Corso di Laurea in Astronomia. Laurea Triennale DISPENSE DI ESPERIMENTAZIONI DI FISICA 2

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Corso di Laurea in Astronomia Laurea Triennale DISPENSE DI ESPERIMENTAZIONI DI FISICA A.A. 01-013

Indice 1 Introduzione 5 1.1 Indice di rifrazione.............................. 5 1. Riflessione e rifrazione............................ 6 1.3 Cammino ottico................................ 7 Diottro sferico 13.1 Definizione dei fuochi............................. 15. Formazione dell immagine.......................... 17 3 Lenti 1 3.1 Lenti sottili.................................. 1 3. Lenti spesse.................................. 9 3.3 Esempi..................................... 35 3.3.1 Lente biconvessa simmetrica..................... 35 3.3. Lente biconvessa asimmetrica.................... 35 3.3.3 Lente divergente simmetrica..................... 36 3.3.4 Lente piano-convessa......................... 37 3.3.5 Lente menisco-convergente...................... 38 3.3.6 Lente convesso-concava....................... 38 3.3.7 Lente concentrica........................... 39 3.3.8 Considerazioni............................ 40 3.4 Lenti sottili separate............................. 41 3.5 I doppietti................................... 4 3.6 Diaframmi e pupille............................. 44 4 Specchio sferico 49 5 Le aberrazioni 55 5.1 Aberrazione sferica.............................. 55 5.1.1 Esempio................................ 61 5.1. Aberrazione sferica nella lente sottile................ 6 5. Aberrazione cromatica............................ 65 3

4 INDICE 5..1 Esempio................................ 70 5.. Doppietto acromatico........................ 71 5..3 Oculare acromatico.......................... 7 6 Teoria di Seidel delle aberrazioni 75 6.1 L equazione iconale.............................. 75 6. Il teorema di Malus.............................. 78 6..1 Esempio................................ 8 6.3 La funzione di aberrazione.......................... 84 6.4 Le 5 aberrazioni primarie di Seidel..................... 94 6.4.1 Aberrazione sferica.......................... 94 6.4. Aberrazione di distorsione...................... 96 6.4.3 Aberazione di coma......................... 98 6.4.4 Aberrazioni di astigmatismo e curvatura di campo........ 99 6.4.5 Riassunto............................... 100 7 Telescopi 103 7.1 Il telescopio riflettore............................. 105 7. Telescopio Newton.............................. 109 7.3 Telescopio Cassegrain............................ 110 7.4 Telescopio Ritchey-Chrétien......................... 113 7.5 Telescopio Schmidt.............................. 115 8 Esperienze 15 8.1 Banco ottico................................. 15 8.1.1 Cavalieri portalenti.......................... 16 8.1. Cavaliere portaschermo....................... 17 8.1.3 Lenti e diaframmi.......................... 18 8. Misura della focale di una lente convergente sottile............ 131 8..1 Metodo della collimazione...................... 131 8.. Metodo dei punti coniugati..................... 13 8..3 Metodo di Bessel........................... 134 8..4 Variante di Silbermann....................... 135 8.3 Misura della focale di una lente divergente sottile............. 136 8.3.1 Metodo della divergenza di un fascio collimato.......... 136 8.3. Metodo dei minimi quadrati..................... 139 8.4 Misura dell aberrazione sferica di una lente convergente sottile...... 139 8.5 Misura dell aberrazione cromatica...................... 143

Capitolo 1 Introduzione 1.1 Indice di rifrazione Sappiamo che la luce si propaga sottoforma di onda elettromagnetica: ψ(t, r) = Acos(ϕ + k r ωt) (1.1) dove A è l ampiezza dell onda, ϕ la costante di fase, ω la frequenza e infine k = π/λ il numero d onda, e che la sua velocità dipende dal mezzo in cui essa si propaga. In particolare, definiamo indice di rifrazione del mezzo n la quantità: n = c v p (1.) dove v p = ω/k è la velocità di fase. L indice di rifrazione dipende dalla lunghezza d onda, cioè n = n(λ). Nel 1836 Cauchy determinò una relazione empirica fra la lunghezza d onda e l indice di rifrazione: n(λ) = B + C λ poi ripresa e sviluppata da Sellmeier nel 1871: n (λ) = 1 + B 1λ λ C 1 + B λ λ C dove i termini B e C, B 1, B, C 1 e C dipendono dal tipo di materiale. Inoltre, B, B 1 e B sono adimensionali, mentre C, C 1 e C sono in unità di µm (Fig. 1.1). L indice di rifrazione vale 1 nel vuoto, praticamente 1 nell aria (n aria = 1.00093) e nella gran parte dei gas, mentre è in generale maggiore di 1 nei liquidi (n acqua = 1.333) e nei solidi trasparenti (n diamante =.419). 5

6 CAPITOLO 1. INTRODUZIONE Figura 1.1: Indice di rifrazione per un vetro BK7. La curva rossa tratteggiata è ottenuta con la relazione di Cauchy, mentre quella continua blu è ottenuta con la relazione di Sellmeier. 1. Riflessione e rifrazione Nelle più semplici applicazioni dell ottica le grandezze in gioco sono molto maggiori della lunghezza d onda della radiazione considerata, e quindi possiamo assumere che la luce si propaghi in linea retta, nonostante il suo comportamento ondulatorio. Parliamo perciò di ottica geometrica. Quando inviamo un raggio di luce verso una superficie opaca e riflettente, il raggio verrà riflesso con un angolo i rispetto alla normale alla superficie pari all angolo di incidenza i: i = i (1.3) Inoltre, raggio incidente, raggio riflesso e normale alla superficie, giacciono tutti nello stesso piano (Fig. 1.). Quando un raggio luminoso attraversa due mezzi omogenei e trasparenti con indice di

1.3. CAMMINO OTTICO 7 Figura 1.: Rappresentazione schematica della riflessione. rifrazione diverso, subisce una deviazione nella direzione di propagazione. Anche in questo caso, raggio incidente, raggio rifratto e normale alla superficie di separazione sono contenuti nello stesso piano (Fig. 1.3). La legge di Snell fornisce la relazione fra gli angoli di incidenza i e di rifrazione r: n sin i = n sin r (1.4) dove n e n sono gli indici di rifrazione. In realtà la rifrazione avviene solo se il raggio è inclinato rispetto alla normale della superficie di separazione fra i due mezzi. Nel caso in cui sia parallelo alla normale, cioè quando i = 0 non c è deviazione. Dalla formula di Snell è possibile ricavare l angolo critico i c oltre il quale si avrà riflessione totale. Questo angolo è tale per cui r = 90, per cui: ( ) n i c = arcsin n Per i > i c si ha riflessione totale, ma questo può avvenire solo se n < n, cioè nel passaggio da un mezzo più denso a uno meno denso. 1.3 Cammino ottico Il cammino d di un raggio di luce che si propaga in un mezzo con indice di rifrazione n, vale: da cui d = v t = c n t

8 CAPITOLO 1. INTRODUZIONE Figura 1.3: Rappresentazione schematica della rifrazione. nd = ct Il prodotto l = nd è detto cammino ottico e come si vede dalla relazione precedente rappresenta la distanza che la luce percorre nel vuoto nello stesso tempo impiegato per percorrere la distanza d nel mezzo. Più in generale quando la luce attraversa vari mezzi con indici di rifrazione diversi: l = i n i d i Nel 1650 circa Pierre de Fermat enunciò un fondamentale principio che porta il suo nome, principio di Fermat, secondo cui Il percorso fra due punti preso da un raggio di luce è quello che è attraversato nel minor tempo. Attraverso il principio di Fermat possiamo descrivere le proprietà di riflessione e rifrazione, e possiamo anche derivare la legge di Snell, come vediamo di seguito. Consideriamo un raggio di luce che emesso da un punto P raggiunge il punto Q dopo aver toccato in un punto C la superficie riflettente posta al di sotto di P e Q. Assumiamo poi che entrambi i punti si trovino in un mezzo con indice di rifrazione n (Fig. 1.4). Il cammino ottico del raggio di luce da P a Q è:

1.3. CAMMINO OTTICO 9 Figura 1.4: P è una sorgente di luce che emette raggi in tutte le direzioni. Uno schermo permette di considerare solo i raggi che colpiscono la superficie riflettente e raggiungono il punto Q. l = n P C + n CQ Passiamo alle coordinate cartesiane e assumiamo come variabile x la distanza del punto C dall origine. Le coordinate dei punti P e Q saranno rispettivamente (0,y P ) e (x Q, y Q ). Avremo quindi: l = n x + y P + n (x Q x) + yq Se il mezzo in cui la luce si propaga è omogeneo e isotropo la traiettoria che richiede il minor tempo coincide con quello della minima distanza. Perciò applicare il principio di Fermat significa calcolare il minimo valore di l: da cui: dl dx = 0 n x n x + yp x x + yp (x Q x) (x Q x) + yq (x Q x) (x Q x) + yq sin O ˆP C sin Q ˆQC = 0 = 0 = 0

10 CAPITOLO 1. INTRODUZIONE e infine: sin i = sin i i = i Calcolando la derivata seconda di l possiamo verificare che si tratta proprio di un minimo: d l dx = n x + y P x + y P x x +yp n (x Q x) + yq + q (x Q x) (x Q x) +yq (x Q x) + y Q d l dx = n (x + y P ) x (x + y P ) x + y P [(x Q x) + yq n ] + (x Q x) [(x Q x) + yq (x ] Q x) + yq d l dx = n y P (x + y P ) x + y P y Q + n [(x Q x) + yq (x ] Q x) + yq > 0 Possiamo quindi affermare che la condizione imposta dalla legge della riflessione è quella che minimizza il cammino ottico da P a Q. Figura 1.5: Un raggio di luce dal punto P attraversa la superficie di separazione fra due mezzi con indice di rifrazione diverso e arriva nel punto Q. Consideriamo ora il caso in cui un raggio di luce emesso dal punto P che si trova in un mezzo con indice di rifrazione n raggiunge il punto Q che invece si trova in un mezzo diverso con indice di rifrazione n, passando attraverso la superficie di separazione dei due mezzi (Fig. 1.5).

1.3. CAMMINO OTTICO 11 Il cammino ottico questa volta sarà: l = n x + yp + n (x Q x) + yq Ponendo di nuovo uguale a zero la derivata di l, avremo: e infine: n x n x + yp (x Q x) (x Q x) + yq n sin i n sin r = 0 n sin i = n sin r = 0

1 CAPITOLO 1. INTRODUZIONE