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1 s a r d e g n a VERMENTINO DI GALLURA ALGHERO ARBOREA CAGLIARI CAMPIDANO DI TERRALBA CANNONAU DI SARDEGNA CARIGNANO DEL SULCIS GIRÒ DI CAGLIARI MALVASIA DI BOSA MANDROLISAI MONICA DI SARDEGNA MOSCATO DI SARDEGNA MOSCATO DI SORSO-SENNORI NASCO DI CAGLIARI NURAGUS DI CAGLIARI SARDEGNA SEMIDANO VERMENTINO DI SARDEGNA VERNACCIA DI ORISTANO 1 DOCG 17 DOC 30 MILA ETTARI VITATI 64 / Maggio-Giugno 12 - UN ISOLA, QUELLA DI SARDEGNA, CHE RISER- VA CONTINUE SORPRE- SE IN CAMPO VITIVINI- COLO. UNA STORIA ANTICA CHE DI ANNA- TA IN ANNATA SI ARRIC- CHISCE DI NUOVE SCO- PERTE. DAI NUOVI VI- NACCIOLI ALLE INNO- VAZIONI DELLE CANTI- NE, L ENOLOGIA SAR- DA È IN CONTINUA CRESCITA, ANCHE GRA- ZIE ALL IMPEGNO DI FA- RE RETE DEI TANTI VI- GNERON SPARSI SUL TERRITORIO E, SOPRAT- TUTTO, DI INVESTIRE IN ALLEVAMENTI DI QUALI- TÀ A DISCAPITO DELLA RESA. E COSÌ, DAGLI AUTOCTONI AI NAZIO- NALI, OGNI VITIGNO DÀ VITA A ETICHETTE CHE STANNO GUADA- GNANDO FAMA INTER- NAZIONALE. NEL RI- SPETTO DEL TERRITORIO, COSÌ COME IMPONE LA VITICOLTURA MODERNA

2 SPECIALE SARDEGNA

3 LEGENDA e affascinante storia della viticoltura della Sar- L a lunga degna si arricchisce di anno in anno di curiosità e nuove scoperte. I continui ritrovamenti di vinaccioli, di strumenti per la vinificazione e di laboratori, fanno ritenere che l arte di fare vino nell isola abbia origini antiche di qualche millennio. Senza scomodare i nuragici e i fenici, dove la storia rischia di fondersi con la leggenda, ma rispolverando alcuni dati degli ultimi 120 anni, si scopre che intorno al 1890 la superficie vitata dell isola si aggirava di GILBERTO ARRU sui 75mila ettari. Dopo il passaggio disastroso della fillossera, a cavallo dei due secoli, inizia la fase di recupero del patrimonio viticolo e di reimpianto dei vigneti. Così nei primi decenni del 900 nascono le prime Cantine sociali; gli ettari vitati passano da 38mila degli anni 40 a circa 70mila negli anni 70 fino a superare gli 82mila ettari tra il 1989 e il Un percorso che oltre a incrementare le superfici vitate fa aumentare anche le rese per ettaro, dovute alle nuove forme di allevamento, in quegli anni innovative per 66 / Maggio-Giugno 12 -

4 LA DOCG LE 17 DOC la Sardegna, una scelta che si è rivelata controproducente e il passaggio dal tradizionale alberello alle forme espanse come il tendone non è stato indolore: il maggior rendimento per ettaro può portare infatti al depauperamento delle specificità del vitigno e quindi della qualità, e la corsa a produrre tanto per rincorrere i grandi mercati alla fine non è stata premiante. Probabilmente è servita a sfatare i luoghi comuni che descrivono i vini sardi ad alto tenore alcolico, bassi di acidità fissa, ricchi di zuccheri e di sostanze coloranti e per questo considerati migliorativi dai mercati continentali e francesi. Negli anni 90, dopo i primi segnali di crisi nei consumi, si assiste alla scellerata politica dell espianto agevolato dai contributi pubblici. Al crollo delle superfici vitate, oggi attestate sui 30mila ettari, ha fatto seguito la chiusura di molte Cantine sociali e alcune private. In questi ultimi anni si è capovolta la tendenza per il continuo proliferare di piccole e medie aziende, passate da poco più di una sessantina nel periodo di maggiore produttività alle oltre 120 attuali, con la superficie vitata più che dimezzata. La maggior parte sono di modeste dimensioni e producono poche migliaia di bottiglie; questo vuol dire che l interesse per il vino si è rinvigorito e contribuisce a ravvivare l economia di molti piccoli centri. La Sardegna, come le altre regioni italiane, non è rimasta insensibile al fascino VERMENTINO DI GALLURA dello straniero e in molti vigneti sono presenti i vitigni internazionali più rappresentativi come Cabernet, Merlot, Pinot, Chardonnay, Syrah, Sauvignon e altri che hanno consentito di allargare la gamma dei vini Doc e Igt. A questi si aggiungono alcuni nazionali come Trebbiano, Sangiovese, Nebbiolo e Montepulciano presenti nell isola sin dalla prima metà del secolo scorso. Comunque la vera identità della vitienologia sarda va ricercata nei caratteri dei vitigni autoctoni, in particolare del Cannonau, Monica, Pascale, Caddiu, Carignano, Nieddera, Cagnulari, Caricagiola, Bovale, Girò tra i rossi; Albaranzeuli, Arvesiniadu, Malvasia, Nasco, Nuragus, Retagliado, Sardegna Semidano, Vermentino e Vernaccia tra i bianchi. Una rivendicazione d identità che negli ultimi anni ha affievolito l entusiasmo per l esterofilia, tanto che produttori stanno riscoprendo questi vitigni autoctoni che, altrimenti, rischiavano l estinzione anche perché considerati poco produttivi e difficili da vinificare. Vermentino di Gallura: una crescita continua T ra le aree più suggestive della Sardegna, la Gallura è un alternar-

5 VERMENTINO DI GALLURA Superficie rivendicata in ettari: Uve rivendicate in quintali: Totale vino certificato in ettolitri: Totale vino imbottigliato in ettolitri: Totale bottiglie: (Regione Assessorato all Agricoltura) si di massi di granito levigati dal vento e di fitti boschi di sugherete che fanno da cornice ai vigneti. Probabilmente il vitigno è arrivato dalla Corsica nella seconda metà dell 800, ma in queste terre acquista caratteri e struttura particolari. Nel tempo si è diffuso in tutto l ambito regionale, fino a scalzare il primato del Nuragus che, per molti anni e fino a qualche decennio fa, è stato il vitigno quantitativamente più rappresentativo dell isola. Una crescita continua che ha spinto molti produttori a non abbandonare la viticoltura, considerata una risorsa importante per l economia di tutta l area. È tra i vini bianchi più apprezzati sia in Italia e sia all estero, ma secondo Dino Addis, direttore della Cantina Gallura, bisogna fare ancora di più. «Abbiamo puntato tutto sulla qualità e lavoriamo soprattutto nella vigna per ottenere rese di produzione contenute e uve sane. E finalmente stiamo raggiungendo ottimi livelli a prezzi interessanti. Ciò che manca però sono azioni mirate e forti nella comunicazione e nella promozione, soprattutto all estero». Il Vermentino di Gallura è prodotto anche nella versione Superiore, con tenore alcolico di almeno 13,5% e si differenzia dagli altri per la complessa ricchezza olfattiva e per la pienezza gustativa. Si percepiscono note di fior di mandorlo e al palato è morbido e caldo con lunga persistenza. Ha buona capacità di affinarsi per qualche anno, ma si tende a consumarlo entro l estate successiva alla vendemmia. Attualmente nelle tre aziende storiche, Cantina Gallura, Cantina del Vermentino e Cantina del Giogantinu, si concentra la più alta percentuale del Vermentino di Gallura. Un grande contributo è dato dalle aziende private, già presenti sui mercati mondiali, come Capichera, Vigne Surrau, Piero Mancini, Pedres, Masone Mannu, Mura, Li Duni, Depperu e Tondini. L abbinamento giusto: si sposa con i piatti della cucina marinara e in particolare con primi dai condimenti ricchi e con grigliate di pesce e crostacei. Piatto tipico: zuppa gallurese. ALGHERO Alghero: la più giovane delle Doc Unadelle ultime Doc, che comprende tutte le tipologie di vini, ottenuti da vitigni autoctoni e internazionali. L area si estende ad alcuni comuni del sassarese ma la gran parte della produzione è concentrata nella Piana di Alghero, dove si trovano due importanti realtà, la Cantina di Santa Maria La Palma e le Tenute Sella & Mosca. Quest ultima inizia alla fine dell 800 con l attività vivaistica, all epoca considerata la più importante della Sardegna per numero e diversità di viti coltivate. Oggi la Doc Alghero prevede 19 tipologie di vini che vanno dal secco al frizzante, dal novello allo spumante bianco e rosso, dal liquoroso al passito. Ai tradizionali Alghero Cagnulari e Alghero Torbato, si affiancano Alghero Cabernet, Alghero Chardonnay, Alghero Sauvignon e Alghero Sangiovese. Una scelta inusuale per altre aziende sarde ma non per la Sella & Mosca che, sin dagli anni 70, ha saputo cogliere i mutamenti dei consumi individuando quali sarebbero stati gli scenari futuri; senza stravolgere la tradizione ha iniziato a produrre vini più freschi e accattivanti, ma soprattutto ha spianato la strada nella commercializzazione dei vini sardi nel mondo. Altre Cantine private, potenzialmente interessate alla produzione dell Alghero Doc sono Cherchi, Carpante, Parpinello, Chessa e Lisca. L abbinamento giusto: l Alghero Bianco con piatti delicati della cucina marinara, il Rosso si accompagna a stufati e formaggi stagionati, il tipo Passito a dolci e formaggi piccanti. Piatto tipico: aragosta alla catalana (Alghero Bianco), capretto arrosto CTR (Alghero Rosso). Il Cannonau: il simbolo dell Isola Cannonau è senza dubbio il vino più conosciuto, più rappresentativo e probabilmente tra i più antichi della Sardegna. Sono diverse, e spesso contrastanti, le ipotesi della sua origine ma secondo Gianni Lovicu, apprezzato ricercatore del Centro Regionale Agrario Sperimentale, non esiste alcuna prova che sia stato importato né dalla Spagna, né da altre regioni. La produzione è ancora oggi concentrata nelle zone interne dell isola, le più difficili e storicamente le più vocate, Barbagia, Baronìa e Ogliastra, successivamente si è sviluppato anche nell Anglona a nord dell isola e nel Sarrabus a sud. CANNONAU Superficie rivendicata in ettolitri: Uve rivendicate in quintali: Totale vino certificato in ettolitri: Totale vino imbottigliato in ettolitri: Totale bottiglie: / Maggio-Giugno 12 -

6 Sono previste le sottodenominazioni Oliena o Nepente di Oliena, Capo Ferrato e Jerzu. I suoli e i microclimi sono molto differenti da zona a zona e influenzano l espressione della qualità dei vini. L interesse per il Cannonau continua a crescere e le grandi aziende hanno sentito la necessità di unire le forze dando vita al Consorzio di tutela. Il presidente Francesco Pira è molto soddisfatto dei risultati finora ottenuti: «Siamo riusciti a salvaguardare il Cannonau Doc, da quanti aspiravano a svendere il vino sfuso per imbottigliarlo in altre regioni italiane. Sarebbe stato un danno all immagine della Sardegna e all economia di molte zone produttrici». Altrettanto interessante il lavoro svolto dalla Cantina Antichi Poderi di Jerzu sulla tracciabilità, riscoprendo antichi cloni che rischiavano l estinzione. Oltre a questa grande realtà produttiva, propongono eccellenti vini anche le Cantine sociali di Dorgali, di Oliena, Ogliastra, Castiadas e le private di Loi, Gabbas, Puddu, Puggioni, Montixi, Dettori, Cantina di Orgosolo che hanno sede nelle zone tipiche. In realtà quasi tutte le Case vinicole sarde hanno il proprio Cannonau di Sardegna. Si trova nelle versioni rosso e rosato, nelle tipologie secco, amabile, dolce, liquoroso secco, liquoroso dolce, superiore e Riserva. L abbinamento giusto: si abbina con molti piatti della tradizione sarda, pane frattau, arrosti di carni miste e formaggi di media e lunga stagionatura. Piatto tipico: cosciotto di pecora farcito. Monica di Sardegna: classico da riscoprire In passato era tra i vitigni più importanti, al pari del Cannonau, e la sua origine potrebbe essere spagnola. La sua diffusione riguarda tutta la Sardegna ma la maggiore concentrazione della superficie vitata si registra ancora nelle provincie di Cagliari, del Sulcis-Iglesiente e MONICA DI SARDEGNA Superficie rivendicata in ettari: 38 Uve rivendicate in quintali: Totale vino certificato in ettolitri: Totale vino imbottigliato in ettolitri: Totale bottiglie: di Oristano. Anticamente si produceva nella versione dolce, facendo appassire le uve sulla pianta e già nella seconda metà dell Ottocento era considerato tra i migliori vini da dessert. «Vino di gran lusso per signore e per tutti coloro che hanno un palato cosciente ed educato ai sapori gentili ed alle buone cose», così lo definì il Mameli agli inizi del Novecento. Negli anni Sessanta-Settanta con l incremento delle produzioni sono cambiante anche le caratteristiche che lo avevano reso famoso. Oggi, grazie all interesse dei produttori, il Monica di Sardegna è un vino gradevole, armonico ed equilibrato. La denominazione prevede le versioni, secco, amabile e frizzante, con 12,5% di alcol, anche il tipo superiore. È prodotto da quasi tutte le Cantine delle su citate provincie, oltre Sella & Mosca e Cantina S. M. La Palma. L abbinamento giusto: ottimo su antipasti di salumi, primi piatti dai condimenti saporosi e formaggi di media stagionatura. Piatto tipico: pane frattau. Moscato di Sardegna: un origine incerta Appartiene alla grande famiglia del Moscato, molto diffuso nel bacino del Mediterraneo. Non si sa da dove e quando sia arrivato nell isola, ma già nel 1780 si parla di muscadella gentile coltivata nel sassarese. Presente MOSCATO DI SARDEGNA Superficie rivendicata in ettari: 320 Uve rivendicate in quintali: Totale vino certificato in ettolitri: Totale vino imbottigliato in ettolitri: Totale bottiglie: da sempre nei vigneti, sia per ottenere vini fini e dolci sia come uva da tavola e spesso da appassire e utilizzare nei dolci tipici. In alcune zone si trova ancora del Moscato nero, utilizzato negli uvaggi. Per ottenere il Moscato di Sardegna si utilizzano uve mature al punto giusto e con un buon apporto di acidi naturali, perché la denominazione prevede la versione spumante. È interessato tutto l ambito regionale, ma la sua terra di origine è la Gallura, pertanto sono previste le sottodenominazioni di Tempio Pausania, Gallura e Tempio. Ha caratteristiche di vivacità e di freschezza ma anche di eleganza gustativa. Lo producono la Cantina Gallura, Cantina del Vermentino, Pedres, Piero Mancini, Meloni. L abbinamento giusto: gradevole a tutto pasto e anche con dolci e macedonie di frutta. Il piatto giusto: casadinas, tipico dolce sardo. Vermentino di Sardegna: un vitigno versatile D a lla Gallura il vitigno Vermentino si è esteso in tutta la regione superando di gran lunga il Nuragus. Si adatta facilmente a suoli e microclimi differenti, anche difficili, come le zone interne dove regna il Cannonau. Oggi è il bianco quantitativamente più rappresentativo della Sardegna grazie alla versatilità del vitigno, che consente di avere un ventaglio di vini molto diversi per ricchezza di profumi e per struttura. La produttività è costante e il disciplinare prevede un massimo di 200 quintali a ettaro ma in molte zone raramente si superano i quintali. Non tutta la produzione è imbottigliata con la denominazione d origine perché gran parte è destinata a ottenere vini a Igt, con alte percentuali di Vermentino e talvolta anche in purezza. Questa varietà, in Sardegna, come in Toscana e VERMENTINO DI SARDEGNA Superficie rivendicata in ettolitri: Uve rivendicate in quintali: Totale vino certificato in ettolitri: Totale vino imbottigliato in ettolitri: Totale bottiglie: Maggio-Giugno 12 / 69

7 in Liguria, sta ottenendo un grande successo e raramente manca in tutte le aziende sarde. Il disciplinare prevede anche i tipi frizzante e spumante. L abbinamento giusto: con primi piatti dai condimenti leggeri, carni bianche, crostacei e pesci grigliati. Piatto tipico: risotto ai frutti di mare. Mandrolisai: un grande rosso La denominazione prende il nome dall area di produzione ed è tra le sub-regioni vitivinicole più belle e interessanti del centro della Sardegna. Le vigne sono coltivate a quote intorno ai 600 metri, su terre di origine granitica, curate come giardini, dove si possono trovare MANDROLISAI Superficie rivendicata in ettolitri: 24 Uve rivendicate in quintali: 258 ceppi secolari ancora su piede franco. A ottenere il vino concorrono una decina di vitigni, tutti autoctoni, tra i quali prevalgono Bovale, Cannonau e Monica, ma sono presenti fino al 10% Pascale, Girò e altre ancora. La particolarità dell ambiente e il ricco uvaggio sono i fattori caratterizzanti di questo grande vino rosso, con una notevole potenzialità ancora inespressa. Fino a qualche anno fa la produzione era gestita in gran parte dall unica Cantina sociale. Oggi si affacciano sul mercato nuove aziende gestite da giovani che non vogliono abbandonare la propria terra ma, al contrario, valorizzarla con il loro prodotto più tipico. Il disciplinare prevede i tipi Rosso, anche nella versione Superiore e Rosato. Viene prodotto dalla Cantina del Mandrolisai e dalla Cantina Fradiles. L abbinamento giusto: primi piatti dai condimenti saporosi, carni in umido, grigliate e formaggi stagionati. Piatto tipico: cinghiale in umido. Oristano, dove i suoli si distinguono per composizione e fertilità. Basse e una volta paludose quelle del bennaxi, termine con cui qui si indica il terreno alluvionale molto fertile, sulla sinistra del fiume, più alte e asciutte quelle del gregori. Il vitigno, considerato autoctono nonostante siano numerosi i vini con lo stesso nome, è ancora allevato ad alberello sorretto da un tripode di canne. È il vino più complesso e straordinario dell enologia sarda perché va contro le più comuni regole enologiche. Sopporta i forti sbalzi termici e sin da giovane si affina in piccole botti di castagno tenute scolme; questa pratica favorisce la formazione del lievito flor indispensabile, nella fase di invecchiamento, per caratterizzare il vino. È il primo vino sardo a fregiarsi della denominazione d origine (1971) e oggi rischia l estinzione per il crollo dei consumi, ma soprattutto per la scarsa attività di promozione da parte degli enti e degli stessi produttori. Molte aziende, per salvaguardare il vitigno, hanno diversificato la propria gamma di produzione con vini bianchi ottenuti anche con uve Vernaccia. Pur avendo qualche affinità organolettica con i più rinomati Sherry, la Vernaccia di Oristano ha storia e tradizioni diverse che lo rendono unico e tra i più longevi al mondo. L azienda Attilio Contini di Cabras, nata alla fine dell 800, custodisce annate storiche in purezza e assemblate. Contribuiscono a tutelare questo prezioso vino anche la Cantina della Vernaccia, Serra, Josto Puddu, Carta. Può essere prodotto anche nelle versioni liquoroso secco, liquo- VERNACCIA DI ORISTANO PRODUZIONE 2011 Superficie rivendicata in ettolitri: 166 Uve rivendicate in quintali: 330 Totale bottiglie: (dati CCIAA di Oristano) roso dolce, superiore e riserva. L abbinamento giusto: si sposa con la pasticceria secca e molti piatti della cucina locale come la bottarga; eccellente vino da conversazione. Piatto tipico: amaretti oristanesi. Cagliari: vini diversi, unica Doc Sotto la Doc Cagliari si raccolgono le tipologie Malvasia, Monica e Moscato. È l ultima Doc della Sardegna e ne comprende alcune già esistenti: Monica di Cagliari, Malvasia di Cagliari e Moscato di Cagliari, anteponendo la località al nome del vino. A queste si aggiunge Cagliari Vermentino anche nella versione Superiore; mentre restano al di fuori il Nuragus di Cagliari, Girò di Cagliari e il Nasco di Cagliari, tutelate dai rispettivi disciplinari. L area di produzione è abbastanza vasta perché ricopre quasi tutta la vecchia Vernaccia di Oristano: la Doc più antica Viene prodotto nei comuni della Bassa Valle del Tirso, intorno a 70 / Maggio-Giugno 12 - MONICA DI SARDEGNA

8 CANNONAU DI SARDEGNA provincia di Cagliari che, in gran parte, rientra nell attuale provincia di Oristano, in quella del Medio Campidano e nel Sulcis Iglesiente. I vini da dessert, Moscato e Malvasia, sono maggiormente diffusi nel Cagliaritano, Parteolla Trexenta e Marmilla, ma nel complesso sono in continua diminuzione e il pericolo di estinzione è reale perché la normativa vigente prevede la cancellazione della denominazione dopo 3 anni di mancata dichiarazione delle produzioni. Il Moscato e la Malvasia di Cagliari si possono trovare anche nella versione liquoroso e il primo, se invecchiato almeno un anno, può fregiarsi della dicitura Riserva. Il Cagliari viene prodotto dalla quasi totalità dellecantine ricadenti nell area della denominazione. A queste si deve aggiungere, anche il Monica di Cagliari, incluso con l obiettivo di ridare la propria identità a un vitigno storico dell enologia sarda, che Raffaele Sernagiotto (alla guida della Regia scuola di viticoltura ed enologia di Cagliari agli inizi del secolo, ndr) aveva definito «generoso e confortante una gioia vera, una letizia che chiunque può procacciarsi, senza grave sacrificio, in questa lacrimarum valle». L abbinamento giusto. Monica di Cagliari: il tipo secco si sposa ottimamente con arrosti di carni rosse e brasati. Moscato e Malvasia: con i dolci della tradizione ei formaggi arborinati. Piatto tipico. Monica di Cagliari: agnello al forno. Moscato e Malvasia:casadinas e pabassinos. Nuragus di Cagliari: il vino quotidiano NURAGUS DI CAGLIARI Superficie rivendicata in ettari: 352 Uve rivendicate in quintali: Totale vino certificato in ettolitri: Totale vino imbottigliato in ettolitri: Totale bottiglie: Permolti anni è stato il vitigno sardo per eccellenza per la grande diffusione, soprattutto nella provincia di Cagliari, e per la sua produttività. Tra i vignaioli era conosciuto con i nomi dialettali di preni tineddus (riempi tini), ua de is poberus (uva dei poveri), pagadebbidus (paga debiti) e, nelle forme espanse, arrivava a produrre anche 400 quintali a ettaro. Ora è tutto ridimensionato, sia come superficie vitata sia come rese e il vitigno quantitativamente più rappresentativo della Sardegna, vive all ombra del più noto Vermentino. Purtroppo il continuo calo delle produzioni e la scarsa promozione da parte delle aziende non aiutano a risollevare l immagine del Nuragus. È poco apprezzato anche dai ristoratori che devono scegliere tra un enorme quantità di nuovi vini bianchi. Spesso le uve sono utilizzate insieme ad altre per ottenere vini a Igt, oppure come eccellente base spumante secco. Vinificato in purezza dà un gradevole vino, semplice delicato e mai banale. Continuano a produrlo aziende importanti come Argiolas, Pala, Cantina Santadi, Cantine Dolianova, Cantine Trexenta, Meloni Vini, Pili, Cantina Paulis, Villa di Quartu. L abbinamento giusto: molti piatti della cucina marinara, insalata di polpo, spaghetti alle arselle, spigola al sale. Piatto tipico: Frittura di zerri (varietà di pesce). Carignano del Sulcis: un fiore all occhiello Terre calde assolate, vitigni antichi ancora su piede europeo e vini - Maggio-Giugno 12 / 71

9 CARIGNANO DEL SULCIS Superficie rivendicata in ettari: 458 Uve rivendicate in quintali: Totale vino certificato in ettolitri: Totale vino imbottigliato in ettolitri: Totale bottiglie: solari, pieni e ricchi di corpo. Per queste caratteristiche era molto richiesto dai mercati francesi e dai produttori del centro nord, utilizzato come vino da taglio. Con la denominazione d origine è cambiata la storia del Carignano, ma a dare l input per proiettarlo nell olimpo dell enologia mondiale è stato Giacomo Tachis, per anni consulente della Cantina Santadi. Questo successo ha stimolato le altre Cantine, sociali e private, ma soprattutto i viticoltori a non abbandonare le produzioni. Sono nate altre aziende e si è costituito un Consorzio di tutela che sta lavorando per il recupero della storicità del territorio, della ricerca volta a migliorare la qualità e improntare nuove strategie di vendita nei mercati nazionali ed esteri. «Oggi possiamo dire di aver raggiunto un eccellente livello qualitativo ma abbiamo necessità di azioni più forti e mirate nei settori della comunicazione e del marketing». È quanto afferma Marco Pinna, direttore commerciale delle Cantine Sardus Pater, tra le più importanti del territorio insieme alla Cantina Santadi da anni faro della viticoltura sulcitana. Anche la Cantina di Calasetta ha capito che bisognava invertire la rotta e puntare sulla qualità in bottiglia, contribuendo così a fare massa critica. A queste grandi realtà produttive si sono aggiunte la Cantina Mesa, del noto pubblicitario Gavino Sanna, e l azienda 6 Mura. Il Carignano del Sulcis può essere prodotto nelle tipologie rosso, rosso superiore, rosso Riserva, rosato, novello e passito. L abbinamento giusto: per la sua grande struttura si abbina a piatti saporosi, arrosti di carni rosse e formaggi stagionati. Piatto tipico: porcetto arrosto. Piccoli numeri per altre Doc Ci sono Doc che non fanno grandi numeri. Vitigni che vantano appezzamenti piccoli e poche bottiglie. Vitigni che fanno parte della storia vitivinicola sarda. Etichette prodotte da piccole realtà produttive, comunque interessanti perché portano avanti un patrimonio che non deve essere dimenticato. Tra questi il Moscato Sorso-Senno (5 ettari e 277 quintali di uve). Appartiene alla grande famiglia dei Moscati, perfetto a fine pasto, con dolci o formaggi piccanti. La composizione dei suoli dove viene allevato, è prevalentemente sabbiosa e a tratti calcarea; la particolare giacitura e l esposizione contribuiscono a un vino di grande concentrazione aromatica. Spesso le uve arrivano a surmaturazione, soprattutto se allevate ad alberello. Lo producono la Cantina della Romangia e Nuraghe Crabioni. Un vitigno autoctono da ricordare è il Sardegna Semidano. Dopo il passaggio della fillossera è stato accantonato per la scarsa produttività e spesso utilizzato in uvaggio. Abbandonata la versione amabile-dolce, è rimasto come bianco da pasto. L area era circoscritta nel basso Oristanese, ma con la denominazione Sardegna può essere prodotto in tutto l ambito regionale. Può riportare in etichetta la dicitura della sottozona di «Mogoro». Sono previste le tipologie spumante, superiore e passito. Perfetto su insalate di mare e pesci delicati e con gli spaghetti ai ricci di mare. Lo producono la Cantina Il Nuraghe e Melis. A proposito di vini dolci, perfetti con la pasticceria della tradizione sarda, merita una menzione la Malvasia di Bosa. È prodotta nella zona della Planargia (in una superficie di 77 ettari dove si rivendicano 280 quintali di uve per una produzione di 16mila bottiglie) e prende il nome dal centro più importante, Bosa, sulla costa nord occidentale. La superficie vitata è eccessivamente frazionata. Prevede la versione giovane dolce e amabile, ma anche passito e spumante. Oltre che dalla Cantina sociale di Flussio è prodotto dalle aziende Zarelli, Porcu, Columbu, Oggianu e Silattari. Spostandosi più a sud, verso la piana del Basso Oristanese, si scopre l Arborea. Il vitigno (esteso su una superficie rivendicata di 100 ettari per una produzione di 450 quintali, pari a bottiglie) è stato introdotto nella zona dai coloni veneti e romagnoli che l hanno bonificata, e oggi dà vita a due versioni di Arborea Doc, l Arborea Trebbiano e l Arborea Sangiovese. È tra le Doc sarde meno conosciute e meno diffuse soprattutto dopo l abbandono dei vigneti e la chiusura della locale Cantina sociale. Nella stessa zona si produce anche un vino longevo e importante, quale è il Campidano di Terralba conosciuto anche come Terralba. Dalla Bassa Oristanese fino alla piana di Campidano, la superficie vitata si spinge fino alla provincia di Cagliari (su 45 ettari, per 24mila quintali di uve e un totale di 18mila bottiglie), con produzioni interessanti nell area collinare. La denominazione è riservata ai vini con almeno 80% Bovale sardo o Bovale di Spagna, di probabile origine iberica ma presente nell isola sin dal 1300; il rimanente può essere composto da uve autoctone come Monica, Pascale di Cagliari e Gregu Nieddu, utilizzate sole o insieme. Il Bovale ha dato ottimi risultati anche vinificato in purezza, dimostrando pienezza e longevità. Attualmente lo producono le aziende private Melis, Cantina del Bovale e la Cantina Sociale di Terralba. Sempre tra le province di Oristano e di Cagliari, in un area molto vasta prevista dal disciplinare, si produce il Girò di Cagliari, un vino da dessert a rischio di estinzione, per il continuo abbandono dei vigneti e per non aver creduto nelle potenzialità del vitigno. Alla fine dell 800 era tra i prodotti più apprezzati nei mercati del nord Europa. Questo vino da dessert esprime i caratteri di tipicità soprattutto se coltivato ad alberello. Il disciplinare prevede anche i tipi liquoroso secco e liquoroso dolce. La Meloni Vini è l unica azienda che lo produce. Per la particolare dolcezza si abbina perfettamente con i dessert e in particolare con il Pan è Saba con la crema di caglio di capretto. Sempre per rimanere tra i vini da fine pasto, si ricordi il Nasco di Cagliari, un altra Doc Le 15 Igt Barbagia Colli di Limbara Isola dei Nuraghi Marmilla Nurra Ogliastra Parteolla Planaria Provincia di Nuoro Romangia Sibiola Tharros Trexenta Valle di Tirso Valli di Porto Pino 72 / Maggio-Giugno 12 -

10 Si ringraziano per le foto: Assessorato al Turismo della provincia di Ogliastra, Strada del Vermentino di Gallura Docg, Agenzia Laore e Regione Autonoma della Sardegna CARIGNANO DEL SULCIS che ha una estensione assai limitata (12 ettari la superficie rivendicata) e una produzione altrettanto contenuta (311 i quintali di uve rivendicate e le bottiglie dichiarate). L origine del vitigno è incerta. La coltivazione si è accentrata nel Campidano di Cagliari ma ha dato ottimi risultati anche in altre zone della Sardegna, in particolare nel Mandrolisai dove però è stato abbandonato. Il nome deriverebbe da nuscu o muscu, che significa muschio, per la sensazione di velluto che si avverte al palato. Il territorio tra Docg, Doc e Igt S o lo il Vermentino di Gallura al momento si può fregiare della Docg, mentre 17 sono le Doc, Alghero, Arborea, Campidano di Terralba o Terralba, Cannonau di Sardegna, Carignano del Sulcis, Girò di Cagliari, Cagliari (che raccoglie le tipologie Malvasia, Monica e Moscato, ex Malvasia di Cagliari, Monica di Cagliari e Moscato di Cagliari), Malvasia di Bosa, Mandrolisai, Monica di Sardegna, Moscato di Sardegna, Moscato di Sorso-Sennori, Nasco di Cagliari, Nuragus di Cagliari, Sardegna Semidano, Vermentino di Sardegna e Vernaccia di Oristano. A queste vanno aggiunte 15 Igt: Barbargia, Colli di Limbara, Isola dei Nuraghi, Marmilla, Nurra, Ogliastra, Parteolla, Planaria, Provincia di Nuoro, Romangia, Sibiola, Tharros, Trexenta, Valle di Tirso, Valli di Porto Pino. A proposito dell evoluzione delle denominazioni, è la Vernaccia di Oristano il primo vino ad aver ottenuto il riconoscimento a Doc nel 1971; un anno dopo la maggior parte dei vini sardi potevano fregiarsi di questa denominazione, mentre la prima, e unica fino a oggi, Docg sarda arriva nel L importanza di fare rete: i consorzi S ono stati costituiti per supportare tutte le iniziative di ricerca, di valorizzazione e di promozione dei vini. Attualmente sono già operativi: Consorzio di tutela del Vermentino di Gallura Docg, Consorzio di tutela del Cannonau di Sardegna Doc, Consorzio di tutela dei Vini di Alghero e Sorso-Sennori Doc, Consorzio di tutela dei vini di Cagliari Doc, Consorzio di tutela del Carignano del Sulcis Doc, Consorzio dei vini di Sardegna Doc. A questi si aggiunge il Con.Vi.Sar (Consorzio Vino e Sardegna), costituito a fine 2006 da privati: è composto da 9 aziende rappresentative di diverse zone geografiche della Sardegna e comprende le aziende Argiolas, Cantina Li Duni, Cantina Sociale del Vermentino, Cantina delle Vigne di Piero Mancini, Cantina Sociale del Mandrolisai, Cantina Sociale di Santadi, Agricola Punica, Cantina Sociale Trexenta e Cantina Sociale Gallura. Per il presidente Carlo Giua «è un successo riuscire ad aggregare tante aziende e concentrare le risorse umane, tecniche, culturali e finanziarie per crescere ed essere più competitivi sul mercato. Lo scenario mondiale è in continua evoluzione e nuovi competitor offrono buoni vini a prezzi bassi. Noi abbiamo sentito l esigenza di realizzare un progetto finalizzato al miglioramento della qualità, puntando sulla specificità dei vitigni autoctoni, in particolare Cannonau, Carignano, Bovale Sardo, Caricagiola, Monica, Nuragus, Vernaccia, Nasco e Vermentino». Una ricerca importante che contribuisce a delineare sempre più l identità della vitivinicoltura regionale. LE ALTRE REGIONI PUBBLICATE LOMBARDIA - maggio-giugno 2011 PUGLIA - luglio-agosto 2011 VENETO - settembre-ottobre 2011 EMILIA ROMAGNA - gennaio-febbraio 2012 UMBRIA - marzo-aprile 2012 PIEMONTE - maggio-giugno Maggio-Giugno 12 / 73

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