Acquisti Domestici: Carne (1)
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- Alfonsina Guglielmi
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1 Consumi Indagini speciali News Panel Consumi Acquisti Domestici: Carne (1) N La tendenza degli acquisti La tendenza degli acquisti in volume Il volume degli acquisti domestici di carne, negli ultimi cinque anni, è diminuito ad un tasso di variazione medio annuo (tvma) I del 2,4%, passando da 1.16 milioni a 1.03 milioni di tonnellate. Sono risultate in negativo tutte le principali voci del comparto e, in particolare, hanno subito i cali più significativi la carne ovicaprina, il cui decremento medio ha superato i nove punti percentuali, ed il segmento altre carni (-4,3% annuo). Sensibili anche le flessioni per carne avicola (-3,4%), trainata verso il basso dalle cattive performance di tacchino (-4,7%) e pollo (-3,1%), e per quella bovina (-1,7%). In leggero calo, invece, il consumo domestico della carne suina (-0,4%). L intero settore è stato condizionato nell ultimo quinquennio dall emergenza BSE. Dopo la prima crisi scoppiata nel 1997, nel 2000 il mercato riesce a riportarsi ad una situazione di normalità anche sul fronte dei consumi, mentre nel 2001, lo scoppio di una seconda crisi fa nuovamente precipitare il settore in una situazione critica, con conseguente diminuzione dei consumi per la carne bovina unitamente al forte calo delle quotazioni. La ripresa del mercato dalla crisi BSE, a partire dalla fine del 2002, riporta i consumi su valori normali, ma nel 2003, la situazione climatica caratterizzata dal forte innalzamento delle temperature, provoca nuovamente disagi agli allevamenti e, a causa della minore qualità, una diminuzione dell offerta. Lo scoppio dell influenza aviaria nei primi mesi del 2004 mette l intero comparto avicolo a rischio, con conseguente calo della domanda ed aumento del consumo delle altre carni ed, in particolare, degli elaborati. Dopo l influenza aviaria non si sono verificati altri effetti turbolenti. Il mercato attualmente sta cercando di risollevarsi dalla crisi affrontata nell ultimo quinquennio, puntando al rilancio della produzione nazionale attraverso la rintracciabilità, il branding ed il packaging. A conferma di ciò, osservando il trend dell ultimo anno, si nota che nel 2004 gli acquisti domestici di carne sono aumentati di quasi un punto percentuale nei confronti del In particolare alla crescita della carne bovina (2,9%) e di quella suina (1,6%), si è contrapposta la diminuzione della carne avicola (-2,6%). Bene anche il segmento delle altre carni (1,3%) mentre rimane invariato il consumo di carne ovicaprina. Relativamente alla carne bovina, in particolare, hanno manifestato una netta ripresa i consumi domestici di manzo e vitellone (3,3%), ma anche la carne di vitello ha mostrato variazioni di tutto rispetto (2,4%). Contrazioni, invece, all interno della categoria carne avicola, sia per il tacchino (-3,3%), sia per il pollo (- 1,6%). Migliorano le performance di altre carni, tra cui il coniglio (2,5%), la carne d asino e di cavallo (1%). Tab. 1 - Acquisti domestici di carne (ton) tvma Carne ,4% Bovina ,7% - Manzo + vitellone ,2% - Vitello ,3% Avicola ,4% - Pollo ,1% - Tacchino ,7% I Il tasso di variazione medio annuo è dato dalla seguente formula: {[(q n /q 1 ) 1/n ]-1} x 100 Dove q n è il volume di acquisti domestici nell ultimo anno del periodo (in questo caso 2004), q 1 è il volume di acquisti domestici nel primo anno del periodo (2000), n è il numero degli anni considerati nel periodo in analisi (in questo caso 5). Elevare a 1/n equivale ad estrarre la radice ennesima del rapporto della formula di cui sopra.
2 Suina ,4% - Salsiccia , - Arrosto ,6% Ovicaprina ,4% Altre carni ,3% - Coniglio ,4% - Asino + Cavallo ,6% - Altre ,5% La tendenza degli acquisti in valore Sul fronte della spesa le tendenze risultano diverse. In media, la spesa per la carne negli ultimi cinque anni è diminuita di circa mezzo punto percentuale l anno, passando da 7,28 a 7,05 miliardi di Euro. La flessione è ascrivibile soprattutto alla carne ovicaprina, per la quale la spesa complessiva è diminuita ad un tvma del 6%. Segni negativi per i prodotti avicoli, sia relativamente al pollo (-1,2% annuo), che al tacchino (-2,4%). Sostanzialmente stabile l esborso per la carne bovina, dato da un calo costante della spesa per la carne di vitello, e da un leggero incremento per le carni di manzo e vitellone. Flessioni nei valori acquistati, infine, anche per altre carni (-1,9% annuo), tra cui un calo del -2,7% per la carne cunicola. Tab. 2 - Acquisti domestici di carne (000 ) tvma Carne ,6% Bovina ,1% - Manzo + vitellone ,3% - Vitello , , ,0-0,6% Avicola ,7% - Pollo ,2% - Tacchino ,4% Suina ,1% - Salsiccia ,6% - Arrosto ,1% Ovicaprina ,9% Altre carni ,9% - Coniglio ,7% - Asino + Cavallo ,5% - Altre ,2% Penetrazione dei prodotti vs universo I prodotti che fanno parte della categoria delle carni hanno una penetrazione molto elevata. In media, nel 2004, il 92% della popolazione ha acquistato carne almeno una volta. in particolare l 87% degli italiani ha effettuato almeno un acquisto di carne bovina, l 85% di carne avicola e l 83% di carne suina. Relativamente alla carne bovina, i consumatori preferiscono il bovino adulto al vitello, tra le carni avicole la scelta premia il pollo a scapito del tacchino, mentre per quanto riguarda la carne suina, la salsiccia è sempre preferita all arrosto. Scarsa invece la penetrazione della carne equina, consumata da appena un italiano su cinque. Può essere interessante analizzare se e come è cambiata la penetrazione di questi prodotti negli ultimi anni. Con l ausilio della tabella riportata più sotto, si può osservare innanzitutto che, tra il 2000 e il 2004, la classifica della penetrazione dei prodotti rimane invariata. Ciò che cambia sono le percentuali di penetrazione, tutte invariabilmente in calo negli ultimi cinque anni. Tale fenomeno indica un forte calo degli acquisti di carne della popolazione, che tocca il 19% nel caso della carne ovicaprina. Tab. 3 - Penetrazione (% Acquirenti vs Universo) Carne totale 94,5 Carne totale 91,6 Bovina 90,5 Bovina 86,8 Avicola 89,0 Avicola 84,6 Suina 86,0 Suina 82,8 Pollo 83,5 Pollo 78,9
3 Pollo 83,5 Pollo 78,9 Manzo+vitellone 82,6 Manzo+vitellone 77,3 Vitello 81,0 Vitello 73,5 Suina salsiccia 68,6 Suina salsiccia 63,3 Tacchino 60,7 Tacchino 54,3 Ovicaprina 51,8 Ovicaprina 33,1 Coniglio 35,8 Coniglio 30,2 Suina Arrosto 25,0 Suina Arrosto 23,7 Asino+Cavallo 24,1 Asino+Cavallo 20,1 Distribuzione della spesa e dei volumi acquistati Fatta cento la spesa per la carne, questa si può scomporre nelle sue componenti principali. Così, si osserva che nel 2000 il 48% del totale della spesa per tali prodotti era riservata alla carne bovina, a fronte di un 39% dei volumi, il 23% alla carne avicola (31% dei volumi), il 16% a quella suina (18% dei volumi), il 4% alla carne ovicaprina (4% dei volumi) ed il restante 8% alle altre carni (8% dei volumi). Grafico 1 - Distribuzione della spesa e dei volumi acquistati di carne nel 2000 Spesa Suina 16% Ovicaprina 5% Altre carni 8% Bovina 48% Avicola 23% Volumi Suina 18% Ovicaprina 4% Altre carni 8% Bovina 39% Avicola 31%
4 Nel 2004 la spesa per la carne bovina è aumentata di due punti percentuali al 5, guadagnandone uno in termini di volumi. In calo la quota di spesa e di volumi della carne avicola (rispettivamente 21% e 29%, le quote erano del 23% e 31% nel 2000). Rimane pressoché invariata la spesa ed i volumi per il comparto altre carni, mentre guadagna quota in volume la carne suina (due punti percentuali in più nel 2004 rispetto al 2000). Perde una quota pari ad un punto percentuale la carne ovicaprina sia in termini di spesa, sia di volumi. Grafico 2 - Distribuzione della spesa e dei volumi acquistati di carne nel 2004 Suina 17% Ovicaprina 4% Spesa Altre carni 8% Bovina 5 Avicola 21% Suina Ovicaprina 3% Volumi Altre carni 8% Bovina 4 Avicola 29% La disaggregazione per area geografica Carne totale Nel complesso, i principali acquirenti di carne sono gli abitanti del Meridione, i quali nel 2004 ne hanno acquistato circa 349mila tonnellate, ovvero il 34% del totale. Gli abitanti del Nord-Ovest, hanno acquistato nel 2004 un quantitativo di carne pari 268mila tonnellate, ossia il 26% del totale. Infine nel Centro e nel Nord-Est nell ultimo anno, gli acquisti domestici di carne hanno raggiunto rispettivamente 234 mila e 175 mila tonnellate, pari al 23% ed al 17% del totale. Gli acquisti di carne sono diminuiti nel corso dell ultimo quinquennio in tutte le aree summenzionate. La flessione ha avuto un tasso di variazione medio annuo più marcato nel Nord-Ovest (-3,1%), nel Centro (-2,3%) e nel Nord-Est (-2,2% annuo), più contenuto il trend negativo nel Meridione (-1,9% annuo).
5 Grafico 3 - Disaggregazione degli acquisti di carne (000 ton) Sud Centro Nord-Est Nord-Ovest Carne bovina Scendendo nel dettaglio e considerando la carne bovina, si osserva che i principali acquirenti sono gli abitanti del Sud, i quali nel 2004 ne hanno acquistato circa 144mila tonnellate, ovvero il 35% del totale. Seguono gli abitanti del Nord-Ovest, con 117mila tonnellate (28% del totale), quelli del Centro con 89mila tonnellate (22%) e infine quelli del Nord-Est con 63mila tonnellate pari al 15% del totale. Nel corso dell ultimo quinquennio, nel totale Italia gli acquisti di carne bovina sono andati leggermente diminuendo, avendo subito, nel 2001 rispetto al 2000, un calo del 22%. In particolare, si è evidenziata una flessione di quasi dieci punti percentuali in cinque anni (tvma 2,) nel Sud e una rilevante contrazione anche nel Nord-Est (-1,8% annuo). Grafico 4 - Disaggregazione degli acquisti di carne bovina (000 ton) Sud Centro Nord-Est Nord-Ovest Carne avicola Relativamente alla carne avicola, sono sempre i meridionali i principali acquirenti, con una quota in volume che nel 2004 è stata pari al 32% del totale. Seguono gli abitanti del Nord-Ovest con il 26%, quelli del Centro con il 23% e infine quelli del Nord-Est con il 18%. I consumi domestici di carne avicola negli ultimi cinque anni sono diminuiti notevolmente in tutte le aree considerate, ed in particolare di quasi il 18% in cinque anni nel Nord, e del 14% nello stesso periodo al Centro-Sud. Grafico 5 - Disaggregazione degli acquisti di carne avicola
6 (000 ton) Sud Centro Nord-Est Nord-Ovest 0 Carne suina Per quanto riguarda la carne suina, la maggior parte del consumo totale avviene nelle regioni settentrionali (22% nel Nord-Ovest e il 19% nel Nord-Est). Il Meridione acquista il 35% del totale di carne suina consumata in Italia in un anno, mentre la restante parte (23%) va alle regioni centrali. Gli acquisti di carne suina negli ultimi cinque anni sono diminuiti del 5% nelle regioni settentrionali, mentre sono rimasti invariati nel Centro-Sud. Grafico 6 - Disaggregazione degli acquisti di carne suina (000 ton) Sud Centro Nord-Est Nord-Ovest 50 0 Carne ovicaprina Relativamente alla carne ovicaprina, gli abitanti del Sud sono i principali acquirenti: quasi la metà degli acquisti di questo prodotto, nel 2004, sono avvenuti in queste regioni, che sono inoltre anche quelle dove il consumo domestico di carne ovicaprina è diminuito ad un tasso inferiore rispetto alle altre aree. Nelle regioni settentrionali gli acquisti di carne ovicaprina sono diminuiti di circa il 5 in cinque anni, del 36% al Centro e del 33% nel Meridione. Grafico 7 -Disaggregazione degli acquisti di carne ovicaprina
7 (000 ton) Sud Centro Nord-Est Nord-Ovest Altre carni La ripartizione territoriale degli acquisti di altre carni vede una maggiore concentrazione nelle regioni del Centro-Sud rispetto a quelle del Nord. In particolare, gli acquisti di altre carni risultano in diminuzione in tutte le aree, in maniera più accentuata nelle regioni del Nord dove il tasso di variazione medio annuo varia tra il -5% ed il -6%. Grafico 8 -Disaggregazione degli acquisti di altre carni (000 ton) Sud Centro Nord-Est Nord-Ovest 20 0 La disaggregazione per canale distributivo Carne totale Nel caso della carne, le vendite si concentrano maggiormente nel canale commerciale super e ipermercati, ed in quello degli alimentari tradizionali, lasciando soltanto quote minori ad altri canali. La GD nel 2000, infatti, copriva circa il 51% del totale mercato a volume ed il 49% del totale mercato a valore, mentre nel 2004 tali quote salgono rispettivamente al 58% e 55%. Il secondo canale per importanza di volumi e di valori venduti è quello dei negozi tradizionali, i quali nel complesso coprivano nel 2000 più di un terzo del mercato della carne (38%). Tale percentuale è scesa al 3 nel Minore importanza riveste il canale altri che comprende Cash & Carry, ambulanti e produzione propria, esercizi che hanno coperto nel 2004 una quota di circa il 4%, sia in volume sia in valore. Migliorano infine la piccola quota di mercato i discount ed i liberi servizi che passano dal 2-3% del 2000 al 4% del 2004 (in entrambi i termini di volume e di valore).
8 Grafico 9 Carne: quote di mercato in volume 1 4 Altri canali 5% 5% 4% 5% 4% Alimentari tradizionali 38% 37% 33% 31% 3 Discount 2% 2% 3% 3% 4% Liberi servizi 3% 3% 4% 4% 4% Super+Iper 51% 52% 56% 57% 58% Grafico 10 Carne: quote di mercato in valore 1 4 Altri canali 4% 4% 4% 4% 4% Alimentari tradizionali 41% 4 37% 34% 34% Discount 2% 2% 3% 3% 3% Liberi servizi 3% 3% 4% 4% 4% Super+Iper 49% 5 53% 54% 55% Carne bovina In maniera analoga si presenta il mercato della carne bovina: nel 2000 la metà del totale dei volumi venduti di carne bovina transitavano presso la grande distribuzione, fino ad arrivare, nel 2004, al 56% in termini di volume (54% in valore). Il secondo canale per importanza è quello degli alimentari tradizionali, attraverso i quali hanno transitato nel 2004 il 34% dei volumi e il 37% dei valori, ma tali percentuali erano rispettivamente del 42% e del 44% nel La quota dei liberi servizi si è mantenuta negli ultimi anni intorno al 4%, sia in volume, sia in valore, così come i discount ed altri canali, che attualmente coprono rispettivamente circa il 3% del mercato. Grafico 11 Carne bovina: quote di mercato in volume
9 1 4 Altri canali 3% 3% 3% 3% 3% Alimentari tradizionali 42% 41% 38% 35% 34% Discount 2% 2% 3% 3% 3% Liberi servizi 3% 4% 4% 5% 4% Super+Iper % 55% 56% Grafico 12 Carne bovina: quote di mercato in valore 1 4 Altri canali 3% 3% 2% 3% 2% Alimentari tradizionali 44% 44% 4 37% 37% Discount 2% 2% 2% 2% 3% Liberi servizi 3% 4% 4% 4% 4% Super+Iper 48% 48% 51% 54% 54% Carne avicola Una maggiore concentrazione di mercato si presenta invece per la carne avicola, filiera che da sempre mostra una più elevata integrazione verticale rispetto alle altre carni. In particolare, negli ultimi cinque anni la GD ha guadagnato 6 punti percentuali in termini di valori a scapito del canale commerciale alimentari tradizionali, chiudendo il 2004 con il 62% del totale dei volumi di carne avicola venduti (61% in valore). Nello stesso periodo gli alimentari tradizionali hanno perso ben dieci punti passando da un quota pari al 32% nel 2000 fino ad arrivare al 22% in volume nel 2004 (24% in valore). Grafico 13 Carne avicola: quote di mercato in volume
10 1 4 Altri canali 6% 6% 6% 5% 6% Alimentari tradizionali 32% 3 25% 24% 22% Discount 3% 3% 3% 5% 6% Liberi servizi 3% 3% 4% 4% 4% Super+Iper 56% 58% 62% 61% 62% Grafico 14 Carne avicola: quote di mercato in valore 1 4 Altri canali 6% 5% 5% 5% 5% Alimentari tradizionali 32% 32% 28% 26% 24% Discount 3% 3% 3% 5% 6% Liberi servizi 3% 3% 4% 4% 4% Super+Iper 56% 57% 61% Carne suina La stessa concentrazione del mercato evidenziata per la carne avicola si può osservare nel mercato della carne suina: nel 2004 oltre il delle vendite è nelle mani di super e ipermercati, il 28% dei volumi transita attraverso gli alimentari tradizionali (in valore è il 31%), una quota intorno al 5% si mantiene pressoché stabile nei liberi servizi mentre il restante 6% è diviso equamente tra discount ed altri canali. Grafico 15 Carne suina: quote di mercato in volume
11 1 4 Altri canali 4% 3% 3% 3% 3% Alimentari tradizionali 36% 37% 32% 3 28% Discount 3% 3% 3% 3% 3% Liberi servizi 4% 4% 5% 4% 5% Super+Iper 54% 53% 58% 61% Grafico 16 Carne suina: quote di mercato in valore 1 4 Altri canali 4% 3% 3% 3% 3% Alimentari tradizionali 39% 38% 35% 33% 31% Discount 2% 2% 3% 3% 3% Liberi servizi 4% 4% 5% 4% 5% Super+Iper 51% 52% 55% 57% 58% Carne ovicaprina Relativamente alla carne ovicaprina, quote sostanzialmente paritarie vengono spartite tra la grande distribuzione e gli alimentari tradizionali. Le quote a volume e a valore della GD, nel 2004 sono state rispettivamente del 46% e del 42%, mentre gli alimentari tradizionali hanno perso nell ultimo quinquennio tre punti percentuali chiudendo il periodo con una quota del 42% in volume e del 46% in valore. Aumentano la loro quota i segmenti altri canali e liberi servizi, stabile su basso livello la quota dei discount. Grafico 17 Carne ovicaprina: quote di mercato in volume
12 1 4 Altri canali 6% 8% 1 8% 7% Alimentari tradizionali 45% 48% 41% 41% 42% Discount 2% 2% 2% 1% 2% Liberi servizi 3% 4% 4% 5% 4% Super+Iper 44% 38% 43% 45% 46% Grafico 18 Carne ovicaprina: quote di mercato in valore 1 4 Altri canali 6% 7% 9% 7% 6% Alimentari tradizionali 48% 5 44% 45% 46% Discount 2% 2% 2% 1% 2% Liberi servizi 3% 4% 4% 5% 4% Super+Iper 41% 37% 4 42% 42% Altre carni Non si evidenziano notevoli differenze nel segmento altre carni rispetto all andamento generale del settore. La GD si conferma come canale di vendita predominante mentre si nota un trend flessivo per gli alimentari tradizionali, con quote in volume che, nel quinquennio preso in esame, scendono dal 42% al 35%. Grafico 19 Altre carni: quote di mercato in volume
13 1 4 Altri canali 1 11% 11% 14% 13% Alimentari tradizionali 42% 44% 38% 35% 35% Discount 2% 2% 2% 2% 3% Liberi servizi 3% 3% 3% 3% 3% Super+Iper 42% 41% 46% 45% 46% Grafico 20 Altre carni: quote di mercato in valore 1 4 Altri canali 9% 9% 9% 12% 12% Alimentari tradizionali 45% 47% 43% 4 39% Discount 2% 2% 2% 2% 2% Liberi servizi 3% 2% 3% 3% 3% Super+Iper 41% 4 43% 43% 43% L andamento dei prezzi (2) e l effetto Euro Nel febbraio del 2002 è stata introdotta la moneta unica europea, che ha sostituito la lira nel portafoglio degli italiani. La percezione dei consumatori è stata quella di considerevoli aumenti dei listini, anche dei prodotti agroalimentari, in seguito a questo passaggio. L analisi dell andamento dei prezzi negli ultimi cinque anni parte proprio da questa considerazione ed intende verificare se e quanta parte degli incrementi di prezzo degli ultimi anni si sia prodotta successivamente all introduzione dell euro. Le variazioni annuali nell ultimo quinquennio Nel complesso, negli ultimi cinque anni i prezzi delle carni sono aumentati ad un tvma del 1,8%. A determinare questa crescita sono state soprattutto le carni ovicaprine (3,9% annuo), e le altre carni (2,4%) tra cui principalmente la carne di
14 quinquennio asino e di cavallo (3,2%) e quella di coniglio (1,8%). Più contenuti i trend della carne avicola (1,8%), di quella bovina (1,6%) e di quella suina (1,5%). La crescita ha avuto andamenti differenti a seconda dei prodotti: in generale la forte impennata si è avuta soprattutto nel 2001 per tutti i comparti, ed è stata probabilmente causata dalla crisi BSE. In particolar modo per la carne ovicaprina nel 2001 l aumento dei listini è stato del 15,1% rispetto al Nel 2002 si registra per lo più un trend di crescita contenuto rallentato principalmente dalle diminuzioni delle quotazioni della carne avicola, di quella suina e di altre carni. Al contrario nel 2003 emerge, per alcuni comparti, una fase di ripresa che raggiunge quasi 11 punti percentuali nel caso della carne avicola. Rimangono praticamente stabili le quotazioni nel passaggio dal 2003 al 2004, tranne per la carne ovicaprina che vede degli incrementi complessivi sui listini del 4,4%. Tab. 4 - Variazione annuale dei prezzi della carne dal 2000 al /00 02/01 03/02 04/03 tvma Carne 3,3% 1,9% 3,5% 0,5% 1,8% Bovina 4,1% 2, 1,3% 0,6% 1,6% - Manzo + vitellone 3,4% 3,2% 0,3% 0,5% 1,5% - Vitello 4,3% 1,3% 2,9% 0,7% 1,8% Avicola 4,6% -2,2% 8,4% -1,2% 1,8% - Pollo 3,9% -2,7% 8,8% -0,1% 1,9% - Tacchino 5,1% -3,7% 14,6% -3, 2,4% Suina 11,6% -2,2% -0,4% -1,1% 1,5% - Salsiccia 6,7% 1,1% 0,2% 0,3% 1,6% - Arrosto 10,6% -3,6% -1,8% -2, 0,5% Ovicaprina 15,1% 1, -0,2% 4,4% 3,9% Altre carni 13, -4,4% 3,3% 1,2% 2,4% - Coniglio 11,1% -10,3% 8,8% 0,7% 1,8% - Asino + Cavallo 9,7% 5,3% 0,2% 1,1% 3,2% - Altre 9,1% -1,6% 2,8% 1,8% 2,3% La top five degli incrementi L effetto euro si può scomporre in due fasi: quella immediata o di breve periodo, subita da quei prodotti i cui listini sono aumentati subito dopo l introduzione della moneta unica, quindi nel 2002, e quella successiva o di medio periodo, evidenziata da quei prodotti i cui prezzi hanno continuato a crescere anche successivamente al Per osservare l eventuale effetto Euro, nella tabella 5 sono elencati i prodotti che appartengono al raggruppamento carni, ordinati in ordine decrescente da quello che ha subito l incremento di prezzo maggiore, a quello che ha mostrato l incremento minore. Nella colonna di sinistra tale sorta di classifica è fatta sulla base della variazione dei prezzi tra il 2002 e il 2001 per apprezzare l effetto di breve periodo. Nella colonna di destra, invece, si è considerata la variazione dopo il 2002 e fino al 2004, per evidenziare l effetto di medio periodo. Si può osservare che tra il 2002 e il 2001 alcuni prodotti hanno manifestato aumenti contenuti: i listini della carne di asino e di cavallo sono aumentati di oltre cinque punti percentuali, del 3,2% quelli della carne di manzo e di vitellone, del 2% quelli della carne bovina. Una tenuta maggiore hanno mostrato la carne di vitello, quella ovicaprina e la salsiccia (tutti incrementi intorno all 1%). Flessioni pesanti per la carne di coniglio (-10,3%), tacchino (-3,7%) ed arrosto (-3,6%). Per vedere se alcuni di questi prodotti hanno continuato a crescere anche nel medio periodo, si osservi la colonna di destra della medesima tabella: la carne di tacchino e quella di coniglio, che come appena osservato, si trovava nella parte bassa della colonna di sinistra, sono schizzate ai primi due posti nella colonna di destra, con tassi di crescita che hanno raggiunto rispettivamente l 11,1% ed il 9,5% in due anni. Sono aumentati anche i prezzi della carne avicola e del pollo in particolare (rispettivamente 7,1% e 8,7% tra il 2002 e il 2004) mentre hanno rallentato la corsa, invece, i listini della carne d asino e di cavallo e quella di manzo e di vitellone (1,4% e 0,8%). Tab. 5 - La top five degli incrementi I principali incrementi per effetto-euro I principali incrementi negli ultimi due anni 02/01 04/02 Asino + Cavallo 5,3% Tacchino 11,1%
15 Asino + Cavallo 5,3% Tacchino 11,1% Manzo + vitellone 3,2% Coniglio 9,5% Bovina 2, Pollo 8,7% Carne 1,9% Avicola 7,1% Vitello 1,3% Altre 4,6% Salsiccia 1,1% Altre carni 4,5% Ovicaprina 1, Ovicaprina 4,2% Altre -1,6% Carne 4,1% Suina -2,2% Vitello 3,6% Avicola -2,2% Bovina 1,9% Pollo -2,7% Asino + Cavallo 1,4% Arrosto -3,6% Manzo + vitellone 0,8% Tacchino -3,7% Salsiccia 0,5% Altre carni -4,4% Suina -1,5% Coniglio -10,3% Arrosto -3,7% L andamento dei prezzi negli ultimi cinque anni per canale di vendita Carne L evoluzione dei prezzi delle carni negli ultimi cinque anni ha avuto sorti differenti a seconda del canale e del prodotto considerato. In generale, si osserva innanzitutto che il trend è risultato in costante crescita in quasi tutti i canali considerati. Inoltre il listino praticato dal canale alimentari tradizionali è risultato il più alto del mercato. Seguono i prezzi del canale liberi servizi e quello del super/ ipermercati. Se invece si vuole risparmiare sul prezzo delle carni, ci si deve recare presso altri canali (voce che include anche la produzione propria) o presso i discount. In questo caso il risparmio medio rispetto agli alimentari tradizionali può arrivare fino a 2 /kg. Grafico 21 Prezzi della carne 9 /kg super+iper liberi servizi discount alimentari tradizionali altri 5 Carne bovina Relativamente alla carne bovina, gli alimentari tradizionali si confermano i punti vendita con i prezzi più alti, i discount quelli coi listini più convenienti: il risparmio medio recandosi al discount anziché al supermercato è compreso tra 1,40 ed 1,90 /kg. Si tengono leggermente più alti dei super e ipermercati i prezzi praticati dai liberi servizi. In salita anche il trend degli altri punti vendita, in questo caso ambulanti e Cash&Carry, dove i listini hanno mostrato un andamento tendente verso l alto. Grafico 22 Prezzi della carne bovina
16 10 /kg super+iper liberi servizi discount alimentari tradizionali altri 6 Carne avicola Per la carne avicola la scelta del canale giusto può significare un risparmio medio di quasi 1 /kg: è questa la differenza tra i listini praticati dagli alimentari tradizionali e quelli osservati nei discount. Relativamente ai trend negli ultimi anni, nella GD e nei liberi servizi hanno manifestato un andamento altalenante. Nei discount si nota un trend in aumento dopo il calo del 2002, mentre il canale altri segue l andamento altalenante della GD, chiudendo il 2004 con i prezzi più bassi del mercato. Grafico 23 Prezzi della carne avicola 6 super+iper /kg 5 liberi servizi discount alimentari tradizionali altri 4 Carne suina Anche per quanto riguarda la carne suina i prezzi più alti del mercato sono praticati dal dettaglio tradizionale. In questo caso, recandosi presso la GD per acquistarne un chilo, si arriva a risparmiare fino a 97 centesimi, grazie ad una flessione media dei listini del -2,54% annuo a partire dal Tuttavia, dopo l impennata dei prezzi del 2001 che ha interessato tutti i canali commerciali, non si rilevano notevoli differenze tra i listini di liberi servizi, discount ed altri canali. Grafico 24 Prezzi della carne suina
17 7 super+iper /kg 6 5 liberi servizi discount alimentari tradizionali altri 4 Carne ovicaprina Diversamente dall andamento generale del settore, per la carne ovicaprina si osserva un andamento dei prezzi che vede tra i più alti quelli della GD. Nel 2003 la differenza di prezzo tra GD e discount superava 1,70 /kg mentre in generale, nell ultimo quinquennio, i prezzi nei vari canali hanno mostrato quasi tutti un tendenza all aumento. Grafico 25 Prezzi della carne ovicaprina 5,50 /kg 5,00 4,50 4,00 3,50 3,00 2,50 super+iper liberi servizi discount alimentari tradizionali altri 2,00 Altre carni Con riferimento ai prezzi delle altre carni quali coniglio, e carni equine, la differenza di prezzo per un chilo di carne tra alimentari tradizionali e discount ha raggiunto negli ultimi due anni in media quasi 2,30 /kg. In particolare, nel 2003 si registra il livello di prezzo più basso degli ultimi cinque anni, in riferimento al canale discount. Grafico 26 Prezzi delle altre carni
18 /kg super+iper liberi servizi discount alimentari tradizionali altri 5 (1) Per la metodologia della rilevazione dei dati Ismea-AcNielsen si rimanda alla nota metodologica (2) Prezzi medi derivati dal rapporto spesa/quantità Ismea Direzione Mercati e Risk Management Unità operativa Osservatori e Panel Responsabile Unità: Franca Ciccarelli (+39) Redazione e analisi: Letizia Fini (+39) Valerio Torriero (+39)
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