I LIMITI DI FUNZIONI - TEORIA

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1 Autore: Enrico Manfucci - 21/1/212 I IMITI DI FUNZIONI - TEORIA Il concetto intuitivo di limite è relativamente mplice. Si pensi ad empio ad un paracadutista che si lancia da un aereo. Appena lanciato nel vuoto acquista velocità, ma dopo pochi condi la sua velocità si stabilizza su un valore a causa dell attrito del corpo con l atmosfera. Supponiamo di lanciare una moneta per verificare viene Testa o Croce. Dopo 1 lanci posso avere una situazione, ad empio, di 7 Testa e 3 Croce, ma, aumentando il numero dei lanci (e la moneta non è truccata!), la percentuale di Testa e Croce si assterà al 5%. Facciamo un empio analitico. Prendiamo la funzione con i valori di x che crescono e calcoliamo i corrispondenti valori di y: x y 1 1 2,5 1,1 1,1 1,1 1 y = e costruiamo una tabella x Si nota come al crescere della x, la y tende ad un valore preciso: lo. Questo concetto così intuitivo e conosciuto fin dall antichità ha avuto una formalizzazione rigorosa molto tarda ed è parte integrante dello sviluppo del calcolo infinitesimale. Ricorderemo solo due tappe fondamentali. Nel 1821 Cauchy scrive un trattato fondamentale (Cour d Analy) nel quale fornisce la prima definizione rigorosa di limite: Allorché i valori successivamente assunti da una stessa variabile si avvicinano indefinitamente a un valore fissato, in modo da differirne tanto poco quanto si vorrà, quest ultimo è chiamato il limite di tutti gli altri. Su questa definizione dobbiamo fare due osrvazioni. a prima è che il rigore introdotto va a scapito dell intuitività, ovvero la comprensione della definizione non è mplice. a conda è che la definizione è ancora dinamica e c è ancora un termine non molto chiaro..si avvicinano indefinitamente... Per ovviare a questi inconvenienti, qualche decennio più tardi, durante le sue lezioni universitarie, Weierstrass introduce una definizione statica di limite, basata interamente sulla nozione di numero reale, nella quale tutti i termini sono perfettamente rigorosi: è la famosa definizione epsilon-delta che studiamo ancor oggi e che vedremo in guito. Ovviamente il rigore assoluto di Weierstrass si paga in termini di difficoltà di comprensione

2 Autore: Enrico Manfucci - 21/1/212 A DEFINIZIONE DI IMITE FINITO PER X CHE TENDE AD UN VAORE FINITO. Sia f : D R con D R, sia x R un punto di accumulazione per D e R, si ha che: x > δ ( ) > : x D, con < x x Analizziamo le varie componenti della definizione. < δ ( ) f(x) Innanzitutto prendiamo una funzione con dominio D, dove D è un sottoinsieme proprio o improprio di R (cioè il dominio può esre anche tutto R), e prendiamo un numero reale x che sia un punto di accumulazione per il Dominio della funzione (il punto x può anche non appartenere al dominio della funzione). si legge: il limite per x che tende a x della funzione f (x) è uguale ad x (epsilon) è un numero reale strettamente positivo e dobbiamo immaginarcelo come il raggio di un intorno situato sull as delle y. Il centro di tale raggio è : Ι ( ; ). δ (delta) è un numero reale strettamente positivo che dipende da, da cui la scrittura δ ( ) e dobbiamo immaginarcelo come il raggio di un intorno situato sull as delle x. Il centro di tale raggio è x : Ι ( x ; δ ). x D, con < x x < δ ( ) significa prendere tutti gli x del dominio che appartengono all intorno di centro x e raggio δ. C è però una osrvazione importantissima da fare: volessimo prendere tutti i punti dell intorno Ι ( x ; δ ) avremmo dovuto scrivere mplicemente x x < δ ( ), ma nella definizione si ha < x x < δ ( ). Questo significa che non vogliamo la x = x, infatti, fos x = x avremmo x x =, mentre nella nostra definizione tale valore assoluto deve esre strettamente maggiore di. In altre parole possiamo dire che, prendiamo tutti i punti dell intorno Ι ( x ; δ ) tranne il centro dell intervallo. Questo significa, più in generale, che nella definizione di limite ci disinteressiamo al comportamento della funzione proprio nel punto x, ma analizziamo il comportamento della funzione intorno ad x, nelle sue immediate vicinanze. f (x) < significa che per le x dell intorno descritto al punto precedente, i corrispondenti valori della funzione, gli f (x), devono appartenere all intorno di centro e e raggio : Ι ( ; ) < - 2 -

3 Autore: Enrico Manfucci - 21/1/212 Analizziamo adesso, con un empio grafico, la definizione di limite: Prendiamo una funzione y=f(x). Vogliamo verificare che x. Partiamo dall as delle y e prendiamo un qualsiasi con il quale costruiamo un intorno di : Ι ( ; ). Dall as delle y, scendiamo, tramite la funzione, sull as delle x. + e individuano due valori sull as delle x in generale non simmetrici rispetto a x. Definiamo δ come il più piccolo dei due raggi individuati e costruiamo un intorno di x con tale raggio: Ι ( x ; δ ). Ogni x che appartiene all intorno così trovato di x, ad eccezione di x stesso del quale in questo momento mi disinteresso, avrà l immagine f(x) che apparterrà all intorno di individuato all inizio. In pratica il corridoio giallo deve esre tutto contenuto in quello verde. Vediamo adesso due empi nei quali la definizione di limite non è verificata

4 Autore: Enrico Manfucci - 21/1/212 In questo caso, dato un raggio, solamente l estremo incrocia la funzione. In corrispondenza di questo estremo determineremo il raggio δ. Costruito l intorno Ι ( x ; δ ), si vede che, prendendo un x appartenente alla parte destra di tale intorno, il corrispondente f(x) non appartiene all intorno Anche in questo caso si vede come, preso un, siamo riusciti a trovare un x appartenente all intorno Ι ( x ; δ ) la cui immagine f(x) non appartiene all intorno di partenza Ι ( ; ). Dunque lim f(x) x Ι ( ; ). Dunque lim f(x) x Invece possiamo avere una funzione non definita nel punto in cui calcoliamo il limite, oppure in cui il valore della funzione nel punto è diverso dal valore del limite della funzione in quel punto. Facciamo due empi empi grafici di queste situazioni: In questo caso il Dominio della funzione è: D { } = R x, ma esndo x un punto di accumulazione per il dominio, ne posso calcolare il limite. Inoltre, pur non esndo x Qui la funzione in nonostante questo f(x ) x vale f ( ) x, ma ed x definita la funzione in x - 4 -

5 Autore: Enrico Manfucci - 21/1/212 A ATRE 8 DEFINIZIONI DI IMITE. E possibile estendere la definizione di limite di funzione anche quando x ed assumono valori e. Quindi, includendo il caso in cui x ed sono reali, abbiamo nove casi possibili, che danno luogo ad altrettante definizioni di limite. Vediamo le altre definizioni: x M > δ (M) > : x D, con < x x < δ (M) f(x) > M x M > δ (M) > : x D, con < x x < δ (M) f(x) < M > N( ) > : x D, con x > N( ) f(x) < > N( ) > : x D, con x < N( ) f(x) < M > N(M) > : x D, con x > N(M) f(x) > M - 5 -

6 Autore: Enrico Manfucci - 21/1/212 M > N(M) > : x D, con x > N(M) f(x) < M M > N(M) > : x D, con x < N(M) f(x) > M M > N(M) > : x D, con x < N(M) f(x) < M - 6 -

7 Autore: Enrico Manfucci - 21/1/212 I IMITE SINISTRO E I IMITE DESTRO DI UNA FUNZIONE. Una funzione può avere un comportamento diverso in x, quando le x si avvicinano ad x da sinistra (ovvero per valori minori di x ), oppure quando le x si avvicinano ad x da destra (ovvero per valori maggiori di x ). In questo caso si parla di limite sinistro e limite destro della funzione per x che tende a x e si indica mettendo un piccolo gno come apice di x : imite sinistro: 1 (si legge il limite per x che tende a x x da sinistra della funzione è con uno ) imite destro: + 2 (si legge il limite per x che tende a x x da destra della funzione è con due ). In generale i due limiti possono esre diversi, e questo sarà oggetto di studio successivo. Facciamo alcuni empi grafici: In questo caso, il limite sinistro della funzione per x che tende a x vale 1 (circa 2,3), mentre il limite destro vale 2 (circa 3,5) Qui abbiamo: e + x x x e definizioni del limite destro e sinistro sono leggermente diver da quelle viste sopra, e coinvolgono intorni sinistri e destri di x e di, ma noi non le vedremo nel dettaglio

8 Autore: Enrico Manfucci - 21/1/212 Osrvazione: il limite di una funzione può esre un numero reale, può esre può anche non esistere. Nella teoria guente vederemo casi in cui il limite non esiste ± ma I TEOREMI SUI IMITI. Il concetto di limite è centrale nell analisi matematica e ne permea tutta la teoria. Noi vederemo tre teoremi sui limiti: i primi due nel solo enunciato, il terzo in enunciato e dimostrazione. e funzioni si intendono definite su un dominio D. Il teorema di unicità del limite Se il limite di una funzione esiste ed è un numero reale, allora tale limite è unico. Osrvazione: il teorema sopra esposto dice che il limite sinistro e destro sono diversi allora il limite non esiste. In altre parole, per esistere il limite, i limiti sinistro e destro devono esre uguali. In questo empio, visto prima, poiché il limite sinistro e destro sono diversi, diremo che il lim f(x) non esiste. x Il teorema della permanenza del gno Se il limite di una funzione per x che tende a x è maggiore (minore) di zero, allora esiste un intorno di x, escluso al più x, tale che per ogni x appartenente a tale intorno il corrispondente f(x) è maggiore (minore) di zero. In simboli: ( x, δ ) : x I( x, δ ) { x },f(x) > > I x ( x, δ ) : x I( x, δ ) { x },f(x) < < I x - 8 -

9 Autore: Enrico Manfucci - 21/1/212 Il teorema del confronto (o teorema dei due carabinieri) Date tre funzioni f (x), g (x), (x) h definite su uno stesso dominio D tali che x D { } x f(x) g(x) h(x) dove x è un punto di accumulazione per D e lim h(x) = x si x ha che lim g(x) = x Dimostrazione: allora, per la definizione di limite, si ha che x x D, con < x x < δ ( ) f (x) < ovvero < f(x) < +. f o stesso ragionamento lo facciamo per la funzione h (x): lim h(x) = allora, per la definizione di limite, si ha che x x D, con < x x < δ ( ) h (x) < ovvero < h(x) < +. h Preso δ = min( δ, δ ) le due diquazioni < f(x) < + e < h(x) < + saranno g f h vere entrambe. In particolare: < f(x) e h (x) < +. Sfruttando l ipotesi che f(x) g(x) h(x) possiamo scrivere: < f(x) g(x) h(x) < + da cui < g(x) < + e quindi anche lim g(x) =, cioè la tesi. x - 9 -

10 Autore: Enrico Manfucci - 21/1/212 GI ASINTOTI. Con il concetto di limite si definiscono gli asintoti di una funzione. Asintoto verticale. Se ± o ± + allora la retta x = x x x si definisce asintoto verticale per la x funzione. Asintoto orizzontale. Se x R allora la retta y = si definisce asintoto orizzontale sinistro della x funzione. Se R allora la retta y = si definisce asintoto orizzontale destro della x funzione. Osrvazioni: Affinché una retta sia asintoto verticale è sufficiente che uno dei due limiti, sinistro o destro, valga + o infinito. Un asintoto verticale non può mai esre attraversato dalla funzione, altrimenti non sarebbe più una funzione. Però può esre raggiunto o da sinistra o da destra (ma non da entrambe le parti) dalla funzione. Una funzione può avere un asintoto orizzontale sinistro e uno destro diversi, come li può avere uguali; in questo caso si parla di asintoto orizzontale. Un asintoto orizzontale può esre attraversato una o più volte dalla funzione. Esistono poi asintoti obliqui, che sono rette generiche, ma noi non li tratteremo

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