Protettore degli uomini e degli animali

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1 SANT ANTONIO Protettore degli uomini e degli animali Il culto di Sant Antonio ebbe origine nel III sec. d. C. in Egitto e si diffuse in tutta Europa nel medioevo, in particolare nelle aree con antiche tradizioni celtiche. Era paragonato al dio Lug, personaggio benevolo, amico di uomini e di animali e vestito di pelli che, impugnando un bastone, si aggirava come un eremita tra i boschi. Anche Sant Antonio Abate diventò il protettore di uomini e di animali. Invocato contro le epidemie e gli attacchi del demonio, la sua venerazione si diffuse in particolare nel mondo contadino. Sino a quando il calendario è stato scandito dalle tradizioni, dai santi e dai lavori stagionali, il 17 gennaio nei paesi lungo l Oglio era un giorno di grande festa che coinvolgeva tutti, animali compresi, che erano esentati dal lavoro e non potevano essere uccisi. Numerose le leggende e i racconti legati alla notte magica del 17 gennaio in cui si diceva che gli animali avessero la possibilità di parlare tra di loro. Come tutte le grandi feste, numerose erano le ritualità che contrassegnavano la ricorrenza. Molteplici i segni: la benedizione degli animali, il rinnovo in tutte le stalle di altarini (logge o lobie) con rami di edera attorno all immagine del Santo, dall evidente e profondo significato simbolico della vita che si rinnova. L edera, considerata tramite tra la terra e il cielo, tra l uomo e Dio, era pure simbolo dei forti legami presenti nella famiglia. Anche nella Chiesa dei Morti di Canneto sull Oglio, molte cornici e oggetti che ricordano i defunti sono decorati con i tralci dell edera. Era una tradizione antica, dalle radici precristiane, con probabili riferimenti al mito di Dionisio. L addobbo vegetale, nella tradizione popolare, era chiamato lobia o loggia, un vocabolo documentato nel nostro territorio sin dal VI sec. d. C.. Oggi questa parola è ancora usata per denominare il dolce tipico della festa di Gabriele Rosa Dialetti, costumi e tradizioni nelle provincie di Bergamo e di Brescia Ed. Forni, 1870 Arnoldo Canossi Anima popolana camuna, Tipografia Camuna, Breno 1930 Il falò di Sant Antonio

2 Sant Antoni mercant de nef Sant Antonio mercante di neve. Sant Antoni de la barba bianca me mangi i gnoch e te gnanca Sant Antonio dalla barba bianca io mangio i gnocchi e tu no. sant Antonio, la lobia appunto che si consumava dopo le rituali celebrazioni religiose. Per l occasione qualcuno preparava anche la schiacciata con i ciccioli (chiseul cun li grìpuli), gnocchi di patate oppure gnocchetti in brodo (li maracundi) o ancora tortelli di zucca. Nel Cremonese era servita la polenta con l aggiunta di fagioli in umido (pulenta enfasulàda). Era una festa importante, contrassegnata da piatti tipici, in parte ricavati dal maiale che in parte si ritrovano anche nel periodo di Carnevale, sino alla Quaresima. Anche la rituale accensione del falò di Sant Antonio assumeva numerosi significati: segno di purificazione e di propiziazione per uomini e animali, offriva l occasione di trarre auspici per la nuova annata agraria. Le grandi feste erano considerate tali se accompagnate da forti ritualità e da segni simbolici oltre che dai piatti tipici di stagione. L altarino di Sant Antonio in una stalla del territorio Sant Antoni de la barba bianca fam cataa quel che me manca Sant Antonio dalla barba bianca fammi trovare quello che mi manca. Per Sant Antoni Abat bala tuti i mat Per Sant Antonio Abate ballano tutti i matti (inizio del carnevale) L Edera Vegetale che evolve la forma delle sue foglie, matura i suoi frutti durante l inverno. Anticamente l edera, pianta magica, proteggeva uomini e animali dal malocchio, propiziando non solo la vita, ma stimolando anche la produzione di latte nelle stalle. 110

3 Ricettario La schiacciata (el chiseul) Ingredienti per 6 persone: 500 g di farina 200 g di zucchero 200 g di strutto 3 uova una bustina di lievito per dolci una manciata di uvetta marsala 1 limone latte Montare le uova con lo zucchero, unire la scorza di limone grattugiata, la farina con il lievito, lo strutto e un po di latte per rendere il tutto più morbido. Unire l uvetta ammollata nel marsala, asciugata e infarinata, mescolare e versare in una teglia da forno imburrata e infarinata. Cuocere a 200 gradi per 30 minuti. Originariamente l uvetta era un prodotto difficile da trovare ed era sostituta da fette di mela. Variante 1 La versione povera prevede la farina integrale, un cucchiaio di zucchero, sale e il latte sufficiente per un impasto morbido, versando il tutto in una padella unta con coperchio. Il tutto era coperto con braci e cenere, sopra e sotto, e lasciato nel camino per un ora. Variante 2 Kg 1 di farina bianca 2 cucchiai di strutto una manciata di briciole di ciccioli lievito Mescolare farina, strutto e briciole di ciccioli, impastare bene il tutto, aggiungere il lievito, mettere in una teglia e infornare. Variante 3 farina bianca strutto di maiale lievito di birra sale Impastare la farina con lo strutto, il sale, il lievito di birra sciolto in un poco di acqua tiepida. Lasciar riposare qualche ora l impasto al caldo protetto da un panno per la lievitazione, poi impastare nuovamente e stenderlo sulla latta mobile del forno precedentemente unta dando la forma di una focaccia non troppo alta. Pungere l impasto con la forchetta e infornare. Torta dura (la lobia) Ingredienti 1 kg di farina bianca 300 g. di fiore di farina gialla 300 g. di strutto 300 g. di zucchero 100 g. di mentine bianche o anicette Mescolare bene le farine con lo strutto, poi aggiungere lo zucchero e le mentine pestate nel mortaio. Ungere con lo strutto una teglia rettangolare alta 4 cm e compattare bene l impasto che risulterà granuloso e non legato. Cuocere nel forno della stufa a legna per almeno 4 ore a fuoco molto basso, oppure porre tra la cenere del camino, per alcune ore, la teglia con il coperchio coperto di cenere e braci. Una volta sfornata, la lobia deve risultare compatta, piuttosto dura, tanto da doverla rompere con la punta del coltello più che tagliarla. Si mangia facendola sciogliere lentamente in bocca come fosse una caramella. La torta sbrisolona (la sbri suluna) E una versione più ricca della lobia Ingredienti: 200 g di farina bianca 200 g. di farina gialla setacciata 200 g di mandorle tritate 200 g di zucchero 200 g di strutto o burro 3 tuorli d uovo scorza di limone grattugiato

4 Ricettario Mescolare con la farina bianca, la farina gialla, le mandorle, lo zucchero, i tuorli d uovo, la scorza di limone e lo strutto o burro. Amalgamare il tutto e fare un impasto a piccoli grumi di circa due cm. Mettere l impasto in una casseruola imburrata, formando uno strato di circa due o tre cm di altezza senza schiacciare i grumi. Cuocere nel forno a temperatura alta. Quando il colore è dorato, togliere dal forno e lasciare raffreddare prima di consumare. Polenta con fagioli - Pulenta enfasulada Ingredienti: fagioli 2 l. d acqua 500 g. di farina gialla un quarto di cipolla sale pepe conserva di pomodoro decul burro 1 cucchiaio di grana La sera prima, prendere dei fagioli secchi e metterli ad ammorbidire in una pentola d acqua. Il giorno dopo, con il condimento (decul) preparare un soffritto con la cipolla, aggiungere i fagioli e insaporirli con sale, pepe e conserva di pomodoro e farli cuocere aggiungendo all occorrenza un poco di acqua per fare un intingolo. A parte preparare la polenta con la farina gialla e un poco di sale, mescolando bene per non formare grumi. A cottura ultimata, aggiungere i fagioli in umido. Si può ulteriormente insaporire con l aggiunta di un pezzo di burro e formaggio. Pane con ciccioli 112

5 LA LOBIA Un dolce antico Tanti secoli fa nella pianura tra l Oglio e il Chiese, al di qua e al di là dei fiumi, in un gelido inverno in cui la neve addormentava ogni cosa, e dove solo le cascine rivelavano la loro presenza vitale col fumo che usciva dai comignoli, si raccontava di un episodio sconcertante che lasciò disorientati tutti gli abitanti del territorio. Non c era più latte! Le mucche, una dopo l altra, smisero di produrre latte. Il bianco nettare non allietava più gli uomini e gli animali. 113

6 114 I bimbi piangevano, le madri si disperavano, i bergamini, i lattai e i casari rimasero senza lavoro. Gli anziani si radunarono nelle stalle e nelle logge per affrontare l emergenza ma non riuscirono a risolvere il grave problema. Verso la metà di gennaio giunse lungo le sponde del fiume un vecchio pastore con il suo gregge. Anch esso fu interpellato, a dire il vero con poche aspettative. Ma l anziano uomo dalla barba fluente e bianca che ispirava saggezza, dopo alcuni minuti di riflessione sentenziò: «Gli animali sono stati maltrattati, si sentono offesi dagli uomini; dovete rimediare». Ma come? Gli chiesero. «Pregate il Santo Antonio che ha sconfitto i demoni del male e con i frutti dell albero della vita e dell amore alzategli un altare». Speranzosi di riuscire a risolvere il problema, si misero subito al lavoro, ma purtroppo avevano dimenticato di chiedergli quali fossero i frutti dell albero della vita. Il dilemma fu sottoposto ad ogni uomo del villaggio, piccolo o grande, con poca o tanta esperienza. Scarsi furono però i risultati. Dopo qualche giorno, si presentò un bimbo alto come un oca dal becco giallo che, timidamente disse: «Io conosco la pianta che cercate, essa matura i frutti d inverno. Andate lungo il fiume e lo troverete avvinghiato ad olmi, platani ed ontani». Gli uomini del villaggio partirono e raccolsero l edera ridondante di frutti e con essa innalzarono addobbi nelle stalle, dei veri pergolati o lobie attorno all immagine del Santo Antonio. Per incanto le mucche ricominciarono a produrre latte con immensa felicità di uomini, bambini e animali. Tutta la comunità degli uomini cercò invano il vecchio per ringraziarlo, ma esso era misteriosamente svanito in compagnia del suo gregge. Per ricordare l avvenimento, ogni anno uomini e animali, il 17 gennaio, fanno festa. Oltre agli gnocchi e alla schiacciata con i ciccioli, per festeggiare fu inventato un dolce semplice chiamato lobia come gli addobbi realizzati con l albero della vita e dell amore, per ricordare il santo che sconfisse l angoscia delle tenebre regalando all uomo una luminosa speranza.