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1 Lezione 15 Argomenti Il monopolio: definizione generale La massimizzazione del profitto Potere di mercato e indice di Lerner (regola del mark- up) Spostamenti della domanda e offerta della singola impresa Le inefficienze del monopolio Le politiche di discriminazione del prezzo La concorrenza monopolistica Le inefficienze della concorrenza monopolistica

2 15.1 IL MONOPOLIO: DEFINIZIONE GENERALE Si parla di monopolio quando sul mercato esiste un solo produttore che, per questa ragione esercita il pieno controllo sui prezzi. La capacità di controllare i prezzi è detta potere di mercato. L esercizio di tale potere comporta l impiego di strategie.

3 15.1 IL MONOPOLIO: DEFINIZIONE GENERALE Naturalmente, la strategia giusta dipende dalle caratteristiche della domanda che un monopolista si trova a fronteggiare. Tale domanda coincide con la domanda dell intero mercato (ovvio: non vi sono altri produttori!). Rispetto alla concorrenza, in monopolio si scambiano minori quantità a prezzi più elevati.

4 15.2 LA MASSIMIZZAZIONE DEL PROFITTO Soluzione grafica La regola per la massimizzazione del profitto che ormai ben conosciamo si applica in monopolio, così come in concorrenza: C = R. A differenza del meccanismo concorrenziale, la domanda diretta in monopolio presenta la generale inclinazione negativa: Q = a bp alla quale corrisponde la forma inversa P = a/b 1/b*Q

5 15.2 LA MASSIMIZZAZIONE DEL PROFITTO La retta del ricavo marginale (R ), pur rispettando l andamento della curva di domanda, non coincide con questa. Sostituendo P = a/b 1/b*Q, otteniamo: RT(Q) = (a/b 1/b*Q)*Q = = a/b*q 1/b*Q 2 Anche qui la variazione del RT è detta ricavo marginale R e si determina come segue: R = drt/dq R = a/b 2*(1/b)*Q NOTATE: R ha una pendenza che in valore assoluto è doppia rispetto a quella della domanda inversa

6 15.2 LA MASSIMIZZAZIONE DEL PROFITTO Si tratta di una retta inclinata negativamente con la pendenza doppia rispetto alla curva di domanda P R D, RM Q

7 15.2 LA MASSIMIZZAZIONE DEL PROFITTO Date le funzioni di domanda e di ricavo marginale, la decisione del monopolista riguardo le quantità da produrre, dipende dai costi di produzione. Vediamo: P C A D, RM Q A Q

8 15.2 LA MASSIMIZZAZIONE DEL PROFITTO Nel punto A è rispettata la condizione C = R, per cui Q A risulta la quantità ottima per il monopolista. Stabilita la quantità da produrre, ora il monopolista deve decidere il prezzo. Il prezzo verrà deciso dal monopolista sulla base della funzione di domanda Il monopolista, infatti, deve applicare un prezzo che coincida con la disponibilità a pagare da parte dei consumatori

9 15.2 LA MASSIMIZZAZIONE DEL PROFITTO Questo prezzo è esattamente P A P Area rossa: RT = Q A * P A P A C A D, RM Q A Q

10 15.2 LA MASSIMIZZAZIONE DEL PROFITTO Ma quale sarà il suo profitto? P Nel breve periodo, il profitto è dato dall area c = RT (a+b+c) - CT (a+b); P A c b a A C CMtot CMV D, RM con CV = a e CF = b Q A Q

11 15.2 LA MASSIMIZZAZIONE DEL PROFITTO Nel lungo periodo, spariscono i costi fissi per cui il profitto è dato dall area RT - CV C CMV=CMT

12 15.2 LA MASSIMIZZAZIONE DEL PROFITTO Un esempio: Domanda: P = 40 Q Ricavo totale: RT = PQ = (40 Q)Q = 40Q Q 2 Ricavo marginale: R = 40 2Q Costo totale: CT = 50 + Q 2 Costo marginale: C = 2Q

13 15.2 LA MASSIMIZZAZIONE DEL PROFITTO Problema: quanto produrre secondo l obiettivo del massimo profitto Regola: R = C 40 2Q = 2Q Soluzione: Q = 10 Profitto massimo:

14 15.2 LA MASSIMIZZAZIONE DEL PROFITTO Profitto massimo: RT(Q=10) CT(Q=10) = 40Q - Q Q 2 = -2 Q Q 50 = =150

15 15.2 LA MASSIMIZZAZIONE DEL PROFITTO Prova sulla correttezza del risultato ottenuto: Esiste un altro modo di ottenere la quantità Q che massimizza il profitto. Si tratta di partire direttamente dalla funzione del profitto e trovare la quantità per cui tale funzione raggiunge il suo massimo. Occorre il rispetto di una doppia condizione: 1) condizione del primo ordine: derivata prima della funzione del profitto = 0 2) condizione del secondo ordine: derivata seconda della funzione del profitto <0

16 15.2 LA MASSIMIZZAZIONE DEL PROFITTO Nel nostro caso, poiché la funzione del profitto è data crescente rispetto alle quantità, è sufficiente il rispetto della sola condizione del primo ordine. 1) Condizione del primo ordine = - 2 Q Q 50 = / Q = - 4Q + 40 = 0 Q = 10 = 150

17 15.2 LA MASSIMIZZAZIONE DEL PROFITTO A questo punto, certi del risultato conseguito, pur conoscendo l ammontare ottimo di produzione (quanto), non sappiamo ancora a quale prezzo tale produzione dovrà essere venduta. Come sappiamo, il prezzo è deciso dal monopolista sulla base delle caratteristiche della funzione di domanda

18 15.2 LA MASSIMIZZAZIONE DEL PROFITTO Domanda: per P = 40 - Q Q =10 ottengo P = 30

19 15.3 IL POTERE DI MERCATO ED INDICE DI LERNER Se il monopolista decide di aumentare le vendite, l effetto sul ricavo è duplice: - ricavo aggiuntivo pari a P Q - Vendita output ad un prezzo più basso Q P L effetto complessivo è dunque: RT = P Q + Q P

20 15.3 IL POTERE DI MERCATO ED INDICE DI LERNER Dalla precedente relazione si può ricavare RT/ Q = R = P + Q P/ Q moltiplico e divido per P il secondo fattore sulla destra R = P + Q/P( P/ Q)P R = P [1 + 1/Ed]

21 15.3 IL POTERE DI MERCATO ED INDICE DI LERNER La relazione appena ottenuta esprime il legame esistente tra l andamento del ricavo marginale e l elasticità della funzione di domanda. Applico ora la condizione per la massimizzazione del profitto R = C ed ottengo: R = P [1 + 1/Ed] = C P = C /[1 + 1/Ed]

22 15.3 IL POTERE DI MERCATO ED INDICE DI LERNER Poiché l elasticità ha un valore negativo, la precedente espressione può essere scritta con l elasticità espressa in valore assoluto: P = C /[1-1/ Ed ] Dalla lettura di entrambe le espressioni, risulta chiaro che ad aumenti dell elasticità corrispondono diminuzioni del prezzo.

23 15.3 IL POTERE DI MERCATO ED INDICE DI LERNER C Ed P

24 15.3 IL POTERE DI MERCATO ED INDICE DI LERNER Se riordino diversamente la relazione precedente, ottengo: P [1-1/ Ed ] = C P - P/ Ed ] = C P - C = P/ Ed ] (P C )/P = 1/ Ed Il risultato L = (P C )/P è detto Indice di Lerner e misura il grado del potere monopolistico.

25 15.3 IL POTERE DI MERCATO ED INDICE DI LERNER L incremento sul costo marginale espresso in percentuale sul prezzo rappresenta il mark-up, ossia la misura in cui il prezzo che massimizza il profitto eccede il costo marginale. Come si vede dalla relazione, tanto più è elastica la funzione di domanda, tanto minore è il markup per l impresa.

26 15.3 IL POTERE DI MERCATO ED INDICE DI LERNER Tale relazione risulterà ancora più evidente dal confronto dei seguenti due grafici: tanto maggiore è l elasticità della domanda, tanto minore è il potere monopolistico

27 15.3 IL POTERE DI MERCATO ED INDICE DI LERNER In sintesi: il potere di mercato dipende dall elasticità della domanda che a sua volta dipende: dall elasticità della domanda di mercato; quando esiste un monopolista puro, la domanda di mercato coincide con la domanda dell impresa; dal numero delle imprese sul mercato, poiché il potere monopolistico si riduce al crescere del numero delle imprese; dall interazione tra imprese

28 15.3 IL POTERE DI MERCATO ED INDICE DI LERNER L effetto di un imposta Si consideri un imposta specifica t applicata su ciascuna unità venduta. La condizione di massimo profitto diventa: R = C + t P P 2 P 1 C +t C Q

29 15.3 IL POTERE DI MERCATO ED INDICE DI LERNER Nel grafico vediamo che, in seguito all imposta diminuiscono le quantità scambiate e aumenta il prezzo, quest ultimo aumenta meno dell imposta. Naturalmente questa è solo una delle situazioni possibili. Se per esempio la funzione di domanda è particolarmente le rigida (elastica) le cose cambiano. Possiamo perciò concludere dicendo che a seguito di un imposta, il prezzo aumenta in misura che dipende dall elasticità della funzione di domanda. P = C /[1-1/ Ed ] Se Ed = -2 P = 2 C P = 2 (C + t) ΔP = 2t Se Ed = -5 P = 1,25 C P = 1,25 (C + t)

30 15.4 SPOSTAMENTI DELLA CURVA DI DOMANDA E OFFERTA DELLA SINGOLA IMPRESA Associati a spostamenti della domanda si possono avere: caso 1: variazioni di prezzo, ma non di quantità caso 2: variazioni di quantità, ma non di prezzo caso 3: variazioni di prezzo e quantità

31 15.4 SPOSTAMENTI DELLA CURVA DI DOMANDA E OFFERTA DELLA SINGOLA IMPRESA Caso 1: variazioni di prezzo, ma non di quantità D 1 C P 1 P 2 D 2 Q 1 = Q 2

32 15.4 SPOSTAMENTI DELLA CURVA DI DOMANDA E OFFERTA DELLA SINGOLA IMPRESA Caso 2: variazioni di quantità, ma non di prezzo P 1 = P 2 C Q 2 Q 1

33 15.4 SPOSTAMENTI DELLA CURVA DI DOMANDA E OFFERTA DELLA SINGOLA IMPRESA Caso 3: variazioni di prezzo e quantità C P 1 P 2 Q 2

34 15.4 SPOSTAMENTI DELLA CURVA DI DOMANDA E OFFERTA DELLA SINGOLA IMPRESA Dallo studio dei tre casi risulta evidente che in un mercato monopolistico non esiste una relazione univoca tra prezzo e quantità offerta. Questo significa che: un mercato monopolistico non possiede un offerta Il motivo risiede nel fatto che le decisioni del monopolista non dipendono solo dai costi marginali; è, infatti, fondamentale la forma della curva di domanda.

35 15.5 LE INEFFICIENZE DEL MONOPOLIO Come abbiamo ormai imparato (spero!!!), mentre in concorrenza perfetta il prezzo è uguale al costo marginale, in monopolio è sempre maggiore rispetto a questo ultimo di una percentuale detta mark-up. Naturalmente questo produce effetti importanti sulla sfera del benessere dei consumatori e dunque della società in generale.

36 15.5 LE INEFFICIENZE DEL MONOPOLIO Vediamo graficamente: condizione massimo profitto in concorrenza: Pm Pc a b P C = C c condizione massimo profitto in monopolio: R = C Qm Qc Q

37 15.5 LE INEFFICIENZE DEL MONOPOLIO Ora, poiché Qc > Qm e Pc < Pm il monopolio crea una perdita secca: b + c - consumatore perdita (a + b) - produttore guadagno (a - c)

38 15.5 LE INEFFICIENZE DEL MONOPOLIO Lo Stato ha la possibilità di ridurre tale perdita solo intervenendo sul prezzo, cioè regolamentandolo: Pm Pr Pc C RM Qm Qr Qc Q

39 15.5 LE INEFFICIENZE DEL MONOPOLIO La linea spezzata grossa diventa la nuova funzione del ricavo marginale. Come si vede dal grafico, grazie all intervento governativo, la perdita secca si è ridotta. Nel caso limite in cui Pr = Pc, la perdita secca si annulla completamente.

40 15.5 LE INEFFICIENZE DEL MONOPOLIO La regolamentazione del prezzo viene per lo più applicata al caso dei monopoli naturali. Si tratta di monopoli creatisi grazie alla presenza di forti economie di scala, le quali, come sappiamo, rendono decrescenti i costi medi e marginali per tutti i livelli di produzione.

41 15.5 LE INEFFICIENZE DEL MONOPOLIO Se esiste una impresa che opera in tali condizioni, per il mercato è più efficiente che tale impresa sia l unica ad offrire quel dato bene. Pm P Il caso tipico è dei beni di pubblica utilità per i quali, grazie alla regolamentazione, si riesce ad vere maggiori quantità scambiate. Pr CM C Ciò che in questo caso non si potrebbe comunque fare è fissare Pr = Pc, perché CM > C. Qm Qr Qc Q

42 15.6 LE POLITICHE DI DISCRIMINAZIONE DI PREZZO Grazie al potere di mercato di cui godono, le imprese monopolistiche possono attuare una politica di discriminazione di prezzo, cioè applicare prezzi diversi a diverse categorie di consumatori (anziani, studenti, pendolari ). Esistono tre diversi gradi di discriminazione.

43 15.6 LE POLITICHE DI DISCRIMINAZIONE DI PREZZO Discriminazione di primo grado Con questa politica di prezzo, l impresa decide di applicare a ciascun cliente un prezzo diverso stabilito in base al prezzo di riserva del cliente stesso. In questo caso si attua quella che è detta discriminazione perfetta. L effetto principale è quello di rendere la curva del ricavo marginale perfettamente corrispondente con quella della domanda.

44 15.6 LE POLITICHE DI DISCRIMINAZIONE DI PREZZO Si determina la perfetta efficienza (paretiana): è massima la somma del surplus del consumatore e produttore, con la peculiarità che tutto il surplus si concentra nelle mani del produttore. P C D = R Q

45 15.6 LE POLITICHE DI DISCRIMINAZIONE DI PREZZO Discriminazione di secondo grado In questo caso il produttore applica diversi prezzi per diverse quantità acquistate. P P0 P1 C P2 R D Q 0 Q 1 Q 2 Q Questo tipo di discriminazione è profittevole per consumatori ed impresa, tanto più se esistono economie di scala. In tal caso, i costi medi si riducono sempre per cui diventano convenienti livelli di produzione crescenti.

46 15.6 LE POLITICHE DI DISCRIMINAZIONE DI PREZZO Discriminazione di terzo grado In questo caso il produttore applica prezzi diversi per diverse categorie di consumatori. Si tratta della forma più diffusa: musei, trasporti In questo caso la condizione per il massimo profitto è rispettata quando il costo marginale uguaglia sia il ricavo marginale totale, sia quello delle singole categorie di clienti: C = R tot = R 1 = R 2

47 15.6 LE POLITICHE DI DISCRIMINAZIONE DI PREZZO Consideriamo due categorie di clienti ognuna con la sua funzione di domanda e corrispondente ricavo marginale: Figura 1 D2 D1 Q

48 15.6 LE POLITICHE DI DISCRIMINAZIONE DI PREZZO Figura 2 D2 R 1 D1 R 2 Q

49 15.6 LE POLITICHE DI DISCRIMINAZIONE DI PREZZO Figura 3 RT D2 R 1 D1 R 2 Q

50 15.6 LE POLITICHE DI DISCRIMINAZIONE DI PREZZO Figura 4 RT C D2 R 1 D1 R 2 Q

51 15.6 LE POLITICHE DI DISCRIMINAZIONE DI PREZZO Figura 5 RT C D2 R 1 D1 R 2 Q1 Q2 Qto t Q

52 15.6 LE POLITICHE DI DISCRIMINAZIONE DI PREZZO La condizione Figura 6 C = R tot = R 1 = R 2 P è sempre rispettata P1 RT Infatti, nel caso in cui i due R fossero diversi, l impresa tenderebbe a spostarsi verso la clientela con un maggiore R ; così facendo, però, quel R diminuirebbe fino ad uguagliare l altro. P2 Q1 R 1 Q2 D1 Qtot R 2 D2 C Q

53 15.6 LE POLITICHE DI DISCRIMINAZIONE DI PREZZO Come si vede dal grafico, il pezzo più alto viene applicato ai consumatori dalla domanda meno elastica. Questa informazione si può ottenere anche dalla condizione per la massimizzazione del profitto con discriminazione di prezzo di terzo grado: R 1 = R 2

54 15.6 LE POLITICHE DI DISCRIMINAZIONE DI PREZZO Sostituendo nella precedente relazione, otteniamo: da cui P 1 [1-1/ Ed 1 ] = P 2 [1-1/Ed 2 ] P 1 / P 2 = [1-1/Ed 2 ] / [1-1/ Ed 1 ]

55 15.6 LE POLITICHE DI DISCRIMINAZIONE DI PREZZO Dall ultima relazione ottenuta si evince che se: P 1 > P 2 allora: [1-1/Ed 2 ] > [1-1/ Ed 1 ] che è vera se: 1/Ed 2 < 1/ Ed 1 ovvero: Ed 2 > Ed 1

56 15.7 CONCORRENZA MONOPOLISTICA Le principali caratteristiche nella concorrenza monopolistica sono: 1. i prodotti sono differenziati, ma strettamente sostituibili; 2. le imprese godono di potere di mercato ; 3. esiste perfetta libertà di entrata ed uscita dal mercato.

57 15.7 CONCORRENZA MONOPOLISTICA L analisi di breve periodo La singola impresa si trova a fronteggiare una domanda inclinata negativamente: P D Q

58 15.7 CONCORRENZA MONOPOLISTICA L analisi di breve periodo Cui si accompagna una retta del R anch essa inclinata negativamente: P R D Q

59 15.7 CONCORRENZA MONOPOLISTICA Anche per l impresa in conc. monop. vale la regola per la massimizzazione del profitto R = C : P C CM CMV R D Q

60 15.7 CONCORRENZA MONOPOLISTICA L analisi di lungo periodo Nel lungo periodo, l analisi della c.m. assume alcuni connotati che le sono peculiari. Dato il profitto positivo, si registra l ingresso di nuove imprese. Questo fatto implica una riduzione della quota di mercato gestita da ciascuna singola impresa.

61 15.7 CONCORRENZA MONOPOLISTICA Graficamente, una riduzione della quota di mercato, corrisponde ad una traslazione verso il basso della curva di domanda: P C CM CMV R D Q

62 15.7 CONCORRENZA MONOPOLISTICA Ovviamente, con la domanda si sposta anche il ricavo marginale: P Vecchia funzione di domanda C CM R Q

63 15.7 CONCORRENZA MONOPOLISTICA La quota di profitto si è assottigliata. P Questo fatto attira ancora altre imprese. Il risultato finale è che le imprese smetteranno di entrare in questo mercato solo quando la quota del profitto si è completamente annullata R C CM Q

64 15.7 CONCORRENZA MONOPOLISTICA Il profitto si annulla quando: CM = P lp A questo punto rimangono sul mercato solo le imprese per le quali la curva di domanda è tangente quella dei CM, cioè per le quali il ricavo totale riesce a coprire il costo totale di produzione.

65 15.7 CONCORRENZA MONOPOLISTICA Le altre escono dal mercato. Rivediamo il grafico: P C R CM Q

66 15.8 LE INEFFICIENZE DELLA CONCORRENZA MONOPOLISTICA Nel caso della concorrenza monopolistica, si parla di: 1. inefficienza sui prezzi e sulle quantità 2. inefficienza sulla capacità produttiva.

67 15.8 LE INEFFICIENZE DELLA CONCORRENZA MONOPOLISTICA Nel primo caso, il riferimento è sempre alla concorrenza perfetta. Nella conc. monop. le quantità scambiate sono minori ed il prezzo è più alto: P C' A B CM lp P cm Q cm Q

68 15.8 LE INEFFICIENZE DELLA CONCORRENZA MONOPOLISTICA Il secondo tipo di inefficienza dipende dal numero totale di imprese presenti in c.m.: sono in numero ovviamente maggiore rispetto al monopolio, per cui la quota di mercato acquisita non è sufficiente per portare la singola impresa ai suoi costi medi minimi nel lungo periodo

69 15.8 LE INEFFICIENZE DELLA CONCORRENZA MONOPOLISTICA Si parla in questo caso di eccesso di capacità produttiva, misurata rispetto alla situazione ottimale del grafico: P C' A B CM lp P cm Q cm Q

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