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1 INSEGNAMENTO DI ECONOMIA AZIENDALE LEZIONE I L AZIENDA: DEFINIZIONI, CARATTERISTICHE E CRITERI DI GESTIONE PROF. DOMENICO DEL SORBO

2 Indice 1 Introduzione all economia aziendale Le unità elementari del sistema economico: gli individui, le aziende Il concetto di azienda: identità e caratteri fondamentali I fattori aziendali Il sistema delle operazioni e l ordine aziendale Il finalismo aziendale: equilibrio economico durevole ed evolutivo BIBLIOGRAFIA di 24

3 1 Introduzione all economia aziendale L economia aziendale è una scienza sociale ed economica 1 che studia i principi, le leggi e le regole di funzionamento della azienda per elaborare le conoscenze e le teorie utili per la sua amministrazione. Oggetto e scopo di studio è dunque l azienda (e le aggregazioni e/o reti di azienda), interpretata come un istituto 2 del sistema sociale, formata da una pluralità di elementi, particolarmente complessa, con regole di comportamento e finalità proprie. In particolare, si analizzano le condizioni di esistenza del fenomeno aziendale e, quindi, le leggi delle condizioni di tendenziale equilibrio, nonché le diverse manifestazioni di vita dalla nascita dell istituto sino alla sua cessazione. La nascita dell economia aziendale come scienza economica risale agli anni venti per opera di un noto economista e professore, Gino Zappa ( ), il quale definì per la prima volta l economia aziendale come la scienza che studia le condizioni di esistenza e le manifestazioni di vita delle aziende, la scienza ossia dell amministrazione economica delle aziende 3. I principali processi di tale amministrazione aziendale sono: l organizzazione: ovvero l individuazione, la predisposizione e il coordinamento delle risorse umane e tecniche che devono essere impiegate per lo svolgimento dell attività in coerenza con gli obiettivi aziendali; la gestione: ovvero l insieme delle operazioni direttamente riconducibili all attuazione delle decisioni organizzative (operazioni di negoziazione e acquisto dei fattori produttivi, di vendita dei prodotti/servizi, di consumo e di trasformazione delle risorse); 1 In particolare, l economia aziendale condivide con le altre discipline economiche alcune caratteristiche: è una scienza empirica, in quanto ricerca leggi ed uniformità di fenomeni complessi, secondo una metodologia induttiva/deduttiva; è una scienza positiva, in quanto vuole descrivere ed interpretare la realtà, ciò che è; è una scienza normativa, in quanto cerca di individuare e proporre regole, norme di comportamento valide per il conseguimento dei fini, ciò che dovrebbe essere; è anche una scienza sociale, in quanto analizza i comportamenti degli individui, sia pure nella prospettiva del loro agire economico. 2 Le persone si aggregano con diverse forme e modalità nella società per perseguire determinati fini, quando queste si danno regole di comportamento e presentano autonomia si possono definire veri e propri istituti. Essi per perseguire i propri fini svolgono un attività economica che consiste nell acquisizione, produzione, consumo ed erogazione di beni e servizi economici. Gli istituti con rilevante attività economica sono: le famiglie, le imprese, la pubblica amministrazione. L azienda è l ordine economico con cui si sviluppano le attività economiche degli istituti. 3 Prolusione Tendenze nuove negli studi di ragioneria pronunciata da Gino Zappa per l inaugurazione dell Anno Accademico 1926/27 al Regio Istituto Superiore di Scienza Economiche e Commerciali in Venezia, attuale Università Ca Foscari di Venezia. 3 di 24

4 la rilevazione: ovvero l insieme degli strumenti di conoscenze di rappresentazione dei dati e delle informazioni connessi alla situazione economica, finanziaria patrimoniale attuale e prospettica dell azienda. Queste tre discipline che studiavano e studiano, con un taglio economico, l azienda, in passato lo facevano in maniera distaccata e completamente autonoma; ogni dottrina studiava solo determinati aspetti delle aziende. Poi, dalla esigenza di un quadro di conoscenze economiche più ampio, che trascendesse le singole discipline, pur attingendo dalle stesse e senza negarne il ruolo e l importanza, è nata la proposta dell Economia Aziendale, affermatasi successivamente. Restano, tuttavia, le singole discipline come momenti di specializzazione e approfondimento; come parti che si coordinano in un tutto. L economia aziendale, dunque, studia i fenomeni economici a livello di aziende singole o di classi particolari di aziende ed elabora le conoscenze e le teorie economiche utili per la loro amministrazione, là dove l economia politica, anch essa scienza economica, si differenza dalla prima in quanto studia i fenomeni economici dei grandi aggregati regionali, nazionali ed internazionali ed elabora le conoscenze e le teorie economiche utili per le decisioni di politica economica. Entrambe, però, si fondano solo in parte sulle teorie di economia, a cui si aggiungono principi generali e insegnamenti di altre scienze umane e naturali, oltre alle considerazioni di ordine etico. 4 di 24

5 2 Le unità elementari del sistema economico: gli individui, le aziende Alla base del sistema economico vi è la relazione inversamente proporzionale tra i bisogni umani di natura illimitata e le risorse necessarie per il loro soddisfacimento di natura, invece, limitata. Questo problema economico ha generato l attività economica che, attraverso l utilizzo di risorse specifiche (più precisamente i fattori produttivi) disponibili in quantità limitate cerca di massimizzare 4 l utilità che da essi ne deriva, per ridurre la relazione iniqua: bisogni umani/mezzi disponibili. L attività economica, dunque, è finalizzata alla produzione di beni, ovvero di prodotti e servizi che, in quanto destinati al soddisfacimento di bisogni in condizioni di penuria, sono per definizione qualificati come economici proprio perché per ottenerli bisogna sostenere un costo/sacrificio. Si deve subito precisare, però, che i beni economici non sono rappresentati esclusivamente da oggetti più o meno complessi, dotati di materialità, di tangibilità (i prodotti), ma anche di utilità, di condizioni rese disponibili e destinate a coprire particolari specie di bisogni. L invio di una lettera, per esempio, comporta la necessità di creare una struttura adatta e di una successione di azioni coordinate, idonee a far pervenire la lettera nel luogo desiderato, con il miglior impiego di risorse. In questo caso, il bisogno è soddisfatto non attraverso la creazione di un oggetto, ma sfruttando una utilità, un servizio reso disponibile. Inoltre, l attività economica non si esaurisce nella semplice produzione, ma ad essa deve seguire la fase del consumo, strettamente funzionale alla prima per il raggiungimento dello scopo prefissato. L attività economica si svolge all interno di tre gruppi o istituti: le famiglie aziende di consumo e patrimoniali finalizzate al soddisfacimento dei bisogni dei membri della famiglia; le imprese 5 - aziende di produzione finalizzate alla rimunerazione dei prestatori di lavoro e dei 4 Secondo un noto principio fondamentale della teoria economica, il principio del minimo mezzo (o del massimo risultato), nell attività economica si deve tendere ad ottenere un dato risultato con il minore impiego di risorse, oppure il massimo risultato dall impiego di un dato insieme di risorse. 5 L art del Codice civile definisce l azienda come il complesso dei beni organizzati dall imprenditore per l esercizio dell impresa. Nella prassi comune i termini impresa ed azienda sono sinonimi e vengono usati indifferentemente. Si preferisce usare, tuttavia, il termine impresa quando si pone l accento sugli aspetti del mercato, del rischio d impresa, là dove ovvero con tale termine si intende una azienda che si colloca sul mercato operando in condizioni di competizione. Il termine azienda viene invece usato maggiormente quando si fa riferimento all organizzazione dei fattori produttivi, alla gestione dell impresa con riguardo agli elementi interni che la compongono: gli uomini e le loro interrelazioni, i prodotti e i servizi, i clienti e i fornitori, ecc; non potendo la 5 di 24

6 conferenti di capitale e le amministrazioni pubbliche - aziende composte pubbliche finalizzate alla produzione ed al consumo di beni pubblici oltre che la produzione di rimunerazione per i prestatori di lavoro. L azienda è, invece, l ordine economico con cui si sviluppano le attività economiche degli istituti nonché, assieme agli individui, l unità elementare 6 del sistema economico. Secondo il Giannessi 7, infatti, «L Azienda è una unità elementare del sistema economico generale, dotata di vita propria e riflessa, costituita da un sistema di operazioni, promanante dalla combinazione di particolari fattori e dalla composizione delle forze interne ed esterne, nel quale i fenomeni della produzione, della distribuzione e del consumo vengono predisposti per il conseguimento di un determinato equilibrio economico, a valere nel tempo, suscettibile di offrire una remunerazione adeguata dei fattori utilizzati e un compenso, proporzionale ai risultati raggiunti, al soggetto economico per conto del quale l attività si svolge».. La definizione del Giannessi aiuta a scomporre/comporre l oggetto di analisi dell economia aziendale in una serie di domande fondamentali per determinare gli elementi chiave della definizione del fenomeno aziendale e la sua comprensione: 1. Dove di trova l Azienda? Nell ordine economico generale, come unità elementare dotata di vita propria e riflessa 2. Che cosa la compone? Un sistema di operazioni promanante dalla combinazione di particolari fattori e dalla composizione di forze interne ed esterne 3. Che cosa fa? Realizza un attività economica di produzione e di consumo 4. Quale è il suo fine? Il conseguimento dell equilibrio economico a valere nel tempo condizione di competitività essere preminente in tutte le istituzioni aziendali operanti nella realtà. 6 «L unità formata da un individuo è la più elementare forma di svolgimento dell attività economica in quanto anche un uomo, da solo, può compiere le funzioni della produzione, dello scambio, del consumo. Tuttavia, per svolgere le suddette funzioni economiche, l individuo spesso intravede l opportunità di aggregarsi insieme ad altri e provvedere all organizzazione di un azienda la cui attività serve a dare risposta alle necessità di tutti coloro che, a vario titolo partecipano a tale attività. Si realizza, in tal modo, una forma di azione economica diversa da quella isolata, tipica dell individuo, che fa capo, appunto ad un istituto aziendale». Cavalieri Franceschi 2005, p.5. 6 di 24

7 5. Quando tale fine è realizzato? L equilibrio economico è conseguito quando vi è una remunerazione adeguata dei fattori utilizzati, si ottiene un compenso al soggetto economico proporzionale ai risultati raggiunti, le condizioni indicate debbono verificarsi in un intervallo soddisfacente. Questa definizione del fenomeno aziendale da parte del noto studioso e professore Egidio Giannessi è davvero esaustiva, pur nella sua sinteticità, della descrizione dei tratti caratteristici dell azienda in quanto, anche se analizzati più avanti durante la suddetta trattazione, sono qui in queste parole sublimemente anticipati. 7 di 24

8 3 Il concetto di azienda: identità e caratteri fondamentali Il termine azienda viene usato in molti contesti, in modo proprio ed improprio, a seconda delle prospettive, molteplici, di osservazione e studio. É importante, quindi, oltre che utile per la comprensione dell analisi, definire il suo concetto e chiarire identità e caratteristiche fondamentali. Infatti, sebbene le aziende siano molto diverse tra loro, esistono dei tratti comuni, ovvero degli elementi che rimangono costanti rispetto alle mutevoli condizioni non solo interne ma anche esterne. Tra questi, il più importante, ad esempio, individua l azienda come un sistema dinamico che subisce i cambiamenti dell ambiente di cui è parte e che, anzi, deve saper prevedere e anticipare se vuole perdurare nel tempo. Pur esistendo molte definizioni 8 di azienda, in linea di massima si definisce la stessa come un organizzazione economica stabile di persone e risorse, che svolge una serie coordinata di operazioni (produzione di beni e prestazione di servizi ) al fine di soddisfare necessità umane. Più precisamente, l azienda è un sistema di forze economiche che realizza, nell ambiente di cui è parte complementare, in condizioni di autonomia e di durabilità, un attività economica consistente in un processo di produzione e di distribuzione della ricchezza, a favore del soggetto aziendale o di altre collettività di riferimento. Dunque, per poter parlare di azienda sono necessari 3 elementi stabili e duraturi: le persone, ovvero gli individui disposti a fornire il capitale di rischio e i prestatori di lavoro, le risorse materiali (i fattori produttivi) ed immateriali (conoscenze, esperienze, motivazioni) e l organizzazione che le combina. Così strutturato, l uomo emerge come la componente più importante dell istituto aziendale in quanto origina l attività economica, fornendole la ratio principale (senza bisogni umani non avrebbe senso ipotizzare una attività produttiva) ed al contempo gli strumenti mediante i quali operare (prestazione di lavoro e combinazione efficace ed 8 A titolo esemplificativo (oltre alle definizioni del Zappa e del Giannessi presenti nel testo) si riportano le definizioni di altri due importanti studiosi e cultori dell economia aziendale: «La somma dei fenomeni o negozi o rapporti da amministrare, relativi a un cumulo di capitali che forma un tutto a sé, o a una persona singola, o a una famiglia, o a un unione qualsivoglia, si definisce azienda» - Fabio Besta (concezione patrimonialistica) «Sistema di forze economiche che si sviluppa, nell ambiente di cui è parte complementare, un processo di produzione, o di consumo, o di produzione e di consumo insieme, a favore del soggetto economico, ed altresì degli individui che vi cooperanno». Aldo Amaduzzi (allievo del Zappa) 8 di 24

9 efficiente delle risorse/fattori produttivi). L azienda, però, in quanto organizzazione fondata su se stessa, deve essere analizzata da una angolazione oggettiva, che la consideri come un soggetto autonomo, un fenomeno dotato di vita propria e con andamenti suoi specifici, svincolata da interessi individuali o di particolari gruppi interessati e/o coinvolti nell attività economica aziendale. In verità, l istituto aziendale può essere analizzato, studiato e interpretato secondo una prospettiva oggettiva, quale analizzeremo a breve, e soggettiva con particolare attenzione al management, ovvero quella classe di esperti e professionisti che de facto gestiscono l azienda seguendo dei criteri fondamentali e discriminanti del medesimo carattere di aziendalità. L analisi oggettiva dell istituto aziendale, invece, ha indotto gli studiosi 9 ad applicare al fenomeno la concezione sistemica in considerazione della sua complessità e della natura dei rapporti e delle relazioni interne ed esterne che si creano tra i diversi elementi oggetto di studio. In particolare, partendo dalla teoria dei sistemi 10 (che definisce il sistema come un insieme di elementi, materiali ed immateriali, legati da un reciproco nesso di relazioni e tra di loro coordinati e unitariamente integrati, per il raggiungimento di un obiettivo comune) l azienda viene qualificata come un sistema: aperto in quanto in continuo divenire con l ambiente di cui è parte fondamentale (l ambiente condiziona l azienda e ne è a sua volta influenzato, basti pensare a come il mercato, il progresso tecnologico e le istituzioni determinano la variabilità dell ambiente) dinamico in quanto caratterizzato da relazioni vitali tra gli elementi della struttura e da interazioni con i sistemi esterni, con un grado di intensità e qualità mutevole; complesso per la molteplicità e variabilità dei suoi elementi e delle relazioni dinamiche che si instaurano fra essi finalizzato volto cioè al raggiungimento di determinati fini probalistico in quanto l attività dell azienda, essendo soggetta a continue variazioni interne ed esterne non prevedibili, è sottoposta all incertezza 9 La concezione sistemica dell azienda nasce con Gino Zappa, padre dell Economia aziendale, il quale definisce l azienda come una «coordinazione economica in atto, istituita e retta per il soddisfacimento dei bisogni umani...»..., «un istituto economico atto a perdurare che, per il soddisfacimento dei bisogni umani, ordina e svolge in continua coordinazione la produzione o il procacciamento o il consumo della ricchezza» Ludwig von Bertalanffy nella introduzione al suo fondamentale volume Teoria Generale dei Sistemi - Lo studioso cominciò a ragionare in termini di sistemi fin dal , ma la definitiva affermazione della teoria si ebbe negli anni 50 grazie anche al contributo di un economista americano: Kenneth E. Boulding coinvolge tutti i campi del sapere. 9 di 24

10 instabile poiché non tende in modo autonomo a ripristinare un preesistente stato di equilibrio cibernetico in quanto istituito e retto dall uomo per il raggiungimento di determinati fini. Inoltre, prima ancora che economico, l azienda è secondo Bertini 11 un sistema sociale peculiare sprovvisto di quel legame volontaristico, giuridico e morale, tipico di altri istituti come quello famigliare, ad esempio, in cui non esiste un unità di interessi, né finalità comuni tra le diverse categorie di individui (eccetto il fine economico). Le stesse, per altro, sono legate alle vicende dell unità economica dal criterio di scambio ovvero dal corrispettivo che, a vario titolo, ricevono per la prestazione fornita. L azienda, quindi, viene equiparata a un sistema perchè costituita da un insieme di parti o sub-sistemi 12 che, benché chiamati a svolgere una determinata funzione, formano un tutto organico: ad una specializzazione dei compiti si accompagna una stretta coordinazione delle attività nel suo complesso, secondo un disegno unitariamente rivolto al raggiungimento dell obiettivo generale del fine economico. Un esempio/modello del sistema azienda, ad esempio, vede interagire il subsistema del management (aspetto soggettivo) con quello della produzione (aspetto oggettivo) che, a loro volta, interagiscono e si influenzano vicendevolmente con il sottosistema dell azienda/ambiente (aspetto oggettivo) e delle informazioni (aspetto soggettivo). L azienda, infatti è un sistema aperto che interagisce con l ambiente garantendosi un continuo flusso di informazioni, capitali, materiali che le consentono di adattarsi, naturalmente o forzatamente ai cambiamenti del mercato in atto. L analisi soggettiva del fenomeno aziendale, invece, che si concentra direttamente sui soggetti che operano in azienda, viene definita manageriale proprio perché si occupa di coloro che 11 Attualmente titolare della cattedra di Strategia e Politica aziendale presso l'università degli Studi di Pisa, oltre che coordinatore centrale della ricerca a carattere nazionale sul "Modello aziendale italiano", insignito dell Ordine del Cherubino (prestigiosa riconoscenza assegnata a quei docenti che hanno contribuito ad accrescere il prestigio dell'università di Pisa per i loro particolari meriti scientifici o per il loro contributo alla vita e al funzionamento dell'ateneo). 12 Secondo una delle ripartizioni più utilizzate (Bertini, 1977), il sistema azienda può essere suddiviso nei seguenti (sotto)sistemi fondamentali: Sistema della produzione Sistema delle relazioni azienda ambiente Sistema del management Sistema delle informazioni 10 di 24

11 prendono decisioni, attuano le linee strategiche precedentemente programmate, controllano la corrispondenza tra i risultati pianificati e obiettivi conseguiti dall azienda. Premesso che i manager devono improntare l amministrazione aziendale su determinati criteri, che favoriscono l instaurarsi di quel complesso di relazioni dinamiche indispensabile per il raggiungimento del fine economico generale, tra questi emergono il criterio dell autonomia e il criterio dell economicità. Il criterio dell autonomia assume un ruolo fondamentale per i soggetti che governano l azienda, in quanto permette loro di adattare il sistema, di cui sono parte integrante, ai continui mutamenti delle condizioni sociali, politiche, economiche e territoriali circostanti. È necessario, quindi, possedere quella libertà tale da poter sempre agire secondo la convenienza aziendale senza, invece, orientare le proprie scelte in base ad interessi particolari di alcune categorie di soggetti e istituzioni interessati e/o coinvolti all unità economica. Per questo, il criterio dell autonomia è strettamente legato al concetto di equilibrio economico che, mutevole e dinamico per definizione, ha bisogno del primo per poter, ogni volta, adattarsi, migliorarsi ed innovarsi ai mutamenti in atto interni e, soprattutto, esterni all azienda. Allora, è evidente che maggiore sarà il capitale di prestito (banche, istituti finanziari, altre aziende, etc.) rispetto ai mezzi finanziari propri, minore sarà l autonomia decisionale dell azienda di operare come da scopo economico pianificato, e viceversa. È bene precisare, tuttavia, che autonomia non significa totale indipendenza da vincoli ambientali e responsabilità verso l uomo e la società anzi, in quanto centro propulsore di ricchezza, l azienda ha una precisa responsabilità sociale. Essa deve sviluppare comportamenti amministrativamente razionali e corretti volti alla ricerca di equilibri economici che favoriscano la perdurabilità dell azienda nel tempo e, quindi, la creazione di ricchezza necessaria allo sviluppo della stessa ed al progresso dell economia in generale 13. Queste considerazioni sono alla base del secondo criterio a cui deve ispirarsi la classe del management nella gestione aziendale, ovvero il principio di economicità, fondamentale per la comprensione delle condizioni di esistenza delle aziende. Si tratta di un criterio assai complesso che non può esaurirsi nella sola definizione che fa coincidere economicità con la convenienza delle scelte e delle operazioni, in quanto può trovare solo una parziale verifica negli andamenti reddituali e finanziari, o nella relazione secondo cui 13 «L azienda è il centro motore dell economia, poiché non vi può essere sviluppo armonico della collettività senza sviluppo e progresso delle singole unità che la costituiscono, non potendo crescere il tutto senza che crescano le parti». P.E. CASSANDRO, L equilibrio dell impresa e la politica dei redditi, in Rivista di Politica Economica, n. 1, di 24

12 l utilità dei fattori consumati deve essere uguale o minore dell utilità dei beni e/o servizi prodotti e distribuiti. Qui, ancora una volta, bisogna considerare l azienda come un sistema aperto e dinamico, composta a sua volta da altri sub-sistemi, tale per cui la convenienza economica sia nella fase di progettazione che di esecuzione, deve tener conto di tutto l assetto aziendale: economico, finanziario, patrimoniale, tecnico, organizzativo, qualitativo, immateriale e temporale. Anche l economicità, assieme all autonomia, è un criterio essenziale per la realizzazione dell equilibrio economico evolutivo e durevole in quanto agire secondo convenienza economica implica considerare unitariamente, in base a nessi di complementarietà e strumentalità, tutte le condizioni essenziali di funzionamento dell azienda, interne ed esterne, sulle quali basare scelte, decisioni ed operazioni. Per fare questo, quindi, è necessario che il manager operi avendo in mente sempre una visione sistemica dell azienda, indispensabile per amministrare e governare ogni singolo elemento in funzione dell unitarietà dello scopo economico. 12 di 24

13 4 I fattori aziendali I fattori produttivi costituiscono il DNA del sistema aziendale in quanto definiscono e qualificano la sua struttura patrimoniale ed organizzativa, nonché il suo status tecnologico. Tradizionalmente, secondo gli economisti classici, i fattori produttivi vengono tripartiti in lavoro, capitale e risorse naturali (ovvero le materie prime fruibili e presenti in natura) e sono individuati come le risorse disponibili per la produzione o anche come i beni ed i servizi destinati a produrre reddito. Secondo gli aziendalisti, invece, si identificano come fattori produttivi originari solamente il lavoro ed il capitale in quanto la finalità di studio dell economia aziendale, nonché la sua prospettiva di osservazione e di analisi differiscono da quella dell economia in generale. L economia aziendale, infatti, accanto alle problematiche della gestione e della organizzazione si occupa anche di rilevare, ovvero di misurare e valutare tutti gli elementi che, in maniera diversa, partecipano alla realizzazione del processo economico aziendale. Poiché tali elementi si presentano come qualitativamente diversi, si rende necessario monetizzarli e, quindi, esprimerli in valori monetari al fine di renderli omogenei e poterli comparare. In questa ottica, le risorse naturali non possono e non potrebbero essere considerate come fattori produttivi: quando sono libere, ovvero gratuite, non compaiono fra gli oneri attinenti alla produzione, mentre quando sono onerose richiedono investimenti di capitali. Allora è evidente che i fattori produttivi, per essere tali, devono rappresentare per l azienda un costo che si sostiene per la realizzazione dell attività produttiva; ma questa disponibilità ad acquisire un determinato fattore produttivo dipenderà dalla sua utilità economica. Ogni singolo fattore rappresenta, infatti, per l azienda una utilità economica che deve essere correlata con la combinazione produttiva in cui è impiegato, tendendo conto della simultanea utilizzazione degli altri input di cui l azienda si dota, oltre alle sue finalità tecniche e/o economiche. In particolare, affinché una condizione produttiva possa essere considerata come un fattore, e quindi figurare per l azienda come un mezzo economico 14, un oggetto di scambio, essa deve influire sul processo economico, deve entrare a far parte della combinazione produttiva con una 14 Un fattore produttivo rappresenta per l azienda un mezzo di scambio nel momento in cui la sua utilità economica, nell ambito dell attività aziendale in cui è impiegato, viene efficacemente ceduta attraverso uno o più atti produttivi grazie alla necessaria combinazione con gli altri fattori. 13 di 24

14 utilità specifica ad essa correlata e deve consentire entro un arco di tempo predeterminato la rimunerazione degli oneri sostenuti per la sua acquisizione. In base a specifiche caratteristiche, i fattori produttivi vengono suddivisi in classi che possono combinarsi tra loro dando vita a diverse combinazioni economiche. Il capitale, infatti, può assumere diverse configurazioni in base al criterio della fungibilità, della utilizzabilità e della materialità/immaterialità. Procedendo per ordine, quando il capitale è rappresentato da denaro o altre disponibilità finanziarie si parla di fattori produttivi generici, mentre, quando è costituito da beni e servizi, destinati alla produzione ed ottenuti sui mercati di scambio cedendo le disponibilità finanziarie, si parla di fattori produttivi specifici. Il capitale può essere ancora suddiviso (criterio della utilizzabilità nel tempo e nel processo produttivo) in fattori produttivi ad utilità immediata che partecipano una sola volta all attività produttiva mantenendo, talora perdendo, dopo l uso, le caratteristiche fisico-tecniche, nel periodo convenzionale che è l anno (materie prime, semilavorati, imballaggi, trasporti, consulenze, utenze), e i fattori produttivi ad utilità pluriennale, che partecipano più volte all attività produttiva conservando, dopo l uso, le caratteristiche fisico-tecniche nel periodo convenzionale che è l anno, per più anni (terreni, fabbricati, impianti, macchinari, computer, software, brevetti, licenze, marchi). Infine, secondo il grado di materialità/immaterialità il capitale viene distinto in fattori materiali, (impianti, materie prime) o immateriali (marchi, servizi, etc.) Anche il fattore lavoro, così come il capitale, è un fattore originario e caratterizzato dal criterio di scambio: nel caso del capitale si scambiano con i mercati di approvvigionamento denaro (o disponibilità finanziarie equivalenti) in cambio di beni economici da impiegare nel processo di trasformazione fisica/tecnica 15 (e viceversa), mentre nel lavoro le relazioni di scambio sono rappresentate dal compenso che il singolo riceve per la prestazione fornita all unità aziendale. Tuttavia, a differenza del capitale, il lavoro non solo presenta diverse sfaccettature, statica e dinamica, quantitativa e qualitativa ma è anche sottoposto a vincoli di natura etica e giuridica. Sotto il primo punto di vista, la dimensione statica del fattore lavoro in un ottica meramente quantitativa, è rappresentata dal numero di dipendenti divisi per tipo di funzione o mansione svolta, mentre 15 Ricordiamo che la trasformazione dei fattori produttivi all interno delle aziende non deve essere intesa soltanto in senso fisico-tecnico, là dove anche la produzione di servizi genera utilità vendibile sui mercati e, quindi, capace di generare ricchezza duratura nel tempo. Il classico esempio, al riguardo, ci viene fornito dalle società di trasporto nazionale ed internazionale che, pur non producendo nulla, forniscono il servizio di trasferimento nello spazio e nel tempo, garantendo una utilità importante per l utilizzatore finale che viene quantificata in base ad un prezzo di mercato suo specifico. Allora, più che ti trasformazione tecnica è più opportuno parlare di trasformazione di valore per sottolineare come i beni e servizi che soddisfino i clienti, hanno un valore superiore alle risorse utilizzate per produrli. 14 di 24

15 l aspetto dinamico di tipo qualitativo, si riferisce al sistema di relazioni esprimenti l assetto organizzativo aziendale. È possibile, così, comprendere, la distribuzione dei compiti e delle responsabilità tra i soggetti interni, i meccanismi di direzione e controllo del personale, ma anche la gestione delle relazioni con gli operatori esterni all istituto, quali fornitori e clienti. Il lavoro si sviluppa, così, in attività di specie diverse, da quelle più semplici di tipo esecutivo, a quelle più complesse, che richiedono conoscenze e potenzialità specifiche. Inoltre, se in passato l unico interesse prevalente era quello economico, del profitto, e quindi dei conferenti il capitale di rischio, oggi l azienda non può non curarsi dei bisogni dei livelli inferiori, considerato il grado di interrelazione che lega questi ultimi a tutta la linea gerarchica del management, in funzione degli obiettivi prefissati. Il lato dinamico del fattore lavoro, rappresenta sicuramente una parte importante per identificare, da un lato, il processo funzionale di una azienda e, dall altro per capire e valutare i relativi andamenti. Sono le persone, infatti, con le proprie competenze professionali, esperienze e motivazioni, in relazione a risorse disponibili e al mercato e all ambiente di riferimento, a determinare il funzionamento dell azienda, positivamente e negativamente. Accanto ai fattori produttivi e al loro carattere di negoziabilità, tale per cui possono essere scambiati sul mercato mediante l unità di misura monetaria, ne esistono altri che, anche se non quantificabili come valori, rappresentano per l azienda delle risorse altrettanto importanti. Si tratta di tutte quelle condizioni interne (come know how, motivazioni, qualità e struttura organizzativa) ed esterne (mercato e, in generale, ambiente in cui si opera) determinanti per il funzionamento dell attività aziendale, i risultati da raggiungere e la continuità nel tempo. L incidenza di queste risorse intangibili è oggi indiscussa tanto che, non potendo essere annoverate nella classe dei fattori produttivi, sono comunque considerate come degli input aziendali e rappresentano una categoria di condizioni produttive di eguale importanza. Una decisione sindacale, una norma di politica economica o monetaria, una legge avversa o favorevole, un avvenimento politico, un accordo tra aziende concorrenti o, al contrario, il fallimento di importanti competitors, sono tutte condizioni, favorevoli o sfavorevoli, che si riflettono inevitabilmente sul sistema aziendale modificandone le modalità di gestione. Inoltre, le conseguenze positive o negative promananti da tali circostanze esterne sull azienda, dipenderà dalla capacità della stessa di adeguarsi ai mutamenti dell ambiente di cui è parte integrante e del mercato di riferimento. Per tale ragione, ovvero per meglio affrontare tali forze, si rende indispensabile un 15 di 24

16 loro coordinamento in modo conveniente con quelle interne promanati dalle categorie dei fattori produttivi. Ancora, una volta, una buona visione sistemica del fenomeno aziendale potrà aiutare la classe manageriale ad interpretare anche fenomeni non prevedibili, in considerazione di tutti gli elementi che, a vario titolo e secondo determinate funzioni, concorrono unitariamente al raggiungimento del fine economico di creazione di ricchezza/valore. 16 di 24

17 5 Il sistema delle operazioni e l ordine aziendale Nei paragrafi precedenti si è descritta l applicazione della concezione sistemica all azienda, la quale è risultata, in sintesi, essere un sistema economico e sociale aperto e dinamico. Dalle considerazioni svolte in merito consegue l opportunità di approfondire la tematica per capire e definire meglio le dinamiche interne ed esterne al fenomeno; le condizioni indicative della funzionalità aziendale, nonché i tratti discriminanti della sua stessa attività economica. Abbiamo visto che si qualificano come input aziendali non solo i fattori produttivi, ma anche le risorse intangibili e le condizioni e circostanze esterne; ora, queste categorie di input sono legate tra loro da un insieme complesso di relazioni che determinano quei tratti caratteristici di sistematicità dell istituto aziendale, dando vita al sistema di operazioni (sistema operativo) con cui lo stesso viene gestito. Infatti, per sistema operativo si intendono tutte quelle operazioni che le persone compiono sui fattori produttivi durante la gestione dell azienda stessa, nell ambito di un insieme articolato di condizioni interne ed esterne. Tali operazioni sono legate tra loro da un rapporto di coordinazione in modo da formare un sistema che garantisca azioni indirizzate tutte al fine economico comune, che non si esaurisce nella mera creazione di profitto tendendo, invece, alla produzione costante e continua nel tempo di ricchezza e/o valore. Il rapporto di coordinazione che caratterizza il sistema operativo di gestione aziendale prevede che tutte le operazioni siano organizzate nel tempo (relazione di tipo temporale) secondo una successione logica e funzionale tale per cui ogni ipotesi si trasforma in decisione e successivamente in azione secondo uno schema aziendale: le operazioni vengono prima ipotizzate, poi pianificate e, infine, attuate 16. Accanto al collegamento di ordine temporale, poi, è presente anche una relazione di tipo spaziale tale per cui contemporaneamente e in diversi reparti aziendali 16 Il comportamento aziendale può essere rappresentato in quattro momenti principali che sono anche indicativi delle modalità di gestione della attività economica: il processo di decisione, fase in cui oltre alla definizione di vari elementi di tipo organizzativo e non solo, si stabilisce l obiettivo da raggiungere in termini di risultato economico; il processo di esecuzione, fase in cui si traducono in operazioni le decisioni ipotizzate prima e pianificate dopo, e si rileva gradualmente il risultato effettivo prodotto; il processo d controllo, che si svolge secondo due fasi logiche del confronto fra il risultato prevenivo ed il risultato effettivo e quella dell analisi degli scostamenti ed individuazione delle cause degli stessi; il feed-back o informazione di ritorno, meccanismo di correzione che consente, sulla base dell analisi svolta e delle conclusione tratte nella precedente fase del controllo, di assumere nuove decisioni atte a eliminare lo scostamento tra risultati preventivati e risultati ottenuti. Si tratta, quindi, di un flusso informativo di ritorno che rimette in moto il processo di decisione e, con esso, tutto il sistema di azione. 17 di 24

18 si svolgono operazioni che, pur occupandosi di momenti diversi della attività economica (aspetti organizzativi, finanziari, economici, tecnici) sono tutte finalizzate al coordinamento dei ruoli svolti dal personale, delle funzioni e servizi, in vista del risultato economico. Le operazioni di gestione si snodano, infatti, attraverso una fitta rete di interazioni e di rapporti di causa ad effetto, che se da un lato richiedono di essere interpretati anche mediante una sottodivisione in sistemi parziali o sottosistemi, dall altro il vincolo di complementarietà che le lega reciprocamente impone di tenere costantemente in considerazione l indissolubile unitarietà dell attività aziendale. L azienda, dunque, anche se si presenta come un sistema complesso di relazioni è caratterizzata da una gestione sistemica che vede le operazioni collegate tra loro e nel tempo, secondo una successione temporale logica e funzionale, e nello spazio in modo da rendere ogni operazione, decisione o andamento finalizzato allo scopo della convenienza economica generale. Per fare questo è necessario instaurare un ordine sistemico, ovvero collegare il momento decisionale o cognitivo dell azienda con il momento operativo nello spazio e nel tempo nel modo più funzionale possibile e, quindi, secondo convenienza economica. L ordine sistemico rappresenta una delle tre componenti dell ordine aziendale che, a seconda della prospettiva di analisi, oltre il sistema delle operazioni, contempla anche la combinazione dei fattori produttivi e la composizione delle forze interne ed esterne. Si rivelano così un ordine combinatorio in merito all impiego dei singoli fattori della combinazione produttiva secondo particolari modalità quantitative, qualitative, spaziali e temporali e un ordine di composizione riguardante l armonizzazione delle forze interne ed esterne l azienda, positive e negative. I tre ordini, unitariamente considerati, compongono l ordine aziendale che equivale alla diposizione economica più conveniente per l istituto, quella cioè volta al conseguimento di un equilibrio economico ed evolutivo che considera l azienda come un fenomeno di tempo che dura se pervasa da uno stato di ordine. Per stato di ordine, infatti, si intende, la coordinazione di tutti gli elementi che compongono l azienda e che, a vario titolo, concorrono alla sua attività economica si da programmare e impostare ogni decisione ed operazione ed evitare o, là dove possibile, prevenire qualsiasi intervento che determini una situazione di caos. Per questo, il principale parametro di riferimento dell ordine aziendale deve essere la convenienza economica, ovvero scegliere una combinazione produttiva e, quindi, determinate categorie di input, in considerazione non della 18 di 24

19 singola utilità di ciascuno stimato individualmente, bensì in vista dell economicità 17 globale del complesso operativo che, mediante il loro impiego, è possibile predisporre. Per quanto riguarda l ordine combinatorio e, quindi, la relazione di combinazione dei fattori aziendali, è importante sottolineare che la stessa non si rivolge esclusivamente a soluzioni di natura tecnica in merito al processo produttivo, ma si estende anche ad altre considerazioni. Nella scelta della combinazione economica non bisogna soffermarsi alla mera valutazione quantitativa dei fattori produttivi, in quanto il loro contributo è legato anche alle specifiche caratteristiche qualitative, pur considerate complessivamente secondo un rapporto di complementarietà strumentale. Non è possibile, infatti, determinare a priori una grandezza o un parametro di riferimento in base al quale calcolare, a seconda dei mutamenti esterni ed interni all azienda, la relazione combinatoria più conveniente. E, sebbene vi siano tendenze a formare combinazioni produttive rigide, in considerazione dei costi che l azienda sostiene per un determinato ammontare qualitativo e quantitativo di input aziendali, è bene adottare anche politiche più elastiche. Spesso, infatti, nonostante non siano né agevoli né privi di oneri i provvedimenti che portano a variazioni di combinazione, le frequenti influenze esterne impongono tempestive variazioni che si risolvono in provvedimenti di adattamento, oppure in interventi innovativi radicali. La combinazione dei fattori produttivi, allora, al di là di un aspetto tecnico relativo alle soluzioni migliori per la realizzazione di un determinato processo (sia che si tratti di un bene o di un servizio) e di un aspetto economico in merito alla combinazione più conveniente da adottare, deve considerare altri aspetti di eguale importanza. Esiste una relazione di proporzionalità e di reciprocità che lega gli input aziendali alle variazioni delle condizioni interne ed esterne all istituto tale per cui, i mutamenti che interessano questi ultimi, si ripercutonono inevitabilmente e con la stessa intensità sulla combinazione produttiva. Questa ultima considerazione ci porta alla descrizione del terzo stato d ordine che, originandosi dalla composizione degli effetti esercitati da forze interne o esterne all azienda, viene definito dalla dottrina come ordine di composizione. Oggi, infatti, il fenomeno aziendale appare assai diverso da come si manifestava nei primi decenni del secolo scorso, passando da un connotazione prettamente economica dai contorni ben definiti, ad una di carattere socio-ambientale in continuo divenire. 17 L attività aziendale deve essere rivolta alla ricerca del raggiungimento degli obiettivi prefissati con l utilizzo economico delle risorse via via disponibili. In questo senso il concetto di economicità sintetizza la capacità dell azienda nel lungo periodo di utilizzare in modo efficiente (al minor costo possibile) le proprie risorse raggiungendo in modo efficace i propri obiettivi. 19 di 24

20 L azienda si pone al centro di un intricata trama di rapporti e relazioni con diversi interlocutori sociali che ne testimoniano e ne rappresentano i diversi momenti di apertura verso l ambiente: scambi di materie, energie ed informazioni, rappresentano i vari sottosistemi delle interazioni fra l azienda e i soggetti esterni: fornitori; clienti; banche; capitalisti; concorrenti; comunità. In particolare, premettendo che il termine ambiente non si riferisce solamente ad una accezione geografica, si distinguono un macroambiente caratterizzato dal sistema politicoistituzionale, socio-culturale, economico-generale oltre che fisico-naturale, ed un microambiente costituto dagli altri operatori economici con cui l azienda interagisce sulla base degli scambi di mercato. L influenza degli scambi sulla struttura e sui comportamenti dell azienda è diretta; nel caso degli attori del macroambiente, invece, l influenza è solo indiretta rappresentando la cornice fatta di circostanze, condizioni, vincoli che intervengono nell agire di tutti gli operatori. L azienda è, dunque, soggetta al manifestarsi continuo di forze le quali, fin dal momento in cui si presentano esercitano effetti favorevoli o sfavorevoli, ovvero possono costituire delle opportunità o dei vincoli, cioè dei limiti di natura diversa posti all attività aziendale. Per questo, non solo durante la gestione del fenomeno aziendale ma, soprattutto, nella fase di progettazione della sua istituzione, (o, anche nei casi di progetti di delocalizzazione 18 ) può rivelarsi fondamentale lo studio e l analisi delle forze ambientali (vedi, ad esempio, il sistema competitivo per quanto riguarda il microambiente; o particolari legislazioni d impresa nel caso del macroambiente) indispensabili per proiettare nel medio-lungo periodo gli andamenti aziendali sulla base dei quali pianificare il processo produttivo e/o la fornitura di servizi. 18 Per delocalizzazione si intende quel processo tale per cui l azienda trasferisce parte della produzione all estero, lasciando saldamente radicato in Italia il core business aziendale unitamente alle produzioni di alta gamma. 20 di 24

21 6 Il finalismo aziendale: equilibrio economico durevole ed evolutivo La finalità dell attività aziendale consiste nella creazione di ricchezza e, quindi, nella creazione di valore per l utilizzatore finale. Essa si realizza attraverso un impiego efficiente delle risorse disponibili, utilizzate nello svolgimento della funzione produttiva, distributiva e di consumo, così da soddisfare in maniera efficace i bisogni e le esigenze degli individui (punto di riferimento dell attività aziendale). Lo scopo dell azienda è, dunque, di natura economica e consiste nell accrescimento dell utilità nel prodotto o nel servizio in vista del loro collocamento sul mercato e dell evoluzione costante dei bisogni umani. Per raggiungere tale obiettivo, il sistema aziendale deve raggiungere, conservare e migliorare posizioni di equilibrio economico durevole ed evolutivo, ovvero deve remunerare costantemente i fattori produttivi e, al contempo, raggiungere un risultato economico positivo tale da ripagare il soggetto economico e i prestatori di lavoro per l opera svolta. In pratica, l azienda si trova in una posizione di equilibrio economico quando i ricavi della gestione sono tali da coprire i costi della stessa e da lasciare un margine per un compenso considerato equo al capitale di rischio. Affinché si possa parlare di equilibrio economico, però, non è sufficiente che i ricavi compensino equamente il capitale di rischio e coprano i costi storici di acquisto dei fattori produttivi, essi devono coprire anche i costi di rimpiazzo dei fattori produttivi, ovvero devono assicurare il mantenimento della funzionalità dell azienda nel tempo (diversamente, l azienda non si verrebbe a trovare in posizione di equilibrio e metterebbe a dura prova la continuità della stessa gestione). Infatti, i tratti caratteristici dell equilibrio aziendale sono la continuità nel tempo e l attitudine ad evolversi: la funzione aziendale ha senso e deve ritenersi assolta solo quando l unità è in grado di garantire la durata della sua vita nel tempo; ciò richiede la capacità di sapersi adattare alle condizione mutevoli del mercato e dell ambiente e a quelle interne di comportamento, che possono alterare l efficacia e l efficienza di tutti gli elementi che compongono la combinazione produttiva. Inoltre, considerata la complessità del fenomeno aziendale, sarebbe preferibile non limitarsi ad individuare e identificare le posizioni di equilibrio nel solo valore del reddito o del risultato economico, là dove si dovrebbe considerare oltre alle condizioni produttive immateriali interne, organizzative e manageriali, anche le relazioni che l azienda insatura con il mercato e con l ambiente sociale. 21 di 24

22 I tre ordini aziendali: sistemico, combinatorio e di composizione, rappresentano allora una condizione necessaria affinché l azienda possa raggiungere l equilibrio economico. Per essere in tale condizioni, infatti, l azienda deve raggiungere un ordine all interno (combinatorio e sistematico) e un ordine all esterno ( di composizione con le forze esterne provenienti dall ambiente e dal mercato di riferimento). Nell intento di perseguire tali sinergie di ordine l azienda deve ricercare la disposizione economica più conveniente, quella, cioè, che le consente di conseguire un equilibrio economico durevole ed evolutivo. In quanto condizione necessaria per la sopravvivenza dell azienda, tale equilibro deve essere mantenuto e migliorato nel medio e nel lungo andare, in considerazione che l ordine aziendale non può essere preservato nelle sue condizioni globali per molto tempo, proprio a causa di quei continui cambiamenti interni ed esterni e delle capacità evolutive di esso precedentemente analizzate. Così descritta, la condizione di equilibrio risulta strettamente collegata ai concetti di autonomia ed economicità (come già illustrato precedentemente) rappresentati dalla facoltà e libertà di poter scegliere e attuare ogni volta, a seconda dei diversi scenari di riferimento, le decisioni e le operazioni più convenienti per il sistema azienda globalmente considerato. Si conferma, così, l aspetto più importante e caratteristico del fenomeno aziendale, quale è emerso durante tutta la trattazione, che vede l istituto descritto come un insieme articolato di elementi che, se scomposti per l analisi delle singole funzioni che individualmente assolvono, ridiventano unità in considerazione dell obiettivo finale comune: la creazione continua nel tempo di ricchezza e/o valore per il soddisfacimento di bisogni umani in continua evoluzione. 22 di 24

23 BIBLIOGRAFIA A. AMADUZZI, L azienda nel suo sistema e nell ordine delle sue rlevazioni, 2 ^ ed., Utet, Torino, 1978 Economia Aziendale: principi, modelli, procedure, Cacucci, Bari, 1970 U. BERTINI, "Giannessi l'economia Aziendale e la Ragioneria" in Rivista italiana di ragioneria e di economia aziendale, n. 5-6, 1995 Scritti di politica aziendale, Torino, Giappichelli Il sistema d azienda. Schema di analisi, Torino, Giappichelli, F. BESTA, La ragioneria, Vallardi, Milano, 1920 G. CATTURI, Lezioni di economia aziendale, CEDAM, Padova, 1997 G. CERIANI, Lezioni di economia aziendale, CEDAM, Padova, 2002 R. CORTICELLI, L azienda, economia e socialità, in Rivista italiana di ragioneria ed economia aziendale, Roma, 1995 P.M. FERRANDO, Fattori produttivi e risorse aziendali, in AA.VV., Complementi di economia aziendale, Giappichelli, Torino, 1994 F. FERRARIS, Finalità dell azienda e condizioni di funzionamento, Seu, Pisa, 1984 G. FERRERO, Istituzioni d azienda, Giuffrè, Milano, 1968 GIANNESSI, Considerazioni critiche intorno al concetto azienda, vol. I, Giuffrè, Milano, 1969 F. GIUNTA, Appunti di economia aziendale, CEDAM, Padova, 1996 G.M. GOLLINELLI, L approccio sistemico al governo dell impresa, CEDAM, Padova, 2000 L. MARCHI, Introduzione all economia aziendale. Il sistema delle operazioni e le condizioni di equilibrio aziendale, V edizione, Giappichelli, Torino, C. SORCI, Lezioni di economia aziendale, Giuffre', Milano, 2002 G. AIROLDI, G. BRUNETTI, V. CODA, Lezioni di Economia Aziendale, Bologna, Il Mulino G. ZAPPA, Tendenze nuove negli studi di ragioneria, Istituto Editoriale Scientifico, Milano, di 24

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