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ALCUNI RICHIAMI GENERALI 0.1 SUL CONCETTO DI VETTORE La direzione Data una linea retta, è possibile muoversi su questa in due versi opposti: si possono distinguere assegnando a ciascuno di essi un segno (più e meno). Diciamo che una retta è orientata una volta che è stato fissato su di essa il verso positivo: sono un esempio di retta orientata agli assi orientati x e y di un sistema di riferimento cartesiano. In generale il verso positivo è indicato con una freccia. Una retta orientata (asse) definisce una direzione. y Retta orientata Assi coordinati orientati x Scalari e vettori Molte quantità fisiche sono determinate in modo completo dalla loro grandezza, espressa nella corretta unità di misura: tali grandezze sono dette scalari. Esempio: per determinare il volume di un corpo è necessario indicare solo il valore espresso in [m 3 ]; la temperatura di un corpo è completamente descritta dal valore in [ C]. Per essere completamente determinate altre quantità fisiche richiedono la specificazione anche di una direzione, oltre alla loro grandezza (modulo). Tali quantità sono dette vettoriali o vettori. Un esempio è lo spostamento di un corpo: tale quantità è completamente definita non solo noto il valore della distanza percorsa, ma una volta specificata la direzione in cui il corpo si è mosso. Anche altre quantità fisiche, quali la velocità, la forza, l'accelerazione sono grandezze vettoriali. I vettori sono rappresentabili graficamente da segmenti aventi la medesima direzione del vettore (freccia) e lunghezza (modulo) proporzionale alla grandezza. Fisica Ambientale per il Disegno Industriale - F. Cappelletti, L. Porciani, F. Peron, P. Romagnoni 1

Un vettore unitario è un vettore il cui modulo è 1; in genere tale vettore è definito versore u. Un qualsiasi vettore può essere espresso come multiplo del versore u che possiede la stessa direzione. Una quantità vettoriale è quindi indicata in tal modo: V = v u dove v è il modulo della quantità in oggetto, u il versore. Le grandezze vettoriali sono sommabili come indicato in figura, in cui il vettore d 3 è la somma di e d 2 (Regola del Parallelogramma). d 3 d 2 d 2 Per calcolare il modulo d 3 del vettore somma, è necessaria la conoscenza dell'angolo tra i due vettori. In tal modo si ottiene che: d 3 d1 d2 2 d1 d2 cos Prodotto scalare L operazione d 2 (si legge: scalare d 2 e talvolta si scrive: x d 2 ) è detta prodotto scalare tra i vettori e d 2. Si definisce prodotto scalare tra due vettori una quantità scalare data dal prodotto dei due vettori per il coseno dell angolo tra essi compreso. p d 2 Risulta, pertanto, che: d 2 = d 2 cos dove e d 2 sono i moduli dei due vettori e è l angolo costituito dalle direttrici dei vettori stessi. Al secondo membro dell uguaglianza il prodotto (d 2 cos ) non è altro che la proiezione p del vettore d 2 sul vettore. Il prodotto scalare di due vettori, essendo uno scalare può risultare positivo, negativo o nullo; in particolare il prodotto scalare è: - positivo se 0 < 90 - negativo se 90 < 180 Fisica Ambientale per il Disegno Industriale - F. Cappelletti, L. Porciani, F. Peron, P. Romagnoni 2

- nullo se = 90 Il prodotto scalare gode della proprietà commutativa per cui: d 2 = d 2 cos = d 2 cos = d 2 Prodotto vettoriale L operazione x d 2 (si legge: vettore d 2 ) è detta prodotto vettoriale tra il vettore e il vettore d 2. Il prodotto vettoriale di due vettori è un vettore d 3 avente direzione perpendicolare al piano su cui giacciono e d 2 e modulo pari a: d 3 = d 2 sen dove è l angolo non maggiore di 180 formato dai due vettori. d 3 90 d 2 90 d 2 d 3 Il verso del vettore risultante è quello di una vite che segue la rotazione del primo vettore ( ) sul secondo (d 2 ), ricordando che l avvitamento avviene in senso orario e lo svitamento avviene in senso antiorario. Si deduce facilmente che il modulo del prodotto vettoriale è uguale all area del parallelogramma individuato dai due vettori: d 2 d 2 cos Area = base x altezza = d 2 cos= d 3 Fisica Ambientale per il Disegno Industriale - F. Cappelletti, L. Porciani, F. Peron, P. Romagnoni 3

0.2 GLI ANGOLI Gli angoli piani Un angolo piano è una porzione di piano delimitata da due semirette a e b uscenti da uno stesso punto O, che prende il nome di vertice dell angolo, mentre le due semirette sono dette lati. Le unità di misura per misurare gli angoli sono: - la prima, facendo riferimento all angolo retto, considera come unità di misura 1/90 di tale angolo ed è detta grado; - la seconda è detta radiante; essa fa riferimento ad una circonferenza generica e considera come unitario un angolo avente il vertice nel centro della circonferenza e tale che l arco da esso intercettato abbia lunghezza uguale al raggio. Misure in gradi Dalla definizione stessa dell unità di misura deriva che l angolo retto misura 90 gradi, la metà di un angolo retto 45 gradi, un angolo piatto 180 gradi, e così via. Il grado ha due sottomultipli sessagesimali che sono il primo (pari a 1/60 di grado) e il secondo (pari a 1/60 di primo, ovvero 1/3600 di grado).ciò significa che anziché dire che la quarta parte di un angolo retto misura 11,5 gradi, si dice che misura 22 gradi e 30 primi (si scrive 22 30 ). Esempio 1: quanto misura l ottava parte di un angolo di 90? 90 gradi / 8 = 11,25 gradi ovvero, ricordando che ogni grado equivale a 60 primi, avremo: 11,25 gradi = 11 gradi e (0,25 X 60) primi = 11 15 Esempio 2: quanto vale la sedicesima parte di un angolo retto? 90/16 di grado = 5,625 gradi = = 5 gradi e (0,625 X 60) primi = = 5 gradi e 37,5 primi = = 5 gradi, 37 primi e (0,5 X60) secondi = = 5 37 30 Misure in radianti Dalla definizione di radiante emerge che poiché l angolo giro individua l intera circonferenza, che ha lunghezza 2 r, se il raggio è r, ne deriva che la misura in radianti dell angolo giro è 2radianti. Poiché l angolo retto è la quarta parte di un angolo giro, la sua misura in radianti è 2 /4 = /2. In generale la misura in radianti di un angolo è, per definizione, il rapporto l/r tra la lunghezza l dell arco individuato da Fisica Ambientale per il Disegno Industriale - F. Cappelletti, L. Porciani, F. Peron, P. Romagnoni 4

su una circonferenza di centro nel vertice di e il raggio della circonferenza. Tale misura è indipendente dalla circonferenza considerata. r O l a b Esempio 3: quanti radianti misura un angolo di 20? 20 : x radianti = 360 : 2 x = (20 x 2 )/360 essendo 3,14 x = 0,348 radianti L angolo solido Un angolo solido è quella porzione di spazio delimitata da un conoide di vertice O. L angolo solido si misura in steradianti. Si definisce steradiante l angolo solido che intercetta un area di 1m 2 sulla superficie di una sfera avente il raggio di 1m e il centro nel vertice dell angolo stesso. ds n r S ds d O Si consideri la figura; sia ds n la proiezione dell elemento di superficie ds intercettato dall angolo solido d sulla superficie S. Il rapporto ds n /r 2 rappresenta l angolo solido d del cono, con vertice O, delimitato dalla superficie ds. Inoltre ds n = ds cos. Fisica Ambientale per il Disegno Industriale - F. Cappelletti, L. Porciani, F. Peron, P. Romagnoni 5

0.3 NOZIONI ELEMENTARI DI ANALISI MATEMATICA DEFINIZIONI FUNZIONE Dati due insiemi di numeri reali, A e B, una funzione di A in B è una legge che, ad ogni elemento di A, fa corrispondere un elemento di B. Si denota questa corrispondenza con: f: A B oppure y = f (x) A è il dominio di definizione della funzione f. Esempi A) f (x) = 2 x + 1 è una funzione lineare definita su tutto l'insieme dei numeri reali. Una funzione lineare è rappresentabile con la relazione generica: y(x) = m x + q m mi indica la pendenza della retta e q l'intercetta della stessa sull'asse delle ordinate (x = 0). B) f (x) = 1/ x è definita nel campo dei numeri reali, ma non per x = 0. C) f(x) = e x funzione esponenziale (e = 2,7182...) definita nel campo dei numeri reali D) f(x) = log x Funzione logaritmica è definita solo se x > 0. La base della funzione logaritmica può essere il valore e oppure 10. LIMITE Un numero reale a è il limite della funzione f(x) se x tende a x 0 (x x 0 ), se e solo se, qualunque sia il valore di > 0 (e piccolo a piacere), esiste un numero > 0 tale che: a - < f(x) < a + per ogni x x 0 nell'intervallo di valori x 0 - < x < x 0 +. Si scrive: limx f(x) a x0 Limiti molto importanti sono quelli della funzione esponenziale: lim x x e limx e x 0 Non esistono i limiti, per x, delle funzioni periodiche: y(x) = sin (x); y(x) = cos (x) Fisica Ambientale per il Disegno Industriale - F. Cappelletti, L. Porciani, F. Peron, P. Romagnoni 6

Il concetto di limite è introdotto per studiare le funzioni in prossimità dei loro punti singolari: ciò consente di precisare se le funzioni sono continue in un determinato intervallo di valori o nel loro insieme di definizione. DERIVATA Se una funzione f(x) è definita in un intorno del punto x 0 (è definita cioè in un intervallo di valori che contiene x 0, e se esiste ed è finito il limite (rapporto incrementale): lim h 0 f (x0 h) h f(x0) in cui h 0, si dice che la funzione f(x) è derivabile in x 0. Il limite è appunto la derivata della funzione. L'operazione di derivazione può essere indicato in uno dei modi seguenti: f '(x); d f(x)/ d x; y'; D f(x); La funzione f(x) può essere derivabile in un certo intervallo o nell'intero insieme di definizione. Un esempio molto semplice di calcolo di derivata può essere fornito da una generica funzione lineare: y'(x0) lim h 0 y(x) = m x + q f (x 0 h) e tale risultato è valido per qualsiasi valore di x 0. h f(x 0 ) [m(x 0 h) q ( m x 0 q)] h mh h Si può facilmente verificare che la funzione f(x) = x non è derivabile per x = 0. m Esempi D[f(x) g(x)] = D f(x) D g(x) D [f(x) g(x)] = f(x) Dg(x) + g(x) Df(x) D x n (n - 1) = n x f(x) g Df(x) f Dg(x) D valida per g(x) 0 g(x) g 2 (x) D cos(x) = - sin(x) D sin(x) = cos (x) D e x = e x D log e x = 1/x INTEGRALE Si consideri una funzione y = f(x) qualsiasi e la sua rappresentazione in un sistema di assi cartesiani ortogonale (vedi figura) effettuata in un intervallo di valori [a, b]. Fisica Ambientale per il Disegno Industriale - F. Cappelletti, L. Porciani, F. Peron, P. Romagnoni 7

y(x) f(x) M 1 m 1 a (a+h 1 ) b x Dividiamo l'intervallo considerato in un numero arbitrario di parti di ampiezza h 1, h 2, h 3,, h n, a partire dal punto x = a. Siano m 1 e M 1, m 2 e M 2,, m n e M n i valori assunti dalla funzione y(x) nei punti di massimo e di minimo in ciascuna porzione dell'intervallo definito. E' possibile in questo modo definire, per ciascuna porzione di intervallo, due rettangoli di area h i x m i e h i x M i, rispettivamente considerando i valori di minimo o di massimo della funzione. Sommiamo i valori di queste superfici così ricavate (minimi con minimi e massimi con massimi) per ottenere s (somma delle superfici h i x m i ) e S (sommatoria delle superfici h i x M i ). La superficie A che ha per contorno l'asse ordinato delle ascisse x e la funzione stessa, ha estensione compresa tra s ed S, ovvero: s N M m i h i A m j h j S i 1 j 1 Al tendere a zero dell'estensione degli intervalli, le somme s ed S tendono ad identificarsi con A: A = lim hi 0 i [f(x i ) h i ] Tale limite è detto integrale definito e viene indicato con la seguente scrittura: b f(x) dx a A x è detta variabile di integrazione, a e b sono gli estremi dell'intervallo di integrazione. Esempi e x dx = e x D f(x) dx = f(x) dx sin (x) dx = - cos(x) Fisica Ambientale per il Disegno Industriale - F. Cappelletti, L. Porciani, F. Peron, P. Romagnoni 8

Bibliografia A.Puppo, Prontuario e formulario di Matematica, Patron Editore, Bologna, 1982 M. Abramowitz, I. A. Stegun, Handbook of Mathematical Functions, Dover Publications, 1982 G. Panzarosa, S. Tribulato, Vettori - Esercizi, Edizioni Tecnos, Milano, 1984 Fisica Ambientale per il Disegno Industriale - F. Cappelletti, L. Porciani, F. Peron, P. Romagnoni 9