Sintomi psicologici e comportamentali nelle varie forme di Demenza: esiste una peculiarità sindromica e/o una correlazione genotipo-fenotipo?

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REGIONE CALABRIA ASP N. 5 SERVIZIO AUTONOMO DI DEGENZA PART -TIME E DAY HOSPITAL PSICHIATRICO CENTRO U.V.A Direttore: Dr. A. Nucera C. TRIPODI Sintomi psicologici e comportamentali nelle varie forme di Demenza: esiste una peculiarità sindromica e/o una correlazione genotipo-fenotipo? DHP 2012 14 maggio 2012 LAMEZIA TERME

La demenza Con il termine di demenza (Trabucchi M.1) si definisce una sindrome clinica caratterizzata da perdita delle funzioni cognitive, di entità tale da interferire con le usuali attività sociali e lavorative della persona e da rappresentare un deciso peggioramento rispetto ad un precedente livello funzionale della persona stessa. La sindrome è contraddistinta dalla comparsa di sintomi cognitivi e non cognitivi. I sintomi cognitivi includono: deficit della memoria: compromissione della capacità di apprendere nuove informazioni o di richiamare informazioni precedentemente apprese; afasia: disturbo del linguaggio, caratterizzato da perdita della capacità di esprimersi, di scrivere o di comprendere il linguaggio scritto o parlato; aprassia: compromissione della capacità di eseguire attività motorie nonostante l integrità della comprensione e della motricità; agnosia: incapacità a riconoscere o identificare oggetti, in assenza di deficit sensoriali; deficit del pensiero astratto e della capacità di critica: difficoltà di pianificare, organizzare, fare ragionamenti astratti, ecc.

I sintomi non cognitivi, BPSD (sintomi comportamentali e psicologici della demenza) I BPSD Includono: alterazioni dell umore: depressione, labilità emotiva, euforia; ansia sintomi psicotici: deliri, allucinazioni e misidentificazioni o falsi riconoscimenti; sintomi neurovegetativi: alterazioni del ritmo sonno-veglia, dell appetito, del comportamento sessuale; disturbi della personalità: indifferenza, apatia, disinibizione, irritabilità; disturbi dell attività psicomotoria: vagabondaggio, affaccendamento afinalistico, acatisia; comportamenti specifici: agitazione, aggressività verbale o fisica, vocalizzazione persistente, perseverazioni. I BPSD hanno un alta variabilità sia interindividuale sia nei diversi tipi di demenza, nella tipologia, gravità ed epoca di comparsa. Il decorso è spesso fluttuante e non co-lineare all andamento dei disturbi cognitivi e funzionali della sindrome demenziale.

Studi recenti, condotti su un numero rilevante di pazienti, hanno confermato che non sempre la gravita della demenza è associata ad un peggioramento dei BPSD (Ricci G.). Inoltre, gli stessi autori hanno evidenziato che: - nella demenza vascolare (VaD) la gravità della demenza non sembra avere alcun impatto sulla frequenza dei BPSD, eccetto per apatia e attività motoria aberrante; - nella demenza a corpi di Lewy (LBD) la frequenza di deliri, allucinazioni, disinibizione e disturbi del sonno aumenta con la severità della demenza; - nella malattia di Azheimer (AD) la severità della demenza è spesso associata con un aumento della frequenza dei BPSD clinicamente rilevanti. Di solito i sintomi non cognitivi che compaiono più precocemente sono quelli legati alla sfera affettiva (ansia, preoccupazione eccessiva, tristezza), mentre negli stadi avanzati della demenza diventano più frequenti i disturbi del comportamento, del pensiero e quelli percettivi (agitazione, erronei riconoscimenti, deliri).

Classificazione delle demenze Demenze con prevalente coinvolgimento corticale Demenza di Alzheimer Demenza frontale e frontotemporale (associate a malattia di Pick) Demenza vascolare corticale Demenze con prevalente coinvolgimento sottocorticale Demenza vascolare sottocorticale Demenza con corpi di Lewy Parkinson-demenza Corea di Huntington

Genetica del Comportamento Studia l influenza dei fattori ereditari (genotipo) sul comportamento animale e umano sia normale che patologico. I gemelli monozigoti sono cloni geneticamente identici: saranno CONCORDANTI per qualunque carattere genetico e DISCORDANTI per caratteri ambientali qualora vivano in ambienti diversi. Sono quindi l ideale per studiare le interazioni geni-ambiente Gemelli che vivono in ambienti diversi: - se sviluppano malattie e comportamenti diversi >> quelle malattie o quei comportamenti hanno una forte influenza ambientale - se sviluppano le stesse malattie e gli stessi comportamenti (es. davanti allo stress) >> l influenza genetica è prevalente Gli studi sui tratti comportamentali, essenzialmente disordini psichiatrici, sono risultati ottimali per separare la componente genetica da quella ambientale

Per sottoporre un carattere comportamentale ad analisi genetica sono necessari alcuni requisiti: Esistenza di differenze individuali Specifico, definito, misurabile in modo adeguato Modeste interazioni genotipo ambiente Controllato da uno solo o da pochi geni (monooligogenico)

Raramente i caratteri comportamentali hanno queste caratteristiche ed i più interessanti sono complessi, poligenici e difficilmente definibili e misurabili Non può cadere tutto nel vuoto Intelligenza Emotività Aggressività Personalità Disturbi del comportamento

Nuovi approcci allo studio dei tratti comportamentali: i microarray d espressione Negli animali gli studi dei microarray vengono utilizzati per correlare cambiamenti del comportamento con cambiamenti nell espressione di geni cerebrali. ESEMPIO: LE API OPERAIE: UNA VITA DI DURO LAVORO Nelle prime due o tre settimane nutrono le larve (api nutrici)..

Fra le cinque e le sette settimane di vita diventano bottinatrici con il compito di raccogliere il polline, il nettare, l'acqua e tutto quello che serve alla famiglia. Alcune ricerche (C. Whitfield, Science, 2003) hanno dimostrato che il cervello delle api operaie esprime geni al 39% diversi nei vari momenti della loro vita!! Guardando il profilo di espressione si può predire il comportamento dell ape. Ma che cosa determina il cambiamento di espressione da una serie di geni a un altra??

FENOTIPO COMPORTAMENTALE W. Nyhan fu il primo a proporre il termine fenotipo comportamentale (1972). L idea fu che il comportamento era chimicamente determinato (un quarto di secolo dopo la frase fu letta: geneticamente determinato ). Così il fenotipo comportamentale implica una relazione di causa tra lesioni organiche (genetiche: NATURE) e comportamento (ambiente: NURTURE). Uno degli esempi migliori del fenotipo comportamentale è la sindrome di Lesch-Nyhan, nella quale una specifica forma di comportamento compulsivo autolesionante fu riscontrato in maniera così consistente che la diagnosi è messa in dubbio se il comportamento è assente.

La complessità del cervello umano Gli esseri umani si amano e si prendono cura degli altri esseri

L AD è una malattia complessa ed eterogenea, attribuibile solo in una minoranza dei casi (10% circa) alla presenza di mutazioni in geni specifici (finora ne sono stati identificati tre: APP, PSEN1 e PSEN2) trasmesse nelle famiglie con modelli di eredità mendeliana. Tabella 1. Geni causativi della malattia di Alzheimer Designazione Locus Gene Modello di eredità Proteina AD1 21q21.2 APP AD, AR Proteina precursore del peptide amiloide (Aβ) AD3 14q24.3 PSEN1 AD Presenilina 1: componente del complesso multiproteico γ-secretasi AD4 1q31-q42 PSEN2 AD Presenilina 2: componente del complesso multiproteico γ-secretasi AD = autosomico dominante; AR = autosomico recessivo

Tuttavia, nel 90% circa dei casi l Alzheimer è il risultato dell interazione tra fattori ambientali e fattori genetici di suscettibilità, non sufficienti da soli a determinarne la comparsa. Fattore ambientale Fattori ambientali Tabella 3. Fattori ambientali associati con aumento del rischio o protezione nei confronti dellamalattia di Alzheimer Metalli: ferro, rame, zinco, mercurio, alluminio Solventi e pesticidi Campi elettromagnetici Infezioni ed infiammazioni Traumi cranici Antiossidanti Dieta mediterranea, consumo di frutta e verdura Acidi grassi omega-3 Associato con aumento del rischio aumento del rischio aumento del rischio aumento del rischio aumento del rischio Protezione Protezione Protezione

Genetica della malattia di Alzheimer: geni di suscettibilità Tabella 2. Alcuni dei geni di suscettibilità per la malattia di Alzheimer Gene Proteina Polimorfismo Rischio Relativoa (95%CI) APOE apolipoprotein E ε4 (ε4 vs. ε3) 3.68 (3.30-4.11) CLU 0.87 clusterin rs 11136000 (T vs.c) (0.84-0.90) EXOC3L2 exocyst complex component 3-like 2 rs 597668 (C vs. T) 1.17 (1.12-1.23) BIN1 bridging integrator 1 rs 744373 (G vs. A) 1.15 (1.10-1.20) PICALM SORL1 phosphatidylinositol binding clathrin assembly protein Sortilin-related receptor rs 541458 (C vs.t) 0.87 (0.83-0.91) rs 2282649 (T vs.c) 1.10 (1.03-1.17) GWA_14q32.13 Sconosciuta rs 11622883 (A vs.t) 0.84 (0.77-0.93) TNK1 tyrosine kinase, nonreceptor, 1 rs 1554948 (A vs.t) 0.84 (0.76-0.93) ACE angiotensin I converting enzyme rs 1800764 (C vs.t) 0.83 (0.72-0.95) IL8 interleukin 8 rs 4073 (A vs.t) 1.27 (1.08-1.50) I dati sono tratti dall AlzGene database (www.alzgene.org) in data 01/09/2010.

C è una sola libertà che sia veramente importante e ci dà la sicurezza, la fiducia di percorrere il sentiero che la nostra mente, mente istruita, ci offre Tutti ci preoccupiamo di impazzire vero? come potremmo accorgercene noi che viviamo nelle nostre stesse menti Ce lo direbbero gli altri, non è vero? I primi segni creano angoscia nel paziente e vengono negati dai famigliari Conservare il linguaggio nelle sue forme è estremamente importante per l essere umano perché è legato al pensiero