1 DIPOLO ELEMENTARE. Fig 1: Filo (a sinistra) e dipolo elementare (a destra)

Dimensione: px
Iniziare la visualizzazioe della pagina:

Download "1 DIPOLO ELEMENTARE. Fig 1: Filo (a sinistra) e dipolo elementare (a destra)"

Transcript

1 DIPOLO ELEMENTARE Con il termine dipolo elementare si indica una sorgente di estensione spaziale molto piccola (rispetto a λ), costituita da una densità di corrente orientata in una unica direzione, e costante con essa. Assumiamo l asse z lungo la direzione della densità di corrente. Allora anche la corrente I sarà rivolte lungo z, e sarà costante in un tratto z pari alla lunghezza del dipolo elementare. La ampiezza della sorgente sara data dal prodotto I z. Per spiegare l uso del termine dipolo per tale sorgente, notiamo che la corrente J può essere ottenuta come corrente che scorre all esterno di un filo, ovvero di un cilindretto di C.E.P. lungo z e di raggio molto più piccolo della lunghezza, purchè alle due estremità del filo siano posti due serbatoi di cariche, ad esempio due dischi metallici di raggio piccolo rispetto a λ ma grande rispetto a z, che formino le due armature di un condensatore in grado di accumulare cariche. Con tale condensatore, è possibile che la corrente sul filo sia costante, anzichè annullarsi alle estremità. Se confrontiamo le due situazioni di Fig., notiamo che nella figura a sinistra la corrente (che scorre verticalmente sul filo) deve Fig : Filo (a sinistra) e dipolo elementare (a destra) necessariamente annullarsi alle due estremità del filo. Invece la presenza dei due dischi nel dipolo elementare riportato a destra evita che, alle estremità della parte verticale, la corrente debba annullarsi. Poichè il filo è poi molto corto, possiamo applicare i principi di Kirchhoff, concludendo che la corrente è costante su tutto il filo. Applichiamo l equazione di continuità alla regione tratteggiata di Fig. 2, che contiene l armatura superiore del condensatore. Sia Q la carica immagazinata nella armatura, e I la corrente nel dipolo elementare, che entra nella regione tratteggiata. Si ha allora da cui segue jωq+( I) = 0 Q = I jω La carica accumulata nella armatura nel DT vale q(t) = Q cos ( ωt+φ ) I Fig 2: Equazione di continuità essendo φ la fase di Q. Sull altra armatura la carica sarà pari a q(t). Si ha quindi un dipolo elettrico oscillante, di momento, nel DT, pari a q(t) z, e quindi, nel DF, dato da P = Q z = I z () jω Ovviamente le armature devono accumulare questa carica q(t) senza produrre una d.d.p. apprezzabile. Occorre quindi un condensatore di capacità elevata (che non sarebbe ottenibile

2 con un semplice filo, senza armature). La corrente di un dipolo elementare viene approssimata con un impulso di Dirac spaziale. Se scegliamo l asse z allineato con la corrente, e indichiamo con r D la posizione del dipolo, la densità di corrente corrispondente a un dipolo vale J D (r) = I zδ(r r D )i z (2) 2 CAMPO DI UN DIPOLO ELEMENTARE In un sistema di riferimento sferico, il campo nel punto P = (r,θ,ϕ), prodotto da un dipolo elementare di ampiezza I z, parallelo ed equiverso all asse z e posto nell origine è E r = j ζ I z 2λr E θ = j ζ I z 2λr I z H ϕ = j 2λr [ jβr + ] (jβr) [ 2 + jβr + ] (jβr) 2 [ + ] jβr e jβr 2cosθ e jβr sinθ e jβr sinθ Queste espressioni valgono in tutto lo spazio (fatta eccezione per il punto in cui si trova il dipolo), ma sono abbastanza complesse, soprattutto da interpretare. Tuttavia tali espressioni si possono semplificare nei due casi di punto campo P lontano dal dipolo, βr o vicino al dipolo βr. Ovviamene, nei punti a distanza intermedia tra queste, va necessariamente usata l espressione completa (3). Se βr si possono trascurare, nelle parentesi quadre della (3), tutti i termini rispetto a, e quindi anche E r rispetto a E θ. In tal caso il campo diventa E θ = j ζ I z 2λr e jβr sinθ I z H ϕ = j 2λr e jβr sinθ = (4) ζ E θ ovvero i campi variano con r allo stesso modo, e sono entrambi ortogonali alla direzione radiale (campi trasversi). Le stesse espressioni in termini di momento di dipolo P =I z/jω si ottengono sostituendo il primo fattore delle espressioni seguenti con j ζ I z 2λr = j ζ jωp 2λr = ζωp 2λr = β2 P 4πε 0 r j I z 2λr = j jωp 2λr = ωp 2λr = β2 ωp 4π ε 0 µ 0 r (3) 2

3 In termini vettoriali, dalla (4) segue E = ζ H i r (5) La presenza del fattore e jβr mostra che il campo di un dipolo elementare si propaga, e si propaga in direzione radiale. Infatti, nel DT, tale fattore diventa Re [e jβr e jωt] = cos ( βr ωt ) ovvero identifica una onda che viaggia in direzione radiale (dal dipolo verso l infinito). Il campo (4) è quindi una onda sferica, con superfici equifase e equiampiezza sferiche. Se però osserviamo il campo (4) solo in una regione limitata dello spazio, le superfici sferiche equifase e equiampiezza sono indistinguibili da superfici piane. Infatti una sfera di raggio R grande risulta indistinguibile dal suo piano tangente, se osservata in una zona di dimensioni piccole rispetto a R. Ne segue che in una zona limitata dello spazio l onda sferica (4) è indistinguibile da una onda piana, in quanto non solo ha superfici equifase e equiampiezza piane, ma vale anche la (5), che è la relazione tra i campi di una onda piana. Ovviamente, come si vede dalla (5), l onda piana viaggia in direzione radiale (nel punto di osservazione). Poichè vale la sovrapposizione degli effetti, anche il campo di più dipoli, ovvero il campo di una qualunque distribuzione di correnti, purchè di estensione spaziale limitata, ha, per βr, le stesse proprietà del campo di un dipolo. In particolare tale campo è una onda piana che viaggia verso l infinito, e inoltre devono valere lim r E < r lim r H < r lim r( ) E ζh i r = 0 r Le (6), e in particolare l ultima di queste, prendono il nome di condizioni di Sommerfeld, o condizioni di radiazione all infinito. Il significato fisico di queste condizioni è che, all infinito, sia E, sia H devono essere infinitesime almeno del primo ordine, mentre la differenza E ζh i r deve esserlo di ordine superiore al primo 2. Passando al caso di campo vicino βr, allora nella parentesi quadra possiamo trascurare tutti i termini rispetto all ultimo, e porre anche e jβr. Le (3) diventano allora (6) E r = j ζ I z 2λr E θ = j ζ I z 2λr I z H ϕ = j 2λr ( ) 2 2cosθ jβr ( ) 2 sinθ jβr ( jβr ) sinθ (7) Una qualunque distribuzione di correnti può sempre essere decomposta nella sovrapposizione di dipoli elementari 2 In realtà andrebbe anche aggiunto che le componenti radiali dei campi E r ed H r devono essere di ordine superiore al primo. 3

4 Si vede immediatamente che, nelle (7), il campo E ed il campo H vanno all infinito (per r 0) in modo diverso, e in particolare il campo magnetico è un infinito di ordine inferiore. Tuttavia, non è possibile confrontare direttamente i due campi, che hanno unità di misura diverse. Tuttavia, se consideriamo il campo lontano (o quello di una onda piana), notiamo che, per esso E = ζh. D altra parte, una onda piana esiste in assenza di sorgenti, e quindi è ciascun campo che produce l altro. Possiamo quindi cocncludere che, in una onda piana, i due campi hanno la stessa grandezza. Pertanto, il modo giusto di confrontare campo elettrico e magnetico è di confrontare E e ζh. Per il campo vicino di un dipolo elementare si ha E ζh = sin 2 θ+4cos 2 θ sinθ βr = +3cos2 θ sinθ Il primo fattore è maggiore di, ed il secondo è molto maggiore di. Ne segue che vicino a un dipolo E = E ζh ζh e quindi il campo è essenzialmente elettrico (il campo magnetico è, entro certi limiti, trascurabile). Se esprimiamo il campo elettrico della (7) in termini di momento di dipolo P =I z/jω, si ottiene βr E r = j ζ jωp 2λr E θ = j ζ jωp 2λr (βr) 2 2cosθ = 2r 3 λβ (βr) 2 sinθ = 2r 3 λβ ζω β P 2cosθ = 4πr 3 ε 0 P 2cosθ ζω β P sinθ = 4πr 3 ε 0 P sinθ (8) essendo λβ = 2π e ζ ω β = µ0 ε 0 ω ω µ0 = = µ 0 ε 0 ε 0 µ0 ε 0 ε 0 Le espressioni (8) del campo di un dipolo elementare oscillante a frequenza ω sono analoghe 3 a quelle del campo elettrostatico di un dipolo costante. Va però tenuto presente che queste ultime sono valide a qualunque distanza, mentre le (8) esprimono il campo del dipolo oscillante solo se βr ovvero se r λ. Questo conferma che, per regioni di dimensioni piccole rispetto a λ, è possibile usare le leggi dei campi statici, e quindi i principi di Kirchhoff. 3 Naturalmente le (8) esprimono il campo, oscillante a frequenza ω, di un dipolo oscillante p(t) = P 0 cosωt, e non quelle di un dipolo costante. Tuttavia, se consideriamo il campo (8) nel DT otteniamo E = P 0 4πε 0 r 3 [2cosθi r +sinθi θ ] cosωt Quest ultima espressione è valida sia per ω = 0 qualunque sia r, sia per ω 0, e r λ. 4

5 3 DIPOLO CORTO Un dipolo elementare è di difficile realizzazione, a causa delle capacità terminali. Dato che l andamento del campo di un dipolo dipende essenzialmente dal fatto che la corrente è concentrata in una regione molto piccola rispetto a λ (e dalla direzione della corrente stessa), conviene quindi esaminare se una sorgente costituita solo dai due fili verticali (quindi senza condensatore) sia utilizzabile come dipolo, ovviamente nella ipotesi che la sua lunghezza 2l sia molto piccola rispetto a λ. La struttura che consideriamo è riportata in Fig.. Sappiamo che in regioni piccole rispetto a λ possiamo utilizzare i principi di Kirchhoff. Nel nostro caso questi ci dicono che I(l) = I(0), e poichè I(l) è necessariamente nulla, allora anche la corrente sulla antenna è nulla. Quindi, apparentemente, una tale sorgente non funziona. In realtà, i principi di Kirchhoff sono una ottima approssimazione, ma sempre una approssimazione. E una approssimazione non è utilizzabile quando il risultato approssimato è nullo. Pertanto, essendo I(0) = I A 0, ci sarà una corrente non nulla sulla antenna. Essendo comunque l antenna molto piccola tale corrente (non potendo essere costante) varierà linearmente con z: ( I(z) = I A z ) l I A 0 z +l -l I(z) Fig : Geometria e corrente di un dipolo corto Conseguenza di questo fatto è che vi sarà una carica accumulata lungo l antenna. Se consideriamo un tratto z posto alla ascissa z, su di esso vi sarà una carica q(z) z. Per calcolarla consideriamo l equazione di continuità della carica: che nel DF, e nel nostro caso, diventa [ I(z + z)+ corrente uscente = d carica contenuta dt Risolvendo per la carica, e usando la (9), si ha q(z) = z jω (9) ] I(z) = jωq(z) z (0) di(z) dz z = jω La carica q(z) e quella q( z) costituiscono un dipolo di momento 2zq(z). Il momento totale di dipolo sarà quindi l P tot = 2zq(z)dz = I l A 2zdz = I A 0 jωl 0 jωl 2 l2 2 = I Al (2) jω L espressione di P tot è simile a quella () del momento di dipolo di un dipolo elementare, ma il fattore geometrico coinvolto è la metà della lunghezza totale della sorgente. Ciò in I A l () 5

6 quanto la carica, per un dipolo corto, è distribuita lungo tutta la sorgente, e non concentrata alle estremità. Il campo di un dipolo corto è quindi lo stesso di un dipolo elementare (se la corrente ha la stessa direzione), a patto di usare come ampiezza della sorgente I A l. 4 POTENZA IRRADIATA DA UN DIPOLO La potenza attiva irradiata da un dipolo (corto o elementare) può essere calcolata come flusso della parte reale del vettore di Poynting su una superficie qualunque che racchiude il dipolo. Conviene allora utilizzare una sfera di raggio R 0 per semplicità. Il vettore di Poynting di un dipolo ha due componenti: S = 2 E H = 2 [E ri r +E ϑ i ϑ ] H ϕi ϕ = 2 E rh ϕ( i ϑ )+ 2 E ϑh ϕi r (3) Sostituendo le espressioni dei campi si ha, per le due componenti di S S i r = 2 E ϑh ϕ = 2 S i ϑ = 2 E rh ϕ = 2 ζ I 2 h 2 4λ 2 R 2 0 ζ I 2 h 2 4λ 2 R 2 0 [ + ( ) ][ ] sin 2 θ jβr 0 jβr 0 jβr 0 [ ( ) ][ ] cosθsinθ jβr 0 jβr 0 jβr 0 (4) dove si è indicato con h la lunghezza del dipolo elementare oppure la semilunghezza nel caso di un dipolo corto. Il prodotto dei due termini in parentesi quadra vale, rispettivamente [ + jβr 0 + [ jβr 0 + ( ) ][ ] 2 jβr 0 jβr 0 = + ( ) 2 + ( jβr 0 jβr 0 jβr 0 jβr 0 ( ) 3 ( ) 3 = = j jβr 0 βr 0 ( ) ][ ] 2 jβr 0 jβr 0 ( = jβr 0 + = jβr 0 ) 2 ( jβr 0 jβr 0 ( ) 3 = j jβr 0 ) 2 ( jβr 0 ( βr 0 j βr 0 ) 2 ( ) 3 jβr 0 ) 3 ) 3 (5) La superficie può essere qualunque in quanto non vi è nè dissipazione, nè sorgenti all esterno del dipolo 6

7 S ϑ è puramente immaginaria, quindi lo squilibrio tra le energie non è uniforme rispetto a θ. Molto più interessante è invece la componente radiale. La parte reale e quella immaginaria di S i r valgono S r i r = 2 S i i r = 2 ζ I 2 h 2 4λ 2 R0 2 ζ I 2 h 2 4λ 2 R0 2 sin 2 θ i r ( ) 3 sin 2 θ i r = βr 0 2 ζ I 2 h 2 4(2π) 2 β Risulta ds = R 2 0dΩ = R 2 0sinθdθdφ e quindi la potenza irradiata vale P i = = 2 S r i r ds = ζ I 2 h 2 4λ 2 2 ζ I 2 h 2 4λ 2 R 2 0 sin 2 θ sinθdθdφ = 2 Possiamo esprimere la potenza irradiata come R 5 0 sin 2 θr 2 0sinθdθdφ ζ I 2 h 2 4λ 2 8π 3 sin 2 θ i r (6) (7) P i = 2 2πζ 3 I 2 ( ) 2 h (8) λ da cui notiamo che la potenza, oltre ad essere proporzionale a I 2, aumenta al crescere di h λ. Da un punto di vista pratico sembrerebbe che, per irradiare una certa potenza, possa scegliere in modo arbitrario I e h, col vincolo che il prodotto resti costante. In realtà le antenne, specie a bassa frequenza, sono realizzate con materiali non ideali: si ha quindi una dissipazione per effetto Joule, proporzionale a I 2. L efficienza di radiazione η, definita da η = Potenza irradiata Potenza irradiata + Potenza dissipata risulta quindi tanto maggiore quanto più piccola è la corrente. Quiesto è uno dei motivi che spinge a scegliere il valore di h il più grande possibile, compatibilmente con i vincoli realizzativi. In realtà occorrerebbe anche essere certi che l antenna sia ancora un dipolo elementare o corto, il che richiede h λ, ma, almeno qualitativamente, la potenza irradiata aumenta (fissata I ) con le dimensioni anche per antenne differenti. Possiamo anche esprimere la potenza irradiata in termini di momento di dipolo P. Essendo jωp = Ih, si trova sostituendo P i = 2 2πζ 3 ω2 P 2 ( ) 2 (9) λ Ora λ = β 2π = ω, essendo c la velocità della luce nel vuoto. Sostituendo 2πc P i = ζ 2 6πc 2ω4 P 2 (20) La dipendenza della potenza irradiata da ω 4, fissato P, è, ad esempio, responsabile del colore azzurro del cielo. La luce solare polarizza le molecole d aria, trasformandole in dipoli elettrici che reirradiano. La potenza reirradiata nel blu, λ = 400 nm, è 6 volte più grande di 7

8 quella reirradiata nel rosso, λ = 800 nm, e quindi nella luce diffusa verso la terra è presente solo la prima. Consideriamo infine l energia immagazinata attorno al dipolo. Possiamo calcolare la differenza tra le energie come flusso della parte immaginaria del vettore di Poynting tra due sfere di raggio R 0 ed R > R 0. Poichè sulla sfera interna il versore normale è i r, anche qui interessa solo la componente radiale di S. La potenza reattiva uscente vale allora ζ I 2 h 2 P re = 2 4(2π) 2 β R 5 = ζ I 2 h 2 ( 2 4(2π) 2 β R0 3 ) R 3 = ζ I 2 h 2 ( 2 6πβ R0 3 ) R 3 sin 2 θrsinθdθdφ+ 2 2 sin 2 θ sinθdθdφ ζ I 2 h 2 4(2π) 2 β R 5 0 sin 2 θr 2 0sinθdθdφ in quanto l integrale vale 8π/3. La potenza reattiva è sempre positiva, e quindi l energia elettrica immagazinata è maggiore di quella magnetica immagazinata e anzi l energia immagazzinata è quasi del tutto elettrica. Inoltre c è energia solo molto vicino al dipolo, in quanto la potenza reattiva decade molto rapidamente. (2) 8

9 5 TEOREMA DI RECIPROCITÀ Vedi file aggiuntivo IIIa 6 ESISTENZA E UNICITA Le leggi che regolano il campo elettromagnetico sono state espresse nella forma di equazioni differenziali. Le suddette equazioni sono lineari, nel dominio della frequenza. Quando si ha a che fare con equazioni differenziali ha senso porsi, oltre al problema della ricerca delle soluzione e della loro proprietà, che sono stati discussi nei capitoli precedenti, anche il problema della esistenza e unicità della soluzione. Per quanto riguarda l esistenza, assumiamo che le nostre equazioni, in quanto rappresentanti coerentemente un fenomeno fisico, abbiano comunque una soluzione. Viceversa, per ottenere l unicità di una certa soluzione, dovremo imporre alla soluzione stessa delle ulteriori condizioni, che ricaveremo ovviamente anch esse dalle proprietà fisiche del fenomeno. Tali condizioni aggiuntive dipenderanno inoltre anche dal dominio (DT o DF ) in cui scriviamo le equazioni. Nei prossimi paragrafi vedremo in dettaglio quali sono queste condizioni aggiuntive. Esiste comunque uno stretto legame tra le condizioni che assicurano l unicità di una soluzione e la sua esistenza, o meglio la sua possibile non esistenza. Supponiamo infatti che, per ottenere l unicità della soluzione, si debba imporre un insieme di condizioni {C,...,C N }, che indichiamo simbolicamente con C. Ciò significa che esisterà una sola soluzione delle equazioni di Maxwell che soddisfa a tutte le condizioni di C. Supponiamo ora di voler cercare una soluzione E U, H U che soddisfi non solo a tutte le condizioni di C, ma anche ad una condizione aggiuntiva C A, ad esempio E(r x ) = 0. Da quanto detto, esiste una sola soluzione, E u (r) che soddisfa a C. Quindi, relativamente al campo elettrico nel punto scelto r x, possono verificarsi due casi: se E U (r x )ènullo, allorae U soddisfaancheac A, seinvecee U (r x ) 0lasoluzioneE U nonsoddisfa a C A e quindi non esiste alcuna soluzione che soddisfi a tutte le condizioni di {C,...,C N, C A }. Pertanto imporre una, o più, condizioni aggiuntive ad un insieme di condizioni sufficienti per l unicità impedisce di avere soluzioni (a meno che la condizione aggiuntiva non sia già compresa nell unica soluzione, e divenga quindi pleonastica). 9

10 7 IL SIGNIFICATO DELL UNICITA Dai corsi di analisi matematica è noto il significato del concetto di unicità della soluzione di una equazione differenziale ordinaria. Esattamente lo stesso significato vale anche per le equazioni di Maxwell nel DT, nonostante queste ultime siano equazioni a derivate parziali. Per il DF, invece, visto che tali equazioni regolano la soluzione a regime per sorgenti sinusoidali isofrequenziali, il significato del concetto di unicità è, come vedremo, completamente diverso. Per il DT dire che una soluzione E(r,t), H(r,t) è unica in un dato intervallo di tempo, (T 0,T ), e dominio spaziale, Z, significa che non vi possono essere (in tale intervallo e dominio) due diverse coppie di funzioni (E, H) che soddisfano le equazioni di Maxwell (con le eventuali sorgenti) e un insieme sufficiente di condizioni aggiuntive. Per brevità, evitiamo di discutere qui tali condizioni aggiuntive, e per esse rimandiamo, per esempio, a []. Tra le condizioni di unicità nel DT vogliamo qui ricordare solo necessità di imporre una condizione iniziale, ovvero di dover richiedere che, all istante iniziale T 0, i campi in tutto il dominio Z assumano un ben preciso valore: E(r,0) = E 0 (r), H(r,0) = H 0 (r) r Z (22) dove E 0 (r) e H 0 (r) sono funzioni indipendenti e largamente arbitrarie. Ben diverso il discorso per il DF, in quanto una soluzione E(r), H(r) nel DF non è la soluzione di una equazione differenziale, ma solo una sua parte e precisamente la soluzione a regime delle equazioni di Maxwell nel DT, nella ipotesi di sorgenti sinusoidali isofrequenziali. Ciò significa che occorre considerare sorgenti che varino come cos(ω 0 t +φ) applicate a partire dall istante iniziale T 0 =. All istante attuale tali sorgenti daranno luogo a una soluzione E(r,t), H(r,t), la cui parte a regime E R (r,t) = Re [ E(r)e jω 0t ] H R (r,t) = Re [ H(r)e jω 0t ] (23) può espressa tramite i fasori (dipendenti da r) E(r), H(r). Naturalmente, fissate le sorgenti, la soluzione completa E(r, t), H(r, t) sarà unica se assegnamo opportune condizioni, comprese le condizioni iniziali E(r, ), H(r, ). E, altrettanto naturalmente, tale soluzione dipenderà dalle condizioni iniziali. È quindi possibile che la soluzione a regime (23), essendo una parte della soluzione totale, dipenda anche essa dalle condizioni iniziali a T 0 = Per definizione, diremo allora che la soluzione nel DF è unica se la soluzione a regime è indipendente dalle condizioni iniziali, e viceversa. Più formalmente, una qualunque soluzione con sorgenti sinusoidali può sempre essere espressa come somma di due termini E(r,t) = E T (r,t)+e F (r,t) (24) (e analogamente per H(r,t)), in cui E T, detta soluzione transitoria, dipende dalle condizioni iniziali mentre E F è sinusoidale e indipendente dalle condizioni iniziali [] Franceschetti: Campi Elettromagnetici, Boringhieri La decomposizione (24) segue dalla teoria delle equazioni differenziali lineari: E F è un integrale particolaredellaequazionecompleta, mentree T èl integrale generaledellaequazione omogenea associata. 0

11 Se lim E T(r,t) = 0 r Z (25) t allora E F costituisce l unica soluzione a regime, qualunque siano le condizioni iniziali, (unicità nel DF ). Se invece la (25) non è valida, allora la soluzione a regime dipende dalle condizioni iniziali. Tuttavia mentre il termine E F è sempre alla frequenza ω 0 delle sorgenti, la parte dipendente dalle condizioni iniziali E T può contenere o non contenere un termine alla medesima frequenza ω 0. Mentre nel primo caso non vi è unicità nel DF, nel secondo caso l unicità sussiste ancora in quanto la parte alla frequenza ω 0 della soluzione a regime deriva solo da E F ed è quindi indipendente dalle condizioni iniziali. Va infine rimarcato che se si riesce a determinare, in un modo qualunque, una coppia di funzioni vettoriali E x,h x che soddisfano sia le equazioni di Maxwell, sia ad un insieme di condizioni sufficienti per l unicità, allora tale coppia di funzioni è l unica soluzione del nostro problema. 8 UNICITA NEL DOMINIO DELLA FREQUENZA Consideriamo il problema di determinare il campo elettromagnetico in una regione Z dello spazio, contenente eventualmente delle sorgenti. Il mezzo che riempie Z può essere omogeneo o non omogeneo. La unicità della soluzione si può dimostrare, essendo le equazioni lineari, supponendo, per assurdo, l esistenza di due soluzioni distinte E, H e E 2, H 2, e poi dimostrando che tali soluzioni devono necessariamente coincidere, ovvero che la loro differenza E(r) = E (r) E 2 (r) H(r) = H (r) H 2 (r) dev essere identicamente nulla. D altra parte la soluzione differenza E(r), H(r) è ancora soluzione delle equazioni di Maxwell, ma con sorgenti di valore pari alla differenza tra quelli della prima soluzione e quelli della seconda soluzione. E poichè le due soluzioni E, H e E 2, H 2 sono prodotte dalle stesse sorgenti, la soluzione differenza E(r), H(r) è prodotta da sorgenti nulle. Conviene quindi cominciare a esaminare in quali casi un campo elettromagnetico in una regione Z, in assenza di sorgenti, deve essere necessariamente nullo. Infatti, ognuno di questi casi si tradurrà immediatamente in un insieme di condizioni sufficienti per l unicità. Naturalmente cercheremo soluzioni che sono continue a tutte le interfacce, o che soddisfano le corrette condizioni di discontinuità in presenza di correnti superficiali. È necessario inizialmente fare una prima distinzione tra i problemi interni, in cui la regione Z è limitata, e i problemi esterni in cui la regione Z è tutto lo spazio, oppureècomunque illimitata, poichè questi due problemi vanno esaminati separatamente. Nel caso di problemi interni, il dominio Z è racchiuso da una, o più, superfici al finito, che nel complesso costituiscono la frontiera di Z. Per un problema esterno, invece, Z può avere varie tipologie: Z è tutto lo spazio Z è un semispazio (o un quadrante, o l interno di un cono) (26)

12 Z è uno dei volumi dei punti preecedenti, da cui sono stati tolti uno o più domini limitati. La frontiera di Z in un problema esterno è quindi costituita da una porzione (di estensione angolare finita, eventualmente tutta) della sfera all infinito, da una o più superfici (ma anche nessuna) che terminano all infinito (es, semipiani, superfici di un cono, etc.) e eventualmente da una o più superfici al finito. Le condizioni sufficienti complete variano caso per caso, e verranno trattate nei paragrafi successivi. L unica condizione generale (che nel seguito chiameremo condizione al finito ) è relativa alle superfici tutte al finito, sia che delimitino un problema interno, sia che siano una parte eventuale della frontiera di Z in un problema esterno. La condizione al finito è costruita nel modo seguente: a) La parte di frontiera di Z costituita da superfici al finito è divisa (più precisamente partizionata) in una o più zone; b) Per ciascuna zona Z i viene assegnata una delle seguenti condizioni ) il valore del campo elettrico tangente: E tan = E 0i, con E 0i noto e il pedice tan che indica il componente di E tangente alla superficie; 2) il valore del campo magnetico tangente: H tan = H 0i, con H 0i noto; 3) una condizione di impedenza E tan Z s H tan i n = E zi con E zi noto, Z s una grandezza complessa (eventualmente variabile punto per punto di Z i ) con parte reale non negativa ed i n normale uscente dalla superficie; 4) una condizione di ammettenza H tan Y s i n E tan = H yi, duale di quella del punto 3). Tutte le condizioni 4) possono essere inomogenee o omogenee (ovvero le grandezze note, e variabili punto per punto, E 0i, H 0i,..., possono essere diverse da zero oppure nulle. Come detto prima, noi lavoreremo sul problema differenza, cercando condizioni che garantiscono che l unica soluzione di questo problema sia quella nulla. Se sul problema originario imponiamo una qualunque delle condizioni 4), allora la soluzione del problema differenza deve soddisfare esattamente la stessa condizione, ma sempre omogenea, essendo la differenza di due condizioni uguali. 9 CONDIZIONI DI UNICITA NEL PROBLEMA INTERNO Iniziamo a considerare i problemi interni. Si ha unicità della soluzione se, oltre alla condizione al finito, esistono perdite all interno, ovvero sulla frontiera di Z. Quindi una soluzione (quella differenza) in assenza di sorgenti, con condizioni al finito omogenee, è certamente nulla se vi sono perdite. In assenza di perdite, può essere nulla oppure no (e quindi non abbiamo informazioni sulla unicità). Per la dimostrazione, partiamo dal teorema di Poynting per il campo differenza E(r), H(r) (26) Si intende per sfera all infinito una sfera di raggio grande a piacere. 2

13 SS r i n ds + ω 2 Z ε 2 E 2 σ dv + Z 2 E 2 dv = 2 Re E J 0dV = 0 (27) Z in cui S è la frontiera di Z e il secondo membro è nullo per l assenza di sorgenti. Per quanto riguarda il primo integrale, si ha S i n = 2 E H i n = 2 E tan H tan i n in quanto contribuisce alla componente normale del vettore di Poynting solo la parte tangente dei vettori di campo, per le proprietà del prodotto misto. Nel caso delle condizioni o 2 del paragrafo precedente, segue che S i n = 0 (28) Se invece vale una condizione di impedenza, allora, sempre per le proprietà del prodotto misto, S i n = 2 E tan H tan i n = [ 2 E tan Zc da cui segue, essendo Re[Z c ] 0, che [ Re[S i n ] = Re 2Z c E tan ] = 2Z c E tan 2 ] [ ] E tan 2 Zc = Re 2 Z c 2 E tan 2 0 (29) Pertanto il primo integrale a primo membro della (27) è sempre maggiore o uguale a zero. In particolare è maggiore di zero solo se assegnamo condizioni di impedenza con Z c a parte reale positiva, altrimenti è sempre nullo. Poichè anche gli altri integrali della (27) sono maggiori o uguali a zero, deve risultare necessariamente e Z ε 2 E 2 dv = 0 S Z σ 2 E 2 dv = 0 (30) S r i n ds = 0 (3) Seci sono perditeinterne al volume Z 2, allora almeno unadelle duecostanti ε 2 = Im[ε] e σ è maggiore di zero. L unico modo per cui il relativo integrale sia nullo, come richiesto da (30), è che E 0 in tutto Z. Allora anche H 0 in tutto Z, essendo il rotore di un campo, quello elettrico, identicamente nullo. Il campo differenza è identicamente nullo, e c è quindi l unicità del problema di partenza. Se non vi sono perdite interne, allora gli integrali della (30) sarebbero nulli anche se il campo fosse diverso da zero (assenza di unicità). Non si ha quindi, dalle (30) nessuna informazione 2 La dimostrazione fatta richiede perdite in tutto il volume. Tuttavia basta che le perdite siano presenti solo in una regione, purchè di volume maggiore di zero (ovvero non solo su di una superficie). La dimostrazione di questo caso è però molto più complessa. 3

14 In assenza di perdite interne, comunuqe, l unicità c è se vi sono perdite sulle pareti, ovvero se Re[Z c ] è strettamente maggiore di zero 3. In tal caso, infatti, sostituendo (29) in (3) S S r i n ds = S S [ ] Zc Re 2 Z c 2 E tan 2 ds = 0 = E tan 0 su S (32) e dalla condizione di impedenza segue che anche H tan 0 su S. Per dimostrare che in tal caso il campo interno è identicamente nullo, e quindi c è unicità, utilizziamo ancora il teorema di reciprocità tra il campo differenza E(r), H(r) ed il campo E D (r), H D (r) prodotto da un dipolo elementare J D (r) = I zδ(r r D )i D posto in r D interno a Z, e con i D qualunque. Possiamo anzi scegliere il campo del dipolo calcolato in spazio libero, dato quindi dalle (3) (con r = r r D ). Dal teorema di reciprocità segue [ ] E H D E D H i n ds = E(r) J D (r)dv ovvero, per le proprietà degli integrali di flusso di dipendere solo dalle componenti tangenti del campo S ] [E tan H D E D H tan i n ds = I z E(r) i D δ(r r D )dv Z = I z E(r D ) i D per le proprietà della delta di Dirac. Nel nostro caso E tan 0 e H tan 0 su S. Quindi il primo membro e nullo e segue E(r D ) i D = 0 Per la arbitrarietà di r D e i D, segue che il campo elettrico ( e di conseguenza quello magnetico) sono identiamente nulli dentro Z, e quindi si ha unicità. Per concludere il discorso notiamo che se non vi sono perdite interne, nè perdite sulla frontiera, allora non abbiamo informazioni sulla unicità. In tal caso, infatti, il campo differenza può essere diverso da zero. Di conseguenza potrebbero esistere due (o più soluzioni) diverse dello stesso problema. Selacondizione al finitoèdel tipo ) o2) del paragrafo precedente, comunque, possiamo caratterizzare meglio la non unicità. Infatti in tal caso per il campo differenza vale la (28) S i n = 0 = S r i n ds = 0 e S i i n ds = 0 S Quest ultima relazione implica che, per il campo differenza, le energie elettriche e magnetiche sono uguali. Una tale soluzione viene detta risonante. Pertanto, in assenza di sorgenti, e assegnando sulla frontiera solo componenti tangenti dei campi, non vi è unicità, ma due soluzioni differiscono necessariamente per una soluzione risonante. 3 Deve essere Re[Z c ] > 0 su tutta la frontiera di Z per la dimostrazione che segue. Tuttavia, anche in questo caso basta che Re[Z c ] > 0 valga su di una parte, di area finita, della superficie, con una dimostrazione che è però più complessa Z S 4

15 0 CONDIZIONI DI UNICITA NEL PROBLEMA ESTERNO Come abbiamo visto, le condizioni necessarie per l unicità sono (quasi tutte) imposte sulla frontiera di Z. Pertanto le differenze tra un problema esterno e un problema interno dipendono, in primo luogo, dalla diversità di tale frontiera. La frontiera di Z in un problema esterno può essere costituita da tre tipi distinti di superfici a) una porzione della superficie all infinito (eventualmente tutta); b) una o più superfici completamente al finito; c) una o più superfici al finito che però si chiudono all infinito. Di esse, comunque, gli insiemi b) e c) possono essere anche vuoti. Le condizioni che occorre imporre per avere l unicità dipendono dalla superficie. Sulla superficie all infinito occorre imporre le condizioni di Sommerfeld (6). Sulle eventuali superfici tutte al finito vanno imposte le stesse condizioni al finito usate anche per il problema interno. Infine, sulle eventuali superfici di tipo c) vanno ancora imposte le condizioni al finito, ma queste devono essere compatibili con le condizioni all infinito. In tali ipotesi, si ha unicità. Se, ad esempio, ci interessa l unicità in un semispazio, sul piano di delimitazione del semispazio possiamo assegnare, ad esempio, la componente tangente del campo elettrico E 0i. Questo termine noto però ora non è più arbitrario, ma deve andare a zero almeno come r (o r 2, a seconda di quale componente consideriamo) andando verso l infinito, in quanto le condizioni di Sommerfeld prescrivono questo comportamento all infinito. Se sul piano assumiamo un sistema di riferimento polare R, φ, un E 0i costante è inaccettabile, mentre sono accettabili un E 0i il cui modulo valga E 0i = Kr 2, con K costante, ovvero un E 0i = K r i φ. E invece inaccettabile un E 0i = K r i r, perchè la componente radiale non può essere infinitesima solo del primo ordine. La dimostrazione è simile, salvo differenze tecniche, a quella del problema interno. La condizione di Sommerfeld assicura che il flusso del vettore di Poynting sulla superficie all infinito si può scrivere come (vedi (32)) S S i n ds = S [ ] Re E tan 2 ds (33) 2ζ ed è reale e non negativo. La (3) è ancora valida e segue che, su S, il campo elettrico, e di conseguenza quello magnetico, è un infinitesimo di ordine 2 (maggiore di quello prescritto dalla condizione di Sommerfeld). Ciò basta a garantire l unicità. Fisicamente, la condizione di Sommerfeld assicura che se il campo è diverso da zero, allora manda potenza verso l infinito. L infinito si comporta quindi come pozzo di potenza e quindi gioca il ruolo delle perdite nel garantire l unicità. 5

16 TEOREMA DI EQUIVALENZA Vedi file aggiuntivo IIIb 2 TEOREMA DELLE IMMAGINI Vedi file aggiuntivo IIIc 6

17 APPENDICE : DISTRIBUZIONI TRIDIMENSIONALI La distribuzione δ(t t 0 ) di Dirac rappresenta, nel caso monodimensionale, grandezze che risultano concentrate in t 0. È ovviamente possibile, e utile, rappresentare, mediante enti matematici analoghi, grandezze concentrate nello spazio a 3 dimensioni. In particolare, per rappresentare una quantità concentrata in r r 0 è possibile usare la distribuzione δ tridimensionale δ(r r 0 ) che ha le dimensioni di m ( 3). In coordinate cartesiane, posto r = ( x,y,z ) e r 0 = ( x 0,y 0,z 0 ), vale la relazione δ(r r 0 ) = δ(x x 0 ) δ(y y 0 ) δ(z z 0 ) in cui a secondo membro vi è il prodotto di δ monodimensionali. Le proprietà più utilizzate di δ(r r 0 ) sono (analogamente al caso monodimensionale) V f(r)δ(r r 0 ) = f(r 0 )δ(r r 0 ) r 0 V δ(r r 0 )dv = 0 r 0 / V Per la prima relazione occorre che f(r) sia continua in r 0. Nella seconda, qualora r 0 sia sulla frontiera di V, va specificato se r 0 appartiene o no al dominio di integrazione. Anche su δ(r r 0 ) si possono definire operazioni differenziali (sia derivate parziali semplici, sia tramite l operatore ), e integrali, tra cui la trasformata di Fourier: δ(r r 0 )e jk r dv = e jk r 0 utilizzando le proprietà base della distribuzione δ. Si può inoltre dimostrare che 2 r r 0 = 4πδ(r r 0 ) Tale relazione è in realtà già nota dalla elettrostatica, collegando il potenziale di una carica puntiforme alla sua densità di carica, tramite l equazione di Poisson 7

18 APPENDICE 2: POTENZIALI ELETTROMAGNETICI Le onde piane sono soluzioni libere delle equazioni di Maxwell, ovvero sono campi elettromagnetici che possono esistere in tutto lo spazio anche in assenza di sorgenti. Tuttavia interessano anche (e soprattutto) le soluzioni forzate, ovvero le soluzioni prodotte da correnti elettriche (e magnetiche), in particolare da quelle impresse. Come abbiamo visto dal teorema di Poynting, infatti, sono tali correnti che forniscono potenza al campo e, in definitiva, possono produrlo. Ci occuperemo principalmente del campo dovuto a correnti elettriche, rimandando a più avanti quello dovuto a correnti magnetiche. Consideriamo allora delle correnti elettriche (impresse o indotte) J in un mezzo equivalente al vuoto. Per semplicità considereremo anzi direttamente il vuoto, ma basterà introdurre i valori di ε e µ per ottenere, se necessario, i risultati validi nel caso di altri mezzi. Le equazioni di Maxwell da risolvere sono allora E = jωµ 0 H H = jωε 0 E+J ε 0 E = ρ µ 0 H = 0 Possiamo esprimere la soluzione generale di tali equazioni in termini di potenziali elettromagnetici. Infatti, dalla quarta equazione delle (34) segue l esistenza di una funzione vettoriale A(r) tale che Sostituendo poi nella prima segue (34) µ 0 H = A (35) E = jω A (E+jωA) = 0 e quindi il vettore E+jωA è irrotazionale 2. Esiste quindi una funzione scalare φ(r) tale che E+jωA = φ (36) Qualunque campo dovuto a sorgenti solo elettriche (eventualmente nulle) può quindi essere espresso mediante i due potenziali A e φ, detti potenziale vettore e potenziale scalare. Noti i potenziali, i campi si ottengono semplicemente per derivazione E = jωa φ H = µ 0 A (37) Grazie alla sovrapposizione degli effetti, il campo di entrambe le correnti può essere calcolato come somma del campo delle sole correnti elettriche e di quello delle sole correnti magnetiche 2 Questa relazione è più generale di quella elettrostatica (E è conservativo) e ad essa si riduce se ω = 0 8

19 Notiamo subito che, per un dato campo, esistono più coppie di potenziali possibili. Siano A e φ una coppia di potenziali per un certo campo. Poichè il rotore di un gradiente è nullo, allora anche A = A+ ψ fornisce lo stesso campo magnetico di A, qualunque sia la funzione scalare ψ(r). Per ottenere lo stesso campo elettrico occorre modificare anche il potenziale vettore. Per ottenere che A e φ, essendo φ un potenziale scalare modificato, forniscano lo stesso campo elettrico dei potenziali originari A e φ occorre imporre e risolvendo jωa φ = jωa φ = jω(a+ ψ) φ φ = φ jω ψ φ = φ jωψ Quindi tutte le coppie di potenziali possibili sono date da A = A+ ψ φ = φ jωψ al variare della funzione arbitraria ψ(r). Le (38) prendono il nome di trasformazioni di gauge, e mostrano che, almeno nella fisica classica, solo i campi, e non anche i potenziali, hanno realtà fisica. D altra parte usare i potenziali fa guadagnare un grado di libertà (la scelta di ψ) che può essere utile per semplificare la soluzione dei problemai elettromagnetici. Per ricavare i potenziali, possiamo utilizzare le due equazioni di Maxwell inomogenee, che non soso state ancora impiegate. Cominciamo a sostituire le (37) nella seconda delle (34). Ricordando che la permeabilità magnetica µ 0 è costante, e quindi può essere portata fuori dall operatore, che è una derivata, si ha: ( ) A = jωε 0 ( jωa φ)+j µ 0 A = ω 2 ε 0 A jωε 0 φ+j µ 0 A = ω 2 ε 0 µ 0 A jωε 0 µ 0 φ+µ 0 J Ricordando che A = A 2 A, cambiando di segno e raccogliendo i termini, si ottiene infine (38) 2 A+β 2 A = A+jωε 0 µ 0 φ µ 0 J [ ] = A+jωε 0 µ 0 φ µ 0 J (39) essendo β = ω 2 ε 0 µ 0 la costante di propagazione dello spazio libero. Analogamente dalla terza delle (34) segue 2 φ = jω A ρ ε 0 (40) 9

20 Le (39,40) sono le equazioni per i potenziali, ma sono equazioni accoppiate. Poichè però i potenziali possono essere variati secondo le (38) lasciando inalterati i campi (e le equazioni (39,40), ovviamente nei nuovi potenziali), cerchiamo, se esiste una nuova coppia di potenziali che conduce ad equazioni disaccoppiate. Una possibilità per disaccoppiare tali equazioni è di cercare se esiste un ψ a cui corrispondono dei potenziali A e φ per cui l espressione in parentesi quadra della (39) si annulli. Imponiamo allora che A +jωε 0 µ 0 φ = 0 Usando le trasformazioni di gauge segue A+ ψ +jωε 0 µ 0 φ+jωε 0 µ 0 ( jωψ ) = 0 A+ 2 ψ +jωε 0 µ 0 φ+β 2 ψ = 0 Quest ultima è la cercata equazione per ψ 2 ψ +β 2 ψ = A jωε 0 µ 0 φ in cui a secondo membro c è un termine noto. Poichè ψ fa variare i potenziali, ma non i campi, esso non richiede alcuna condizione al contorno e quindi l equaizone precedente ha sempre infinite soluzioni. Pertanto esisterà sempre una coppia di potenziali 3 A e φ per cui vale la gauge di Lorentz A+jωε 0 µ 0 φ = 0 (4) Sostituendo la (4) nella (39), e A, ricavato dalla (4), nella (40), si ottengono le equazioni ai potenziali, nella gauge di Lorentz 4 2 A+β 2 A = µ 0 J 2 ψ +β 2 ψ = ρ ε 0 (42) Si noti che sia le tre componenti cartesiane di A, sia φ, soddisfano alle stesse equazioni. Le (42) sono dette equazioni delle onde (o equazioni di Helmholtz). Le (42) sono equazioni disaccoppiate, e quindi più semplici da risolvere. Inoltre la seconda delle (42) non è necessaria in quanto, noto A, il potenziale scalare φ può essere ottenuto tramite derivate dalla gauge di Lorentz (4). Infatti in molti casi le relazioni tra campi e potenziali sono espresse direttamente in termini della sola A [ E = jωa+ A = jω A+ ] jωε 0 µ 0 β 2 A H = (43) A µ 0 sostituendo φ dalla (4). 3 In realtà, per quanto detto prima, queste coppie sono infinite 4 In modo analogo si può dimostrare che esistono potenziali che soddisfano la gauge di Coulomb A = 0, che conduce a equazioni parzialmente disaccoppiate, e, se ρ = 0, potenziali che soddisfano alla gauge φ = 0 20

21 APPENDICE 3: ELEMENTARE POTENZIALE VETTORE DI UN DIPOLO L equazione d onda (42) per il potenziale vettore di un dipolo elementare posto nell origine può essere scritta come 2 A+β 2 A = µ 0 I zδ(r)i z ed è una equazione inomogenea. Conviene cominciare a cercare una soluzione della equazione completa, che dipenda direttamente da J D. Poichè l operatore 2 è un operatore scalare, esprimendo A in componenti cartesiane, segue 2 A = ( 2 A x )i x +( 2 A y )i y +( 2 A z )i z e quindi esiste un integrale particolare che ha solo componente z. L equazione d onda diventa quindi 2 A z +β 2 A z = µ 0 I zδ(r) (44) e avrà, per la simmetria del termine noto, una soluzione funzione solo di r = r. Tenendo conto di questo, possiamo sviluppare il 2 ottenendo [ d r 2 r 2dA ] z +β 2 A z = µ 0 I zδ(r) (45) dr dr Introduciamo una nuova incognita A 0, dipendente solo da r, definita da ra z = A 0. Derivando quest ultima si ha A z +r da z dr = da 0 = A 0 +r 2dA z dr dr = rda 0 dr Derivando ancora quest ultima espressione segue da 0 dr + d [ r 2dA ] z = da 0 A 0 dr dr dr +rd2 dr 2 = Sostituiamo nella (45) [ d r 2dA ] z = r d2 A 0 dr dr dr 2 ovvero r 2 rd2 A 0 dr 2 +β2a 0 r = µ 0I zδ(r) r [ d 2 ] A 0 dr 2 +β2 A 0 = µ 0 I zδ(r) (46) Per r 0 la (46) è una equazione omogenea, ed ha come soluzione A 0 (r) = Be jβr +Ce jβr = A z (r) = B e jβr (47) r r I due termini della (47) sono due onde (confronta il paragrafo sulla propagazione di onde piane) che viaggiano in direzione radiale, il primo verso r = + e il secondo invece da r = + verso r = 0. Quindi il primo termine è prodotto da sorgenti al finito, mentre il secondo può solo +C ejβr 2

22 essere prodotto da sorgenti poste all infinito. Poichè l unica sorgente è posta in r = 0, occorre prendere C = 0. Il valore di B dipendeinvece dalla ampiezza del dipolo. Per calcolarlo sostituiamo A z (r) nella equazione (44). Risulta [ 2 A z = B 2 e jβr ] r [ = B r 2 e jβr +2 e jβr r +e jβr 2 r [ = B r 2 e jβr +2 e jβr ] r 4πe jβr δ(r) per le proprietà della delta spaziale di Dirac (vedi App. ). Ovviamente, sempre per queste proprietà, il termine esponenziale va calcolato in r = 0 e vale quindi. I primi due termini, regolari, compensano β 2 A z e quindi segue, sostituendo nella (44), 4Bπδ(r) = µ 0 I zδ(r) = B = µ 0 I z (48) 4π Il potenziale vettore dipendente dal dipoloè quindi A(r) = µ 0 i z (49) 4π r Nella (49), r è la distanza tra il punto campo, dove si richiede il potenziale vettore, e il punto sorgente, dove è il dipolo (finora posto in r = 0). Se il dipolo è posto in r D, il potenziale vettore è ancora dato da (49), ma r = r r D. A partire dalla (49), si può poi calcolare il campo per derivazione, usando le (43). La (49) fornisce una ulteriore informazione importante: il potenziale vettore del dipolo è allineato col dipolo stesso. Quindi il potenziale vettore, in un dato punto, è sempre proporzionale, mediante una funzione scalare detta funzione di Green (o risposta impulsiva), all ampiezza del dipolo: A(r) = µ 0 e jβ r r ] ] D [I zi z = g( r r D ) [I zi z 4π r r D essendo I z e jβr ] la funzione di Green. g( r r D ) = µ 0 4π e jβ r r D r r D 22

23 APPENDICE 4: ANDAMENTO DEL CAMPO DI UN DIPOLO CORTO Le normative italiane e internazionali impongono dei limiti al campo diffuso dell ambiente, aprotezione della salute. Questi limiti riguardano tutte le grandezze di interesse, ovvero E, H e S. Questi limiti sono da verificare normalmente in campo vicino o intermedio (in campo lontano sono in genere largamente verificati), e poiché molte sorgenti, specie a bassa frequenza, sono modellabili come un dipolo (elementare o corto), allora conviene vedere piú da vicino l andamento del campo vicino di un dipolo 2. I campi del dipolo sono dati dalle equazioni (3). Conviene peró esprimere tali campi in funzione della potenza irradiata(un parametro usabile anche per dipoli elementari e, soprattutto, per sorgenti approssimabili con dipoli. Dalla (8) segue P i = 4π 3 e quindi i campi possono essere espressi come ζ I 2 l 2 4λ 2 [ ] [ 2 ζ I l E 2 = 2λr jβr + 2 (jβr) 2 4cos 2 θ + + jβr + ] 2 (jβr) 2 sin 2 θ [ ] {[ ( ) 2 ( ) ] [ 4 ( ) 2 3ζPi = + 4cos 2 θ+ +( ) ] } 2 sin 2 θ 4πr 2 βr βr βr β 2 r 2 [ ] 2 I l H 2 = + 2 2λr jβr sin 2 θ [ ] [ ( ) ] 2 3Pi = 4πζr 2 + sin 2 θ βr (50) Moltiplichiamo e dividiamo per β 2 e poniamo X =/(βr) 2, in modo da avere una distanza normalizzata. Segue allora [ ] E 2 3ζPi [X = β X{ 2 +X 2 ] [ 4cos 2 θ + X +( X) 2] } sin 2 θ 4π [ ] 3ζPi = β 2 { X 3 ( 4cos 2 θ+sin 2 θ ) +X 2 ( 4cos 2 θ sin 2 θ ) +X sin 2 θ } 4π [ ] [ ] H 2 3Pi = β 2 X [+X] sin 2 3Pi θ = β 2 [X 2 +X] sin 2 θ 4πζ 4πζ (5) Nella lettura dei testi normativi va ricordato che i limiti sono sempre riferiti al valore efficace elle grandezze elettriche, anche a radiofrequenza. Questa convenzione é, per la RF, utilizzata solo in questo caso. Pertanto, in questo paragrafo, supporremo di aver tradotto i limiti di legge in limiti sul campo massimo. 2 In realtá vi sono anche molte sorgenti modellabili come un dipolo magnetico, i cui campi hanno lo stesso andamento. 23

24 Fissata la direzione θ, H 2 é chiaramente una funzione crescente di X, ovvero il campo magnetico si riduce di ampiezza al crescere di r. Analogo comportamento ha E 2, anche se la analisi é piú complessa 3. Allo stesso modo é immediato vedere che, fissato X (ovvero r), H 2 é una funzione crescente di θ (0,π/2). Per quanto riguarda invece E 2, fissato X, la derivata della prima delle (5) rispetto a θ vale [ ] 3ζPi { θ E 2 = β 2 X 4 [ X +X 2] [ 2cosθsinθ+ X +( X) 2] } 2sinθcosθ 4π [ ] 3ζPi = β 2 X { 3X 2 5X + } 2sinθcosθ 4π Questaderivata siannulla, oltre cheperx = 0, anchenell unicozeropositivo di 3X 2 5X+, ovvero in X = 0.8. Si trova che per X > 0.8 (corrispondente a r < 0.375λ) la derivata (52) é negativa, ovvero E 2 é decrescente per θ (0,π/2) ed ha il massimo in θ = 0. Invece per X < 0.8, (corrispondente a r > 0.375λ) il modulo del campo elettrico é crescente ed ha un massimo in θ =π/2. Questeconsiderazioni ciaiutanoatrovareladistanzaminimar E oltrelaqualepossiamo garantire che il campo elettrico é minore di un valore limite E L. R E é quindi definito come il piú piccolo r E tale che (52) E(r > r E ) E L θ, φ (53) Poiché il campo elettrico é decrescente con r, la (53) é equivalente a max θ E(R E ) = E L (54) in cui il massimo é calcolato sull intervllo di interesse. La (54) é una equazione di terzo grado. Per discuterne la soluzione conviene per prima cosa riscriverla come { X 3 ( 4cos 2 θ+sin 2 θ ) +X 2 ( 4cos 2 θ sin 2 θ ) +X sin 2 θ } = E L [ ] 3ζ Pi 4π β 2 2 = e 2 L (55) 3 Se calcoliamo la derivata di E 2 rispetto a X, fissato θ, si ha [ ] 3ζPi 4π β 2 { 3X 2 ( 4cos 2 θ +sin 2 θ ) +2X ( 4cos 2 θ sin 2 θ ) +sin 2 θ } Questa derivata puó avere radici reali positive solo se il secondo coefficiente é negativo (Teorema di Cartesio), ovvero per sin 2 θ > 0.8, ma allora il suo discriminante ( 4cos 2 θ sin 2 θ ) 2 3 ( 4cos 2 θ +sin 2 θ ) sin 2 θ = ( 4 5sin 2 θ ) 2 3 ( 4 3sin 2 θ ) sin 2 θ = 25sin 4 θ 40sin 2 θ +6 2sin 2 θ +9sin 4 θ = 34sin 4 θ 52sin 2 θ +6 é negativo e le radici sono complesse. 24

25 In particolare, in campo vicino (βr ovvero X ) possiamo usare le espressioni (7) per i campi. Questo equivale a sostituire alla (55) la X 3 ( 4cos 2 θ +sin 2 θ ) = X 3 ( 3cos 2 θ+ ) = e 2 L (56) per la quale la equazione (54) é di soluzione immediata. In Fig. é riportato l errore relativo su X dovuto all uso della (56) al posto della equazione corretta (55). Si vede che per e L > 30, la (56) fornisce un errore inferiore al 5%. Se si accetta un errore del 0%, allora la (56) é utilizzabile per e L > θ=0 o θ=30 o θ=60 o θ=90 o errore su R E [%] e L Fig. : Errore relativo nell uso della (56). In maniera analoga, se X é abbastanza piccolo (quindi in campo lontano, ma non solo), possiamo sostituire la (55) con { X 2 ( 4cos 2 θ sin 2 θ ) +X sin 2 θ } = e 2 L (57) eliminando il termine con X 3 e ottenendo quindi una equazione di secondo grado θ=0 o θ=30 o θ=60 o θ=90 o errore su R E [%] e L Fig. 2: Errore relativo nell uso della (57). In Fig. 2 é riportato l errore relativo su X dovuto all uso della (57) al posto della equazione corretta (55). Si vede che per e L < 0.2, la (57) fornisce un errore inferiore al 5%. Se si accetta un errore del 0%, allora la (57) é utilizzabile per e L <

26 Per valori di e L intermedi occorre risolvere l equazione completa (55). In Fig. 3 é riportata la soluzione di tale equazione per alcuni valori di θ. Per gli altri valori é comunque possibile interpolare. θ=0 o θ=30 o θ=60 o θ=90 o X e L 4 2 θ=0 o θ=30 o θ=60 o θ=90 o 0 X e L Fig. 3: Soluzione della (55). Discorso simile, ma molto piú semplice, vale per il campo magnetico. La distanza minima R H oltre la quale possiamo garantire che il campo magnetico é minore di un valore limite H L si trova risolvendo l equazione di secondo grado [ ] 3Pi β 2 [X 2 +X] = HL 2 (58) 4πζ Per quanto riguarda invece la densità di potenza, poichè il relativo limite è pari a (E L H L )/2, questo è sempre rispettato, se lo sono quelli sui campi elettrico e magnetico. Infatti si ha S = 2 E H 2 E H 2 E LH L 26

27 INDICE. DIPOLO ELEMENTARE CAMPO DI UN DIPOLO ELEMENTARE DIPOLO CORTO POTENZA IRRADIATA DA UN DIPOLO TEOREMA DI RECIPROCITÀ ESISTENZA E UNICITA IL SIGNIFICATO DELL UNICITA UNICITA NEL DOMINIO DELLA FREQUENZA CONDIZIONI DI UNICITA NEL PROBLEMA INTERNO CONDIZIONI DI UNICITA NEL PROBLEMA ESTERNO TEOREMA DI EQUIVALENZA TEOREMA DELLE IMMAGINI App.. DISTRIBUZIONI TRIDIMENSIONALI App. 2. POTENZIALI ELETTROMAGNETICI App. 3. POTENZIALE VETTORE DI UN DIPOLO ELEMENTARE App. 4. ANDAMENTO DEL CAMPO DI UN DIPOLO CORTO

Transitori del primo ordine

Transitori del primo ordine Università di Ferrara Corso di Elettrotecnica Transitori del primo ordine Si consideri il circuito in figura, composto da un generatore ideale di tensione, una resistenza ed una capacità. I tre bipoli

Dettagli

13. Campi vettoriali

13. Campi vettoriali 13. Campi vettoriali 1 Il campo di velocità di un fluido Il concetto di campo in fisica non è limitato ai fenomeni elettrici. In generale il valore di una grandezza fisica assegnato per ogni punto dello

Dettagli

Vedi file aggiuntivo IIa

Vedi file aggiuntivo IIa 1 TEOREMA DI RECIPROCITÀ Vedi file aggiuntivo IIa 2 EITENZA E UNICITA Le leggi che regolano il campo elettromagnetico sono state espresse nella forma di equazioni differenziali. Le suddette equazioni sono

Dettagli

1 Serie di Taylor di una funzione

1 Serie di Taylor di una funzione Analisi Matematica 2 CORSO DI STUDI IN SMID CORSO DI ANALISI MATEMATICA 2 CAPITOLO 7 SERIE E POLINOMI DI TAYLOR Serie di Taylor di una funzione. Definizione di serie di Taylor Sia f(x) una funzione definita

Dettagli

x 2 + y2 4 = 1 x = cos(t), y = 2 sin(t), t [0, 2π] Al crescere di t l ellisse viene percorsa in senso antiorario.

x 2 + y2 4 = 1 x = cos(t), y = 2 sin(t), t [0, 2π] Al crescere di t l ellisse viene percorsa in senso antiorario. Le soluzioni del foglio 2. Esercizio Calcolare il lavoro compiuto dal campo vettoriale F = (y + 3x, 2y x) per far compiere ad una particella un giro dell ellisse 4x 2 + y 2 = 4 in senso orario... Soluzione.

Dettagli

La propagazione delle onde luminose può essere studiata per mezzo delle equazioni di Maxwell. Tuttavia, nella maggior parte dei casi è possibile

La propagazione delle onde luminose può essere studiata per mezzo delle equazioni di Maxwell. Tuttavia, nella maggior parte dei casi è possibile Elementi di ottica L ottica si occupa dello studio dei percorsi dei raggi luminosi e dei fenomeni legati alla propagazione della luce in generale. Lo studio dell ottica nella fisica moderna si basa sul

Dettagli

Consideriamo due polinomi

Consideriamo due polinomi Capitolo 3 Il luogo delle radici Consideriamo due polinomi N(z) = (z z 1 )(z z 2 )... (z z m ) D(z) = (z p 1 )(z p 2 )... (z p n ) della variabile complessa z con m < n. Nelle problematiche connesse al

Dettagli

LE FUNZIONI A DUE VARIABILI

LE FUNZIONI A DUE VARIABILI Capitolo I LE FUNZIONI A DUE VARIABILI In questo primo capitolo introduciamo alcune definizioni di base delle funzioni reali a due variabili reali. Nel seguito R denoterà l insieme dei numeri reali mentre

Dettagli

Capitolo 1 ANALISI COMPLESSA

Capitolo 1 ANALISI COMPLESSA Capitolo 1 ANALISI COMPLESSA 1 1.4 Serie in campo complesso 1.4.1 Serie di potenze Una serie di potenze è una serie del tipo a k (z z 0 ) k. Per le serie di potenze in campo complesso valgono teoremi analoghi

Dettagli

TX Figura 1: collegamento tra due antenne nello spazio libero.

TX Figura 1: collegamento tra due antenne nello spazio libero. Collegamenti Supponiamo di avere due antenne, una trasmittente X e una ricevente X e consideriamo il collegamento tra queste due antenne distanti X X Figura : collegamento tra due antenne nello spazio

Dettagli

EQUAZIONI DIFFERENZIALI. 1. Trovare tutte le soluzioni delle equazioni differenziali: (a) x = x 2 log t (d) x = e t x log x (e) y = y2 5y+6

EQUAZIONI DIFFERENZIALI. 1. Trovare tutte le soluzioni delle equazioni differenziali: (a) x = x 2 log t (d) x = e t x log x (e) y = y2 5y+6 EQUAZIONI DIFFERENZIALI.. Trovare tutte le soluzioni delle equazioni differenziali: (a) x = x log t (d) x = e t x log x (e) y = y 5y+6 (f) y = ty +t t +y (g) y = y (h) xy = y (i) y y y = 0 (j) x = x (k)

Dettagli

Matematica generale CTF

Matematica generale CTF Successioni numeriche 19 agosto 2015 Definizione di successione Monotonìa e limitatezza Forme indeterminate Successioni infinitesime Comportamento asintotico Criterio del rapporto per le successioni Definizione

Dettagli

u 1 u k che rappresenta formalmente la somma degli infiniti numeri (14.1), ordinati al crescere del loro indice. I numeri u k

u 1 u k che rappresenta formalmente la somma degli infiniti numeri (14.1), ordinati al crescere del loro indice. I numeri u k Capitolo 4 Serie numeriche 4. Serie convergenti, divergenti, indeterminate Data una successione di numeri reali si chiama serie ad essa relativa il simbolo u +... + u +... u, u 2,..., u,..., (4.) oppure

Dettagli

APPUNTI DI MATEMATICA LE FRAZIONI ALGEBRICHE ALESSANDRO BOCCONI

APPUNTI DI MATEMATICA LE FRAZIONI ALGEBRICHE ALESSANDRO BOCCONI APPUNTI DI MATEMATICA LE FRAZIONI ALGEBRICHE ALESSANDRO BOCCONI Indice 1 Le frazioni algebriche 1.1 Il minimo comune multiplo e il Massimo Comun Divisore fra polinomi........ 1. Le frazioni algebriche....................................

Dettagli

Come visto precedentemente l equazione integro differenziale rappresentativa dell equilibrio elettrico di un circuito RLC è la seguente: 1 = (1)

Come visto precedentemente l equazione integro differenziale rappresentativa dell equilibrio elettrico di un circuito RLC è la seguente: 1 = (1) Transitori Analisi nel dominio del tempo Ricordiamo che si definisce transitorio il periodo di tempo che intercorre nel passaggio, di un sistema, da uno stato energetico ad un altro, non è comunque sempre

Dettagli

LE SUCCESSIONI 1. COS E UNA SUCCESSIONE

LE SUCCESSIONI 1. COS E UNA SUCCESSIONE LE SUCCESSIONI 1. COS E UNA SUCCESSIONE La sequenza costituisce un esempio di SUCCESSIONE. Ecco un altro esempio di successione: Una successione è dunque una sequenza infinita di numeri reali (ma potrebbe

Dettagli

FUNZIONI ELEMENTARI - ESERCIZI SVOLTI

FUNZIONI ELEMENTARI - ESERCIZI SVOLTI FUNZIONI ELEMENTARI - ESERCIZI SVOLTI 1) Determinare il dominio delle seguenti funzioni di variabile reale: (a) f(x) = x 4 (c) f(x) = 4 x x + (b) f(x) = log( x + x) (d) f(x) = 1 4 x 5 x + 6 ) Data la funzione

Dettagli

E naturale chiedersi alcune cose sulla media campionaria x n

E naturale chiedersi alcune cose sulla media campionaria x n Supponiamo che un fabbricante stia introducendo un nuovo tipo di batteria per un automobile elettrica. La durata osservata x i delle i-esima batteria è la realizzazione (valore assunto) di una variabile

Dettagli

L espressione torna invece sempre vera (quindi la soluzione originale) se cambiamo contemporaneamente il verso: 1 < 0.

L espressione torna invece sempre vera (quindi la soluzione originale) se cambiamo contemporaneamente il verso: 1 < 0. EQUAZIONI E DISEQUAZIONI Le uguaglianze fra espressioni numeriche si chiamano equazioni. Cercare le soluzioni dell equazione vuol dire cercare quelle combinazioni delle lettere che vi compaiono che la

Dettagli

~ Copyright Ripetizionando - All rights reserved ~ http://ripetizionando.wordpress.com STUDIO DI FUNZIONE

~ Copyright Ripetizionando - All rights reserved ~ http://ripetizionando.wordpress.com STUDIO DI FUNZIONE STUDIO DI FUNZIONE Passaggi fondamentali Per effettuare uno studio di funzione completo, che non lascia quindi margine a una quasi sicuramente errata inventiva, sono necessari i seguenti 7 passaggi: 1.

Dettagli

15 febbraio 2010 - Soluzione esame di geometria - 12 crediti Ingegneria gestionale - a.a. 2009-2010 COGNOME... NOME... N. MATRICOLA...

15 febbraio 2010 - Soluzione esame di geometria - 12 crediti Ingegneria gestionale - a.a. 2009-2010 COGNOME... NOME... N. MATRICOLA... 15 febbraio 010 - Soluzione esame di geometria - 1 crediti Ingegneria gestionale - a.a. 009-010 COGNOME.......................... NOME.......................... N. MATRICOLA............. La prova dura

Dettagli

Energia potenziale elettrica e potenziale. In queste pagine R indicherà una regione in cui è presente un campo elettrostatico.

Energia potenziale elettrica e potenziale. In queste pagine R indicherà una regione in cui è presente un campo elettrostatico. Energia potenziale elettrica e potenziale 0. Premessa In queste pagine R indicherà una regione in cui è presente un campo elettrostatico. 1. La forza elettrostatica è conservativa Una o più cariche ferme

Dettagli

Università del Salento Corso di Laurea Triennale in Ingegneria Industriale Appello di FISICA GENERALE 2 del 27/01/15

Università del Salento Corso di Laurea Triennale in Ingegneria Industriale Appello di FISICA GENERALE 2 del 27/01/15 Università del Salento Corso di Laurea Triennale in Ingegneria Industriale Appello di FISICA GENERALE 2 del 27/01/15 Esercizio 1 (9 punti): Una distribuzione di carica è costituita da un guscio sferico

Dettagli

RETTE, PIANI, SFERE, CIRCONFERENZE

RETTE, PIANI, SFERE, CIRCONFERENZE RETTE, PIANI, SFERE, CIRCONFERENZE 1. Esercizi Esercizio 1. Dati i punti A(1, 0, 1) e B(, 1, 1) trovare (1) la loro distanza; () il punto medio del segmento AB; (3) la retta AB sia in forma parametrica,

Dettagli

Esempi di funzione. Scheda Tre

Esempi di funzione. Scheda Tre Scheda Tre Funzioni Consideriamo una legge f che associa ad un elemento di un insieme X al più un elemento di un insieme Y; diciamo che f è una funzione, X è l insieme di partenza e X l insieme di arrivo.

Dettagli

Dimensione di uno Spazio vettoriale

Dimensione di uno Spazio vettoriale Capitolo 4 Dimensione di uno Spazio vettoriale 4.1 Introduzione Dedichiamo questo capitolo ad un concetto fondamentale in algebra lineare: la dimensione di uno spazio vettoriale. Daremo una definizione

Dettagli

LAVORO. L= F x S L= F. S L= F. S cos ϑ. L= F. S Se F ed S hanno stessa direzione e verso. L= -F. S Se F ed S hanno stessa direzione e verso opposto

LAVORO. L= F x S L= F. S L= F. S cos ϑ. L= F. S Se F ed S hanno stessa direzione e verso. L= -F. S Se F ed S hanno stessa direzione e verso opposto LAVORO L= F x S L= F. S L= F. S cos ϑ CASI PARTICOLARI L= F. S Se F ed S hanno stessa direzione e verso L= -F. S Se F ed S hanno stessa direzione e verso opposto L= 0 Se F ed S sono perpendicolari L >0

Dettagli

Basi di matematica per il corso di micro

Basi di matematica per il corso di micro Basi di matematica per il corso di micro Microeconomia (anno accademico 2006-2007) Lezione del 21 Marzo 2007 Marianna Belloc 1 Le funzioni 1.1 Definizione Una funzione è una regola che descrive una relazione

Dettagli

FUNZIONI / ESERCIZI SVOLTI

FUNZIONI / ESERCIZI SVOLTI ANALISI MATEMATICA I - A.A. 0/0 FUNZIONI / ESERCIZI SVOLTI ESERCIZIO. Data la funzione f () = determinare l insieme f (( +)). Svolgimento. Poiché f (( +)) = { dom f : f () ( +)} = { dom f : f () > } si

Dettagli

CONDUTTORI, CAPACITA' E DIELETTRICI

CONDUTTORI, CAPACITA' E DIELETTRICI CONDUTTORI, CAPACITA' E DIELETTRICI Capacità di un conduttore isolato Se trasferiamo una carica elettrica su di un conduttore isolato questa si distribuisce sulla superficie in modo che il conduttore sia

Dettagli

FUNZIONE REALE DI UNA VARIABILE

FUNZIONE REALE DI UNA VARIABILE FUNZIONE REALE DI UNA VARIABILE Funzione: legge che ad ogni elemento di un insieme D (Dominio) tale che D R, fa corrispondere un elemento y R ( R = Codominio ). f : D R : f () = y ; La funzione f(): A

Dettagli

Capitolo 4: Ottimizzazione non lineare non vincolata parte II. E. Amaldi DEIB, Politecnico di Milano

Capitolo 4: Ottimizzazione non lineare non vincolata parte II. E. Amaldi DEIB, Politecnico di Milano Capitolo 4: Ottimizzazione non lineare non vincolata parte II E. Amaldi DEIB, Politecnico di Milano 4.3 Algoritmi iterativi e convergenza Programma non lineare (PNL): min f(x) s.v. g i (x) 0 1 i m x S

Dettagli

Teoria delle code. Sistemi stazionari: M/M/1 M/M/1/K M/M/S

Teoria delle code. Sistemi stazionari: M/M/1 M/M/1/K M/M/S Teoria delle code Sistemi stazionari: M/M/1 M/M/1/K M/M/S Fabio Giammarinaro 04/03/2008 Sommario INTRODUZIONE... 3 Formule generali di e... 3 Leggi di Little... 3 Cosa cerchiamo... 3 Legame tra N e le

Dettagli

LEZIONE 7. Esercizio 7.1. Quale delle seguenti funzioni è decrescente in ( 3, 0) e ha derivata prima in 3 che vale 0? x 3 3 + x2. 2, x3 +2x +3.

LEZIONE 7. Esercizio 7.1. Quale delle seguenti funzioni è decrescente in ( 3, 0) e ha derivata prima in 3 che vale 0? x 3 3 + x2. 2, x3 +2x +3. 7 LEZIONE 7 Esercizio 7.1. Quale delle seguenti funzioni è decrescente in ( 3, 0) e ha derivata prima in 3 che vale 0? x 3 3 + x2 2 6x, x3 +2x 2 6x, 3x + x2 2, x3 +2x +3. Le derivate sono rispettivamente,

Dettagli

Forze come grandezze vettoriali

Forze come grandezze vettoriali Forze come grandezze vettoriali L. Paolucci 23 novembre 2010 Sommario Esercizi e problemi risolti. Per la classe prima. Anno Scolastico 2010/11 Parte 1 / versione 2 Si ricordi che la risultante di due

Dettagli

Per studio di funzione intendiamo un insieme di procedure che hanno lo scopo di analizzare le proprietà di una funzione f ( x) R R

Per studio di funzione intendiamo un insieme di procedure che hanno lo scopo di analizzare le proprietà di una funzione f ( x) R R Studio di funzione Per studio di funzione intendiamo un insieme di procedure che hanno lo scopo di analizzare le proprietà di una funzione f ( x) R R : allo scopo di determinarne le caratteristiche principali.

Dettagli

Esponenziali elogaritmi

Esponenziali elogaritmi Esponenziali elogaritmi Potenze ad esponente reale Ricordiamo che per un qualsiasi numero razionale m n prendere n>0) si pone a m n = n a m (in cui si può sempre a patto che a sia un numero reale positivo.

Dettagli

DOMINIO E LIMITI. Esercizio 3 Studiare gli insiemi di livello della funzione f, nei seguenti casi: 1) f(x,y) = y2 x 2 + y 2.

DOMINIO E LIMITI. Esercizio 3 Studiare gli insiemi di livello della funzione f, nei seguenti casi: 1) f(x,y) = y2 x 2 + y 2. FUNZIONI DI DUE VARIABILI 1 DOMINIO E LIMITI Domini e disequazioni in due variabili. Insiemi di livello. Elementi di topologia (insiemi aperti, chiusi, limitati, convessi, connessi per archi; punti di

Dettagli

GRANDEZZE ALTERNATE SINUSOIDALI

GRANDEZZE ALTERNATE SINUSOIDALI GRANDEZZE ALTERNATE SINUSOIDALI 1 Nel campo elettrotecnico-elettronico, per indicare una qualsiasi grandezza elettrica si usa molto spesso il termine di segnale. L insieme dei valori istantanei assunti

Dettagli

EQUAZIONI DIFFERENZIALI Esercizi svolti. y = xy. y(2) = 1.

EQUAZIONI DIFFERENZIALI Esercizi svolti. y = xy. y(2) = 1. EQUAZIONI DIFFERENZIALI Esercizi svolti 1. Determinare la soluzione dell equazione differenziale (x 2 + 1)y + y 2 =. y + x tan y = 2. Risolvere il problema di Cauchy y() = 1 2 π. 3. Risolvere il problema

Dettagli

GEOMETRIA DELLE MASSE

GEOMETRIA DELLE MASSE 1 DISPENSA N 2 GEOMETRIA DELLE MASSE Si prende in considerazione un sistema piano, ossia giacente nel pian x-y. Un insieme di masse posizionato nel piano X-Y, rappresentato da punti individuati dalle loro

Dettagli

Il concetto di valore medio in generale

Il concetto di valore medio in generale Il concetto di valore medio in generale Nella statistica descrittiva si distinguono solitamente due tipi di medie: - le medie analitiche, che soddisfano ad una condizione di invarianza e si calcolano tenendo

Dettagli

1 Applicazioni Lineari tra Spazi Vettoriali

1 Applicazioni Lineari tra Spazi Vettoriali 1 Applicazioni Lineari tra Spazi Vettoriali Definizione 1 (Applicazioni lineari) Si chiama applicazione lineare una applicazione tra uno spazio vettoriale ed uno spazio vettoriale sul campo tale che "!$%!

Dettagli

Massimi e minimi vincolati

Massimi e minimi vincolati Massimi e minimi vincolati In problemi di massimo e minimo vincolato viene richiesto di ricercare massimi e minimi di una funzione non definita su tutto R n, ma su un suo sottoinsieme proprio. Esempio:

Dettagli

Teoria in sintesi 10. Attività di sportello 1, 24 - Attività di sportello 2, 24 - Verifica conclusiva, 25. Teoria in sintesi 26

Teoria in sintesi 10. Attività di sportello 1, 24 - Attività di sportello 2, 24 - Verifica conclusiva, 25. Teoria in sintesi 26 Indice L attività di recupero 6 Funzioni Teoria in sintesi 0 Obiettivo Ricerca del dominio e del codominio di funzioni note Obiettivo Ricerca del dominio di funzioni algebriche; scrittura del dominio Obiettivo

Dettagli

CRITERI DI CONVERGENZA PER LE SERIE. lim a n = 0. (1) s n+1 = s n + a n+1. (2) CRITERI PER LE SERIE A TERMINI NON NEGATIVI

CRITERI DI CONVERGENZA PER LE SERIE. lim a n = 0. (1) s n+1 = s n + a n+1. (2) CRITERI PER LE SERIE A TERMINI NON NEGATIVI Il criterio più semplice è il seguente. CRITERI DI CONVERGENZA PER LE SERIE Teorema(condizione necessaria per la convergenza). Sia a 0, a 1, a 2,... una successione di numeri reali. Se la serie a k è convergente,

Dettagli

Esercizi svolti sui numeri complessi

Esercizi svolti sui numeri complessi Francesco Daddi - ottobre 009 Esercizio 1 Risolvere l equazione z 1 + i = 1. Soluzione. Moltiplichiamo entrambi i membri per 1 + i in definitiva la soluzione è z 1 + i 1 + i = 1 1 + i z = 1 1 i. : z =

Dettagli

IL CALCOLO VETTORIALE (SUPPLEMENTO AL LIBRO)

IL CALCOLO VETTORIALE (SUPPLEMENTO AL LIBRO) IL CALCOLO VETTORIALE SUPPLEMENTO AL LIBRO CLAUDIO BONANNO Contents. Campi di vettori e operatori 2. Il lavoro di un campo di vettori 5 2.. Lavoro e campi conservativi 6 2.2. Lavoro e campi irrotazionali:

Dettagli

Capitolo 2. Operazione di limite

Capitolo 2. Operazione di limite Capitolo 2 Operazione di ite In questo capitolo vogliamo occuparci dell operazione di ite, strumento indispensabile per scoprire molte proprietà delle funzioni. D ora in avanti riguarderemo i domini A

Dettagli

CAPITOLO 16 SUCCESSIONI E SERIE DI FUNZIONI

CAPITOLO 16 SUCCESSIONI E SERIE DI FUNZIONI CAPITOLO 16 SUCCESSIONI E SERIE DI FUNZIONI Abbiamo studiato successioni e serie numeriche, ora vogliamo studiare successioni e serie di funzioni. Dato un insieme A R, chiamiamo successione di funzioni

Dettagli

Elementi di topologia della retta

Elementi di topologia della retta Elementi di topologia della retta nome insieme definizione l insieme è un concetto primitivo che si accetta come intuitivamente noto secondo George Cantor, il padre della teoria degli insiemi: Per insieme

Dettagli

4 Dispense di Matematica per il biennio dell Istituto I.S.I.S. Gaetano Filangieri di Frattamaggiore EQUAZIONI FRATTE E SISTEMI DI EQUAZIONI

4 Dispense di Matematica per il biennio dell Istituto I.S.I.S. Gaetano Filangieri di Frattamaggiore EQUAZIONI FRATTE E SISTEMI DI EQUAZIONI 119 4 Dispense di Matematica per il biennio dell Istituto I.S.I.S. Gaetano Filangieri di Frattamaggiore EQUAZIONI FRATTE E SISTEMI DI EQUAZIONI Indice degli Argomenti: TEMA N. 1 : INSIEMI NUMERICI E CALCOLO

Dettagli

Corrispondenze e funzioni

Corrispondenze e funzioni Corrispondenze e funzioni L attività fondamentale della mente umana consiste nello stabilire corrispondenze e relazioni tra oggetti; è anche per questo motivo che il concetto di corrispondenza è uno dei

Dettagli

risulta (x) = 1 se x < 0.

risulta (x) = 1 se x < 0. Questo file si pone come obiettivo quello di mostrarvi come lo studio di una funzione reale di una variabile reale, nella cui espressione compare un qualche valore assoluto, possa essere svolto senza necessariamente

Dettagli

Rette e curve, piani e superfici

Rette e curve, piani e superfici Rette e curve piani e superfici ) dicembre 2 Scopo di questo articolo è solo quello di proporre uno schema riepilogativo che metta in luce le caratteristiche essenziali delle equazioni di rette e curve

Dettagli

( x) ( x) 0. Equazioni irrazionali

( x) ( x) 0. Equazioni irrazionali Equazioni irrazionali Definizione: si definisce equazione irrazionale un equazione in cui compaiono uno o più radicali contenenti l incognita. Esempio 7 Ricordiamo quanto visto sulle condizioni di esistenza

Dettagli

1. PRIME PROPRIETÀ 2

1. PRIME PROPRIETÀ 2 RELAZIONI 1. Prime proprietà Il significato comune del concetto di relazione è facilmente intuibile: due elementi sono in relazione se c è un legame tra loro descritto da una certa proprietà; ad esempio,

Dettagli

CONTINUITÀ E DERIVABILITÀ Esercizi proposti. 1. Determinare lim M(sinx) (M(t) denota la mantissa di t)

CONTINUITÀ E DERIVABILITÀ Esercizi proposti. 1. Determinare lim M(sinx) (M(t) denota la mantissa di t) CONTINUITÀ E DERIVABILITÀ Esercizi proposti 1. Determinare lim M(sin) (M(t) denota la mantissa di t) kπ/ al variare di k in Z. Ove tale limite non esista, discutere l esistenza dei limiti laterali. Identificare

Dettagli

Appunti sul corso di Complementi di Matematica - prof. B.Bacchelli. 03 - Equazioni differenziali lineari omogenee a coefficienti costanti.

Appunti sul corso di Complementi di Matematica - prof. B.Bacchelli. 03 - Equazioni differenziali lineari omogenee a coefficienti costanti. Appunti sul corso di Complementi di Matematica - prof. B.Bacchelli 03 - Equazioni differenziali lineari omogenee a coefficienti costanti. Def. Si dice equazione differenziale lineare del secondo ordine

Dettagli

Studio di funzioni ( )

Studio di funzioni ( ) Studio di funzioni Effettuare uno studio qualitativo e tracciare un grafico approssimativo delle seguenti funzioni. Si studi in particolare anche la concavità delle funzioni e si indichino esplicitamente

Dettagli

Fisica II - CdL Chimica. La natura della luce Ottica geometrica Velocità della luce Dispersione Fibre ottiche

Fisica II - CdL Chimica. La natura della luce Ottica geometrica Velocità della luce Dispersione Fibre ottiche La natura della luce Ottica geometrica Velocità della luce Dispersione Fibre ottiche La natura della luce Teoria corpuscolare (Newton) Teoria ondulatoria: proposta già al tempo di Newton, ma scartata perchè

Dettagli

Matematica e Statistica

Matematica e Statistica Matematica e Statistica Prova d esame (0/07/03) Università di Verona - Laurea in Biotecnologie - A.A. 0/3 Matematica e Statistica Prova di MATEMATICA (0/07/03) Università di Verona - Laurea in Biotecnologie

Dettagli

Politecnico di Milano. Facoltà di Ingegneria Industriale. Corso di Analisi e Geometria 2. Sezione D-G. (Docente: Federico Lastaria).

Politecnico di Milano. Facoltà di Ingegneria Industriale. Corso di Analisi e Geometria 2. Sezione D-G. (Docente: Federico Lastaria). Politecnico di Milano. Facoltà di Ingegneria Industriale. Corso di Analisi e Geometria 2. Sezione D-G. (Docente: Federico Lastaria). Aprile 20 Indice Serie numeriche. Serie convergenti, divergenti, indeterminate.....................

Dettagli

Slide Cerbara parte1 5. Le distribuzioni teoriche

Slide Cerbara parte1 5. Le distribuzioni teoriche Slide Cerbara parte1 5 Le distribuzioni teoriche I fenomeni biologici, demografici, sociali ed economici, che sono il principale oggetto della statistica, non sono retti da leggi matematiche. Però dalle

Dettagli

2. Leggi finanziarie di capitalizzazione

2. Leggi finanziarie di capitalizzazione 2. Leggi finanziarie di capitalizzazione Si chiama legge finanziaria di capitalizzazione una funzione atta a definire il montante M(t accumulato al tempo generico t da un capitale C: M(t = F(C, t C t M

Dettagli

Energia potenziale elettrica

Energia potenziale elettrica Energia potenziale elettrica Simone Alghisi Liceo Scientifico Luzzago Novembre 2013 Simone Alghisi (Liceo Scientifico Luzzago) Energia potenziale elettrica Novembre 2013 1 / 14 Ripasso Quando spingiamo

Dettagli

GRANDEZZE ELETTRICHE E COMPONENTI

GRANDEZZE ELETTRICHE E COMPONENTI Capitolo3:Layout 1 17-10-2012 15:33 Pagina 73 CAPITOLO 3 GRANDEZZE ELETTRICHE E COMPONENTI OBIETTIVI Conoscere le grandezze fisiche necessarie alla trattazione dei circuiti elettrici Comprendere la necessità

Dettagli

Applicazioni del calcolo differenziale allo studio delle funzioni

Applicazioni del calcolo differenziale allo studio delle funzioni Capitolo 9 9.1 Crescenza e decrescenza in piccolo; massimi e minimi relativi Sia y = f(x) una funzione definita nell intervallo A; su di essa non facciamo, per ora, alcuna particolare ipotesi (né di continuità,

Dettagli

Analisi Matematica 2 per Matematica Esempi di compiti, primo semestre 2011/2012

Analisi Matematica 2 per Matematica Esempi di compiti, primo semestre 2011/2012 Analisi Matematica 2 per Matematica Esempi di compiti, primo semestre 211/212 Ricordare: una funzione lipschitziana tra spazi metrici manda insiemi limitati in insiemi limitati; se il dominio di una funzione

Dettagli

Parte 3. Rango e teorema di Rouché-Capelli

Parte 3. Rango e teorema di Rouché-Capelli Parte 3. Rango e teorema di Rouché-Capelli A. Savo Appunti del Corso di Geometria 203-4 Indice delle sezioni Rango di una matrice, 2 Teorema degli orlati, 3 3 Calcolo con l algoritmo di Gauss, 6 4 Matrici

Dettagli

l insieme Y è detto codominio (è l insieme di tutti i valori che la funzione può assumere)

l insieme Y è detto codominio (è l insieme di tutti i valori che la funzione può assumere) Che cos è una funzione? Assegnati due insiemi X e Y si ha una funzione elemento di X uno e un solo elemento di Y. f : X Y se esiste una corrispondenza che associa ad ogni Osservazioni: l insieme X è detto

Dettagli

Guide d onda. Cerchiamo soluzioni caratterizzate da una propagazione lungo z

Guide d onda. Cerchiamo soluzioni caratterizzate da una propagazione lungo z GUIDE D ONDA Guide d onda Cerchiamo soluzioni caratterizzate da una propagazione lungo z Onde progressive e regressive Sostituendo nell equazione d onda ( essendo Valido anche per le onde regressive Equazione

Dettagli

Controlli Automatici T. Trasformata di Laplace e Funzione di trasferimento. Parte 3 Aggiornamento: Settembre 2010. Prof. L.

Controlli Automatici T. Trasformata di Laplace e Funzione di trasferimento. Parte 3 Aggiornamento: Settembre 2010. Prof. L. Parte 3 Aggiornamento: Settembre 2010 Parte 3, 1 Trasformata di Laplace e Funzione di trasferimento Prof. Lorenzo Marconi DEIS-Università di Bologna Tel. 051 2093788 Email: lmarconi@deis.unibo.it URL:

Dettagli

1 Definizione: lunghezza di una curva.

1 Definizione: lunghezza di una curva. Abstract Qui viene affrontato lo studio delle curve nel piano e nello spazio, con particolare interesse verso due invarianti: la curvatura e la torsione Il primo ci dice quanto la curva si allontana dall

Dettagli

La Programmazione Lineare

La Programmazione Lineare 4 La Programmazione Lineare 4.1 INTERPRETAZIONE GEOMETRICA DI UN PROBLEMA DI PROGRAMMAZIONE LINEARE Esercizio 4.1.1 Fornire una rappresentazione geometrica e risolvere graficamente i seguenti problemi

Dettagli

Capitolo 13: L offerta dell impresa e il surplus del produttore

Capitolo 13: L offerta dell impresa e il surplus del produttore Capitolo 13: L offerta dell impresa e il surplus del produttore 13.1: Introduzione L analisi dei due capitoli precedenti ha fornito tutti i concetti necessari per affrontare l argomento di questo capitolo:

Dettagli

Definisci il Campo di Esistenza ( Dominio) di una funzione reale di variabile reale e, quindi, determinalo per la funzione:

Definisci il Campo di Esistenza ( Dominio) di una funzione reale di variabile reale e, quindi, determinalo per la funzione: Verso l'esame di Stato Definisci il Campo di Esistenza ( Dominio) di una funzione reale di variabile reale e, quindi, determinalo per la funzione: y ln 5 6 7 8 9 0 Rappresenta il campo di esistenza determinato

Dettagli

Funzioni. Parte prima. Daniele Serra

Funzioni. Parte prima. Daniele Serra Funzioni Parte prima Daniele Serra Nota: questi appunti non sostituiscono in alcun modo le lezioni del prof. Favilli, né alcun libro di testo. Sono piuttosto da intendersi a integrazione di entrambi. 1

Dettagli

Collegamento a terra degli impianti elettrici

Collegamento a terra degli impianti elettrici Collegamento a terra degli impianti elettrici E noto che il passaggio di corrente nel corpo umano provoca dei danni che possono essere irreversibili se il contatto dura troppo a lungo. Studi medici approfonditi

Dettagli

L EQUILIBRIO UNIVERSALE dalla meccanica celeste alla fisica nucleare

L EQUILIBRIO UNIVERSALE dalla meccanica celeste alla fisica nucleare L EQUILIBRIO UNIVERSALE dalla meccanica celeste alla fisica nucleare Cap.4 giroscopio, magnetismo e forza di Lorentz teoria del giroscopio Abbiamo finora preso in considerazione le condizionidi equilibrio

Dettagli

GIROSCOPIO. Scopo dell esperienza: Teoria fisica. Verificare la relazione: ω p = bmg/iω

GIROSCOPIO. Scopo dell esperienza: Teoria fisica. Verificare la relazione: ω p = bmg/iω GIROSCOPIO Scopo dell esperienza: Verificare la relazione: ω p = bmg/iω dove ω p è la velocità angolare di precessione, ω è la velocità angolare di rotazione, I il momento principale d inerzia assiale,

Dettagli

9. Urti e conservazione della quantità di moto.

9. Urti e conservazione della quantità di moto. 9. Urti e conservazione della quantità di moto. 1 Conservazione dell impulso m1 v1 v2 m2 Prima Consideriamo due punti materiali di massa m 1 e m 2 che si muovono in una dimensione. Supponiamo che i due

Dettagli

Parte 6. Applicazioni lineari

Parte 6. Applicazioni lineari Parte 6 Applicazioni lineari A Savo Appunti del Corso di Geometria 203-4 Indice delle sezioni Applicazioni fra insiemi, 2 Applicazioni lineari tra spazi vettoriali, 2 3 Applicazioni lineari da R n a R

Dettagli

LEZIONE 23. Esempio 23.1.3. Si consideri la matrice (si veda l Esempio 22.2.5) A = 1 2 2 3 3 0

LEZIONE 23. Esempio 23.1.3. Si consideri la matrice (si veda l Esempio 22.2.5) A = 1 2 2 3 3 0 LEZIONE 23 231 Diagonalizzazione di matrici Abbiamo visto nella precedente lezione che, in generale, non è immediato che, data una matrice A k n,n con k = R, C, esista sempre una base costituita da suoi

Dettagli

Relazioni statistiche: regressione e correlazione

Relazioni statistiche: regressione e correlazione Relazioni statistiche: regressione e correlazione È detto studio della connessione lo studio si occupa della ricerca di relazioni fra due variabili statistiche o fra una mutabile e una variabile statistica

Dettagli

Matematica 1 - Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica

Matematica 1 - Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica Matematica 1 - Corso di Laurea in Ingegneria Meccanica Esercitazione su massimi e minimi vincolati 9 dicembre 005 Esercizio 1. Considerare l insieme C = {(x,y) R : (x + y ) = x } e dire se è una curva

Dettagli

Anche nel caso che ci si muova e si regga una valigia il lavoro compiuto è nullo: la forza è verticale e lo spostamento orizzontale quindi F s =0 J.

Anche nel caso che ci si muova e si regga una valigia il lavoro compiuto è nullo: la forza è verticale e lo spostamento orizzontale quindi F s =0 J. Lavoro Un concetto molto importante è quello di lavoro (di una forza) La definizione di tale quantità scalare è L= F dl (unità di misura joule J) Il concetto di lavoro richiede che ci sia uno spostamento,

Dettagli

Anno 5 4. Funzioni reali: il dominio

Anno 5 4. Funzioni reali: il dominio Anno 5 4 Funzioni reali: il dominio 1 Introduzione In questa lezione impareremo a definire cos è una funzione reale di variabile reale e a ricercarne il dominio. Al termine di questa lezione sarai in grado

Dettagli

CONTINUITÀ E DERIVABILITÀ Esercizi risolti

CONTINUITÀ E DERIVABILITÀ Esercizi risolti CONTINUITÀ E DERIVABILITÀ Esercizi risolti. Determinare kπ/ [cos] al variare di k in Z. Ove tale ite non esista, discutere l esistenza dei iti laterali. Identificare i punti di discontinuità della funzione

Dettagli

Proposta di soluzione della prova di matematica Liceo scientifico di Ordinamento - 2014

Proposta di soluzione della prova di matematica Liceo scientifico di Ordinamento - 2014 Proposta di soluzione della prova di matematica Liceo scientifico di Ordinamento - 14 Problema 1 Punto a) Osserviamo che g (x) = f(x) e pertanto g () = f() = in quanto Γ è tangente all asse delle ascisse,

Dettagli

Energia e Lavoro. In pratica, si determina la dipendenza dallo spazio invece che dal tempo

Energia e Lavoro. In pratica, si determina la dipendenza dallo spazio invece che dal tempo Energia e Lavoro Finora abbiamo descritto il moto dei corpi (puntiformi) usando le leggi di Newton, tramite le forze; abbiamo scritto l equazione del moto, determinato spostamento e velocità in funzione

Dettagli

2 FUNZIONI REALI DI VARIABILE REALE

2 FUNZIONI REALI DI VARIABILE REALE 2 FUNZIONI REALI DI VARIABILE REALE 2.1 CONCETTO DI FUNZIONE Definizione 2.1 Siano A e B due insiemi. Una funzione (o applicazione) f con dominio A a valori in B è una legge che associa ad ogni elemento

Dettagli

INTEGRALI DEFINITI. Tale superficie viene detta trapezoide e la misura della sua area si ottiene utilizzando il calcolo di un integrale definito.

INTEGRALI DEFINITI. Tale superficie viene detta trapezoide e la misura della sua area si ottiene utilizzando il calcolo di un integrale definito. INTEGRALI DEFINITI Sia nel campo scientifico che in quello tecnico si presentano spesso situazioni per affrontare le quali è necessario ricorrere al calcolo dell integrale definito. Vi sono infatti svariati

Dettagli

La trasformata Zeta. Marco Marcon

La trasformata Zeta. Marco Marcon La trasformata Zeta Marco Marcon ENS Trasformata zeta E l estensione nel caso discreto della trasformata di Laplace. Applicata all analisi dei sistemi LTI permette di scrivere in modo diretto la relazione

Dettagli

Luigi Piroddi piroddi@elet.polimi.it

Luigi Piroddi piroddi@elet.polimi.it Automazione industriale dispense del corso 10. Reti di Petri: analisi strutturale Luigi Piroddi piroddi@elet.polimi.it Analisi strutturale Un alternativa all analisi esaustiva basata sul grafo di raggiungibilità,

Dettagli

LEZIONE DI ELETTRONICA per la classe 5 TIM/TSE

LEZIONE DI ELETTRONICA per la classe 5 TIM/TSE LEZIONE DI ELETTRONICA per la classe 5 TIM/TSE MODULO : Analisi dei circuiti lineari in regime sinusoidale PREMESSA L analisi dei sistemi elettrici lineari, in regime sinusoidale, consente di determinare

Dettagli

I appello - 24 Marzo 2006

I appello - 24 Marzo 2006 Facoltà di Ingegneria - Corso di Laurea in Ing. Energetica e Gestionale A.A.2005/2006 I appello - 24 Marzo 2006 Risolvere gli esercizi motivando tutte le risposte. I.) Studiare la convergenza puntuale,

Dettagli

Massimi e minimi vincolati di funzioni in due variabili

Massimi e minimi vincolati di funzioni in due variabili Massimi e minimi vincolati di funzioni in due variabili I risultati principali della teoria dell ottimizzazione, il Teorema di Fermat in due variabili e il Test dell hessiana, si applicano esclusivamente

Dettagli

Forma d onda rettangolare non alternativa.

Forma d onda rettangolare non alternativa. Forma d onda rettangolare non alternativa. Lo studio della forma d onda rettangolare è utile, perché consente di conoscere il contenuto armonico di un segnale digitale. FIGURA 33 Forma d onda rettangolare.

Dettagli

11) convenzioni sulla rappresentazione grafica delle soluzioni

11) convenzioni sulla rappresentazione grafica delle soluzioni 2 PARAGRAFI TRATTATI 1)La funzione esponenziale 2) grafici della funzione esponenziale 3) proprietá delle potenze 4) i logaritmi 5) grafici della funzione logaritmica 6) principali proprietá dei logaritmi

Dettagli