4.2 Zootecnia e pesca

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1 4.2 Zootecnia e pesca Il settore zootecnico italiano ha vissuto negli ultimi anni una fase difficile caratterizzata da un deciso aumento dei costi di produzione, in particolare di quelli connessi all energia ed ai mangimi. Le ripercussioni sono state più pesanti sulle strutture medio-piccole, meno attrezzate a sostenere lunghi periodi di redditività bassa o addirittura negativa. L analisi delle strutture zootecniche di questo paragrafo è stata sviluppata partendo dai dati camerali, nell approfondimento del capitolo 7 vengono invece presi in considerazione i dati censuari, più dettagliati ma utilizzabili solo per confronti di lungo periodo. Dal Censimento agricolo risulta una drastica riduzione delle aziende zootecniche ma si tratta prevalentemente di allevamenti di piccola dimensione spesso destinati all autoconsumo. Le fonti prese in considerazione in questo paragrafo consentono di isolare la componente meno professionale, facendo emergere quella parte che maggiormente contribuisce alla produzione analizzata nel paragrafo 6.2. La classificazione economica adottata dai registri camerali (ATECO 2007), separa le attività zootecniche specializzate (solo allevamento) da quelle miste (allevamento e coltivazione), comprese in un altra categoria analizzata nel precedente paragrafo. Si tratta però di una classificazione dichiarata dalle imprese che non deriva da una effettiva valutazione dell organizzazione aziendale come avviene ad esempio nelle rilevazioni statistiche. Questo procedimento comporta una minore affidabilità 75 dei risultati distinti per attività economiche specie quando la numerosità è bassa. Le imprese zootecniche specializzate iscritte nei registri camerali, nelle Marche nel 2011, sono circa 700, in leggero calo rispetto agli anni precedenti. Si tratta delle imprese zootecniche più strutturate che rappresentano una piccola quota di tutte le aziende agricole con allevamenti. Poiché quest ultime hanno comunque una consistente rilevanza economico-produttiva, verranno successivamente analizzati i dati presenti nell Anagrafe zootecnica che considera anche i piccoli allevamenti. Il confronto con le percentuali nazionali di Figura rende evidente la despecializzazione regionale nella zootecnia bovina da latte e in misura minore negli allevamenti di ovini e caprini, mentre le imprese marchigiane sono relativamente più presenti nelle categorie che si riferiscono agli avicoli, ai 75 Ad esempio, da fonti amministrative interne della Regione Marche risultano solo 9 allevamenti bovini da latte nella provincia di Ancona contro i 36 iscritti nei registri camerali. L affidabilità di ogni fonte amministrativa è difficile da valutare per cui si tende a scegliere quella che offre la maggiore comparabilità a livello temporale, territoriale e settoriale. L utilizzo di dati amministrativi comporta comunque il rischio di attendibilità informativa che è possibile attenuare utilizzando solo fonti statistiche, riducendo però il dettaglio delle analisi. 142

2 suini ed agli altri animali che comprendono i conigli, altra specie zootecnica di particolare rilevanza nelle Marche. Figura Ripartizione delle imprese attive con allevamenti per specie nel 2011! Fonte: nostre elaborazioni su dati CCIAA [1] Da segnalare l incidenza degli allevamenti equini che rappresentano una peculiarità ormai consolidata della zootecnia marchigiana sebbene sia costituita solo da 40 imprese. L evoluzione delle strutture degli ultimi anni (Tabella in appendice) indica una sostanziale stabilità del numero di imprese, con variazioni percentuali annuali contenute e spesso di segno contrapposto negli ultimi tre anni, situazione che non prefigura un particolare trend. L unico caso in cui c è una doppia variazione negativa è quello del numero di allevamenti con bovini da latte diminuite del 10% circa dal 2009 al 2011, passando da 124 a 112 imprese attive. La contrazione relativa è doppia rispetto alla tendenza nazionale che è comunque negativa (-5%), e ciò indica che la zootecnia da latte attraversa una fase di particolare difficoltà. Sul fronte delle nuove iscrizioni e delle cessazioni i numeri sono modesti e riguardano poche unità. A livello regionale, il saldo complessivo è negativo (- 12 imprese) e prevalentemente attribuibile al calo dei bovini da latte (-8 imprese). Gli unici saldi positivi del 2011 sono registrati nel pollame (2) e nella categoria altri bovini e bufalini (3) passati dalle 6 imprese del 2009 alle 13 del

3 Figura Composizione delle imprese attive con allevamenti nel 2011 per province ' " $ % & " # $ % &. + $ - & ' ( ) * & +, - % & Fonte: nostre elaborazioni su dati CCIAA [1] La maggiore concentrazione di imprese zootecniche è rilevata nella provincia di Ancona (200 imprese attive), seguita da Macerata (171), ma in quest ultima i flussi in entrata ed in uscita dai registri camerali sono più consistenti specie nell anno più recente disponibile. I saldi tra iscrizioni e cessazioni sono negativi in tutte le province e raggiungono le 4 unità a Pesaro ed Ascoli (Tabella in appendice). Per quanto riguarda le specie allevate, ad Ascoli sono relativamente più presenti gli allevamenti di ovini e caprini (27% delle imprese attive), ad Ancona gli avicoli (29%). Ancora in provincia di Ascoli le quote più consistenti di bovini da latte (22%) e di suini (14%) che fanno di questa provincia la più specializzata nella zootecnia nelle Marche, al contrario Pesaro è la più diversificata con quasi il 33% di imprese nella categoria altri animali. I dati camerali sulle imprese non forniscono indicazioni sulla dimensione strutturale delle imprese, per cui è utile utilizzare altre fonti informative. Per quanto riguarda l analisi sulle dimensioni economiche delle attività zootecniche e sulla consistenza zootecnica si rimanda allo specifico paragrafo 6.2, di seguito vengono prese in considerazione le statistiche sugli allevamenti tratte dall Anagrafe Nazionale Zootecnica [5]. L anagrafe ha finalità prettamente gestionali per cui sconta i limiti di qualsiasi fonte amministrativa 76, ma è estremamente dettagliata e consente di articolare l analisi sulle strutture zootecniche, per orientamento produttivo e classe 76 Rileva solo le informazioni che devono essere raccolte per adempiere a determinati obblighi normativi, e quindi non ha significatività statistica. 144

4 P c dimensionale. Nelle Marche sono oltre 31 mila le aziende iscritte nell anagrafe zootecnica nel 2011, il confronto con le 700 dei registri camerali fa subito comprendere che i dati non sono comparabili. La principale differenza sta nel fatto che l anagrafe considera anche i piccoli allevamenti destinati al solo autoconsumo, che per quanto riguarda ad esempio i suini, sono presenti in numerose aziende agricole. Sono in realtà poco meno di 21 mila le aziende con un allevamento in atto 77 alla fine del 2011, quasi 2/3 di questi sono relativi ai suini, il 30% bovini, seguono ovi-caprini ed equini. La bassa incidenza degli avicoli (8%) segnala che per questa specie non sono rilevati gli allevamenti destinati all autoconsumo. Le informazioni dell anagrafe più interessanti sotto il profilo dell analisi strutturale, sono quelle che riguardano la classe dimensionale e l orientamento produttivo. Figura Composizione degli allevamenti di bovini per classi di capi e orientamento produttivo K J H I / / / / / / / 9 : ; < = > 9 / 0 / / 1 2 / / / / / 3 2 / A B C D A E F G ab ` _\ ] ^ [ Z \ U Q P P U P P P T Q P P T P P P S Q P P S P P P R Q P P R P P P Q P P V W W X V W Y W V W Y Y d e f g h i f f j k i l m j L M N N L M M O Fonte: nostre elaborazioni su dati Anagrafe zootecnica [5] I primi due grafici (Figura 4.2.3) riguardano gli allevamenti bovini, che per oltre il 42% sono compresi nella classe dimensionale più bassa, destinata quasi esclusivamente all autoconsumo. La classe dimensionale media si attesta tra i 20 e i 49 capi, nelle categorie superiori operano pochi allevamenti a conferma che la zootecnia bovina marchigiana è prevalentemente estensiva e basata su 77 In relazione al ciclo di allevamento e all utilizzo delle strutture è possibile che ad una certa data non vi siano animali in azienda. 145

5 n strutture di medio-piccola dimensione. E interessante notare dal confronto con il 2009, la significativa crescita della classe tra 50 e 99 capi, dimensione che implica una solida strutturazione aziendale in termini di investimenti e sbocchi commerciali. In generale però c è stata una diminuzione della numerosità degli allevamenti per tutte le classi inferiori a 50 capi, per cui la base produttiva si è contratta ed occorrerà valutare nel medio-lungo periodo se si tratta di un andamento che segue la tendenziale diminuzione delle aziende agricole. L attitudine produttiva prevalente dei bovini allevati nelle Marche è quella da carne, decisamente minore l indirizzo da latte che nel 2011 assume una incidenza prossima a quello misto. Dal 2009 si nota la progressiva contrazione degli allevamenti da latte, compensata solo in parte dagli indirizzi misti mentre quelli da carne si sono stabilizzati attorno alle 3200 unità. Nel complesso è visibile la contrazione della numerosità complessiva degli allevamenti passati che è avvenuta in particolare tra il 2009 ed il Figura Composizione degli allevamenti di ovi-caprini per classi di capi e orientamento produttivo ƒ o t o n n o n o t q n n q n o t r n n r n o t s n n s n o t u n n š Œ Š ˆ œ ž Ÿ ª ž ž «ª «u n n v w x y z { v n o p n n n q p n n n r p n n n s p n n n y y v } ~ v z Ž Ž Ž q n o o q n n Fonte: nostre elaborazioni su dati Anagrafe zootecnica [5] Risultano iscritti all anagrafe oltre 5 mila allevamenti ovicaprini nel 2011 ma oltre il 30% di questi non ha capi presenti nella struttura alla fine dell anno. La maggior parte degli allevamenti (61%) ricade nella classe fino a 100 capi; assai modesta l incidenza delle altre categorie, segno che questa tipologia di allevamenti nelle Marche, è fortemente frammentata e dal confronto temporale non sembra orientata verso una concentrazione della produzione, fattore che segnala l integrazione in organizzazioni di filiera. 146

6 La bassa numerosità degli allevamenti nelle classi superiori non consente di evidenziare nel grafico alcune interessanti variazioni intertemporali. Le categorie dimensionali da 101 a 400 capi sono leggermente diminuite di poche unità, mentre quelle oltre 400 sono rimaste stabili a 108 unità. Forse è il segnale che, per questa tipologia di allevamento, non esistono le condizioni per lo sviluppo di imprese di medio-grandi dimensioni, ma che raggiunta una elevata soglia produttiva, è possibile mantenere la propria posizione sul mercato. Il secondo grafico evidenzia meglio la crescita, seppur modesta, della numerosità complessiva degli allevamenti e indica la netta prevalenza dell indirizzo da carne (63% nel 2011), seguito da quello misto (21%). Significativa l incidenza degli allevamenti destinati prevalentemente all autoconsumo (13%), quota tra l altro in decisa crescita: la numerosità di queste strutture è passata da 386 unità del 2009 alle 649 del Questa è di fatto l unica tipologia produttiva che varia significativamente nel triennio preso in considerazione. Figura Composizione degli allevamenti avicoli per classi di capi e orientamento produttivo ˆ ³ µ ˆ ˆ Í Î Ï Ð Ê Ç È É µ µ µ µ š Ì Ñ ª «Ñ œ Ò Ÿ Ñ Ó Ô œ Ÿ ª «¹ º»¼ ½ ± ² ¾ À Á  à À Ä Å Æ Ž Ž Ž ³ ³ Ë Fonte: nostre elaborazioni su dati Anagrafe zootecnica [5] I dati presenti nell anagrafe zootecnica per quanto riguarda gli avicoli, presentano qualche problema interpretativo in quanto si registra una netta flessione tra il 2010 ed il 2011 degli allevamenti di polli da carne passati da 947 a 556 unità. Questa forte variazione riguarda in particolare la classe con meno di 250 capi, i cosiddetti allevamenti rurali, per la quale l iscrizione all anagrafe è facoltativa per cui l affidabilità dell informazione è minore e non consente di esprimere una precisa valutazione. 147

7 Õ Le classi dimensionali superiori hanno all incirca la stessa incidenza sul totale (25% ognuna nel 2011) e tutte registrano un incremento della numerosità degli allevamenti che oscillano tra le 135 e le 150 unità. Quello avicolo è un settore zootecnico intensivo come testimonia la consistente presenza di allevamenti con oltre 5 mila capi. E stato oggetto negli ultimi anni di profonde riorganizzazioni industriali ma è rimasto immutato nel tempo il suo indirizzo prevalente per la produzione di carne. Il calo evidenziato nel secondo grafico è riconducibile alle motivazioni prime esposte, stabili invece le ovaiole che contano 18 allevamenti nel 2011, quasi assenti invece gli allevamenti di riproduttori in quanto c è una forte dipendenza dalle produzione estere per quanto riguarda la genetica. Al di là del forte calo degli allevamenti di dimensioni minori, che potrebbe essere dovuto a motivi gestionali connessi all amministrazione dell anagrafe, le strutture zootecniche avicole marchigiane non sembrano mostrare segni di criticità, anzi c è un significativo aumento delle capacità produttive. Considerata la generale situazione della zootecnia da carne che soffre di un calo tendenziale dei consumi e di una crescente pressione competitiva internazionale, la situazione strutturale dell avicoltura marchigiana appare positiva. Figura Composizione degli allevamenti suinicoli per orientamento produttivo Ü à Þ ß ß ß Ü Ý Þ ß ß ß ìí ë êç é è åæ ç Û Ö Õ Õ Õ Û Õ Õ Õ Õ Ú Õ Õ Õ Ù Õ Õ Õ Ø Õ Õ Õ Ö Õ Õ Õ î ï î ð ñ ò ó ô õ ô ó ö ï õ ö ø ô ù ô ö ú ò û ö ú ô ñ ú ï û ü ý ô ï î ò û ö ô î þ ú ö ð ð ï á â â ã á â ä â á â ä ä Fonte: nostre elaborazioni su dati Anagrafe zootecnica [5] I dati dell anagrafe zootecnica per quanto riguarda gli allevamenti di suini, non forniscono indicazioni sulle classi dimensionali ma solo sull orientamento produttivo, che come anticipato, è prevalentemente familiare ovvero destinato 148

8 all autoconsumo. La tradizione della lavorazione artigianale della carne suina nelle Marche è molto radicata, e ancora in molte comunità rurali, il maiale rappresenta una fonte alimentare importante in quanto fornisce carni, insaccati e altri sottoprodotti della macellazione (es. strutto, cotenne) utilizzati nella gastronomia regionale. Le oltre 12 mila aziende che allevano suini per usi familiari rappresentano l 85% del totale degli allevamenti. La loro presenza nell anagrafe è legata alle norme vigenti in campo veterinario, e la loro consistenza ha un significativo impatto sull economie locali, sebbene difficile da stimare. La crescita numerica nel triennio preso in considerazione, di quasi 1000 unità, potrebbe essere in parte spiegato da una progressiva regolarizzazione ed iscrizione all anagrafe dei piccoli allevamenti. La quota più professionalizzata delle aziende suinicole è costituita da quasi 1800 unità produttive indirizzate all ingrasso mentre poche sono quelle dedite alla riproduzione (343 nel 2011). A conclusione di questo paragrafo sulle strutture zootecniche, è stato analizzato il comparto ittico che fa parte del settore primario ed anche sotto il profilo delle norme civilistiche che regolano le attività economiche, rientra nel nuovo profilo di imprenditore agricolo. Figura Composizione delle imprese ittiche nel 2011! " # ÿ ÿ ÿ ÿ ÿ ÿ ÿ $ % & ' ( ) * + %, - % Fonte: nostre elaborazioni su dati CCIAA [1] Nei registri camerali risultano iscritte 727 imprese dedite alla pesca ed acquacoltura nel 2011 di cui 714 attive, numerosità in lieve calo di circa l 1% nel triennio (Tabella in appendice). I flussi di iscrizioni e 149

9 cancellazioni riguardano poche unità ma mettono in evidenza un settore in difficoltà: le nuove imprese sono passate da 16 a 3, mentre le cessazioni sono state 29 nel 2009 per poi scendere a 21 nel Certamente lo stato di crisi economica del settore, che sarà meglio analizzato nel paragrafo 6.2, ha un impatto evidente sulle strutture produttive che tendono progressivamente a diminuire. Non sembrano esserci margini, almeno nell immediato futuro, per un recupero in termini numerici, probabilmente la via da percorrere è quella della riorganizzazione delle imprese ittiche, attraverso l innovazione tecnologica, ma anche la diversificazione produttiva analogamente a quanto avviene nel settore agricolo. La tradizionale attività di pesca marina, che prevale nella regione Marche come risulta evidente dalla figura che segue, non è l unica possibilità di sviluppo imprenditoriale, ma occorre valutare l alternativa offerta dall acquacoltura che in altre regioni sta diventando una realtà significativa. La comparazione con le quote nazionali delle imprese ittiche, fa comprendere la marcata specializzazione marchigiana nelle attività di pesca marina, viceversa la netta despecializzazione nelle altre categorie. Se per la pesca e l acquacoltura in acque dolci, le Marche sono svantaggiate in termini di risorse naturali, per l acquacoltura marina probabilmente si tratta di una difficile ma non impossibile transizione produttiva, che richiede capacità imprenditoriali e propensione al rischio. La diminuzione del patrimonio ittico nell Adriatico, le norme sempre più attente alla sostenibilità ambientale delle attività economiche, la crescente competizione tra marinerie ma soprattutto l incremento del costo dei carburanti hanno messo a nudo i limiti strutturali della flotta regionale. La flotta peschereccia marchigiana (Tabella in appendice) è costituita nel 2010 da 880 imbarcazioni (IREPA) in calo rispetto al 2008 di circa il 2%. Oltre la metà delle imbarcazioni riguarda la piccola pesca, ma queste rappresentano solo il 4% in termini di tonnellaggio 78. Sono le imbarcazioni che effettuano la pesca a strascico quelle che costituiscono la quota prevalente in termini di stazza lorda (64%) ma anche di potenza motrice (48%). La pesca con reti a strascico è la modalità di cattura prevalente nell Adriatico per i bassi fondali generalmente privi di ostacoli naturali. Consistente la presenza delle draghe idrauliche, utilizzate per la raccolta delle vongole, che costituiscono numericamente un quarto della flotta peschereccia; meno presenti le altre categorie di imbarcazioni, ma tra queste le volanti sono 78 Il tonnellaggio lordo viene da tempo misurato in metri cubi di volume delle imbarcazioni. 150

10 quelle che hanno registrato un deciso calo dal 2008 pari al 22%. Si tratta di una variazione importante che interessa un numero esiguo di imbarcazioni, ma è un fenomeno sintomatico del difficile momento che attraversa il settore pesca regionale, in quanto le volanti hanno rappresentato il passaggio evolutivo tra l attività economica artigianale e quella specializzata (industriale). Figura Variazioni percentuali del numero di imbarcazioni per tipologia : ; : < 6 = 4 >? 5 A > 9 B 5 6 C < 9 8 A > D E F F G H I J K L F I D G H E M I H K N O E J I L L E M E D I H I N P I Q E R : 4 6 < >. / S I Q F T K U O I H E I Fonte: nostre elaborazioni su dati IREPA [4] Il confronto con la variazione media italiana pari al 15,5% indica che la contrazione riguarda tutto il settore ittico nazionale, ed è compensato dall aumento dei polivalenti passivi, imbarcazioni che possono montare diverse attrezzature di pesca in relazione ai periodi dell anno. Il dato marchigiano delle polivalenti non viene rappresentato nel grafico 79 in quanto questa tipologia di imbarcazioni non era presente nel 2008, ma nel 2010 è costituita da 7 unità per una stazza lorda di 120 metri cubi. Si tratta quindi di un segnale positivo che può essere una risposta, anche se parziale, ai punti di debolezza strutturale del settore. La recente costituzione dei due Gruppi di Azione Costiera 80 (GAC) va nella direzione di integrare maggiormente le strutture della pesca all interno della filiera ittica regionale, dalla cantieristica, alla ristorazione, nel tentativo di valorizzare le produzioni dell Adriatico in difficoltà a causa delle importazioni. 79 La variazione del -100% dei palangari è determinata dall azzeramento nel 2009 e nel 2010 dei dati rilevati dall IREPA (nel 2008 erano presenti 6 imbarcazioni). Non è stato possibile determinare se si è trattato di una effettiva cessazione delle attività o di una mancata rilevazione per l esiguità dei casi. 80 Sono stati costituiti i GAC Marche Nord e Marche Sud che riuniscono alcune marinerie della costa settentrionale e meridionale della regione. 151

11 Riferimenti e fonti [1] Camera di Commercio di Ancona (2012), Ufficio statistica, banca dati Stockview [2] INEA (2011), Annuario dell agricoltura italiana, Volume LXIV 2010, INEA, Roma [3] Infocamere, Movimprese, banca dati, [4] IREPA (2011), Osservatorio economico sulle strutture produttive della pesca marittima in Italia 2010, ESI [5] Istituto Zooprofilattico Sperimentale (2012), Anagrafe Nazionale Zootecnica, Statistiche sul patrimonio zootecnico Appendice statistica Tabella Imprese attive con allevamenti per provincia e specie zootecnica nel 2011 V W X Y Z [ \ Z X V ] ^ _ ` a ` b c d c e e f g h i j k k g k k l m d e n ` o ^ _ ` a ` f b ` o p q c d ` a ` g r k g k s c _ c d d ` f c d e n ` f t p ` a ` r u g l v l s c w w f d d ` f x c w f d ` b ` y y g y y z _ ` a ` f x c { n ` a ` k y k g i i j k v p ` a ` j g v g u v g u } ^ d d c w f g u u h i u g v g g m d e n ` c a ` w c d ` i u l u l k k g k g ~ ƒ ƒ ƒ ˆ Š Œ Š Š Š Ž * il totale non corrisponde alla somma delle specie in quanto alcune imprese sono classificate nella categoria generale Fonte: nostre elaborazioni su dati CCIAA [1] 152

12 Ï Tabella Imprese con allevamenti per stato di attività e comparto nelle Marche š œ Œ Š Š Ž Œ Š Š Œ Š ž Ÿ š ž ª ««± ² ± ² ³ ª «µ ª ¹ º» ³ ² ³ ¼ ¼ ² ¼ ½ ª ª ª «µ ¾» º ¼ ¼ ³ ² ± ² ¼ ½ ª ª À ª ³ ² ³ ³ ² ³ Á À  µ ¼ ³ ² º ±» ² à ¹ Ä ¹ ¹ Ä ² ± ² Å ª ª ¼ ¹ ¼ ¼» ±» ² ¼ ² ¼ ª «µ ª Ä Ä ¹ ± ³ ² ¹ ± ² Æ Ç È ž É Ê É Ë Ì Ë Í É Í Î Ð ž ª ««¼ ± ¼ ² ± ² ª «µ ª ¹ º» ³ ² ³ ¼ ¼ ² ¼ ½ ª ª ª «µ ¾» ¼ ³» º ²» ± ² ½ ª ª À ª ³ ² ³ ³ ² ³ Á À  µ ³ º ³ ² º ± ² Ä Ã ¹ ¹ ¹ ¹ ¼ ² ±» ² ³ Å ª ª ¼» ¹» ±» ² ² ª «µ ª ¹ ¼ ¹ ¹ ¼ ³ ² ¹ ± ³ ² ¹ Æ Ç È ž Ì É Ì É É Ì Ì Ê Í Ë Í Ë Ñ Ò š Ó Ç Ô ª ««³ ³ ± ± ³ ³ ² ³ ª «µ ª» ³ ² ³ ³ ² ³ ½ ª ª ª «µ ¾ ³» ± ³ ³ ² ³ ½ ª ª À ª ³ ³ ³ ± ± Á À  µ» Ä»» ²» ± ² ¹ à ³ ³ ³ ² ³ ± ³ ³ ² ³ Å ª ª ¹ ± ¹ ² Ä ³ ² ³ ª «µ ª Ä Ä º ³ ² ³ ² ¹ Æ Ç È ž Ì Õ Ë Ì Í Ê Ë Í Ê Ö ž Ó Ç Ô ª ««³ ² ³ ¹ ³ ² ³ ª «µ ª ³ ³ ± ± ³ ³ ² ³ ½ ª ª ª «µ ¾ ³ ± ³ ³ ² ³ ± ½ ª ª À ª ³ ³ ³ ± ± Á À  µ ¹ ³ ± ² ³ ¹ ¹ ² Ä Ã» ³ ±»» ²» ± ³ ³ ² ³ Å ª ª Ä ¹» ± ¼ ²» ± ³ ² ³ ª «µ ª ³ ¹ ³ ± ¼ ³ ² ³ ¹ ¹ ² Ä Æ Ç È ž Ë Ì Ë É Ê Í Ê Î Í Ë Fonte: Infocamere [3] 153

13 Ï Tabella Imprese della pesca e acquacoltura per stato di attività e comparto nelle Marche ž Ÿ š ž š š Å À µ ¹ Ä ¹ Ä ¹ ¹» ³ ² ³ Ø ± ² Ø Å À À ¾ ª À ¼ ¼ ¼ ³ ² ³ Ø ³ ² ³ Ø À ¾ À ª «µ µ ¼ ¼ ± ¹ ² Ä Ø ³ ² ³ Ø À ¾ À ª «µ À ¾ ª À ³ ² ³ Ø ³ ² ³ Ø Æ Ç È ž Ù ž Ò ž Ò Ú Û Ò Ç È Û š É Î É Ë Ê É É Í Î œ Í Õ œ Ð ž Å À µ ¹ ¹ ¹ ¹ ³ ¹» ± ³ ² Ø ± ² Ø Å À À ¾ ª À ¼ ¼ ¼ ³ ² ³ Ø ³ ² ³ Ø À ¾ À ª «µ µ ¼ ¼ ¼ ³ ² ³ Ø ³ ² ³ Ø À ¾ À ª «µ À ¾ ª À ³ ² ³ Ø ³ ² ³ Ø Æ Ç È ž Ù ž Ò ž Ò Ú Û Ò Ç È Û š É Õ É Ë É Î Í Ë œ Í œ Ñ Ò š Ó Ç Ô Å À µ ¹» ±» ²» Ø ± Ä ² Ä Ø Å À À ¾ ª À ³ ³ ³ ± ± À ¾ À ª «µ µ ³ ³ ± ³ ³ ² ³ Ø ± À ¾ À ª «µ À ¾ ª À ³ ³ ± ± ³ ³ ² ³ Ø Æ Ç È ž Ù ž Ò ž Ò Ú Û Ò Ç È Û š É Ë Ë Ë Í Õ œ É Ì Í œ Ö ž Ó Ç Ô Å À µ º º ±» ¼ ² Ø ³ ² Ø Å À À ¾ ª À ³ ³ ³ ± ± À ¾ À ª «µ µ ³ ³ ± ± À ¾ À ª «µ À ¾ ª À ³ ³ ± ± ³ ³ ² ³ Ø Æ Ç È ž Ù ž Ò ž Ò Ú Û Ò Ç È Û š Ë Õ Î Í œ Î Í œ Nota: il totale non corrisponde alla somma dei comparti in quanto alcune imprese risultano classificate nell'agricoltura generale Fonte: IREPA [4] 154

14 Ï Tabella Imprese ittiche presenti nei registri camerali per provincia e anno ž Ÿ š ž š œ š œ À» Ä º ² ±» ² À ª Å À ² ± ² Ü µ ³ Ä º ± ² ¼ ± ²» Ý À µ «¹» ¹ Ä ± ³ ² ¹ ±» ² Å µ Þ µ º º ³ º ¼ ± ² ¹ ² ß š Ò à ž É Î É Ë Ê É É Í Î Í Õ Ð ž À ¼ Ä Ä ² Ä ±» ² À ª Å À»» ² ¹ ± ² Ä Ü µ Ä º Ä ± ² ± ²» Ý À µ «¹ º ± ² ± ² Å µ Þ µ º ¹ º ± ² ¹ ² Ä ß š Ò à ž É Õ É Ë É Î Í Ë Í Ñ Ò š Ó Ç Ô À ¼ Ä Ä ² ³ ± ² Ä À ª Å À ³ ³ ² ³ ± ³ ³ ² ³ Ü µ» ³ ± ¹ ¹ ² Ä ± ³ ³ ² ³ Ý À µ ³ ± ¹ ¹ ² Ä ± ³ ³ ² ³ Å µ Þ µ ¹» ± ³ ² ³ ±»» ²» ß š Ò à ž É Ë Ë Ë Í Õ É Ì Í Ö ž Ó Ç Ô À Ä º ± ² ² ¹ À ª Å À º ¼ ± Ä Ä ² ³ ³ ² ³ Ü µ ¼ ³ ³ ² ³ ± ³ ² ³ Ý À µ Ä ±»» ²» ³ ² ³ Å µ Þ µ ³ ³ ³ ² ³ ± ³ ² ³ ß š Ò à ž Ë Õ Î Í Î Í Fonte: Infocamere [3] 155

15 Tabella Caratteristiche tecniche della flotta peschereccia per sistemi di pesca nelle Marche Ê á Û â ž š Ç š œ š œ à «µ À À Ä ¼ ² ± ² ¹ ã ª «Ä ¼ ± ² ± ² ä µ å æ µ ª À æ º ± ³ ² ² Å À À ª  À ¼ º ¼ ¼ º ¼ ¼ ¹ ± ² ± ³ ² Ä Å ª ª «Â ³ Ä Ä ± ³ ² ³ Å ª å µ ¹ ³ ³ ± ³ ³ ² ³ ± Æ Ç È ž Ê Ì Ê Ê Õ Ê Ê Í Í Ì Æ Ç Ô Ô ž È È Ÿ Ÿ Ç ç ß è é à «µ À À ê ¼ º ê ¹ ¼ º ê ¹ ¹ ² ¼ ± ³ ² Ä ã ª «ê º ¼ ê Ä ³ ³ ê» ¼ ± º ² ±» ² º ä µ å æ µ ª À æ» ê» Ä» ê» ¹»» ê ¼ ± ³ ² ² º Å À À ª  À Ä ¹ Ä ³ ¹ Ä ³ ± ¹ ² ¹ ± ³ ² Å ª ª «Â ³ ³ ³ ± ³ ² ³ Å ª å µ ³ ³ ³ ± ³ ³ ² ³ ± Æ Ç È ž Ê É Ê Õ Ë Ê Ê Î Ë Í Í ë Ç ž Ô Ó â Ç Ç š ž ç ì í é à «µ À À ¼ ¼ ê ³ ¼ ê» ¹ ¼ ¼ ê ¹ ¼ ² º ± ² ¹ ã ª «ê Ä ê ³ ¹ º ê ³ º ±» ² ³ ± ¼ ² ä µ å æ µ ª À æ» ê» ¹»» ê ³» ê ¹» ± ³ ² Ä ² Å À À ª  À ¼ ê Ä Ä» ê º ³ ³ ¼ ê ³ ¼ ± ¹ ² ³ ³ ² º Å ª ª «Â ³ ê ¼ ê ¼ ± ³ ² ³ Å ª å µ ê» ³ ³ ± ³ ³ ² ³ ± Æ Ç È ž Ì Ë Ê Î Ê Ë Õ Í Î Í Ê Fonte: IREPA [4] 156

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