo o reddito pro-capite sulla frontiera tecnologica, raggiunto anche attraverso una più equa distribuzione, ulteriori operazioni redistributive verso un maggiore egualitarismo posso produrre un effetto marginale negativo sul risparmio e sull'investimento (Baldassarri, Piga). In particolare, la redistribuzione tramite imposte, se da un lato consente ai pubblici poteri il perseguimento di obiettivi di giustizia distributiva, dall altro può generare, al contempo, distorsioni nelle attività di consumo e di produzione che danno luogo a perdite di efficienza allocativa (Figura 23). In realtà non esistono imposte (capitazione, poll tax) o sussidi a somma fissa in grado di svolgere, senza distorsioni, il compito distributivo previsto dal Secondo Teorema. Se la distribuzione associata al funzionamento del mercato concorrenziale non è accettabile dal punto di vista dell equità, i tentativi di modificare tale distribuzione attraverso gli strumenti fiscali suddetti produce inefficienze. Queste sono rappresentate dal cuneo fiscale individuato dal triangolo di Harberger nel caso di imposte sul consumo in cui l effetto sostituzione associato all imposta determina per i contribuenti una perdita secca di benessere sociale che non si trasferisce all erario in termini di gettito. Il second best Nelle situazioni in cui almeno una delle condizioni necessarie per realizzare l ottimo paretiano non è empiricamente rispettata, Lipsey e Lancaster hanno dimostrato, con il teorema del second best 5, che il raggiungimento di un secondo ottimo non implica necessariamente il rispetto di tutte le altre condizioni necessarie per realizzare il primo ottimo. Ciò vale anche nel caso di piccoli scostamenti 6 tra realtà di mercati e il modello astratto di Arrow e Debreu. In conclusione, il mutamento della distribuzione porta in pratica a una situazione di secondo ottimo anche se ciò non dà luogo a un trade-off tra equità ed efficienza se si assume che esse non condividano la stessa natura di obiettivo. 5 Cfr. Lipsey R.G., Lancaster K., (1956), The General Theory of Second Best, Review of Economic Studies, December. 6 Vedi a questo riguardo anche la problematica delle conseguenze di piccoli scostamenti posta da Akerlof G. A. e Yellen J. L. Can Small Deviations from Rationality Make Significant Differences to Economic Equilibria?, American Economic Review, 1985, pp

6 Il teorema del second best di Lipsey e Lancaster asserisce che se N condizioni definiscono un ottimo paretiano, non è vero che una situazione nella quale un numero n < N condizioni sono soddisfatte sia necessariamente superiore a una situazione in cui un numero minore m < n < N di esse siano soddisfatte. Se si manifesta un solo scostamento, il compito del policy-maker è quello di rimuoverlo; nell impossibilità di farlo, è necessario intervenire sull intero sistema. Infatti, la distorsione su un mercato non rimane isolata, ma si propaga sugli altri mercati. L intuizione che sta dietro a questo risultato deriva dal fatto che le distorsioni allocative causate dalla violazione di una delle condizioni di efficienza possono essere, in genere, attenuate da distorsioni di segno opposto indotte da altre violazioni. Un esempio: se un produttore generasse diseconomie esterne ambientali (producendo oltre il livello Pareto-ottimale), questa distorsione potrebbe essere controbilanciata nel caso in cui l impresa fosse anche monopolista (e quindi scegliesse un livello di produzione al quale il prezzo eccede il costo marginale del bene, restringendo nel modo opportuno la produzione). Una politica concorrenziale che inducesse l impresa a scegliere un livello di produzione concorrenziale tale che il prezzo eguagli il costo marginale potrebbe ridurre il benessere piuttosto che incrementarlo.

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