Pragmatica: dalla teoria alla riabilitazione

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1 definizione Pragmatica: dalla teoria alla riabilitazione Anne-Marie Hufty Neuropsicolinguista Sinapsy La pragmatica si può definire come l uso del linguaggio nei contesti sociali. Costituisce un approccio sociale, cognitivo e culturale del linguaggio e della comunicazione (Dardier 2004). La pragmatica è per sua natura una disciplina al crocevia di diverse aree di ricerca: filosofia del linguaggio, linguistica, semiotica, sociologia, psicologia, psichiatria. Si potrebbe dire che la pragmatica studia come l essere umano costruisce il significato di un enunciato in un particolare contesto (sociale, interpersonale, culturale, cognitivo etc ) Natura del linguaggio Lambert 1995 Il linguaggio umano costituisce certamente il più complesso sistema di comunicazione esistente nella biosfera. Si tratta di molto di più che un semplice strumento di scambio di informazioni non può essere ridotto ad un insieme di segnali. Da accesso a delle conoscenze, esprime significati, manifesta un intenzione l linguaggio umano è costituito da un insieme di simboli la cui interpretazzione è arbitraria 1

2 Si possono distinguere 2 grandi funzioni del linguaggio (Bronckart, Bernicot, Tomasello):. La funzione di rappresentazione: lo scopo degli enunciati prodotti dagli umani è di descrivere la realtà circondante. Il linguaggio permette di costruire le conoscenze, di trattare le informazioni proveniente dall ambiente e di organizzarle La funzione comunicativa: il linguaggio permette di regolare le attività umane, di agire sugli altri e sul mondo, di trasmettere informazioni Questa funzione è possibile perché l utilizzo del linguaggio è codificato da regole specifiche e convenzioni condivise da un gruppo culturale Storia Charles Morris (1938) Teoria pragmatica Sintassi: studio delle relazioni formali di un segno con un altro Semantica: studio delle relazioni dei segni con gli oggetti a cui si applicano Pragmatica: studio delle relazioni dei segni con gli interpretanti L attenzione si sposta dal significato al significare L individuo diventa responsabile della creatività intrinseca dell uso dei segni (Wittgenstein) DI CHE COSA PARLO? CONTENUTO SEMANTICA IL LINGUAGGIO PERCHE PARLO? USO PRAGMATICA COME PARLO? FORMA LINGUA 2

3 La pragmatica è la parte della semiotica che si occupa dell origine, l uso e gli effetti dei segni (Sa) all interno dei comportamenti e contesti nei quali compaiono. La pragmatica si sviluppa nella scuola di filosofia del linguaggio ordinario inglese con Wittgenstein e poi Austin. Più tardi con Searle, Grice, Vanderveken. Propone un approccio funzionale, etnologico del linguaggio e studia le regole nate dalla pratica, dal consenso fra utilizzatori (analisi dei fatti sociali) La pragmatica approccia la problematica del significato nel modo più vasto: prende in considerazione non solo l enunciato nelle sue componenti morfo-sintattiche e semantiche, ma anche le sue condizioni d uso (ossia il campo di referenza). L unità di base della pragmatica non è la frase ma l atto comunicativo ossia l unità di intenzione espressa dal mittente del messaggio. Diventa quindi fondamentale la capacità del ricevente di interpretare correttamente l intenzione del mittente: l attività discorsiva riserva una parte creativa anche al ricevente. Austin nel 1955 rivede l intera impostazione dell analisi degli enunciati, prendendo in considerazione i sensi in cui dire qualcosa può equivalere a fare qualcosa : atto comunicativo Utilizziamo il linguaggio per descrivere il mondo ma anche per agire sul nostro ambiente Dire qualcosa equivale a compiere tre atti simultanei: un atto locutorio, uno illocutorio ed uno perlocutorio. Atto locutorio: quello che è detto, l atto di enunciare qualcosa organizzato in suoni, parole e sintassi. Atto illocutorio: atto sociale realizzato producendo un enunciato, intenzione del locutore Atto perlocutorio: atto effettivamente prodotto dall enunciato, effetto Per Searle (69) l atto illocutorio è l unità di base della comunicazione linguistica perché parlare equivalente ad agire sul mondo: gli atti di linguaggio 3

4 L atto comunicativo Il voler dire del locutore è diverso dal significato dell enunciato: una stessa intenzione comunicativa può essere formulata in un infinità di enunciati possibili. L atto comunicativo ha delle conseguenze su entrambi i partecipanti allo scambio: tali conseguenze sono prese in considerazione dalla pragmatica. La parola ha un valore di illocuzione ossia di una forza che la trasforma in atto e rinvia all intenzione del locutore nel contesto dell enunciato. Searle e Vanderveken (85) distinguono principalmente 5 tipi di atti di linguaggio (atti illocutori) secondo lo scopo: 1. Assertivo: rappresentare il mondo, uno stato delle cose 2. Direttivo: tentativo di fare fare qualcosa (domanda, consiglio, ordine, desiderio) 3. Promissivo (o impegnativo): responsabilità del locutore a fare qualcosa (promesse, giuramenti, minaccie) 4. Dichiarativo: consiste nel fare qualcosa con il solo fatto di aver detto di farlo (verdetto, nomina, benedizione) 5. Espressivo: permette al locutore di esprimere uno stato psicologico, un atteggiamento (scuse, ringraziamenti, lamentela, auguri) Difficoltà di interpretazione degli atti di linguaggio quando la forma (perlocutorio) è indiretta perché suppone che l interlocutore possa interpretare l intenzione del locutore in funzione del contesto (teoria della mente) Quale scopo illocutorio? 1. Assertivo 2. Direttivo 3. Promissivo 4.Dichiarativo 5. Espressivo Il bambino entra e cammina in casa con le scarpe piene di fango. La mamma dice: guarda che belle scarpe! Ops! Non avevo fatto caso! Beh! Qualcuno dovrà pulire Vi dichiaro marito e moglie Sono belle le foglie in autunno hai l ora? 4

5 Non sempre esplicito! Caso dell uso (o no) dei verbi performativi: torno presto 5 E. che non sai scrivere tuo nome in arabo. E anche: Ci sono zanzare in giardino. Può pagare il conto alla cassa? La maestra dice di riportare la palla. Quindi Si può comunicare per tanti motivi diversi: richiedere l attenzione, chiedere un oggetto, un azione o un informazione, commentare un evento, protestare o concordare, raccontare, trasmettere informazioni, domandare o rispondere, condividere un idea, un sentimento, scherzare, salutare Ogni atto comunicativo è caratterizzato dalla presenza di: locutore, colui che parla; interlocutore, colui che ascolta; contesto, la situazione in cui avviene la comunicazione; contenuto, l argomento di cui si parla. Grice (75,78,79) La teoria di Grice sull interpretazione degli enunciati nella conversazione mette in evidenza l importanza della relazione fra gli interlocutori. 3 fattori sono essenziali per interpretare un enunciato: il significato linguistico della frase, il contesto e un principio di cooperazione. Il linguaggio è fortemente dipendente da regole conversazionali. IL PRINCIPIO DELLA COOPERAZIONE Se c è l intenzione di comunicare gli interlocutori devono ragionevolmente cercare di essere cooperanti, cioè impiegare gli stessi strumenti di comunicazione. Massima di quantità: il locutore non deve produrre più informazione del necessario ma deve produrre tutte le informazioni necessarie. Massima di qualità: non produrre informazioni false. Massima di relazione (pertinenza): non parlare a sproposito. Si tratta di produrre un senso, di essere pertinenti ed informativi. Massima di maniera (informatività): non esprimersi in maniera oscura. Il locutore deve esprimersi in modo chiaro e comprensibile. 5

6 La pragmatica in psicologia La pragmatica influenza lo studio del linguaggio in psicologia cognitiva nel senso in cui il significato di un enunciato non è prettamente linguistico ma è anche contestuale e sociale. Prerequisito essenziale della comunicazione è una rappresentazione mentale delle conoscenze e delle credenze comuni e condivise. Il significato è il risultato di un processo di collaborazione che rileva più della creazione del senso che della selezione o il riconoscimento del significato. Clark 92, Verschueren 99, Bara 2010 Oggetto di studio della psicologia cognitiva sono le rappresentazioni mentali socializzate alla base del processo di costruzione del significato. La comunicazione è un attività sociale prodotta da uno sforzo condiviso di perlomeno 2 partecipanti che collaborano intenzionalmente e consapevolmente per costruire insieme il significato delle loro intenzioni. 5 fasi di comprensione e generazione di un atto comunicativo (Airenti & al 1993) Riconoscimento dell atto comunicativo (attribuzione al locutore di un AC) Comprensione del significato del locutore (inferenza sulle intenzioni comunic. Del L) Effetto comunicativo (attribuzione d stati mentali) (aggiustamento del proprio stato mentale) 6

7 Reazione (generazione di un atto comunicativo) Generazione della risposta (pianificazione della risposta comunicativa) La comunicazione è Un attività cooperativa e condivisa Consapevole e intenzionale Il significato è costruito da tutti gli attori I partecipanti devono condividere un insieme di stati mentali anche se le intenzioni possono essere diverse) La responsabilità dell efficacia o del fallimento è condivisa da tutti i partecipanti La pragmatica studia i meccanismi e le rappresentazioni mentali che permettono a parlanti e ascoltatori di risolvere le ambiguità, e di interpretare il linguaggio nel contesto verbale e non (Levinson 1983). Non sono sufficienti 2 interlocutori ma serve uno script (sketch) comunicativo, un significato globale concordato e condiviso dai partner (ad es. chiedere l ora ad uno sconosciuto piuttosto che discutere con un collega di un caso clinico ) La comunicazione deve essere intenzionale e consapevole da parte dei 2 partecipanti: voglio comunicarti qualcosa, so che sai L efficacia è legata al grado di soddisfazione dei partecipanti (+ significato, + soddisfazione) Principi della comunicazione secondo Bara La cooperazione 2. L attenzione congiunta 3. Intenzionalità 4. Il simbolismo 5. La condivisione della conoscenza 6. Le regole della conversazione 7. La dipendenza dalla cultura: rispetto delle regole culturali 8. L integrità dei sistemi linguistici e paralinguistici 7

8 Il comunicatore competente IL COMUNICATORE COMPETENTE 1. Coerenza: abilità a selezionare, codificare e organizzare con metodo e precisione, i contenuti; 2. Adattabilità e fluenza: capacità di trovare rapidamente parole e strutture adatte per un dato interlocutore e per una specifica situazione; saper iniziare, restare attinenti e concludere, sapersi esprimere con chiarezza, fornire le informazioni richieste e ricavare dagli interlocutori quelle necessarie; 3. Efficienza e controllo: saper captare l informazione contenuta nel messaggio, comprendere le sfumature, le analogie, le metafore e il linguaggio figurato in genere, saper anticipare i contenuti e fare inferenze efficaci; saper controllare e verificare la corretta interpretazione del messaggio e saper riformulare e correggere in modo da essere compresi e da comprendere Il comunicatore competente 4. Fare inferenze Un altra competenza pragmatica è la capacità di computare inferenze per integrare il significato delle forme linguistiche nel contesto verbale e non verbale in cui esse sono prodotte. Processo che permette di scoprire la relazione esistente tra la produzione comunicativa (enunciato), il contesto e l intenzione del locutore (teoria della mente). Per essere efficace deve tenere in considerazione tutti gli elementi del contesto e li deve integrare in maniera coerente con le informazioni già possedute. 5. Adattamento al contesto La conoscenza del ruolo e dello status dei partecipanti all interazione La localizzazione spaziale e temporale delle entità rilevanti per i partecipanti La conoscenza del livello di formalità richiesto dalla situazione La conoscenza dell argomento di cui si parla La conoscenza del linguaggio Ogni nuovo enunciato, con i significati stabili che esso veicola, introduce nuove informazioni e contribuisce in maniera dinamica a ristrutturare la rappresentazione del contesto ( Lyons 1977) 8

9 6. La competenza conversazionale Capacità di coordinare le proprie intenzioni comunicative con quelle dell interlocutore. Le principali competenze conversazionali (Adams 2002): Struttura dello scambio L alternanza dei turni Riparazione: capacità a chiedere e fornire chiarimenti Coesione: come gli elementi sono collegati tra loro in superficie Coerenza: la struttura semantica, logica e psicologica dei concetti espressi nel testo. Capacità a mantenere l argomento di conversazione Richiamare l attenzione dell interlocutore L interlocutore deve riconoscere l intenzione comunicativa del parlante e il parlante deve controllare che questo riconoscimento effettivamente avvenga; il parlante deve essere in grado di mettere in atto strategie verbali e non per richiamare l attenzione dell interlocutore. L alternanza dei turni In stretta relazione con l acquisizione della differenziazione del ruolo di parlante e quello di interlocutore, richiede il riconoscimento di segnali linguistici e prosodici che segnalano il punto finale del discorso dell interlocutore. Permettere all ascoltatore di identificare ciò di cui si parla creare un messaggio comprensibile, che possa essere decodificato ed il cui oggetto possa essere identificato da chi ascolta. Scambiare informazioni attraverso il dialogo legato alla possibilità di attingere a conoscenze condivise con l interlocutore. Saper modulare l interazione affinché lo scambio esista, attraverso richieste, correzioni, riformulazioni La competenza narrativa linguistica testuale (Harris, Halliday / Hasan, Lang, Adam) Interrompe l alternanza dei turni tipica della conversazione La rappresentazione del contesto è affidata al narratore che deve quindi esplicitare tutti gli elementi necessari alla comprensione Si distanzia dalla situazione presente E organizzata in episodi Presenta generalmente due scenari: quello delle azioni e quello della coscienza Una capacità fondamentale è quella di tenere distinte le proprie conoscenze da quelle dell ascoltatore (teoria della mente). 9

10 Le competenze pragmatiche La conversazione in situazione sociale Gli atti di comunicazione: fare con le parole La capacità di costruire il significato anche implicito, di fare inferenze La narrazione, il discorso Lo stile di comunicazione I concetti pragmatici nella clinica: Cummings (2009) Atti di linguaggio: capacità ad usare forme linguistiche per esprimere un intenzione e capacità a comprendere l intenzione comunicativa dell altro ( Hai l ora? ) anche a dispetto della forma e modalità utilizzata implicature (aspettative implicite): significato costruito sulla base del contesto e in modo collaborativo Vieni a cena da me stasera? Oggi arriva a casa la mamma di Giulio Presupposti o inferenze E Sara che è caduta in acqua! L uomo con il cappello è stato investito Deissi Meccanismo linguistico che permette di non rendere espliciti tutti significati che possono essere desunti dal contesto ( vivo qui da 20 anni o leggete l ultimo capitolo ) Contesto: capacità a costruire il significato dal contesto (consapevolezza di quanto comune ci sia) Lingua non letterale o figurata: metafore, ironia, proverbi, modi di dire Capacità a seguire e a condurre una conversazione Discorso e narrazione: Produzione e comprensione Pertinenza (Relevance theory): l interazione comunicativa (e le risorse cognitive in generale) tende verso la massima pertinenza (dispositivo cognitivo inferenziale) (Sperber e Wilson) 10

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