Contabilità e bilancio 12 Le scritture di assestamento

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1 Lezione-online Contabilità e bilancio 12 Le scritture di assestamento Dott. Riccardo Russo

2 LE SCRITTURE DI ASSESTAMENTO Le scritture d esercizio analizzate nelle lezioni precedenti hanno lo scopo di far variare il saldo dei conti che poi andranno a comporre il bilancio d esercizio. Oltre alle scritture di esercizio, però, esistono anche le cosiddette scritture di assestamento che vengono effettuate alla fine di ogni esercizio (il 31/12) ed hanno lo scopo di assestare il bilancio, cioè determinare la competenza economica (vedi il principio della competenza economica riportato nella prima lezione) dei componenti positivi e negativi del reddito di esercizio e contemporaneamente determinare gli elementi del patrimonio di funzionamento. Le scritture di assestamento si possono suddividere in quattro categorie: Scritture di completamento Scritture di integrazione Scritture di rettifica Scritture di ammortamento LE SCRITTURE DI COMPLETAMENTO Le scritture di completamento sono riferite a costi e ricavi di competenza dell esercizio che non sono stati ancora contabilizzati perché la relativa variazione finanziaria può essere rilevata soltanto alla fine del periodo amministrativo. Si tratta in realtà di normali scritture di esercizio la cui data contabile, però, cade esattamente alla fine dell esercizio, cioè il 31/12. Le principali scritture di completamento riguardano: INTERESSI MATURATI SUI CONTI CORRENTI Gli interessi sui conti correnti bancari e postali maturano giornalmente, ma vengono rilevati solo periodicamente. La fine dell esercizio coincide sempre con la data di capitalizzazione degli interessi maturati nel periodo di riferimento. I prospetti relativi alle competenze sui conti correnti pervengono ai correntisti nelle prime settimane di gennaio, tuttavia le scritture relative agli interessi si devono rilevare in contabilità generale con la data del 31/12. Gli interessi attivi maturati sui conti correnti bancari e postali vengono contabilizzati al lordo della ritenuta fiscale di acconto (attualmente del 20%) operata dall istituto di credito.

3 Facciamo un esempio: l impresa Alfa al termine dell esercizio ha maturato interessi attivi sul c/c per 800, interessi passivi per 500 e spese bancarie per 100. Le ritenute sono il 20% degli interessi attivi (cioè 160 ) e rappresentano un credito verso lo Stato. 31/12/n INTERESSI PASSIVI BANCARI (VEN) 500 ERARIO C/RITENUTE SUBITE (VFA) 160 ONERI BANCARI (VEN) BANCA C/C (VFA) INTERESSI ATTIVI BANCARI (VEP) 800 CREDITI O DEBITI D IVA Mensilmente o trimestralmente, come già visto nella terza lezione, viene liquidata l Iva a debito e l Iva a credito girando la differenza tra i due saldi nel conto ERARIO C/IVA, che è un conto bifase, cioè può essere movimentato sia in dare che in avere. A fine anno il conto ERARIO C/IVA viene chiuso e il suo saldo viene girato al conto DEBITI V/ERARIO PER IVA o CREDITI V/ERARIO PER IVA a seconda se il saldo è a credito o a debito Ipotizziamo che l impresa Alfa abbia il conto ERARIO C/IVA aperto in avere per 2000, quindi presenta un saldo a debito. 31/12/n ERARIO C/IVA (VFA) 2000 DEBITI V/ERARIO PER IVA (VFP) 2000

4 CREDITI O DEBITI VERSO ISTITUTI DI PREVIDENZA Vale lo stesso discorso visto in precedenza per l Iva, a fine anno l impresa deve girare il saldo del conto ENTI PREVIDENZIALI al conto DEBITI V/ISTITUTI PREVIDENZIALI (se l importo dei contributi sociali supera l importo degli assegni di indennità) o al conto CREDITI V/ISTITUTI PREVIDENZIALI (se l importo degli assegni di indennità supera l importo dei contributi sociali) Ipotizziamo che l impresa Alfa presenti un saldo a debito nei confronti degli Enti Previdenziali per un importo pari a /12/n ENTI PREVIDENZIALI (VFA) 3500 DEBITI V/ENTI PREVIDENZIALI (VFP) 3500 RAGGRUPPAMENTO DEI CONTI CORRENTI BANCARI Generalmente un impresa intrattiene rapporti di conto corrente con più di una banca, il 31/12 il saldo attivo o passivo dei conti correnti viene girato al conto BANCHE C/C ATTIVI o al conto BANCHE C/C PASSIVI. Ipotizziamo che l impresa Alfa abbia aperti due conti correnti, uno presso la Banca X con un saldo positivo di e uno presso la Banca Y con un saldo positivo di /12/n BANCHE C/C ATTIVI (VFA) BANCA X C/C (VFP) BANCA Y C/C (VFP)

5 LE SCRITTURE DI INTEGRAZIONE Le scritture di integrazione rilevano ricavi e costi di competenza dell esercizio non ancora rilevati in quanto la loro manifestazione finanziaria avrà luogo nei futuri esercizi. Le scritture di integrazione rilevano anche costi non registrati che si vogliono prudenzialmente attribuire all esercizio. Le scritture di integrazione sono: FATTURE DA EMETTERE E DA RICEVERE Gli acquisti effettuati da un impresa vengono contabilmente rilevati nel momento in cui si riceve la relativa fattura, le vendite, invece, vengono rilevate nel momento in cui si emette la relativa fattura. Può accadere che alla chiusura dell esercizio l impresa abbia già ricevuto delle merci acquistate o abbia già goduto di un servizio senza che le relative fatture siano ancora pervenute. Discorso analogo si ha per le vendite, può accadere che i beni venduti siano già stati consegnati ma la fattura non è ancora stata emessa. Si tratta, quindi, di operazioni che hanno già manifestato la loro competenza economica (nell anno in corso) ma non quella finanziaria (che avverrà nella successivo). Le operazioni sopra descritte, a fine esercizio, faranno sorgere: crediti per fatture da emettere, relativi a vendite di merci già consegnate con documento di consegna o trasporto ma non ancora fatturate debiti per fatture da ricevere, relativi ad acquisti di merci o a servizi forniti da terzi per i quali non sono ancora pervenute le relative fatture La contabilizzazione dell Iva in questi particolari operazioni di acquisto e vendita, segue le seguenti regole: nel caso delle fatture da emettere va registrata l Iva a debito nel caso delle fatture da ricevere vanno distinti due casi: o se la fattura (emessa in dicembre o nei primi quindici giorni del mese di gennaio) perviene ed è registrata entro il giorno 16 di gennaio, va registrata l Iva a credito che, in tal modo, entra nella liquidazione Iva di dicembre o se la fattura riguardante servizi ottenuti a dicembre viene ricevuta oltre il 16 di gennaio (come nel caso delle bollette telefoniche o quelle riguardanti la fornitura di energia elettrica), non va registrata l Iva a credito

6 Facciamo un esempio: l impresa Alfa in data 28/12 ha acquistato merci per un valore di e non è ancora stata ricevuta la relativa fattura (ipotizziamo che non deve essere registrata l Iva a credito); la stessa impresa in data 29/12 ha venduto prodotti finiti per un valore di e non è ancora stata emessa la relativa fattura. 31/12/n MERCI C/ACQUISTI (VEN) FATTURE DA RICEVERE (VFP) /12/n FATTURE DA EMETTERE (VFA) PRODOTTI FINITI C/VENDITE (VEP) IVA NS DEBITO (VFP) RATEI ATTIVI E PASSIVI I ratei sono quote di entrate o di uscite future che misurano ricavi o costi di competenza dell esercizio in chiusura, ma la cui manifestazione finanziaria avverrà negli esercizi futuri. Per comprendere meglio il funzionamento dei ratei, facciamo un esempio: l impresa Alfa ha in affitto un capannone e paga un canone semestrale posticipato di che scade l 01/03 e l 01/09 di ogni anno. Il canone di locazione che va dall 01/09 dell anno n all 01/03 dell anno n+1 ha la caratteristica di cadere a cavallo di due esercizi, quindi, dal punto di vista economico, una quota del costo è di competenza del primo esercizio e un altra quota è di competenza del secondo esercizio. Poiché l operazione viene contabilmente registrata nel momento in cui si ha la manifestazione monetaria, il costo verrà integralmente rilevato l 01/03 dell anno n+1 ; occorre, quindi, attraverso il rateo anticipare parte del costo all esercizio n per la quota di competenza. RATEO QUOTA DI COMPETENZA DELL ANNO N Chiusura esercizio 01/09/n 4 mesi 31/12 2 mesi 01/03/n+1 Manifestazione finanziaria

7 Il costo dell affitto è di per sei mesi, quindi sono 2000 ogni mese, poiché i mesi di competenza dell anno n sono quattro (dall 01/09 al 31/12) il rateo avrà un valore pari a 2000x4=8000. Per stabilire se il rateo è ATTIVO o PASSIVO, occorre ragionare sul fatto che l operazione rappresenta un costo per l impresa e, poiché, con il rateo stiamo anticipando parte del costo futuro all esercizio attuale (+ costi per l esercizio in chiusura) allora esso è PASSIVO. Contabilmente si ha: 31/12/n FITTI PASSIVI (VEN) 8000 RATEI PASSIVI (VFP) 8000 Se, al contrario, fosse l impresa Alfa ad affittare il capannone alle medesime condizioni, allora contabilmente si avrebbe: 31/12/n RATEI ATTIVI (VFA) 8000 FITTI ATTIVI (VEP) 8000 Riassumendo si ha che: i RATEI PASSIVI, anticipano la quota già maturata di un COSTO futuro i RATEI ATTIVI, anticipano la quota già maturata di un RICAVO futuro TFR MATURATO NELL ESERCIZIO Il Trattamento di Fine Rapporto viene erogato dall impresa al dipendente in caso di cessazione del contratto di lavoro subordinato. Il Tfr è, quindi, un debito che ha l impresa nei confronti del dipendenti e che si forma in modo progressivo in virtù degli accantonamenti annui fatti alla fine di ogni esercizio. Pertanto al 31/12 di ogni anno bisogna determinare la quota di Tfr di competenza dell esercizio in chiusura anche se la manifestazione finanziaria avverrà nel momento in cui si interromperà il rapporto di lavoro con un dipendente.

8 La quota di Tfr di competenza dell esercizio viene così calcolata: quota annua, ottenuta dividendo le retribuzioni annue lorde dovute ai dipendenti per 13,5 + rivalutazione del debito per Tfr degli anni precedenti, ottenuta applicando al debito per Tfr la percentuale risultante dalla seguente formula: Sulla rivalutazione così calcolata viene applicata una ritenuta fiscale dell 11% La quota risultante dalla somma rappresenta un costo di competenza dell esercizio in chiusura da rilevare nel conto TRATTAMENTO DI FINE RAPPORTO e, contemporaneamente, viene incrementato il debito verso i dipendenti espresso nel conto DEBITI PER TFR. NOTA BENE: in sede di calcolo del Tfr, l impresa effettua il recupero del contributo integrativo, che è una somma pari allo 0,5% delle retribuzioni lorde. Facciamo un esempio: l impresa Alfa al 31/12/n si trova ad avere un debito per Tfr già accantonato negli anni precedenti per e un totale di retribuzioni annue lorde dovute ai dipendenti di ; l aumento dell indice Istat dei prezzi al consumo è del 3%. Calcoliamo:

9 Contabilmente si ha: 31/12/n TRATTAMENTO DI FINE RAPPORTO (VEN) DEBITI PER TFR (VFP) DIPENDENTI C/RECUPERO CONTRIBUTI (VFP) DEBITI PER RITENUTE DA VERSARE (VFP) FONDI PER RISCHI E ONERI Rappresentano costi e perdite, che pur avendo una manifestazione futura certa o anche soltanto probabile, sono di pertinenza dell esercizio in corso perché nell esercizio si è verificato l evento o l operazione da cui i costi o le perdite deriveranno. I fondi, come abbiamo già visto nella prima lezione, si trovano nello Stato Patrimoniale tra le passività e, contabilmente, rappresentano una VARIAZIONE FINANZIARIA, passiva in caso di aumento del valore del fondo e attiva in caso di diminuzione. Vengono costituiti ed incrementati attraverso accantonamenti annui effettuati alla fine dell esercizio. I fondi per rischi e oneri si distinguono in due categorie: fondi oneri futuri fondi rischi Fondi oneri futuri (chiamati anche fondi spese future), sono valori finanziari presunti che misurano componenti negativi di reddito di competenza dell esercizio, per i quali sono ancora incerti l importo e la data di pagamento. La valutazione dei fondi oneri futuri consiste in stime che avranno in futuro un loro riscontro. Le incertezze riguardano quanto e quando si dovrà pagare. Alcuni esempi di fondi oneri futuri sono: il fondo garanzie prodotti, tramite il quale le imprese coprono l impegno assunto contrattualmente nei confronti dei clienti di effettuare sostituzioni o riparazioni gratuitamente, entro un certo periodo di tempo dalla consegna, nel caso di mancato funzionamento dei prodotti venduti. Contabilmente viene così costituito:

10 31/12/n ACCANTONAMENTO FONDO GARANZIE PRODOTTI (VEN) FONDO GARANZIE PRODOTTI (VFP) il fondo manutenzioni cicliche, tramite il quale un impresa, che esegue con frequenza pluriennale operazioni di revisione e manutenzione di impianti industriali, aerei, navi, edifici, ecc., ripartisce il costo della manutenzione nei vari anni di utilizzo del bene. Contabilmente viene così costituito: 31/12/n ACCANTONAMENTO FONDO MANUTENZIONI CICLICHE (VEN) FONDO MANUTENZIONI CICLICHE (VFP) Fondi rischi, sono molto simili ai fondi oneri futuri, solo che in questo caso le future perdite con relative minori entrate o maggiori uscite sono incerte non solo nell ammontare o nel tempo in cui avranno luogo, ma anche nell eventualità stessa della loro manifestazione. Essi si suddividono in: fondo responsabilità civile, che fronteggia il rischio che l impresa, nello svolgimento della sua normale attività di gestione, causi dei danni a terzi non coperti da una polizza assicurativa. Il fondo responsabilità civile potrebbe essere istituito, per esempio, per far fronte a rischi di inquinamento dell ambiente, di danni causati a terzi dalla conduzione degli impianti e così via. 31/12/n ACCANTONAMENTO FONDO RESPONSABILITA CIVILE (VEN) FONDO RESPONSABILITA CIVILE (VFP) fondo imposte, che fronteggia il rischio di esborsi dovuti a decisioni sfavorevoli delle commissioni tributarie qualora l impresa avesse in corso un contenzioso per accertamenti da parte degli uffici fiscali.

11 31/12/n ACCANTONAMENTO FONDO IMPOSTE (VEN) FONDO IMPOSTE (VFP) fondo rischi per controversie legali, che fronteggia il rischio per eventuali oneri futuri che potrebbero gravare sull impresa nel caso in cui risulti perdente in una causa giudiziaria. 31/12/n ACCANTONAMENTO FONDO PER CONTROV LEGALI (VEN) FONDO PER CONTROV LEGALI (VFP) LA SVALUTAZIONE DEI CREDITI I crediti per un impresa rappresentano un valore finanziario attivo e si valutano al loro presunto valore di realizzo. Infatti i crediti hanno un diverso grado di realizzo che fa sì che essi possano essere più o meno esigibili. Si distinguono: i crediti sicuramente inesigibili, che vengono stralciati (annullati) rilevando una perdita su crediti che rappresenta un costo di esercizio 31/12/n PERDITA SU CREDITI (VEN) 6000 CREDITI V/CLIENTI (VFP) 6000 i crediti di dubbia esigibilità, per i quali è probabile che vi sia una mancata riscossione (parziale o totale), essi devono essere svalutati per l importo che si presume non verrà riscosso accantonando il valore nel fondo rischi su crediti 31/12/n SVALUTAZIONE CREDITI (VEN) 6000 FONDO SVALUTAZIONE CREDITI (VFP) 6000

12 i crediti di normale esigibilità, per i quali sussiste comunque un rischio generico di mancata riscossione dell intero importo che è intrinseco ad ogni operazione che ha una scadenza futura. In questo caso si procede ad una svalutazione generale dei crediti (e non specifica di alcuni crediti di dubbia esigibilità come nel caso del fondo svalutazione crediti) con un accantonamento al fondo rischi su crediti. 31/12/n ACCANTONAMENTO FONDO RISCHI SU CREDITI (VEN) 6000 FONDO RISCHI SU CREDITI (VFP) 6000 Il presunto valore di realizzo da iscrivere in bilancio tra le attività nella voce crediti sarà dato: VALORE NOMINALE DEL CREDITO - Crediti stralciati per sicura inesigibilità - Fondo svalutazione crediti (che riguarda specifici crediti di dubbia esigibilità) - Fondo rischi su crediti (che riguarda un rischio generico sull intero monte crediti) = PRESUNTO VALORE DI REALIZZO DEI CREDITI Per concludere, analizziamo il caso in cui si ha un credito sicuramente inesigibile e, in previsione di questa perdita futura, è stato aperto un fondo svalutazione crediti. In tal caso parte della perdita su crediti viene coperta dal fondo. Facciamo un esempio: l impresa Alfa ha un credito verso clienti di per il quale, in previsione di una futura perdita, è stato aperto un fondo svalutazione crediti per Alla chiusura dell esercizio si decide di eliminare il credito dalla contabilità data la sua inesigibilità. Contabilmente quando chiudiamo il credito va chiuso anche il relativo fondo svalutazioni crediti. 31/12/n FONDO SVALUTAZIONE CREDITI (VFA) PERDITE SU CREDITI (VEN) CREDITI V/CLIENTI (VFP) 40000

13 LE SCRITTURE DI RETTIFICA Le scritture di rettifica hanno la funzione di stornare dei componenti di reddito già rilevati che vengono rinviati al futuro in quanto non di competenza dell esercizio. Con le scritture di rettifica si sospendono alcuni costi e ricavi dal partecipare alla formazione del risultato economico dell esercizio in chiusura, facendoli entrare a far parte del patrimonio di funzionamento. Svolgono una funzione opposta alle scritture di integrazione e riguardano: RISCONTI ATTIVI E PASSIVI I risconti sono quote di costi o di ricavi non ancora maturate ma che hanno già avuto la loro manifestazione finanziaria. Si generano, quindi, quando vi sono costi e ricavi il cui regolamento monetario è anticipato ma danno la loro utilità o vengono goduti per un periodo di tempo a cavallo di più esercizi. Facciamo un esempio: l impresa Alfa in data 01/08 stipula un contratto di assicurazione su un proprio automezzo che prevede il pagamento anticipato di un premio annuo di Il premio assicurativo viene integralmente pagato in data 01/08 dell anno n e contabilmente viene rilevata un uscita di denaro ed anche il sostenimento di un costo. La prestazione però, avendo durata annuale, cade a cavallo di due esercizi, quindi una quota del costo è di competenza del primo esercizio e un altra quota è di competenza del secondo esercizio. Attraverso il risconto viene posticipato parte del costo all esercizio n+1 per la quota di competenza. Chiusura esercizio QUOTA DI COMPETENZA DELL ANNO N+1 RISCONTO 01/08/n 5 mesi 31/12 7 mesi 01/08/n+1 Manifestazione finanziaria

14 Il costo del premio è di 1200 per dodici mesi, quindi sono 100 ogni mese, poiché i mesi di competenza dell anno n+ 1 sono sette (dal 31/12/n all 01/08/n+1) il risconto avrà un valore pari a 100x7=700. Per stabilire se il risconto è ATTIVO o PASSIVO, occorre ragionare sul fatto che l operazione rappresenta un costo per l impresa e, poiché, con il risconto stiamo posticipando parte del costo attuale all esercizio futuro (- costi per l esercizio in chiusura) allora esso è ATTIVO. Contabilmente si ha: 31/12/n RISCONTI ATTIVI (VFA) 700 PREMIO ASSICURATIVO (VEN) 700 Un esempio di risconto passivo è, invece, il fitto attivo anticipato. Analizziamo la seguente operazione: l impresa Alfa in data 01/05 riceve il pagamento anticipato di per l affitto annuo di un immobile. In questo caso il ricavo derivante dall affitto dell immobile viene integralmente rilevato l 01/05 dell anno n, ma una quota è di competenza dell anno n+1 e occorre rinviarla al prossimo esercizio attraverso il risconto. Chiusura esercizio QUOTA DI COMPETENZA DELL ANNO N+1 RISCONTO 01/05/n 8 mesi 31/12 4 mesi 01/05/n+1 Manifestazione finanziaria Il ricavo dell affitto è di per dodici mesi, quindi sono 2000 ogni mese, poiché i mesi di competenza dell anno n+ 1 sono quattro (dal 31/12/n all 01/05/n+1) il risconto avrà un valore pari a 2000x4=8000.

15 31/12/n FITTI ATTIVI (VEN) 8000 RISCONTI PASSIVI (VFP) 8000 LE RIMANENZE Le rimanenze di merci, materie prime, prodotti finiti e semilavorati rientrano tra le scritture di rettifica in quanto rappresentano un costo già sostenuto (poiché il bene è già stato acquistato) che deve essere rinviato ai prossimi esercizi perché solo in futuro darà luogo ai corrispondenti ricavi. Facciamo un esempio: l impresa Alfa durante ha acquistato merci per un valore di e al termine dell anno ha in magazzino rimanenze di merci per un valore di 5000, quindi l effettivo costo da attribuire all esercizio è di = I 5000 di merci rimaste occorre stornarli dall acquisto, ma poiché il conto MERCI C/ACQUISTI è un conto monofase che può essere movimentato solo in dare, per effettuare lo storno bisogna aprire un nuovo conto (MERCI C/RIMANENZE FINALI) che verrà movimentato in avere e rappresenta un ricavo da inserire nel conto economico dell esercizio in chiusura. Nella scrittura che rileva le rimanenze finali avremo, quindi, in Avere il conto MERCI C/RIMANENZE FINALI, che è controbilanciato in Dare dal conto MERCI che rappresenta un costo sospeso da rinviare al futuro esercizio e va tra le attività dello Stato patrimoniale. 31/12/n MERCI (VEN) 5000 MERCI C/RIMANENZE FINALI (VEP) 5000 La scrittura sarà sempre la stessa se anziché le merci abbiamo rimanenze di materie prime, semilavorati o prodotti finiti. Per le rimanenze di magazzino si pone il problema della valutazione. Secondo il codice civile, art. 2426, le rimanenze vanno iscritte in bilancio al minore tra il costo di acquisto (o di produzione) e il valore di realizzo desumibile dall andamento del mercato.

16 Il costo di acquisto è dato dal prezzo di acquisto, comprensivo degli oneri accessori (costi di trasporto, di scarico, di assicurazione...) imputabili direttamente alle merci (con esclusione però degli interessi), al netto di eventuali sconti e ribassi. Il costo di produzione è dato dal costo di fabbricazione dei prodotti ottenuti internamente, determinato tenendo conto dei componenti impiegati nella lavorazione, dei costi del lavoro e dei costi per servizi, con l esclusione dei costi generali di amministrazione e di vendita. Il valore di mercato è dato dal valore netto di realizzo, determinato come differenza tra il prezzo di vendita (rettificato tenendo conto degli sconti mercantili) e i costi di vendita direttamente imputabili alle merci, come per esempio i costi di trasporto e imballo a carico del venditore, le provvigioni ad agenti e rappresentanti I metodi che vengono utilizzati per la valutazione delle rimanenze sono: o il metodo del COSTO MEDIO PONDERATO o il metodo LIFO o il metodo FIFO Il metodo del COSTO MEDIO PENDORATO, consiste nell assumere come costo unitario la media ponderata dei costi di acquisto, cioè facendo il rapporto fra i costi di tutte le partite acquistate nell esercizio e il totale delle quantità. La formula è Cmp: (p1*q1 + p2*q2 +p3*q3...+pn*qn) / q1+q2+q3+qn Facciamo un esempio. Il 21/1 l azienda acquista 100 quantità al prezzo di 1, il 18/5 acquista 80 quantità al prezzo di 0,95, il 25/11 acquista 130 quantità al prezzo di 1,10. Calcolare il costo medio ponderato (con cui si valuteranno le rimanenze) [(100*1) + (80*0,95) + (130*1,10)]/310 = 1,029 Se a fine anno si hanno rimanenze per 60 quantità il valore da inserire nello stato patrimoniale sarà 60*1,029 = 61,74. Il metodo LIFO (last in first out) suppone un ipotesi di rotazione del magazzino dove la materia prima entrata per ultima (last in) è la prima ad uscire dal magazzino (first out). Di conseguenza le merci rimaste nel magazzino a fine anno sono le prime entrate, ed andranno valutate quindi ai prezzi più lontani nel tempo. Il Lifo può essere applicato secondo due tipologie: continuo, in un periodo di prezzi crescenti

17 Vediamo il Lifo continuo aiutandoci con il seguente esempio: Prezzo Prezzo Data Descrizione Quantità Importo carico scarico 1/1 Scorta iniziale /2 Acquisto Scorta /5 Prelievo Scorta /6 Prelievo Prelievo Scorta /9 Acquisto Scorta /12 Prelievo Scorta finale L impresa ha in magazzino il 1/1 scorte della merce A per 4000 kg valorizzati a 50 al kg per un valore totale di Il 5/2 sono stati acquistati 1000 kg al prezzo di 60. Quindi l impresa al 5/2 registra una scorta pari a 5000 con un valore di =( ). Il 3/5 l impresa preleva 600 pezzi dal magazzino per finalità produttive. Col metodo Lifo, si attribuisce il valore più recente quindi tali merci vengono valorizzate a 60 al kg. Il prelievo effettuato il 22/6 deve essere scisso in due parti: 400kg esauriscono i 100kg acquistati il 3/5 e sono valorizzati a 60 euro; 200kg fanno parte dei primi 4000kg da valorizzare al prezzo di 50. Il prelievo effettuato il 31/12 fa riferimento all acquisto immediatamente precedente, cioè quello del 25/9 relativi ai 2200kg pagati 55 al kg. Di conseguenza le rimanenze finali sono 5400kg per un valore complessivo pari a il metodo Lifo a scatti. Con tale metodo si confronta la quantità di un materiale giacente a fine esercizio con quella all inizio e, nel caso in cui la quantità a fine esercizio ecceda quella a inizio esercizio, la quantità pari a quella dell inizio dell esercizio si valorizza con il costo a quella data, mentre l incremento di quantità si valorizza al costo medio degli acquisti dell esercizio. Facciamo un esempio. Un impresa ha in magazzino al 1/1 scorte della merce per 4000kg valorizzati a 50 al kg. Durante l anno sono avvenuti i movimenti considerati nel precedente caso. Determiniamo il valore delle scorte finali applicando il metodo Lifo a scatti. Si ricavano i seguenti dati: consistenze finali al 31/ kg -consistenze iniziali al 1/1/ kg = incremento quantità 1400 kg

18 Le consistenze iniziali all 1/1 vanno valutate a 50 al kg mentre i 1400 kg di incremento quantità vanno valutati al costo medio degli acquisti nel periodo considerato Data Descrizione Quantità Costo unitario Importo 5/3 Acquisto /9 Acquisto Di conseguenza /3200= 56,56 costo medio unitario per acquisti Le 5400 unità in rimanenza a fine anno risultano quindi così valutate: 4000 kg a 50 = kg a 56,56 = kg valutati a Nel caso in cui le quantità di fine esercizio dovessero essere inferiori a quelle iniziali, si valorizza la quantità di fine esercizio utilizzando i costi e le quantità delle singole classi LIFO più remote componenti le giacenze all inizio dell esercizio. Riferendoci al nostro esempio se le scorte finali fossero risultate pari a 3000 kg (inferiori alle 4000 unità iniziali), la valutazione sarebbe stata effettuata al prezzo di 50 e ciò perché si suppone che le 3000 unità facciano parte delle prime 4000 unità acquistate a 50. Il metodo FIFO (first in first out) suppone un ipotesi di rotazione del magazzino dove la materia entrata per prima (first in) è anche la prima ad essere prelevata dal magazzino (first out). Il metodo Fifo è un metodo di contabilizzazione dei movimenti di magazzino che valuta gli scarichi ai prezzi più remoti mentre le rimanenze di magazzino ai prezzi più recenti. Utilizzando gli stessi dati del metodo Lifo, avremo la seguente situazione: Data Descrizione Quantità Prezzo Prezzo carico scarico Importo 1/1 Scorta iniziale /2 Acquisto Scorta /5 Prelievo Scorta /7 Prelievo Scorta /9 Acquisto Scorta /12 Prelievo Scorta finale

19 L impresa ha in magazzino il 1/1 scorte della merce A per 4000kg valorizzati a 50 al kg per un totale di Il 5/2 sono stati acquistati 1000 kg al prezzo di 60. Quindi l impresa al 5/2 ha registrato una scorta pari a 5000kg con un valore di =( ). Il 4/5 l impresa ha prelevato 600 pezzi dal magazzino per finalità produttive. Col metodo Fifo, si attribuisce il valore più lontano quindi vengono valorizzate a 50 al kg. Il prelievo effettuato il 23/7 viene valorizzato per intero al valore più lontano ossia 50. Il prelievo effettuato il 31/12 fa riferimento sempre al valore di 50 euro ipotizzato inizialmente. Di conseguenza le rimanenze finali sono 5400 per un valore complessivo pari a

20 LE SCRITTURE DI AMMORTAMENTO L ammortamento è una procedura tecnico-contabile di ripartizione dei costi pluriennali in più esercizi. Le immobilizzazioni materiali e immateriali concorrono alla formazione del reddito aziendale per più esercizi, per questo motivo il costo sostenuto per acquistarle deve essere spalmato attraverso la suddivisione in quote di costo (quote di ammortamento) da imputare ad ogni anno in cui il bene verrà utilizzato. La quota di ammortamento annua di un bene a utilità pluriennale dipende: dal valore da ammortizzare, è dato dalla differenza tra il costo originario del bene e il suo presunto valore di recupero al termine del periodo di vita utile dalla durata del processo di ammortamento, dipende dalla vita utile del bene, cioè il periodo di tempo nel quale il fattore considerato è economicamente utile all impresa. Nel valutare la vita utile del bene bisogna tener conto di più fattori: o senescenza, il logorio fisico-tecnico dovuto all impiego del bene o obsolescenza, il superamento tecnologico del bene o inadeguatezza, a causa dell aumento o della diminuzione delle dimensioni aziendali o fattori ambientali, come ad esempio il mutamento delle mode e dei gusti dei consumatori dal criterio di ripartizione, ossia da come viene ripartito tra i vari esercizi il valore da ammortizzare. Si può scegliere tra: o ammortamento ordinario, si applicano i coefficienti definiti per legge da apposite tabelle o ammortamento intensivo, i coefficienti massimi previsti dalla legge possono essere aumentati a causi di un più intenso utilizzo del bene (da dimostrare) o ammortamento anticipato, per i primi tre esercizi in cui il bene è in contabilità, è possibile applicare un coefficiente doppio rispetto a quello ordinario previsto dalle tabelle ministeriali. Ciò fa aumentare la quota di ammortamento che, essendo un costo ha delle conseguenze negative sull utile d esercizio e, quindi, la tassazione diminuisce o ammortamento integrale, per i beni il cui costo non supera i 516 è possibile l ammortamento integrale in un solo anno Contabilmente, la scrittura che rileva l ammortamento di un bene (ad esempio un macchinario) è la seguente: 31/12/n AMMORTAMENTO MACCHINARI (VEN) 5000 FONDO AMMORTAMENTO MACCHINARI (VEP) 5000

21 Il conto AMMORTAMENTO MACCHINARI va registrato nel Conto economico e rappresenta il costo relativo alla quota di ammortamento annua. Il conto FONDO AMMORTAMENTO MACCHINARI va registrato nel passivo dello Stato patrimoniale e rappresenta una rettifica indiretta del valore originario dell immobilizzazione.

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