COLLEGIO DI ROMA. Membro designato dalla Banca d'italia. (RM) CARATELLI Membro designato da Associazione rappresentativa degli intermediari

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1 COLLEGIO DI ROMA composto dai signori: (RM) MARZIALE (RM) SIRENA (RM) GEMMA Presidente Membro designato dalla Banca d'italia Membro designato dalla Banca d'italia (RM) CARATELLI Membro designato da Associazione rappresentativa degli intermediari (RM) MARINARO Membro designato da Associazione rappresentativa dei clienti Relatore CARATELLI MASSIMO Nella seduta del 28/02/2014 dopo aver esaminato: - il ricorso e la documentazione allegata - le controdeduzioni dell intermediario e la relativa documentazione - la relazione della Segreteria tecnica Fatto La controversia verte sulla contestazione delle segnalazioni nei Sistemi di Informazioni Creditizie (SIC) di dati negativi concernenti un prestito finalizzato, che il ricorrente ritiene risolto per inadempimento contrattuale del fornitore del bene. In particolare, in data 27 aprile 2010, il ricorrente sottoscriveva, per il tramite di una ditta convenzionata, un finanziamento al fine di mutuare la somma di euro 3.176,16, destinata all acquisto di mobili da arredo. Il piano di ammortamento del prestito prevedeva il pagamento, a partire dal 15 luglio 2010, di 48 rate mensili di euro 66,17 cadauna, con RID di addebito automatico in conto corrente. Con raccomandata del 1 dicembre 2010, il cliente costituiva in mora la ditta fornitrice, contestando la mancata consegna di parte della merce per un Pag. 2/8

2 controvalore complessivo di euro 1.242,00. La comunicazione non veniva riscontrata dal fornitore, né questi provvedeva alla consegna degli articoli mancanti. Successivamente, in data 21 settembre 2012, parte attrice, a mezzo fax, eccepiva alla convenuta il diritto alla risoluzione del contratto [ ] per il valore corrispondente alla merce non consegnata, ricorrendo a suo dire la gravità dell inadempimento ai sensi dell art. 125-quinquies del TUB. Il ricorrente dichiarava, pertanto, la propria intenzione di: a) versare a mezzo RID ulteriori due rate a titolo di rimborso del prestito per complessivi euro 132,34: b) estinguere il residuo di euro 15,23 con le modalità che [l intermediario vorrà] comunicare. Il fax riportava i conteggi del cliente secondo i quali erano già state versate all istituto di credito 27 rate, per complessivi euro 1.786,59. Parte attrice sostiene di aver ricevuto una comunicazione di replica da parte dell intermediario con nota del 25 ottobre Sul contenuto di tale missiva, tuttavia, il ricorrente non fornisce dettagli. Non sussiste traccia di tale documento neppure nelle allegazioni fornite dalla convenuta. A seguito della sospensione dei versamenti, la resistente, dapprima, trasmetteva al cliente alcuni solleciti di pagamento, oltre a un preavviso di segnalazione datato 15 gennaio 2013; il 22 luglio dello stesso anno l intermediario dichiarava, poi, la controparte decaduta dal beneficio del termine. A maggio 2013, il cliente apprendeva di essere stato iscritto nel Sistema di Informazioni Creditizie Eurisc, gestito da Crif S.p.A.. In data 24 luglio 2013, il ricorrente presentava pertanto, via mail, formale reclamo all istituto di credito, invocando la parziale inefficacia del contratto di finanziamento, oltre che la cancellazione dai SIC delle evidenze pregiudizievoli riguardanti il suo nominativo, in ragione della violazione dell obbligo di preavviso. Il reclamo non sembra essere stato riscontrato dall intermediario. Rimaste senza esito le proprie istanze, con ricorso pervenuto il 3 ottobre 2013, il ricorrente - con l assistenza dell avvocato - rinnova le lamentele già espresse. Il cliente invoca, altresì, il ristoro dei danni asseritamente patiti a fronte della presunta illegittima segnalazione, quantificati in euro ,00, oltre alla somma di euro 500,00 ex art. 614 bis c.p.c. per ogni giorno di ritardo nell esecuzione del Pag. 3/8

3 provvedimento di cancellazione, con vittoria di competenze legali e spese di procedura. Al ricorso replica la convenuta. L istituto di credito evidenzia, prima di tutto, che parte attrice, in modo del tutto irrituale, ha provveduto a ridurre in totale autonomia l importo da rimborsare, ritenendo che l aver comunicato all intermediario la parziale consegna del mobilio potesse ex se comportare la rimodulazione del contratto di finanziamento. Tutto ciò premesso, la resistente ritiene che nessuna responsabilità o violazione possa essergli contestata, e chiede dunque all Arbitro il rigetto di ogni pretesa economica prospettata dal ricorrente, peraltro, a suo dire, sprovvista del benché minimo supporto probatorio. In replica alle controdeduzioni, il cliente evidenzia di aver ricevuto da parte della convenuta un assegno di euro 3.480,22, datato 28 novembre 2013, per un non meglio specificato rimborso del finanziamento, per il quale è stato adito l Arbitro Bancario Finanziario. L istante precisa che, contattata telefonicamente, la resistente non ha saputo fornire spiegazioni in merito a tale rimborso. Copia dell assegno e della missiva di inoltro risultano alleati agli atti. Diritto Il contratto di prestito risulta stipulato ad aprile 2010, pertanto in epoca precedente all entrata in vigore del D.lgs. n. 141/2010, che, come noto, in attuazione della Direttiva 2008/48/CE, ha introdotto l art. 125-quinquies del TUB, in base a cui, nei contratti di credito collegati, in caso di inadempimento da parte del fornitore dei beni o dei servizi, il consumatore ha diritto alla risoluzione del contratto di credito: i) dopo aver inutilmente effettuato la costituzione in mora del fornitore; ii) qualora l inadempimento della controparte integri gli estremi della non scarsa importanza, avuto riguardo all interesse del cliente, ai sensi dell art c.c.. Il previgente art. 42 del D.lgs. 206/2005 (cd. Codice del consumo) subordinava il diritto del consumatore ad agire nei confronti dell ente erogante - nei limiti del credito concesso - all esistenza di un accordo che attribuisse al finanziatore l esclusiva per la concessione di crediti ai clienti del fornitore. Il consolidato orientamento dell ABF, al quale il Collegio intende uniformarsi nella soluzione della presente controversia, è nel senso di ritenere che anche Pag. 4/8

4 l Arbitro, come il giudice, sia vincolato a interpretare le disposizioni vigenti del diritto interno in modo conforme alle pronunce della Corte di Giustizia Europea e ai principi del diritto comunitario (cfr. Decisione n del 23 marzo 2011; n del 23 settembre 2010). Pertanto, la portata della citata clausola di esclusiva è da considerarsi ridimensionata alla luce della stessa giurisprudenza della Corte di Giustizia Ce. Quest ultima, con sentenza del 23 aprile 2009, n. 509/07, aveva, infatti, previsto che l esistenza di un accordo tra il creditore ed il fornitore, sulla base del quale un credito è concesso ai clienti di detto fornitore esclusivamente da quel creditore, non è un presupposto necessario del diritto per tali clienti di procedere contro il creditore in caso di inadempimento delle obbligazioni che incombono al fine di ottenere la risoluzione del contratto di credito e la conseguente restituzione delle somme corrisposte al finanziatore (cfr. Dec. n del 16 dicembre 2011). Tutto ciò premesso, e accertato dalle evidenze documentali prodotte da parte attrice che, nel caso di specie, può dirsi acclarata la costituzione in mora del fornitore - è infatti risultato infruttuoso il sollecito scritto inoltrato al convenzionato dal ricorrente con nota del 27 aprile , deve in questa sede unicamente valutarsi se tale inadempimento rivesta o meno gli estremi della non scarsa importanza ai sensi dell art c.c. (cfr. Dec. n del 1 giugno 2012). L orientamento prevalente della giurisprudenza insegna che tale valutazione debba essere operata applicando contestualmente sia un parametro oggettivo sia un parametro soggettivo: in tema di risoluzione del contratto per inadempimento, lo scioglimento dell accordo contrattuale, quando non opera di diritto, consegue ad una pronuncia costitutiva che presuppone da parte del giudicante la valutazione della non scarsa importanza dell inadempimento stesso, avuto riguardo all interesse dell altra parte; tale valutazione viene operata alla stregua di un duplice criterio: in primo luogo, il giudice, applicando un parametro oggettivo, deve verificare che l inadempimento abbia inciso in misura apprezzabile nell economia complessiva del rapporto (in astratto, per la sua entità e, in concreto, in relazione al pregiudizio effettivamente causato all altro contraente), sì da creare uno squilibrio sensibile del sinallagma contrattuale; nell applicare il criterio soggettivo, invece, il giudicante deve considerare il comportamento di entrambe le parti (un atteggiamento incolpevole o una tempestiva riparazione ad opera dell una, un reciproco inadempimento o una protratta tolleranza dell altra) che può, in relazione Pag. 5/8

5 alla particolarità del caso, attenuare il giudizio di gravità nonostante la rilevanza della prestazione mancata o ritardata (Cass. 18 febbraio 2008, n. 3954). Ebbene, dal punto di vista cosiddetto oggettivo, mette conto evidenziare che, come emerso pacificamente dall esito dell istruttoria, il ricorrente - anche a seguito delle note vicende che hanno interessato tutto il gruppo Aiazzone, e che hanno portato l istituto di credito, per sua stessa ammissione, a valutare [ ] insieme al Curatore Fallimentare di intervenire con eventuali modifiche al piano di ammortamento dei finanziamenti in essere, compreso quello dell odierno ricorrente - dopo più di tre anni (dalla compravendita intercorsa ad aprile 2010 al ricorso di ottobre 2013) non è ancora entrato in possesso degli arredi mancanti oggetto di compravendita. Dal punto di vista soggettivo, dalla ricostruzione dei fatti così come prodotta dal ricorrente non risultano, invece, elementi atti a dedurre un sopravvenuto interesse per un eventuale consegna tardiva della merce. Ciò comporta che l inadempimento del fornitore, integrando gli estremi della non scarsa importanza ai sensi dell art c.c., determina in capo al ricorrente il diritto alla risoluzione del contratto di credito, per il valore corrispondente alla merce non consegnata, così come sancisce la normativa in materia. Quanto alle segnalazioni nei Sistemi di Informazioni Creditizie, il ricorrente lamenta la mancata ricezione del preavviso, previsto dall art. 4, comma 7, del Codice di deontologia. Sulla questione il Collegio di Coordinamento dell ABF si è espresso, affermando che un intermediario che abbia segnalato un proprio cliente in una c.r. privata e non riesca a fornire la prova dell invio del necessario preavviso di segnalazione a mezzo di posta raccomandata od altro mezzo di trasmissione equivalente - ma alleghi di averlo inviato mediante posta ordinaria offrendo copia delle missive asseritamente spedite - rimane gravato dell onere di provare la conoscenza della comunicazione da parte del destinatario e non può avvalersi della presunzione di cui all art c.c.. Il Collegio di Coordinamento ha, inoltre, aggiunto che in assenza di prescrizioni normative circa la forma di tale specifica comunicazione, da tale lacuna probatoria non può conseguire automaticamente una valutazione di illegittimità della susseguente segnalazione, sicché in tale ipotesi il Collegio competente dovrà formare il proprio convincimento circa l avvenuta recezione del preavviso da parte del cliente segnalato sulla base di tutti Pag. 6/8

6 gli elementi di conoscenza dei fatti che gli atti della controversia offrono (cfr. Dec. n del 24 settembre 2012). Nel caso di specie, il Collegio ritiene che la convenuta non abbia fornito alcuna prova che il preavviso di segnalazione nei SIC sia effettivamente giunto al ricorrente, né è dato desumere da alcun altro elemento di conoscenza che egli sia stato effettivamente preavvisato della imminente segnalazione. L intermediario non ha, infatti, fornito alcun riscontro dell avvenuta spedizione o ricezione delle comunicazioni. Il Collegio ritiene, pertanto, che la domanda di cancellazione avanzata dal cliente debba essere accolta. Il ricorrente formula, poi, domanda di ristoro del danno, patrimoniale e non patrimoniale, per il quale suggerisce una quantificazione. Al riguardo, si osserva che, se è pur vero che l illegittimo trattamento dei dati del cliente agli effetti delle segnalazioni in banche dati di informazioni creditizie è idoneo, in linea generale, a ledere il cosiddetto diritto alla reputazione di buon pagatore, tuttavia, l apprezzamento dell esistenza in concreto del pregiudizio deve essere effettuato in ragione delle specifiche allegazioni della parte. Ciò premesso, va considerato che nelle more del ricorso, l intermediario ha avviato la procedura di ristoro della controparte. Il cliente, in particolare, ha confermato di aver ricevuto, a novembre 2013, l importo di euro 3.480,22, che, in assenza di evidenze difformi, il Collegio ritiene essere stata versata a titolo di risarcimento dei danni asseritamente patiti per l illegittima segnalazione. In base alle considerazioni su illustrate, ne consegue che la materia del contendere deve ritenersi cessata quanto alla richiesta di risarcimento danni. Appare meritevole di accoglimento, altresì, l istanza di liquidazione delle spese legali sub specie di danno patrimoniale subito dal ricorrente per effetto dell illegittima condotta dell intermediario, che si liquidano in via equitativa in euro 250,00. Pag. 7/8

7 P.Q.M. Il Collegio accoglie parzialmente il ricorso nei sensi di cui in motivazione. Dispone infine che l intermediario corrisponda alla Banca d Italia la somma di Euro 200,00 (duecento/00) quale contributo alle spese della procedura e al ricorrente di Euro 20,00 (venti/00) quale rimborso della somma versata alla presentazione del ricorso. IL PRESIDENTE firma 1 Pag. 8/8