LINEE GUIDA PER L INTEGRAZIONE DEI REQUISITI AMBIENTALI E SOCIALI NEGLI ACQUISTI DI PRODOTTI TESSILI

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1 PROGETTO A.P.E. Finanziato dalla Provincia di Torino Area Sviluppo Sostenibile e Pianificazione Ambientale LINEE GUIDA PER L INTEGRAZIONE DEI REQUISITI AMBIENTALI E SOCIALI NEGLI ACQUISTI DI PRODOTTI TESSILI Aggiornato a Dicembre 2010 Arpa Piemonte SS. Educazione e Promozione Ambientale ARPA Piemonte SS Educazione e Promozione Ambientale Via Pio VII, Torino

2 Autori: Marco Glisoni Arpa Piemonte SS. Educazione e Promozione Ambientale Enrico Degiorgis Arpa Piemonte SS Rischio Industriale ed Energia e.mail: gpp@arpa.piemonte.it Coordinamento Progetto APE: Valeria Veglia Provincia di Torino - Servizio Pianificazione Sviluppo sostenibile e.mail: valeria.veglia@provincia.torino.it Si ringraziano in particolare per il loro contributo i componenti del gruppo di lavoro nazionale per i CAM prodotti tessili, coordinato da Arpa Piemonte e Arpa Toscana per conto del Ministero dell Ambiente (Riccardo Rifici): Riccardo Rifici Marco Fontana Paolo Fornetti Luciano Giovannelli Ricotta Simone Rossetti Mauro Lucchetti Deborah De Rui Barbara Olivieri Silvia Bottini Guido Antonio Franceschini Pisani Maria Teresa Foglia Paolo Bartolini Giuseppe Chiampo Fulvia Jucker Lodovico Fabrizio Piva Pierre Ierardi Ministero dell Ambiente Arpa Piemonte Arpa Piemonte Arpa Toscana Arpa Toscana Associazione Tessile e Salute Campagna Abiti Puliti Centro Tessile Cotoniero e Abbigliamento Spa Centro Tessile Cotoniero e Abbigliamento Spa Federazione Tessile e Moda Unione CNA FEDERMODA International Labour Office - International Training Centre Istituto per la Certificazione Etica ed Ambientale Istituto Tecnico Industriale Statale "Tullio Buzzi" Politecnico di Torino UNITE - Associazione Nazionale per l'unificazione nel settore Tessile CCPB Bologna FEDERCHIMICA Sono state anche coinvolti gli uffici tecnici di Unione Industriale di Torino, API Torino e Confartigianato Piemonte oltre a tutti i partecipanti al Progetto APE. Se avete commenti, segnalazioni di errori e imprecisioni vi ringraziamo se vorrete informarci scrivendo agli indirizzi sopra indicati. 2

3 INDICE COME UTILIZZARE LE LINEE GUIDA APE... 1 PREMESSA... 5 PARTE I NORMATIVA DI RIFERIMENTO... 6 LE NORME AMBIENTALI NEL SETTORE DEI PRODOTTI TESSILI... 6 PARTE II PRINCIPALI IMPATTI AMBIENTALI PARTE III STRUMENTI DI CERTIFICAZIONE AMBIENTALE CRITERI AMBIENTALI AVANZATI Fibre riciclate Rispetto di tutti i criteri stabiliti per l ottenimento dell Ecolabel Europeo (Decisione 2009/567/CE) Cotone o altre fibre naturali di produzione biologica: PARTE IV ASPETTI SOCIALI FONTI UTILIZZATE...25 GLOSSARIO ALLEGATO I Bozza Criteri sociali - Condizioni di esecuzione (clausole contrattuali)27

4 COME UTILIZZARE LE LINEE GUIDA APE Gli Acquisti Pubblici Ecologici rappresentano una modalità di acquisto, da parte delle pubbliche amministrazioni locali e nazionali, basata su criteri ambientali oltre che sulla qualità e sul prezzo di prodotti e servizi. Per le loro implicazioni ambientali gli Acquisti Pubblici Ecologici rientrano tra gli strumenti di sviluppo sostenibile proposti in particolare dall Unione Europea (dove gli appalti pubblici rappresentano circa il 16% del PIL) per far fronte alla gravità dei problemi ambientali e allo spreco di risorse naturali non rinnovabili correlati a stili di vita consumistici. In questo contesto assumono il significato non solo di comprare meglio e a basso impatto ambientale, ma anche comprare dove è necessario, agendo su azioni di razionalizzazione gestionale dei servizi nel soddisfare bisogni diversificati, riducendo la circolazione di prodotti non necessari e favorendo invece acquisti e investimenti in tecnologie intelligenti e innovative (approccio di dematerializzazione). Adottare un sistema di appalti verdi significa pertanto: acquistare solo ciò che è indispensabile; considerare gli impatti e i costi (diretti e indiretti, privati e collettivi) del prodotto/servizio lungo tutto il suo ciclo di vita (produzione - distribuzione - uso - smaltimento); stimolare in senso ambientalmente sostenibile l'innovazione di prodotti e servizi; adottare comportamenti d'acquisto responsabili e dare il buon esempio nei confronti dei cittadini. IL QUADRO NORMATIVO In linea di principio l'introduzione di criteri di sostenibilità nelle procedure di acquisto tese all'approvvigionamento di beni e servizi per una pubblica amministrazione è di carattere volontario, secondo un orientamento generale fornito dalla Comunità Europea. A livello legislativo italiano si segnalano alcune norme nazionali che impongono l'acquisto da parte della P.A. di determinati prodotti ecologici : Piano d azione per la sostenibilità ambientale dei consumi nel settore della pubblica amministrazione (ovvero Piano d Azione Nazionale sul Green Public Procurement PAN GPP), recepito con Decreto Interministeriale n. 135 dell 11 aprile 2008 (G. U. n. 107 dell 8 maggio 2008). Il Piano definisce il quadro di riferimento del GPP in Italia, stabilisce gli obiettivi nazionali e identifica gli 11 settori prioritari di intervento: 1. arredi (mobili per ufficio, arredi scolastici, arredi per sale archiviazione e sale lettura); 2. edilizia (costruzione e ristrutturazione di edifici con particolare attenzione ai materiali da costruzione, costruzione e manutenzione delle strade); 3. gestione dei rifiuti; 4. servizi urbani e al territorio (gestione del verde pubblico, arredo urbano); 5. servizi energetici (illuminazione, riscaldamento e raffrescamento degli edifici, illuminazione pubblica e segnaletica luminosa); 6. elettronica (attrezzature elettriche ed elettroniche d ufficio e relativi materiali di consumo, apparati di telecomunicazione); 7. prodotti tessili e calzature; 8. cancelleria (carta e materiali di consumo); 9. ristorazione (servizio mensa e fornitura alimenti); 10. servizi di gestione degli edifici (servizi di pulizia e materiali per l igiene); 11. trasporti (mezzi e servizi di trasporto, sistemi di mobilità sostenibile). Per ogni settore il piano prevede che vengano elaborati criteri ambientali minimi da inserire negli appalti. Il raggiungimento degli obiettivi individuati dal PAN è oggetto di apposito monitoraggio annuale. Testo unico ambientale (DLgs 3 aprile 2006, n. 152, art. 180) prevenzione della produzione di rifiuti: Al fine di promuovere in via prioritaria la prevenzione e la riduzione della produzione e della nocività dei rifiuti, le iniziative di cui all'articolo 179 riguardano in particolare: Rev. del 31/12/2010 Pagina 1 di 53

5 a) la promozione di strumenti economici, eco-bilanci, sistemi di certificazione ambientale, analisi del ciclo di vita dei prodotti, azioni di informazione e di sensibilizzazione dei consumatori, l'uso di sistemi di qualità, nonché lo sviluppo del sistema di marchio ecologico ai fini della corretta valutazione dell'impatto di uno specifico prodotto sull'ambiente durante l'intero ciclo di vita del prodotto medesimo; b) la previsione di clausole di gare d'appalto che valorizzino le capacità e le competenze tecniche in materia di prevenzione della produzione di rifiuti; c) la promozione di accordi e contratti di programma o protocolli d'intesa anche sperimentali finalizzati, con effetti migliorativi, alla prevenzione ed alla riduzione della quantità e della pericolosità dei rifiuti. Decreto Ministeriale 203/2003: Norme affinché gli uffici pubblici e le società a prevalente capitale pubblico coprano il fabbisogno annuale di manufatti e beni con una quota di prodotti ottenuti da materiale riciclato nella misura non inferiore al 30% del fabbisogno stesso. COME OPERARE Il Codice dei contratti pubblici relativi a lavori, servizi e forniture (D.Lgs 12 aprile 2006, n. 163) attua in Italia le Direttive europee sugli appalti e richiama in numerose parti la possibilità di integrare considerazioni ambientali negli appalti, in particolare all art. 2 (Principi) Il principio di economicità può essere subordinato, entro i limiti in cui sia espressamente consentito dalle norme vigenti e dal presente Codice, ai criteri, previsti dal bando, ispirati a esigenze sociali, nonché alla tutela della salute e dell'ambiente e alla promozione dello sviluppo sostenibile Prima di tutto conviene scegliere un titolo verde dell appalto. La scelta di un titolo verde facilita gli offerenti nell individuare velocemente ciò che si richiede e trasmette il messaggio che le prestazioni ambientali del prodotto o servizio avranno un peso importante nell esecuzione del contratto. Ad esempio si potrà appaltare un contratto per servizi di pulizia compatibili con l ambiente oppure per la fornitura di bevande e cibo biologico o ancora per la costruzione di un edificio a basso consumo energetico. La scelta di un titolo verde manda un messaggio non solo ai potenziali fornitori ma anche alla comunità locale e ad altri enti aggiudicatori. In pratica nella redazione di un appalto è possibile inserire criteri ambientali nella definizione di: Capacità tecnica e professionale dei fornitori e dei prestatori di servizi (Art. 40,42,44) - in casi appropriati di appalti di opere e servizi è possibile fare riferimento ai sistemi di gestione ambientale (es. EMAS 1 ); Specifiche tecniche (Art. 68) - si possono utilizzare quelle definite dalle ecoetichettature europee (multi)nazionali (es. Ecolabel Europeo) 2 ; Valutazione dell'offerta economicamente più vantaggiosa (Art. 83) è espressamente previsto il criterio ambientale; Clausole di esecuzione dell appalto - possono essere previste clausole ambientali per i sistemi di trasporto, imballaggio, formazione del personale, purché collegate con l oggetto dell appalto. Le Linee guida per l integrazione dei requisiti ambientali negli acquisti seguono, per le diverse tipologie di prodotti esaminati, la stessa struttura, secondo lo schema sotto riportato. 1 2 Sistema volontario europeo di eco-gestione ed audit (Reg. CE 1121/2009) Sistema volontario europeo di etichettatura ecologica di prodotti/servizi (Reg. CE 66/2010) Rev. del 31/12/2010 Pagina 2 di 53

6 Normativa riferimento di Principali riferimenti normativi che impongono o agevolano gli acquisti pubblici ecologici per la tipologia di prodotti presa in esame. Impatti ambientali Presentazione delle principali problematiche ambientali legate al prodotto in esame. Gli impatti ambientali sono solitamente analizzati nelle diverse fasi del ciclo di vita del prodotto: produzione, uso e smaltimento. Criteri preferibilità ambientale di Sulla base dell esame degli impatti ambientali sono forniti i principali criteri che permettono di identificare un prodotto come migliore sotto il profilo ambientale di un altro. Nei casi in cui esistano dei marchi di qualità ecologica per il gruppo di prodotti esaminato si fa in genere riferimento ai criteri da questi stabiliti. Prodotti certificati/prodotti a basso impatto ambientale Presentazione della disponibilità sul mercato di prodotti certificati e/o a basso impatto ambientale. Riferimenti per individuare fornitori che possano offrire prodotti rispondenti a stringenti requisiti ambientali. Si fa in particolare riferimento all Italia e all ambito geografico in cui si è sviluppato il progetto APE. Requisiti ambientali nell acquisto Istruzioni operative per integrare i requisiti ambientali nell acquisto. L integrazione dei requisiti ambientali è suddivisa in: definizione dell oggetto; capacità tecnica del fornitore; specifiche tecniche di minima; criteri di valutazione dell offerta economicamente più vantaggiosa; specifiche tecniche ambientali più restrittive; clausole di esecuzione. Suggerimenti pratici Sono illustrate le modalità per garantire una corretta gestione sia dell acquisto che del bene acquisito. Soluzioni per la riduzione degli impatti ambientali derivanti dall acquisto e dall uso del prodotto attraverso un uso razionale e la riduzione degli sprechi, in particolare viene curata la sensibilizzazione del personale dell ente La collaborazione tra tutti i partecipanti al Progetto APE e un ampio lavoro di concertazione hanno portato a definire specifiche tecniche di minima condivise. Le specifiche tecniche di minima sono definite nei diversi allegati del Protocollo d Intesa per la promozione degli Acquisti Pubblici Ecologici, così come i criteri di valutazione dell offerta economicamente più vantaggiosa. Le specifiche tecniche ambientali più restrittive non sono invece frutto di concertazione tra i partecipanti al progetto ma sono indicazioni e suggerimenti per dare maggiore peso agli aspetti ambientali. L integrazione di criteri ambientali più restrittivi rispetto a quelli di minima deve essere valutata da caso a caso a seconda delle specificità dell acquisto. Le specifiche tecniche concorrono a definire le caratteristiche tecniche dell oggetto del contratto e devono essere obbligatoriamente soddisfatte dalle imprese concorrenti, a pena di esclusione. I criteri di valutazione vanno invece inseriti (nel caso di aggiudicazione a favore dell offerta economicamente più vantaggiosa) tutti o in parte, scelti in base alle priorità ambientali dell Ente aggiudicatore e alle caratteristiche peculiari della gara (tipo di materiale richiesto, tipo di procedura Rev. del 31/12/2010 Pagina 3 di 53

7 utilizzata, numero di partecipanti alla gara, disponibilità finanziarie, ecc.). Occorre assegnare ad ogni criterio uno specifico punteggio. A tali criteri inoltre è possibile ispirarsi per la definizione di ulteriori specifiche tecniche obbligatorie, o di varianti. I criteri di valutazione proposti non vanno ritenuti esclusivi ma vengono ad aggiungersi ad altri già tradizionalmente richiesti, quali ad esempio il termine di esecuzione o di consegna, il servizio successivo alla vendita e l assistenza tecnica, il carattere estetico e funzionale. Le specifiche tecniche e i criteri di valutazione dell offerta economicamente più vantaggiosa possono essere usati in alternativa gli uni agli altri oppure congiuntamente. Si possono cioè utilizzare solo i primi, o solo i secondi, o tutti e due insieme. Nel caso si decida di utilizzarli tutti e due (evidentemente nel caso di aggiudicazione secondo il criterio dell offerta economicamente più vantaggiosa) è necessario accertarsi che siano coerenti gli uni con gli altri. Le possibilità di integrare considerazioni ambientali negli acquisti evolvono rapidamente. Le lineeguida sono state sviluppate nel tentativo di tenere conto della situazione attuale di offerta di prodotti ambientalmente preferibili e della realtà locale in cui si è sviluppato il progetto. Per questo motivo andranno continuamente aggiornate con l evolversi della normativa e del mercato. Per la valutazione della preferibilità ambientale di un prodotto le linee guida fanno, tutte le volte che ciò è possibile, riferimento ai marchi ecologici e/o alle etichette energetiche. È quindi necessario precisare in cosa consistano questi strumenti, il cui obiettivo è quello di incoraggiare la domanda di prodotti a ridotto impatto ambientale attraverso la comunicazione di informazioni accurate, verificabili e non ingannevoli. Esistono tre diversi tipi di marchi/dichiarazioni ambientali di prodotto, che fanno capo agli standard di riferimento della serie ISO 14020: marchi/dichiarazioni di Tipo I (ISO 14024): sono basati su criteri singoli o multipli sviluppati da una parte terza. Tali criteri fissano dei valori soglia, da rispettare per ottenere il marchio. Il marchio viene rilasciato da una parte terza indipendente, che può essere un organismo pubblico o privato. Sono etichette ecologiche di Tipo I l Ecolabel europeo, il Nordic Swan dei paesi nordici, Il Blauer Engel tedesco. Marchi/dichiarazioni di Tipo II (ISO 14021): sono etichettature basate su asserzioni ambientali autodichiarate. In questo caso non esistono criteri o prestazioni minime di riferimento e non è richiesta la certificazione di una parte terza. Marchi/dichiarazioni di Tipo III (ISO 14025): la dichiarazione consiste in una quantificazione degli impatti ambientali associati al prodotto attraverso l analisi del suo ciclo di vita. Le informazioni devono essere presentate in una forma che faciliti il confronto tra prodotti, attraverso la standardizzazione di alcuni parametri. I criteri di preferibilità ambientale stabiliti dalle presenti linee guida fanno riferimento a sistemi di ecoetichettatura che rispettano le condizioni stabilite dal Codice dei contratti pubblici (Dlgs 12 aprile 2006, n. 163 art. 68). Tali sistemi sono innanzitutto le dichiarazioni di Tipo I. Il Codice dei contratti pubblici stabilisce che le amministrazioni aggiudicatrici possono precisare che i prodotti o servizi muniti di ecoetichettatura sono presunti conformi alle specifiche tecniche (ambientali) definite nel capitolato d'oneri; essi devono però accettare qualsiasi altro mezzo di prova appropriato, quale una documentazione tecnica del fabbricante o una relazione di prova di un organismo riconosciuto. Rev. del 31/12/2010 Pagina 4 di 53

8 PREMESSA L Industria tessile italiana è caratterizzata da una netta predominanza di imprese di piccole e piccolissime dimensioni, molte delle quali sono a conduzione famigliare. Una struttura così parcellizzata rende molto difficile ottenere dati statistici o economici aggregati precisi. In generale sul territorio italiano è ben rappresentata tutta la catena produttiva anche se, a causa del forte incremento della competizione relativa ai prodotti provenienti dai Paesi in via d industrializzazione, si sta assistendo ad una sempre più massiccia delocalizzazione verso aree a basso costo del lavoro di alcune fasi della catena produttiva, in particolare la confezione ma anche alcune fasi manifatturiere come la filatura e la tessitura. A questo fenomeno di delocalizzazione di parte del ciclo produttivo si associa la flessione negativa della produzione italiana, dovuta all improvvisa e massiccia concorrenza di Paesi emergenti, in particolar modo la Cina. Questo Stato, pur costituendo potenzialmente un mercato di accesso di grande interesse per i nostri prodotti, rappresenta anche una continua minaccia a causa della concorrenza basata su condizioni interne (costo del lavoro, protezioni sociali, standard ambientali, discrezionalità politiche, dumping valutario) tali da avvantaggiarla nettamente rispetto agli altri competitori. La situazione si aggrava considerando che molte aziende cinesi operano sui mercati di esportazione mediante il massiccio ricorso a pratiche scorrette ed illegali, tra cui la sistematica attività di contraffazione dei prodotti dei Paesi concorrenti, in primo luogo quelli italiani. Il presente documento intende per prodotti tessili la definizione oggetto del marchio comunitario di qualità ecologica Ecolabel Europeo, ossia: a) articoli di abbigliamento e accessori tessili: articoli di abbigliamento ed accessori (quali ad esempio fazzoletti, sciarpe, borsette, borse per la spesa, zaini, cinture ecc.) costituiti per almeno il 90 % in peso da fibre tessili; b) prodotti tessili per interni: prodotti tessili per interni consistenti per almeno il 90 % in peso da fibre tessili. Sono compresi stuoie e tappeti. I rivestimenti per pavimenti «wall to wall» e i rivestimenti per pareti sono esclusi; c) fibre, filati e tessuti (ivi compresi beni durevoli non tessuti) destinati alla produzione di articoli di abbigliamento e accessori tessili o di prodotti tessili per interni. Sono esclusi da questo gruppo di prodotti i tessili trattati con biocidi, a meno che questi ultimi non figurino all allegato I A della direttiva 98/8/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, che conferiscano ai tessili proprietà aggiuntive destinate direttamente a proteggere la salute umana (ad esempio, biocidi applicati su reti e articoli di abbigliamento come repellenti per zanzare, le pulci, le tarme o gli allergeni) e che la sostanza attiva sia autorizzata per l utilizzo in questione, conformemente all allegato V della direttiva 98/8/CE. Sono altresì esclusi da questo gruppo gli articoli per bambini di età inferiore ai 3 anni. Occorre notare che i principali gruppi della grande distribuzione e le relative aziende di confezioni, al fine di rendere i propri prodotti immessi nei diversi mercati, sempre aderenti alle specifiche legislative emesse dai vari paesi, ed anche allo scopo di qualificare il proprio prodotto sia da un punto di vista ambientale che di sicurezza per il consumatore, hanno introdotto nei propri capitolati tecnici una corposa sezione riguardante il rispetto, da parte del fornitore, di numerosi parametri ecotossicologici. Purtroppo, il proliferare dei capitolati privati ha generato una notevole confusione in quanto, ad esempio, uno stesso parametro può essere presente in diversi capitolati ma il metodo analitico o, peggio, i limiti di accettabilità presenti nei diversi capitolati, possono risultare tra loro differenti. Oltre a ciò non vengono generalmente differenziati i parametri che sottostanno a requisiti normativi obbligatori e cogenti, rispetto a quelli indicati dal gruppo in maniera volontaria. In quest ultimo periodo si sta comunque assistendo, ad un allineamento dei vari gruppi, sempre più omogeneo, verso le norme cogenti indicate dalle direttive comunitarie e verso i parametri volontari indicati dal marchio caratterizzato dalla maggiore penetrazione commerciale, e cioè: OEKO TE. Rev. del 31/12/2010 Pagina 5 di 53

9 PARTE I NORMATIVA DI RIFERIMENTO LE NORME AMBIENTALI NEL SETTORE DEI PRODOTTI TESSILI Principio del GPP è la richiesta negli appalti pubblici di aspetti ambientali migliorativi rispetto a quanto obbligatorio per legge. Il rispetto degli obblighi di legge rimane ovviamente un prerequisito. Nel seguito sono riportate le principali disposizioni legislative comunitarie e nazionali che investono direttamente la gestione di sostanze pericolose che hanno attinenza con i cicli prodottivi e i prodotti tessili. Regolamento (CE) N. 1907/2006 del 18 dicembre 2006 concernente la registrazione, la valutazione, l'autorizzazione e la restrizione delle sostanze chimiche (REACH) Decisione della Commissione (2009/251/CE) del 17 marzo 2009 che impone agli Stati membri di garantire che non vengano immessi o messi a disposizione sul mercato prodotti contenenti il biocida dimetilfumarato Regolamento del Consiglio (CE) N. 834/2007 del 28 giugno 2007 relativo alla produzione biologica e all etichettatura dei prodotti biologici e che abroga il regolamento (CEE) n. 2092/91 Decreto Legislativo n. 194 del 22 maggio Circolare 8 Giugno 2004 Decreto ministeriale 8 maggio 2003, n. 203: Indicazioni per l'operativita' nel settore tessile e abbigliamento (Gazzetta Ufficiale n. 145 del 23/6/2003) Decreto 31 gennaio 2005 del Ministro dell'ambiente e della Tutela del Territorio Emanazione di linee guida per l'individuazione e l'utilizzazione delle migliori tecniche disponibili, per le attività elencate nell'allegato I del decreto legislativo 4 agosto 1999, n. 372 (GU n. 135 del Suppl. Ordinario n.107) Decreto legislativo n.59/2005 Attuazione integrale della direttiva 96/61/CE relativa alla prevenzione e riduzione integrate dell'inquinamento" pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 93 del 22 aprile S. O. n. 72 Nel seguito sono riportate le definizioni tecniche principali e le tabelle con il dettaglio per ogni parametro/sostanza considerato, il riferimento legislativo applicabile, la quantità limite ammessa e il metodo analitico di prova e verifica 3. 3 Fonte: UNI/TR del maggio 2010 Gestione della sicurezza dei prodotti tessili, di abbigliamento, arredamento, calzaturieri, in pelle e accessori. Rev. del 31/12/2010 Pagina 6 di 53

10 La sezione seguente può essere impiegata come pro-memoria per il richiamo degli obblighi di legge relativi ai prodotti tessili COLORANTI AZOICI che per scissione riduttiva possono generare una o più ammine aromatiche pericolose Parametro / Sostanza Ammine aromatiche da coloranti azoici Legislazione cogente Reg. 1907/2006: Allegato VII, n. 43 e Appendice 8 + Candidate list per SVHC Limiti di Metodi di analisi accettabilità 30 mg/kg EN (Tessili: metodo senza estrazione per fibre cellulosiche e proteiche) EN [Tessili: metodo con estrazione per fibre sintetiche (es. poliestere)] pr EN (tessili: 4- aminoazobenzene per fibre naturali) pr EN (tessili: 4- aminoazobenzene per fibre sintetiche) pr EN ISO (pelle: 4- aminoazobenzene) 2. Colorante Blu Navy Blu Parametro / Sostanza Colorante Blu Navy Blu Miscela di: di-sodio (6-(4-anisidino)-3- sulfonato-2-(3,5-dinitro-2- ossidofenilazo)-1-naftolato)(1-(5- cloro-2-ossidofenilazo)-2- naftolato)cromato(1-); Componente 1: N. CAS: C 39 H 23 ClCrN 7 O 12 S.2Na trisodio bis(6-(4-anisidino)-3- solfonato-2-(3,5-dinitro-2- ossidofenilazo)-1- naftolato)cromato(1-) Componente 2: C 46 H 30 CrN 10 O 20 S 2.3Na Legislazione cogente Reg. 1907/2006: Allegato VII, n. 43, Appendice 9 Limiti di accettabilità 0,1% nei preparati Metodi di analisi Non disponibile (dichiarazione di conformità) 4 informazioni disponibili alla data di pubblicazione di questo documento. È responsabilità dell utilizzatore assicurarsi che non siano avvenute variazioni nel periodo intercorso tra l emissione e il suo utilizzo. Rev. del 31/12/2010 Pagina 7 di 53

11 3. Coloranti Cancerogeni e Dispersi Allergenici Parametro / Sostanza Legislazione cogente Coloranti cancerogeni Reg. 1907/2006: Allegato VII, n. 28, 29 e 30 Limiti di accettabilità Non ammesso l uso (Non rilevabili con i comuni metodi di analisi) Metodi di analisi Esempi di metodi di analisi non normalizzati: DIN 54231: (limite di rilevabilità: 5 mg/l) Metodo di estrazione totale (solvente organico e rivelazione LC- DAD/MS): (limite di rilevabilità: 50 mg/kg) Coloranti cancerogeni: a) C.I. Blu Diretto 6 C.I N. CAS N. CE b) C.I. Nero Diretto 38 C.I N. CAS N. CE Reg. 1907/2006: Allegato VII, n. 28, Appendice 2 Non utilizzo (Non rilevabili con i comuni metodi di analisi) Esempi di metodi di analisi non normalizzati: DIN 54231: (limite di rilevabilità: 5 mg/l) Metodo di estrazione totale (solvente organico e rivelazione LC- DAD/MS): (limite di rilevabilità: 50 mg/kg) c) C.I. Blu Disperso 1 C.I N. CAS N. CE d) C.I. Arancio Disperso 149 N. CAS N. CE Coloranti dispersi allergenici: a) C.I. Blu Disperso 1 C.I N. CAS N. CE b) d) C.I. Arancio Disperso 149 N. CAS N. CE Reg. 1907/2006: Allegato VII, n. 28, Appendice 2 Non utilizzo (Non rilevabili con i comuni metodi di analisi) Esempi di metodi di analisi non normalizzati: DIN 54231: (limite di rilevabilità: 5 mg/l) Metodo di estrazione totale (solvente organico e rivelazione LC- DAD/MS): (limite di rilevabilità: 50 mg/kg) 4. POLICLOROFENOLI: Pentaclorofenolo (PCP) e suoi sali Parametro / Sostanza Legislazione cogente Limiti di accettabilità Pentaclorofenolo (PCP), suoi Reg. 1907/2006: 0,1% sali ed esteri Allegato VII, n. 22 N. CAS nei preparati Metodi di analisi UNI (prodotti tessili) Rev. del 31/12/2010 Pagina 8 di 53

12 5. BENZENI E TOLUENI CLORURATI (carrier alogenati per il poliestere) Parametro / Sostanza Legislazione Limiti di Metodi di analisi cogente accettabilità Benzeni e tolueni clorurati Reg. 1907/2006: 0,1% Esempi di metodi di analisi (carrier alogenati per il Allegato VII, n 49 non normalizzati: poliestere) - Triclorobenzeni nei preparati tessili: estrazione con solvente organico e rivelazione GC-ECD/MS 6. COMPOSTI ORGANICI DELLO STAGNO Parametro / Sostanza Legislazione cogente Composti organostannici Reg. 1907/2006: Allegato VII, n 20 Esempio: Tributilstagno (TBT) N CAS Trifenilstagno (TPT) N CAS Dibutilstagno (DBT) N CAS Tributilstagno-ossido (TBTO) N CAS Composti organostannici: Di-µ-ossi-di-n-butilstannoidrossiborano/ Idrogenoborato di dibutilstagno C 8 H 19 BO 3 Sn (DBB) N. CAS N. CE Reg. 1907/2006: Allegato VII, n NONILFENOLO, NONIFENOLI ETOSSILATI Parametro / Sostanza Legislazione cogente Nonilfenolo Reg. 1907/2006: C 6 H 4 (OH)C 9 H 19 Allegato VII, n 46 N. CAS N. CE Nonilfenoli etossilati (C 2 H 4 O) n C 15 H 24 O Limiti di accettabilità Non utilizzo (Non rilevabili con i comuni metodi di analisi) 0,1% nei preparati Limiti di accettabilità 0,1% nei preparati Metodi di analisi Esempi di metodi di analisi non normalizzati: tessili: estrazione con solvente organico e rivelazione GC-MS Esempi di metodi di analisi non normalizzati: tessili: estrazione con solvente organico e rivelazione GC-MS Metodi di analisi Esempi di metodi di analisi non normalizzati: tessili: estrazione con solvente organico e rivelazione GC-MS (nonilfenolo) e LC-MS (nonilfenoli etossilati) Rev. del 31/12/2010 Pagina 9 di 53

13 8. FTALATI Parametro / Sostanza a) Ftalato di bis(2-etilesile) (DEHP) N. CAS N. CE b) Dibutilftalato (DBP) N. CAS N. CE Legislazione cogente Reg. 1907/2006: Allegato VII, n 51 Limiti di accettabilità 0,1% giocattoli ed articoli per puericultura Metodi di analisi EN (tessili) c) Benzilbutilftalato (BBP) N. CAS N. CE a) Diisononilftalato (DINP) N. CAS e N. CE e b) Diisodecilftalato (DIDP) N. CAS e N. CE e Reg. 1907/2006: Allegato VII, n 52 0,1% giocattoli ed articoli per puericultura che possono essere messi in bocca EN (tessili) c) Ftalato di diottile (DNOP) N. CAS N. CE Parametro / Sostanza Dibutilftalato (DBP) N. CAS N. CE Benzilbutilftalato (BBP) N. CAS N. CE Ftalato di bis(2-etilesile) (DEHP) N. CAS N. CE Diisobutil ftalato (DIBP) N. CAS N. CE Legislazione cogente Reg. 1907/2006: sostanza SVHC 1a candidate list del 4 novembre 2008 Reg. 1907/2006: sostanza SVHC 2a candidate list ottobre 2009 Limiti di Metodi di analisi accettabilità 0,1% EN (tessili) 0,1% EN (tessili) 9. PERFLUOROTTANO SULFONATI (PFOS) Parametro / Sostanza Legislazione cogente Perfluorottano sulfonati (PFOS) Reg. 1907/2006: C 8 F 17 SO 2 Allegato VII, n 53 ( = OH, sale metallico (O-M+), alogenuro, ammide, e altri derivati compresi i polimeri) Limiti di accettabilità 1 µg/m2 ( rivestimento dei prodotti tessili rivestiti con polimeri) Metodi di analisi Esempi di metodi di analisi non normalizzati: tessili: estrazione con solvente organico e rivelazione LC-MS Rev. del 31/12/2010 Pagina 10 di 53

14 10. RITARDANTI DI FIAMMA ALOGENATI Parametro / Sostanza Legislazione cogente Fosfato di tri(2,3-dibromopropile Reg. 1907/2006: (TRIS) Allegato VII, n. 4, n. N. CAS , n. 8, n.44, n. 45 Ossido di trisaziridinilfosfina (TEPA) N. CAS N. CE Difenile polibromato; difenile polibromurato (PBB) N. CAS Difeniletere, pentabromo derivato (Penta-BDE) C12 H5 Br5 O N. CAS N. CAS Limiti di accettabilità Non ammesso l uso 0,1% Nei preparati e negli articoli tessili Metodi di analisi Esempi di metodi di analisi non normalizzati: estrazione con metanolo e determinazione LC-MS Esempi di metodi di analisi non normalizzati: estrazione con potassio idrossido spazio di testa e determinazione GC-MS Esempi di metodi di analisi non normalizzati: estrazione con solventi organici e determinazione LC-MS o GC-MS Esempi di metodi di analisi non normalizzati: estrazione con solventi organici e determinazione LC-MS o GC-MS Difeniletere, ottabromo derivato (Otta-BDE) C12 H2 Br8 O HBCDD n. CAS TCEP Tris (2-cloroetil) fosfato n. CAS Reg. 1907/2006: Sostanze SVHC 1a candidate list del 4 novembre 2008 Reg. 1907/2006: Sostanze SVHC 2a candidate list ottobre ,1% Nei preparati e negli articoli tessili 0,1% Nei preparati e negli articoli tessili 0,1% Nei preparati e negli articoli tessili Esempi di metodi di analisi non normalizzati: estrazione con solventi organici e determinazione LC-MS o GC-MS Esempi di metodi di analisi non normalizzati: estrazione con solventi organici e determinazione LC-MS o GC-MS Esempi di metodi di analisi non normalizzati: estrazione con solventi organici e determinazione LC-MS 11. PARAFFINE CLORURATE A CATENA CORTA Parametro / Sostanza Legislazione cogente Alcani, C 10 -C 13, cloro Reg. 1907/2006: (paraffine clorurate a catena Allegato VII, n. 42 e corta) (SCCP); sostanze SVHC N. CAS a candidate list N. CE del 4 novembre Limiti di accettabilità 1% Nei preparati Metodi di analisi Esempi di metodi di analisi non normalizzati: estrazione con solventi organici e determinazione LC-MS o GC-MS 12. DIMETILFUMARATO (DMFU) Parametro / Sostanza Dimetilfumarato CAS Legislazione cogente Decisione della Commissione 2009/251/CE Limiti di Metodi di analisi accettabilità 0,1 mg/kg Esempi di metodi di analisi non normalizzati: estrazione con solventi organici e determinazione LC-MS o GC-MS Rev. del 31/12/2010 Pagina 11 di 53

15 13. Metalli pesanti e altri metalli classificati tossici estraibili ACCESSORI METALLICI: PROVA DI RILASCIO DEL NICHEL Parametro / Sostanza Nickel N. CAS N. CE e suoi composti Legislazione cogente Reg. 1907/2006: Allegato VII, n. 27 Limiti di accettabilità 0,5 µ/cm 2 / settimana Metodi di analisi EN Metodo per la simulazione dell usura e della corrosione per la determinazione del rilascio di nichel da articoli ricoperti. EN 1811 Metodo per la determinazione del rilascio di nichel da articoli che vengono in contatto prolungato con la pelle. 14. Metalli pesanti e altri metalli classificati tossici estraibili METALLI PESANTI TOTALI - CADMIO Parametro / Sostanza Legislazione Limiti di Metodi di analisi cogente accettabilità Cadmium Reg. 1907/2006: Non ammesso EN 1122 (materiali N. CAS Allegato VII, n. 23 l uso plastici) N. CE e suoi composti 15. Metalli pesanti e altri metalli classificati tossici estraibili METALLI PESANTI TOTALI - PIOMBO Parametro / Sostanza Legislazione Limiti di Metodi di analisi cogente accettabilità Carbonati di piombo: Reg. 1907/2006: Non ammesso Allegato VII, n. 16 l uso a) Carbonato anidro neutro (PbCO 3 ) N. CAS N. CE Esempi di metodi di analisi non normalizzati: Attacco acido in microonde e determinazione ICP- OES/MS. b) Diidrossibis(carbonato) di tripiombo 2PbCO 3 -Pb(OH) 2 N. CAS N. CE Solfati di piombo: a) PbSO 4 N. CAS N. CE Reg. 1907/2006: Allegato VII, n. 16 b) PbxSO 4 N. CAS N. CE Idrogenoarsenato di piombo CAS Numero CE Reg. 1907/2006: Allegato VII, n. 28 e 30, appendice 1 e 5 Rev. del 31/12/2010 Pagina 12 di 53

16 Parametro / Sostanza Composti del piombo, esclusi quelli espressamente indicati Piomboalchili Piombo esafluosilicato CAS Numero CE Legislazione cogente Reg. 1907/2006: Allegato VII, n. 30, appendice 5 Limiti di accettabilità Non ammesso l uso Metodi di analisi Esempi di metodi di analisi non normalizzati: Attacco acido in microonde e determinazione ICP- OES/MS. Azoturo di piombo; piombo azoturo CAS Numero CE Cromato di piombo CAS Numero CE Di(acetato) di piombo CAS Numero CE Bis(ortofosfato) di tripiombo CAS Numero CE Acetato di piombo, basico CAS Numero CE Metansolfonato di piombo (II) CAS Numero CE Giallo di piombo solfocromato (sostanza identificata dal Colour Index Constitution Number, C.I ) CAS Numero CE Piombo cromato molibdato solfato rosso (sostanza identificata dal Colour Index Constitution Number, C.I ) CAS Numero CE Metalli pesanti e altri metalli classificati tossici estraibili METALLI PESANTI TOTALI - MERCURIO Parametro / Sostanza Legislazione Limiti di Metodi di analisi cogente accettabilità Composti del Mercurio Reg. 1907/2006: Non ammesso EN 1122 (materiali Allegato VII, n. 18 l uso plastici) Rev. del 31/12/2010 Pagina 13 di 53

17 PARTE II PRINCIPALI IMPATTI AMBIENTALI Gli aspetti ambientali di maggiore rilievo delle industrie tessili riguardano gli elevati quantitativi di acqua scaricata e il carico di sostanze chimiche in essa immesse. L acqua viene utilizzata nelle industrie tessili come principale mezzo per rimuovere le impurità, applicare i coloranti e gli agenti di finissaggio, oltre che per la produzione di vapore. Gli altri aspetti rilevanti sono i consumi energetici, le emissioni in atmosfera, la produzione di rifiuti solidi e l emissione di odori, che possono rappresentare una notevole fonte di disturbo in alcuni trattamenti. L uso di alcune sostanze chimiche può rappresentare un impatto tanto sull ambiente che sulla salute umana. La moderna industria tessile utilizza una grandissima varietà di materiali, alcuni di origine naturale, altri artificiali. Sia la produzione/coltivazione che le successive lavorazioni di questi materiali sono molto variegati e conseguentemente possono comportare una grande varietà di potenziali impatti. Nel caso di fibre naturali è di particolare importanza sotto il profilo ambientale l uso di pesticidi e fertilizzanti in fase di coltivazione mentre per le fibre sintetiche l attenzione si concentra sui prodotti chimici impiegati per la produzione delle fibre stesse. Sostanze utilizzate nella coltivazione delle fibre L agricoltura moderna, basata sulle pratiche monocolturali, richiede un uso massiccio di pesticidi e fertilizzanti, dato che le monocolture sono più soggette all attacco di organismi infestanti e attingono molti nutrienti dal suolo. Il cotone è una coltivazione che richiede un uso particolarmente intensivo di sostanze chimiche nonostante rappresenti solo il 2,5% del totale della terra coltivata a livello globale, il cotone è responsabile del rilascio del 16% degli insetticidi (per quota di mercato). Localmente l uso di sostanze innalza il livello di nitrati e pesticidi (entrambi pericolosi per la salute pubblica) nelle acque sotterranee e riduce la qualità dei suoli. Alcuni fertilizzanti possono acidificare il suolo causando una perdita di nutrienti chiave e compromettendo la produttività a lungo termine del terreno. A livello globale i coltivatori utilizzano oggi 10 volte più fertilizzanti che nel 1950, e spendono circa 17 volte di più tenendo conto dell inflazione per l acquisto di pesticidi. I pesticidi sono sostanze utilizzate per prevenire, eliminare o allontanare gli attacchi di organismi nocivi. Rientrano nella categoria non solo gli insetticidi ma anche erbicidi, fungicidi, battericidi e altre sostanze impiegate per controllare specifici organismi nocivi (quali ad esempio insetti, piante infestanti, funghi, batteri, topi, ecc.). I pesticidi possono essere dannosi per gli esseri umani, gli animali e l ambiente in quanto sono espressamente studiati per uccidere o avere altri effetti negativi sugli organismi viventi. L Organizzazione Mondiale per la Sanità stima che ogni anno 3 milioni di persone soffrono di gravi avvelenamenti da pesticidi, a questi si aggiungono numerosi casi non riferiti e meno gravi di manifestazioni acute quali irritazioni della pelle, nausea, diarrea e problemi respiratori. Tuttavia questi sono solamente i problemi di salute causati dall uso e dal contatto diretto con i pesticidi. I pesticidi hanno inoltre un effetto eco-tossico quando questi prodotti inquinano i suoli e le acque superficiali e, come conseguenza, si accumulano nella catena alimentare con effetti negativi sugli animali e i consumatori. I pesticidi sono utilizzati sulle colture e per il trattamento delle pecore, si trovano quindi sulle fibre grezze; tuttavia vi possono essere residui anche sul prodotto finale. Abitualmente vengono asportate con le operazioni di lavaggio delle fibre grezze e si ritrovano pertanto nelle acque di scarico. I fertilizzanti sono composti dati alle piante per favorirne la crescita; sono abitualmente applicati al suolo e assorbiti attraverso le radici delle piante, o sulle foglie. Sebbene i rischi per la salute causati dai fertilizzanti siano minori di quelli causati dai pesticidi, il loro ampio utilizzo e talvolta eccessivo è causa di gravi impatti sull ambiente quali: Inquinamento delle acque ed eutrofizzazione causata da eccessivi apporti di nitrati e fosfati; Perdita di biodiversità e disequilibrio di lungo termine degli ecosistemi acquatici; Acidificazione del suolo e delle acque, che aiuta la mobilizzazione di metalli pesanti che possono entrare nella catena alimentare; Riduzione della produttività naturale dei suoli dovuta alla perdita di nutrienti delle piante. Rev. del 31/12/2010 Pagina 14 di 53

18 Le figure che seguono schematizzano le fasi di un generico processo di produzione dell industria tessile e le fasi più dettagliate del processo produttivo del cotone. FASI DI UN GENERICO PROCESSO DELL INDUSTRIA TESSILE POLIMERI PRODUZIONE FIBRE FIBRE SINTETICHE FIBRE NATURALI PREPARAZIONE FIBRE PROCESSI DI FINITURA FIBRE LIBERE pretrattamento tintura stampa finissaggio trattamenti superficiali lavaggio asciugatura PRODUZIONE FILATO - Filatura FILATO PRODUZIONE TESSUTO Tessitura Immagliatura TESSUTO PRODUZIONE PRODOTTI FINALI Fonte: BREF document for the textile industry Rev. del 31/12/2010 Pagina 15 di 53

19 Fibre riciclate Il mercato presenta attualmente un buon ricorso a fibre rigenerate sia naturali che sintetiche limitatamente ad alcuni segmenti di mercato (si pensi al pile con le bottiglie di plastica e riciclo di vestiti di lana). Ad oggi esiste un solo metodo di prova analitico per stabilire se il tessuto è di materiale riciclato, si tratta di una norma ASTM (americana) per la lana, che si basa sulla osservazione delle fibre con rottura meccanica. Pertanto ad oggi l unico metodo generale di verifica si deve basare sulla documentazione fornita da attestazioni di filiera e bilanci di materia con verifica di tracciabilità in azienda, partendo dalla fase di filatura. Sostanze utilizzate nella lavorazione dei prodotti tessili Alla grande varietà di materiali utilizzati per la produzione di prodotti tessili corrisponde una grande varietà di processi produttivi. Così come i processi di produzione di certe specifiche fibre, la tintura, il finissaggio, il candeggio, l aumento della resistenza al fuoco tendono a necessitare un uso intensivo di sostanze chimiche. L ampia gamma di prodotti chimici utilizzati nelle diverse fasi del ciclo produttivo, comporta particolari esposizioni e potenziali rischi anche per i lavoratori (tinture e colori, colle, solventi ed anche polveri) Nella lavorazione sono utilizzate un gran numero di sostanze chimiche che hanno effetti negativi quando rilasciate in acqua o in aria. Esse sono sovente poco degradabili e tossiche per gli ambienti acquatici, inoltre possono causare problemi di salute agli utilizzatori, qualora restino come residui sui tessuti, ad esempio l uso di certi coloranti nel processo di tintura può dare origine ad alcune ammine cancerogene. Nella maggior parte dei casi questi impatti possono essere considerevolmente ridotti attraverso l uso delle migliori tecniche disponibili (BAT), diverse sostanze e con una corretta gestione dei rifiuti. Tra le sostanze più pericolose che possono essere presenti nel ciclo tessile va menzionata la formaldeide (classificata dallo IARC come cancerogena), gli ftalati e PVC, i rigonfianti alogenati, gli APEOs, i ritardanti di fiamma, i coloranti azoici che possono liberare ammine aromatiche pericolose, le materie coloranti cancerogene e allergeniche, i metalli pesanti Dal programma di monitoraggio Progetto R.I.T.M.I. dei manufatti tessili (materie prime, filati, tessuti e capi confezionati che, per la composizione fibrosa e per i cicli di tintoria-finissaggio a cui sono stati sottoposti, erano da ritenersi a rischio ) che si è svolto, presso il Laboratorio di Analisi dell Istituto Buzzi di Prato (nel periodo aprile 2005 novembre 2006), è risultato che su campioni esaminati, il 4,5% presentava non conformità per le ammine aromatiche da azocoloranti 5 (parametro cogente <30 ppm). In Europa la regolamentazione REACH (su registrazione, la valutazione, l autorizzazione e la restrizione delle sostanze himiche) prevede, per l industria tessile, i seguenti obblighi: 1) L obbligo di utilizzare sostanze registrate ai sensi del Regolamento (per lo specifico uso previsto) in ciascuna fase del processo produttivo. Ciò implica la necessità di verificare presso i fornitori che le sostanze acquistate siano effettivamente registrate (o pre-registrate), e che le schede di sicurezza contengano la descrizione dell uso previsto. 2) L obbligo di registrare materie prime e sostanze chimiche importate dall estero (in funzione della quantità e delle caratteristiche di pericolosità). 3) L obbligo (art. 6) di registrare le sostanze chimiche prodotte (il caso della lanolina); 4) Obblighi come importatori (di articoli e/o di sostanze chimiche, art. 7); 5) Obblighi come utilizzatori a valle (registrazione degli usi delle sostanze, verifica della registrazione delle sostanze utilizzate art. 37). 6) L obbligo di notificare la presenza, negli articoli, di determinate sostanze pericolose o sottoposte a restrizione se queste superano determinate soglie di utilizzo o di concentrazione. Relativamente a quest ultimo punto, è opportuno verificare l assenza negli articoli di tali sostanze in modo tale da poterne dichiarare l assenza piuttosto che doverne notificare la presenza, con un ovvio ritorno in termini di immagine. 5 La presenza nelle molecole di coloranti di queste ammine aromatiche viene considerata potenzialmente dannosa per la salute, infatti nel caso di assorbimento della materia colorante da parte dell utilizzatore del materiale tessile si può avere la demolizione riduttiva della molecola del colorante a seguito di enzimi epatici ed intestinali. Rev. del 31/12/2010 Pagina 16 di 53

20 Consumi d acqua ed energia Elevati quantitativi di acqua ed energia sono utilizzati nelle lavorazioni dei diversi materiali lungo la catena di produzione dei prodotti tessili. Il processo necessità di una risorsa idrica di elevata purezza in particolare nei processi di lavaggio della materia prima, tintura e finissaggio, contaminando l acqua con coloranti, tensioattivi, materiali in sospensione, metalli pesanti. Un refluo tessile può avere diverse caratteristiche, a seconda della provenienza; generalmente le acque che vengono scaricate possono essere classificate in: Acque di raffreddamento: sono caratterizzate da temperature medio-alte, ma scarso carico inquinante Acque di lavaggio: presentano portate considerevoli, con carico inquinante non trascurabile, ma inferiore rispetto alle acque di processo Acque di processo vere e proprie: sono le acque scaricate dai bagni di tintura, candeggio, purga, e finissaggio; tali acque hanno portate non molto elevate ma, spesso, carico inquinante notevole L acqua è anche chiaramente utilizzata per l irrigazione nella crescita delle fibre naturali, a seconda del profilo di piovosità locale. Secondo uno studio dell Agenzia per la Protezione dell Ambiente danese esistono grossi potenziali di risparmio idrico ed energetico nell industria tessile, quali recuperi energetici, riutilizzo di acque di scarico calde e l uso di trattamenti meccanici che non richiedono acqua. Tuttavia questi aspetti non sono presi in considerazione nel dettaglio da nessuno dei principali sistemi di eco-etichettatura, i quali non fissano specifici limiti a questo riguardo. Per questa ragione è al momento difficoltoso integrare questi aspetti tra le richieste ambientali inserite in un appalto pubblico. Comportamenti per ridurre gli impatti dopo l acquisto Assicurare un piano di manutenzione dei capi per garantirne una maggiore durata Lavare I tessuti limitando l uso di detersive seguendo le dosi e i metodi consigliate nelle etichette del prodotto A fine vita consegnare gli abiti usati i nei circuiti di raccolta differenziata Rev. del 31/12/2010 Pagina 17 di 53

21 PARTE III STRUMENTI DI CERTIFICAZIONE AMBIENTALE Per quanto riguarda la diffusione di sistemi di etichettatura ecologica dei prodotti tessili, occorre evidenziare che accanto al limitato successo del marchio europeo Eco-Label sono presenti sul mercato alcuni marchi pubblici (Blauer Engel, Nordic Swan..) e l etichetta privata Ökotex adottata da un gran numero di aziende (più di a livello mondiale), per questa ragione è stato posta particolare attenzione al confronto tra il contenuto di Eco-Label con quello di Ökotex standar 100. Occorre precisare che le principali differenze tra i due marchi sono rappresentate dal fatto che l Ecolabel Europeo è marchio pubblico, basato sul ciclo di vita dei prodotti riferndosi spesso al processo produttivo e in particolare agli impatti ambientali e; il marchio Ökotex è invece privatistico, si concentra sul prodotto finito e considera principalmente le sostanze nocive alla salute e sicurezza dei consumatori. Per approfondimenti sulle differenze tra i 2 marchi vedere allegato L Ecolabel Europeo per i prodotti tessili L'Ecolabel (Regolamento CE n. 66/2010) è il marchio europeo di qualità ecologica che premia i prodotti e i servizi migliori dal punto di vista ambientale, che possono così diversificarsi dai concorrenti presenti sul mercato, mantenendo comunque elevati standard prestazionali. Infatti, l'etichetta attesta che il prodotto o il servizio ha un ridotto impatto ambientale nel suo intero ciclo di vita. I punti critici per l ultimo rinnovo dei criteri si sono rivelati i biocidi e i ritardanti di fiamma. Ad oggi sono 14 le aziende italiane che hanno ottenuto la licenza d uso del marchio per i prodotti tessili, per circa 88 prodotti certificati tra cui vi sono tessuti per abbigliamento, tessuti per materassi, imbottiture per arredamenti e rivestimenti interni per autoveicoli. Alcuni articoli sono utilizzabili come dispositivi di protezione individuale. Nordic Swan per tessile, pelli e cuoio. Il marchio di qualità ecologica dei Paesi scandinavi (Danimarca, Finlandia, Islanda, Norvegia e Svezia) è Nordic Swan (o Cigno Bianco) ed è un etichetta ambientale di Tipo I. È il solo marchio, oltre a quello europeo ad essere multinazionale. Un ente coordina i quattro consigli nazionali. Esso è stato introdotto nel Il Nordic Ecolabelling Board è l ente che gestisce il marchio. I criteri per i prodotti tessili prendono in considerazione gli impatti sull ambiente, sulla salute e anche alle condizioni sociali dei lavoratori. Per i criteri ambientali è in linea con quelli dell Ecolabel Europeo. Oeko-Tex Standard 100 Oeko-tex standard 100 è una certificazione di ambito privatistico, nata nel 1992 che attesta l assenza di una serie di sostanze potenzialmente pericolose per la salute e l ambiente nei prodotti tessili. Si tratta di uno standard volto verso una ecologia umana, ovvero che prende in considerazione le sostanze potenzialmente pericolose che potrebbero essere contenute nel prodotto finale e quindi venire a contatto con il consumatore. Lo standard contiene una serie di test analitici da eseguire su determinati parametri e ne specifica i limiti in base a considerazioni scientifiche. La certificazione prevede 4 differenti classi con limiti diversi a seconda del tipo di prodotto. Le aziende che hanno ottenuto questa certificazione sono oltre 6000, situate in più di 80 paesi del mondo. In Italia sono circa 640 le aziende offrono prodotti certificati (abbigliamento, arredamento, biancheria, ). Il marchio Oeko-Tex Standard 100 riguarda il contenuto e il rilascio di sostanze nocive per la salute dell'uomo dei prodotti tessili, o loro accessori (pesticidi, metalli pesanti, formaldeide, ammine aromatiche, coloranti allergizzanti ecc.). Il sistema è governato dall Associazione Internazionale Oeko-Tex, a cui appartengono 14 istituti di ricerca nel campo tessile in Europa e Giappone, uno dei quali opera in Italia. I criteri di assegnazione del marchio Rev. del 31/12/2010 Pagina 18 di 53

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