Agricola 2/2011. Trimestrale di divulgazione tecnico-scientifica del settore agricolo. Periodico fondato nel 1896

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1 Agricola Trimestrale di divulgazione tecnico-scientifica del settore agricolo Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale 70% DCB (Cremona C.L.R.) 2/2011 Periodico fondato nel 1896

2 PROVINCIA DI CREMONA URP- Ufficio per le Relazioni con il Pubblico Tel. 0372/406233/248 fax 0372/ Sede centrale - C.so Vittorio Emanuele II,17 Cremona Tel. 0372/4061 fax 0372/ Assessorato Agricoltura, Ambiente, Caccia e Pesca Assessore Gianluca Pinotti Segreteria Tel. 0372/ Area Gestione del Territorio Via Dante,134 Cremona Coordinatore d Area - Andrea Azzoni Segreteria Tel. 0372/ fax 0372/ agricoltura.ambiente@provincia.cremona.it Settore Agricoltura e Ambiente Dirigente Andrea Azzoni - Servizio Miglioramenti Fondiari, Acque e Calamità tel. 0372/ Servizio Produzioni Vegetali, Sviluppo Agricolo, AIA ed Energia tel. 0372/ Servizio Rifiuti tel. 0372/ Servizio Aria, Scarichi e Cave tel. 0372/ Servizio Produzioni Animali e UMA tel. 0372/ Servizio Amministrativo tel. 0372/ Ufficio Agricolo Territoriale di Crema Crema - Via Matteotti,39 tel. 0373/ fax 0373/ Ufficio Agricolo Territoriale di Casalmaggiore Casalmaggiore - Via Cairoli,12 tel. 0375/ fax 0375/ Servizio Caccia e Pesca tel. 0372/ Servizio Aree Naturali tel. 0372/ COMUNICAZIONE AI LETTORI AI SENSI DEL D. Lgs. N. 196/2003 Caro Lettore, gentile Abbonato, i Suoi dati fanno parte dell archivio del periodico «La Sentinella Agricola» e vengono trattati nel rispetto di quanto stabilito dal Decreto Legislativo n. 196/2003 sulla tutela dei dati personali. L archivio è lo strumento che consente di ricevere regolarmente «La Sentinella Agricola». I suoi dati non sono e non saranno oggetto di comunicazione o diffusione a terzi. Per essi Lei potrà richiedere, in qualsiasi momento, modifiche, aggiornamenti o cancellazioni; qualora, non essendo titolare di un abbonamento nominativo, volesse far inserire il Suo nome nel nostro archivio per ricevere gratuitamente la rivista, scriva i suoi dati a: «La Sentinella Agricola» Cremona - Via Dante,

3 Agricola Trimestrale di divulgazione tecnico-scientifica del settore agricolo Anno XII - Numero 2/2011 Autorizzazione del Tribunale di Cremona n. 362 del 1 Settembre 2000 Periodico trimestrale Tariffa regime libero: Poste Italiane S.p.A. Spedizione in abbonamento postale 70% DCB (Cremona C.L.R.) Direttore Massimiliano Salini Presidente della Provincia di Cremona Direttore responsabile Marta Masseroli hanno collaborato Stefano Balestreri Masimo Delle Noci Maria Donata Feraboli Marta Masseroli Alida Piazza Editore Provincia di Cremona Corso Vittorio Emanuele II, 17 Cremona Tel. 0372/4061 Impaginazione e fotolito Orchidea - Cremona Stampa Fantigrafica s.r.l. - Cremona Prodotto con carta premiata dalla European Union Eco-Label n. reg. F/11/1, Fornita da UPM Finito di stampare: Settembre 2011 Sommario Agricola Trimestrale di divulgazione tecnico-scientifica del settore agricolo 2/2011 Periodico fondato nel 1896 La parola al Presidente 4 Editoriale 5 6 Censimento Generale dell Agricoltura 6 Pomodoro: un mercato in evoluzione 11 Il Distretto del Pomodoro da Industria-Nord Italia: una realtà in crescita 13 Il Distretto del Pomodoro da Industria-Nord Italia: la campagna Il pomodoro si presenta 16 Innovazione di prodotto: Pomì L+ 18 Misura 214 del PSR Pagamenti agroambientali 19 Quote latte: ultime notizie 22 Condizionalità in Lombardia: gli impegni Programma straordinario direttiva nitrati: apertura termini 26 Un progetto di assistenza tecnica agli allevamenti cremonesi 28 Agenda dell agricoltura 30 Le Rubriche: il parere del legale 31 Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in abbonamento postale 70% DCB (Cremona C.L.R.) 3

4 La parola al Presidente I dati provvisori del 6 Censimento Nazionale dell Agricoltura, sollecitano alcune interessanti riflessioni. Ci si chiede, innanzitutto, cosa possano dire dei semplici numeri alla politica ed ai governi locali. Come è noto si utilizzano le indagini statistiche per raccogliere ed analizzare informazioni che permettano di rispondere alle domande che ci poniamo. Il termine statistica etimologicamente si può avvicinare a status (inteso come stato politico, ovvero come stato delle cose: status rerum): tale legame è evidente nel pensiero del filosofo tedesco Achenwall nel XVIII secolo il quale affidava alla statistica il compito principale di raccogliere dati utili per governare meglio. Pertanto una buona politica non può prescindere dai dati oggettivi che riguardano l evoluzione economica e sociale del territorio e della popolazione. Dallo studio dei valori numerici si evidenziano non solo le tendenze economiche, ma, soprattutto, le tensioni e le difficoltà imprenditoriali, così come le opportunità positive di crescita dei comparti produttivi. É, quindi, con grande interesse che ho valutato i primi esiti del Censimento dell Agricoltura, consapevole della fondamentale importanza che questo settore ed il suo indotto hanno nell economia provinciale. Dai dati censuari è riscontrabile la crescente ricerca di efficienza dall agricoltura provinciale attraverso fenomeni di concentrazione e di specializzazione: rispetto al precedente censimento svolto nel 2000, si registra, in termini di numero di aziende attive, una flessione del 17,7 %, alla quale si associa un lieve decremento della Superficie Agricola Utilizzata (SAU) di circa 450 ettari ( pari allo 0.3%), a fronte di una più decisa riduzione regionale del 5,3%. Per effetto della maggiore riduzione del numero di aziende rispetto alla SAU, cresce significativamente l estensione media aziendale. Infatti, le imprese agricole cremonesi sono le seconde per ampiezza in Lombardia ed hanno avuto un incremento del 23,7% circa: si è passati in 10 anni da valori medi aziendali pari a 25,6 ettari di superficie agricola utile a 31,7 ettari. Pertanto è evidente nel confronto con il 2000 la soppressione di aziende di piccole e medie dimensioni ed un processo di ricomposizione che è avvenuto con variazioni positive, per aziende e superfici, a carico delle unità definibili di grandi dimensioni. Il patrimonio zootecnico bovino resta pressoché costante nei 10 anni, ma vi è una riduzione del numero di allevamenti di circa 700 unità: si passa quindi ad allevamenti di buone dimensioni, che hanno assorbito le potenzialità produttive dismesse dalle imprese cessate. Per le colture, si conferma il primato dei cereali e delle foraggere avvicendate con una riduzione dei prati permanenti e delle colture industriali: questo dato conferma la predominanza della filiera zootecnica nel panorama provinciale, accompagnato dai primi effetti derivanti dagli impianti agro-energetici. Specialmente nell area centro orientale provinciale si ha anche un leggero aumento delle colture orticole e dei vivai, a riprova della scelta manageriale di investire in colture a maggiore valore aggiunto, soprattutto nelle realtà aziendali di dimensioni inferiori. Se da una parte il processo di concentrazione aziendale rassicura sulla capacità di affrontare il mercato con imprese più forti e meglio dotate, grazie anche all applicazione di utili economie di scala, d altra parte l eccessiva specializzazione colturale le rende maggiormente dipendenti dai fornitori di beni e servizi e quindi meno flessibili nei casi di aumenti di costi dei mezzi di produzione. Operare a favore di una maggiore qualificazione professionale che aiuti i nostri manager agricoli a gestire i rapporti con i fornitori e col mondo del credito è una delle possibili linee d azione che le istituzioni possono valutare. Emerge, inoltre, l importanza dei Consorzi e delle Cooperative Agricole, che rappresentano un deciso volano dell economia rurale provinciale: in un momento di crisi, scelte condivise e ben ponderate possono effettivamente portare a cambiamenti significativi nella gestione integrata delle imprese. Come amministratore guardo con una leggera preoccupazione la decisa competizione in atto sull utilizzo del suolo agricolo che vede, da una parte le esigenze urbanistiche (residenziali e, soprattutto, infrastrutturali) e dall altra il mondo agricolo. La riduzione della superficie dei prati permanenti, fondamentali per mantenere il sistema irriguo nord provinciale, potrà essere compensata dall adozione di nuove tecnologie irrigue, ma chiede una riflessione più ampia sul rispetto e sulla tutela delle esigenze agricole a scala territoriale. La Provincia è da sempre sensibile a queste tematiche ed intende affiancare con un proprio serio contributo politico-programmatorio enti locali e mondo rurale. Le prime rilevazioni relative all impiego di lavoro valutate sul numero di persone, fanno capire che si riducono le famiglie coltivatrici a favore di imprese con dipendenti. Spesso, purtroppo, i figli degli agricoltori scelgono altre professioni, con una perdita significativa di competenze e con problematiche dovute all invecchiamento della classe imprenditoriale rurale. C è da chiedersi se, veramente, sia una scelta voluta o subita: da altre indagini, quali quelle ISMEA, risulta, infatti, che i figli di imprenditori agricoli desiderano vivere in campagna ed apprezzano il lavoro dei genitori. Sicuramente non è solo la fatica fisica a frenare il ricambio generazionale: i giovani si rendono conto delle difficoltà economiche e chiedono alle istituzioni di sostenerli in una scelta lavorativa complessa e di sacrificio. La nostra Amministrazione intende raccogliere questa richiesta, consapevole che il benessere economico e sociale di un territorio vede i giovani fra i primi ed imprescindibili attori. Massimiliano Salini Presidente della Provincia di Cremona 4

5 Editoriale I dati provvisori del 6 Censimento nazionale dell agricoltura hanno evidenziato in tutto il territorio un processo di razionalizzazione e di accorpamento delle strutture aziendali, particolarmente evidente nelle zone di pianura ad agricoltura intensiva. In particolare la Lombardia si conferma come la regione agricola più evoluta del Paese, registrando una riduzione del numero delle aziende (-24%) compensato dall incremento della SAU media aziendale (+26%) che passa da 14,6 Ha/ azienda del 2000 a 18,4 Ha nel Il nostro territorio provinciale si conferma poi un sistema agroindustriale di grande rilevanza. I dati presentano, infatti, un tessuto economico costituito da circa imprese agricole, erano nel 2000, con una superficie media pari a circa 32 Ha delineando una filiera d eccellenza nel panorama nazionale ed europeo, specialmente nel comparto della zootecnia e delle produzioni lattiero-casearie. Cremona detiene infatti la quota del 10% dell intera produzione nazionale di latte, in buona parte utilizzato per la trasformazione in prodotti DOP Grana Padano e Provolone Valpadana. Il processo di riorganizzazione delle aziende è una reazione obbligata a uno scenario ormai mutato, in cui l incertezza dovuta alla volatilità dei prezzi impone un aumento delle dimensioni medie sia in termini di superficie sia di capi allevati. In futuro le novità che il comparto agricolo dovrà affrontare saranno importanti, a partire della PAC , per molti aspetti differente rispetto alla politica agricola comunitaria dei decenni passati. Non solo ci saranno nuovi parametri per i pagamenti diretti, ma anche la componente verde della nuova politica comunitaria potrà essere percepita economicamente solo a patto di porre in essere pratiche agricole verdi ; questo è un tema delicato da seguire con grande attenzione. Il riferimento alla nuova PAC è d obbligo perché influenzerà in modo determinante il settore agricolo così come è stato rilevato dall ultimo censimento che fornisce dati importanti anche in merito all importanza delle nostre filiere tradizionali del latte, della carne e dei cereali. Se verrà confermato l orientamento della nuova PAC di ridurre al minimo le misure di mercato a sostegno del comparto agricolo, con la previsione di un intervento comunitario solo in casi particolarmente gravi, dovranno, necessariamente, essere ristrutturate le nostre filiere agricole, non più in grado di far fronte efficacemente alle turbolenze internazionali. Nessuna politica agricola comunitaria o nazionale riuscirà, in futuro, a compensare economicamente le debolezze delle nostre filiere. Gianluca Pinotti Assessore Provinciale Agricoltura, Ambiente, Caccia e Pesca 5

6 6 Censimento Generale dell Agricoltura Le finalità Il censimento ha l obiettivo di raccogliere informazioni, produrre una rappresentazione del comparto agricolo ed individuare le dinamiche delle singole aziende agricole. Il patrimonio informativo che ne deriva è indispensabile per l orientamento delle scelte economiche, sociali e istituzionali e negli interventi di programmazione. I dati del censimento consentono inoltre una visione in prospettiva dei mutamenti avvenuti nel sistema-paese, a livello regionale e delle singole province. L Organizzazione Il 6 Censimento dell Agricoltura ha comportato, a livello regionale, una complessa serie di operazioni di rilevazione e di controllo dei dati, anche di carattere innovativo, che ha richiesto l impiego di 515 tra rilevatori e coordinatori intercomunali, il coordinamento tecnico-organizzativo di Regione Lombardia e delle Province. Il costo complessivo, di oltre 5 milioni di euro, è stato a carico di ISTAT, con una compartecipazione finanziaria di Regione Lombardia. La pubblicazione dei dati ISTAT ha presentato a Roma il 5 luglio scorso i dati provvisori di livello nazionale e regionale ufficializzando i risultati dell intenso lavoro svolto dai diversi soggetti che hanno fatto parte delle reti censuarie regionali, diversamente costituitesi sul territorio nazionale. I risultati provvisori, ad un livello territoriale nazionale e regionale, sono consultabili all indirizzo La Lombardia appartiene al gruppo delle 16 Regioni che hanno adottato, per lo svolgimento del censimento, un modello organizzativo ad alta partecipazione con registrazione diretta dei dati; ciò ha reso possibile, in questa fase del processo di produzione del dato, la disponibilità, ad un livello di dettaglio anche provinciale e con diversi incroci, di informazioni sulla numerosità delle aziende, sulla consistenza della Superficie Agricola Utilizzata (SAU) e della Superficie Agricola Totale (SAT), sulla quantità dei capi allevati, nonché di informazioni relative al fattore lavoro. I risultati definitivi del 6 Censimento generale dell Agricoltura 2010, a livello nazionale, regionale, provinciale e comunale, saranno diffusi entro il mese di aprile 2012 al termine del lavoro di elaborazione di tutte le variabili dei questionari compilati. A corredo dei dati definitivi l Istat metterà a disposizione anche i risultati di due indagini post-censuarie che stimeranno l errore di misura sulle principali variabili e di copertura della rilevazione censuaria. I dati provvisori pubblicati si riferiscono al campo di osservazione comunitario previsto dal Regolamento (CE) n. 1166/2008 del Parlamento europeo e del Consiglio. Tale campo di osservazione è in parte differente da quello utilizzato nel Per il settore zootecnico il confronto con i dati del precedente censimento è al momento possibile solo per gli allevamenti di bovini, bufalini ed equini. Per le altre specie allevate, infatti, il confronto tra dati provvisori del 2010 e quelli definitivi del 2000 non è opportuno in quanto non rientrano nel campo di osservazione del 6 Censimento Generale dell Agricoltura i capi di bestiame destinati all autoconsumo familiare. È importante sottolineare come i dati provvisori pubblicati siano attribuiti alla Regione o Provincia autonoma nella quale è localizzato il centro aziendale, indipendentemente dalla residenza del conduttore e dell Ufficio di Censimento che ha rilevato l azienda. Infine si ricorda che le aziende esclusivamente forestali non sono state censite nel Pertanto la superficie a boschi presente nel Censimento del 2010, in linea con le disposizioni comunitarie, riguarda esclusivamente le aree boschive annesse ad aziende agricole. In Italia I principali risultati strutturali Dal 6 Censimento generale dell agricoltura emerge un quadro strutturale che evidenzia rilevanti trasformazioni, conseguenti a un processo pluriennale di concentrazione dei terreni agricoli e degli allevamenti in un numero sensibilmente più ridotto di aziende. 6

7 Alla data del 24 ottobre 2010 in Italia risultano attive aziende agricole e zootecniche di cui con allevamento di bestiame destinato alla vendita. Nel complesso, la Superficie Aziendale Totale (SAT) risulta pari a ettari e la SAU ammonta a ettari. Gli animali allevati sono 5,7 milioni di bovini, 9,6 milioni di suini, 7,5 milioni di ovini e caprini e 195,4 milioni di avicoli. La diminuzione delle aziende e della SAU è avvenuta in misura diversificata a livello regionale. La Puglia diviene la Regione con il maggior numero di aziende agricole (oltre 275 mila) superando la Sicilia (219 mila aziende), seguono la Calabria (138 mila), la Campania (137 mila) e il Veneto (121 mila). In queste cinque Regioni opera il 54,6 % delle aziende agricole italiane. Se si considera la distribuzione regionale della SAU, la Sicilia si conferma la Regione con la maggiore estensione ( ettari), seguita dalla Puglia ( ettari). Al terzo posto, con un recupero nel decennio di tre posizioni, si colloca la Sardegna (che con ettari è tra le poche Regioni che registrano un aumento di SAU). Seguono l Emilia-Romagna e il Piemonte (rispettivamente, e ettari). In queste cinque Regioni viene coltivato il 46 % della SAU. La crescita della superficie media aziendale La dimensione media aziendale è cresciuta notevolmente nell ultimo decennio, passando da 5,5 ettari di SAU per azienda a 7,9 ettari nel 2010 (+44,4%). Ciò è la conseguenza di una forte contrazione del numero di aziende agricole e zootecniche attive (-32,2%), a cui ha fatto riscontro una diminuzione della superficie coltivata assai più contenuta (-2,3%). L effetto delle politiche comunitarie e dell andamento dei mercati ha determinato l uscita delle piccole aziende dal settore, favorendo la concentrazione dell attività agricola e zootecnica in unità di maggiore dimensioni, avvicinando il nostro Paese alla struttura aziendale media europea. Anche la dimensione media aziendale in termini di SAT aumenta rispetto al 2000, passando da 7,8 a 10,6 ettari. Tuttavia, in valore assoluto, la SAT complessiva diminuisce (-8%) assai più della SAU (-2,3%), segnale di un processo di ricomposizione fondiaria che ha trasferito alle aziende agricole attive nel 2010 prevalentemente superfici agricole utilizzate dalle aziende cessate e in misura minore i terreni non utilizzati o investiti a boschi annessi ad esse. Il fenomeno dell accorpamento aziendale risulta ancor più evidente dalla distribuzione delle aziende per classi di SAU. Le aziende di piccola e media dimensione (inferiori ai 30 ettari) sono diminuite in misura inversamente proporzionale alla loro dimensione, mentre quelle con 30 ettari ed oltre sono in numero crescente: nel 2010 esse rappresentano il 5,3% delle aziende italiane e coltivano il 54,1% della SAU nazionale, mentre nel 2000 erano pari al 3% e coltivavano il 46,9% della SAU. L aumento della dimensione media aziendale interessa tutte le ripartizioni geografiche, anche se in misura differenziata. I maggiori incrementi si registrano nell Italia insulare (+80%) e nel Centro (+51,3%), dove la dimensione media raggiunge rispettivamente 9,1 e 8,6 ettari di SAU per azienda. Nonostante ciò, le aziende del Nord continuano ad avere le maggiori dimensioni medie 7

8 Romagna (34,9 milioni) e Lombardia (27,2 milioni). Anche in questo settore, come in quello suinicolo, gli allevamenti di grandi dimensioni sono concentrati in Emilia-Romagna (33 mila capi per azienda), in Veneto (20 mila capi per azienda) e in Friuli-Venezia Giulia (18 mila capi per azienda). (14,9 ettari di SAU per azienda nel Nord-ovest e 9,8 nel Nord-est). Il valore più basso rimane quello riferito al Sud (5,1 ettari per azienda), sebbene con un incremento nel decennio di 1,3 ettari ad azienda. Nel 2010 le aziende della Sardegna risultano quelle con la maggiore dimensione media (19,2 ettari di SAU per azienda), superando la Lombardia che si attesta a 18,4 ettari. I valori minimi si registrano in Liguria (2,1 ettari per azienda), Campania (4 ettari per azienda), Calabria (4 ettari per azienda) e Puglia (4,7 ettari per azienda). La dimensione media degli allevamenti Anche per il settore zootecnico i dati provvisori segnalano una tendenza alla concentrazione degli allevamenti in un numero minore di aziende, ma di maggiori dimensioni, sebbene il confronto coerente con i dati del precedente censimento sia al momento possibile solo per gli allevamenti bovini, bufalini ed equini poiché, come qui sopra specificato, i dati del 2000 comprendono i capi di bestiame allevati per autoconsumo, non rilevati invece nel L incidenza del settore zootecnico su quello agricolo nel suo complesso varia da Regione a Regione. A Bolzano alleva animali il 48,3% delle aziende agricole, in Lombardia il 39,7%, in Valle d Aosta il 38,6% e in Sardegna il 33,4%. L allevamento di bestiame è assai meno diffuso in Puglia, dove lo praticano solo il 2,2% delle aziende agricole, in Sicilia (6,8% ) e in Calabria (7,2%). L allevamento bovino si conferma il settore trainante del comparto zootecnico ed è praticato da 124 mila aziende, pari al 59,2% di quelle zootecniche. Rispetto al 2000 il loro numero è diminuito del 27,7%, mentre il numero di capi allevati, pari a 5,7 milioni, si è contratto del 6,1%. Conseguentemente, il numero medio di capi allevati per azienda sale da 35,2 nel 2000 a 45,7 nel 2010, con una variazione decennale positiva del 29,8%. Oltre la metà delle aziende (50,2%) e quasi i tre quarti del patrimonio bovino (70,4%) è localizzato nelle Regioni e Province autonome dell Italia settentrionale. In particolare, le Regioni a maggiore vocazione sono la Lombardia con 15 mila aziende e 1,5 milioni di capi, il Veneto con 13 mila aziende e 826 mila capi e il Piemonte con 13 mila aziende e 816 mila capi. Nel complesso queste tre Regioni detengono circa il 55% del patrimonio bovino italiano. Le aziende avicole sono circa 24 mila, concentrate in Veneto (2.976), Lombardia (2.393) e Calabria (2.257). Il patrimonio è di 195 milioni di capi. Il Veneto è la Regione con il maggior numero di capi allevati (58,1 milioni), seguita da Emilia- Le principali coltivazioni dei terreni agricoli La distribuzione della SAU tra i quattro gruppi di coltivazioni rilevata al censimento del 2010 non differisce di molto da quella riferita al I seminativi coprono nel 2010 il 54,4% della SAU (erano il 55,3% nel 2000) e, in valore assoluto, registrano una diminuzione del 3,7%; i prati permanenti e pascoli rappresentano il 26,9% (erano il 25,9% nel 2000) e segnano un incremento dell 1,6%; restano quasi immutate le quote di SAU destinate a coltivazioni legnose agrarie (18,4% del totale contro 18,5% del 2000) e a orti familiari4 (0,2% del totale contro 0,3% del 2000), anche se diminuiscono entrambe in valore assoluto, rispettivamente del 3% e del 23,9%. Le legnose agrarie che comprendono, tra l altro, l olivo, la vite, gli agrumi e i fruttiferi continuano ad essere le colture più diffuse tra le aziende (73,4% del totale) con una dimensione media di 2 ettari per azienda coltivatrice, in aumento di 0,6 ettari rispetto al I seminativi sono coltivati da oltre la metà delle aziende agricole (51,2% del totale) con una dimensione media di 8,4 ettari ad azienda coltivatrice, in aumento di 2,7 ettari rispetto al I prati permanenti e pascoli sono presenti in circa un sesto delle aziende censite (16,9% del totale) con una dimensione media consistente (12,6 ettari ad azienda coltivatrice) e in netto aumento rispetto al 2000 (+5,8 ettari). In Lombardia Le aziende agricole in Lombardia sono risultate pari a , diminuite del 24% rispetto al 2000: questo decremento non è così 8

9 Tab. 1 - Aziende in complesso, Supericie Agricola Utilizzata e Supericie Totale (Lombardia, province - Anni 2000 e 2010). Tavola 7 - Aziende in complesso, Superficie Agricola Utilizzata e Superficie Totale (Lombardia, province - Anni 2000 e 2010) Province e Regioni Aziende 2010 Aziende 2000 Variazioni % SAU 2010 SAU 2000 Variazioni % SAT 2010 SAT 2000 Variazioni % Varese , , ,34-8, , ,58-3,6 Como , , ,64-5, , ,00-2,5 Sondrio , , ,74-19, , ,26-24,9 Milano , , ,76-8, , ,45-8,0 Bergamo , , ,88-23, , ,31-24,0 Brescia , , ,97 0, , ,97-13,3 Pavia , , ,98-3, , ,83-3,3 Cremona , , ,98 1, , ,56 2,2 Mantova , , ,68 0, , ,06 0,0 Lecco , , ,50-13, , ,57 1,2 Lodi , , ,61-0, , ,59-1,0 Monza e della Brianza , , ,28-7, , ,69-6,7 LOMBARDIA , , ,36-5, , ,87-9,1 ITALIA , , ,76-2, , ,66-8,0 Fonte: Istat 6 6 Censimento Generale Generale dell'agricoltura dell Agricoltura - Dati provvisori marcato se si pensa che dal 1990 al 2000 le aziende si erano quasi dimezzate; la diminuzione rispecchia comunque la tendenza in atto a livello europeo e nazionale. In controtendenza rispetto a questo fenomeno risultano essere le province di Como (+26,225), Varese (+16,13%) e Lecco (+37,575) dove il numero di aziende è aumentato. Questo potrebbe essere imputato allo sviluppo del settore florovivaistico nelle zone dell alta Lombardia, ma anche all allargamento del campo di osservazione 2010 che ha portato alla rilevazione di tante micro aziende/hobbistiche che nel 2000 non erano state censite. Interessante notare che, nel decennio considerato, sia la Superficie Agricola Totale che la Superficie Agricola Utilizzata media delle aziende lombarde, sono aumentate di circa il 20%. Quindi ad una riduzione del numero di aziende, in particolare di quelle con scarsa superficie, si associa un aumento della dimensione medie aziendali. Osservando la distribuzione numerica delle aziende e delle superfici si vede come oltre l 80% delle aziende abbia meno di 30 Ha di superficie e raggruppi circa il 30% della SAU: tutte le classi fino a 30 Ha hanno subito una significativa riduzione numerica e di SAU; viceversa la classe tra 30 e 40 Ha è rimasta quasi stazionaria e vi è stato un incremento delle aziende e della SAU condotta nelle classi di oltre 50 Ha, con oltre metà della SAU nel 10% circa delle aziende. La forma giuridica più ricorrente per l 81% delle aziende, è quella di tipo individuale, seguita dalla società semplice per il 15%; infine il titolo di possesso della sola proprietà risulta essere quello maggiormente presente da circa il 45% delle aziende lombarde ma minoritario in termini di superfici. La superficie complessiva aziendale è calata del 9% e si è assestata su Ha, che rappresenta il 51% rispetto alla superficie territoriale totale della Lombardia; mentre, ragionando in termini di Superficie Agricola Utilizzata, questa è diminuita quasi in Ha stabilizzandosi su Ha, ovvero il 41% rispetto alla superficie territoriale. Tale fenomeno era in grande parte previsto se si pensa alle perdite di suolo agricolo a causa del tasso di urbanizzazione che sta interessando la pianura padana e all abbandono delle aree montane condotte a foraggere permanenti. Tra le diverse tipologie colturali i seminativi, con una superficie di Ha, pari al 72% della superficie agricola complessiva, si confermano l utilizzo più importante e significativo della nostra regione: il calo assoluto e relativo dei seminativi è stato limitato, specie in confronto al passato. Interessante è notare l aumento della superficie investita a coltivazioni legnose agrarie (+10%) dovuta all incremento degli ettari investiti a vivaio. Le foraggere permanenti hanno subito, invece, un netto calo (oltre il 16%). Nell analisi della consistenza del bestiame c è da considerare che in questo censimento sono stati esclusi tutti i capi destinati all autoconsumo per la categoria degli ovini, caprini, suini, avicoli e cunicoli a differenza del passato censimento. Di conseguenza, questi dati non appaiono confrontabili tra loro. É interessante notare invece l aumento nel decennio dei capi bufalini (5.298 capi) e equini (+9713 capi), i capi bovini invece registrano una diminuzione del 7% ( capi). In più vanno considerate le vacche da latte anch esse in calo di unità rispetto al dato del In tutti i casi vi è stato un significativo incremento delle dimensioni medie degli allevamenti, segno di una elevata specializzazione dell attività. In provincia di Cremona Nel nostro territorio il numero di 9

10 Tab. 2 - Dimensione media aziendale in ettari di Supericie Agricola Utilizzata e di Supericie Totale (Lombardia, province - Anni ) Tavola 8 - Dimensione media aziendale in ettari di Superficie Agricola Utilizzata e di Superficie Totale (Lombardia, province - Anni 2000 e 2010). SAU media SAU media SAT media SAT media Province e Regioni Variazioni % Variazioni % Varese 7,2 9,1-20,9 10,0 12,1-17,2 Como 9,7 12,8-23,8 13,3 17,2-22,6 Sondrio 17,2 13,2 30,4 28,6 23,7 20,6 Milano 27,8 21,1 32,1 30,5 23,1 31,7 Bergamo 11,2 9,8 13,9 14,6 13,0 12,5 Brescia 14,3 10,8 32,7 20,2 17,6 14,4 Pavia 26,1 17,7 47,4 30,4 20,7 47,1 Cremona 31,7 25,6 23,7 34,3 27,6 24,4 Mantova 19,3 14,7 30,7 21,3 16,4 29,4 Lecco 6,2 9,8-36,6 8,8 12,0-26,5 Lodi 42,1 33,0 27,7 46,7 36,8 26,8 Monza e della Brianza 12,6 9,9 26,8 13,9 11,1 25,3 LOMBARDIA 18,4 14,6 25,8 22,8 19,0 20,0 ITALIA 7,9 5,5 44,4 10,6 7,8 35,9 Fonte: Istat Istat Censimento Generale Generale dell'agricoltura dell Agricoltura - Dati provvisori Tab. 3 - Aziende con allevamenti e relativi capi secondo le principali specie di bestiame (Regione, province - Anni ) Tavola 5 - Aziende con allevamenti e relativi capi secondo le principali specie di bestiame (Regione, province - Anni 2000 e 2010) Province e Regioni Allevamenti Allevamenti Incidenze % Bovini Bovini Bufalini Bufalini Equini Equini Suini Suini Aziende Aziende Allevamenti/Azien Capi Capi Capi Capi Capi Capi Capi Capi de Agr Varese , Como , Sondrio , Milano , Bergamo , Brescia , Pavia , Cremona , Mantova , Lecco , Lodi , Monza e della Brianza , LOMBARDIA , ITALIA , Fonte: Elaborazione Istat 6 Censimento URC su dati Istat - Generale 6 Censimento dell Agricoltura Generale dell'agricoltura - Dati provvisori aziende è pari a con una contrazione di circa il 17% rispetto alla precedente rilevazione, la SAU media è aumentata da 25,6 a 31,7 Ha (+23,7%). Sono in particolare scomparse le aziende agricole di modestissima e modesta dimensione, inoltre sono considerevolmente aumentate quelle maggiori di 100 Ha. Per quanto riguarda le coltivazioni effettuate il totale seminativi rimane sostanzialmente invariato, con una contrazione del 56% della barbabietola da zucchero, delle piante industriali (-35%), mentre sono in aumento le foraggere avvicendate (+51,52%). Pur con le considerazioni già espresse circa la comparabilità tra i due censimenti, il numero medio dei capi aziendali ha subito un forte aumento sia nel comparto dei suini (3.237 capi/azienda contro i 1654 capi/azienda del 2000), sia in quello degli avicoli ( contro i 6.277) e sia in quello dei bovini (245 contro i 176). In quest ultimo comparto le aziende si sono ridotte del 25% a fronte di un aumento dei capi del 5%. Il numero di aziende con allevamenti avicoli si è contratto, con una diminuzione nel numero di capi. Anche le aziende con allevamenti di suini si sono ridotte del 25% mentre il numero di capi è diminuito complessivamente del 46%. Massimo Delle Noci 10

11 Speciale Pomodoro da industria Pomodoro: un mercato in evoluzione Il sistema mondiale di produzione di derivati del pomodoro è dominato da un numero abbastanza ristretto di Paesi. Secondo i dati del World processing tomato council (Wptc), oltre il 45-50% della produzione mondiale di pomodoro da industria (che negli ultimi sei anni ha oscillato tra 30 e 42 milioni di tonnellate) si concentra infatti in due soli Paesi: Stati Uniti e Cina. L Italia, con una produzione di 4,5-5,5 milioni di tonnellate nel periodo , è il terzo produttore mondiale, avendo ceduto alla Cina la seconda posizione a partire dalla campagna Altri Paesi produttori importanti sono Spagna, Portogallo, Grecia, Turchia e Iran (nell emisfero Nord) e Brasile e Cile (nell emisfero Sud). La notevole espansione della produzione di pomodoro da industria in Cina ha indubbiamente condizionato l evoluzione del settore. E bene ricordare però come i vari Paesi leader abbiano specializzazioni produttive differenti, con livelli di competitività variabile per ciascuna produzione. L Italia ha una solida tradizione nell esportazione di prodotti a più alto valore aggiunto (pelati, passate, polpa, sughi pronti), e rimane un importante esportatore netto di concentrato «semplice» (contenuto in sostanza secca non superiore al 30%), principale co-prodotto della lavorazione del pomodoro. Le esportazioni italiane di questo prodotto ( mila tonnellate negli ultimi sei anni) si sono andate orientando in prevalenza verso il mercato UE (ovvero laddove la qualità del prodotto nazionale può ancora essere una leva competitiva); mentre l importanza dei mercati extra-ue (più sensibili al fattore prezzo) si è invece gradualmente ridotta. Secondo gli specialisti la capacità di esportare concentrato «semplice» può essere assunta come un indicatore «sintetico» della competitività internazionale nella produzione di derivati del pomodoro, in quanto tale prodotto si situa in posizione intermedia tra i prodotti di fascia alta destinati al consumatore finale, e quelli destinati a un utilizzazione prettamente industriale (tipicamente le tipologie di concentrato a più alto tenore di sostanza secca). La Cina ha raggiunto in pochi anni una notevole competitività nell esportazione di «superconcentrato» (tenore in sostanza secca superiore al 30%), peraltro basata più sui bassi costi di produzione che sulla qualità del prodotto. A partire dal 2001 anche l Italia è diventata stabilmente importatore netto di «superconcentrato» (di provenienza in gran parte cinese). L Italia importa anche quantitativi abbastanza ridotti di concentrato «semplice», per la maggior parte dalla Cina, ma anche dagli USA. L evoluzione del settore nel periodo ha avuto un andamento diversificato nei principali Paesi concorrenti UE. In Spagna le esportazioni nette di concentrato «semplice» si sono mantenute abbastanza stabili pur in presenza di ampie oscillazioni della produzione di pomodoro da industria. In Portogallo c è stata una sostanziale stabilità, sia della produzione di pomodoro da industria, sia del saldo commerciale netto per il concentrato «semplice». In Grecia la produzione di pomodoro da industria appare in declino (la previsione per quest anno è di appena 400mila tonnellate, meno della metà di quella registrata nel 2009), mentre le esportazioni nette di concentrato «semplice» si mantengono attorno alle 30mila tonnellate. Come è noto, in Italia gli aiuti UE alla coltivazione di pomodoro da industria sono rimasti interamente accoppiati fino alla campagna 2007; le campagne sono state caratterizzate dal parziale disaccoppiamento degli aiuti, mentre la campagna attuale è la prima in regime di disaccoppiamento totale. Si temeva che questa transizione potesse determinare un drastico ridimensionamento del settore in Italia, principalmente causato dall abbandono della coltura da parte degli agricoltori. Tra il 2006 e il 2010 si è ridotto il numero delle imprese e soprattutto degli impian- 11

12 ti di trasformazione attivi al Centro (-8%) e al Sud (-12%), ma le previsioni del Wptc indicano che la produzione di pomodoro da industria dovrebbe mantenersi sui livelli della campagna 2007 (ultima con aiuti interamente accoppiati). Lo scenario che si sta delineando, più che un declino del settore, descriverebbe infatti una sua ristrutturazione, con ricerca di economie di scala a livello di impresa e di impianto, allo scopo di rimanere competitivi sul mercato interno e sui principali mercati di esportazione. Le previsioni produttive per i principali competitori internazionali (con la sola eccezione della Cina) dovrebbero essere inferiori ai livelli registrati nella campagna L Italia dovrebbe perciò poter confermare la sua posizione di leader di mercato anche per la campagna 2011 (Alberico Loi, Agrisole n.31 del 05/08/2011). La campagna 2011 del pomodoro da industria, la prima in applicazione del nuovo regime di aiuti comunitari totalmente disaccoppiati dopo la riforma dell Ocm avviata nel 2008, mostra circa 70mila ettari di superfici investite e oltre 5 milioni di tonnellate di prodotto trattato da circa 150 aziende di trasformazione, per un giro d affari di 3,2 miliardi di euro. Il settore si presenta unito per gli obiettivi di produzione, ma di fatto spaccato sul fronte interprofessionale, con un accordo quadro sottoscritto al Nord ai primi di marzo ed un «Codice etico» appena firmato al Sud. Non esiste, tuttavia, l auspicabile Tavolo di confronto che al momento veda la presenza istituzionale della grande distribuzione a sancire il funzionamento di una vera e propria filiera. Dopo l avvio delle trattative, a novembre, ed un braccio di ferro di alcuni mesi, a febbraio le controparti agricola ed industriale hanno raggiunto un intesa per il Nord Italia, fissando un prezzo di riferimento di 88 euro a tonnellata, a fronte dei 70 euro della scorsa campagna, che naturalmente tiene conto della fine del periodo triennale che ha accompagnato il settore con aiuti accoppiati al 50 per cento. A questo accordo si affiancano, come ogni anno, i contratti tra singole Organizzazioni di produttori, cooperative, aziende private e industrie di trasformazione. Al Sud, il prezzo base di riferimento è stato fissato a 88,50 euro a tonnellata per le varietà tonde, e a 95 euro per le varietà lunghe, anche se l accordo quadro non è stato firmato per il veto posto da una minoranza di aziende di trasformazione. Obiettivo comune per tutti, in ogni caso, la fissazione di tetti che evitino surplus produttivi, con conseguente caduta dei prezzi. In base alle ultime stime delle Unioni dei produttori, quest anno la superficie investita a pomodoro in Italia dovrebbe attestarsi a circa ettari, di cui quasi 38mila al Nord, al Sud, al Centro. I quantitativi contrattati sono pari, nel complesso, a poco più di 5,2 milioni di tonnellate: 2,7 al Nord, 2,2 al Sud, 326mila tonnellate al Centro. Un crollo dei volumi contrattati del 19% rispetto al 2010, a livello nazionale, che va letto in positivo, perché significa che la filiera ha preso coscienza del fatto che un contenimento produttivo è nell interesse di tutti gli operatori del settore. L obiettivo è quello di non superare una produzione effettiva di milioni di quintali, a fronte dei lavorati nel 2010, in modo da ottenere un fuori contratto di soli 2-3mila ettari. Marta Masseroli 12

13 Speciale Pomodoro da industria Il Distretto del Pomodoro da industria-nord Italia: una realtà in crescita Il settore agricolo e industriale del pomodoro ha saputo maturare negli ultimi anni la consapevolezza di essere una filiera. A partire dall anno 2006, i principali soggetti pubblici e privati della filiera del pomodoro da industria del Nord Italia si sono riuniti in modo informale attorno ad un unico tavolo per discutere delle problematiche e delle opportunità di sviluppo di questo importante settore. Nel luglio 2007 i soggetti della filiera delle Province di Parma, Piacenza e Cremona e, successivamente, di Mantova hanno costituito una Associazione denominata Distretto del Pomodoro da Industria, volta a formalizzare gli incontri che si facevano sempre più assidui, con la volontà di creare uno spazio comune di confronto e discussione. Il Distretto nasce infine nel 2010 con sede a Parma contando sulle adesioni delle organizzazioni dei produttori del Nord Italia, delle aziende di trasformazione cooperative e di numerose aziende private (Rodolfi, Boschi, Mutti, Solana, Emiliana Conserve, Conserve Italia, Consorzio Casalasco del pomodoro), ma anche di numerose imprese di Ferrara, di Alessandria e di altre realtà del nord. Il Distretto oggi trasforma circa il 50% dell intero prodotto lavorato italiano. Altro passaggio importante della sua breve storia è la ratifica, quest anno, dello statuto. Il nostro territorio provinciale, grazie alla presenza del Consorzio Casalasco del pomodoro, ha una storia ormai consolidata nella coltivazione del pomodoro da industria, con una superficie coltivata nel 2011 pari ad Ha Si tratta quindi di una realtà solida, ma che deve affrontare trasformazioni di mercato che rischiano di avere effetti negativi importanti sull intero sistema locale, con impatti sia in termini economici che sociali. Il nostro territorio si colloca inoltre ai margini di un sistema più ampio che vede in particolare nelle province limitrofe di Parma e Piacenza lo sviluppo di una filiera del pomodoro con una storia ultrasecolare e la presenza di numerose industrie di trasformazione. La stessa industria cremonese è da anni associata al CIO (Consorzio Italiano Ortofrutticoli), costituendo una AOP (associazione di organizzazione di produttori) con sedi produttive a Cremona, Parma e Piacenza. L amministrazione Provinciale di Cremona, da sempre promotrice, della costituzione del Distretto, ne fa parte dall anno della sua fondazione. Il Distretto è costituito da soci effettivi, che si dividono in una parte agricola e in una per le imprese della trasformazione. Per la parte agricola partecipano le Organizzazioni Produttori, le Organizzazioni Professionali e le Cooperative Agricole. Per la parte industriale partecipano le Industrie di Trasformazione Private, le Industrie di Trasformazione Cooperativa e gli enti che rappresentano la trasformazione (AIIPA, UPI). Al Distretto del Pomodoro da Industria del Nord Italia aderiscono, in qualità di soci consultivi, anche gli enti pubblici, come le Province (Cremona, Mantova, Piacenza, Parma) e le Camere di Commercio (Cremona, Parma, Piacenza) e i vari enti di ricerca che svolgono servizi per il settore (SSI- CA, Azienda Agraria Sperimentale Stuard, Azienda Sperimentale Tadini e il Parco Tecnologico Padano), fornendo un prezioso aiuto secondo le proprie peculiari competenze. Il Distretto del Pomodoro del Nord Italia si propone di rafforzare la posizione competitiva del sistema produttivo territoriale nel settore del pomodoro da industria, attraverso strumenti atti a favorire il confronto, il coordinamento e la cooperazione tra i soggetti del sistema produttivo territoriale, anche tenendo conto degli interessi dei consumatori finali. L obiettivo del distretto è quello di rafforzare la posizione competitiva 13

14 dell intero sistema produttivo territoriale perseguendo le seguenti strategie d azione: sviluppo di politiche per la qualità, quali marchio di distretto, indicazioni geografiche, analisi dei punti di forza e debolezza del dual branding o della lavorazione conto terzi (e azioni conseguenti), adozione di protocolli di produzione integrata; miglioramento delle forme contrattuali attraverso l approfondimento analitico e l identificazione di nuove ipotesi relative ai contratti tra agricoltori e imprese di trasformazione, nonché all analisi delle forme contrattuali tra imprenditori (agricoli e industriali) e lavoratori dipendenti (fissi e/o stagionali); riduzione dei costi di produzione del pomodoro (valutazioni tecniche ed economiche), soprattutto da un punto di vista agronomico e manageriale: effetti delle rotazioni, delle tecniche di irrigazione, delle operazioni di raccolta, delle scelte varietali ed analisi sul mercato fondiario, con ipotesi di intervento ed adattamento e valorizzazione delle condizioni locali; riduzione dei costi di trasformazione del pomodoro in prodotti industriali con particolare riguardo alla logistica a livello di distretto ed alla valutazione di possibili iniziative commerciali di distretto (ad es. promozionali), nonché al monitoraggio con tecniche di benchmarking delle attività produttive ed alla gestione integrata del trattamento rifiuti (fanghi, buccette, ); finalizzazione dei servizi intesi come ricerca, sperimentazione e attività di formazione professionale (sia per gli agricoltori che per i dipendenti dell industria di trasformazione); politiche di settore con la partecipazione attiva al dibattito in sede nazionale ed UE per l OCM ed i PSR e la legislazione nazionale e regionale sui distretti e sulle politiche di marca a livello nazionale (produzione integrata, ad esempio). Il 2011 è stato l anno del disaccoppiamento totale del sostegno ai produttori agricoli. Pertanto ad un gruppo di buona entità di produttori, specie a quelli nuovi che non hanno maturato, in tutto o in parte, titoli legati alla produzione di pomodoro negli anni passati, sono stati tolti contributi pari a circa euro ad ettaro. Le tensioni (al ribasso) sul prezzo che si sono verificate già nel 2010, potrebbero cambiare di segno anche nel 2012, anche se molto dipenderà dall andamento della campagna in corso. Comunque i rischi per la filiera possono essere importanti. Infatti dato che non vi è il contesto normativo della Ocm degli scorsi anni, potrebbero venire a mancare anche una serie importante di strumenti per regolare la filiera come, ad esempio: i contratti obbligatori tra le parti, i ruolo di garante esercitato dalle istituzioni pubbliche (Regioni, Ministero) e il ruolo dell interprofessione nazionale, un sistema informativo pubblico in grado di supportare e certificare la superfici e le produzioni. Pertanto, considerato il contesto attuale, diviene fondamentale, per poter affrontare con successo a livello aziendale situazioni di mercato non favorevoli, essere in grado di gestire positive relazioni verticali di filiera. Le consolidate relazioni verticali tra fase agricola e fase della trasformazione (industriale privata o cooperativa) instauratesi negli anni costituiscono la base sulla quale si poggiano la reputazione e la forza competitiva delle produzioni di pomodoro da industria del nord Italia. Ma le strategie di filiera coinvolgono anche altri soggetti che svolgono, in sinergia, servizi importanti di supporto: ricerca di base, ricerca applicata e valutazione operativa di nuove tecnologie, prove varietali indipendenti, attività di assistenza tecnica agli agricoltori, sostegno e stimolo all adozione di nuove tecnologie, valutazione dell effetto delle politiche. Il motto del Distretto sembra quindi essere: collaborare per competere. Maria Donata Feraboli Pomodoro da industria Ha q.li consegnati Lombardia Emilia-Romagna totale Lombardia.+ Emilia Romagna Piacenza Parma Cremona Mantova Lodi PR+PC+CR+MN+LO Dati ISTAT

15 Speciale Pomodoro da industria Il Distretto del Pomodoro da Industria Nord Italia: la campagna 2011 Al 30 giugno 2011 le superfici dichiarate per il Nord Italia sono pari a ha e la differenza tra superfici contrattate ed effettive è del 3,54%. I parametri di qualità al 14/08/2011 sono stati buoni: il grado brix si è attestato su valori variabili da 5.06 di fine luglio a 5.03 a metà agosto, mentre lo scarto percentuale è rimasto sul 4,1 %. A metà agosto si è raggiunto circa un terzo della consegna del pomodoro contrattato, con significative differenze fra le varietà raccolte: per il pomodorino si era quasi alla fine del contrattato (94%), mentre tondo e allungato si attestavano dal 34% al 39%. Se si considera la produzione media degli ultimi 5 anni e l avverso andamento stagionale che ha colpito, nelle prime fasi di coltivazione, soprattutto gli impianti medio-precoci, si può stimare una riduzione complessiva della produzione nel Distretto tra il 12 e il 15% rispetto alla campagna Per la filiera è sicuramente un dato positivo che dimostra la volontà, l impegno e la coesione di tutti gli associati nel tentativo di riportare in equilibrio il mercato valorizzando al meglio la qualità e le peculiarità delle produzioni del territorio del Distretto. Ciò anche in considerazione della pesante situazione di mercato venutasi a creare in questi ultimi anni, soprattutto per il concentrato di pomodoro, pesantemente condizionato dalle crescenti importazioni dai Paesi terzi ed in particolare dalla Cina. A questo proposito il Distretto del Pomodoro ha espresso ancora una volta l assoluta necessità di arrivare, nel più breve tempo possibile, all approvazione di una norma europea che imponga l etichettatura di origine con l indicazione del luogo di coltivazione e di trasformazione della materia prima, in modo da poter valorizzare nella massima trasparenza per il consumatore, un prodotto ottenuto seguendo rigidamente i metodi di coltivazione integrata a tutto vantaggio della sicurezza alimentare e della salubrità, nel rispetto dell ambiente e dei principi etici. Le posizioni comuni finora raggiunte riguardano l approvazione del nuovo statuto e la definizione delle regole condivise che definiscono il comportamento degli operatori dalla campagna L Assemblea del Distretto del Pomodoro ha inoltre deliberato di richiedere il riconoscimento quale Organizzazione interprofessionale interregionale ai sensi della legge Regionale dell Emilia Romagna n. 24/2000 e della regolamentazione comunitaria in materia. Il presidente del Distretto, Pier Luigi Ferrari, dopo l approvazione del documento sulle regole condivise per la gestione della campagna del pomodoro 2011 ha dichiarato: Con soddisfazione vediamo il proseguimento della attività del Distretto con l obiettivo di essere il riferimento territoriale di qualità e competitività. Solo con una logica di coesione è possibile confrontarsi con le attuali logiche di mercato. Maria Donata Feraboli Superici e quantitativi di pomodoro contrattato Ha Produzione (ton) Resa t/ha Totale Contrattato ,07 Contrattato dalle OP del Distretto con tutte le IT Contrattato dalle OP fuori Distretto con le IT del Distretto Totale Contrattato dalle IT del Distretto con tutte le OP del Distretto OP: organizzazioni produttori IT: industrie di trasformazione 15

16 Speciale Pomodoro da industria Il pomodoro si presenta Il Solanum lycopersicum, a maturazione completa, si presenta di colore rosso vivo, con una parte commestibile superiore al 96%. In media 100 g di pomodoro fresco sono costituiti da: 93-95% di acqua, 3% di zuccheri, 0,2-0,4% di grassi, 0,6-1% di sostanze azotate e 1,8% di polisaccaridi e fibre; sali minerali, vitamina C (15 mg%), vitamina E (1 mg%), licopene (2 mg%), carotene (0,6 mg%) e altri componenti minori (solanina, tomatina, etc.), l apporto calorico è < 20 kcal %, il ph della polpa è 4,0-4,7. Il Residuo Rifrattometrico o Brix (grado Brix), rappresenta la percentuale di sostanze solubili presenti nel pomodoro, mentre il residuo secco o sostanza secca rappresenta la percentuale di Solidi Totali naturalmente presenti (sostanze solubili + sostanze insolubili) che può variare dal 5 al 7 % nei pomodori da industria al 6,5 al 9,5% nei pomodori Cherry o a grappolo. Quali sono i principali prodotti trasformati a base di pomodoro? I principali prodotti ottenuti dalla trasformazione del pomodoro sono: i pomodori pelati, le polpe,i triturati vari ed altri tipi di conserve, i concentrati e la passata di pomodoro. I concentrati di pomodoro si distinguono in: - semi-concentrato: con un residuo secco netto superiore al 12%; - concentrato di pomodoro: con un residuo secco netto superiore al 18%; - doppio concentrato di pomodoro: con un residuo secco netto superiore al 28%; - triplo concentrato: con un residuo secco netto superiore al 36%; - sestuplo concentrato: con un residuo secco netto superiore al 55%. I triturati di pomodoro sono ottenuti mediante triturazione dei frutti precedentemente pelati o passati grossolanamente, con parziale eliminazione di semi. Il passato di pomodoro è un prodotto destinato alla preparazione diretta di condimenti, ottenuto dal succo di pomodoro non sottoposto a raffinazione spinta e parzialmente concentrato, con un residuo ottico rifrattometrico compreso tra 5 e 12 Brix, con una tolleranza del 3%, al netto del sale aggiunto. Il succo di pomodoro invece, è il liquido polposo, separato da bucce e semi, ottenuto per triturazione e setacciamento dei frutti freschi di pomodoro, è utilizzato direttamente come bevanda o in miscele tipo cocktails. La polvere di pomodoro si ottiene per disidratazione del concentrato fino a un contenuto di umidità del 3-4% ed è utilizzata soprattutto per la preparazione di miscele disidratate come brodi di verdura, succhi, salse, alimenti per l infanzia e minestre. Il pomodoro da industria: da prodotti nutritivo ad alimento funzionale? Coltivato dagli Atzechi in Messico, è originario del Sud America, delle aree tropicali e subtropicali del Perù e dell Ecuador, dove ancora oggi è possibile trovare delle specie selvatiche dai frutti piccoli, simili, tra le varietà oggi coltivate, al pomodorino ciliegia. Furono proprio gli Atzechi a dare al pomodoro il nome di zitomate che si contrappone al termine tornati (che significa frutto polposo) dato da alcune popolazioni indigene del Messico e che, successivamente, i conquistadores spagnoli modificarono in tornate. Il pomodoro, insieme al mais, la patata, il peperoncino e la patata dolce venne introdotto all inizio del sedicesimo secolo in Spagna, con i viaggi che seguirono la scoperta dell America da parte di Cristoforo Colombo. Successivamente, in Europa il pomodoro venne giudicato sia con diffidenza, valutandolo un veleno o un farmaco, sia con ammirazione, in quanto considerato un frutto afrodisiaco (pomme d amour); solo nel 1692, grazie ad una ricetta napoletana (salsa di pomodoro alla spagnola) trovò il successo come ingrediente in cucina. Nel 2009 il consumo globale di pomodoro ha raggiunto i 40 milioni di tonnellate, con previsioni di aumento fino a 44 milioni per il 2015/2016. Di fatto si punta ad un consumo procapite di circa 6 kg all anno nel Accanto all aumento delle performance produttive, però, il mondo industriale della trasformazione deve fronteggiare alcune sfide impegnative legate all evoluzione delle modalità di 16

17 consumo degli alimenti. In effetti, oltre alla necessità di consumare cibi fuori casa ed ad una maggiore attenzione da parte degli acquirenti con buon grado d istruzione (la famosa middle class) verso la cucina di qualità, vanno considerati con attenzione anche taluni fenomeni sociali del mondo occidentale: l invecchiamento progressivo della popolazione e la necessità di adottare diete in funzione delle malattie del benessere (ipertensione, diabete, obesità ). Per questi motivi, USDA- il Dipartimento statunitense di controllo degli alimenti- nelle proprie linee guida raccomanda di mangiare più frutta e verdura, con potassio e vitamine, evitando cibi ricchi di calorie e sodio. Il pomodoro è ricco in potassio e in fibre non solubili, produce un forte effetto colorante ed ha quindi la gran parte delle caratteristiche richieste dalle linee guida e dalle ricerce americane. La sfida innovativa che può portare il pomodoro a divenire un cibo funzionale parte dalla propria composizione: oltre al licopene, il pomodoro contiene altri antiossidanti, nonché caroteneidi e polifenoli. Questi componenti biochimici vanno salvaguardati durante i processi di trasformazione industriali e possibilmente incrementati nelle loro quote percentuali, grazie ad un azione di ricerca che parta dalla scelta varietale per giungere fino alla ottimizzazione delle condizioni tecnologiche di processo e prevenzione dei difetti di produzione. L European Food Information Council definisce cibi funzionali quegli alimenti che promuovono il benessere fisico o riducono i fattori predisponenti le malattie. Combinati con un corretto stile di vita, contribuiscono positivamente alla salute dei consumatori. La grande sfida della ricerca sul pomodoro da industria si basa proprio sulla ricerca scientifica e tecnologica che potrà portare ad apprezzare i suoi derivati anche come alimenti funzionali. Marta Masseroli LICOPENE: UN ALLEATO PER LA SALUTE Il licopene, contenuto in grandi quantità nel pomodoro, oltre a essere un pigmento e quindi il principale responsabile del colore rosso, è un importante antiossidante naturale. Diversi studi epidemiologici effettuati negli ultimi anni attribuiscono al licopene, particolarmente abbondante nel pomodoro e nei suoi derivati, un ruolo protettivo nei confronti delle malattie cardiovascolari e di alcuni tipi di cancro. Tuttavia, non è stato ancora dimostrato in che modo l assunzione di licopene e altre molecole ad esso associate, proteggano dalle malattie cardiovascolari e da alcuni tipi di cancro. Il progetto LYCOCARD, realizzato dall Istituto Nazionale di Ricerca per la Salute e la Nutrizione, si propone di studiare a livello molecolare, biochimico e fisiologico l attività del licopene e di tradurre le informazioni così ottenute in nuovi alimenti e in raccomandazioni nutrizionali per ridurre il rischio di malattie cardiovascolari. Dato che l obesità è una delle maggiori cause che predispone al rischio di malattie cardiovascolari, l obiettivo finale della ricerca è di comprendere se in individui obesi non diabetici e individui di controllo normopeso il licopene assunto con una dieta ricca in pomodoro sia in grado di modulare la concentrazione plasmatica di fattori associati all infiammazione e allo stress ossidativi. 17

18 Speciale Pomodoro da industria Innovazione di prodotto: Pomì L+ E l ultimo pezzo del gruppo Parmalat rimasto italiano. Si tratta della filiera del rosso della Boschi, azienda del gruppo di Collecchio acquisita nel 2007 dagli agricoltori associati alle cooperative del Cio (Consorzio interregionale ortofrutticoli) e del Consorzio Casalasco del Pomodoro di Rivarolo del Re. Queste cooperative hanno deciso di investire utilizzando il marchio Pomì, simbolo del rosso di Collecchio, una passata rigorosamente made in Italy parte integrante del progetto per una filiera tutta italiana. La novità è la nascita di un nuovo prodotto, una passata ad alto contenuto di licopene, in vendita con il marchio Pomì L+. Dopo una fase di sperimentazione Coldiretti con Cio e Casalasco hanno annunciato l avvio della commercializzazione. Si tratta di un successo tutto italiano perché risultato di una sperimentazione realizzata nei campi nazionali, coltivato, trasformato e venduto dalle cooperative del (Cio) e del Consorzio Casalasco del Pomodoro che aderiscono al progetto per Una filiera agricola tutta italiana di Coldiretti. Il superpomodoro italiano è stato ottenuto dopo anni di ricerca e sperimentazione con metodi del tutto naturali che hanno permesso di individuare una varietà ad elevato contenuto di licopene adatta alla coltivazione nei terreni nazionali, senza ricorrere a Ogm. La tipologia di pomodoro selezionata ha una pezzatura delle bacche di circa 70 grammi, forma rotondeggiante, buccia liscia e più rossa. Oltre 30 aziende agricole hanno coltivato nel 2010 questa varietà, in Emilia Romagna e Lombardia. Tutte aziende che hanno aderito al sistema del Cio e hanno utilizzato metodi di coltivazione integrata. La trasformazione industriale è interamente realizzata presso lo stabilimento del Consorzio Casalasco del Pomodoro di Rivarolo del Re, realtà vanto del territorio cremonese (Agrisole, n.29 del 22/07/2011). Dopo i primi successi di mercato che hanno dimostrato il grande interesse dei consumatori, si può manifestare la consapevolezza di scelte manageriali di successo: E stato soprattutto un gioco di squadra spiega Marco Crotti, Presidente di CIO che è nato mettendo insieme una filiera dedicata ed è proseguito sviluppando un prodotto che facesse innovazione partendo dal campo. Quando siamo partiti, nel 2007, ci siamo infatti chiesti innanzitutto cosa voleva davvero il consumatore. Ecco perché abbiamo deciso di non fare un alchimia industriale, ma un nuovo pomodoro 100% italiano che magari producesse un po meno, ma che avesse caratteristiche qualitative e organolettiche superiori. Di cui, certo, il licopene è l elemento distintivo, ma non l unico. Sulla stessa linea anche Costantino Vaia Direttore Generale del Consorzio Casalasco: non dimentichiamo che questo pomodoro non solo è ricco naturalmente e non artificialmente di licopene, ma anche che è coltivato solo in Lombardia e Emilia, a testimonianza di una filiera corta reale e garantita. A certificare questo plus nel contenuto di licopene i Consorzi hanno chiamato proprio il Parco Tecnologico Padano di Cascina Codazza, ormai un riferimento per le aziende del settore, che per loro ha svolto le analisi chimiche del prodotto. Con la nostra divisione chimica sottolinea Marco Pancaldi, responsabile sviluppo del Parco abbiamo verificato e controllato per ben due anni i tenori in licopene di questa nuova varietà e abbiamo riscontrato che questo era significativamente superiore rispetto a quanto già presente sul mercato. Maria Donata Feraboli 18

19 Misura 214 del PSR Pagamenti agroambientali : le domande presentate in Provincia di Cremona E scaduto il 15 maggio scorso il termine per la presentazione delle istanze di adesione al bando per la Misura 214 relativa agli interventi agroambientali attivabili secondo il PSR con cui vengono finanziati impegni agroambientali pluriennali che i richiedenti si assumono volontariamente. Questi impegni si aggiungono a quelli previsti dalla condizionalità e dai requisiti minimi in materia di fertilizzazione e protezione delle colture indicati dalla normativa comunitaria. Il finanziamento consiste in un premio annuo che serve a ripagare il richiedente per i minori redditi e/o i maggiori costi che gli derivano dal rispetto degli impegni agroambientali. Sinteticamente ricordiamo l elenco delle tipologie che sono state attivate in provincia di Cremona: Azione A - Fertilizzazione bilanciata e avvicendamento : riguarda fondamentalmente azioni di avvicendamento e applicazione di piani di concimazione; tab.1. Istanze presentate in Provincia di Cremona bando 2011 Azione B - Produzioni agricole integrate che dal 2011 è stato possibile attivare anche sul mais; Azione C - Produzioni vegetali estensive, che interessa principalmente il mantenimento dei prati stabili o permanenti; Azione E - Produzioni agricole biologiche ; Azione F - Mantenimento di strutture vegetali lineari (siepi e filari)e fasce tampone boscate ; Azione M - Introduzione di tecniche di agricoltura conservativa la vera novità del 2011: questa azione, dedicata all introduzione aziendale del sod seeding e/o della minima lavorazione ha lo scopo di ridurre le emissioni climalteranti quali CO2, ridurre la perdita di sostanza organica, contenere l aumento dei fenomeni erosivi e gli effetti negativi legati alla pratica dell aratura profonda. Analizzando l andamento del 2011 si può rilevare che, per l AZIONE A, l aumento è stato di circa 20 domande, mentre per l AZIONE B il dato risulta costante rispetto al In ordine all AZIONE C, da sempre quella che apporta il maggior volume di premi in provincia, si rileva che il dato risulta in linea col 2010, ma si fa una valutazione sulla discrepanza fra la superficie investita a prati permanenti e la superficie richiesta a premio. Infatti nel territorio provinciale sono censiti a SIARL ettari. La differenza di 2600 ettari non richiesti a premio fa supporre che l entità del contributo non sia ancora sufficientemente remunerativa da spingere l imprenditore agricolo a vincolare i prati per i cinque anni di impegno previsti dalla misura 214. Per l azione sul Biologico il dato è costante, mentre si ha un lieve aumento per l AZIONE F. In ordine all applicazione delle tecniche di agricoltura conservativa -AZIONE M- con 46 domande e 50 azioni richieste nel primo anno di applicazione- ha riscosso presso gli agricoltori provinciali un buon successo. Le domande regionali sono in totale 196, Tipologia di azione, comprensiva anche delle sottoazioni numero numero superficie richiesta aziende azioni Ha importo richiesto e A1-AVVICENDAMENTO E CONCIMAZIONE , ,74 B - LOTTA INTEGRATA , ,85 C - PRATI PERMANENTI , ,80 E - BIOLOGICO , ,62 F - SIEPI E FILARI , ,75 M-TECNICHE DI AGRICOLTURA CONSERVATIVA , ,02 Totale , ,78 19

20 pertanto la Provincia di Cremona è quella col numero maggiore di adesioni sull azione M. Le principali modifiche ed integrazioni al bando La D.G. Agricoltura di Regione Lombardia con decreto n.4158 del 10 maggio 2011 ha approvato le modifiche ed integrazioni al bando 2011 della Misura 214 Pagamenti Agroambientali. Sono stati modificati: il testo del bando, l allegato 2 relativo all elenco delle razze animali minacciate di estinzione (Azione H); l allegato 3, relativo al piano di pascolamento (Azione L). Inoltre il decreto ha approvato il nuovo allegato 5 che riporta il fac-simile per la dichiarazione di avvenuta verifica statica della funzionalità delle attrezzature per l irrorazione dei prodotti fitosanitari, prevista dai requisiti minimi di condizionalità relativi ai prodotti fitosanitari (punto del bando). Ecco le principali novità: 4. Cosa viene finanziato Nel caso in cui gli interventi e gli impegni relativi a ciascuna azione siano sovrapponibili, anche parzialmente, con quelli previsti nei Piani di gestione delle Aree Natura 2000, le aziende ricadenti in tali aree non possono presentare domanda di adesione per le azioni corrispondenti. Gli impegni sottoscritti che si estendono oltre il corrente periodo di programmazione possono essere mantenuti solo se coerenti al quadro giuridico del periodo di programmazione In caso di variazione del quadro giuridico, i beneficiari possono recedere dagli impegni sottoscritti senza l obbligo di rimborso dei premi percepiti. 5.1 AZIONE A Fertilizzazione bilanciata e avvicendamento Impegni dell azione Qualora i quattro anni di permanenza dell erba medica siano iniziati precedentemente all adesione agli impegni della misura 214 è necessario che ciò sia dimostrato mediante la corrispondenza con le dichiarazioni rese per la domanda unica di pagamento degli anni precedenti o, in alternativa, per l aggiornamento del fascicolo aziendale. L adesione all impegno aggiuntivo cover crops può essere richiesta anche su una superficie inferiore rispetto a quella sottoposta agli impegni base dell azione A; le particelle richieste a premio, però, devono rimanere le stesse per tutto il periodo di impegno Documentazione Il beneficiario dovrà conservare in azienda anche il certificato che attesti l avvenuta certificazione funzionale delle macchine operatrici per la distribuzione dei prodotti fitosanitari ai sensi della DGR VII/3423 del 16/02/ Entità dell indennizzo annuale In caso di adesione all impegno aggiuntivo cover crops, per le superfici interessate il premio viene percepito annualmente per tutto il periodo dell impegno Impegni dell azione Mantenere costantemente aggiornato il registro aziendale dei trattamenti, delle concimazioni e dei relativi magazzini (modello proposto nell allegato 3 alle disposizioni attuative della misura 214 del 2008, pubblicato sul BURL n. 15 dell 11 aprile 2008, 2 supplemento straordinario e successive modifiche e integrazioni). Nella parte di registro relativa ai trattamenti fitosanitari indicare nel campo NOTE il nominativo di chi effettua il trattamento e apporre la relativa firma Entità dell indennizzo annuale Il premio per l adesione all intervento mais e riso è corrisposto solamente negli anni in cui sono presenti tali colture; le particelle richieste a premio devono rimanere le stesse per tutto il periodo di impegno AZIONE F Mantenimento di strutture vegetali lineari e fasce tampone boscate Documentazione Al fine di consentire la verifica delle condizioni di ammissibilità, il beneficiario dovrà presentare alla Provincia copia della domanda comprensiva della relazione tecnica a suo tempo prodotta per ottemperare agli impegni pregressi, con la relativa documentazione cartografica degli interventi Azione M Introduzione di tecniche di agricoltura conservativa Impegni dell azione Intervento 1 Introduzione dell agricoltura Blu o semina diretta su sodo (SD ) 1.Qualora si faccia ricorso a terzi, le fatture relative alle operazioni colturali dovranno riportare la seguente dicitura: Lavorazioni effettuate con macchine idonee alla semina su sodo come da allegato 4 al bando della Misura 214 PSR campagna Alla fattura dovrà essere allegata un autocertificazione congiunta del terzista e del beneficiario che indichi quali particelle sono state lavorate. 2. Divieto di effettuare lavorazioni che provochino il rimescolamento degli strati del profilo attivo del terreno (aratura, erpicatura, estirpatura, sarchiatura, rincalzatura, livellamento laser, nonché altre operazioni meccaniche). La durata massima dei medicai è di 4 anni, a decorrere dall impianto e, a tal fine, fa fede la successione colturale registrata nei fascicoli aziendali delle annualità precedenti a quella di adesione all azione. Il MAIS, sia in coltura principale che secondaria, NON può essere presente sullo stesso appezzamento per due anni consecutivi, né come primo, né come secondo raccolto. 3. La coltura del mais può permanere per due anni consecutivi sulle stesse superfici solo in caso di adesione all impegno aggiuntivo cover crops. 4. E consentita l asportazione parziale delle paglie e degli stocchi purchè ne resti un quantitativo sufficiente a garantire la copertura del terreno. 8. Mantenere costantemente aggiornato il registro aziendale dei trattamenti, delle concimazioni e dei 20

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