SISTEMI DI EQUAZIONI DIFFERENZIALI LINEARI

Dimensione: px
Iniziare la visualizzazioe della pagina:

Download "SISTEMI DI EQUAZIONI DIFFERENZIALI LINEARI"

Transcript

1 SISTEMI DI EQUAZIONI DIFFERENZIALI LINEARI DANIELE ANDREUCCI DIP. METODI E MODELLI, UNIVERSITÀ LA SAPIENZA VIA A.SCARPA 16, 161 ROMA, ITALY andreucci@dmmm.uniroma1.it 1. Lo spazio delle soluzioni Un sistema N N lineare omogeneo di equazioni differenziali ordinarie è y 1 = a 11(t)y 1 + a 12 (t)y a 1N (t)y N, y 2 = a 21(t)y 1 + a 22 (t)y a 2N (t)y N, (1.1)... y N = a N1(t)y 1 + a N2 (t)y a NN (t)y N, ove le a ij sono assegnate funzioni continue su un certo intervallo J di R, e la soluzione (y 1,..., y N ) è una N-upla di funzioni C 1 (J). Con una notazione più compatta, possiamo riscrivere (1.1) come ove a 11 (t) a 12 (t)... a 1N (t) A(t) = a 21 (t) a 22 (t)... a 2N (t) a N1 (t) a N2 (t)... a NN (t) y = A(t)y, (1.2) y 1 (t) y = y(t) = y 2 (t)..., t J. y N (t) Le soluzioni di (1.2) costituiscono uno spazio vettoriale rispetto alle usuali operazioni di somma tra vettori e prodotto per scalari. Più specificamente Proposizione 1.1. Siano y i, i = 1,..., p, soluzioni di (1.2). p c iy i lo è, per ogni scelta di scalari c i R. Dimostrazione. Ovviamente d p p c i y i = c i y i dt = p c i A(t)y i = A(t) p c i y i. Allora anche Dunque lo spazio vettoriale S delle soluzioni di (1.2) deve avere una base, la cui cardinalità coincide per definizione con la dimensione dello spazio medesimo. Ricordiamo che p elementi y 1,..., y p di S si dicono linearmente indipendenti se e solo se da c 1 y 1 + c 2 y c p y p =, c i R, i = 1,..., p, segue c i = per ogni i. Si osservi però che gli elementi dello spazio vettoriale S sono funzioni; dunque l elemento nullo nell uguaglianza sopra va inteso come funzione identicamente nulla. Possiamo quindi enunciare la definizione di 1

2 2 DANIELE ANDREUCCI lineare indipendenza di funzioni in S così: y 1,..., y p in S si dicono linearmente indipendenti se e solo se da c 1 y 1 (t) + c 2 y 2 (t) + + c p y p (t) =, per ogni t J, ove i c i sono scalari, segue c i = per ogni i. Il nostro prossimo passo sarà la determinazione di una base di S, e quindi della sua dimensione. Useremo il Lemma 1.1. Siano y i, i = 1,..., p soluzioni di (1.2). Allora le y i sono linearmente indipendenti in S se e solo se i loro valori y i (t ) in un arbitrario fissato t J sono linearmente indipendenti come vettori di R N. Dimostrazione. Equivalentemente, dimostriamo che le y i sono linearmente dipendenti in S se e solo se i vettori y i (t ) sono linearmente dipendenti in R N. Siano le y i linearmente dipendenti; allora esistono p scalari, c i, non tutti nulli, tali che c 1 y 1 (t) + c 2 y 2 (t) + + c p y p (t) =, per ogni t J. Sostituendo in questa uguaglianza t = t si ottiene che i vettori y i (t ) sono linearmente dipendenti in R N. Viceversa, supponiamo che i vettori y i (t ) siano linearmente dipendenti in R N. Allora esistono p scalari, c i, non tutti nulli, tali che c 1 y 1 (t ) + c 2 y 2 (t ) + + c p y p (t ) =. Definiamo, per questa scelta degli scalari c i, la funzione p y(t) = c i y i (t), t J. La y è una soluzione di (1.2), per la Proposizione 1.1, ed assume il dato di Cauchy nullo in t. Quindi, per il teorema di unicità, deve essere nulla per ogni t J. Ma, visto che i c i non sono tutti nulli, questo implica che le y i sono linearmente dipendenti in S. Possiamo ora dimostrare Teorema 1.1. Sia {v i i = 1,..., N} una base di R N (ossia i v i siano N vettori di R N linearmente indipendenti). Allora le N soluzioni dei problemi di Cauchy: { { { y 1 = A(t)y 1, y 2 = A(t)y 2, y N... = A(t)y N, (1.3) y 1 (t ) = v 1 ; y 2 (t ) = v 2 ; y N (t ) = v N ; costituiscono una base di S. Qui t J è fissato ad arbitrio (ma è lo stesso in ognuno degli N problemi di Cauchy). Dimostrazione. Per il Lemma 1.1, le y i, i = 1,..., N, sono linearmente indipendenti, e occorre pertanto solo dimostrare che generano tutto S. In altri termini, vogliamo mostrare che ogni soluzione y di (1.2) si può scrivere come combinazione lineare a coefficienti costanti di y 1,..., y N. Fissiamo allora una y soluzione di (1.2). Dato che per ipotesi i v i costituiscono una base di R N, esisteranno certamente N scalari c i,..., c N tali che N N y(t ) = c i v i = c i y i (t ).

3 SISTEMI DI EQUAZIONI DIFFERENZIALI LINEARI 3 Sia z definita da z(t) = N c iy i (t), per ogni t J. Allora sia z che y risolvono { w = A(t)w, w(t ) = y(t ). Per il teorema di unicità deve quindi valere z y in J, ossia N y(t) = c i y i (t), per ogni t J. Segue subito Corollario 1.1. La dimensione di S è uguale a N. Abbiamo quindi dimostrato che tutte e sole le soluzioni di (1.2) si possono scrivere come N y(t) = c i y i (t), t J, (1.4) ove le y i sono una N-upla fissata di soluzioni linearmente indipendenti (cioè una base di S), e le c i variano ad arbitrio in R. La (1.4) è perciò un integrale generale di (1.2). 2. Matrici risolventi Osservazione 2.1. Ricordiamo che, per la definizione del prodotto righe per colonne, le colonne della matrice prodotto C = AB, A matrice N N e B, C matrici N p, sono combinazioni lineari delle colonne di A. Più specificamente, se denotiamo con col j (C) = (c ij ) N la j-esima colonna della matrice C, e A = (a ij), B = (b ij ), vale ( N col j (C) = (c ij ) N = N a ih b hj)n = b hj (a ih ) N = N b hj col h (A). h=1 h=1 h=1 Ne segue che l integrale generale (1.4) può essere messo nella forma vettoriale y = Y (t)c, (2.1) ove Y è una matrice le cui colonne siano N soluzioni linearmente indipendenti di (1.2), e C R N è un arbitrario vettore colonna di scalari. Poniamo allora la Definizione 2.1. Una matrice Y le cui colonne costituiscano una base di S si dice matrice risolvente del sistema (1.2). Il seguente lemma, di dimostrazione quasi banale, risulta di grande importanza: Lemma 2.1. Sia Y una matrice risolvente di (1.2), e sia B una matrice non singolare N N (cioè det(b) ) a coefficienti reali. Allora anche Y B è una matrice risolvente di (1.2).

4 4 DANIELE ANDREUCCI Dimostrazione. Visto che ovviamente Y B è non singolare perché det(y (t)b) = det(y (t)) det(b), basterà dimostrare che tutte le colonne di Y B sono soluzioni di (1.2). Ma questo segue subito dall Osservazione 2.1 e dalla Proposizione 1.1. Una conseguenza importante di questo risultato è il seguente teorema, che dà un modo canonico di scrivere le soluzioni di problemi di Cauchy di (1.2). Teorema 2.1. Sia t J e sia Y una matrice risolvente di (1.2). Allora, posto Φ(t, t ) = Y (t)y (t ) 1, l unica soluzione di u R N, è data da y = A(t)y, y(t ) = u, (2.2) y(t) = Φ(t, t )u, t J. (2.3) Inoltre la matrice Φ non dipende da Y, ossia date due diverse matrici risolventi Y 1 e Y 2 vale Y 1 (t)y 1 (t ) 1 = Y 2 (t)y 2 (t ) 1 per ogni t J; più in generale, se Φ (t, t ) è un altra matrice con la proprietà di fornire tutte le soluzioni di (2.2) secondo (2.3), questa coincide con Φ(t, t ). Dimostrazione. Che la y definita in (2.3) sia una soluzione di (1.2) segue subito dall Osservazione 2.1 e dal Lemma 2.1. Inoltre y(t ) = Φ(t, t )u = Y (t )Y (t ) 1 u = Iu = u. Dunque la y è effettivamente l unica soluzione di (2.2). Siano poi Φ 1 (t, t ) = Y 1 (t)y 1 (t ) 1, Φ 2 (t, t ) = Y 2 (t)y 2 (t ) 1 ; per quanto sopra le due funzioni y 1 (t) = Φ 1 (t, t )u, y 2 (t) = Φ 2 (t, t )u, t J, sono entrambe soluzioni di (2.2). Per il teorema di unicità, esse devono coincidere per ogni t J, ossia per ogni fissato t J, Z := Φ 1 (t, t ) Φ 2 (t, t ), deve soddisfare Zu = per ogni u R N. Ne segue che Z è la matrice nulla. Nello stesso modo si procede per una Φ come nell enunciato. Definizione 2.2. La matrice Φ(t, t ) si dice matrice risolvente canonica, o matrice di transizione, di (1.2) in t = t. 3. Matrici risolventi per sistemi a coefficienti costanti In questa sezione ci occupiamo del caso in cui la matrice A ha tutti i coefficienti costanti, ossia a ij R per ogni ij. Il sistema diviene allora y = Ay, A matrice costante. (3.1) Diamo senza dimostrazione il seguente fondamentale Teorema 3.1. Sia A una qualunque matrice reale N N. La matrice esponenziale e ta e ta t i A i := = I + ta + t2 A 2 + t3 A , (3.2) 2! 3! i=

5 SISTEMI DI EQUAZIONI DIFFERENZIALI LINEARI 5 risulta definita per ogni t R, e vale d dt eta = Ae ta, per ogni t R. (3.3) Si ricordi che la derivazione di matrici, come anche la convergenza di una serie di matrici, va intesa elemento per elemento, come nel caso dei vettori. In (3.2) le potenze A i vanno calcolate secondo l usuale prodotto righe per colonne. Si osservi che per t = e A i A i = = I. i= La serie di matrici in (3.2) è formalmente ricopiata dallo sviluppo in serie della funzione esponenziale di numeri reali: vedi il paragrafo 3.2 sotto. Alternativamente, proprio la (3.3) permetterebbe di definire e ta come l unica soluzione di Y = AY con Y () = I. Il teorema asserisce che la serie in (3.2) converge in modo tale da rendere rigoroso lo scambio delle operazioni di serie e di derivazione (qui inteso solo formalmente) d dt eta = d dt t i A i = i= i= d t i A i dt = i ti 1 A i Usando la formula (3.3) possiamo dimostrare il = A ti 1 A i 1 (i 1)! t j A j = A = Ae ta. j! Teorema 3.2. La matrice di transizione di (3.1) in t = è e ta. Quindi la soluzione di y = Ay, y() = u, (3.4) u R N, è data da j= y(t) = e ta u, t R. (3.5) Dimostrazione. Vale infatti per ogni u R N e t R: d dt y(t) = d ( ) d dt (eta u ) = dt eta u = Ae ta u = Ay(t) ; inoltre y() = e A u = Iu = u. Dunque la matrice esponenziale coincide con l unica matrice risolvente canonica di (3.1), secondo il risultato di Teorema 2.1. Osservazione 3.1. È facile verificare che la matrice risolvente canonica per (3.1) in t = t è e (t t )A Calcolo effettivo di una matrice risolvente. In genere la matrice e ta non può essere calcolata esattamente senza sommare la serie infinita in (3.2). Tuttavia esiste un metodo che permette di trovare (basandosi su questa serie) N soluzioni linearmente indipendenti, evitando il calcolo della serie completa. Con queste soluzioni si costruisce subito l integrale generale del sistema, come spiegato sopra. Una volta trovata così una matrice risolvente Y (t), la matrice di transizione in t = è data da Y (t)y () 1 (vedi Teorema 2.1).

6 6 DANIELE ANDREUCCI Si noti però che i calcoli necessari sono comunque di solito troppo complessi per essere svolti a mano. L idea. Fissata una base (ξ 1,..., ξ N ) di R N, e assegnato un qualunque dato di Cauchy u, con u = N h=1 c hξ h, c h R, la soluzione di (3.4) si può scrivere y(t) = e ta u = e ta N h=1 c h ξ h = N c h (e ta ξ h ) = h=1 N c h h=1 i= t i A i ξ h. (3.6) L idea consiste nello scegliere opportunamente la base ξ h, in modo che tutte le N serie i= ti A i ξ h, h = 1,..., N possano, in sostanza, essere calcolate sommando solo un numero finito di termini diversi da, ossia si riducano a somme finite. Autovettori reali. Cominciamo con l osservare che questa proprietà è senza dubbio goduta dagli autovettori della matrice: sia ξ R N, ξ, un autovettore di A corrispondente a un autovalore λ R, ossia Allora vale Aξ = λξ, ossia (A λi)ξ =. (3.7) e t(a λi) ξ = t i (A λi) i ξ = i= Iξ + t(a λi)ξ + t2 (A λi) 2 ξ 2! + t3 (A λi) 3 ξ 3! +... = Iξ = ξ. Quindi se per esempio la matrice A ha una base di autovettori ξ h come sopra (con autovalori λ h R), le N soluzioni linearmente indipendenti sono 1 e ta ξ h = e t(λ hi+a λ h I) ξ h = e tλ hi e t(a λ hi) ξ h = e tλ hi ξ h = e λ ht ξ h. (3.8) Si noti che ragionando come sopra, si dimostra che e ta ξ è una soluzione (complessa), anche se ξ è un autovettore corrispondente a un autovalore complesso. Poiché a noi interessano soluzioni reali, il caso di autovalori complessi viene trattato a parte nel seguito. Autovettori generalizzati. Poiché però non tutte le matrici hanno una base di autovettori, occorre in generale cercare i vettori linearmente indipendenti ξ h non solo tra gli autovettori, ma tra gli autovettori generalizzati di A: per definizione si dice che ξ C N, ξ, è un autovettore generalizzato di A se esistono un autovalore λ C di A e un m N tali che (A λi) m ξ =. (3.9) Più precisamente, si dice che ξ è un autovettore m-generalizzato corrispondente a λ. Chiaramente, se m = 1 l autovettore generalizzato è un autovettore in senso tradizionale. 1 La seconda e l ultima uguaglianza in (3.8) richiederebbero una dimostrazione, che è facile nel caso dell ultima uguaglianza, ma lo è meno nel caso della seconda.

7 SISTEMI DI EQUAZIONI DIFFERENZIALI LINEARI 7 Se ξ è un autovettore m-generalizzato di A corrispondente a λ, vale e t(a λi) ξ = t i (A λi) i ξ = i= m 1 i= Iξ + t(a λi)ξ + t2 (A λi) 2 ξ 2! t i (A λi) i ξ = + + tm 1 (A λi) m 1 ξ (m 1)! =: Q(t; λ, ξ), (3.1) ove Q è un polinomio di grado m 1 in t (naturalmente con coefficienti vettoriali). Dunque e ta ξ = e t(λi+a λi) ξ = e tλi e t(a λi) ξ = e tλi Q(t; λ, ξ) = e λt Q(t; λ, ξ). (3.11) Osserviamo per inciso che Q(t; λ, ξ) = ξ se m = 1. Dunque anche gli autovettori generalizzati danno luogo a soluzioni che si possono calcolare sommando solo un numero finito di termini nella serie e ta ξ. Se si trova una base di autovettori generalizzati reali, è a questo punto chiaro come procedere per scrivere un integrale generale di (3.1). Il caso di autovalori complessi. Tuttavia, si noti che in generale gli autovalori possono essere complessi. Dato che gli autovalori di A sono tutte e sole le radici dell equazione polinomiale a coefficienti reali det(a λi) =, (3.12) se λ = β +iγ (β, γ R, γ ) è un autovalore, anche il suo coniugato λ = β iγ lo è. In questo caso, con la notazione di (3.11), osserviamo che e ta ξ = e βt (cos γt + i sin γt)[q 1 (t) + iq 2 (t)], (3.13) ove Q 1 (t) = Re Q(t; λ, ξ), Q 2 (t) = Im Q(t; λ, ξ). (3.13) si riscrive come Svolte le moltiplicazioni, la e ta ξ = e βt (Q 1 (t) cosγt Q 2 (t) sin γt) + ie βt (Q 2 (t) cos γt + Q 1 (t) sinγt) =: y 1 (t) + iy 2 (t), con y i, i = 1, 2 funzioni reali. È facile verificare che y 1 e y 2 sono separatamente soluzioni del sistema differenziale. Infatti, sappiamo la che e ta ξ è una soluzione e dunque: [y 1 (t) + iy 2 (t)] = [e ta ξ] = Ae ta ξ = A[y 1 (t) + iy 2 (t)] = [Ay 1 (t) + iay 2 (t)]. Dato che A è una matrice reale, uguagliando le parti reale e immaginaria dei membri di destra e di sinistra si ottiene y i = Ay i, i = 1, 2. Perciò da ogni soluzione complessa si estraggono due soluzioni reali del sistema; questo è il motivo per cui nello schema illustrato sotto, considereremo solo uno degli autovalori complessi λ per ogni coppia di coniugio λ, λ di soluzioni di (3.12). Ecco infine il metodo di calcolo, che diamo senza dimostrazione: 1) Si determinino tutti gli autovalori di A, ossia tutte le radici distinte λ k C, k = 1,..., p dell equazione (3.12); quindi 1 p N. Sia ν k la molteplicità algebrica di λ k ; dunque p k=1 ν k = N. 2) Per ogni autovalore reale λ k, e per uno tra λ k e λ k in ogni coppia di autovalori complessi coniugati: si trovino tutti gli autovettori linearmente indipendenti con autovalore λ k. Se questi sono in numero inferiore a ν k, si cerchino gli autovettori 2-generalizzati corrispondenti a λ k, poi quelli 3-generalizzati, e così via. Ad ogni

8 8 DANIELE ANDREUCCI passo si troverà almeno un autovettore generalizzato linearmente indipendente dai precedenti, finché se ne saranno trovati esattamente ν k. 3) Per ogni autovalore reale λ k : siano ξ kh, h = 1,..., ν k autovettori generalizzati (reali) corrispondenti a λ k e linearmente indipendenti; allora le e λ kt Q(t; λ k, ξ k1 ), e λ kt Q(t; λ k, ξ k2 ),... e λ kt Q(t; λ k, ξ kνk ), sono ν k soluzioni linearmente indipendenti di (3.1). Si noti che i Q(t; λ k, ξ kh ) (definiti in (3.1)) sono polinomi in t di gradi (in genere) diversi tra di loro, ma comunque inferiori a ν k. 4) Per ogni coppia di autovalori complessi coniugati λ k = β k + iγ k, λ k = β k iγ k : siano ξ kh, h = 1,..., ν k autovettori generalizzati corrispondenti a λ k e linearmente indipendenti; allora, posto per ogni ξ kh con Q 1 e Q 2 polinomi reali, le Q(t; λ k, ξ kh ) = Q 1 (t; λ k, ξ kh ) + iq 2 (t; λ k, ξ kh ), e β kt [Q 1 (t; λ k, ξ kh ) cos(γ k t) Q 2 (t; λ k, ξ kh ) sin(γ k t)], e β kt [Q 2 (t; λ k, ξ kh ) cos(γ k t) + Q 1 (t; λ k, ξ kh ) sin(γ k t)], sono 2ν k soluzioni linearmente indipendenti di (3.1). Si noti che i Q i (t; λ k, ξ kh ) sono polinomi in t di gradi (in genere) diversi tra di loro, ma comunque inferiori a ν k. 5) Le soluzioni trovate nei punti 3) e 4) sono in numero complessivo di N e sono linearmente indipendenti; dunque danno un integrale generale del sistema differenziale a coefficienti costanti (3.1). In altri termini, la matrice Y le cui colonne sono le N soluzioni trovate sopra è una matrice risolvente Complementi: La serie esponenziale. Per ogni t R vale t e t = 1 + = 1 + t + = 1 + t + e τ 1 dτ 1 = 1 + t τ 1 t t ( 1 + τ 1 e τ 2 dτ 2 dτ 1 = 1 + t + τ 1 dτ 1 + t = 1 + t + t2 2 + t = 1 + t + t2 2 + t τ 1 τ 2 τ 1 τ 2 = 1 + t + t2 2 + t ( 1 + τ dτ 1 + e τ 2 dτ 2 ) dτ 1 t τ 1 e τ 3 dτ 3 dτ 2 dτ 1 τ 3 t τ 1 τ 2 τ 3 t τ 1 τ 2 τ 3 ( 1 + τ 2 e τ 4 dτ 4 ) dτ 3 dτ 2 dτ 1 e τ 4 dτ 4 dτ 3 dτ 2 dτ 1 e τ 4 dτ 4 dτ 3 dτ 2 dτ 1. e τ 3 dτ 3 ) dτ 2 dτ 1 (3.14)

9 SISTEMI DI EQUAZIONI DIFFERENZIALI LINEARI 9 È chiaro che procedendo in questo modo si arriva a dimostrare per ogni n e t = 1 + t + t2 2! + t3 3! + + tn n! + R n+1(t), (3.15) ove R n+1 è dato dagli n + 1 integrali ripetuti Vale R n+1 (t) R n+1 (t) = t τ 1 t τ 1... τ n... τ n e τ n+1 dτ n+1... dτ 2 dτ 1. (3.16) e t dτ n+1... dτ 2 dτ 1 = e t t n+1 (n + 1)!. Sia k 1 il più grande intero minore o uguale a t se t 1, o k = 1 altrimenti. Quindi per n si ha R n+1 (t) e t t t t k t k t n + 1 = C(t) t k t n + 1 C(t) ( ) t n+1 k, k + 1 perché t < k + 1. Qui C(t) risulta definita dall uguaglianza sopra e non dipende da n perché k non dipende da n. Dunque prendendo il limite n in (3.15) si ottiene per ogni t R e t = 1 + t + t2 2! + t3 3! + + tn n! + = t n n!. (3.17) Questo sviluppo in serie di e t vale, di fatto, anche per tutti i numeri complessi t. n= 4. Il caso delle equazioni di ordine n Consideriamo sistemi che provengono da equazioni lineari a coefficienti costanti, nella forma y (n) + a 1 y (n 1) + a 2 y (n 2) + + a n 1 y + a n y =, (4.1) con a 1,... a n numeri reali, e n 1. Con le posizioni y 1 = y, y 2 = y, y 3 = y,... y n = y (n 1), la (4.1) può essere scritta nella forma vettoriale, o di sistema, y 1 = y 2, y 2 = y 3,... y n 2 = y n, y n = a ny 1 a n 1 y 2 a 1 y n. (4.2)

10 1 DANIELE ANDREUCCI La corrispondente matrice dei coefficienti è data da A = (4.3) a n a n 1 a n 2... a 1 Seguendo le idee del paragrafo 3.1, siamo interessati a trovare gli autovalori di A. Vale Proposizione 4.1. Per ogni λ R si ha ( 1) n det(a λi) = λ n + a 1 λ n 1 + a 2 λ n a n 1 λ + a n. (4.4) Dimostrazione. Procediamo per induzione. Per n = 2 det(a λi) = λ 1 a 2 a 1 λ = λ2 + a 1 λ + a 2. Quindi la (4.4) è verificata in questo caso. Supponiamo poi lo sia nel caso n 1. Allora vale λ 1... λ 1... det(a λi) = a n a n 1 a n 2... a 1 λ λ = λ ( 1) n a n λ a n 1 a n 2... a 1 λ... 1 = λ( 1) n 1 (λ n 1 + a 1 λ n 2 + a 2 λ n a n 1 ) + ( 1) n a n Si è usata qui l ipotesi di induzione. = ( 1) n (λ n + a 1 λ n 1 + a 2 λ n a n 1 λ + a n ). Definizione 4.1. Il polinomio nel termine di destra della (4.4) si dice polinomio caratteristico dell equazione (4.1), mentre l equazione si dice equazione caratteristica. λ n + a 1 λ n 1 + a 2 λ n a n 1 λ + a n = (4.5) Procedendo come indicato nel paragrafo 3.1 si perviene al seguente metodo di calcolo dell integrale generale della (4.1): (1) Determinare tutte le radici dell equazione caratteristica (4.5); indichiamo con λ 1,... λ r le radici reali distinte, e con α 1 ± iβ 1,... α s ± iβ s le radici complesse coniugate distinte (i è l unità immaginaria, e α k, β k sono reali). (2) Ad ogni radice reale λ k, di molteplicità algebrica 1 ν k n si associano le ν k funzioni e λ kt, te λ kt, t 2 e λ kt,... t ν k 1 e λ kt. (4.6)

11 SISTEMI DI EQUAZIONI DIFFERENZIALI LINEARI 11 (3) Ad ogni coppia di radici complesse coniugate α k ± iβ k, di molteplicità algebrica 1 ν k n si associano le 2 ν k funzioni sin(β k t)e α kt, t sin(β k t)e α kt,... t ν k 1 sin(β k t)e α kt, cos(β k t)e α kt, t cos(β k t)e α kt,... t ν k 1 cos(β k t)e α kt. (4) Le funzioni in (4.6) e in (4.7) sono in numero di ν ν r + 2 ν ν s = n, (4.7) e costituiscono una base per lo spazio delle soluzioni di (4.1), ossia ogni soluzione di quest ultima si esprime come combinazione lineare a coefficienti costanti di tali funzioni.

0.1 Spazi Euclidei in generale

0.1 Spazi Euclidei in generale 0.1. SPAZI EUCLIDEI IN GENERALE 1 0.1 Spazi Euclidei in generale Sia V uno spazio vettoriale definito su R. Diremo, estendendo una definizione data in precedenza, che V è uno spazio vettoriale euclideo

Dettagli

Autovalori, Autovettori, Diagonalizzazione.

Autovalori, Autovettori, Diagonalizzazione. Autovalori Autovettori Diagonalizzazione Autovalori e Autovettori Definizione Sia V uno spazio vettoriale sul campo K = R o C e sia T : V V un endomorfismo Un vettore non nullo v V \ {O} si dice autovettore

Dettagli

Equazioni differenziali lineari del secondo ordine a coefficienti costanti

Equazioni differenziali lineari del secondo ordine a coefficienti costanti Equazioni differenziali lineari del secondo ordine a coefficienti costanti 0.1 Introduzione Una equazione differenziale del secondo ordine è una relazione del tipo F (t, y(t), y (t), y (t)) = 0 (1) Definizione

Dettagli

Matrice esponenziale e sistemi differenziali lineari a coefficienti costanti

Matrice esponenziale e sistemi differenziali lineari a coefficienti costanti Matrice esponenziale e sistemi differenziali lineari a coefficienti costanti Matrice esponenziale Sia A R n,n una matrice quadrata n n Per definire l esponenziale di A, prendiamo spunto dall identità e

Dettagli

NOTE DI ALGEBRA LINEARE v = a 1 v a n v n, w = b 1 v b n v n

NOTE DI ALGEBRA LINEARE v = a 1 v a n v n, w = b 1 v b n v n NOTE DI ALGEBRA LINEARE 2- MM 9 NOVEMBRE 2 Combinazioni lineari e generatori Sia K un campo e V uno spazio vettoriale su K Siano v,, v n vettori in V Definizione Un vettore v V si dice combinazione lineare

Dettagli

4 Autovettori e autovalori

4 Autovettori e autovalori 4 Autovettori e autovalori 41 Cambiamenti di base Sia V uno spazio vettoriale tale che dim V n Si è visto in sezione 12 che uno spazio vettoriale ammette basi distinte, ma tutte con la medesima cardinalità

Dettagli

0.1 Condizione sufficiente di diagonalizzabilità

0.1 Condizione sufficiente di diagonalizzabilità 0.1. CONDIZIONE SUFFICIENTE DI DIAGONALIZZABILITÀ 1 0.1 Condizione sufficiente di diagonalizzabilità È naturale porsi il problema di sapere se ogni matrice sia o meno diagonalizzabile. Abbiamo due potenziali

Dettagli

Sistemi differenziali 2 2: esercizi svolti. 1 Sistemi lineari Stabilità nei sistemi lineari

Sistemi differenziali 2 2: esercizi svolti. 1 Sistemi lineari Stabilità nei sistemi lineari Sistemi differenziali : esercizi svolti 1 Sistemi lineari Stabilità nei sistemi lineari 14 1 Sistemi differenziali : esercizi svolti 1 Sistemi lineari Gli esercizi contrassegnati con il simbolo * presentano

Dettagli

Autovalori e autovettori, matrici simmetriche e forme quadratiche (cenni) (prof. M. Salvetti)

Autovalori e autovettori, matrici simmetriche e forme quadratiche (cenni) (prof. M. Salvetti) Autovalori e autovettori, matrici simmetriche e forme quadratiche (cenni) (prof. M. Salvetti) April 14, 2011 (alcune note non complete sugli argomenti trattati: eventuali completamenti saranno aggiunti)

Dettagli

Corso di Matematica Discreta. Anno accademico Appunti sulla diagonalizzazione.

Corso di Matematica Discreta. Anno accademico Appunti sulla diagonalizzazione. Corso di Matematica Discreta. Anno accademico 2008-2009 Appunti sulla diagonalizzazione. Autovalori e autovettori di un endomorfismo lineare. Sia T : V V una applicazione lineare da uno spazio vettoriale

Dettagli

La forma normale di Schur

La forma normale di Schur La forma normale di Schur Dario A Bini, Università di Pisa 30 ottobre 2013 Sommario Questo modulo didattico contiene risultati relativi alla forma normale di Schur, alle sue proprietà e alle sue applicazioni

Dettagli

Operazioni tra matrici e n-uple

Operazioni tra matrici e n-uple CAPITOLO Operazioni tra matrici e n-uple Esercizio.. Date le matrici 0 4 e dati λ = 5, µ =, si calcoli AB, BA, A+B, B A, λa+µb. Esercizio.. Per ognuna delle seguenti coppie di matrici A, B e scalari λ,

Dettagli

LEZIONE 12. v = α 1 v α n v n =

LEZIONE 12. v = α 1 v α n v n = LEZIONE 12 12.1. Combinazioni lineari. Definizione 12.1.1. Sia V uno spazio vettoriale su k = R, C e v 1,..., v n V vettori fissati. Un vettore v V si dice combinazione lineare di v 1,..., v n se esistono

Dettagli

Definizione 1. Una matrice n m a coefficienti in K é una tabella del tipo. ... K m, detto vettore riga i-esimo, ed a im

Definizione 1. Una matrice n m a coefficienti in K é una tabella del tipo. ... K m, detto vettore riga i-esimo, ed a im APPUNTI ed ESERCIZI su matrici, rango e metodo di eliminazione di Gauss Corso di Laurea in Chimica, Facoltà di Scienze MM.FF.NN., UNICAL (Dott.ssa Galati C.) Rende, 23 Aprile 2010 Matrici, rango e metodo

Dettagli

ESERCIZI SUI SISTEMI LINEARI

ESERCIZI SUI SISTEMI LINEARI ESERCIZI SUI SISTEMI LINEARI Consideriamo ora il sistema lineare omogeneo a coefficienti costanti associato alla matrice A M n n, cioè SLO Vale il seguente = A. Teorema. Sia v R n \ } e sia λ C. Condizione

Dettagli

Spazi Vettoriali ed Applicazioni Lineari

Spazi Vettoriali ed Applicazioni Lineari Spazi Vettoriali ed Applicazioni Lineari 1. Sottospazi Definizione. Sia V uno spazio vettoriale sul corpo C. Un sottoinsieme non vuoto W di V è un sottospazio vettoriale di V se è chiuso rispetto alla

Dettagli

Riassumiamo le proprietà dei numeri reali da noi utilizzate nel corso di Geometria.

Riassumiamo le proprietà dei numeri reali da noi utilizzate nel corso di Geometria. Capitolo 2 Campi 2.1 Introduzione Studiamo ora i campi. Essi sono una generalizzazione dell insieme R dei numeri reali con le operazioni di addizione e di moltiplicazione. Nel secondo paragrafo ricordiamo

Dettagli

Corso di Calcolo Numerico

Corso di Calcolo Numerico Corso di Laurea in Ingegneria Gestionale Sede di Fermo Corso di 8 - METODI ITERATIVI PER I SISTEMI LINEARI Norme Una norma in R n è una funzione. : R n R tale che x 0 x R n ; x = 0 x = 0; αx = α x ; x

Dettagli

LEZIONE 16 A = Verifichiamo se qualcuna fra le entrate a di A è suo autovalore. determinare per quale entrata a di A risulta rk(a ai 2 ) 1.

LEZIONE 16 A = Verifichiamo se qualcuna fra le entrate a di A è suo autovalore. determinare per quale entrata a di A risulta rk(a ai 2 ) 1. LEZIONE 16 16.1. Autovalori, autovettori ed autospazi di matrici. Introduciamo la seguente definizione. Definizione 16.1.1. Siano k = R, C e A k n,n. Un numero λ k si dice autovalore di A su k) se rka

Dettagli

AUTOVALORI. NOTE DI ALGEBRA LINEARE

AUTOVALORI. NOTE DI ALGEBRA LINEARE AUTOVALORI. NOTE DI ALGEBRA LINEARE 2010-11 MARCO MANETTI: 21 GENNAIO 2011 1. Il polinomio minimo Sia f : V V un endomorfismo lineare di uno spazio vettoriale di dimensione finita sul campo K. Per ogni

Dettagli

Appunti sulle equazioni differenziali lineari a coefficienti costanti del secondo ordine

Appunti sulle equazioni differenziali lineari a coefficienti costanti del secondo ordine Appunti sulle equazioni differenziali lineari a coefficienti costanti del secondo ordine A. Figà-Talamanca 22 maggio 2005 L equazione differenziale y + ay + by = 0, (1) dove a e b sono costanti, si chiama

Dettagli

Autovalori e autovettori

Autovalori e autovettori Autovalori e autovettori Definizione 1 (per endomorfismi). Sia V uno spazio vettoriale su di un campo K e f : V V un suo endomorfismo. Si dice autovettore per f ogni vettore x 0 tale che f(x) = λx, per

Dettagli

Appunti su Indipendenza Lineare di Vettori

Appunti su Indipendenza Lineare di Vettori Appunti su Indipendenza Lineare di Vettori Claudia Fassino a.a. Queste dispense, relative a una parte del corso di Matematica Computazionale (Laurea in Informatica), rappresentano solo un aiuto per lo

Dettagli

Complemento ortogonale e proiezioni

Complemento ortogonale e proiezioni Complemento ortogonale e proiezioni Dicembre 9 Complemento ortogonale di un sottospazio Sie E un sottospazio di R n Definiamo il complemento ortogonale di E come l insieme dei vettori di R n ortogonali

Dettagli

Equivalentemente, le colonne di A sono linearmente indipendenti se e solo se

Equivalentemente, le colonne di A sono linearmente indipendenti se e solo se Lezioni di Algebra Lineare. Versione novembre 2008 VI. Il determinante Il determinante det A di una matrice A, reale e quadrata, è un numero reale associato ad A. Dunque det è una funzione dall insieme

Dettagli

Esistenza ed unicità per equazioni differenziali

Esistenza ed unicità per equazioni differenziali Esistenza ed unicità per equazioni differenziali Per concludere queste lezioni sulle equazioni differenziali vogliamo dimostrare il teorema esistenza ed unicità per il problema di Cauchy. Faremo la dimostrazione

Dettagli

Parte 8. Prodotto scalare, teorema spettrale

Parte 8. Prodotto scalare, teorema spettrale Parte 8. Prodotto scalare, teorema spettrale A. Savo Appunti del Corso di Geometria 3-4 Indice delle sezioni Prodotto scalare in R n, Basi ortonormali, 4 3 Algoritmo di Gram-Schmidt, 7 4 Matrici ortogonali,

Dettagli

SISTEMI DI EQUAZIONI DIFFERENZIALI- ESERCIZI SVOLTI

SISTEMI DI EQUAZIONI DIFFERENZIALI- ESERCIZI SVOLTI SISTEMI DI EQUAZIONI DIFFERENZIALI- ESERCIZI SVOLTI Generalità sui sistemi Sia xt, yt la soluzione del problema di Cauchy Posto vt = e xtyt, calcolare v x = 3x x = y = x y = 0 Sia x = 3x y y = x + y Scrivere

Dettagli

Geometria e Topologia I (U1-4) 2006-mag-10 61

Geometria e Topologia I (U1-4) 2006-mag-10 61 Geometria e Topologia I (U1-4) 2006-mag-10 61 (15.9) Teorema. Consideriamo il piano affine. Se A A 2 (K) è un punto e r una retta che non passa per A, allora esiste unica la retta per A che non interseca

Dettagli

MATRICI E SISTEMI LINEARI

MATRICI E SISTEMI LINEARI 1 Rappresentazione di dati strutturati MATRICI E SISTEMI LINEARI Gli elementi di una matrice, detti coefficienti, possono essere qualsiasi e non devono necessariamente essere omogenei tra loro; di solito

Dettagli

Forma canonica di Jordan

Forma canonica di Jordan Capitolo INTRODUZIONE Forma canonica di Jordan Siano λ i, per i =,, h, gli autovalori distinti della matrice A e siano r i i corrispondenti gradi di molteplicità all interno del polinomio caratteristico:

Dettagli

Sistemi di equazioni differenziali

Sistemi di equazioni differenziali Capitolo 5 Sistemi di equazioni differenziali Molti problemi sono governati non da una singola equazione differenziale, ma da un sistema di più equazioni. Ad esempio questo succede se si vuole descrivere

Dettagli

a + 2b + c 3d = 0, a + c d = 0 c d

a + 2b + c 3d = 0, a + c d = 0 c d SPAZI VETTORIALI 1. Esercizi Esercizio 1. Stabilire quali dei seguenti sottoinsiemi sono sottospazi: V 1 = {(x, y, z) R 3 /x = y = z} V = {(x, y, z) R 3 /x = 4} V 3 = {(x, y, z) R 3 /z = x } V 4 = {(x,

Dettagli

LeLing12: Ancora sui determinanti.

LeLing12: Ancora sui determinanti. LeLing2: Ancora sui determinanti. Ārgomenti svolti: Sviluppi di Laplace. Prodotto vettoriale e generalizzazioni. Rango e determinante: i minori. Il polinomio caratteristico. Ēsercizi consigliati: Geoling

Dettagli

2.1 Esponenziale di matrici

2.1 Esponenziale di matrici ¾ ½ º¼ º¾¼½ Queste note (attualmente e probabilmente per un bel po sono altamente provvisorie e (molto probabilmente non prive di errori Esponenziale di matrici Esercizio : Data la matrice λ A λ calcolare

Dettagli

ESERCIZI sui VETTORI

ESERCIZI sui VETTORI ESERCIZI sui VETTORI 1. Calcolare la somma di v 1 (2, 3) e v 2 (1, 4). 2. Calcolare la somma di v 1 (1, 5, 4) e v 2 (6, 8, 2). 3. Calcolare il prodotto di α = 2 e v 1 (1, 4). 4. Calcolare il prodotto di

Dettagli

7. Equazioni differenziali

7. Equazioni differenziali 18 Sezione 7. Equazioni differenziali 7. Equazioni differenziali [versione: 25/5/2012] Richiamo delle nozioni fondamentali In un equazione differenziale l incognita da determinare è una funzione (e non

Dettagli

Appunti di ALGEBRA LINEARE

Appunti di ALGEBRA LINEARE Appunti di ALGEBRA LINEARE Corso di Laurea in Chimica A. A. 2009/200 Capitolo SPAZI VETTORIALI In matematica si incontrano spesso insiemi di elementi su cui sono definite delle operazioni che godono di

Dettagli

Sviluppi e derivate delle funzioni elementari

Sviluppi e derivate delle funzioni elementari Sviluppi e derivate delle funzioni elementari In queste pagine dimostriamo gli sviluppi del prim ordine e le formule di derivazioni delle principali funzioni elementari. Utilizzeremo le uguaglianze lim

Dettagli

Numeri di Fibonacci, Autovalori ed Autovettori.

Numeri di Fibonacci, Autovalori ed Autovettori. Numeri di Fibonacci, Autovalori ed Autovettori. I numeri sulla Mole Antonelliana. Ecco i numeri sulla Mole:,,, 3,, 8, 3,, 34,, 89, 44, 33, 377, 6, 987, dove ogni nuovo numero rappresenta la somma dei due

Dettagli

Spazi vettoriali euclidei.

Spazi vettoriali euclidei. Spazi vettoriali euclidei Prodotto scalare, lunghezza e ortogonalità in R n Consideriamo lo spazio vettoriale R n = { =,,, n R}, n con la somma fra vettori e il prodotto di un vettore per uno scalare definiti

Dettagli

x1 + 2x 2 + 3x 3 = 0 nelle tre incognite x 1, x 2, x 3. Possiamo risolvere l equazione ricavando l incognita x 1 x 1 = 2x 2 3x 3 2r 1 3r 2 x 2 x 3

x1 + 2x 2 + 3x 3 = 0 nelle tre incognite x 1, x 2, x 3. Possiamo risolvere l equazione ricavando l incognita x 1 x 1 = 2x 2 3x 3 2r 1 3r 2 x 2 x 3 Matematica II -..9 Spazio delle soluzioni di un sistema lineare omogeneo.. Consideriamo l equazione lineare omogenea nelle tre incognite x, x, x 3. x + x + 3x 3 = Possiamo risolvere l equazione ricavando

Dettagli

I. Foglio di esercizi su vettori linearmente dipendenti e linearmente indipendenti. , v 2 = α v 1 + β v 2 + γ v 3. α v 1 + β v 2 + γ v 3 = 0. + γ.

I. Foglio di esercizi su vettori linearmente dipendenti e linearmente indipendenti. , v 2 = α v 1 + β v 2 + γ v 3. α v 1 + β v 2 + γ v 3 = 0. + γ. ESERCIZI SVOLTI DI ALGEBRA LINEARE (Sono svolti alcune degli esercizi proposti nei fogli di esercizi su vettori linearmente dipendenti e vettori linearmente indipendenti e su sistemi lineari ) I. Foglio

Dettagli

Dimostrazione. Indichiamo con α e β (finiti o infiniti) gli estremi dell intervallo I. Poniamo

Dimostrazione. Indichiamo con α e β (finiti o infiniti) gli estremi dell intervallo I. Poniamo C.6 Funzioni continue Pag. 114 Dimostrazione del Corollario 4.25 Corollario 4.25 Sia f continua in un intervallo I. Supponiamo che f ammetta, per x tendente a ciascuno degli estremi dell intervallo, iti

Dettagli

1-Forme Differenziali

1-Forme Differenziali 1-Forme Differenziali 30 novembre 2011 1 Definizioni di base Siano n N e A R n un insieme aperto. Con (R n ) denotiamo il duale topologico di R n, cioè l insieme (R n ) = {p : R n R : R-lineari e continue}.

Dettagli

1 Primitive e integrali indefiniti

1 Primitive e integrali indefiniti Analisi Matematica 2 CORSO DI STUDI IN SMID CORSO DI ANALISI MATEMATICA 2 CAPITOLO 2 CALCOLO INTEGRALE Primitive e integrali indefiniti. Definizione di primitiva e di integrale indefinito Data una funzione

Dettagli

LEZIONE 3. a + b + 2c + e = 1 b + d + g = 0 3b + f + 3g = 2. a b c d e f g

LEZIONE 3. a + b + 2c + e = 1 b + d + g = 0 3b + f + 3g = 2. a b c d e f g LEZIONE 3 3.. Matrici fortemente ridotte per righe. Nella precedente lezione abbiamo introdotto la nozione di soluzione di un sistema di equazioni lineari. In questa lezione ci poniamo il problema di descrivere

Dettagli

Pagine di Algebra lineare. di premessa al testo Pagine di Geometria di Sara Dragotti. Parte terza: SISTEMI LINEARI

Pagine di Algebra lineare. di premessa al testo Pagine di Geometria di Sara Dragotti. Parte terza: SISTEMI LINEARI Pagine di Algebra lineare di premessa al testo Pagine di Geometria di Sara Dragotti Parte terza: SISTEMI LINEARI 1. Definizioni Dato un campo K ed m 1 polinomi su K in n indeterminate di grado non superiore

Dettagli

Metodi per la risoluzione di sistemi lineari

Metodi per la risoluzione di sistemi lineari Metodi per la risoluzione di sistemi lineari Sistemi di equazioni lineari. Rango di matrici Come è noto (vedi [] sez.0.8), ad ogni matrice quadrata A è associato un numero reale det(a) detto determinante

Dettagli

Matrici simili. Matrici diagonalizzabili.

Matrici simili. Matrici diagonalizzabili. Matrici simili. Matrici diagonalizzabili. Definizione (Matrici simili) Due matrici quadrate A, B si dicono simili se esiste una matrice invertibile P tale che B = P A P. () interpretazione: cambio di base.

Dettagli

04 - Numeri Complessi

04 - Numeri Complessi Università degli Studi di Palermo Scuola Politecnica Dipartimento di Scienze Economiche, Aziendali e Statistiche Appunti del corso di Matematica 04 - Numeri Complessi Anno Accademico 2015/2016 M. Tumminello,

Dettagli

misura. Adesso, ad un arbitrario punto P dello spazio associamo una terna di numeri reali x

misura. Adesso, ad un arbitrario punto P dello spazio associamo una terna di numeri reali x 4. Geometria di R 3. Questo paragrafo è molto simile al paragrafo : tratta infatti delle proprietà geometriche elementari dello spazio R 3. Per assegnare delle coordinate nello spazio, fissiamo innanzitutto

Dettagli

04 - Numeri Complessi

04 - Numeri Complessi Università degli Studi di Palermo Facoltà di Economia CdS Statistica per l Analisi dei Dati Appunti del corso di Matematica 04 - Numeri Complessi Anno Accademico 2013/2014 M. Tumminello, V. Lacagnina e

Dettagli

determinare una soluzione y(t) dell equazione completa e, quindi dedurne tutte le y(t) soluzioni dell equazione.

determinare una soluzione y(t) dell equazione completa e, quindi dedurne tutte le y(t) soluzioni dell equazione. ANALISI VETTORIALE Soluzione esercizi 4 febbraio 2011 10.1. Esercizio. Assegnata l equazione lineare omogenea di primo ordine y + a y = 0 determinare le soluzioni di tale equazione in corrispondenza ai

Dettagli

SPAZI VETTORIALI CON PRODOTTO SCALARE A =

SPAZI VETTORIALI CON PRODOTTO SCALARE A = SPAZI VETTORIALI CON PRODOTTO SCALARE Esercizi Esercizio. Nello spazio euclideo standard (R 2,, ) sia data la matrice 2 3 A = 3 2 () Determinare una base rispetto alla quale A sia la matrice di un endomorfismo

Dettagli

LEZIONE 11. s V : V V V (v 1, v 2 ) v 1 + v 2 = s V (v 1, v 2 ), p V : k V V. per cui valgono:

LEZIONE 11. s V : V V V (v 1, v 2 ) v 1 + v 2 = s V (v 1, v 2 ), p V : k V V. per cui valgono: LEZIONE 11 11.1. Spazi vettoriali ed esempi. La nozione di spazio vettoriale generalizza quanto visto nelle lezioni precedenti: l insieme k m,n delle matrici m n a coefficienti in k = R, C, l insieme V

Dettagli

1 Indipendenza lineare e scrittura unica

1 Indipendenza lineare e scrittura unica Geometria Lingotto. LeLing7: Indipendenza lineare, basi e dimensione. Ārgomenti svolti: Indipendenza lineare e scrittura unica. Basi e dimensione. Coordinate. Ēsercizi consigliati: Geoling. Indipendenza

Dettagli

La formula di Taylor per funzioni di più variabili

La formula di Taylor per funzioni di più variabili La formula di Taylor per funzioni di più variabili Il polinomio di Taylor Due variabili. Sia A R 2 un aperto, f : A R una funzione sufficientemente regolare, (x, y) un punto di A. Sia (h, k) un vettore

Dettagli

AUTOVALORI, AUTOVETTORI, AUTOSPAZI

AUTOVALORI, AUTOVETTORI, AUTOSPAZI AUTOVALORI, AUTOVETTORI, AUTOSPAZI. Esercizi Esercizio. Sia f : R 3 R 3 l endomorfismo definito da f(x, y, z) = (x+y, y +z, x+z). Calcolare gli autovalori ed una base per ogni autospazio di f. Dire se

Dettagli

Fissiamo nel piano un sistema di riferimento cartesiano ortogonale O, x, y, u.

Fissiamo nel piano un sistema di riferimento cartesiano ortogonale O, x, y, u. Fissiamo nel piano un sistema di riferimento cartesiano ortogonale O, x, y, u. Definizione Una conica è il luogo dei punti, propri o impropri, reali o immaginari, che con le loro coordinate omogenee (x,

Dettagli

i) la somma e il prodotto godano delle proprietà associativa, commutativa e distributiva;

i) la somma e il prodotto godano delle proprietà associativa, commutativa e distributiva; 1 Spazi vettoriali 11 Definizioni ed assiomi Definizione 11 Un campo è un insieme K dotato di una operazione somma K K K, (x, y) x + y e di una operazione prodotto K K K, (x, y) xy tali che i) la somma

Dettagli

1 Il polinomio minimo.

1 Il polinomio minimo. Abstract Il polinomio minimo, così come il polinomio caratterisico, è un importante invariante per le matrici quadrate. La forma canonica di Jordan è un approssimazione della diagonalizzazione, e viene

Dettagli

Capitolo 6. Sistemi lineari di equazioni differenziali. 1

Capitolo 6. Sistemi lineari di equazioni differenziali. 1 Capitolo 6 Sistemi lineari di equazioni differenziali L integrale generale In questo capitolo utilizzeremo la forma canonica di Jordan per studiare alcuni tipi di equazioni differenziali Un sistema lineare

Dettagli

Corso di Calcolo Numerico

Corso di Calcolo Numerico Corso di Laurea in Ingegneria Gestionale Sede di Fermo Corso di 9 - EQUAZIONI DIFFERENZIALI ORDINARIE valori iniziali Valori iniziali Ci occuperemo della soluzione numerica di equazioni del prim ordine

Dettagli

Metodi per la risoluzione di sistemi lineari

Metodi per la risoluzione di sistemi lineari Metodi per la risoluzione di sistemi lineari 1 Sistemi di equazioni lineari 1.1 Determinante di matrici quadrate Ad ogni matrice quadrata A è associato un numero reale det(a) detto determinante della matrice

Dettagli

ESERCIZI SULLE EQUAZIONI DIFFERENZIALI

ESERCIZI SULLE EQUAZIONI DIFFERENZIALI ESERCIZI SULLE EQUAZIONI DIFFERENZIALI 1. Generalità 1.1. Verifica delle soluzioni. Verificare se le funzioni date sono soluzioni delle equazioni differenziali. xy = 2y, y = 5x 2. y = x 2 + y 2, y = 1

Dettagli

Spazi affini e combinazioni affini.

Spazi affini e combinazioni affini. Spazi affini e combinazioni affini. Morfismi affini. Giorgio Ottaviani Abstract Introduciamo il concetto di combinazione affine in uno spazio affine, e in base a questo, ne caratterizziamo i sottospazi.

Dettagli

LEZIONE 23. ax 2 + bxy + cy 2 + dx + ey + f

LEZIONE 23. ax 2 + bxy + cy 2 + dx + ey + f LEZIONE 23 23.1. Riduzione delle coniche a forma canonica. Fissiamo nel piano un sistema di riferimento Oxy e consideriamo un polinomio di grado 2 in x, y a meno di costanti moltiplicative non nulle, diciamo

Dettagli

UNIVERSITÀ DEGLI STUDI ROMA TRE Corso di Laurea in Matematica GE110 - Geometria 1 a.a Prova scritta del TESTO E SOLUZIONI

UNIVERSITÀ DEGLI STUDI ROMA TRE Corso di Laurea in Matematica GE110 - Geometria 1 a.a Prova scritta del TESTO E SOLUZIONI UNIVERSITÀ DEGLI STUDI ROMA TRE Corso di Laurea in Matematica GE110 - Geometria 1 a.a. 2011-2012 Prova scritta del 28-1-2013 TESTO E SOLUZIONI 1. Per k R considerare il sistema lineare X 1 X 2 + kx 3 =

Dettagli

Capitolo IV SPAZI VETTORIALI EUCLIDEI

Capitolo IV SPAZI VETTORIALI EUCLIDEI Capitolo IV SPAZI VETTORIALI EUCLIDEI È ben noto che in VO 3 si possono considerare strutture più ricche di quella di spazio vettoriale; si pensi in particolare all operazioni di prodotto scalare di vettori.

Dettagli

Parte 5. Sottospazi. A. Savo Appunti del Corso di Geometria

Parte 5. Sottospazi. A. Savo Appunti del Corso di Geometria Parte 5. Sottospazi A. Savo Appunti del Corso di Geometria 03-4 Indice delle sezioni Sottospazi di R n, Equazioni di un sottospazio di R n, 3 3 Sottospazio intersezione, 6 4 Sottospazio somma, 8 5 Formula

Dettagli

(P x) (P y) = x P t (P y) = x (P t P )y = x y.

(P x) (P y) = x P t (P y) = x (P t P )y = x y. Matrici ortogonali Se P è una matrice reale n n, allora (P x) y x (P t y) per ogni x,y R n (colonne) Dim (P x) y (P x) t y (x t P t )y x t (P t y) x (P t y), CVD Ulteriori caratterizzazioni delle matrici

Dettagli

Elementi di Algebra Lineare Matrici e Sistemi di Equazioni Lineari

Elementi di Algebra Lineare Matrici e Sistemi di Equazioni Lineari Elementi di Algebra Lineare Matrici e Sistemi di Equazioni Lineari Antonio Lanteri e Cristina Turrini UNIMI - 2016/2017 Antonio Lanteri e Cristina Turrini (UNIMI - 2016/2017 Elementi di Algebra Lineare

Dettagli

Sistemi lineari. Lorenzo Pareschi. Dipartimento di Matematica & Facoltá di Architettura Universitá di Ferrara

Sistemi lineari. Lorenzo Pareschi. Dipartimento di Matematica & Facoltá di Architettura Universitá di Ferrara Sistemi lineari Lorenzo Pareschi Dipartimento di Matematica & Facoltá di Architettura Universitá di Ferrara http://utenti.unife.it/lorenzo.pareschi/ lorenzo.pareschi@unife.it Lorenzo Pareschi (Univ. Ferrara)

Dettagli

LEZIONE 2. ( ) a 1 x 1 + a 2 x a n x n = b, ove a j, b R sono fissati.

LEZIONE 2. ( ) a 1 x 1 + a 2 x a n x n = b, ove a j, b R sono fissati. LEZIONE 2 2 Sistemi di equazioni lineari Definizione 2 Un equazione lineare nelle n incognite x, x 2,, x n a coefficienti reali, è un equazione della forma (2 a x + a 2 x 2 + + a n x n = b, ove a j, b

Dettagli

Esercizi svolti. delle matrici

Esercizi svolti. delle matrici Esercizi svolti. astratti. Si dica se l insieme delle coppie reali (x, y) soddisfacenti alla relazione x + y è un sottospazio vettoriale di R La risposta è sì, perchè l unica coppia reale che soddisfa

Dettagli

x n i sima pos. x, y = x T y = x i y i R. i=1

x n i sima pos. x, y = x T y = x i y i R. i=1 1 Elementi di Algebra Lineare In questo capitolo introduttivo al corso di Calcolo Numerico per la laurea triennale in Informatica, saranno presentate una serie di definizioni e proprietà di matrici e dei

Dettagli

SPAZI EUCLIDEI, APPLICAZIONI SIMMETRICHE, FORME QUADRATICHE

SPAZI EUCLIDEI, APPLICAZIONI SIMMETRICHE, FORME QUADRATICHE SPAZI EUCLIDEI, APPLICAZIONI SIMMETRICHE, FORME QUADRATICHE. Esercizi Esercizio. In R calcolare il modulo dei vettori,, ),,, ) ed il loro angolo. Esercizio. Calcolare una base ortonormale del sottospazio

Dettagli

Le matrici. Sia K un campo con elemento neutro dell addizione 0 ed elemento neutro della moltiplicazione 1.

Le matrici. Sia K un campo con elemento neutro dell addizione 0 ed elemento neutro della moltiplicazione 1. Le matrici Sia K un campo con elemento neutro dell addizione 0 ed elemento neutro della moltiplicazione 1. Siano m, n N\{0}. Una matrice m n a coefficienti in K è una tabella di m n elementi di K disposti

Dettagli

Note sulle Catene di Markov

Note sulle Catene di Markov Note sulle Catene di Markov ELAUT Prof. Giuseppe C. Calafiore Sommario Queste note contengono un estratto schematico ridotto di parte del materiale relativo alle Catene di Markov a tempo continuo e a tempo

Dettagli

Sui determinanti e l indipendenza lineare di vettori

Sui determinanti e l indipendenza lineare di vettori Sui determinanti e l indipendenza lineare di vettori 1 Si dice che m vettori v 1, v 2,,v m di R n sono linearmente indipendenti, se una loro combinazione lineare può dare il vettore nullo solo se i coefficienti

Dettagli

LEZIONI DI ANALISI MATEMATICA I. Equazioni Differenziali Ordinarie. Sergio Lancelotti

LEZIONI DI ANALISI MATEMATICA I. Equazioni Differenziali Ordinarie. Sergio Lancelotti LEZIONI DI ANALISI MATEMATICA I Equazioni Differenziali Ordinarie Sergio Lancelotti Anno Accademico 2006-2007 2 Equazioni differenziali ordinarie 1 Equazioni differenziali ordinarie di ordine n.................

Dettagli

LEZIONE i i 3

LEZIONE i i 3 LEZIONE 5 51 Determinanti In questo lezione affronteremo da un punto di vista prettamente operativo la nozione di determinante, descrivendone le proprietà ed i metodi di calcolo, senza entrare nei dettagli

Dettagli

I determinanti. a11 a A = 12 a 21 a 22

I determinanti. a11 a A = 12 a 21 a 22 I determinanti. Queste note, basate sugli appunti delle lezioni, riepilogano rapidamente la definizione e le proprietà del determinante. Vengono inoltre illustrati i metodi di calcolo e alcune dimostrazioni.

Dettagli

Corso di Matematica Generale M-Z Dipartimento di Economia Universitá degli Studi di Foggia ALGEBRA LINEARE. Giovanni Villani

Corso di Matematica Generale M-Z Dipartimento di Economia Universitá degli Studi di Foggia ALGEBRA LINEARE. Giovanni Villani Corso di Matematica Generale M-Z Dipartimento di Economia Universitá degli Studi di Foggia ALGEBRA LINEARE Giovanni Villani Matrici Definizione 1 Si definisce matrice di tipo m n una funzione che associa

Dettagli

I numeri complessi. Andrea Corli 31 agosto Motivazione 1. 2 Definizioni 1. 3 Forma trigonometrica di un numero complesso 3

I numeri complessi. Andrea Corli 31 agosto Motivazione 1. 2 Definizioni 1. 3 Forma trigonometrica di un numero complesso 3 I numeri complessi Andrea Corli 3 agosto 009 Indice Motivazione Definizioni 3 Forma trigonometrica di un numero complesso 3 4 Radici di un numero complesso 4 5 Equazioni di secondo grado e il teorema fondamentale

Dettagli

LEZIONE 9. k, tenendo conto delle formule che permettono di calcolare il prodotto scalare ed il prodotto vettoriale, otteniamo

LEZIONE 9. k, tenendo conto delle formule che permettono di calcolare il prodotto scalare ed il prodotto vettoriale, otteniamo LEZIONE 9 9.1. Prodotto misto. Siano dati i tre vettori geometrici u, v, w V 3 (O) definiamo prodotto misto di u, v e w il numero u, v w. Fissiamo un sistema di riferimento O ı j k in S 3. Se u = u x ı

Dettagli

1 Volume di parallelepipedi e determinanti

1 Volume di parallelepipedi e determinanti 1 Volume di parallelepipedi e determinanti Dimostriamo la seguente relazione fondamentale tra volumi e determinanti. Lemma 1 Sia T una matrice reale (n n) e sia K 1 := [0, 1] n. Allora dove mis denota

Dettagli

Sistemi differenziali: esercizi svolti. 1 Sistemi lineari 2 2... 2 2 Sistemi lineari 3 3... 10

Sistemi differenziali: esercizi svolti. 1 Sistemi lineari 2 2... 2 2 Sistemi lineari 3 3... 10 Sistemi differenziali: esercizi svolti Sistemi lineari 2 2 2 2 Sistemi lineari 3 3 2 Sistemi differenziali: esercizi svolti Sistemi lineari 2 2 Gli esercizi contrassegnati con il simbolo * presentano un

Dettagli

0.1 Coordinate in uno spazio vettoriale

0.1 Coordinate in uno spazio vettoriale .1. COORDINATE IN UNO SPAZIO VETTORIALE 1.1 Coordinate in uno spazio vettoriale Sia V uno spazio vettoriale di dimensione finita n costruito sul campo K. D ora in poi, ogni volta che sia fissata una base

Dettagli

Forme bilineari simmetriche

Forme bilineari simmetriche Forme bilineari simmetriche Qui il campo dei coefficienti è sempre R Definizione 1 Sia V uno spazio vettoriale Una forma bilineare su V è una funzione b: V V R tale che v 1, v 2, v 3 V b(v 1 + v 2, v 3

Dettagli

x 1 Fig.1 Il punto P = P =

x 1 Fig.1 Il punto P = P = Geometria di R 2 In questo paragrafo discutiamo le proprietà geometriche elementari del piano Per avere a disposizione delle coordinate nel piano, fissiamo un punto, che chiamiamo l origine Scegliamo poi

Dettagli

Punti di massimo o di minimo per funzioni di n variabili reali

Punti di massimo o di minimo per funzioni di n variabili reali Punti di massimo o di minimo per funzioni di n variabili reali Dati f : A R n R ed X 0 A, X 0 si dice : punto di minimo assoluto se X A, f ( x ) f ( X 0 ) punto di massimo assoluto se X A, f ( x ) f (

Dettagli

Lo studio dell evoluzione libera nei sistemi dinamici

Lo studio dell evoluzione libera nei sistemi dinamici Lo studio dell evoluzione libera nei sistemi dinamici December, Un sistema lineare, dinamico, a dimensione finita e continuo (ovvero in cui il tempo t appartiene all insieme dei reali) può essere descritto

Dettagli

Equazioni differenziali

Equazioni differenziali 4 Equazioni differenziali Determinare le primitive di una funzione f(x) significa risolvere y (x) = f(x) dove l incognita è la funzione y(x). Questa equazione è un semplice esempio di equazione differenziale.

Dettagli

Applicazioni eliminazione di Gauss

Applicazioni eliminazione di Gauss Applicazioni eliminazione di Gauss. Premessa Nel seguito supporremo sempre di applicare il metodo di eliminazione di Gauss allo scopo di trasformare la matrice del sistema Ax = b in una matrice triangolare

Dettagli

Analisi Matematica 2: Esercizi su Equazioni Ordinarie

Analisi Matematica 2: Esercizi su Equazioni Ordinarie Analisi Matematica 2: Esercizi su Equazioni Ordinarie Vladimir Georgiev Dipartimento di Matematica L.Tonelli, Università di Pisa, Largo Bruno Pontecorvo 5, I-56127, Pisa, Italy. E-mail: georgiev@dm.unipi.it

Dettagli

1 Coniche. s (x, y, t ) (1) 1 (x, y, t )F r 2

1 Coniche. s (x, y, t ) (1) 1 (x, y, t )F r 2 1 Coniche Studieremo le curve nel piano euclideo, cioè nel piano con un sistema di riferimento cartesiano ortogonale fissato, oppure nel completamento proiettivo di questo piano, ottenuto con l introduzione

Dettagli

LEZIONE 13. v =α 1 v α i 1 v i 1 + α i v i = =α 1 v α i 1 v i 1 + α i (λ 1 v λ i 1 v i 1 ) =

LEZIONE 13. v =α 1 v α i 1 v i 1 + α i v i = =α 1 v α i 1 v i 1 + α i (λ 1 v λ i 1 v i 1 ) = LEZIONE 13 13.1. Il metodo degli scarti. Sia dato uno spazio vettoriale V su k = R, C e siano v 1,..., v n V. Quanto visto nella lezione precedente ci suggerisce il seguente algoritmo per stabilire se

Dettagli

Introduzione soft alla matematica per l economia e la finanza. Marta Cardin, Paola Ferretti, Stefania Funari

Introduzione soft alla matematica per l economia e la finanza. Marta Cardin, Paola Ferretti, Stefania Funari Introduzione soft alla matematica per l economia e la finanza Marta Cardin, Paola Ferretti, Stefania Funari Capitolo Sistemi di equazioni lineari.8 Il Teorema di Cramer Si consideri un generico sistema

Dettagli