L INDICE SPAZIO-TEMPORALE (STI): UN NUOVO STRUMENTO PER VALUTARE LA STABILITA ARTICOLATORIA NEL PARLATO

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1 Zmarich C. etalii L INDICE SPAZIO-TEMPORALE (STI): UN NUOVO STRUMENTO L INDICE SPAZIO-TEMPORALE (STI): UN NUOVO STRUMENTO PER VALUTARE LA STABILITA ARTICOLATORIA NEL PARLATO Claudio Zmarich., Laura Danelon, Francesca Lonardi. Istituto di Scienze e Tecnologie della Cognizione del C.N.R., Sez. di Fonetica e Dialettologia via Anghinoni 10, Padova. claudio.zmarich@csrf.pd.cnr.it, laura.dane@inwind.it, lonardifrancesca@tiscali.it SOMMARIO Nell ambito della ricerca sul controllo motorio a fini linguistici, un attenzione crescente viene riservata all individuazione di invarianti nelle traiettorie di gesti (invarianza cinematica) relativi a più ripetizioni della stessa struttura linguistica, sia essa sillaba, parola o enunciato, eseguite dalla stessa persona a distanza di tempo. In termini di comportamento articolatorio, se intendiamo l invarianza cinematica come stabilità spaziotemporale, e riteniamo che la produzione e la percezione del parlato siano un processo molto stabile sul quale si fonda la trasmissione del significato e in ultima analisi la natura del linguaggio, nell analisi delle traiettorie cinematiche relative a numerose ripetizioni della stessa unità dovremmo trovare tracce di questa invarianza. Anne Smith della Purdue University (U.S.A.) e i suoi collaboratori a metà degli anni 90 hanno messo a punto l indice spatiotemporale, o STI (cfr. Spatiotemporal Index), che misura la stabilità spaziotemporale di una serie di ripetizioni degli stessi gesti articolatori non in base a campionamenti in punti temporali selezionati, come avviene tradizionalmente per le misure di ampiezza, velocità e durata di singoli gesti, ma in base all analisi dell intera traiettoria dei movimenti nel tempo. Il valore numerico dell STI riflette quindi la variabilità complessiva del movimento articolatorio di tutto l enunciato, ripetuto n volte: maggiore è il suo valore, maggiore sarà lo scostamento delle diverse tracce da un'unica traiettoria stereotipica, e in definitiva maggiore sarà anche l instabilità del comportamento. Sui dati cinematici ottenuti utilizzando la strumentazione e i software di ELITE, abbiamo applicato la procedura semiautomatica per il calcolo di questo indice al fine di studiare il controllo motorio in soggetti adulti normali, e in bambini normali e balbuzienti di età compresa tra i 4 e i 7 anni. I soggetti hanno ripetuto 10 volte la pseudoparola / pifi/ in due paradigmi sperimentali: (1) denominazione di un pupazzo, distanziata nel tempo, e (2) reiterazione per 10 volte della stessa sequenza nello stesso enunciato (cioè pifipifipifi ). I due compiti sperimentali sono stati svolti in tre condizioni di eloquio: confortevole, a velocità massima e corale. Quest ultima condizione è stata introdotta per tentare di rendere più fluenti i soggetti balbuzienti (Fluency Enhancing Condition). Gli esempi riportati evidenziano una riduzione di stabilità articolatoria del labbro inferiore passando dall adulto al bambino normale, ed ulteriormente da questi al bambino balbuziente. Per quanto riguarda invece l influenza della velocità di articolazione sulla stabilità del gesto, nell adulto la produzione a velocità massima ottiene un punteggio STI maggiore della produzione a velocità confortevole, rivelando quindi una maggiore instabilità. 377

2 AISV MISURA DEI PARAMETRI - Padova, 2-4 Dicembre INTRODUZIONE Attualmente non esistono modelli psico-linguistici che descrivono esplicitamente il processo di produzione verbale a livello di controllo motorio, né relativamente all infanzia (Vihman, 1996; Oller, 2000) né relativamente all età adulta (Levelt 1989; Levelt et al., 1999). D altra parte, i modelli di controllo e coordinazione dei movimenti a fini linguistici (teoria del controllo motorio) non spiegano come le unità linguistiche emergano dai processi di produzione, né negli adulti (Abbs, 1986; Barlow and Farley, 1989), né nei bambini (Moore, 2004). L incomunicabilità tra teorie linguistiche e teorie del controllo motorio è determinata dalla natura stessa della produzione verbale. Non c è corrispondenza biunivoca tra le unità linguistiche (fonemi, sillabe, parole, enunciati) e le misure dei comportamenti esecutivi, perché gli eventi fisiologici sottostanti la produzione verbale variano in funzione della prosodia, dei foni circostanti (coarticolazione), dei confini di parola e ancora di altri fattori (velocità e stile di elocuzione, atteggiamento emotivo, stato di salute, presenza di eventuali interferenze cognitive ecc., cfr. Smith & Goffman, 2004). L interconnessione tra fattori linguistici e fattori motori è se possibile ancor più complessa e meno chiara nello sviluppo fonetico, in cui i cambiamenti continui delle strutture anatomofisiologiche (per morfologia, dimensione e innervazione muscolare), del substrato neurale e della cognizione richiedono relazioni flessibili tra questi fattori e funzionali ad un processo di riorganizzazione continua (Callan, Kent, Guenther & Vorperian, 2000). Inoltre sappiamo che le unità linguistiche che il bambino controlla dal punto di vista della percezione e della produzione verbale procedono nel decorso temporale dal globale al particolare, cioè dall enunciato alla parola per finire al fono o al tratto distintivo (Ferguson & Farwell, 1975; Vihman, 1996). Da quanto esposto risulta sempre più necessaria l adozione di uno strumento di ricerca sulle unità linguistiche e motorie che sia al contempo valido e flessibile. Dovrebbe essere valido per indagare che cosa nella natura del fenomeno studiato varia al variare delle diverse categorie dei soggetti e delle condizioni all interno di ogni soggetto e cosa invece resta invariato. Dovrebbe essere flessibile (cioè non intrusivo, di rapida applicazione, e non richiedente la collaborazione del soggetto) per adattarsi a diverse categorie di soggetti e a diverse condizioni all interno di ogni soggetto, così da garantire poi la confrontabilità tra le categorie dei soggetti e le condizioni intrasoggettive. Tra i vari livelli di analisi su cui ricercare l invarianza sembrerebbe migliore quello cinematico, perché non si riferisce ad un prodotto altamente variabile come la registrazione acustica o il percetto uditivo ma ad un processo, seppur periferico, che presenta però il vantaggio di essere valido e flessibile. Le misure tradizionali della variabilità cinematica selezionano su base temporale singoli punti (per es. inizio e fine di un singolo gesto di apertura o chiusura) e calcolano separatamente la variabilità su estensione (m), durata (s) e velocità istantanea (m/s). Esse però presentano dei problemi e per questo motivo non sono soddisfacenti: ad es. si basano sulla selezione temporale di singoli punti (tipicamente l inizio e la fine di un singolo gesto di apertura o chiusura), ma, come abbiamo visto prima, non si conosce ancora la natura e quindi la dimensione delle unità di programmazione ed esecuzione motoria a fini linguistici (possono avere dimensioni diverse dal singolo gesto fonetico). Inoltre gesti successivi si influenzano reciprocamente, e l analisi separata non permette di evidenziare questa interazione. Un altro problema deriva dal fatto che la dimensione spaziale e quella temporale vengono considerate separatamente, mentre in realtà queste misure quasi sempre covariano. Per finire, il parametro più comunemente usato per quantificare la variabilità è la Deviazione Standard (DS), ma le scienze statistiche ci dicono che questa statistica dipende dalle medie dei diversi campioni, con la 378

3 Zmarich C. etalii L INDICE SPAZIO-TEMPORALE (STI): UN NUOVO STRUMENTO conseguenza che non si possono confrontare su questo parametro campioni con medie diverse (per es. le DS delle estensione dei gesti fonetici degli adulti, che hanno valori medi relativamente alti, e quelle dei bambini, che hanno valori medi relativamente bassi). 2. L INDICE SPAZIOTEMPORALE (STI): CHE COS E E COME SI CALCOLA Di fronte a questa confusione, una strategia di ricerca ragionevole sullo sviluppo fonetico ci viene indicata dalla ricercatrice Anne Smith della Purdue University (U.S.A.), che parte dall ipotesi che che la produzione e la percezione del parlato siano un comportamento molto stabile sul quale si fonda la trasmissione del significato e in ultima analisi la natura del linguaggio. Questa stabilità deriverebbe, in base a ciò che si sa della psicofisologia dell apprendimento e dell azione, dalla grande frequenza e sistematicità con cui tale comportamento viene praticato (Schmidt & Lee, 1999). Il comportamento articolatorio dovrebbe riflettere questa stabilità nei termini di una ridotta variabilità spaziotemporale (che approssima l invarianza). Date queste premesse, Anne Smith da una parte sottopone decisamente ad oggetto di studio l unità linguistica maggiore, come l enunciato, e dall altra decide di analizzare le traiettorie cinematiche relative a numerose ripetizioni dello stesso enunciato da parte dello stesso soggetto. Nella ricerca dell invarianza cinematica si valutano in genere due aspetti correlati: 1) il grado in cui un insieme di traiettorie registrate esibisce caratteristiche stereotipiche (per es. una forma a campana del profilo di velocità) e 2) il grado di variabilità di un set di traiettorie in relazione a questa configurazione standard. L STI misura la stabilità dell intera traiettoria di un enunciato ripetuto n volte dallo stesso articolatore. Rispetto alle misure tradizionali della variabilità riunisce in unico valore la variabilità nella dimensione spaziale e temporale. Poiché inoltre è una misura normalizzata, è indipendente dalla grandezza delle medie dei diversi campioni. Grazie ai vantaggi sopraelencati l STI permette di: 1) confrontare direttamente popolazioni diverse (per es. per età o stato di salute) consentendo di tracciare un profilo evolutivo, e/o di caratterizzare profili specifici per patologia; 2) studiare l influenza di diversi tipi di variabili sull esecuzione motoria: linguistiche (complessità sintattica), cognitive (situazioni di interferenza), emotive (diversi stati d animo), e motorie (lunghezza dell enunciato, velocità diverse). I calcoli che producono l STI vengono descritti in Smith, Johnson, McGillem & Goffman (2000), a cui si rimanda. Qui basterà dire che l STI viene calcolato a partire da una normalizzazione in ampiezza dei tracciati secondo la procedura standard (trasformazione in punti-z), cui fa seguito una normalizzazione temporale utilizzando la Trasformata di Fourier (FFT) delle traiettorie già normalizzate in ampiezza, dopo aver rimosso la componente lineare. Le traiettorie così ottenute vengono risintetizzate sulla base temporale di 1000 campioni, aggiungendo le prime 10 armoniche con la fondamentale di ciascuna serie di Fourier fissata ad 1 Herz. Alla fine, a ciascuna traiettoria risintetizzata viene aggiunta la componente lineare che era stata precedentemente rimossa. L STI è l indice numerico che risulta dalla somma cumulativa di 50 DS calcolate ogni 20 sample (unità del campionamento), quindi ad intervalli del 2%, in ciascuna serie di ripetizioni. Per rendere visivamente la serie di operazioni che porta al calcolo dell STI, mostreremo un grafico tratto da Smith (1997). La fig. 1 in alto mostra i tracciati originali del movimento articolatorio del labbro inferiore relativo alla produzione della frase Buy Bobby a poppy a velocità di articolazione normale e lenta nel soggetto normale (a sinistra) e balbuziente (a destra). Nella sezione mediana, i medesimi tracciati sono stati sottoposti a una normalizzazione nel tempo e nello spazio. Per finire, le curve inferiori interpolano i valori della DS campionati a intervalli del 2%. Per completezza informativa, il calcolo 379

4 AISV MISURA DEI PARAMETRI - Padova, 2-4 Dicembre 2004 dell STI per il comportamento articolatorio del balbuziente produsse un valore numerico molto più alto di quello del normoparlante (indice di maggiore instabilità motoria). Figura 1: Movimenti del labbro inferiore di un normoparlante (a sx) e di un balbuziente (a dx) che producono15 volte l enunciato Buy Bobby a poppy a velocità normale e rallentata. I tre grafici di ciascuna colonna rappresentano (dall alto in basso): il tracciato originale del movimento, il tracciato normalizzato spaziotemporalmente, eil tracciato della D.S. calcolata a intervalli del 2%. L STI è la somma cumulativa di queste 50 D.S. (modificato da Smith, 1997) 3. ESEMPI DI APPLICAZIONE DELL INDICE SPAZIOTEMPORALE (STI) Per illustrare l utilità di un tale indice, verranno qui presentati degli esempi di calcolo dell STI tratti da due tesi di laurea, che hanno avuto per oggetto lo studio della variabilità motoria del labbro inferiore (LI) nelle produzioni verbali percettivamente fluenti di 4 bambini balbuzienti (confrontati con 4 coetanei e 4 adulti non balbuzienti). L ipotesi sperimentale da noi formulata era la seguente: se la produzione articolatoria del bambino normale è più variabile di quella adulta, allora quella del bambino balbuziente sarà ancora più variabile di quella del bambino normale, non solo, com è ovvio, negli episodi di balbuzie, ma anche nel parlato percettivamente fluente (Smith, 1997). Se fosse possibile dimostrare che la variabilità della produzione verbale del bambino balbuziente è significativamente ridotta, insieme con la sua balbuzie, sotto l effetto di una condizione che promuove la fluenza (quale la produzione corale), allora questo risultato potrebbe suggerire che la variabilità motoria ha un ruolo causale nella genesi della balbuzie (vedi per es. Zimmerman, 1980, che considera la balbuzie come discoordinazione, o variabilità impredicibile, nella produzione articolatoria). Come strumentazione abbiamo usato il rilevatore e analizzatore cinematico 3D ELITE (Bettini, Ferrigno e Magno Caldognetto, 1999; vedi figura 2) con i relativi software di elaborazione del segnale cinematico e acustico (Tisato, 2004), incluso quello per il calcolo dell STI, messo a punto da Vincenzo Ferrari. Nella tesi di Danelon (2004) i soggetti dovevano pronunciare la sequenza pifipifipifi, costituita dalla reiterazione della pseudoparola pìfi, in tre condizioni sperimentali: una condizione normale, in cui era loro richiesto di pronunciare l enunciato nel loro modo abituale. Una condizione cosiddetta corale, in cui il soggetto era invitato a pronunciare all unisono con una voce che gli giungeva tramite gli auricolari, introdotta perché in base ai suggerimenti di letteratura (cfr. Stager, Denman & Ludlow, 1997) si riteneva che potesse promuovere la fluenza e minimizzare, o addirittura azzerrare, gli episodi di balbuzie nei soggetti balbuzienti, come in effetti si è verificato. L ultima 380

5 Zmarich C. etalii L INDICE SPAZIO-TEMPORALE (STI): UN NUOVO STRUMENTO condizione riguardava il cosiddetto eloquio veloce, in cui al soggetto era richiesto di pronunciare la sequenza pifipifipifi alla maggior velocità sostenibile senza alterare la precisione articolatoria (vedi anche Zmarich, Hulstijn, Bernardini, Nijland, 2003). Figura 2: A sinistra: markers e piani 3D di riferimento per la misurazione dei movimenti. A destra: la strumentazione di ELITE. Nella tesi di Lonardi (2004) i soggetti, dopo essere stati istruiti ed aver familiarizzato con il compito, dovevano il più velocemente possibile pronunciare il nome di uno dei due pupazzi ( pifi e fipi ) che era stato loro presentato visivamente. Questo compito era realizzato in due condizioni sperimentali: condizione normale e corale (vedi sopra). Purtroppo i risultati presentati in queste tesi sono stati compromessi dall intervento di fattori tecnici ed umani che hanno grandemente ridotto il numero di ripetizioni utilizzabili in alcune condizioni di alcuni soggetti, rendendo così problematica l analisi statistica volta a verificare l esistenza di differenze significative tra il comportamento articolatorio dei bambini balbuzienti e di quelli normofluenti. Resta però possibile utilizzare alcuni dati per illustrare il potenziale che l STI riveste per l analisi articolatoria. In figura 3 vengono mostrati i grafici delle traiettorie del movimento di LI nella produzione reiterata 10 volte a velocità normale della pseudoparola pifi : pifipifipifipifi.. Il primo grafico in alto a sinistra rappresenta la sovrapposizione non normalizzata di 10 traiettorie prodotte da un soggetto adulto, normoparlante maschio di 24 anni. Alla destra di questo grafico ci sono la traiettorie sovrapposte e normalizzate per il calcolo dell STI. Il valore dell STI è di 3,10. La seconda coppia di grafici immediatamente sotto quelli appena descritti si riferisce, a sinistra, alla sovrapposizione non normalizzata di 10 traiettorie prodotte da un bambino normoparlante di 5 anni, con sviluppo fisiologico, cognitivo e linguistico nella norma, e a destra, alla sovrapposizione delle traiettorie normalizzate, che esprimono un indice STI di 5,31. L ultima coppia di grafici mostra, a sinistra, la sovrapposizione di 10 traiettorie non normalizzate prodotte da una bambina 381

6 AISV MISURA DEI PARAMETRI - Padova, 2-4 Dicembre 2004 balbuziente di 7 anni, con sviluppo fisiologico, cognitivo e linguistico nella norma, e, a destra, la sovrapposizione delle traiettorie normalizzate, che esprimono un indice STI di 9,45. Come si può vedere dunque, il soggetto balbuziente è risultato più instabile nella condizione di parlato normale rispetto al coetaneo normoparlante che a sua volta è risultato più instabile dell adulto. Figura 3: Grafici non normalizzati (a sinistra) e normalizzati (a destra) delle traiettorie del movimento di LI nel compito di reiterazione a velocità normale della pseudoparola pìfi dell adulto normofluente, del bambino normofluente e del bambino balbuziente (rispettivamente dall alto verso il basso). Gli stessi soggetti hanno sostenuto anche una prova di denominazione su presentazione di oggetti, come descritto in precedenza. La figura 4 illustra i grafici delle traiettorie del movimento di LI relativo a 10 diverse produzioni a velocità normale della pseudoparola pìfi. Il primo grafico in alto a sinistra rappresenta la sovrapposizione di 10 traiettorie non 382

7 Zmarich C. etalii L INDICE SPAZIO-TEMPORALE (STI): UN NUOVO STRUMENTO normalizzate prodotte dal soggetto adulto. Alla destra di questo grafico ci sono la traiettorie normalizzate e sovrapposte per il calcolo dell STI. Il valore dell STI risultante è di 4,83. La seconda coppia di grafici immediatamente sotto quelli appena descritti si riferisce, a sinistra, alla sovrapposizione di 10 traiettorie non normalizzate prodotte dal bambino normoparlante, e a destra, alla sovrapposizione delle traiettorie normalizzate, che esprimono un indice STI di 8,69. L ultima coppia di grafici mostra, a sinistra, la sovrapposizione di 10 traiettorie non normalizzate prodotte dalla bambina balbuziente e a destra, la sovrapposizione delle traiettorie normalizzate, che esprimono un indice STI di 9,62. Come si può vedere dunque, anche in questo caso il soggetto balbuziente è risultato più instabile nella condizione di parlato normale rispetto al coetaneo normoparlante che a sua volta è risultato più instabile dell adulto. Figura 4.: Grafici non normalizzati (a sinistra) e normalizzati (a destra) delle traiettorie del movimento di LI nel compito di denominazione a velocità normale della pseudoparola pìfi dell adulto normofluente, del bambino normofluente e del bambino balbuziente (rispettivamente dall alto verso il basso) 383

8 AISV MISURA DEI PARAMETRI - Padova, 2-4 Dicembre 2004 L indice STI, oltre a permettere un confronto tra soggetti diversi sottoposti ad uno stesso compito, permette anche di comparare la variabilità dello stesso soggetto in compiti diversi. Un esempio di questo tipo di confronto, che può avere interessanti implicazioni terapeutiche, è offerto in figura 5. I due grafici superiori riportano le traiettorie relative ai movimenti articolatori di LI nella reiterazione della pseudoparola pìfi eseguita dal soggetto balbuziente, in una condizione di produzione normale, e risultate fluenti alla valutazione percettiva degli sperimentatori. Il grafico di sinistra si riferisce alla sovrapposizione delle traiettorie di 10 ripetizioni non normalizzate, quello di destra alla sovrapposizione di quelle normalizzate. Su queste ultime è stato calcolato il valore dell STI che è di 9,54. I due grafici sottostanti mostrano le traiettorie relative ai movimenti articolatori di LI nella reiterazione della pseudoparola pifi eseguita dallo stesso soggetto, in una condizione di produzione verbale all unisono ( corale ). Il grafico di sinistra si riferisce alla sovrapposizione delle traiettorie di 10 ripetizioni non normalizzate, quello di destra alla sovrapposizione di quelle normalizzate. Su queste ultime è stato calcolato il valore dell STI che è di 5,18, che è notevolmente inferiore al valore della produzione nello stile abituale. Nel compito sperimentale di ripetizione, il soggetto balbuziente è quindi risultato più stabile passando dalla condizione di eloquio abituale alla condizione corale. Figura 5: Grafici non normalizzati ( a sinistra) e normalizzati (a destra) delle traiettorie del movimento di LI compiute dal bambino balbuziente nel compito di reiterazione a velocità normale (in alto) e corale ( in basso) della pseudoparola pìfi. Un argomento di studio molto dibattuto in fonetica, riguarda le variazioni spaziotemporali indotte dal cambiamento nella velocità di elocuzione. Secondo A. Smith, nel 384

9 Zmarich C. etalii L INDICE SPAZIO-TEMPORALE (STI): UN NUOVO STRUMENTO parlante non patologico qualsiasi deviazione dai patterns articolatori abituali comporterà un aumento della variabilità cinematica, cioè una perdita di stabilità articolatoria, indicizzabile da un aumento del valore dell STI. Abbiamo voluto verificare questo assunto confrontando la variabilità relativa ai movimenti articolatori di LI nel soggetto adulto normofluente quando articolava ad una velocità di eloquio per lui abituale, e quando invece articolava alla frequenza massima sostenibile senza commettere errori. In figura 6 i due grafici della sezione superiore riportano le traiettorie relative ai movimenti articolatori di LI nella reiterazione della pseudoparola pìfi eseguita dal soggetto adulto normofluente, in una condizione di produzione abituale. Figura 6.: Grafici non normalizzati (a sinistra) e normalizzati (a destra) delle traiettorie del movimento di LI compiuti dall adulto normoparlante a velocità normale ( in alto) e alla velocità massima di elocuzione (in basso) della pseudoparola pìfi. Il grafico di sinistra si riferisce alla sovrapposizione delle traiettorie di 10 ripetizioni non normalizzate, quello di destra alla sovrapposizione di quelle normalizzate, su cui è stato calcolato il valore dell STI, pari a 3,10. I due grafici sottostanti mostrano le traiettorie relative ai movimenti articolatori di LI nella reiterazione della pseudoparola pìfi eseguita dallo stesso soggetto, in una condizione di produzione verbale alla massima velocità di elocuzione. Il grafico di sinistra si riferisce alla sovrapposizione delle traiettorie di 10 ripetizioni non normalizzate, quello di destra alla sovrapposizione di quelle normalizzate. Su queste ultime è stato calcolato il valore dell STI che è di 7,20, notevolmente maggiore quindi del valore della produzione nello stile abituale. Nel compito sperimentale di ripetizione, il soggetto adulto normofluente è quindi risultato più stabile nella condizione di 385

10 AISV MISURA DEI PARAMETRI - Padova, 2-4 Dicembre 2004 velocità di elocuzione abituale e meno stabile nella condizione di velocità di elocuzione massima. L aumento della velocità di elocuzione sembrerebbe dunque aumentare la variabilità cinematica dei movimenti articolatori e aumentare quindi l istabilità comportamentale del soggetto, in linea con quanto riscontrato da Smith & Kleinow (2000), sebbene a livello di tendenza statisticamente non significativa. 4. CONCLUSIONE I rapporti tra i processi motori e linguistici sono molto più stretti di quanto ritenga la vulgata autonomista di tipo linguistico o delle scienze motorie. Infatti esistono molteplici unità che operano in parallelo nella preparazione dei segnali di comando per la produzione del parlato. Nel corso dello sviluppo, o in presenza di processi degenerativi o eventi traumatici la mappatura tra le unità linguistiche e il comportamento motorio cambia. Studiando l emergenza e il decorso temporale di queste mappature interattive, si può fare luce sull organizzazione delle unità di produzione del parlato. Le persone usano il linguaggio per comunicare tra loro. Dunque ci deve essere una base comune che lega la conoscenza, la produzione e la percezione del linguaggio, e che ne permette l acquisizione. Qualunque natura abbia questa base comune, essa non può che trarre beneficio dall essere stabile. Smith et al. (1995) hanno dimostrato che nell adulto, il movimento ripetuto di un singolo effettore rivela un pattern temporale molto coerente, tale che la variabilità di un gruppo di traiettorie relative alla produzione di un enunciato è molto bassa. Normalizzando prima queste traiettorie nel tempo e nello spazio e misurando poi il loro grado di variabilità si ottiene un indice, l STI, che fornisce un punteggio semplice e composito che può essere usato per confrontare stabilità e configurazione del comportamento motorio a fini linguistici attraverso categorie diverse di soggetti e attraverso diverse condizioni all interno di ogni soggetto. E opinione di Smith & Goffman (2004), e anche nostra, che le informazioni raccolte sottoponendo all analisi spaziotemporale molti soggetti, appartenenti a diverse categorie, e sottoposti a diverse condizioni sperimentali, potranno fornire indicazioni utili a scoprire la natura dei processi del controllo neurale della produzione del parlato. RICONOSCIMENTI Questo studio è stato reso possibile da 3 finanziamenti CNR per Short Mobility, due accordati a Claudio Zmarich con lettere Prot per l anno 2000, e Prot per l anno 2001 e uno accordato a Wouter Hulstijn, NICI-Nijmegen University (NL), con lettera Prot per l anno Si ringraziano inoltre la Dr.ssa Pasqualina Andretta, relatrice della tesi di Danelon (2004) per il corso di laurea in Logopedia, e la Prof.ssa Patrizia Bisiacchi, relatrice della tesi di Lonardi (2004), per il corso di laurea di Psicologia. Si ringrazia l Ing. Vincenzo Ferrari, borsista CNR presso l ISTC-SFD nell annata , che ha implementato con MatLab le routine di calcolo dell STI in Interface. BIBLIOGRAFIA Abbs, J.,H. (1986), Invariance and variability in speech production: a distinction between linguistic intent and its neuromotor implementation. In Speech Invariance and variability in speech process (J. Perkell, D. Klatt, editors), Mahwah, NJ: Lawrence Erlbaum,

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