5. Scritto e parlato nella storia della lingua italiana
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1 Modulo A La variazione linguistica tra scritto e parlato 5. Scritto e parlato nella storia della lingua italiana 22 ottobre 2015 Linguistica italiana II Mirko Tavosanis A. a
2 Oggi Limiti della descrizione «a parole» La storia della lingua italiana: dominata dallo scritto?
3 Si può dire tutto a parole? Tullio De Mauro ritiene che la lingua naturale sia uno strumento «per parlare di tutto»; o perlomeno, che, data l indeterminatezza del linguaggio, «non siamo in grado di individuare i piani di esperienza di cui, attraverso l'uso di una lingua storico-naturale, non si può a priori parlare» Chiaramente, però, in molti casi gli esseri umani compiono operazioni intellettuali del tutto indipendenti dal linguaggio naturale In ogni caso, il cervello non pensa usando una lingua naturale (inclusa la L1 dei parlanti): oggi i linguisti parlano spesso di «mentalese»
4 Alternative A volte queste operazioni intellettuali sono mediate da sistemi di segni altamente codificati: Musica Matematica Chimica L affermazione di sistemi di segni di questo genere mostra l esigenza pratica di andare oltre i vincoli del linguaggio naturale Nel caso della chimica moderna: Lavoisier basava le descrizioni dei composti chimici su lessico e morfologia («acido solforico»); nel giro di pochi decenni le parole si sono rivelate insufficienti e sono state integrate dalle formule di Berzelius («C 6 H 12 O 6») e poi dalle rappresentazioni grafiche
5 Scritto e parlato In linea di massima: un testo scritto in lingua italiana può (ovviamente) essere letto ad alta voce in lingua italiana. Però: A volte la pronuncia è quasi impossibile (Calvino) In molti casi la semplice lettura ad alta voce perde qualche caratteristica del testo (elenco telefonico, tag cloud) In moltissimi casi la lettura ad alta voce di testi scritti è talmente poco sensata da essere concepibile solo come gioco: è il caso di tutti i testi concepiti principalmente per lo scanning, cioè per la ricerca rapida di un informazione specifica Gassman legge le analisi cliniche ( oppure gli ingredienti dei frollini (
6 Tag cloud: informazioni affidate alla dimensione dei caratteri e al colore e all orientamento delle parole (molte tag cloud, come molte infografiche, non hanno senso comunicativo è difficile che un messaggio richieda tutti questi livelli di informazione) 6
7 Limiti del linguaggio naturale Per esempio, le emozioni sono molto difficili da descrivere a parole ma lo stesso vale anche per alcune informazioni molto concrete Facce Disposizioni di oggetti sul piano e nello spazio Successione di eventi nel tempo In alcuni casi, la rappresentazione grafica è l unica soluzione pratica (sui documenti ci sono alcuni dati, ma l identificazione è fatta attraverso confronto di fotografie del volto o confronto di impronte digitali) 7
8 Tabelle e grafici: utili quando la descrizione di dati a parole è un problema La carte figurative della campagna di Russia fatta da Charles Joseph Minard (1869) mostra in due dimensioni sei tipi di dati: il numero di soldati; la distanza, ; la temperature; la latitudine e la longitudine; la direzione del movimento; la posizione in rapporto a date specifiche
9 Scritto e parlato: l italiano «Se leggiamo una pagina di prosa, anche d'arte, degli ultimi anni del Quattrocento o dei primi del Cinquecento, ci è di solito abbastanza facile dire da quale regione proviene, mentre per un testo della fine del Cinquecento la cosa è assai malagevole» (Migliorini 1960, p. 303) Gli storici della lingua considerano «italiano» in senso pieno quello codificato nel Cinquecento da letterati non fiorentini, a cominciare da Pietro Bembo nelle Prose della volgar lingua (1525), e usato come lingua comune per la scrittura in tutta Italia a partire dalla seconda metà del Cinquecento
10 Storia della lingua italiana: il quadro tradizionale L italiano viene visto come una lingua «letteraria», più adatta a parlare di temi letterari che di faccende della vita quotidiana L uso quotidiano dell italiano aumenta gradualmente dopo l Unità Secondo molte valutazioni, due tratti caratterizzanti sono stati per secoli: Il forte distacco tra lingua scritta e lingua parlata Il dominio della lingua scritta sulla lingua parlata
11 Italofonia limitata? Nel Novecento si è spesso ritenuto che l italiano sia esistito, per secoli, quasi solo in forma scritta: solo eccezionalmente in forma parlata L «italofonia» (la capacità di parlare in lingua italiana) è stata ritenuta patrimonio di pochi: in generale, dei letterati D altra parte, gli stessi letterati hanno sempre parlato come minimo con pesanti accenti regionali (Pietro Bembo aveva un accento veneto molto forte) Una delle presentazioni più note della tesi tradizionale è stata fatta da Tullio De Mauro nella Storia linguistica dell Italia unita (1963, in edizione riveduta nel 1970)
12 De Mauro, Storia linguistica dell Italia unita all origine della fortuna del toscano vi furono soltanto il prestigio letterario conferito ad esso dai tre grandi trecentisti e la conferma di tale prestigio avutasi nel Cinquecento grazie al petrarchismo e all opera dei grammatici. Anche se non va trascurata l influenza che le necessità del commercio ebbero nel tenere in vita forme interregionali di italiano (l italiano «itinerario» di cui parlava il Foscolo), l esistenza dell italiano comune attraverso tre secoli fu, fuori della Toscana, essenzialmente garantita dall uso che di generazione in generazione continuarono a farne i letterati e i dotti, con l unica eccezione di Roma (p. 24). Fuori di Roma e fuori della Toscana, al sistema linguistico italiano si faceva ricorso solo negli scritti e solo nelle occasioni più solenni (e nemmeno, come si vedrà, in tutte). Per secoli, la lingua italiana, unica tra le lingue nazionali dell Europa moderna, e come poche altre lingue arioeuropee di cultura, ha vissuto soltanto o quasi soltanto come lingua dei dotti: il patriottico affetto nutrito per essa dai letterati è stato, e ora si vede bene il perché, la più forte ragione della sua sopravvivenza nelle varie regioni del paese (p. 27).
13 De Mauro, Storia linguistica dell Italia unita Il fatto che l italiano sia stato adoperato per secoli soltanto in cerchie ristrette e in occasioni di particolare solennità, ha influenzato non solo, come si vedrà, l atteggiamento stilistico dei singoli prosatori e verseggiatori, ma ha inciso anche sulle strutture fonologiche, morfologiche, lessicali e sintattiche, sulla forma interna della lingua e sulla sua evoluzione storica (pp ). [Il carattere conservativo dell italiano] è ben ovvio se si pensa che i fenomeni di trasformazione fonetica, legati all uso parlato della lingua, erano restati necessariamente estranei a una lingua di tradizione prevalentemente scritta, e che i processi di individuazione funzionale delle forme grammaticali e lessicali e le innovazioni semantiche, per cui l humus può essere solamente un uso largo e spontaneo dei sistemi linguistici, nemmeno potevano verificarsi in una lingua la cui tradizione attraverso il tempo era affidata a una minoranza di addottrinati, che la usavano solo nelle scritture (p. 28). Altri riflessi strutturali dell uso prevalentemente scritto e poco frequente dell italiano sono ravvisabili nella stessa polimorfia morfologica e lessicale (p. 29).
14 Domanda È vero che l italiano era una lingua con uso «prevalentemente scritto e poco frequente»? La risposta oggi è senz altro più sfumata rispetto alle valutazioni di De Mauro, che però si basano su un assieme complesso di ipotesi
15 «Poco frequente»? Le valutazioni di De Mauro (1970) sull italofonia Per un possesso soddisfacente dell italiano nel 1861 era necessario essere arrivati agli studi postelementari (8,9 della popolazione) Come eccezione, in Toscana e a Roma si poteva arrivare allo stesso livello con soli due anni di studi elementari Totale in tutta Italia: nel 1861 aveva un possesso soddisfacente dell italiano solo il 2,5% della popolazione quindi immaginiamo all indietro?
16 Commenti La capacità di parlare italiano è vista in questo modo come un passo ulteriore rispetto all alfabetizzazione in italiano (capacità di leggere e scrivere) Arrigo Castellani, usando criteri più elastici (e includendo per esempio il clero non toscano), ha calcolato una percentuale del 10% Al di là dei numeri, il problema sta nella definizione del livello: non abbiamo modo per misurare il B2 della popolazione italiana nel 1861 Abbiamo qualche dato in più sull alfabetizzazione di base, cioè in sintesi la capacità di firmare ma sappiamo che questo è un requisito molto basso Comunque i risultati forse non erano molto diversi nel 1361 o nel 1561: in quei secoli il reddito medio in Italia non è variato molto (siamo ancora in un mondo preindustriale)
17 anno maschi % femmine % totale % Analfabetismo nei censimenti italiani postunitari ,00 84,00 78, ,04 78,94 72, ,03 73,51 67, ,13 60,82 56, ,80 50,50 46, ,40 38,30 35, ,00 24,00 21, ,50 15,20 12, ,60 10,00 8, ,00 6,30 5, ,03 3,61 3, n.d. n.d. 2,10
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19 Testa, L italiano nascosto Un libro (Einaudi, 2014) scritto per mostrare che l uso scritto dell italiano esisteva fin dal Cinquecento in una serie di situazioni pratiche Non ci sono percentuali, ma c è la testimonianza (qualitativa) di usi persistenti e lontani da qualunque preoccupazione letteraria, anche presso i «semicolti» In sostanza, quindi: esempi di italiano scritto senza preoccupazioni letterarie Il quinto capitolo è dedicato a «L italiano d oltremare»: fin dal Cinquecento, una buona testimonianza di un uso dell italiano a fini pratici (dalle lettere commerciali agli accordi diplomatici)
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